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LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE<br />
DEL CORPO UMANO<br />
• Livello cellulare (Biologia Animale)<br />
• Livello tessutale (Istologia)<br />
• Livello di organi ed apparati (Anatomia)<br />
www.fisiokinesiterapia.<strong>biz</strong>
I tessuti del nostro organismo<br />
Il corpo umano è una entità multicellulare. Le <strong>cellule</strong> si organizzano in<br />
tessuti, cioè raggruppamenti cellulari che hanno origine embriologica<br />
comune e che collaborano per svolgere una o più funzioni.<br />
I TESSUTI DEL CORPO UMANO SI DISTINGUONO IN QUATTRO GRANDI<br />
CATEGORIE:<br />
1. TESSUTI EPITELIALI<br />
2. TESSUTI CONNETTIVI O DI SOSTEGNO O DI SUPPORTO<br />
3. TESSUTO MUSCOLARE<br />
4. TESSUTO NERVOSO<br />
CIRCA I 2/3 DELLE CELLULE DEL NOSTRO ORGANISMO APPARTENGONO AI<br />
TESSUTI EPITELIALI.
I tessuti epiteliali<br />
QUESTI TESSUTI FORMANO DELLE LAMINE CELLULARI CONTINUE<br />
I TESSUTI EPITELIALI SI POSSONO SUDDIVIDERE IN:<br />
1. EPITELI DI RIVESTIMENTO<br />
2. EPITELI GHIANDOLARI (ESOCRINI, ENDOCRINI)<br />
3. EPITELI SENSORIALI (OLFATTO, GUSTO)<br />
4. EPITELI RIPRODUTTIVI (TUBULI SEMINIFERI DEL TESTICOLO)<br />
QUESTA CLASSIFICAZIONE E’ PERO’ TROPPO RIGIDA (COME TUTTE LE<br />
CLASSIFICAZIONI) E VEDREMO CHE VI SONO EPITELI DI<br />
RIVESTIMENTO IN CUI COESISTE UNE FUNZIONE GHIANDOLARE<br />
ESOCRINA (EPITELIO DELLO STOMACO)
Caratteristiche generali dei tessuti epiteliali<br />
Tutti i tessuti epiteliali sono appoggiati su di una membrana basale che li separa<br />
dal tessuto sottostante (di solito un tessuto connettivo). Questa membrana<br />
basale è costituita per la maggior parte da proteine ed è prodotta dalle <strong>cellule</strong><br />
epiteliali e dalle <strong>cellule</strong> del tessuto sottostante.<br />
La maggior parte dei tessuti epiteliali (esclusi i tessuti epiteliali ghiandolari<br />
endocrini) non sono vascolarizzati e si nutrono per fenomeni di diffusione a<br />
partire dai vasi capillari del tessuto connettivo sottostante.<br />
I tessuti epiteliali (esclusi i tessuti epiteliali sensoriali) si rinnovano<br />
costantemente. Questa caratteristica è particolarmente evidente nei tessuti epiteliali<br />
di rivestimento (epidermide, intestino tenue).<br />
Esistono negli epiteli delle particolari <strong>cellule</strong>, dette <strong>cellule</strong> staminali, che hanno la<br />
capacità di mantenere costante il proprio numero ma anche di maturare per<br />
sostituire le <strong>cellule</strong> che muoiono.
CELLULA STAMINALE<br />
S<br />
S M
Classificazione degli epiteli di rivestimento<br />
IN QUESTI EPITELI, COME DEL RESTO IN TUTTI I TIPI DI EPITELI, LE<br />
CELLULE APPAIONO A STRETTISSIMO CONTATTO L’UNA CON L‘ALTRA. GLI<br />
SPAZI INTERCELLULARI NON SUPERANO MAI I 20 nm.<br />
GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SI CLASSIFICANO IN BASE A DUE<br />
CRITERI:<br />
1. NUMERO DI STRATI DI CELLULE (EPITELI SEMPLICI O<br />
MONOSTRATIFICATI; EPITELI COMPOSTI O<br />
PLURISTRATIFICATI)<br />
2. FORMA DELLE CELLULE (EPITELI PAVIMENTOSI; CUBICI<br />
O ISOPRISMATICI; CILINDRICI O BATIPRISMATICI)
IL NUMERO DEGLI STRATI E LA FORMA DELLE CELLULE<br />
RIFLETTONO LE FUNZIONI SVOLTE DALL’EPITELIO DI<br />
RIVESTIMENTO:<br />
Gli epiteli monostratificati offrono scarsa protezione ai tessuti sottostanti (che<br />
comunque aumenta all’aumentare dell’altezza delle <strong>cellule</strong> e per la presenza di<br />
muco o di ciglia sulla superficie dell’epitelio). Pertanto questi epiteli saranno<br />
presenti là dove avvengono fenomeni di assorbimento, scambio gassoso,<br />
escrezione, secrezione, in modo da non ostacolarli.<br />
Gli epiteli pluristratificati offrono invece una buona protezione ai tessuti<br />
sottostanti.
Funzioni degli epiteli di rivestimento<br />
GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SVOLGONO MOLTEPLICI FUNZIONI:<br />
1. RIVESTONO LA SUPERFICIE ESTERNA E LE CAVITÀ INTERNE DEL<br />
CORPO CHE COMUNICANO COLL’ESTERNO.<br />
2. PROTEGGONO I TESSUTI SOTTOSTANTI DA DANNI DI VARIA<br />
NATURA (MECCANICI, FISICI, CHIMICI).<br />
3. RIDUCONO LA PERDITA D’ACQUA (EVAPORAZIONE).<br />
4. REGOLANO I RAPPORTI TRA ORGANISMO E AMBIETE ESTERNO<br />
MEDIANTE GLI SCAMBI METABOLICI (SECREZIONE, ESCREZIONE,<br />
ASSORBIMENTO), GLI SCAMBI GASSOSI (RESPIRAZIONE) E LA<br />
RICEZIONE DEGLI STIMOLI.
Polarità degli epiteli di rivestimento<br />
L’ESTREMITÀ DELLA CELLULA PIÙ VICINA ALLA LAMINA BASALE SI<br />
CHIAMO POLO BASALE, MENTRE L’ESTREMITÀ OPPOSTA SI CHIAMA<br />
POLO APICALE.<br />
NEGLI EPITELI BATIPRISMATICI IL NUCLEO E’ DI SOLITO SPOSTATO<br />
VERSO IL POLO BASALE.<br />
IL POLO APICALE PUÒ PRESENTARE SPECIALIZZAZIONI DELLA<br />
MEMBRANA PLASMATICA, TIPO I MICROVILLI O LE CIGLIA.<br />
AL POLO BASALE LA MEMBRANA PLASMATICA PUÒ PRESENTARE<br />
DELLE PIEGHE, AL CUI INTERNO MOLTO SPESSO SONO CONTENUTI DEI<br />
MITOCONDRI.
Gli epiteli ghiandolari<br />
Questi epiteli sono formati da <strong>cellule</strong> che si sono specializzate nella secrezione.<br />
Le <strong>cellule</strong> di questi epiteli sintetizzano e riversano all’esterno del loro corpo cellulare<br />
(secrezione o esocitosi) prodotti di varia natura biochimica (proteica, glucidica,<br />
lipidica).<br />
Questi prodotti, detti secreti, vengono riversati all’esterno del nostro corpo (sudore,<br />
prodotto dalle ghiandole sudoripare) o all’interno di cavità del nostro corpo (bile,<br />
prodotta dal fegato). Parliamo in questi casi di ghiandole esocrine.<br />
Alle volte però i secreti vengono riversati all’interno dei vasi sanguigni (ormoni<br />
tiroidei prodotti dalla tiroide). Parliamo allora di ghiandole endocrine ed il secreto è<br />
definito ormone. Gli ormoni vengono trasportati dal circolo sanguigno e di solito<br />
esercitano la loro funzione a distanza da dove sono stati secreti.
Classificazione delle ghiandole esocrine<br />
CRITERI SEGUITI:<br />
1. NUMERO DELLE CELLULE (GHIANDOLE UNICELLULARI; GHIANDOLE<br />
PLURICELLULARI)<br />
2. LOCALIZZAZIONE (GHIANDOLE INTRAEPITELIALI (RARE); GHIANDOLE<br />
EXTRAEPITELIALI, CHE SONO PIÙ COMUNI; QUESTE ULTIME POSSONO POI<br />
ESSERE INTRAMURALI, SE SONO NELLO SPESSORE DELLA PARETE DI UN<br />
ORGANO; O EXTRAMURALI, SE SONO LOCALIZZATE LONTANO<br />
DALL’ORGANO IN CUI INVIANO IL LORO SECRETO; ESEMPIO: PANCREAS)<br />
3. FORMA DELL’ADENOMERO (GHIANDOLE TUBULARI; GHIANDOLE<br />
ALVEOLARI; GHIANDOLE ACINOSE; GHIANDOLE TUBULO-ALVEOLARI;<br />
GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE)
4. RAMIFICAZIONI DEI DOTTI ESCRETORI (GHIANDOLE SEMPLICI;<br />
GHIANDOLE RAMIFICATE; GHIANDOLE COMPOSTE)<br />
5. MODALITA’ DI ELIMINAZIONE DEL SECRETO (GHIANDOLE MEROCRINE<br />
OD ECCRINE; GHIANDOLE APOCRINE; GHIANDOLE OLOCRINE)<br />
6. NATURA BIOCHIMICA DEL SECRETO (GHIANDOLE SIEROSE; GHIANDOLE<br />
MUCOSE)
Gli epiteli ghiandolari endocrini<br />
• Sono formati da <strong>cellule</strong> sparse o raggruppate, che<br />
possono essere ospitate entro altri tessuti (epitelio<br />
di rivestimento dell’intestino tenue) od organi<br />
•<br />
(testicolo), oppure organizzate a formare vere e<br />
proprie ghiandole endocrine (tiroide)<br />
Le ghiandole endocrine si classificano in base alla<br />
disposizione delle <strong>cellule</strong> che le compongono:<br />
-ghiandole a cordoni (ipofisi)<br />
-ghiandole ad isole (pancreas endocrino)<br />
-ghiandole a follicoli (tiroide)<br />
Le ghiandole endocrine hanno moltissimi capillari<br />
sanguigni a decorso tortuoso (capillari sinusoidi)
I tessuti connettivi o di sostegno o di supporto<br />
I corpo umano e gli organi che lo compongono sono sostenuti<br />
e tenuti assieme da tessuti tradizionalmente denominati<br />
TESSUTI CONNETTIVI. Tale nome implica un ruolo<br />
essenzialmente strutturale, di sostegno. Tuttavia la continua<br />
acquisizione di nuove conoscenza, ha evidenziato che la loro<br />
funzione va molto oltre quella di sostegno.<br />
Tutti i tessuti connettivi sono costituiti da <strong>cellule</strong> disperse in<br />
una matrice extracellulare. Sono tessuti molto<br />
vascolarizzati, ad eccezione della cartilagine che è<br />
avascolare.
Funzioni dei tessuti connettivi<br />
1. SOSTEGNO O SUPPORTO (DI ALTRI TESSUTI, DI ORGANI, DEL CORPO<br />
UMANO)<br />
2. DIFESA<br />
3. NUTRIMENTO DI ALTRI TESSUTI (T. EPITELIALI)<br />
4. INTERVENGONO NEI FENOMENI DELLO SVILUPPO EMBRIONALE E<br />
FETALE
Classificazione dei tessuti connettivi o di<br />
sostegno<br />
1. TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI:<br />
2. TESSUTI DI SOSTEGNO:<br />
TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE LASSO<br />
TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO<br />
TESSUTO CONNETTIVO ELASTICO<br />
TESSUTO ADIPOSO<br />
TESSUTO RETICOLARE<br />
TESSUTO CARTILAGINEO<br />
TESSUTO OSSEO<br />
3. TESSUTI A FUNZIONE TROFICA (NUTRITIZIA):<br />
SANGUE<br />
LINFA
I TESSUTI CONNETTIVI<br />
PROPRIAMENTE DETTI<br />
La matrice extracellulare è formata da:<br />
-fibre (collagene, elastiche, reticolari)<br />
-componente amorfa: una specie di gel viscoso altamente idratato,<br />
costituito da PROTEOGLICANI [grosse molecole con un asse centrale proteico a<br />
cui sono attaccate numerosissime molecole di natura glucidica, dette<br />
glicosoaminoglicani (esempio: acido ialuronico)] e da glicoproteine (molecole con<br />
grossa componente proteica e piccola componente glucidica)<br />
Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate da:<br />
-fibroblasti/fibrociti<br />
-macrofagi<br />
-mastociti<br />
-plasma<strong>cellule</strong><br />
-<strong>cellule</strong> adipose<br />
-<strong>cellule</strong> del sangue migrate nei tessuti connettivi (linfociti, granulociti)
Fibre dei tessuti connettivi p.d.<br />
LE FIBRE DEI TESSUTI CONNETTIVI SONO DELLE STRUTTURE<br />
ALLUNGATE FORMATE DA PROTEINE<br />
FIBRE COLLAGENE: SONO MOLTO RESISTENTI ALLA TRAZIONE E SONO<br />
FORMATE DA COLLAGENE, LA PROTEINA PIÙ ABBONDANTE DEL CORPO<br />
UMANO<br />
FIBRE ELASTICHE: SONO FORMATE DA ELASTINA (CHE E’ APPUNTO<br />
ESTREMAMENTE ELASTICA) E DA FIBRILLINA<br />
FIBRE RETICOLARI: SONO ANCH’ESSE FORMATE DA COLLAGENE, MA<br />
SONO MOLTO PIÙ SOTTILI
1. Caratteristiche dei t. connettivi propriamente detti<br />
T. C. FIBRILLARE LASSO: è il più diffuso nel ns. organismo, è formato soprattutto da fibre<br />
collagene, ma anche da fibre reticolari ed elastiche. È abbondante la componente amorfa<br />
della matrice cellulare. Troviamo molti fibroblasti/fibrociti, ma anche, in misura variabile a<br />
seconda degli organi, tutte le altre <strong>cellule</strong> tipiche dei t. c. propriamente detti, incluse le <strong>cellule</strong><br />
adipose.<br />
T. C. FIBRILLARE DENSO: è costituito soprattutto da fibre collagene. La componente<br />
amorfa è scarsa. Le <strong>cellule</strong> sono per lo più rappresentate da fibrociti. Può essere a fasci<br />
paralleli, incrociati, intrecciati, a seconda dell’orientamento spaziale delle fibre collagene.<br />
T. C. ELASTICO: è costituito soprattutto da fibre elastiche. Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate<br />
da fibrociti.<br />
T. C. RETICOLARE: è costituito soprattutto da fibre reticolari. Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate<br />
da fibrociti.
T. C. ADIPOSO: nel tessuto fibrillare lasso si possono trovare adipociti (<strong>cellule</strong> adipose).<br />
Tuttavia, se gli adipociti sono molto numerosi si parla di tessuto adiposo. Distinguiamo un t.<br />
adiposo univacuolare o grasso bianco e un t. adiposo multivacuolare o grasso bruno.<br />
Nel t. adiposo univacuolare o grasso bianco gli adipociti sono vicini gli uni agli altri e la<br />
matrice extracellulare è molto scarsa. Ci sono molte fibre reticolari che costituiscono una<br />
specie di impalcatura.<br />
FUNZIONI DEL GRASSO BIANCO<br />
- riserva energetica (1Kg = 7000 Cal)<br />
- ammortizzatore meccanico<br />
-isolante termico<br />
- produzione di ormoni (adipocitochine)<br />
-leptina<br />
- fattore di necrosi tumorale-α<br />
-Interleuchina6<br />
- adipisina
Tessuto adiposo.2<br />
In base a quanto detto in precedenza, il grasso bianco costituisce nel suo complesso un<br />
organo che svolge importantissime funzioni endocrine. Sta sempre più emergendo che gli<br />
ormoni prodotti da questo tipo di tessuto sono alla base di malattie molto diffuse (ipertensione<br />
arteriosa, aterosclerosi, diabete di tipo 2). Inoltre si sta affermando il concetto che<br />
specialmente il tessuto adiposo localizzato nella cavità addominale è molto attivo dal<br />
punto di vista endocrino.<br />
Per questo motivo un suo eccessivo sviluppo costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo<br />
delle suddette malattie.<br />
GRASSO BRUNO: anche in questo tipo di tessuto gli adipociti sono contigui gli uni agli altri e<br />
la matrice cellulare è scarsa.<br />
È tipico dei roditori (ratti) e degli animali ibernanti (orsi, marmotte). È abbondante durante la<br />
vita fetale dell’uomo, nell’adulto lo troviamo solo in certe zone del ns. corpo (cavità<br />
addominale, collo).<br />
Svolge un ruolo chiave nella produzione di calore (termogenesi) e quindi nella regolazione<br />
della temperatura del ns. corpo.
La cartilagine<br />
È un t. c. con funzione di sostegno. È formata da <strong>cellule</strong> (condroblasti/condrociti)<br />
e da abbondante matrice extracellulare, a sua volta costituita da fibre (collagene<br />
od elastiche) e da componente amorfa.<br />
La cartilagine è molto idratata ed è l’unico t. c. non vascolarizzato.<br />
La cartilagine (ad esclusione della cartilagine ialina articolare) è pertanto<br />
circondata da uno strato di tessuto connettivo denso (pericondrio), ricco di vasi<br />
sanguigni, che le permettono di nutrirsi per diffusione.
CARTILAGINE IALINA: è il tipo più abbondante nel ns. organismo. Costituisce lo<br />
scheletro fetale. Nell’adulto forma lo scheletro delle vie aeree (trachea). La<br />
cartilagine articolare e’ di tipo ialino. Contiene FIBRE COLLAGENE, che non sono<br />
però visibili.<br />
Classificazione della cartilagine<br />
CARTILAGINE ELASTICA: è ricca di FIBRE ELASTICHE, che sono visibili. La<br />
troviamo nel padiglione aurricolare.<br />
CARTILAGINE FIBROSA: è ricca di FIBRE COLLAGENE, che sono visibili. La<br />
troviamo nei dischi intervertebrali ed nelle sinfisi.
L’osso<br />
È un t. c. con funzione di sostegno e di protezione, la cui matrice extracellulare<br />
e’ mineralizzata, dunque solida. Inoltre funge da deposito di ioni Ca 2+<br />
(l’organismo umano contiene circa 1200 grammi di Ca 2+ quasi tutti nell’osso) e di<br />
ioni fosfato.<br />
L’osso, una volta disidratato, può essere separato in una componente<br />
inorganica (minerale, 70%, composta per lo più da un tipo speciale di fosfato di<br />
Ca 2+ , detto idrossiapatite) ed una organica (30%).
L’osso e’ rivestito in periferia da tessuto connettivo denso molto vascolarizzato<br />
(periostio). Anche le cavità interne dell’osso sono rivestite allo stesso modo<br />
dall’endostio, che è però più sottile. L’osso e’ molto vascolarizzato, i vasi<br />
sanguigni percorrono canali (Havers, Volkmann) che sono scavati nell’osso.<br />
CELLULE DELL’OSSO:<br />
1 - CELLULE OSTEOPROGENITRICI (PERIOSTIO/ENDOSTIO)<br />
2 - OSTEOBLASTI<br />
3 - OSTEOCITI<br />
4 - OSTEOCLASTI<br />
Esistono due tipi di osso: non lamellare (vita fetale/stadi iniziali della riparazione<br />
di fratture) e lamellare. L’osso lamellare può poi essere di tipo compatto o<br />
spugnoso (trabecolare).
Rimodellamento dell’osso<br />
Nell’adulto gli osteociti rimuovono e sostituiscono<br />
continuamente i sali di calcio circostanti. Anche<br />
osteoblasti ed osteoclasti rimangono attivi per<br />
tutta la vita. Quindi l’osso viene continuamente<br />
rimodellato. Ogni anno circa 1/5 dello scheletro<br />
adulto viene demolito e poi ricostruito. L’osso<br />
spugnoso della testa del femore può essere<br />
sostituito 2 o 3 volte l’anno, mentre l’osso<br />
compatto della diafisi ha un rimodellamento molto<br />
più lento. Ciò è importante per rispondere a nuove<br />
sollecitazioni di carico. Negli anziani prevalgono i<br />
fenomeni di demolizione dell’osso rispetto a quelli<br />
di ricostruzione, quindi le ossa progressivamente<br />
si indeboliscono
LE CAVITA’ DELL’OSSO<br />
• Le cavità interne dell’osso (sia trabecolare<br />
che compatto) contengono midollo<br />
osseo.<br />
• Il midollo osseo può essere di due tipi:<br />
-midollo giallo: è molto ricco di adipociti<br />
univacuolari ed ha un colorito giallastro<br />
-midollo rosso: ha un colorito rossastro e<br />
da esso prendono origine gli elementi<br />
corpuscolati (<strong>cellule</strong>) del sangue
Il sangue<br />
Il sangue è un t. c. con funzione nutritizia, in cui la matrice extracellulare è liquida<br />
e si chiama plasma. Il volume del sangue è di 5-6 l. nell’uomo e di 4-5 l. nella donna.<br />
Il pH del sange è 7.35-7.45<br />
Le <strong>cellule</strong> del sangue sono meglio definite elementi corpuscolati (figurati) del<br />
sangue, perché alcune di esse, le piastrine, non sono <strong>cellule</strong> ma frammenti del<br />
citoplasma di grosse <strong>cellule</strong> dette megacariociti.<br />
L’ematocrito rappresenta in media il 45% del volume del sangue, e varia fra il 37<br />
ed il 54%, essendo più alto nei maschi (40-54 contro 37-47).<br />
Lo straterello grigio al di sopra dell’ematocrito (buffy coat) rappresenta l’1% del<br />
volume totale del sangue ed e’ formato da piastrine e globuli bianchi (leucociti).
Composizione percentuale del plasma<br />
-H 2 0 91-92<br />
- PROTEINE [albumina (60%), globuline(35%), fibrinogeno (4%), etc.] 7-8<br />
- ALTRI SOLUTI 1-2<br />
ELETTROLITI (Na + , K + , Ca 2+ , Mg 2+ , etc.)<br />
PRODOTTI DI SCARTO (urea, acido urico, creatinina)<br />
NUTRIENTI (glucosio, lipidi, amino acidi, vitamine)<br />
GAS (ossigeno, anidride carbonica, azoto)<br />
ORMONI<br />
Il fegato produce più del 90% delle proteine del plasma
Elementi figurati (corpuscolati) del sangue<br />
ERITROCITI (GLOBULI ROSSI): 4-6 X 10 6 /mm 3<br />
LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI): 5000-9000/mm 3<br />
PIASTRINE: 150.000-400.000/mm 3<br />
FORMULA LEUCOCITARIA<br />
GRANULOCITI NEUTROFILI: 50-70%<br />
GRANULOCITI EOSINOFILI: 2-5%<br />
GRANULOCITI BASOFILI: 0.5-1%<br />
LINFOCITI: 20-40%<br />
MONOCITI: 2-10%
Caratteristiche degli eritrociti (globuli rossi)<br />
Nei mammiferi sono <strong>cellule</strong> prive di nucleo (anucleate) e di altri organuli.<br />
Hanno una forma a lente (disco) biconcava, che garantisce il maggior rapporto<br />
superficie/volume, per favorire al massimo gli scambi gassosi con i tessuti.<br />
Diametro medio: 7-8 micrometri<br />
Sono <strong>cellule</strong> molto deformabili e riescono a passare attraverso capillari sanguigni<br />
con un diametro di 4-5 micrometri. Hanno una vita media di 120 giorni. Ogni girono<br />
viene sostituito l’1% degli eritrociti.<br />
Sono delle “cisterne” cariche di emoglobina, una proteina contenente ferro che<br />
lega l’ossigeno a livello polmonare e lo rilascia nei tessuti.<br />
Il ferro e’ responsabile del colore rosso del sangue.
Tipi cellulari maturi nel sangue circolante<br />
Tipo cellulare<br />
Dimensioni<br />
Numero/mm 3<br />
Formula<br />
leucocitaria<br />
Tempo di<br />
sopravvivenza<br />
Funzione<br />
Origine<br />
Eritrociti<br />
7-8 μm<br />
4-6 x 10 6<br />
-<br />
120 giorni<br />
intravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Neutrofili<br />
12-14 μm<br />
-<br />
50-70%<br />
da 6 ore ad<br />
alcuni giorni<br />
extravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Eosinofili<br />
12-17 μm<br />
-<br />
2-5%<br />
8-12 giorni<br />
extravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Basofili<br />
14-16 μm<br />
-<br />
0.5-1%<br />
?<br />
extravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Linfociti<br />
6-15 μm<br />
-<br />
20-40%<br />
?<br />
extravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Monociti<br />
16-20 μm<br />
-<br />
2-10%<br />
mesi/anni<br />
extravasale<br />
midollo<br />
emopoietico<br />
Piastrine<br />
1.5-3.5 μm<br />
150.000-<br />
400.000<br />
-<br />
8-12 giorni<br />
intravasale<br />
midollo<br />
emopoietico
Il midollo osseo<br />
Il midollo osseo è costituito da due componenti principali:<br />
-fibre reticolari e <strong>cellule</strong> reticolari (fibroblasti specializzati), che<br />
rappresentano la struttura di supporto per le <strong>cellule</strong> ematiche in via di sviluppo<br />
-un sistema di sinusoidi (capillari sanguigni) collegati tra loro che<br />
defluiscono verso le vene<br />
MIDOLLO ROSSO: midollo osseo in attività, ripieno di <strong>cellule</strong> staminali in<br />
replicazione e di precursori delle <strong>cellule</strong> ematiche; la prevalenza degli eritrociti in via<br />
di sviluppo sugli altri tipi cellulari ne determina una colorazione rosso scura<br />
MIDOLLO GIALLO: con il passare del tempo, il midollo delle ossa lunga diventa<br />
meno attivo ed è progressivamente sostituito da adipociti che gli conferiscono una<br />
colorazione giallastra
Nell’adulto i linfociti sono meno numerosi dei granulociti neutrofili (20-<br />
40% vs 50-70%), mentre nei bambini è vero il contrario<br />
FORMULA LINFOCITARIA (adulto)<br />
I LINFOCITI<br />
LINFOCITI T: 70-80% (IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA)<br />
LINFOCITI B: 5-15% (IMMUNITA’ UMORALE O ANTICORPALE)<br />
LINFOCITI Natural Killer (NK): 5-15% (altro tipo di immunità cellulo-mediata)
Il sistema immunitario<br />
Questo sistema ha come scopo quello di proteggere il ns. organismo da molecole<br />
estranee e quindi potenzialmente dannose.<br />
Tali molecole vengono definite antigeni e sono per lo più di natura proteica. Gli<br />
antigeni possono essere rappresentati da proteine solubili (ad esempio tossine<br />
batteriche quali la tossina del tetano, o proteine virali) oppure da molecole<br />
proteiche presenti sulla membrana di microorganismi o di <strong>cellule</strong> estranee<br />
all’organismo.<br />
L’antigene deve prima essere riconosciuto: a questa fase prendono parte diversi<br />
tipi di <strong>cellule</strong>, quali linfociti, macrofagi, antigen-presenting cells, <strong>cellule</strong> dendritiche).<br />
Successivamente i linfociti del sistema immunitario cercano di neutralizzare<br />
l’antigene.
Il tessuto linfoide<br />
Il tessuto linfoide è uno speciale tipo di t.c. caratterizzato dalla particolare ricchezza<br />
in linfociti che, insieme ad <strong>cellule</strong> di altre linee (<strong>cellule</strong> reticolari, macrofagi e <strong>cellule</strong><br />
che presentano l’antigene) formano la maggior parte degli organi linfoidi. Una rete di<br />
fibre reticolari fornisce un supporto alla popolazione di linfociti in continuo ricambio.<br />
Si trova anche nella parete delle vie digestive e respiratorie, localizzato soprattutto<br />
nella lamina propria della mucosa e della sottomucosa. In queste ultime sedi il<br />
tessuto linfoide si organizza in formazioni anatomicamente definite:<br />
TONSILLE (nell’istmo delle fauci e nella faringe);<br />
NODULI LINFATICI SOLITARI, AGGREGATI E PLACCHE DI PEYER<br />
(nell’intestino tenue);<br />
APPENDICE VERMIFORME;<br />
Tali strutture costituiscono nel loro insieme il complesso MALT (Mucosa-Associated<br />
Lymphoid Tissue).
Gli organi linfoidi si distinguono in:<br />
ORGANI LINFOIDI PRIMARI O CENTRALI (TIMO E MIDOLLO<br />
OSSEO). Vi hanno luogo tutte le tappe differenziative che, a partire da <strong>cellule</strong><br />
staminali già orientate verso la linea linfoide, portano alla generazione di linfociti<br />
maturi.<br />
ORGANI LINFOIDI SECONDARI O PERIFERICI (MILZA,<br />
LINFONODI, MALT). Rappresentano le sedi in cui i linfociti svolgono le loro<br />
funzioni.
La linfa<br />
È un liquido di colore lievemente giallastro che circola nei vasi linfatici.<br />
I capillari linfatici iniziano a fondo cieco e sono provvisti di una parete molto<br />
sottile formata da un endotelio discontinuo.<br />
I capillari linfatici confluiscono fra di loro per formare vasi linfatici di maggior calibro<br />
e con parete più spessa detti collettori linfatici.<br />
I collettori linfatici portano la linfa ai linfonodi, che agiscono come delle stazioni di<br />
filtraggio.<br />
Dai linfonodi escono vasi linfatici efferenti che andranno poi a confluire in un<br />
grosso vaso linfatico, detto dotto toracico, che riporta la linfa nel circolo venoso.
La linfa<br />
La linfa e’ formata da una parte liquida ed una corpuscolata.<br />
La parte liquida assomiglia al plasma, essendo costituita soprattutto da acqua, con<br />
quantità variabili di sali minerali, colesterolo, proteine, lipidi.<br />
La parte corpuscolata è costituita quasi esclusivamente da linfociti che, tramite il<br />
circolo linfatico, passano dai tessuti al sangue.
I tessuti muscolari<br />
Questi tessuti sono caratterizzati dalla capacità che hanno le <strong>cellule</strong> che li<br />
costituiscono di CONTRARSI (ridursi in lunghezza) e di RILASSARSI (ritornare alla<br />
lunghezza iniziale) in risposta a stimoli di varia natura (nervosa, ormonale).<br />
Esistono 3 tipi di tessuti muscolari:<br />
TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO (STRIATO): costituisce i<br />
muscoli scheletrici ed altri muscoli del ns. organismo. È controllato dalla volontà.<br />
TESSUTO MUSCOLARE MIOCARDICO (STRIATO): costituisce il<br />
miocardio, ovvero uno dei tre strati (il più spesso) della parete del cuore. Non è<br />
controllato dalla volontà.<br />
TESSUTO MUSCOLARE LISCIO: lo troviamo nella parete dei vasi<br />
sanguigni (arterie, vene), nella parete degli organi cavi (stomaco, intestino),<br />
all’interno del globo oculare, nei muscoli erettori dei peli. Non è controllato dalla<br />
volontà.
Il tessuto muscolare scheletrico<br />
È costituito da <strong>cellule</strong> che sono lunghe da 1 mm a 20 cm. Per questo motivo<br />
vengono dette fibro<strong>cellule</strong> muscolari o più brevemente fibre muscolari.<br />
Ogni fibra muscolare deriva dalla unione, durante il periodo di sviluppo<br />
embrionale, di molteplici <strong>cellule</strong>, dette mioblasti, che si fondono insieme.<br />
Pertanto, ogni fibra muscolare e’ un sincizio.
Tutte le parti del muscolo sono rivestite da guaine connettivali:<br />
EPIMISIO, rivestimento esterno che si continua con il tendine e si<br />
inserisce sull’osso;<br />
PERIMISIO, avvolge i singoli fasci di fibre;<br />
ENDOMISIO, inguaina ogni singola fibra muscolare.
La fibra muscolare striata è caratterizzata dall’alternanza di bande chiare e scure<br />
lungo l’asse maggiore. Tali bande sono formate dalla sovrapposizione di elementi<br />
fibrillari, le miofibrille, lunghe strutture cilindriche altamente specializzate per la<br />
contrazione. Le miofibrille sono a loro volta formate da miofilamenti proteici. La<br />
disposizione ordinata dei miofilamenti nell’ambito della miofibrilla conferisce alla<br />
fibra muscolare striata una caratteristica striatura trasversale.<br />
BANDE SCURE: anisotrope o bande A. È occupata al centro da una<br />
regione più chiara, banda H, attraversata, a sua volta, da una linea trasversale,<br />
stria o linea M.<br />
da una stria Z.<br />
BANDE CHIARE: isotrope o bande I. Ciascuna banda I è divisa in due
Proteine contrattili del muscolo scheletrico<br />
e miocardico<br />
ACTINA<br />
MIOSINA<br />
TROPONINA<br />
TROPOMIOSINA<br />
Queste proteine, insieme ad altre (titina, nebulina,connettina),<br />
formano i miofilamenti i quali, unendosi gli uni agli altri,<br />
formano le miofibrille
La contrazione muscolare<br />
La contrazione muscolare è determinata dallo scorrimento dei filamenti di actina sui<br />
filamenti di miosina grazie all’attività ATPasica delle teste di miosina. La formazione<br />
dei legami trasversali transitori tra un filamento di actina ed uno di miosina è un<br />
fenomeno ciclico ATP-dipendente, che richiede la presenza di Ca 2+ .<br />
Il legame tra il Ca 2+ e la troponina provoca un riarrangiamento conformazionale<br />
delle proteine regolatrici che si trovano lungo il filamento sottile, rendendo disponibili<br />
i siti di legame (normalmente occupati dalla subunità I della tropomiosina) tra<br />
l’actina e le teste di miosina. Le teste di miosina, in cui è concentrata l’attività<br />
ATPasica, idrolizzano ATP e sfruttano l’energia liberata da tale reazione per legare<br />
l’actina e flettersi determinando lo scorrimento dei miofilamenti. Dopo la flessione, le<br />
teste di miosina si distaccano dall’actina e riprendono la loro conformazione<br />
originale.
Sistema di conduzione dello stimolo contrattile<br />
Per permettere la contrazione sincrona di tutti i sarcomeri di una fibra muscolare,<br />
un sistema di estensioni della membrana plasmatica (sarcolemma) si estende<br />
trasversalmente nella cellula muscolare per circondare ogni miofibrilla, a livello<br />
della giunzione tra le bande A e I (nei Mammiferi).<br />
All’interno della fibra muscolare è presente un sistema tubulare, il sistema T, il<br />
cui lume è in continuità con lo spazio extracellulare.<br />
Un secondo sistema di membrane derivate dal reticolo endoplasmico liscio<br />
(reticolo sarcoplasmatico) è strettamente associato ai tubuli T.<br />
Ogni tubulo T, con i suoi due elementi associati di reticolo sarcoplasmatico<br />
(cisterne terminali) forma una triade a livello della giunzione delle bande A e I.
Il tessuto miocardico<br />
Esistono due tipi di tessuto miocardico:<br />
T. MIOCARDICO COMUNE<br />
T. MIOCARDICO SPECIFICO<br />
Il tessuto miocardico comune e’ formato da <strong>cellule</strong> dette cardiomiociti.<br />
Costituisce il 99.9% del miocardio ed ha una funzione contrattile.<br />
Il tessuto miocardico specifico e’ formato da diversi tipi cellulari (<strong>cellule</strong> P,<br />
<strong>cellule</strong> di transizione, <strong>cellule</strong> di Purkinje) che hanno perso la funzione<br />
contrattile. La sua funzione e’ quella di generare e di condurre ad alta<br />
velocità lungo direttrici specifiche l’impulso per la contrazione del<br />
miocardio comune.
Il tessuto muscolare liscio<br />
È costituito da unità morfologicamente distinte, le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce, di<br />
forma allungata e prive di striature trasversali, rivestite da una lamina basale.<br />
Le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce si possono trovare:<br />
isolate oppure riunite in piccoli gruppi in seno ai tessuti connettivi (es.:<br />
muscoli erettori del pelo);<br />
affiancandosi tra di loro in fascetti o lamine, costituiscono le tonache<br />
muscolari degli organi cavi (tubo digerente, dalla porzione media dell’esofago<br />
fino allo sfintere interno dell’ano; vie respiratorie, dalla trachea ai condotti<br />
alveolari; apparati urinario e genitale);<br />
nella parete dei vasi arteriosi, venosi, e linfatici maggiori;<br />
nella parete di grossi dotti ghiandolari;<br />
formano i muscoli dell’iride e del corpo ciliare.
Il tessuto nervoso<br />
È formato da NEURONI e da CELLULE GLIALI<br />
CELLULE GLIALI:<br />
ASTROCITI FIBROSI<br />
ASTROCITI PROTOPLASMATICI (S.N.C)<br />
CELLULE EPENDIMALI (S.N.C.)<br />
CELLULE DELLA MICROGLIA (S.N.C.)<br />
OLIGODENDROCITI (S.N.C.)<br />
CELLULE DI SCHWANN (S.N.P.)<br />
CELLULE SATELLITI (S.N.P.)
Proprietà dei neuroni<br />
I neuroni sono <strong>cellule</strong> particolarmente differenziate ai fini di generare, condurre e<br />
trasmettere l’impulso nervoso, cioè una variazione del potenziale di membrana<br />
(DEPOLARIZZAZIONE) che si genera a seguito di stimolazione (stimoli di natura<br />
chimica o fisica) del neurone.<br />
I neuroni hanno le seguenti proprietà caratterizzanti:<br />
ECCITABILITÀ<br />
CONDUCIBILITÀ<br />
TRASMISSIBILITÀ<br />
MEMORIZZAZIONE
Rappresentazione schematica dell’insorgenza del<br />
potenziale d’azione<br />
+ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />
-------------------------------------<br />
-72 mV<br />
-------------------------------------<br />
+ + ++ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />
DEPOLARIZZAZIONE (ENTRA Na + )<br />
-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />
+ + + + + + + + + + + + + ------------------<br />
+ 30 mV<br />
-72 mV<br />
+ + + + + + + + + + + + -------------------<br />
-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />
+ + + + + + + + + + + + -------------------<br />
-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />
-72 mV<br />
RIPOLARIZZAZIONE (ESCE K + )<br />
+ 30 mV<br />
-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />
+ + + + + + + + + + + + + ------------------
Sinapsi e giunzioni cito-neurali<br />
Le sinapsi sono i dispositivi di collegamento fra i neuroni. Tramite esse si<br />
formano dei circuiti (catene), più o meno complesse, di neuroni.<br />
Le giunzioni cito-neurali sono i dispositivi di collegamento tra un neurone ed<br />
una cellula non neuronale (muscolare, epiteliale).<br />
Tuttavia il meccanismo di trasmissione dell’impulso nervoso (potenziale d’azione)<br />
è molto simile a livello delle sinapsi e delle giunzioni cito-neurali.
I neuromediatori (neurotrasmettitori)<br />
Dal punto di vista chimico possono essere:<br />
AMINE:<br />
SEROTONINA<br />
ISTAMINA<br />
DOPAMINA<br />
AMINO ACIDI:<br />
NORADRENALINA<br />
GLICINA<br />
ACIDO ASPARTICO<br />
ACIDO GLUTAMMICO
ACETILCOLINA<br />
ACIDO γ-AMINO BUTIRRICO (GABA)<br />
PICCOLE PROTEINE (PEPTIDI)<br />
A livello di una sinapsi possono essere presenti e liberati uno o più<br />
neuromediatori.
Cellule della glia<br />
Queste <strong>cellule</strong> svolgono molteplici funzioni che dipendono dal tipo cellulare.<br />
ASTROCITI: recuperano il K + fuoriuscito dai neuroni; recuperano parte dei<br />
neutrasmettitori a livello delle sinapsi; costituiscono la barriera emato-<br />
encefalica a livello del S.N.C..<br />
OLIGODENDROCITI: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose<br />
(assoni) del S.N.C.<br />
CELLULE EPENDIMALI: rivestono le cavità interne del S.N.C. ed intervengono<br />
nella produzione del liquido cefalo-rachidiano.
CELLULE DELLA MICROGLIA: sono <strong>cellule</strong> con capacità fagocitarie ed in<br />
grado di muoversi. Sono simili ai macrofagi e si attivano in seguito a traumi,<br />
infiammazioni o malattie degenerative del S.N.C.<br />
CELLULE DI SCHWANN: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose<br />
(assoni) del S.N.P.<br />
CELLULE SATELLITI: sono presenti nei gangli del Sistema Nervoso Autonomo<br />
(S.N.P.)
Il sistema nervoso centrale (S.N.C.) e’ formato dall’encefalo e dal midollo<br />
spinale.<br />
Il sistema nervoso periferico (S.N.P.) e’ formato dai nervi periferici e dai gangli<br />
(spinali e del sistema nervoso viscerale) che sono raggruppamenti di neuroni<br />
posti al di fuori del S.N.C.<br />
Nel S.N.C. gli assoni formano i fasci della sostanza bianca. Nel S.N.P. gli assoni<br />
formano i nervi periferici.
SOSTANZA GRIGIA DEL S.N.C.<br />
È costituita dai corpi dei neuroni, dai dendriti, dalle parti iniziali e finali di<br />
assoni, da <strong>cellule</strong> gliali (astrociti, oligodendrociti, <strong>cellule</strong> della microglia), vasi<br />
sanguigni.<br />
SOSTANZA BIANCA DEL S.N.C.<br />
È costituita da assoni, da oligodendrociti, da vasi sanguigni.
Organi, sistemi, apparati del corpo umano<br />
Per organo si intende una parte del ns. corpo di forma definita, separabile e<br />
costituita da vari tessuti. Gli organi sono raggruppati in sistemi o apparati.<br />
Il sistema è un insieme di organi che sono omogenei per struttura, funzione<br />
ed origine embriologica (esempio: sistema nervoso centrale o S.N.C.).<br />
L’apparato è un insieme di organi che sono diversi per funzione, struttura e<br />
per origine embriologica, ma che lavorano insieme per svolgere una o più<br />
funzioni in comune (apparato digerente).
Gli organi del corpo umano<br />
Gli organi del nostro corpo si dividono in organi cavi (esempio: stomaco,<br />
vescica urinaria) ed organi pieni o parenchimatosi (esempio: fegato, rene).<br />
Inoltre gli organi possono essere pari (ne abbiamo due, tipo i polmoni) od<br />
impari (ne abbiamo uno solo, tipo il cuore).<br />
La parete degli organi cavi ha una struttura tipica detta a tonache (strati)<br />
sovrapposte. Partendo dall’interno e procedendo verso l’esterno si trovano:<br />
1. TONACA MUCOSA, costituita sempre da un epitelio di<br />
rivestimento, una membrana basale ed una lamina propria (t.c. lasso).
2. TONACA SOTTOMUCOSA, costituita da t.c. lasso.<br />
3. TONACA MUSCOLARE, costituita da tessuto muscolare liscio.<br />
4. TONACA AVVENTIZIA (T.C. LASSO) O TONACA SIEROSA<br />
(formata da uno strato di <strong>cellule</strong> appiattite, dette mesoteliali, e da un sottile<br />
strato di t.c. lasso). Esempi di tonache sierose sono: il pericardio (cuore), il<br />
peritoneo (app. digerente), le pleure (polmoni).
Sono esempi di organi cavi particolari.<br />
Cuore e vasi sanguigni<br />
La parete del cuore e’ formata da 3 strati (dall’interno all’esterno):<br />
1. ENDOCARDIO (formato da uno strato di <strong>cellule</strong> molto appiattite, una<br />
membrana basale ed un sottilissimo strato di t.c. lasso).<br />
2. MIOCARDIO (formato da t. muscolare miocardico)<br />
3. EPICARDIO (è una parte del pericardio, che e’ una tonaca sierosa).
I vasi sanguigni di maggiori dimensioni (arterie, vene) hanno la parete formata da tre<br />
tonache (dall’interno all’esterno):<br />
1. TONACA INTIMA, costituita da uno strato di <strong>cellule</strong> appiattite (<strong>cellule</strong><br />
endoteliali), una membrana basale ed un sottilissimo strato di t.c. lasso.<br />
2. TONACA MEDIA, la cui struttura cambia a seconda del tipo di vaso<br />
sanguigno. Pertanto la tonaca media è quella che più caratterizza e permette di<br />
distinguere i vari tipi di vasi sanguigni.<br />
3. TONACA AVVENTIZIA, costituita da t.c. lasso.
TIPI DI ARTERIE<br />
• Grosse arterie o arterie di tipo elastico,<br />
con diametro > 7 mm (aorta, arteria<br />
carotide comune, arterie renali)<br />
• Arterie di medio e piccolo calibro o<br />
arterie muscolari, con diametro<br />
compreso fra 0,5 e 7 mm (arterie<br />
coronarie)<br />
• Arteriole, con calibro inferiore a 0,5 mm
I capillari<br />
Sono i vasi sanguigni di calibro minore (4-40 μm). I capillari di calibro maggiore<br />
sono detti sinusoidi e di solito hanno un decorso ondulato (fegato, gh. endocrine).<br />
La loro parete e’ molto sottile per facilitare gli scambi metabolici con i tessuti.<br />
Essa è formata da uno strato di <strong>cellule</strong> endoteliali molto appiattite che<br />
appoggiano sopra ad una membrana basale. Alle volte la membrana basale può<br />
presentare delle interruzioni. All’esterno della membrana basale possono essere<br />
presenti altre <strong>cellule</strong> dette periciti.
Distinguiamo tre tipi di capillari:<br />
1. Continui, con un rivestimento ininterrotto di <strong>cellule</strong> endoteliali.<br />
2. Fenestrati, con <strong>cellule</strong> endoteliali il cui citoplasma presenta grandi<br />
pori (fenestrazioni). Sono tipici dei glomeruli renali.<br />
3. Discontinui, in cui esistono discontinuità fra una cellula endoteliale<br />
e l’altra. In questi capillari la membrana basale è assente o presenta delle<br />
interruzioni.<br />
I sinusoidi sono i capillari col diametro maggiore e di solito sono fenestrati e/o<br />
discontinui (ad esempio nel fegato).
VENE<br />
• Ai capillari fanno seguito le venule<br />
post-capillari (eccezione: nei<br />
corpuscoli renali ai capillari fanno<br />
seguito altre arteriole)<br />
• Seguono poi vene di piccolo-medio<br />
calibro ed infine le grandi vene
Organi pieni<br />
Gli organi pieni o parenchimatosi (esempio: pancreas) sono circondati da una<br />
capsula di tessuto connettivo fibrillare denso.<br />
Da questa capsula nascono dei setti che si dirigono in profondità suddividendo<br />
l’organo in parti più piccole (lobi e lobuli). Tali setti costituiscono una specie di<br />
impalcatura dell’organo.<br />
Gli organi pieni di solito presentano sulla loro superficie una zona detta ilo che<br />
rappresenta il punto in cui i vasi sanguigni entrano (arteria) o escono (vena)<br />
dall’organo stesso. Inoltre a livello dell’ilo esce il condotto (dotto) escretore<br />
dell’organo, se questo e’ una ghiandola esocrina. Nell’ilo entrano anche i nervi<br />
ed escono i vasi linfatici. I vasi sanguigni si ramificano decorrendo nei setti<br />
connettivali, che contengono anche le radici del condotto escretore.
Fra i setti sono presenti le <strong>cellule</strong> che formano il parenchima dell’organo. Si tratta<br />
per lo piu’ di <strong>cellule</strong> di natura epiteliale o linfoide. Fra le <strong>cellule</strong> sono presenti<br />
fibre reticolari che formano un’ulteriore impalcatura.<br />
Schema di un organo pieno con<br />
organizzazione in lobi e lobuli.<br />
1, dotto escretore;<br />
2, vasi sanguiferi;<br />
3, capsula;<br />
4, lobulo;<br />
5, ilo;<br />
6, lobo;<br />
7, setto interlobulare (parte dello<br />
stroma)<br />
8, parenchima.
Le articolazioni sono quei dispositivi che, unendo le ossa, formano lo<br />
scheletro.<br />
Le articolazioni si dividono in:<br />
ARTICOLAZIONI FISSE O SINARTROSI<br />
ARTICOLAZIONI SEMI-MOBILI O ANFIARTROSI (SINFISI)<br />
ARTICOLAZIONI MOBILI O DIARTROSI<br />
-Le sinartrosi (articolazioni per continuità) vengono classificate in base al tipo di<br />
tessuto che unisce la ossa:<br />
Le articolazioni<br />
SUTURE O SINDESMOSI: T. CONNETTIVO DENSO<br />
SINOSTOSI: TESSUTO OSSEO<br />
SINCONDROSI: CARTILAGINE IALINA
-Nelle sinfisi il tessuto presente tra le due ossa e’ cartilagine fibrosa.<br />
-Le diartrosi sono articolazioni per contiguità che si classificano in base alla forma<br />
delle superfici articolari.<br />
Tutte le diartrosi presentano delle caratteristiche comuni:<br />
CAPSULA ARTICOLARE<br />
LEGAMENTI<br />
CAVITA’ ARTICOLARE<br />
CARTILAGINE ARTICOLARE<br />
MEMBRANA SINOVIALE<br />
LIQUIDO SINOVIALE<br />
IN ALCUNE DIARTROSI SONO PRESENTI MENISCHI O CERCINI ARTICOLARI.
1. ARTRODIA<br />
2. ENARTROSI<br />
3. CONDILOARTROSI<br />
4. ARTICOLAZIONE A SELLA<br />
5. GINGLIMO ANGOLARE<br />
6. GINGLIMO LATERALE<br />
Tipi di diartrosi
LA COLONNA VERTEBRALE<br />
• E’ formata dalla sovrapposizione di 32-<br />
34 ossa brevi o corte, le vertebre:<br />
• 7 vertebre cervicali<br />
• 12 vertebre toraciche<br />
• 5 vertebre lombari<br />
• 5 vertebre sacrali<br />
• 3-5 vertebre coccigee
IL DIAFRAMMA<br />
E’ il principale muscolo inspiratorio. Ha la forma di<br />
una doppia cupola con concavità inferiore. La parte<br />
centrale piatta è il centro frenico (tendineo).<br />
Presenta due facce: una superiore (toracica),una<br />
inferiore (addominale). Quando si contrae, il<br />
diaframma si appiattisce, causando un aumento di<br />
volume della cavità toracica. Contemporaneamente il<br />
volume della cavità addominale diminuisce e la<br />
pressione intraddominale aumenta. Pertanto il<br />
diaframma si contrae anche in tutte quelle condizioni<br />
in cui è necessario un aumento della pressione<br />
intraddominale (parto, vomito, minzione,<br />
defecazione)
IL DIAFRAMMA PELVICO<br />
Il diaframma pelvico è un insieme di muscoli e<br />
strutture connettivali che chiudono<br />
inferiormente la piccola pelvi, creando un<br />
pavimento che ha la forma di un imbuto. Il<br />
principale di questi muscoli è il muscolo<br />
elevatore dell’ano. Nella parte anteriore ed<br />
inferiore, il diaframma pelvico è rinforzato dal<br />
trigono uro-genitale. Il diaframma pelvico ed<br />
il trigono uro-genitale sono attraversati<br />
nell’uomo dall’uretra e dall’intestino retto;<br />
nella donna, a queste strutture bisogna<br />
aggiungere la vagina.
Apparato cardiovascolare<br />
È formato da un organo centrale, il cuore, e da numerosi canali ramificati, i vasi<br />
sanguiferi o sanguigni, nei quali circola il sangue.<br />
I vasi sanguiferi si dividono in arterie, vene e capillari.<br />
Il cuore è un organo cavo diviso in due metà (destra e sinistra) non<br />
comunicanti tra loro. Ogni metà è formata da due cavità sovrapposte e<br />
comunicanti fra loro: atrio, superiormente, e ventricolo, inferiormente.<br />
Il cuore è situato nella cavità toracica, precisamente nel mediastino anteriore,<br />
fra i due polmoni, sopra il diaframma. È per i 2/3 spostato a sinistra. È<br />
contenuto in un sacco connettivale, il pericardio fibroso, rivestito internamente<br />
da una membrana sierosa, il pericardio sieroso.
L’apparato circolatorio è suddiviso in due grandi settori:<br />
Grande circolazione, o circolazione sistemica. Ha inizio dal ventricolo sinistro<br />
del cuore con l’arteria aorta, che mediante le sue numerose ramificazioni e la formazione di<br />
capillari sanguiferi, distribuisce il sangue arterioso all’intero organismo. La grande circolazione<br />
termina nell’atrio destro dove sboccano la vena cava inferiore, la vena cava superiore e il<br />
seno coronario. Nella grande circolazione le arterie contengono sangue ricco di O 2 , le vene<br />
sangue ricco di CO 2 .<br />
Piccola circolazione, o circolazione polmonare. Ha inizio dal ventricolo destro<br />
del cuore con l’arteria polmonare che, biforcandosi in un ramo destro ed uno sinistro, porta<br />
sangue venoso ai polmoni. All’interno di questi il sangue venoso perde CO 2 ed acquista O 2 .<br />
La piccola circolazione termina nell’atrio sinistro dove confluiscono le vene polmonari. La<br />
piccola circolazione è pertanto caratterizzata da sangue povero di O 2 nelle arterie e da<br />
sangue ricco di O 2 nelle vene.
IL PERICARDIO<br />
Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore.<br />
Esternamente troviamo il pericardio fibroso, costituito<br />
da t.c. fbrillare denso. Il pericardio fibroso è ancorato al<br />
centro frenico del diaframma, alla faccia posteriore dello<br />
sterno e si continua con la tonaca avventizia dei grossi<br />
vasi (arterie e vene) che nascono dal o terminano nel<br />
cuore.<br />
Più all’interno vi è il pericardio sieroso, formato da 2<br />
foglietti che si continuano uno coll’altro: il più interno dei<br />
due (foglietto viscerale) è detto anche epicardio; il più<br />
esterno è detto foglietto parietale del pericardio<br />
sieroso. Fra questi due foglietti è presente una<br />
cavità, detta cavità pericardica, che contiene una<br />
piccolissima quantità di liquido, il liquido pericardico.
IL CUORE<br />
• L’asse maggiore del cuore (12 cm.) è diretto<br />
dall’alto verso il basso, dall’indietro in avanti<br />
e da destra a sinistra<br />
• L’asse trasversale misura circa 9 cm.<br />
• L’asse antero-posteriore circa 6 cm.<br />
• Il peso del cuore è compreso fra 250 e 300<br />
g. circa (maggiore nell’uomo rispetto alla<br />
donna)
Scheletro fibroso del cuore<br />
È composto da tessuto connettivo denso e si trova sul piano valvolare del<br />
cuore, interposto fra atri e ventricoli.<br />
Ha 3 principali funzioni:<br />
SERVE PER SOSTENERE LE VALVOLE DEL CUORE.<br />
SERVE COME PUNTO DI AGGANCIO PER IL MIOCARDIO COMUNE<br />
DEGLI ATRI E DEI VENTRICOLI.<br />
SERVE PER ISOLARE ELETTRICAMENTE ATRI E VENTRICOLI, IN<br />
MANIERA TALE CHE L’IMPULSO PER LA CONTRAZIONE DEL CUORE<br />
PUÒ PASSARE DAGLI ATRI AI VENTRICOLI SOLO TRAMITE IL<br />
FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE DI HIS.
Sistema di conduzione (degli stimoli per la<br />
contrazione) del cuore<br />
È costituito da miocardio specifico, cioè da <strong>cellule</strong> che hanno perso la funzione<br />
contrattile ma che si sono specializzate nella genesi e nella conduzione ad alta<br />
velocità lungo direttrici specifiche dello stimolo elettrico che serve a far<br />
contrarre il miocardio comune.<br />
Distinguiamo un sistema SENO-ATRIALE ed un sistema ATRIO-VENTRICOLARE.<br />
1. SISTEMA SENO ATRIALE<br />
Comprende il nodo SENO-ATRIALE, localizzato nella parete dell’atrio destro,<br />
vicino allo sbocco della vena cava superiore. In questo nodo sono presenti le<br />
<strong>cellule</strong> P (= PALLIDE) che sono le <strong>cellule</strong> SEGNAPASSI (PACEMAKER) del<br />
cuore, poiché si eccitano (depolarizzano) 60/70 volte al minuto (a riposo) e danno<br />
così origine allo stimolo per la contrazione del miocardio comune.
Comprende:<br />
2. SISTEMA ATRIO VENTRICOLARE<br />
Il NODO ATRIO-VENTRICOLARE, localizzato nel versante destro del setto<br />
interatriale sopra alla zona di impianto del margine aderente della cuspide mediale<br />
della valvola tricuspide. In questo nodo presenti <strong>cellule</strong> dette di transizione, il cui<br />
compito è quello di rallentare la conduzione dello stimolo elettrico in modo tale<br />
che gli atri completino di contrarsi prima che inizi la contrazione dei ventricoli.<br />
Il FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE DI HIS (lungo circa 1 cm),<br />
formato dalle <strong>cellule</strong> del Purkinje, che scavalca lo scheletro fibroso del cuore.<br />
Le BRANCHE DESTRA E SINISTRA che portano lo stimolo al rispettivo<br />
ventricolo.<br />
La RETE SUB-ENDOCARDICA DI PURKINJE che trasmette lo stimolo al<br />
miocardio comune dei ventricoli.
PARTICOLARITA’ DELLA<br />
CIRCOLAZIONE FETALE (I)<br />
• Il sangue ossigenato giunge al feto dalla<br />
placenta materna tramite la vena ombelicale<br />
• La vena ombelicale confluisce nella vena cava<br />
inferiore<br />
• I due atri comunicano tramite il foro ovale<br />
• I polmoni non funzionano e la pressione<br />
sanguigna nel circolo polmonare è molto alta<br />
• Pertanto il sangue dall’atrio destro passa quasi<br />
tutto nell’atrio sinistro
PARTICOLARITA’ DELLA<br />
CIRCOLAZIONE FETALE (II)<br />
• Inoltre, parte del sangue che transita<br />
nell’arteria polmonare viene deviato nell’aorta<br />
tramite il dotto arterioso<br />
• Il sangue ritorna alla placenta per riossigenarsi<br />
tramite le arterie ombelicali, rami delle arterie<br />
iliache interne
Apparato respiratorio<br />
È composto dai polmoni e dalle vie aeree.<br />
Le vie aeree si distinguono in superiori (cavità nasali e faringe) ed inferiori<br />
(laringe, trachea, bronchi).
Funzioni dell’apparato respiratorio<br />
Scambi gassosi (O 2 /CO 2 ) fra aria e sangue.<br />
Regolazione del pH ematico<br />
Fonazione (emissione suoni)<br />
Olfatto
LA FARINGE<br />
La faringe è un organo impari e cavo che si<br />
estende dalla base del cranio fino all’altezza della<br />
6° vertebra cervicale. Si trova nel collo,<br />
anteriormente alle vertebre cervicali.<br />
Procedendo dall’alto in basso si divide in:<br />
-Rinofaringe: fa parte solo dell’app. respiratorio<br />
-Orofaringe: fa parte dell’app. respiratorio e di<br />
quello digerente<br />
-Laringofaringe: fa parte dell’app. respiratorio e<br />
di quello digerente
LA LARINGE<br />
E’ un organo impari e cavo che serve per la<br />
fonazione, ovvero la produzione di suoni. E’ situata<br />
nella parte anteriore del collo e ha la forma di una<br />
piramide tronca rovesciata. Fa parte dell’app.<br />
respiratorio. In alto comunica con la laringofaringe, in<br />
basso si continua con la trachea. La laringe ha uno<br />
scheletro cartilagineo (cart. ialina). Le cartilagini<br />
sono unite da legamenti e possono muoversi in<br />
quanto unite da piccole articolazioni mobili. I<br />
movimenti sono permesse da muscoli scheletrici che<br />
sono sotto il controllo della volontà. La laringe è<br />
rivestita internamente da una tonaca mucosa con<br />
epitelio respiratorio.
LA TRACHEA<br />
E’ un organo impari e cavo, situato in parte nel<br />
collo e in parte nel mediastino. Ha la forma di<br />
un tubo che si estende dalla 6° vertebra<br />
cervicale alla 4° vertebra toracica, dove si<br />
biforca dando origine ai 2 bronchi principali.<br />
Ha uno scheletro cartilagineo, formato da 15-20<br />
anelli incompleti di cartilagine ialina. La parte<br />
posteriore (floscia) è detta parte membranacea<br />
della trachea.<br />
Le tonache della parete della trachea sono: t.<br />
mucosa, t. sottomucosa, t. muscolare (presente<br />
solo posteriormente), t. avventizia.
I POLMONI<br />
I polmoni sono organi pieni e pari situati nella cavità<br />
toracica. Hanno la forma di un cono molto appiattito in<br />
senso latero-mediale. Pertanto mostrano: un apice,<br />
una base (concava, che si appoggia sul diaframma),<br />
una faccia costale o laterale, una faccia<br />
mediastinica o mediale, un margine anteriore ed un<br />
margine posteriore. Il polmone destro ha un volume<br />
superiore al sinistro ed è diviso in 3 lobi, separati da 2<br />
scissure. Il sinistro ha 2 lobi separati da 1 scissura.<br />
Ogni lobo è poi suddiviso in centinaia di parti più<br />
piccole, dette lobuli, che hanno la forma di piramidi<br />
tronche.
STRUTTURA DI BRONCHI E BRONCHIOLI<br />
I bronchi principali e lobari hanno una struttura<br />
analoga a quella della trachea. Nei bronchi zonali<br />
(segmentari) gli anelli cartilaginei si trasformano<br />
in placche. Nei bronchioli le placche<br />
scompaiono. Nel contempo aumenta il tessuto<br />
muscolare liscio ed elastico presente nella<br />
parete e questo fatto impedisce il collasso della<br />
parete dei bronchioli. Nei bronchioli scompare la<br />
sottomucosa e l’epitelio di rivestimento si<br />
trasforma da pseudostratificato a<br />
batiprismatico (ciliato) e poi a isoprismatico.
Alveoli polmonari<br />
Sono delle cavità a forma di sacchetto che cominciano ad apparire a livello dei<br />
bronchioli respiratori.<br />
Sono rivestiti internamente da un epitelio pavimentoso semplice (molto sottile)<br />
formato da due tipi di <strong>cellule</strong>:<br />
pneumociti di tipo I (più numerosi e più piccoli)<br />
pneumociti di tipo II meno numerosi e più grandi. Sintetizzano e<br />
secernono all’interno dell’alveolo un materiale detto surfactante polmonare.<br />
Tale materiale è ricco di fosfolipidi (in particolare fosfatidicolina), si stratifica<br />
sulla superficie interna dell’alveolo e agisce da tensioattivo, ovvero abbassa la<br />
tensione superficiale. In questa maniera l’alveolo non collassa troppo durante<br />
l’espirazione né si dilata eccessivamente durante l’inspirazione.
All’interno degli alveoli troviamo anche dei macrofagi, la cui funzione è quella di<br />
fagocitare le particelle solide, inalate con l’aria, giunte fino agli alveoli.<br />
Nel connettivo presente fra gli alveoli polmonari troviamo moltissimi capillari<br />
sanguigni, con diametro di 5-6 µm.<br />
Tali capillari derivano dai due rami dell’arteria polmonare (destro e sinistro). Da<br />
tali capillari prenderanno origine le vene polmonari (due per ogni polmone).
L’apparato digerente<br />
L’apparato digerente è costituito da una serie di organi cavi posti in continuità fra<br />
di loro che formano il tubo digerente o canale alimentare.<br />
Ha inizio con l’apertura della cavità orale e termina con l’orifizio anale.<br />
Il tragitto misura complessivamente circa 9 metri.<br />
All’apparato digerente sono annesse delle ghiandole extramurali (organi pieni)<br />
quali le ghiandole salivari maggiori, il fegato ed il pancreas.<br />
Inoltre l’apparato digerente contiene moltissime ghiandole intramurali,<br />
localizzate cioè nello spessore delle pareti dei vari organi. Queste ghiandole sono<br />
presenti nella lamina propria della mucosa o nella sottomucosa. Infine vi sono<br />
ghiandole intraepiteliali (gh. caliciformi mucipare).
Funzioni dell’apparato digerente<br />
ASSUNZIONE DALL’ESTERNO DI ACQUA E CIBO<br />
TRITURAZIONE DEL CIBO (MASTICAZIONE)<br />
SCOMPOSIZIONE DEGLI ALIMENTI IN MOLECOLE<br />
ASSORBIBILI (DIGESTIONE)<br />
ASSORBIMENTO DELLE MOLECOLE TRAMITE LA<br />
CIRCOLAZIONE SANGUIGNA E LINFATICA<br />
ELIMINAZIONE DEI RESIDUI ALL’ESTERNO
LA LINGUA<br />
La lingua è un organo muscolo-mucoso che<br />
occupa quasi interamente la cavità orale<br />
propriamente detta. E’ costituita da una radice<br />
e da un corpo. Presenta una faccia<br />
superiore, una inferiore e un apice. La<br />
superficie superiore della lingua non è liscia,<br />
ma presenta dei piccoli rilievi detti papille<br />
linguali (p. filiformi, p. fungiformi, p. vallate). La<br />
lingua è rivestita da una tonaca mucosa con un<br />
epitelio pavimentoso composto. In<br />
profondità è forma da muscoli scheletrici<br />
(intrinseci ed estrinseci) e da una specie di<br />
scheletro fibroso (t. connettivo denso).
LA SALIVA<br />
-E’ prodotta dalle ghiandole salivari minori e maggiori.<br />
-Ogni giorno produciamo fino a 1 litro e ½ di saliva.<br />
-La saliva è composta soprattutto di acqua, e contiene ioni,<br />
proteine (alfa-amilasi, un enzima che inizia la digestione<br />
dei carboidrati; immunoglobuline; lisozima), glicoproteine.<br />
-Esistono due tipi di saliva: sierosa (fluida) e mucosa<br />
(vischiosa).<br />
-Funzioni della saliva: mantiene umida la mucosa della cavità<br />
orale, contribuisce alla formazione del bolo alimentare,<br />
solubilizza le molecole dei cibi affinchè stimolino l’organo<br />
del gusto, ci protegge da microrganismi dannosi (funzione<br />
antibatterica).
Epitelio<br />
Organizzazione dell’apparato gastrointestinale<br />
TONACA MUCOSA<br />
Cavità orale – Faringe – Esofago – parte inf. del Retto epit. PAVIMENTOSO COMPOSTO<br />
Stomaco e intestino epit. CILINDRICO SEMPLICE.<br />
Lamina propria<br />
Connettivo denso ricco di fibre elastiche contenente ammassi di tessuto linfatico (MALT) deputato<br />
all’immunità locale. Può contenere ghiandole.<br />
Muscolaris mucosae<br />
Presente dall’esofago in poi. Favorisce l’emissione del secreto delle ghiandole presenti nella lamina<br />
propria e l’assorbimento da parte delle <strong>cellule</strong> epiteliali.<br />
TONACA SOTTOMUCOSA<br />
Connettivo lasso. Ricca di vasi sanguigni, linfatici e nervi. Permette lo scorrimento delle tonache<br />
mucosa e muscolare una sull’altra. Può contenere ghiandole.
TONACA MUSCOLARE<br />
Cavità orale – Faringe – parte sup. dell’Esofago – Orifizio anale MUSCOLATURA STRIATA<br />
Dal tratto inf. dell’esofago all’ano MUSCOLATURA LISCIA, disposta solitamente in due<br />
strati:<br />
- circolare interno<br />
- longitudinale esterno<br />
L’attività antagonista di questi due strati differentemente orientati determina ONDE<br />
PERISTALTICHE (progressione del contenuto nel lume) e MOVIMENTI PERISTOLICI<br />
(adattamento del volume del viscere al contenuto).<br />
TONACA AVVENTIZIA O<br />
SIEROSA<br />
Connettivo denso. Riveste la faringe e la porzione sopradiaframmatica dell’esofago.<br />
Al di sotto del diaframma (in cavità addominale) è rivestita da una tonaca sierosa (o peritoneo<br />
viscerale) costituita da epitelio pavimentoso semplice + membrana basale (mesotelio).<br />
•Nelle tonache SOTTOMUSOSA e MUSCOLARE si trovano terminazioni nervose del sistema<br />
nervoso autonomo che formano plessi deputati al controllo di secrezione ghiandolare<br />
contrazione muscolatura<br />
liscia
ESOFAGO<br />
L’esofago è un organo impari e cavo. Collega la<br />
laringofaringe con lo stomaco. Si estende dalla 6°<br />
vertebra cervicale alla 1° vertebra lombare. E’ situato<br />
nel collo, nel mediastino e per un piccolo tratto nella<br />
cavità addominale, nella quale penetra tramite l’orifizio<br />
esofageo del diaframma. E’ lungo circa 25 cm.<br />
Anteriormente è in rapporto con la trachea e poi con il<br />
cuore, posteriormente con la colonna vertebrale.<br />
La parete dell’esofago ha una struttura a tonache<br />
sovrapposte (mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />
avventizia).
Lo stomaco svolge fondamentalmente le funzioni di:<br />
accumulo e trasformazione meccanica del cibo ingerito<br />
rottura dei legami chimici per azione di acidi ed enzimi<br />
scarsi fenomeni di assorbimento<br />
Il rimescolamento delle sostanze ingerite con il succo gastrico secreto dalla<br />
ghiandole gastriche produce una zuppa viscosa definita chimo.<br />
PARTI DELLO STOMACO:<br />
CARDIAS<br />
FONDO<br />
CORPO<br />
Stomaco<br />
REGIONE PILORICA<br />
-ANTRO PILORICO<br />
-CANALE PILORICO
La parete dello stomaco è formata da 4 tonache: mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />
sierosa<br />
Lo stomaco e’ rivestito internamente da un epitelio di tipo batiprismatico<br />
(cilindrico) semplice.<br />
Le <strong>cellule</strong> che compongono questo epitelio hanno una importante particolarità:<br />
producono e secernono grandi quantità di muco che si stratifica sulla superficie<br />
interna dello stomaco. Questo muco ha il compito di proteggere la parete dello<br />
stomaco dall’azione corrosiva del succo gastrico (pH: 1-2). Si tratta<br />
pertanto di un epitelio di rivestimento che è secernente.
Cellule delle ghiandole gastriche<br />
Cellule mucose del colletto: producono muco<br />
Cellule principali: producono pepsinogeno, un enzima proteolitico inattivo che<br />
si attiva (pepsina) grazie al pH acido (1-2) dell’ambiente gastrico. producono<br />
anche rennina , un enzima che, nel lattante, e’ importante per la digestione del latte.<br />
Cellule parietali: producono HCl e il fattore intrinseco, una proteina che serve per<br />
l’assorbimento della vitamina B12 (importante per la produzione di eritrociti). Tale<br />
assorbimento ha luogo nell’intestino.<br />
Cellule del sistema endocrino gastro-enterico: producono vari ormoni.<br />
Cellule staminali: con funzione di rimpiazzo.
Ormoni secreti dalle <strong>cellule</strong> del sistema endocrino<br />
gastroenterico localizzate nelle ghiandole gastriche<br />
SEROTONINA: stimola la contrazione della muscolature liscia dello stomaco<br />
GASTRINA: stimola la secrezione del succo gastrico<br />
GRELINA: agisce a livello dell’ipotalamo (parte del S.N.C.) e ci fa venire fame
1. DUODENO (circa 25-30 cm). Si estende dal piloro alla flessura duodeno-<br />
digiunale<br />
PARTI DEL DUODENO<br />
SUPERIORE (BULBO DUODENALE)<br />
DISCENDENTE<br />
ORIZZONTALE<br />
ASCENDENTE<br />
2. INTESTINO TENUE MESENTERIALE (6-7 m). Si estende dalla flessura<br />
duodeno-digiunale alla valvola ileo-cecale<br />
PARTI DELL’INTESTINO TENUE MESENTERIALE<br />
DIGIUNO (2/3)<br />
ILEO (1/3)<br />
Intestino Tenue
FUNZIONI DELL’INTESTINO TENUE<br />
Nell’intestino tenue vengono<br />
COMPLETATI I PROCESSI<br />
DIGESTIVI iniziati nella CAVITÀ<br />
ORALE e proseguiti nello<br />
STOMACO<br />
Al termine della digestione avviene<br />
l’ASSORBIMENTO dei materiali<br />
digeriti (enorme superficie<br />
assorbente, data non tanto dalla<br />
lunghezza quanto dai diversi ordini di<br />
rilievi: pieghe circolari, villi, microvilli).
Papille duodenali<br />
Sono dei rilievi presenti sulla superficie mediale interna della parte discendente del<br />
duodeno.<br />
1. PAPILLA DUODENALE MAGGIORE (inferiore): vi sboccano il dotto coledoco<br />
(porta la bile dalla colecisti) ed il dotto pancreatico principale (porta la maggior parte<br />
del secreto esocrino del pancreas).<br />
2. PAPILLA DUODENALE MINORE (superiore): vi sbocca il dotto pancreatico<br />
accessorio (che porta una piccola parte del secreto esocrino del pancreas).
Strutture che aumentano la superficie interna<br />
dell’intestino tenue<br />
PIEGHE CIRCOLARI (formate da mucosa e sottomucosa), visibili a occhio<br />
nudo.<br />
VILLI INTESTINALI (formati da mucosa), visibili bene con lente di<br />
ingrandimento.<br />
MICROVILLI (espansioni del polo apicale degli enterociti), visibili con<br />
microscopio elettronico.<br />
IN TOTALE LA SUPERFICIE ASSORBENTE DELL’INTESTINO TENUE È<br />
PARI A 100 m 2 .
STRUTTURA PARETE INTESTINO TENUE<br />
Sono presenti 4 strati: mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />
avventizia (duodeno) o sierosa (digiuno, ileo).<br />
L’epitelio di rivestimento è batiprismatico semplice con<br />
enterociti, <strong>cellule</strong> caliciformi mucipare, <strong>cellule</strong> del sistema<br />
endocrino gastro-enterico. I fenomeni di assorbimento<br />
avvengono attraverso gli enterociti. L’epitelio dell’intestino<br />
tenue si rinnova totalmente ogni 3-5 giorni.<br />
Nella lamina propria sono presenti ghiandole tubulari<br />
semplici. Nel duodeno vi sono anche ghiandole tubulo-acinose<br />
composte localizzate nella sottomucosa (gh. di Brunner) che<br />
secernono un muco alcalino che contribuisce a neutralizzare il<br />
pH acido del chimo.<br />
Nella lamina propria, specialmente nell’ileo, vi sono ammassi di<br />
tessuto linfoide.
Tratti dell’intestino crasso<br />
INTESTINO CIECO<br />
COLON ASCENDENTE<br />
FLESSURA DESTRA (EPATICA) DEL COLON<br />
COLON TRASVERSO<br />
FLESSURA SINISTRA (SPLENICA) DEL COLON<br />
COLON DISCENDENTE<br />
COLON ILEO-PELVICO (SIGMOIDEO)<br />
RETTO<br />
CANALE ANALE<br />
LUNGHEZZA TOTALE: 1.6 METRI, DALLA<br />
VALVOLA ILEO-CIECALE ALL’ORIFIZO ANALE
FUNZIONI DELL’INTESTINO CRASSO<br />
1. Assorbimento H2O 2. Assorbimento sali minerali<br />
3. Produzione ed assorbimento vitamine<br />
4. Produzione feci
STRUTTURA DELL’INTESTINO CRASSO<br />
La parete presente 4 strati: t. mucosa, t. sottomucosa,<br />
t. muscolare, t. avventizia o sierosa.<br />
La t. mucosa è liscia (senza villi o pieghe circolari) e<br />
presenta un epitelio batiprismatico semplice<br />
costituito da enterociti e <strong>cellule</strong> caliciformi<br />
mucipare.<br />
Nella lamina propria della t. mucosa troviamo molte<br />
ghiandole esocrine di tipo tubulare semplice.<br />
La tonaca muscolare ha la particolarità di presentare 3<br />
ispessimenti dello strato longitudinale (quello più<br />
esterno) detti tenie. Le tenie scompaiono nell’intestino<br />
retto.
IL FEGATO<br />
E’ una grossa ghiandola extramurale annessa<br />
all’apparato digerente. E’ l’organo più pesante del ns.<br />
corpo (1,5 kg), inoltre contiene 0,5 l. di sangue.<br />
Occupa quasi tutto l’ipocondrio dex., parte<br />
dell’epigastrio e dell’ipocondrio sin. Presenta una<br />
faccia antero-sup. (diaframmatica) ed una postero-inf.<br />
(meglio detta viscerale). Presenta anche un margine<br />
anteriore.<br />
La faccia diaframmatica, tramite il diaframma, è in<br />
rapporto con: base del polmone dex. e cuore. La<br />
faccia viscerale è in rapporto con: rene e ghiandola<br />
surrenale dex., colon ascendente e flessura<br />
epatica del colon, stomaco, duodeno.
FACCIA VISCERALE DEL FEGATO<br />
Sulla faccia viscerale del fegato sono presenti tre solchi: due<br />
sagittali (dex. e sin.) ed uno trasversale (ilo del fegato), che<br />
formano una specie di H maiuscola.<br />
FOSSA LEGAMENTO VENOSO<br />
Sin.<br />
FOSSA LEGAMENTO ROTONDO<br />
Post.<br />
ILO<br />
H<br />
Ant.<br />
FOSSA VENA CAVA INF.<br />
FOSSA CISTICA<br />
Dex.
LA FOSSA CISTICA CONTIENE LA COLECISTI O CISTIFELLEA<br />
(SERBATOIO DELLA BILE).<br />
LA FOSSA DELLA VENA CAVA INF. CONTIENE UN BREVE TRATTO<br />
DELLA VENA OMONIMA. SUL FONDO DI QUESTA FOSSA SI APRONO<br />
LE VENE EPATICHE (2-3) CHE SBOCCANO NELLA VENA CAVA INF.<br />
LA FOSSA DEL LEGAMENTO ROTONDO CONTIENE IL LEGAMENTO<br />
OMONIMO, UN RESIDUO DELLA VENA OMBELICALE.<br />
LA FOSSA DEL LEGAMENTO VENOSO CONTIENE IL LEGAMENTO<br />
OMONIMO, RESIDUO DEL DOTTO VENOSO.<br />
ILO DEL FEGATO: ENTRANO L’ARTERIA EPATICA E LA VENA<br />
PORTA. ESCONO I DOTTI EPATICI DEX. E SIN. (TRASPORTANO BILE<br />
IN USCITA DAL FEGATO).
Produzione della bile.<br />
FUNZIONI DEL FEGATO<br />
Deposito di glucosio, Fe, vitamine A, B 12 , D, E, K.<br />
Interconversione di sostanze nutritizie, ad es. quando la dieta non è bilanciata, come<br />
nel caso di eccesso di proteine, nel fegato avviene la scissione degli a.a e tramite complesse<br />
vie enzimatiche si producono ATP, lipidi e glucosio.<br />
Detossificazione di sostanze che possono risultare tossiche, se acculate come alcool,<br />
farmaci e altre sostanze (gli epatociti trasformano l’ammonio, sottoprodotto tossico del<br />
metabolismo degli a.a, in urea che viene poi eliminata dai reni.<br />
Fagocitosi ad opera delle <strong>cellule</strong> di Kuppfer che fagocitano gli eritrociti e i linfociti<br />
deteriorati, i batteri e le sostanze di scarto che entrano nella circolazione epatica.<br />
Sintesi di proteine ad es. le proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno, globuline,<br />
eparina e fattori della coagulazione.
Funzioni digestive e metaboliche<br />
Sintesi e secrezione della bile<br />
Accumulo di glicogeno e di lipidi di riserva<br />
Controllo delle concentrazioni ematiche di glucosio, aminoacidi e acidi grassi<br />
Sintensi e interconversione di sostanze nutritizie (es. transaminazione di aminoacidi, o<br />
conversione di carboidrati in lipidi)<br />
Sintesi e rilascio di colesterolo legato a proteine vettrici<br />
Inattivazione di tossine<br />
Accumulo di riserve di Fe<br />
Accumulo di vitamine liposolubili<br />
Altre funzioni fondamentali<br />
Sintesi di proteine plasmatiche<br />
Sintesi di fattori della coagulazione<br />
Sintesi dell’ angiotensinogeno→controllo pressione sanguigna<br />
Fagocitosi (tramite le <strong>cellule</strong> del Kupffer) degli eritrociti invecchiati<br />
Accumulo di sangue (principale contributo alle riserve venose)<br />
Assorbimento e degradazione di ormoni circolanti (inclusi insulina e adrenalina) e di immunoglobuline<br />
Assorbimento e inattivazione di farmaci<br />
Principali funzioni del fegato
La circolazione epatica<br />
Il fegato, a differenza degli altri organi del nostro organismo, riceve una quota di<br />
sangue arterioso ricco di ossigeno (20% del totale) tramite l’arteria epatica ed una<br />
quota di sangue venoso povero di ossigeno (80% del totale) tramite la vena porta.<br />
La vena porta si forma dalla confluenza di tre vene maggiori (la vena splenica, la<br />
vena mesenterica superiore e la vena mesenterica inferiore) più altre vene<br />
minori (v. gastriche). Nel loro complesso queste vene raccolgono il sangue che<br />
ha circolato attraverso gli organi dell’apparato digerente situati nella cavità<br />
addominale (stomaco, intestino tenue, intestino crasso). Dopo un pasto, quindi, il<br />
sangue convogliato al fegato dalla vena porta è ricco di sostanze nutritizie che<br />
sono state assorbite a livello intestinale (zuccheri, aminoacidi, vitamine).<br />
L’arteria epatica e la vena porta entrano nel fegato attraverso l’ilo epatico. Quindi<br />
cominciano a ramificarsi in vasi arteriosi e venosi di calibro sempre più piccolo.
Dalle arterie e dalle vene interlobulari derivano vasi più piccoli<br />
che entrano nei lobuli epatici e si fondono insieme,<br />
formando così i sinusoidi epatici. Pertanto, il sangue che<br />
circola in senso centripeto nei sinusoidi epatici è un sangue<br />
misto, provenendo in parte dall’arteria epatica ed in misura<br />
maggiore dalla vena porta. I sinusoidi sono capillari con<br />
endotelio fenestrato ed hanno anche discontinuità nel loro<br />
rivestimento endoteliale e nella membrana basale. Tutto ciò<br />
favorisce gli scambi metabolici fra il sangue che circola nei<br />
sinusoidi e gli epatociti. All’interno dei sinusoidi si trovano<br />
anche speciali <strong>cellule</strong> fagicitarie (<strong>cellule</strong> di Kupffer, derivate<br />
dai monociti) che fagocitano e distruggono gli eritrociti<br />
invecchiati e anche eventuali batteri presenti nel sangue.
I sinusoidi di un singolo lobulo epatico confluiscono nella<br />
vena centrolobulare. Le vene centrolobulari dei vari lobuli<br />
confluiscono nelle vene sottolobulari, le quali a loro volta<br />
confluiscono nelle vene epatiche. Le vene epatiche escono dal<br />
fegato tramite la parte posteriore del solco sagittale destro<br />
(fossa della vena cava inferiore) e sboccano dentro la vena<br />
cava inferiore. Pertanto le vene epatiche non escono<br />
dall’ilo del fegato.
STRUTTURA DEL FEGATO<br />
Il fegato è un organo pieno, la cui unità funzionale di base è il<br />
lobulo epatico. I lobuli epatici hanno la forma di piramidi<br />
tronche o di poliedri. Se visti in sezione orizzontale hanno forma<br />
di un poligono (pentagono/esagono).<br />
Al centro del lobulo è presente la vena centrolobulare che si<br />
forma per confluenza dei sinusoidi epatici. Fra i sinusoidi sono<br />
presenti dei cordoni formati da epatociti, le <strong>cellule</strong> tipiche del<br />
fegato.<br />
In alcuni animali i lobuli epatici sono nettamente delimitati da t.<br />
connettivo denso,ma nell’uomo i confini dei lobuli si apprezzano<br />
con difficoltà. Alla periferia dei lobuli, a livello della confluenza<br />
degli spigoli, sono presenti gli spazi porti-biliari, dove troviamo<br />
ramificazioni della vena porta e dell’arteria epatica e un dotto<br />
biliare.
BILE<br />
Costituita da:<br />
Secreta dal polo biliare degli epatociti<br />
e immessa nei capillari biliari<br />
600-1000 ml al giorno<br />
ACQUA<br />
ACIDI BILIARI, dal catabolismo del colesterolo<br />
FOSFOLIPIDI<br />
BILIRUBINA, dal catabolismo dell’emoglobina<br />
ELETTROLITI<br />
PROTEINE (IgA con funzione protettiva)<br />
La bile è prodotta nel fegato: tramite le vie biliari raggiunge il duodeno.<br />
Le vie biliari si dividono in intra-epatiche ed extra-epatiche.
A livello intestinale<br />
A livello sistemico<br />
FUNZIONI DELLA BILE<br />
facilita la digestione dei lipidi<br />
funzioni difensive di superficie – IgA<br />
effetto trofico sulla mucosa<br />
contribuisce ad eliminare cataboliti<br />
endogeni: bilirubina<br />
esogeni: farmaci<br />
metabolismo del colesterolo
Iniziano a fondo cieco all’interno dei lobuli epatici sotto forma di capillari biliari.<br />
Nel loro primo tratto, i capillari biliari non hanno una parete autonoma, ma sono<br />
delimitati da docce (solchi) scavate sulle superfici adiacenti di due epatociti.<br />
Verso la periferia dei lobuli, i capillari biliari si trasformano in duttuli biliari<br />
intralobulari (colangiòli) e acquisiscono una parete autonoma, formata da un<br />
singolo strato di <strong>cellule</strong> appiattite.<br />
I duttuli biliari intralobulari escono poi dai lobuli e prendono il nome di duttuli<br />
biliari periportali che confluiscono a formare condotti biliari di dimensioni<br />
sempre maggiori. Questi sono dotati di un epitelio di rivestimento di tipo<br />
isoprismatico.<br />
In seguito a molteplici confluenze, si formano i due dotti epatici destro e sinistro<br />
che escono dall’ilo del fegato.<br />
Vie biliari intraepatiche
Le vie biliari extra-epatiche iniziano con i due dotti epatici, destro e sinistro, che<br />
escono dall’ilo del fegato.<br />
Vie biliari extra-epatiche<br />
I due dotti epatici confluiscono per formare il dotto epatico comune.<br />
Il dotto epatico comune confluisce con il dotto cistico (proveniente dalla colecisti<br />
o cistifellea) per formare il dotto coledoco.<br />
Il dotto coledoco sbocca nel duodeno (porzione discendente) a livello della<br />
papilla duodenale maggiore.
STRUTTURA DELLA COLECISTI<br />
La colecisti è un organo cavo, impari, che ha la<br />
forma di una pera. Ha una capacità di 60/70 ml.<br />
La sua parete è formata dai seguenti strati: t.<br />
mucosa, t. fibro-muscolare, t. sierosa.<br />
Nella tonaca mucosa è presente un epitelio di<br />
rivestimento di tipo batiprismatico semplice con<br />
<strong>cellule</strong> dotate di microvilli.
IL PANCREAS<br />
E’ una ghiandola extramurale annessa<br />
all’apparato digerente. E’ un organo pieno,<br />
impari localizzato nella regione epigastrica<br />
ed ombelicale. Viene in rapporto con lo<br />
stomaco (anteriormente), con il duodeno ( a<br />
dex.), con la milza ed il rene di sin. (a sin.).<br />
Pesa circa 80 g. ed è per la maggior parte una<br />
ghiandola esocrina. Tuttavia contiene anche<br />
una importantissima componente endocrina.
Il pancreas esocrino e’ una ghiandola tubulo-acinosa composta a secrezione<br />
sierosa.<br />
Il secreto del pancreas esocrino, detto anche succo pancreatico, e’ un liquido<br />
acquoso che viene prodotto in misura di circa 1 litro/giorno.<br />
Esso contiene:<br />
Il pancreas esocrino<br />
IONI BICARBONATO (HCO3-), che hanno la funzione di<br />
neutralizzare l’acidità del chimo gastrico riversato nel duodeno<br />
ENZIMI DIGESTIVI, che servono appunto per digerire i nutrienti<br />
introdotti con la dieta (zuccheri, proteine, lipidi, acidi nucleici)
Il succo pancreatico e’ riversato nel duodeno tramite il condotto pancreatico<br />
principale (che sbocca nella papilla duodenale maggiore) ed il condotto<br />
pancreatico accessorio, che sbocca in quella minore.
Il pancreas endocrino e’ costituito da piccoli raggruppamenti di <strong>cellule</strong> detti isolotti<br />
pancreatici o isole di Langerhans.<br />
Il pancreas contiene circa un milione di isolotti ed ogni isolotto e’ costituito da<br />
qualche migliaio (al massimo 10.000-20.000) di <strong>cellule</strong>.<br />
Le <strong>cellule</strong> degli isolotti pancreatici sono di tre tipi:<br />
CELLULE ALFA (α): sono circa il 10-15%. producono l’ormone<br />
glucagone, che ha funzione iperglicemizzante, ovvero innalza i livelli di<br />
glucosio presente nel plasma.<br />
Il pancreas endocrino
CELLULE BETA (β): sono circa il 70-80%. producono l’ormone insulina,<br />
che ha funzione ipoglicemizzante, ovvero abbassa i livelli di glucosio presente<br />
nel plasma.<br />
Sia il glucagone che l’insulina vengono riversati all’interno dei vasi capillari<br />
che sono presenti in misura molto abbondante all’interno degli isolotti pancreatici.<br />
Questi ormoni esercitano il loro effetto agendo su organi o tessuti bersaglio<br />
(esempio: fegato, tessuto adiposo bianco, tessuto muscolare scheletrico).<br />
CELLULE DELTA (δ): Sono circa il 5% e producono l’ormone<br />
somatostatina. Questo ormone, oltre ad essere riversato nei vasi sanguigni,<br />
agisce in loco sulle <strong>cellule</strong> alfa e beta, regolandone l’attività.
E’ formato da due organi parenchimatosi (i reni) e da una serie<br />
di strutture cave (calici renali minori e maggiori, pelvi o<br />
bacinetto renale, ureteri, vescica ed uretra) che formano le<br />
vie urinarie.<br />
I reni hanno come compito principale la filtrazione del sangue<br />
per depurarlo da sostanze di rifiuto tossiche per l’organismo e<br />
la produzione di urina. L’urina viene poi eliminata all’esterno<br />
tramite le vie urinarie.<br />
Apparato urinario
Funzioni dell’apparato urinario<br />
Eliminazione di scorie metaboliche organiche (soprattutto azotate, come urea, acido<br />
urico, creatinina), sostanze tossiche, farmaci.<br />
Regolazione del volume e della pressione del sangue tramite:<br />
modulazione H 2 O persa con le urine;<br />
rilascio di eritropoietina ematocrito;<br />
rilascio di renina pressione sanguigna.<br />
Regolazione della concentrazione plasmatica di sodio, potassio, cloro, calcio ed<br />
altri ioni, tramite il controllo della loro eliminazione con le urine.<br />
Stabilizzazione del pH ematico (circa 7.3-7.4).<br />
Sintesi della forma attiva della vitamina D 3 , importante per il metabolismo del calcio.
I RENI<br />
Sono organi pari e pieni, localizzati nelle regioni lombari, ai lati<br />
delle vertebre lombari. Il rene sin. è un poco più alto del dex.<br />
Hanno la forma di grossi fagioli. Il loro peso si aggira sui 120-<br />
150 g. Sono alti 12 cm, larghi 6 cm, spessi 3 cm.<br />
Il rene di destra viene in rapporto con: gh. surrenale dex.,<br />
fegato, colon ascendente, flessura dex. del colon, duodeno<br />
(parte discendente).<br />
Il rene di sin. viene in rapporto con: gh. surrenale sin.,<br />
stomaco, milza, pancreas, flessura di sin. del colon, colon<br />
discendente.<br />
Ogni rene presenta una faccia ant. ed una post., un polo<br />
superiore ed uno inferiore, un margine laterale ed uno<br />
mediale. Nel margine mediale troviamo l’ilo del rene che porta<br />
ad una cavità interna detta seno renale.
IL SENO RENALE<br />
Questa cavità contiene tessuto adiposo, vasi sanguigni (arterie,<br />
vene) ed una serie di strutture cave:<br />
-PELVI O BACINETTO RENALE<br />
-CALICI RENALI MAGGIORI (DI SOLITO 3)<br />
-CALICI RENALI MINORI (12-20)<br />
DI SOLITO 4-7 CALICI RENALI MINORI CONFLUISCONO IN<br />
UN CALICE RENALE MAGGIORE. A LORO VOLTA I CALICI<br />
RENALI MAGGIORI CONFLUISCONO PER FORMARE LA<br />
PELVI RENALE
Diagramma della circolazione renale<br />
Arteria renale Arterie segmentali<br />
Vena renale<br />
Vene interlobari<br />
Vene arcuate<br />
Vene interlobulari<br />
Venule<br />
Capillari peritubulari,<br />
vasa recta<br />
Arterie interlobari<br />
Arterie arcuate<br />
Arterie interlobulari<br />
Arteriole afferenti<br />
Glomerulo<br />
Arteriole efferenti
Glomerulo<br />
arterioso<br />
NEFRONE<br />
(unità anatomo-funzionale del rene)<br />
Corpuscolo<br />
renale<br />
Capsula di<br />
Bowman<br />
OGNI RENE CONTIENE 1 X 10 6 NEFRONI<br />
Tubulo<br />
renale<br />
Tubulo contorto<br />
prossimale<br />
Ansa di Henle<br />
Tubulo contorto<br />
distale
ESISTONO 2 TIPI DI NEFRONI<br />
-NEFRONI CORTICALI (80% DEL TOTALE), I<br />
CUI CORPUSCOLI SI TROVANO NEI 2/3<br />
ESTERNI DELLA CORTICALE (HANNO<br />
ANSA DI HENLE CORTA)<br />
-NEFRONI IUXTAMIDOLLARI (20% DEL<br />
TOTALE), I CUI CORPUSCOLI SI TROVANO<br />
NELLA CORTICALE AL CONFINE CON LA<br />
MIDOLLARE (HANNO ANSA DI HENLE<br />
LUNGA)
È costituito da:<br />
Corpuscolo renale<br />
1. GLOMERULO ARTERIOSO<br />
2. CAPSULA DI BOWMANN<br />
TUTTI I CORPUSCOLI RENALI SONO SITUATI<br />
NELLA CORTICALE DEL RENE
Il glomerulo arterioso<br />
È formato da un gomitolo di una trentina di capillari fenestrati che<br />
prendono origine dall’arteriola afferente al glomerulo. I capillari del<br />
glomerulo arterioso confluiscono poi per formare l’arteriola efferente<br />
che ha un calibro inferiore rispetto all’arteriola afferente.<br />
ECCEZIONE: I CAPILLARI DEL GLOMERULO ARTERIOSO<br />
SONO INTERPOSTI FRA DUE ARTERIOLE (RETE MIRABILE<br />
ARTERIOSA) E NON FRA UN’ARTERIOLA ED UNA VENULA,<br />
COME NELLA MAGGIORANZA DEGLI ORGANI.
È costituita da due foglietti, uno parietale ed uno viscerale.<br />
Quello viscerale è formato da <strong>cellule</strong> dette podociti, che presentano dei<br />
caratteristici prolungamenti (pedicelli). I podociti rivestono esternamente i capil-<br />
lari glomerulari.<br />
Il foglietto parietale si continua, a livello del polo urinifero della capsula, con<br />
l’epitelio di rivestimento del tubulo contorto prossimale.<br />
La capsula presenta anche un polo vascolare, a livello del quale entra l’arteriola<br />
afferente ed esce quella efferente.<br />
La capsula di Bowmann<br />
Fra i due foglietti della capsula è racchiuso uno spazio, detto spazio capsulare,<br />
dove si raccoglie il filtrato glomerulare o preurina.
L’ultrafiltrazione è quel fenomeno in base al quale un liquido, in parte simile al<br />
plasma, passa attraverso il filtro renale e si raccoglie nello spazio capsulare (o<br />
glomerulare) compreso fra i due foglietti della capsula di Bowmann (parietale e<br />
viscerale).<br />
Questo liquido si chiama ultrafiltrato glomerulare o preurina. Ogni giorno si formano<br />
160-180 litri di preurina. Il 99% della preurina verrà riassorbito lungo il tubulo renale.<br />
La preurina è formata da acqua, ioni, glucosio, vitamine, amino acidi, e piccolissime<br />
quantità di proteine a basso peso molecolare. Sole molecole con un diametro < 7 nm<br />
passano nella preurina.<br />
Ultrafiltrazione<br />
IL FILTRO RENALE E’ COSTITUITO DA TRE STRATI:<br />
1. ENDOTELIO FENESTRATO DEI CAPILLARI GLOMERULARI<br />
2. MEMBRANA BASALE (IN COMUNE FRA ENDOTELIO E PODOCITI)<br />
O LAMINA DENSA<br />
3. FESSURE DI FILTRAZIONE DEI PODOCITI
È costituito da:<br />
1. TUBULO CONTORTO PROSSIMALE (CORTICALE)<br />
2. ANSA DI HENLE (MIDOLLARE)<br />
3. TUBULO CONTORTO DISTALE (CORTICALE)<br />
Tramite il tratto reuniente, il tubulo renale si continua con i<br />
canali (dotti) collettori. A loro volta i canali collettori si versano<br />
nei condotti papilliferi che si aprono nei fori posti all’estremità<br />
delle papille renali.<br />
Tubulo renale<br />
Nel tubulo renale avvengono non solo fenomeni di<br />
riassorbimento ma anche di secrezione.
RIASSORBIMENTO NEL TUBULO RENALE<br />
TUBULO CONTORTO PROSSIMALE: H 2 0, glucosio,<br />
aminoacidi, vitamine, ioni bicarbonato, piccole proteine,<br />
(65% del totale)<br />
ANSA DI HENLE: H 2 0, Na + , Cl - (15% del totale)<br />
TUBULO DISTALE: H 2 O, Na + (riassorbimento dipendente<br />
da ormone: aldosterone )<br />
DOTTO COLLETTORE: H 2 O (riassorbimento dipendente<br />
da ormone: ADH o ormone anrtidiuretico )
L’apparato iuxtaglomerulare<br />
È formato da 3 tipi di <strong>cellule</strong>:<br />
1. CELLULE IUXTAGLOMERULARI, poste nella parete (tonaca<br />
media) dell’arteriola afferente al glomerulo. Sono dei pressocettori,<br />
ovvero sono <strong>cellule</strong> che costantemente misurano la pressione<br />
sanguigna vigente all’interno dell’arteriola afferente.
2. CELLULE DELLA MACULA DENSA, poste nell’epitelio del tubulo<br />
contorto distale, nel punto in cui tale tubulo passa vicino al<br />
corpuscolo renale di origine. Sono degli osmocettori, ovvero sono<br />
<strong>cellule</strong> che costantemente misurano la concentrazione di sodio<br />
(Na + ) vigente all’interno del tubulo contorto distale.<br />
3. CELLULE DEL MESANGIO EXTRAGLOMERULARE, poste a<br />
livello del polo vascolare del glomerulo.
Le <strong>cellule</strong> iuxtaglomerulari, quando la pressione sanguigna<br />
scende sotto certi livelli, secernono la renina, un enzima che ha<br />
come substrato l’angiotensinogeno, una proteina del plasma<br />
prodotta dal fegato (epatociti) e dal tessuto adiposo<br />
univacuolare (grasso bianco).<br />
La renina trasforma l’angiotensinogeno in angiotensina I.<br />
L’angiotensina I e’ trasformata in angiotensina II da parte di un<br />
enzima detto ACE (Angiotensin Converting Enzyme) che e’<br />
prodotto dalle <strong>cellule</strong> endoteliali dei vasi sanguigni polmonari.
L’angiotensina II ha i seguenti effetti:<br />
stimola la contrazione della muscolatura liscia delle<br />
arteriole→ aumento pressione sanguigna;<br />
stimola le ghiandole surrenali a produrre l’ormone aldosterone<br />
che fa riassorbire più Na + ed H 2 O a livello del tubulo contorto<br />
distale del nefrone→ aumento pressione sanguigna;<br />
ci fa venire sete agendo sull’ipotalamo (S.N.C.) → aumento<br />
pressione sanguigna.
Le <strong>cellule</strong> della macula densa, se rilevano che l’urina contenuta nel<br />
tubulo contorto distale ha un contenuto troppo basso in Na +<br />
(perdita col sudore), mandano un segnale alle <strong>cellule</strong><br />
iuxtaglomerulari tramite le <strong>cellule</strong> del mesangio extraglomerulare<br />
che fanno da intermediari. Le <strong>cellule</strong> iuxtaglomerulari secernono<br />
renina.
Regolazione della pressione sanguigna<br />
Le <strong>cellule</strong> del miocardio dell’atrio destro producono, in seguito ad un aumento<br />
della pressione sanguigna, un ormone detto fattore natriuretico atriale che:<br />
diminuisce la secrezione di aldosterone;<br />
stimola l’eliminazione di H 2 0 e di sodio a livello renale.<br />
Questi fenomeni portano ad un abbassamento della pressione sanguigna.
LA VESCICA URINARIA<br />
E’ un organo impari e cavo, con una<br />
capacità di 500 ml nell’uomo e di 300-350 ml<br />
nella donna. Quando è vuota è localizzata<br />
nella piccola pelvi ed ha la forma di un cono<br />
ad apice superiore o della prua di una barca.<br />
Quando è piena ha forma globosa e si<br />
espande verso l’alto nella cavità<br />
addominale.
TRIGONO VESCICALE<br />
ORIFIZI DI SBOCCO DEGLI URETERI<br />
CON SFINTERE<br />
ORIFIZIO INTERNO DELL’URETRA<br />
CON SFINTERE INTERNO (LISCIO)<br />
DELL’URETRA
Apparato genitale maschile<br />
E’ formato dagli organi genitali interni e da quelli esterni.<br />
Gli organi genitali interni comprendono i testicoli (= gonadi<br />
maschili che producono spermatozoi e ormoni androgeni),<br />
le vie spermatiche (che hanno il compito di veicolare gli<br />
spermatozoi fino all’uretra prostatica) ed una serie di<br />
ghiandole esocrine il cui secreto contribuisce, insieme agli<br />
spermatozoi, a formare il liquido spermatico.
I TESTICOLI<br />
Sono organi pieni e pari, localizzati nello<br />
scroto, una specie di borsa presente fra la<br />
radice delle cosce. I testicoli si formano<br />
all’interno della cavità addominale e poi<br />
iniziano una discesa verso lo scroto, che si<br />
completa poco prima o poco dopo la<br />
nascita.
Il testicolo è diviso in varie logge, ognuna delle quali contiene 2-4 tubuli<br />
seminiferi contorti. Ciascuno di tali tubuli ha una lunghezza di 100-120 cm<br />
ed è ripetutamente avvolto su se stesso.<br />
Gli spazi fra i tubuli seminiferi contengono le <strong>cellule</strong> interstiziali del<br />
testicolo (<strong>cellule</strong> di Leydig). Queste <strong>cellule</strong> hanno una funzione endocrina,<br />
poiché producono ormoni sessuali maschili (androgeni→testosterone).<br />
I tubuli seminiferi contorti sono rivestiti internamente da un epitelio<br />
composto, detto epitelio germinale o germinativo.<br />
Tale epitelio è composto dalle <strong>cellule</strong> germinali nei loro vari stadi maturativi<br />
e dalle <strong>cellule</strong> di Sertoli.<br />
Contenuto del testicolo
Cellule germinali nell’uomo<br />
SPERMATOGONI A (CELLULE STAMINALI)<br />
SPERMATOGONI B<br />
SPERMATOCITI I ORDINE<br />
SPERMATOCITI II ORDINE<br />
SPERMATIDI<br />
SPERMATOZOI
Funzioni delle <strong>cellule</strong> di Sertoli<br />
1. Mantenimento della barriera emato-testicolare (concetto<br />
simile alla barriera emato-encefalica), che permette di avere<br />
all’interno dei tubuli seminiferi contorti un’elevata<br />
concentrazione di androgeni, di potassio e di aminoacidi.<br />
2. Supporto alla maturazione delle <strong>cellule</strong> germinali<br />
3. Produzione e secrezione di una proteina legante gli<br />
androgeni, che aumenta la concentrazione di androgeni<br />
all’interno dei tubuli seminiferi, stimolando la spermatogenesi.
Vie spermatiche<br />
TUBULI SEMINIFERI RETTI<br />
↓<br />
RETE TESTIS<br />
↓<br />
CONDOTTINI EFFERENTI<br />
↓<br />
CANALE DELL’EPIDIDIMO<br />
↓<br />
DOTTO DEFERENTE<br />
↓<br />
DOTTO EIACULATORE<br />
↓<br />
URETRA PROSTATICA<br />
VESCICHETTA SEMINALE<br />
PROSTATA
Ghiandole annesse alle vie spermatiche<br />
Vescichette seminali: costituite da un dotto che si ripiega su se stesso<br />
più volte dotato di diverticoli ampollari.<br />
Secernono una sostanza vischiosa, gialllastra,<br />
leggermente alcalina, ricca di proteine, fruttosio,<br />
sorbitolo, acido citrico e prostaglandine.<br />
Il secreto costituisce il 60% del liquido seminale.<br />
Prostata: organo ghiandolare costituito da 30-50 ghiandole<br />
otricolari, tubulo che mostra dilatazioni irregolari.<br />
Secerne un liquido lattescente leggermente<br />
acido, ricco di enzimi (fibrinolisina, fosfatasi<br />
acida, proteasi, amilasi, ecc.),<br />
prostaglandine, spermina, spermidina, ecc.<br />
Il secreto costituisce il 30% del liquido seminale.
Gh. Bulbo-uretrali: sono tubulo-alveolari composte.<br />
Secernono glicoproteine neutre con funzione<br />
lubrificante.<br />
Il secreto costituisce il 5% del liquido seminale.
Apparato genitale femminile<br />
È formato dai genitali esterni e dai genitali interni.<br />
I genitali interni comprendono:<br />
OVAIE [gonadi femminili, ovvero gli organi che<br />
producono i gameti (<strong>cellule</strong> uovo o oociti) e gli ormoni<br />
sessuali femminili (estrogeni e progesterone)]<br />
TUBE UTERINE<br />
UTERO<br />
VAGINA
Le ovaie sono organi pari e parenchimatosi localizzati sulla<br />
parete laterale della piccola pelvi. Hanno la forma e le<br />
dimensioni di una piccola mandorla. La superficie delle ovaie e’<br />
liscia prima della pubertà, mentre dopo la pubertà si presenta<br />
irregolare, con presenza di cicatrici.<br />
Nell’ovaie troviamo una zona midollare (interna) ed una<br />
corticale (esterna).<br />
Ovaie<br />
I follicoli ovarici (oofori) sono localizzati nella corticale.
Alla nascita sono presenti circa 1 milione di follicoli<br />
primordiali (primitivi) costituiti da una cellula uovo (oocita)<br />
circondata da un singolo strato di <strong>cellule</strong> epiteliali appiattite.<br />
Fino alla pubertà i follicoli primordiali non maturano, anzi una<br />
notevole quantità di essi degenera e scompare.<br />
Alla pubertà, per ogni ciclo della donna, un certo numero di<br />
follicoli (25-30) inizia un processo maturativo organizzato in<br />
vari stadi. Tuttavia, di solito, un solo follicolo arriva alla<br />
maturazione finale, mentre gli altri degenerano prima. Così in<br />
ogni ciclo la donna produce di solito una sola cellula uovo.
GLI STADI MATURATIVI DEL FOLLICOLO<br />
OOFORO SONO:<br />
-FOLLICOLO PRIMORDIALE o PRIMITIVO<br />
-FOLLICOLO PRIMARIO<br />
-FOLLICOLO SECONDARIO<br />
-FOLLICOLO VESCICOLOSO/MATURO
Follicoli oofori (ovarici)<br />
FOLLICOLI PRIMORDIALI: sono formati da un singolo strato di<br />
<strong>cellule</strong> follicolari appiattite che circondano una cellula uovo<br />
(ovocito) bloccato nella profase della I divisione meiotica.<br />
FOLLICOLI PRIMARI: le <strong>cellule</strong> follicolari diventano isoprismatiche<br />
e l’ovocito aumenta di volume.<br />
FOLLICOLI SECONDARI: le <strong>cellule</strong> follicolari proliferano e si<br />
dispongono in più strati. Producono e secernono un liquido che si<br />
accumula all’interno del follicolo. All’esterno della membrana basale<br />
che circonda il follicolo compaiono degli strati concentrici di <strong>cellule</strong><br />
che formano la teca esterna e la teca interna.
FOLLICOLI VESCICOLOSI/MATURO: è aumentata la quantità di liquido<br />
che forma una specie di cavità all’interno del follicolo. Le <strong>cellule</strong><br />
follicolari che rivestono la cavità del follicolo e circondano l’ovocito<br />
prendono il nome di <strong>cellule</strong> della granulosa. L’ovocita completa la I<br />
divisione meiotica. Le <strong>cellule</strong> della teca interna cominciano a produrre<br />
estrogeni.<br />
Il diametro raggiunge i 15 mm e sporge dalla superficie dell’ovaio. Il<br />
follicolo scoppia ed espelle l’ovocito circondato dalle <strong>cellule</strong> della<br />
corona radiata.
Il corpo luteo<br />
Il corpo luteo deriva dalla trasformazione che subisce un follicolo<br />
maturo dopo l’ovulazione. Dopo l’ovulazione la cavità del follicolo si<br />
riempie di un coagulo di sangue. Il coagulo e’ invaso da fibroblasti e<br />
da piccoli vasi sanguigni che provengono dalle teche. Le <strong>cellule</strong><br />
follicolari rimaste proliferano e si trasformano in <strong>cellule</strong> luteiniche che<br />
producono progesterone (ormone sessuale femminile). Le <strong>cellule</strong> della<br />
teca interna continuano a produrre estrogeni. Il corpo luteo ha un<br />
colore giallastro, da cui il suo nome.
Se l’ovocita ovulato non viene fecondato, il corpo luteo rimane attivo<br />
per 12 giorni (corpo luteo mestruale). Se invece l’ovocito viene<br />
fecondato, il corpo luteo rimane attivo per 3-4 mesi (corpo luteo<br />
gravidico).<br />
Alla fine del periodo di attività, il corpo luteo (mestruale o gravidico) si<br />
trasforma in una specie di cicatrice fibrosa.<br />
L’insieme delle trasformazioni a cui è soggetto il follicolo ooforo<br />
prende il nome di ciclo ovarico e dura in media 28 giorni.
L’utero è l’organo della gestazione, ovvero l’organo in cui si<br />
sviluppa l’embrione e si accresce il feto. Al momento del<br />
parto la muscolatura liscia dell’utero si contrae per espellere il<br />
feto.<br />
E’ un organo impari e cavo. Quando non è gravidoi è situato<br />
nella piccola pelvi, quando è gravido si espande nella cavità<br />
addominale. È formato da un corpo (superiore) e da un collo<br />
(inferiore) separati in superficie da un istmo. La parte superiore<br />
del corpo e’ detta fondo.<br />
Utero
All’interno del corpo troviamo la cavità del corpo dell’utero, in<br />
cui sboccano le tube uterine.<br />
All’interno del collo troviamo il canale cervicale.<br />
Superiormente questo canale si continua con la cavità del<br />
corpo dell’utero mentre inferiormente, tramite l’orifizio uterino<br />
esterno, comunica con la vagina.<br />
Parte del collo dell’utero sporge dentro la cavità della vagina<br />
(porzione intravaginale del collo dell’utero).
Strati della parete uterina<br />
TONACA MUCOSA = ENDOMETRIO<br />
TONACA MUSCOLARE = MIOMETRIO<br />
TONACA AVVENTIZIA O SIEROSA = PERIMETRIO
L’endometrio è la tonaca mucosa dell’utero. È costituito da un<br />
epitelio di rivestimento e da una lamina propria.<br />
L’epitelio di rivestimento è di tipo batiprismatico semplice.<br />
Nella lamina propria, costituita da tessuto connettivo lasso,<br />
sono presenti molte ghiandole esocrine di tipo tubulare<br />
semplice.<br />
Endometrio
L’epitelio di rivestimento e gli strati più superficiali della lamina<br />
propria formano la zona funzionale dell’endometrio, mentre gli<br />
strati più profondi della lamina propria formano la zona basale<br />
dell’endometrio.<br />
ZONA FUNZIONALE: EPITELIO DI RIVESTIMENTO +<br />
STRATI PIÙ SUPERFICIALI DELLA LAMINA PROPRIA.<br />
ZONA BASALE: STRATI PIÙ PROFONDI DELLA LAMINA<br />
PROPRIA.
Ciclo uterino (mestruale)<br />
Fase mestruale: ha una durata di 1-5 giorni. La zona funzionale<br />
dell’endometrio viene completamente distrutta perché le arterie spirali si<br />
chiudono e poi si rompono (↓↓↓ progesterone).<br />
Fase rigenerativa: ha una durata di 2-3 giorni. Le <strong>cellule</strong> rimaste nella zona<br />
basale dell’endometrio cominciano a moltiplicarsi (↑ estrogeni).<br />
Fase proliferativa: ha una durata di 7-8 giorni. Si ha una completa<br />
riformazione delle ghiandole, delle arteriole e dell’epitelio. Le ghiandole<br />
dell’endometrio cominciano a secernere (↑↑↑↑ estrogeni).<br />
Fase secretiva: ha una durata di 12-14 giorni. Le ghiandole si dilatano ed<br />
aumentano la loro secrezione. Le arteriole si allungano e divengono più<br />
tortuose (↑↑↑ estrogeni ↑↑↑↑ progesterone)
Apparato endocrino<br />
Esso e’ costituito da ghiandole vere e proprie (es. Tiroide) o da <strong>cellule</strong><br />
isolate (<strong>cellule</strong> endocrine della mucosa del duodeno → CCK) o da<br />
gruppi di <strong>cellule</strong> (isole pancreatiche di Langerhans) sparse in vari<br />
organi, che producono ormoni. Possiamo considerare gli ormoni dei<br />
messaggeri chimici che regolano numerose funzioni del nostro corpo.<br />
Nella maggior parte dei casi gli ormoni agiscono a distanza e sono<br />
trasportati agli organi bersaglio dalla corrente sanguigna.<br />
Alle volte però gli ormoni possono agire sulle stesse <strong>cellule</strong> che li hanno<br />
prodotti (autocrinia) o su <strong>cellule</strong> circostanti (paracrinia, esempio delle<br />
<strong>cellule</strong> delta delle isole pancreatiche, che producono l’ormone<br />
somatostatina che agisce sulle <strong>cellule</strong> alfa e beta).
Tireociti: sono le <strong>cellule</strong> che rivestono internamente i<br />
follicoli e producono la colloide, materiale che riempie i<br />
follicoli.<br />
Cellule della tiroide<br />
Cellule parafollicolari (<strong>cellule</strong> C): sono localizzate o fra i<br />
tireociti e la membrana basale, oppure fra un follicolo e<br />
l’altro. Producono la tireocalcitonina.
TETRA-IODO-TIRONINA<br />
(TIROXINA)<br />
TRI-IODO-TIRONINA<br />
CALCITONINA<br />
Ormoni della tiroide<br />
Ormoni tiroidei<br />
prodotti dalle <strong>cellule</strong><br />
follicolari (tireociti)<br />
Prodotta dalle <strong>cellule</strong><br />
parafollicolari
Produzione di tiroxina e tri-iodo-tironina<br />
1. I tireociti sintetizzano una proteina, la TIREOGLOBULINA,<br />
che va a depositarsi nel lume del follicolo, formando la<br />
colloide.<br />
2. Nel sangue circola I - che viene captato dai tireociti. Tramite<br />
un enzima lo I - viene ossidato a I 2 che andrà a depositarsi<br />
nel lume del follicolo. La tireoglobulina è molto ricca di<br />
tirosina, un amminoacido. Ogni molecola di tirosina può<br />
legare 1 o 2 atomi di iodio.
Ormoni delle ghiandole surrenali<br />
CORTICALE:<br />
ZONA GLOMERURALE → MINERALCORTICOIDI<br />
(ALDOSTERONE)<br />
ZONA FASCICOLATA → GLICOCORTICOIDI<br />
(CORTISOLO)<br />
ZONA RETICOLARE → ORMONI STEROIDI<br />
ANABOLIZZANTI (DEIDROEPIANDROSTERONE, DHEA)<br />
MIDOLLARE:<br />
CATECOLAMINE (ADRENALINA; NORADRENALINA).
EFFETTI DELL’ALDOSTERONE:<br />
↑ RIASSORBIMENTO H 2 O E Na + A LIVELLO DEL<br />
TUBULO CONTORTO DISTALE DEL NEFRONE.<br />
EFFETTI DEI GLICOCORTICOIDI:<br />
↑ GLICEMIA<br />
↑ UTILIZZO DEI GRASSI<br />
↓ SISTEMA IMMUNITARIO<br />
↓ SENSAZIONE DI FATICA
E’ costituito dalla cute (o pelle) e dagli annessi cutanei (follicoli<br />
piliferi, peli, capelli, unghie, ghiandole sebacee e sudoripare).<br />
FUNZIONI DELLA CUTE:<br />
Protegge da danni meccanici, chimici, fisici (calore, freddo,<br />
radiazioni)<br />
Partecipa alla regolazione della temperatura corporea<br />
Previene la disidratazione del ns. organismo<br />
Protegge dalla penetrazione di microorganismi<br />
Elimina prodotti di rifiuto del ns. metabolismo<br />
Produce vitamina D3<br />
Apparato tegumentario<br />
È un importante organo di senso
Essa ha uno spessore variabile da 0,5 mm (palpebre) fino a 4<br />
mm (pianta dei piedi). La sua estensione e’ in media pari a 1,5-2<br />
m 2 .<br />
La pelle è costituita da un epitelio di rivestimento<br />
pavimentoso composto cheratinizzato (epidermide) al di<br />
sotto del quale e’ presente uno strato di T. connettivo denso a<br />
fasci intrecciati detto derma.<br />
La pelle<br />
In profondità rispetto al derma troviamo poi il sottocutaneo, cioè<br />
del T. connettivo lasso più o meno ricco (a seconda delle zone<br />
e degli individui) di <strong>cellule</strong> adipose.
L’EPIDERMIDE E’ COMPOSTA DA VARI TIPI DI<br />
CELLULE:<br />
1. CHERATINOCITI, più numerosi, (→CHERATINE)<br />
2. MELANOCITI (→MELANINA, PIGMENTO SCURO)<br />
3. CELLULE DI LANGERHANS (→FAGOCITOSI)<br />
4. CELLULE DI MERKEL (→PERCEZIONE SENSITIVA)
L’EPIDERMIDE PRESENTA 5 STRATI, DALLA<br />
PROFONDITA’ IN SUPERFICIE:<br />
1. BASALE O GERMINATIVO<br />
2. SPINOSO<br />
3. GRANULOSO (→GRANULI DI CHERATOIALINA)<br />
4. LUCIDO<br />
5. CORNEO
Le ghiandole sebacee sono ghiandole alveolari<br />
ramificate o composte a secrezione olocrina.<br />
Esse sono per lo più annesse ai follicoli piliferi in quanto<br />
che il loro dotto escretore sbocca in un follicolo pilifero.<br />
In alcune zone della cute però, ve ne sono con uno<br />
sbocco indipendente.<br />
Ghiandole sebacee
Il sebo e’ un impasto di <strong>cellule</strong> morte e lipidi.<br />
Ha un’azione lubrificante per l’epidermide e la<br />
protegge dall’umidità e dall’essiccamento.<br />
Contribuisce alla formazione del film idrolipidico<br />
cutaneo, una sottile pellicola protettiva che, per il suo<br />
pH lievemente acido (4.2-5.6, più alto nelle donne), ha<br />
azione antibatterica.
Caratteristiche e composizione del sebo *<br />
Cere<br />
insaturi<br />
saturi<br />
Trigliceridi<br />
Esteri del colesterolo<br />
Steroidi<br />
colesterolo libero<br />
colesterolo legato<br />
altri steroidi<br />
Squalene (idrocarburo insaturo)<br />
Paraffine<br />
Componenti lipidiche<br />
Acidi grassi liberi<br />
Quantità (%)<br />
15<br />
15<br />
32,5<br />
15<br />
2,5<br />
2,5<br />
2,5<br />
2,5<br />
7,5<br />
* Miscela di lipidi, detriti cellulari e residui di cheratina a pH 3-4.
Seconda parte
Il sistema nervoso è un insieme di formazioni in stretta continuità<br />
anatomica e funzionale l’una con l’altra, che servono alla percezione e<br />
al riconoscimento di stimoli provenienti sia dall’ambiente esterno che<br />
dall’interno del nostro organismo, ed all’elaborazione di una risposta<br />
appropriata a tali stimoli. Le risposte possono essere volontarie od<br />
involontarie. Le risposte volontarie sono rappresentate da movimenti<br />
dei muscoli scheletrici oppure consistono in processi molto più<br />
complessi, come la memoria, l’immaginazione, il giudizio, il pensiero<br />
creativo, le emozioni.<br />
Il sistema nervoso<br />
Le risposte involontarie (indicate come risposte riflesse) consistono<br />
soprattutto nella contrazione o nel rilassamento della muscolatura
liscia dei visceri, nella secrezione ghiandolare, nel rallentamento o<br />
nell’accelerazione del ritmo cardiaco. Va tuttavia rilevato che vi sono<br />
risposte riflesse che portano contrazione (ovviamente involontaria) di<br />
muscoli scheletrici.<br />
Il fine ultimo di tutte le risposte è far sì che il nostro<br />
sistema si trovi sempre nelle migliori condizioni funzionali.<br />
Gli stimoli vengono rilevati mediante il Sistema Nervoso Periferico,<br />
che li invia poi al Sistema Nervoso Centrale. Questo li riconosce, li<br />
elabora e provvede a selezionare le risposte adeguate.<br />
Tali risposte vengono poi inviate in periferia (a muscoli, ghiandole, etc.)<br />
nuovamente tramite il Sistema Nervoso Periferico.
Il SISTEMA NERVOSO viene diviso in un SISTEMA<br />
NERVOSO SOMATICO (o della vita di relazione) e in un<br />
SISTEMA NERVOSO VISCERALE (o autonomo).<br />
Il sistema nervoso somatico controlla i muscoli scheletrici striati<br />
e tramite esso noi camminiamo, parliamo, scriviamo, disegniamo.<br />
Inoltre esso ci permette di riflettere, programmare, memorizzare,<br />
provare emozioni e sentimenti, etc….<br />
Il sistema nervoso viscerale controlla invece funzioni non<br />
dipendenti dalla volontà, quali la contrazione della muscolatura<br />
liscia del tubo gastro-enterico, delle vie urinarie e delle vie<br />
respiratorie, la secrezione ghiandolare, la frequenza cardiaca, il<br />
calibro dei vasi, etc….
Tuttavia i due sistemi non si possono considerare totalmente<br />
separati ed esistono aree dell’encefalo dove essi si integrano<br />
per esempio le manifestazioni viscerali associate alle emozioni<br />
(sistema limbico; aspetti sensitivi del sistema viscerale).<br />
Il SISTEMA NERVOSO VISCERALE viene diviso in una<br />
branca PARASIMPATICA ed in una SIMPATICA, ognuna delle<br />
quali comprende centri nervosi (localizzati nel S.N.C.) e gangli<br />
e nervi (che appartengono al S.N.P.).
SISTEMA NERVOSO<br />
DELLA VITA DI<br />
RELAZIONE (O<br />
SOMATICO)<br />
SISTEMA NERVOSO<br />
VISCERALE (O<br />
AUTONOMO O<br />
VEGETATIVO)<br />
SIST. NERV. CENTRALE<br />
SIST. NERV. PERIFERICO<br />
SIST. NERV. CENTRALE<br />
SIST. NERV. PERIFERICO
Il SISTEMA NERVOSO CENTRALE è composto dal<br />
MIDOLLO SPINALE (contenuto all’interno del canale<br />
vertebrale) e dall’ENCEFALO (contenuto all’interno della<br />
scatola cranica). L‘encefalo ed il midollo spinale si<br />
continuano l’uno con l’altro a livello del GRANDE FORAME<br />
OCCIPITALE.
Il SISTEMA NERVOSO PERIFERICO è costituito da:<br />
FIBRE NERVOSE (ovvero assoni) nati o da<br />
motoneuroni somatici o viscerali delle corna anteriori<br />
del midollo spinale (fibre efferenti) o da protoneuroni<br />
sensitivi somatici o viscerali dei gangli encefalici e<br />
spinali (fibre afferenti).<br />
PROTONEURONI SENSITIVI DEI GANGLI<br />
ENCEFALICI E SPINALI.<br />
STRUTTURE (dette recettori) che servono per la<br />
captazione degli stimoli, presenti sia a livello somatico<br />
che viscerale.
SISTEMA NERVOSO CENTRALE<br />
CENTRI ASSIALI:<br />
MIDOLLO SPINALE<br />
TRONCO ENCEFALICO<br />
BULBO<br />
PONTE<br />
MESENCEFALO<br />
CENTRI SOPRAASSIALI:<br />
CERVELLETTO<br />
DIENCEFALO<br />
TELECENFALO (EMISFERI CEREBRALI)
Il neurone e le catene neuronali<br />
L’unità anatomo-funzionale di base del sistema nervoso è il neurone, ovvero<br />
una cellula che possiede le seguenti caratteristiche peculiari:<br />
eccitabilità<br />
conducibilità<br />
trasmissibilità<br />
memorizzazione<br />
Nel sistema nervoso dell’uomo sono presenti circa 100 x 10 9 neuroni che si<br />
organizzano a formare catene neuronali.<br />
La più semplice catena neuronale è formata da 2 neuroni:<br />
a) un neurone sensitivo primario (o protoneurone sensitivo), localizzato nel<br />
sistema nervoso periferico (per lo più in un ganglio spinale o di un nervo<br />
cranico) che raccoglie informazioni sensitive o sensoriali provenienti dalla
periferia (cute, ossa, muscoli, tendini, articolazioni, mucose) tramite il<br />
sistema nervoso periferico;<br />
b) un neurone effettore (o motoneurone di tipo somatico o viscerale)<br />
localizzato nel sistema nervoso centrale (midollo spinale o tronco<br />
encefalico) che invia il suo assone, tramite il sistema nervoso periferico,<br />
ad innervare muscoli scheletrici, muscoli lisci, ghiandole esocrine, il<br />
sistema di conduzione del cuore, etc.<br />
Queste catene bineuronali sono alla base di sole risposte riflesse. Tuttavia,<br />
vi sono anche catene con più di 2 neuroni (in cui fra il neurone sensitivo e<br />
quello effettore si interpongono uno o più interneuroni) che danno origine<br />
sempre a risposte riflesse.
Esistono poi catene polineuronali (con decine, centinaia e migliaia di neuroni<br />
collegati) che portano le informazioni a livelli superiori del S.N.C. (centri<br />
sopraassiali, come diencefalo e telencefalo). Qui le informazioni subiscono<br />
complessi processi di elaborazione e di integrazione, alla fine dei quali i<br />
centri soprassiali elaborano una risposta ottimale che potrà essere di tipo<br />
motorio, ma che potrà anche consistere in quelle funzioni superiori che sono<br />
proprie della specie umana (apprendimento, memorizzazione, pensiero<br />
creativo, pianificazione del futuro, emozioni).<br />
Un aspetto che va rilevato è il seguente: il messaggio che viaggia lungo una<br />
catena polineuronale viene continuamente modificato ad ogni stazione<br />
nervosa che esso attraversa. Pertanto il segnale che esce da tale catena è<br />
diverso, per vari aspetti, da quello che era entrato. Infatti, ogni stazione può<br />
aggiungere o togliere qualcosa al segnale.
Sensibilità speciale<br />
Per sensibilità speciale (detta anche sensoriale) si<br />
devono intendere i seguenti sensi:<br />
vista<br />
udito<br />
gusto<br />
olfatto<br />
equilibrio
SENSIBILITÀ<br />
SOMATICA<br />
SENSIBILITÀ<br />
VISCERALE<br />
Sensibilità generale<br />
ESTEROCETTIVA<br />
PROPRIOCETTIVA<br />
ENTEROCETTIVA<br />
TATTILE<br />
VIBRATORIA<br />
PRESSORIA<br />
EPICRITICA<br />
PROTOPATICA<br />
TERMICA<br />
DOLORIFICA<br />
COSCIENTE O<br />
INCOSCIENTE<br />
MECCANOCETTORI<br />
TERMOCETTORI<br />
NOCICETTORI<br />
PROPRIOCETTORI<br />
ENTEROCETTORI
DURA MADRE<br />
ARACNOIDE<br />
SPAZIO SUBARACNOIDEO → LIQUIDO<br />
CEFALO-RACHIDIANO<br />
PIA MADRE<br />
Le meningi
Neuroni della sostanza grigia del<br />
I NEURONI DELLA SOSTANZA GRIGIA SI POSSONO<br />
SUDDIVIDERE IN:<br />
midollo spinale<br />
a neuroni radicolari (motoneuroni somatici o viscerali), i cui<br />
assoni escono dal midollo spinale con le radicole anteriori;<br />
b neuroni funicolari, i cui assoni entrano nella sostanza bianca<br />
del midolo spinale, raggiungendo così mielomeri più alti o più<br />
bassi rispetto a quello di origine, oppure centri nervosi<br />
soprastanti (midollo allungato, cervelletto, talamo, etc.);
c interneuroni, ovvero le <strong>cellule</strong> con assone breve che non<br />
abbandona la sostanza grigia.<br />
Le <strong>cellule</strong> di cui ai punti a e b sono anche dette del I tipo di<br />
Golgi; quelle di cui al punto c sono dette del II tipo di Golgi.
Neuroni della sostanza grigia delle<br />
corna anteriore<br />
Sono presenti motoneuroni somatici (che innervano con i loro<br />
assoni le fibro<strong>cellule</strong> muscolari scheletriche) ed<br />
interneuroni.<br />
Neuroni della sostanza grigia delle<br />
corna laterali<br />
Sono presenti motoneuroni viscerali (che innervano con i loro<br />
assoni le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce e le <strong>cellule</strong> secernenti<br />
delle ghiandole esocrine) ed interneuroni.
Cellule della sostanza grigia del corno<br />
posteriore<br />
Qui troviamo fondamentalmente <strong>cellule</strong> funicolari (che<br />
proiettano a centri soprastanti, ad altri mielomeri del midollo<br />
spinale, od alla metà controlaterale del midollo spinale) ed<br />
interneuroni, che modulano l’attività delle <strong>cellule</strong> funicolari. Le<br />
<strong>cellule</strong> funicolari ricevono impulsi dai proteneuroni sensitivi,<br />
oppure da neuroni di centri soprassiali (con funzione<br />
modulatoria) o da altre <strong>cellule</strong> funicolari.
CONCETTO DI NUCLEO NEL SISTEMA<br />
NERVOSO CENTRALE<br />
Si definisce nucleo un raggruppamento di neuroni, posto<br />
all’interno del Sistema Nervoso Centrale, che svolgono<br />
funzioni in comune.<br />
Per ganglio deve invece intendersi un raggruppamento di<br />
neuroni posti al di fuori del Sistema Nervoso Centrale<br />
(gangli spinali, gangli dei nervi cranici, gangli del Sistema<br />
Nervoso Viscerale).
Corna del midollo spinale<br />
Il corno anteriore è motore somatico perché contiene i<br />
motoneuroni motori somatici (neuroni effettori somatici).<br />
Il corno laterale è motore viscerale perché contiene i<br />
motoneuroni viscerali (neuroni effettori viscerali).<br />
Il corno posteriore è sensitivo somatico perché contiene i<br />
neuroni sensitivi somatici di secondo ordine.
Fasci della sostanza bianca del<br />
midollo spinale<br />
CORDONE POSTERIORE:<br />
FASCIO GRACILE (A.)<br />
FASCIO CUNEATO (A.)<br />
CORDONE LATERALE:<br />
SPINO-CEREBELLARE DORSALE (A.)<br />
SPINO-CEREBELLARE VENTRALE (A.)<br />
SPINO-TALAMICO LATERALE (A.)<br />
CORTICO-SPINALE LATERALE (D.)<br />
RETICOLO-SPINALE LATERALE (D.)
CORDONE ANTERIORE:<br />
SPINO-TALAMICO ANTERIORE (A.)<br />
CORTICO-SPINALE ANTERIORE (D.)<br />
RETICOLO-SPINALE ANTERIORE (D.)<br />
VESTIBOLO-SPINALE (D.)<br />
NOTA BENE: (A.)= ASCENDENTE; (D.): DISCENDENTE
Il tronco encefalico (tronco cerebrale)<br />
Il tronco encefalico è una parte dell’encefalo ed è<br />
costituito (dal basso verso l’alto) da:<br />
MIDOLLO ALLUNGATO (BULBO)<br />
PONTE<br />
MESENCEFALO<br />
Il limite fra il midollo spinale e midollo allungato è a<br />
livello del contorno del grande foro occipitale.
IL PONTE<br />
È costituito da una parte anteriore (parte basilare) e da<br />
una posteriore (tegmento).<br />
IL MESENCEFALO<br />
È costituito da una parte antero-laterale (peduncolo<br />
cerebrale, pari) e da una parte posteriore (lamina<br />
quadrigemina, impari).<br />
A sua volta il peduncolo cerebrale è formato da un :<br />
piede, anteriormente (sostanza bianca)<br />
tegmento, posteriormente (sostanza bianca/grigia)
Organizzazione strutturale del tronco<br />
Nel tronco encefalico troviamo sostanza bianca (fasci<br />
di fibre ascendenti e discendenti) e nuclei di<br />
sostanza grigia.<br />
encefalico<br />
I nuclei di sostanza grigia si possono suddividere in:<br />
NUCLEI PROPRI DEL TRONCO ENCEFALICO<br />
NUCLEI DEI NERVI CRANICI
Organizzazione interna del midollo allungato<br />
Possiamo schematicamente dividere il midollo allungato in tre livelli:<br />
livello basso (DECUSSAZIONE DELLE PIRAMIDI): qui<br />
l’organizzazione è fondamentalmente ancora quella del midollo<br />
spinale, quindi con la sostanza grigia posta al centro e la sostanza<br />
bianca posta in periferia;<br />
livello intermedio (INCROCIAMENTO DEI LEMNISCHI): la<br />
sostanza grigia comincia a spostarsi verso l’indietro, ma costituisce<br />
ancora una massa unica;<br />
livello alto (NUCLEO OLIVARE INFERIORE) la sostanza grigia<br />
non costituisce più una massa unica, ma è frammentata in tanti<br />
nuclei di sostanza grigia separati da fasci di sostanza bianca.
All’esterno il mesencefalo è formato antero-lateralmente dai 2<br />
peduncoli cerebrali che divergono verso l’alto formando una<br />
specie di lettera V e si dirigono nel diencefalo. Posteriormente<br />
troviamo invece la lamina quadrigemina, formata da due coppie<br />
di tubercoli quadrigemini (superiori ed inferiori) separati del<br />
solco crociato.<br />
Il mesencefalo<br />
All’interno ogni peduncolo cerebrale è separabile in:<br />
PIEDE DEL PEDUNCOLO, costituito solo da sostanza bianca<br />
(fasci cortico-pontini e cortico-spinali, ovvero fibre<br />
discendenti)
Il ponte può essere suddiviso in una parte anteriore detta parte basilare<br />
ed una parte posteriore detta tegmento del ponte. Il confine fra queste<br />
due parti è rappresentato dai lemnischi mediali (fibre dirette al talamo ed<br />
originate dai nuclei gracile e cuneato del bulbo).<br />
La parte anteriore contiene i nuclei basilari del ponte che ricevono<br />
fibre da neuroni della corteccia cerebrale (fibre cortico-pontine) ed<br />
inviano i loro assoni al cervelletto (fibre ponto-cerebellari). Nella<br />
parte anteriore troviamo anche le fibre cortico-spinali (discendenti).<br />
La parte posteriore contiene nuclei dei nervi cranici e fasci di fibre<br />
ascendenti (ad esempio i lemnischi mediali ed i fasci spino-<br />
talamici).<br />
Il ponte (organizzazione interna)
TEGMENTO O TETTO DEL PEDUNCOLO, costituito da nuclei di<br />
sostanza grigia (ad esempio: nuclei propri del mesencefalo →<br />
nucleo rosso; nuclei dei nervi cranici → nucleo del nervo<br />
oculomotore) e da fasci di sostanza bianca (ad i lemnischi mediali<br />
ed i fasci spino-talamici). Nel tetto troviamo anche l’acquedotto<br />
mesencefalico che collega il IV con il III ventricolo. Attorno<br />
all’acquedotto mesencefalico c’è della sostanza grigia (sostanza<br />
grigia periacqueduttale).<br />
Il confine tra piede e tetto del peduncolo è formato dalla sostanza<br />
nera, un nucleo di sostanza grigia i cui neuroni producono un<br />
pigmento simile alla melanina, donde il colorito nerastro.<br />
La lamina quadrigemina ha una struttura molto complessa con<br />
sostanza grigia e sostanza bianca.
Sostanza reticolare del tronco encefalico<br />
È formata da neuroni con dendriti molto arborizzati e lunghi.<br />
Questi neuroni formano dei nuclei di sostanza grigia che però<br />
sono meno delineati degli altri nuclei di sostanza grigia che<br />
troviamo nel tronco encefalico (ad esempio dei nuclei dei nervi<br />
cranici).<br />
I neuroni della sostanza reticolare ricevono assoni da molte<br />
altre parti del sistema nervoso centrale (cervelletto, corteccia<br />
cerebrale, diencefalo, etc.). Inoltre questi neuroni inviano i loro<br />
assoni al midollo spinale (fasci reticolo-spinali), al cervelletto<br />
(fasci reticolo-cerebellari), etc.
I neuroni della sostanza reticolare svolgono importanti<br />
funzioni dal punto di vista motorio (sia somatico che<br />
viscerale) e sensitivo (trasmissione dei segnali<br />
dolorifici, ad esempio).<br />
Inoltre alcuni nuclei della sostanza reticolare<br />
regolano la pressione sanguigna, la frequenza<br />
cardiaca e respiratoria.
Parti del cervelletto<br />
ARCHICEREBELLO: è la parte filogeneticamente più<br />
antica, presente anche nei rettili e negli anfibi<br />
PALEOCEREBELLO: è comparsa successivamente<br />
NEOCEREBELLO: è la parte più recente, sviluppata<br />
soprattutto nei primati e nell’uomo.
Sono le connessioni fra il cervelletto e le 3 parti del tronco<br />
encefalico.<br />
Ogni peduncolo è formato da fascidifibreche possono essere<br />
afferenti (che vanno al cervelletto) oppure efferenti (che<br />
provengono dal cervelletto).<br />
I peduncoli cerebellari inferiori collegano il cervelletto<br />
con il bulbo.<br />
I peduncoli cerebellari medi collegano il cervelletto al<br />
ponte.<br />
I peduncoli cerebellari
I peduncoli cerebellari superiori collegano il<br />
cervelletto al mesencefalo.<br />
I fasci di fibre che compongono i peduncoli cerebellari<br />
entrano (fibre afferenti) o escono (fibre efferenti) a<br />
livello dell’ilo del cervelletto che si trova sulla sua faccia<br />
anteriore, ovvero quella rivolta verso il tronco encefalico.
Struttura del cervelletto<br />
Nel cervelletto la sostanza grigia è localizzata in superficie<br />
(corteccia cerebellare) mentre all’interno troviamo la sostanza<br />
bianca. Tuttavia, nell’ambito della sostanza bianca, si trovano<br />
dei nuclei di sostanza grigia (nuclei profondi del cervelletto).<br />
La corteccia cerebellare è organizzata in tre strati che<br />
procedendo dalla superficie verso la profondità sono:<br />
STRATO MOLECOLARE<br />
STRATO DELLE CELLULE DEL PURKINJE<br />
STRATO GRANULARE
Strati della corteccia cerebellare<br />
STRATO MOLECOLARE: è formato da interneuroni (<strong>cellule</strong><br />
stellate esterne e <strong>cellule</strong> dei canestri) e dai loro prolungamenti<br />
(assoni e dendriti), dai dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje, dalle fibre<br />
parallele (assoni dei granuli) e dalle fibre rampicanti (fibre afferenti al<br />
cervelletto, provenienti solo dal nucleo olivare inferiore del bulbo).<br />
STRATO DELLE CELLULE DI PURKINJE: è formato dai<br />
corpi delle <strong>cellule</strong> di Purkinje che sono grossi neuroni con un<br />
diametro di 60-90 µm. Ogni <strong>cellule</strong> di Purkinje possiede 1 o 2<br />
dendriti che si ramificano nello strato molecolare.
Le ramificazioni di una cellula di Purkinje sono tutte nello stesso<br />
piano. Gli assoni delle <strong>cellule</strong> di Purkinje sono le uniche fibre<br />
efferenti (che lasciano) della corteccia cerebellare. Esse vanno a fare<br />
sinapsi con i neuroni dei nuclei profondi del cervelletto.<br />
STRATO GRANULARE: è formato dai granuli (piccoli neuroni<br />
con diametro di 5-6 µm) il cui assone risale nello strato molecolare e<br />
si divide a T, formando le fibre parallele che fanno sinapsi con i<br />
dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje. Nello strato granulare troviamo<br />
anche le <strong>cellule</strong> di Golgi (o <strong>cellule</strong> stellate interne) e le fibre<br />
muscoidi (fibre afferenti al cervelletto) che fanno sinapsi con i<br />
dendriti dei granuli.
Sostanza bianca del cervelletto<br />
È formata da assoni che possono essere:<br />
originati dalle <strong>cellule</strong> di Purkinje e diretti ai neuroni dei nuclei<br />
profondi del cervelletto;<br />
originati dai neuroni dei nuclei profondi del cervelletto e dirette<br />
ad altre parti dell’encefalo (fibre efferenti del cervelletto, ad<br />
esempio cerebello-talamiche → talamo, cerebello-vestibolari →<br />
nuclei vestibolari del tronco encefalico;<br />
originati da altre parti del sistema nervoso centrale (fibre<br />
afferenti al cervelletto).
Le fibre afferenti al cervelletto possono essere di due tipi:<br />
FIBRE RAMPICANTI che provengono solo dal nucleo olivare<br />
inferiore del bulbo (omogenee per origine) e vanno a fare sinapsi con<br />
i dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje (dunque sono fibre olivo-<br />
cerebellari);<br />
FIBRE MUSCOIDI che sono eterogenee per origine (nuclei<br />
vestibolari → fibre vestibolo-cerebellari; nuclei basilari del ponte →<br />
fibre ponto-cerebellari; corna posteriori del midollo spinale → fibre<br />
spino-cerebellari).
Principali connessioni del cervelletto<br />
CONNESSIONI AFFERENTI:<br />
1. FASCIO SPINO-CEREBELLARE DORSALE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
2. FASCIO SPINO-CEREBELLARE VENTRALE (peduncolo cerebellare sup.)<br />
3. FASCIO CUNEO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
4. FASCIO SPINO-CEREBELLARE ROSTRALE (peduncolo cerebellare<br />
inf.) ???<br />
5. FASCIO RETICOLO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
6. FASCIO OLIVO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
7. FASCIO VESTIBOLO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
8. FASCIO PONTO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare medio)
CONNESSIONI EFFERENTI:<br />
1. FASCIO CEREBELLO-VESTIBOLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
2. FASCIO CEREBELLO-RETICOLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />
3. FASCIO CEREBELLO-RUBRO (peduncolo cerebellare sup.)<br />
4. FASCIO CEREBELLO-TALAMICO (peduncolo cerebellare sup.)<br />
5.FASCIO CEREBELLO-RUBRO-TALAMICO (peduncolo cerebellare<br />
sup.)<br />
Inoltre il cervelletto riceve fibre anche da: ipotalamo, tubercolo<br />
quadrigemino superiore, locus coeruleus nuclei del rafe della<br />
sostanza reticolare del tronco encefalico, nuclei del trigemino.
Il IV ventricolo<br />
È una cavità delimitata anteriormente dal tronco<br />
encefalico (pavimento del IV ventricolo, formato da<br />
midollo allungato e ponte) e posteriormente dal<br />
cervelletto (tetto del IV ventricolo, formato dalla<br />
faccia anteriore del cervelletto).<br />
Il pavimento del IV ventricolo ha la forma di un rombo<br />
ed è costituito da due triangoli uniti per la base. Il<br />
triangolo inferiore appartiene al bulbo (faccia posteriore)<br />
e si chiama triangolo bulbare, quello superiore<br />
appartiene al ponte e si chiama triangolo pontino.
Il IV ventricolo contiene liquido cefalo-rachidiano e,<br />
tramite l’acquedotto mesencefalico, comunica con il III<br />
ventricolo, una cavità contenuta all’interno del<br />
diencefalo.<br />
A livello del tetto del IV ventricolo sono presenti 3<br />
piccoli fori che permettono al liquido cefalo rachidiano<br />
di uscire nello spazio subaracnoideo che circonda<br />
l’encefalo ed il midollo spinale.
TALAMO<br />
SUBTALAMO<br />
IPOTALAMO<br />
EPITALAMO<br />
Parti del diencefalo
ORMONI EPIFISARI<br />
TRIPTOFANO SEROTONINA MELATONINA<br />
NOR-ADRENALINA<br />
Nell’animale da esperimento:<br />
azione gonadica (blocco<br />
ovulazione)<br />
ini<strong>biz</strong>ione del metabolismo dello<br />
iodio nella tiroide<br />
ini<strong>biz</strong>ione della secrezione dei<br />
corticosteroidi surrenalici<br />
liberata dalle fibre ortosimpatiche<br />
postgangliari che innervano i pinealociti<br />
Nell’uomo:<br />
Azioni della<br />
melatonina<br />
non dimostrata azione gonadica<br />
la somministrazione di melatonina<br />
induce manifestazioni di tipo<br />
sedativo: sonno
L’epifisi è un trasduttore<br />
neuroendocrino:<br />
Controllo della<br />
secrezione<br />
trasforma impulsi nervosi afferenti<br />
(nor-adrenalina) → secrezione<br />
ormonale<br />
Influiscono sulla produzione di melatonina:<br />
LUCE -(↓ liberazione di nor-adrenalina)<br />
STRESS + (↑ liberazione di nor-adrenalina e stimolazione di tutto<br />
il S.N.C.)<br />
RITMO CIRCADIANO (max secrezione di giorno, min di notte)<br />
BUIO dal ganglio cervicale superiore → fibre postgangliari che<br />
a livello dell’epifisi producono nor-adrenalina →<br />
stimolazione dell’epifisi a produrre melatonina
Struttura dell’ipotalamo<br />
L’ipotalamo e’ costituito da nuclei di sostanza grigia da cui partono<br />
(fasci efferenti) ed arrivano (fasci afferenti) fibre nervose che lo<br />
collegano con molte altre parti del sistema nervoso centrale.<br />
Fasci efferenti (esempio): l’ipotalamo invia fibre ai nuclei della sostanza<br />
reticolare del tronco encefalico ed ai motoneuroni viscerali delle corna<br />
laterali del midollo spinale. Questi collegamenti ci spiegano come<br />
l’ipotalamo possa controllare funzioni viscerali (frequenza cardiaca,<br />
pressione sanguigna, etc.)<br />
Fasci afferenti (esempio): l’ipotalamo riceve fibre che provengono dalla<br />
retina dell’occhio. In questa maniera alcuni neuroni dell’ipotalamo sono<br />
sempre informati se è giorno o notte. Così l’ipotalamo è in grado di<br />
regolare i ritmi circadiani e quelli sonno-veglia.
Funzioni dell’ipotalamo<br />
PRODUZIONE ORMONALE (nucleo sopraottico e nucleo<br />
paraventricolare):<br />
VASOPRESSINA (ormone ANTIDIURETICO o ADH) →<br />
TUBULO CONTORTO DISTALE<br />
OSSITOCINA → MIOMETRIO (PARTO)<br />
CONTROLLO DELLA SECREZIONE ORMONALE DELLA<br />
ADENOIPOFISI<br />
REGOLAZIONE DEI RITMI CIRCADIANI (nucleo<br />
soprachiasmatico)
REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA<br />
REGOLAZIONE DELLA INGESTIONE DI LIQUIDI<br />
(centro della sete)<br />
REGOLAZIONE DELL’ASSUNZIONE DI CIBO: centro della<br />
fame e della sazietà → GRELINA (fame); LEPTINA e INSULINA<br />
(sazietà)<br />
REGOLAZIONE FREQUENZA CARDIACA E PRESSIONE<br />
SANGUIGNA<br />
REGOLAZIONE RITMI SONNO-VEGLIA
Secrezione dell’ADH e dell’ossitocina<br />
Questi due ormoni sono sintetizzati da neuroni dei nuclei<br />
sopraottico e paraventricolare.<br />
Le molecole di questi ormoni sono trasportate all’interno<br />
degli assoni che nascono da questi neuroni. Gli assoni<br />
costituiscono il fascio ipotalamo-ipofisario che collega<br />
appunto l’ipotalamo con la parte posteriore della ghiandola<br />
ipofisi (= neuroipofisi).<br />
La parte terminale di questi assoni si pone in rapporto con<br />
capillari sanguigni della neuroipofisi. Gli ormoni vengono<br />
secreti a questo livello ed entrano nel circolo sanguigno.
Pertanto, ADH ed ossitocina non sono<br />
prodotti dalla neuroipofisi (che non produce<br />
nessun ormone) ma dall’ipotalamo.<br />
I due ormoni entrano in circolo a livello della<br />
neuroipofisi.
Il talamo è un grosso ammasso pari di sostanza grigia che fa<br />
parte del diencefalo. Ha una forma ovoidale con asse maggiore<br />
(circa 4-5 cm) anteroposteriore. Fra i due talami e’ compreso il III<br />
ventricolo, che è la cavità del diencefalo.<br />
Il talamo è costituito da numerosi nuclei di sostanza grigia che<br />
sono collegati a doppio binario con varie zone della corteccia<br />
cerebrale (emisferi cerebrali).<br />
I nuclei del talamo sono interposti su circuiti nervosi sia di tipo<br />
sensitivo che motorio.<br />
Il talamo
ESEMPI:<br />
CIRCUITO (via) SPINO → TALAMO → CORTICALE<br />
(SENSITIVO: sensibilità tattile protopatica, termica, dolorifica)<br />
CIRCUITO (via) DEI CORDONI POSTERIORI: FASCI<br />
GRACILE E CUNEATO → NUCLEI GRACILE E CUNEATO<br />
(LEMNISCO MEDIALE) → TALAMO → CORTECCIA<br />
CEREBRALE (SENSITIVO: sensibilità tattile epicritica,<br />
propriocettiva cosciente, pressoria, vibratoria)<br />
CIRCUITO (via) CEREBELLO → TALAMO → CORTICALE<br />
(MOTORIO)
È una ghiandola endocrina intracranica collegata all’ipotalamo<br />
tramite il peduncolo ipofisario.<br />
Ipofisi<br />
L’ipofisi e’ accolta nella sella turcica, una cavità dell’osso<br />
sfenoide, ed e’ posta al di sotto dell’ipotalamo.<br />
L’IPOFISI E’ DIVISIBILE IN DUE PARTI:<br />
IPOFISI ANTERIORE O ADENOIPOFISI<br />
IPOFISI POSTERIORE O NEUROIPOFISI
IPOFISI ANTERIORE:<br />
Internamente è costituita da nidi e cordoni di <strong>cellule</strong>, fra le quali<br />
sono presenti molti capillari sinusoidi.<br />
VECCHIA CLASSIFICAZIONE<br />
LE CELLULE DELL’IPOFISI SONO DI DUE TIPI :<br />
CELLULE CROMOFOBE (NON COLORABILI) = CELLULE CHE<br />
NON PRODUCONO ORMONI (FASE DI RIPOSO<br />
FUNZIONALE?)<br />
CELLULE CROMOFILE (COLORABILI) = CELLULE CHE<br />
PRODUCONO ORMONI
IPOFISI POSTERIORE:<br />
È costituita da <strong>cellule</strong> simili alle <strong>cellule</strong> della nevroglia (pituiciti),<br />
da capillari sinusoidi e dalla parte terminale delle fibre nervose<br />
ipotalamo-ipofisarie, nate da neuroni dei nuclei sopraottico e<br />
paraventricolare dell’ipotalamo.
Ormoni prodotti dalla parte anteriore<br />
dell’ipofisi<br />
CELLULE ACIDOFILE:<br />
ORMONE DELL’ACCRESCIMENTO O SOMATOTROPO (GH O<br />
STH): 50% DELLE CELLULE IPOFISARIE (SOMATOTROPE)<br />
PROLATTINA (LTH): 10-25% (LATTOTROPE)<br />
CELLULE BASOFILE:<br />
ADRENOCORTICOTROPO (ACTH): 10-20% (CORTICOTROPE)<br />
CELLULE CROMOFOBE:<br />
TIREOTROPO (TSH): 10%<br />
GONADOTROPINE (FSH/LH-ICSH): 10% (GONADOTROPE)<br />
CELLULE FOLLICOLO-STELLATE: NON PRODUCONO ORMONI
CONTROLLO IPOTALAMICO DELLA<br />
SECREZIONE ADENOIPOFISARIA<br />
Alcuni nuclei dell’ipotalamo (nucleo arcuato, nucleo<br />
paraventricolare) producono degli ormoni che controllano<br />
l’attività endocrina delle <strong>cellule</strong> dell’adenoipofisi<br />
-Releasing hormones (RH): sono fattori di rilascio, che<br />
stimolano la produzione di uno o più ormoni dell’adenoipofisi<br />
-Inhibiting hormones (IH): sono fattori di ini<strong>biz</strong>ione, che<br />
inibiscono la sintesi e la secrezione di ormoni dell’adenoipofisi<br />
I RH e gli IH vengono secreti nel sangue e raggiungono quindi<br />
l’ipofisi anteriore dove esercitano il loro effetto.
ESEMPI DI RH E DI IH<br />
•TRH (thyrotropin-releasing hormone)→ TSH<br />
•CRH (corticotropin releasing hormone)→ACTH<br />
•GHRH (growth hormone releasing hormone) →GH<br />
•SOMATOSTATINA (growth hormone inhibiting<br />
hormone) → GH
Nel telencefalo la sostanza grigia è localizzata all’esterno<br />
(corteccia cerebrale o pallio), mentre la sostanza bianca e’<br />
localizzata internamente (centro semiovale).<br />
Nell’ambito della sostanza bianca troviamo poi dei nuclei di<br />
sostanza grigia detti nuclei della base del telencefalo.<br />
LA SOSTANZA BIANCA DEL TELENCEFALO E’<br />
COSTITUITA DA:<br />
Struttura del telencefalo<br />
Fibre che dalla corteccia cerebrale si portano a centri<br />
nervosi sottostanti (esempi: cortico-spinali; cortico-pontine;<br />
cortico-reticolari);
fibre che dalla corteccia cerebrale si portano al talamo<br />
(cortico-talamiche) o viceversa (talamo-corticali);<br />
fibre che collegano aree diverse di uno stesso emisfero<br />
cerebrale;<br />
fibre che collegano aree dei due emisferi cerebrali.<br />
(N.B. La principale via di collegamento fra i due<br />
emisferi e’ il corpo calloso che è una specie di ponte<br />
fra i due emisferi).
Classificazione dei tipi di corteccia cerebrale<br />
ALLOCORTECCIA (10%). Ha meno di 6 strati e comprende:<br />
ARCHEOPALLIO, 3 strati (ippocampo ventrale);<br />
PALEOPALLIO, 4-5 strati (aree olfattive).<br />
ISOCORTECCIA (90%). Ha sei strati e si divide in:<br />
OMOTIPICA, gli strati sono facilmente distinguibili; è<br />
tipica delle aree associative;<br />
ETEROTIPICA, gli strati non sono facilmente<br />
distinguibili ed è ulteriormente suddivisibile in:<br />
DI TIPO GRANULARE (tipica delle aree sensitive);<br />
DI TIPO AGRANULARE (tipica delle aree motorie).
Aree della corteccia cerebrale<br />
Le aree della corteccia cerebrale sono zone che si sono specializzate<br />
nell’esecuzione di una o più funzioni.<br />
Si dividono in:<br />
AREE MOTORIE<br />
AREE SENSITIVE<br />
AREE ASSOCIATIVE (sono quelle più sviluppate nell’uomo).<br />
Le aree associative sono sede di:<br />
CAPACITÀ INTELLETTIVA E RAGIONAMENTO<br />
CAPACITÀ DI PIANIFICARE IL FUTURO<br />
CAPACITÀ DI MEMORIZZARE<br />
ABILITÀ COMUNICATIVA<br />
ABILITÀ LINGUISTICA<br />
CARATTERE E PERSONALITÀ DELL’INDIVIDUO
AREE MOTORIE<br />
Distinguiamo un’area motoria primaria ed una<br />
secondaria. L’area motoria primaria (area 4) occupa la<br />
circonvoluzione precentrale. La stimolazione elettrica di<br />
questa area causa movimenti fini prevalentemente a carico<br />
delle estremità. Da quest’area nascono molte delle fibre<br />
cortico-spinali. In quest’area è possibile riconoscere<br />
un’organizzazione somatotopica dei muscoli del nostro<br />
corpo (homunculus motorius).Tale raffigurazione è<br />
sproporzionata, in quanto i muscoli capaci di compiere<br />
movimenti molto fini (muscoli dell’avambraccio e della<br />
mano) “occupano” molto spazio a livello corticale, in<br />
quanto sono controllati da molti neuroni corticali.
AREA MOTORIA SECONDARIA<br />
L’area motoria secondaria (area 6) si trova nel<br />
lobo frontale al davanti dell’area primaria.<br />
La sua stimolazione elettrica produce movimenti<br />
grossolani a carico del tronco e degli arti.<br />
Da questa area originano parte delle fibre<br />
cortico-reticoli-spinali.
AREE SENSITIVE<br />
Anche queste si dividono in primarie e secondarie.<br />
Nelle primarie avviene la percezione cosciente degli<br />
stimoli elementari. Queste aree sono collegate con il<br />
talamo, attraverso cui passano tutte le informazioni<br />
sensitive prima di raggiungere la corteccia cerebrale.<br />
Le aree secondarie sono implicate nelle varie forme<br />
di “gnosie”, ovvero permettono il riconoscimento<br />
dello stimolo attribuendogli un significato sulla base<br />
delle esperienze pregresse.
AREA SOMATOSENSITIVA PRIMARIA<br />
Occupa la circonvoluzione postcentrale (aree<br />
1,2,3). A questa area giungono le informazioni<br />
dalla periferia, dopo essere passate attraverso il<br />
talamo (sens. tattile, pressoria, vibratoria,<br />
dolorifica, termica, propriocettiva cosciente).<br />
Anche a questo livello è presente una<br />
rappresentazione distorta del nostro corpo<br />
(homunculus sensitivus), in quanto le aree più<br />
sensibili (dita della mano, lingua, labbra)<br />
possiedono più recettori e quindi necessitano di<br />
più neuroni (e di più spazio) a livello corticale.
I nuclei della base del telencefalo<br />
Dal punto di vista topografico comprendono:<br />
NUCLEO CAUDATO<br />
NUCLEO LENTICOLARE:<br />
PUTAMEN<br />
GLOBO PALLIDO ESTERNO<br />
GLOBO PALLIDO INTERNO<br />
La testa del nucleo caudato ed il putamen sono uniti da “ponti” di<br />
sostanza grigia: questa associazione prende il nome di corpo striato.<br />
Dal punto di vista funzionale anche la sostanza nera (mesencefalo) ed<br />
il nucleo subtalamico (subtalamo) fanno parte dei nuclei della base del<br />
telencefalo.
Regione<br />
Corpo<br />
striato<br />
Nuclei<br />
Claustro<br />
I nuclei cerebrali<br />
Corpo amigdaloideo<br />
Nucleo caudato<br />
Nucleo lenticolare<br />
(putamen e globus<br />
pallidus)<br />
Funzioni<br />
Componente del sistema<br />
limbico<br />
Gioca un ruolo incerto<br />
nell’elaborazione<br />
dell’informazione visiva<br />
Aggiustamenti volontari e<br />
modificazioni dei comandi<br />
motori volontari
Circuiti nervosi passanti attraverso<br />
i nuclei della base del telencefalo<br />
Questi nuclei sono inseriti su circuiti nervosi assai complessi<br />
che originano dalla corteccia cerebrale, passano per i<br />
nuclei della base (inclusa la sostanza nera del<br />
mesencefalo), per il talamo e ritornano poi alla corteccia<br />
cerebrale.<br />
Questi circuiti nervosi svolgono un ruolo molto importante<br />
per il controllo dell’esecuzione dei movimenti, ma hanno<br />
però anche altre funzioni (ad esempio cognitive).
Il liquido cefalo-rachidiano<br />
Il liquido cefalo-rachidiano è prodotto dai plessi coriodei che si<br />
trovano nei ventricoli laterali, nel III e nel IV ventricolo. Ha un<br />
aspetto simile ad acqua limpida e contiene soprattutto ioni, la<br />
cui concentrazione è però differente da quella presente nel<br />
plasma. Pertanto esso non è il prodotto di una semplice<br />
filtrazione del plasma ma viene secreto in maniera attiva<br />
dalle <strong>cellule</strong> ependimali che rivestono i plessi corioidei.<br />
Il liquido cefalo-rachidiano passa nello spazio subaracnoideo<br />
a livello dei fori presenti sul tetto del IV ventricolo.
In un giorno i plessi corioidei producono circa 500 ml<br />
di liquido cefalo-rachidiano. All’interno dei ventricoli,<br />
dell’acquedotto mesencefalico e dello spazio<br />
subaracnoideo vi sono in ogni momento 150 ml di<br />
liquido. Ciò vuol dire che deve esistere un sistema<br />
che permette il continuo riassorbimento del liquido<br />
cefalo-rachidiano.<br />
Il riassorbimento avviene a livello delle granulazioni<br />
aracnoidee o villi aracnoidei.
Si dividono in:<br />
VIE MOTORIE PRINCIPALI:<br />
CORTICO-SPINALI (PIRAMIDALI)<br />
CORTICO-RETICOLO-SPINALI<br />
VESTIBOLO-SPINALI<br />
CIRCUITI DI CONTROLLO:<br />
CORTICO-PONTO-CEREBELLO-TALAMO (NUCLEI<br />
VENTRALE LATERALE)-CORTICALE<br />
CORTICO-RUBRO-OLIVO-CEREBELLARE<br />
CIRCUITI PASSANTI PER LA BASE DEL<br />
TELENCEFALO<br />
Circuiti (vie) motorie
Vie cortico-spinali (piramidali)<br />
Neuroni delle aree motorie della corteccia cerebrale (+++<br />
circonvoluzione precentrale)→ fasci cortico spinali→ interneuroni<br />
delle corna anteriori del midollo spinale→ motoneuroni somatici<br />
delle corna anteriori→ radici anteriori dei nervi spinali→ nervi<br />
spinali→ muscoli scheletrici volontari (per movimenti precisi e fini).<br />
Vie cortico-reticolo-spinali<br />
Neuroni delle aree motorie della corteccia cerebrale→ fasci<br />
cortico reticolari→ neuroni della sostanza reticolare del ponte e<br />
del bulbo→ fasci reticolo spinali→ interneuroni delle corna<br />
anteriori del midollo spinale→ motoneuroni somatici delle corna<br />
anteriori→ radici anteriori dei nervi spinali→ nervi spinali→<br />
muscoli scheletrici volontari (per movimenti grossolani).
Vie vestibolo-spinali<br />
Nuclei vestibolari del tronco encefalico→ fasci vestibolo<br />
spinali→ interneuroni delle corna anteriori del midollo<br />
spinale→ motoneuroni somatici delle corna anteriori→<br />
radici anteriori dei nervi spinali→ nervi spinali→ muscoli<br />
scheletrici volontari (muscoli antigravitari).
L’UNITA’ MOTORIA<br />
PER UNITA’ MOTORIA SI INTENDE IL COMPLESSO<br />
FORMATO DA UN MOTONEURONE SOMATICO DELLE<br />
CORNA ANTERIORI DEL MIDOLLO SPINALE E DALLE<br />
FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE DA QUESTO<br />
INNERVATE.<br />
IL NUMERO DI FIBRE MUSCOLARI INNERVATE DA UN<br />
SINGOLO MOTONEURONE VARIA DA 5-6 FINO AD<br />
ALCUNE CENTINAIA (400-500).<br />
MUSCOLI CAPACI DI MOVIMENTI FINI HANNO UNITA’<br />
MOTORIE PICCOLE, MUSCOLI CAPACI DI MOVIMENTI<br />
GROSSOLANI HANNO UNITA’ MOTORIE GRANDI.
VIA CORTICO-PONTO-CEREBELLO-<br />
TALAMO- CORTICALE<br />
CORTECCIA CEREBRALE→FIBRE CORTICO-<br />
PONTINE →NUCLEI BASILARI DEL PONTE<br />
→FIBRE PONTO-CEREBELLARI<br />
→CORTECCIA CEREBELLARE →NUCLEI<br />
PROFONDI DEL CERVELLETTO →FIBRE<br />
CEREBELLO-TALAMICHE → TALAMO<br />
→FIBRE TALAMO-CORTICALI →CORTECCIA<br />
CEREBRALE
VIA CORTICO-RUBRO-OLIVO-<br />
CEREBELLARE<br />
CORTECCIA CEREBRALE →FIBRE<br />
CORTICO-RUBRE →NUCLEO ROSSO<br />
(MESENCEFALO) →FIBRE RUBRO-<br />
OLIVARI →NUCLEO OLIVARE INFERIORE<br />
(BULBO) →FIBRE OLIVO-CEREBELARI<br />
(FIBRE RAMPICANTI) →CORTECCIA<br />
CEREBELLARE
VIE DEI CORDONI POSTERIORI (sensibilità tattile<br />
epicritica, propriocettiva cosciente, pressoria, vibratoria).<br />
Recettori periferici (meccanocettori, propriocettori)→ neuroni<br />
dei gangli spinali→ neuroni dei nuclei gracile e cuneato→<br />
lemnisco mediale (crociato)→ nucleo ventrale posteriore del<br />
talamo→ corteccia somatosensitiva (circonvoluzione post-<br />
centrale).<br />
Circuiti (vie) sensitive<br />
VIA SPINO-TALAMICA (sensibilità tattile protopatica,<br />
dolorifica, termica, prurito, solletico).<br />
Recettori periferici (meccanocettori, nocicettori, termocettori)→
neuroni dei gangli spinali→ neuroni funicolari delle corna<br />
posteriori del midollo spinale→ fasci spinotalamico laterale e<br />
anteriore (crociati)→ nucleo ventrale posteriore del talamo→<br />
corteccia somatosensitiva (circonvoluzione post-centrale).<br />
VIA SPINO-CEREBELLARE (sensibilità propriocettiva<br />
incosciente).<br />
Recettori periferici (propriocettori muscolari, articolari,<br />
tendinei)→ neuroni dei gangli spinali→ neuroni funicolari delle<br />
corna posteriori del midollo spinale→ fasci spinocerebellari<br />
ventrale e dorsale→ corteccia cerebellare.
Circuito passante per i nuclei<br />
della base del telencefalo<br />
CORTECCIA CEREBRALE→ NUCLEI DELLA<br />
BASE DEL TELENCEFALO→ SOSTANZA<br />
NERA→ TALAMO (N. VENTRALE<br />
ANTERIORE→ AREE MOTORIE DELLA<br />
CORTECCIA CEREBRALE
Il sistema nervoso periferico<br />
Èformato dai nervi spinali; dai gangli spinali contenenti i<br />
protoneuroni sensitivi; dai nervi cranici; dai gangli<br />
sensitivi (contenenti protoneuroni sensitivi) che si trovano<br />
annessi a certi nervi cranici (trigemino, faciale); dai<br />
recettori sensitivi (terminazioni nervose libere, corpuscoli<br />
di Messner, Pacini ecc.).<br />
Inoltre fanno parte del sistema nervoso periferico tutte quelle<br />
formazioni del sistema nervoso autonomo che si trovano<br />
al di fuori del S.N.C. (gangli parasimpatici ed ortosimpatici,<br />
nervi del sistema nervoso autonomo, ecc.).
Il compito del sistema nervoso<br />
periferico è di captare gli stimoli e di<br />
condurli al sistema nervoso centrale.<br />
Inoltre il sistema nervoso periferico porta agli<br />
effettori (muscolatura striata volontaria, muscolatura<br />
liscia, ghiandole esocrine) gli impulsi, generati nel<br />
sistema nervoso centrale, che servono a far contrarre<br />
i muscoli, a far secernere le ghiandole esocrine, ecc.
Origine apparente e reale dei nervi<br />
periferici (spinali e cranici)<br />
Per origine apparente di un nervo o di una<br />
radice nervosa si intende il punto in cui le fibre<br />
nervose escono dal (o entrano nel) sistema<br />
nervoso centrale.<br />
Invece per origine reale si intendono i neuroni<br />
da cui da cui originano le fibre nervose.
I nervi spinali sono 31 coppie, ognuna delle quali nasce da un<br />
mielomero. La nomenclatura dei nervi spinali è uguale a quella dei<br />
mielomeri:<br />
8 coppie di nervi cervicali (C 1 -C 8 )<br />
12 coppie di nervi toracici (T 1 -T 12 )<br />
5 coppie di nervi lombari (L 1 -L 5 )<br />
5 coppie di nervi sacrali (S 1 -S 5 )<br />
1 nervo coggigeo (Co 1 )<br />
I nervi spinali<br />
Ogni nervo spinale si costituisce per confluenza di: radicole<br />
anteriori in una radice anteriore e di: radicole<br />
posteriori in una radice posteriore.
L’origine apparente delle radicole anteriori (motorie o<br />
efferenti) è a livello del solco antero-laterale del midollo<br />
spinale.<br />
L’origine apparente delle radicole posteriori (sensitive<br />
o afferenti) è a livello del solco postero-laterale del midollo<br />
spinale.<br />
L’origine reale delle radicole anteriori è a livello dei<br />
motoneuroni somatici e viscerali del corno anteriore del<br />
midollo spinale.<br />
L’origine reale delle radicole posteriori è a livello dei<br />
protoneuroni sensitivi dei gangli spinali.
I nervi spinali si formano nel seguente modo:<br />
RADICOLE ANTERIORI: MOTORIE (efferenti<br />
somatiche e viscerali), ESCONO dal midollo spinale.<br />
RADICOLE POSTERIORI: SENSITIVE (afferenti<br />
somatiche) ENTRANO nel midollo spinale.<br />
RADICE ANTERIORE: MOTORIA (efferente somatica e<br />
viscerale), si forma per confluenza delle radicole anteriori.<br />
RADICE POSTERIORE: SENSITIVA (afferente<br />
somatica), si forma per confluenza delle radicole posteriori e<br />
sul suo decorso presenta il ganglio spinale, contenente i<br />
protoneuroni sensitivi.
NERVO SPINALE: MISTO (motorio e sensitivo),<br />
si forma per unione della radice anteriore con quella<br />
posteriore.<br />
RAMO ANTERIORE DEL NERVO<br />
SPINALE: MISTO, si forma per divisione del nervo<br />
spinale .<br />
RAMO POSTERIORE DEL NERVO<br />
SPINALE: MISTO, si forma per divisione del nervo<br />
spinale.
La maggior parte dei rami anteriori dei nervi spinali dà origine a dei<br />
plessi nervosi, ovvero complesse strutture a livello delle quali avviene<br />
uno scambio di fibre fra i rami anteriori. Dai plessi nascono poi la<br />
maggior parte dei nervi periferici del nostro corpo.<br />
I rami posteriori non danno MAI origine a plessi e vanno ad<br />
innervare la cute e la muscolatura scheletrica del dorso.<br />
C 1 -C 4 : PLESSO CERVICALE<br />
C 5 -T 1 : (parte) PLESSO BRACHIALE<br />
L 1 -L 4 : (parte) PLESSO LOMBARE<br />
L 4 (parte) -S 5 : PLESSO SACRALE/PUDENDO<br />
T 1 (parte)-T 12 : NERVI INTERCOSTALI (disposizione<br />
segmentaria)<br />
Rami anteriori nervi spinali
1. MOTRICE SOMATICA (per muscolatura<br />
scheletrica)<br />
Componenti dei nervi cranici<br />
2. SENSITIVA SOMATICA (tattile, pressoria,<br />
propriocettiva, termica, dolorifica)<br />
3. SENSITIVA SPECIALE (o SENSORIALE)<br />
4. MOTRICE VISCERALE (parasimpatica per<br />
muscoli lisci e ghiandole)<br />
5. SENSITIVA VISCERALE (parasimpatica)
I nervi cranici<br />
I nervo cranico: nervo OLFATTIVO<br />
Origine apparente: BULBO OLFATTIVO<br />
Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI<br />
Origine reale: CELLULE OLFATTIVE<br />
Strutture innervate: MUCOSA OLFATTIVA<br />
II nervo cranico: nervo OTTICO<br />
Origine apparente: CHIASMA OTTICO<br />
Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI<br />
Origine reale: CELLULE MULTIPOLARI DELLA RETINA<br />
Strutture innervate: RETINA (OCCHIO)
III nervo cranico: nervo OCULOMOTORE<br />
Origine apparente: MESENCEFALO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE, MOTRICI VISCERALI<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI E VISCERALI<br />
Strutture innervate: MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO, MUSCOLI<br />
INTRINSECI OCCHIO<br />
IV nervo cranico: nervo TROCLEARE<br />
Origine apparente: MESENCEFALO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />
Strutture innervate: MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO
VI nervo cranico: nervo ABDUCENTE<br />
Origine apparente: PONTE<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />
Strutture innervate:MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO
V nervo cranico: nervo TRIGEMINO<br />
Origine apparente: PONTE<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE (+), SENSITIVE<br />
SOMATICHE (+++)<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, PROTONEURONI<br />
SENSITIVI DEL GANGLIO SEMILUNARE<br />
Strutture innervate: MUSCOLI MASTICATORI, FACCIA E<br />
CAVITÀ FACCIALI
VII nervo cranico: nervo FACIALE<br />
Origine apparente: SOLCO-BULBO PONTINO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE (++++), MOTRICI<br />
VISCERALI (++), SENSITIVE SPECIALI GUSTO (++)<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, MOTONEURONI<br />
VISCERALI, PROTONEURONI SENSITIVI DEL<br />
GANGLIO GENICOLATO<br />
Strutture innervate: MUSCOLI MIMICI, GHIANDOLE VARIE<br />
(SALIVARI, LACRIMALI, NASALI),<br />
RECETTORI GUSTATIVI (LINGUA)
VIII nervo cranico: nervo ACUSTICO o<br />
VESTIBOLO/COCLEARE<br />
Origine apparente: SOLCO BULBO-PONTINO<br />
Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI (EQUILIBRIO/UDITO)<br />
Origine reale: PROTONEURONI SENSITIVI (GANGLIO<br />
VESTIBOLARE/GANGLIO SPIRALE)<br />
Strutture innervate: ORGANO EQUILIBRIO/ORGANO UDITO
IX nervo cranico: nervo GLOSSO-FARINGEO<br />
Origine apparente: BULBO<br />
Tipo di fibre: SENSITIVE SOMATICHE, SENSITIVE SPECIALI<br />
(GUSTO), MOTRICI VISCERALI<br />
Origine reale: PROTONEURONI SENSITIVI (2 GANGLI),<br />
MOTONEURONI VISCERALI<br />
Strutture innervate: FARINGE/LINGUA, RECETTORI GUSTATIVI<br />
(LINGUA), GHIANDOLA PAROTIDE
X nervo cranico: nervo VAGO<br />
Origine apparente: BULBO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE, SENSITIVE SPECIALI<br />
(GUSTO), MOTRICI VISCERALI (+++)<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, PROTONEURONI<br />
SENSITIVI, MOTONEURONI VISCERALI<br />
Strutture innervate: FARINGE/LARINGE, RECETTORI<br />
GUSTATIVI (LINGUA), VISCERI
XI nervo cranico: nervo ACCESSORIO<br />
Origine apparente: BULBO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />
Strutture innervate: LARINGE<br />
XII nervo cranico: nervo IPOGLOSSO<br />
Origine apparente: BULBO<br />
Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />
Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />
Strutture innervate: LINGUA
Regola tutte quelle funzioni che non sono sotto il<br />
controllo della volontà (secrezione delle ghiandole<br />
esocrine, contrazione della muscolatura liscia, frequenza<br />
cardiaca, ecc.).<br />
Sistema nervoso autonomo<br />
È organizzato in:<br />
(viscerale, vegetativo)<br />
SISTEMA ORTOSIMPATICO (SIMPATICO)<br />
SISTEMA PARASIMPATICO
Sistema nervoso autonomo<br />
ORTOSIMPATICO (SIMPATICO)<br />
PARASIMPATICO<br />
Dove sono localizzati i neuroni pregangliari?<br />
Dove decorrono le fibre pregangliari?<br />
Dove è il ganglio?<br />
(viscerale, vegetativo)<br />
Quali sono i bersagli (muscoli lisci, ghiandole, ecc.)?
Ortosimpatico e parasimpatico<br />
La maggior parte degli organi ha una duplice innervazione<br />
(app. digerente, respiratorio, cuore) ed in questo caso<br />
ortosimpatico e parasimpatico hanno effetti opposti.<br />
L’ortosimpatico stimola il metabolismo, l’attenzione e le<br />
funzioni vitali per preparare l’organismo a situazioni di stress ed<br />
emergenza (risposta “LOTTA E FUGGI”).<br />
Il parasimpatico favorisce il risparmio energetico ed esercita<br />
un’azione di stimolo nei confronti di attività che si svolgono<br />
meglio quando siamo a riposo (digestione) (risposta “RESTA<br />
ERIPOSA).
Per questi motivi quando siamo svegli (e comunque nelle<br />
prime ore della giornata) predomina l’ortosimpatico, mentre<br />
quando siamo addormentati (e comunque nella seconda metà<br />
della giornata) tende ad essere più attivo il parasimpatico.<br />
Vi sono però casi in cui ortosimpatico e parasimpatico<br />
collaborano per controllare ciascuno una fase di un processo<br />
complesso (app. genitale maschile).<br />
Infine, vi sono casi in cui una struttura anatomica riceve un solo<br />
tipo di innervazione (ortosimpatica: vasi sanguigni, ghiandole<br />
sudoripare; parasimpatica: ghiandole lacrimali).
Funzioni del sistema nervoso viscerale<br />
Organo o<br />
funzione<br />
Pupilla<br />
Gh. lacrimali<br />
Gh. salivari<br />
Gh. nasali<br />
Gh. sudoripare<br />
Ritmo cardiaco<br />
Vasi coronarici<br />
Effetti<br />
ortosimpatici<br />
Dilatazione<br />
-<br />
Secrezione viscosa,<br />
spessa<br />
-<br />
Aumento di<br />
secrezione<br />
Accelerazione<br />
Dilatazione<br />
Effetti<br />
parasimpatici<br />
Costrizione<br />
Secrezione acquosa,<br />
profusa<br />
Secrezione acquosa,<br />
profusa<br />
Secrezione acquosa,<br />
profusa<br />
-<br />
Rallentamento<br />
-
Organo o funzione<br />
Vasi cutanei<br />
Coagulazione del sangue<br />
Livello di glucoso nel<br />
sangue<br />
Bronchi<br />
Peristalsi intestinale<br />
Produzione di urina<br />
Organi genitali maschili<br />
Muscoli erettori dei peli<br />
Effetti<br />
ortosimpatici<br />
Costrizione<br />
Aumento<br />
Aumento<br />
Dilatazione<br />
Diminuzione<br />
Diminuzione<br />
Eiaculazione<br />
Contrazione<br />
Effetti<br />
parasimpatici<br />
-<br />
-<br />
-<br />
Costrizione<br />
Aumento<br />
-<br />
Erezione<br />
-
Sistema nervoso ortosimpatico (toraco-lombare)<br />
I neuroni pregangliari sono localizzati:<br />
nel corno laterale della sostanza griglia del midollo spinale (mielomeri<br />
T1-L2).<br />
Le fibre pregangliari (brevi) decorrono:<br />
nelle radicole anteriori e poi nelle radici anteriori che escono dal<br />
midollo spinale.<br />
I gangli sono tutti lontani dagli organi bersaglio:<br />
GANGLI PARAVERTEBRALI (acetilcolina)<br />
GANGLI PREVERTEBRALI (acetilcolina)<br />
MIDOLLARE DEL SURRENE (acetilcolina)<br />
Le fibre postgangliari sono sempre lunghe (noradrenalina,<br />
per lo più).
Sistema nervoso parasimpatico<br />
I neuroni pregangliari sono localizzati:<br />
in nuclei presenti a livello del tronco encefalico<br />
(mesencefalo, ponte, midollo allungato);<br />
•nel corno laterale della sostanza grigia del midollo spinale<br />
(mielomeri S 2 -S 4 ).<br />
(encefalico-sacrale)<br />
Le fibre pregangliari (brevi) decorrono:<br />
associate ai nervi cranici (III, VII, IX, X paio);<br />
nei nervi splancnici pelvici.
I gangli sono:<br />
vicini agli organi bersaglio (acetilcolina);<br />
vicini agli organi bersaglio (acetilcolina).<br />
Le fibre postgangliari sono:<br />
brevi (acetilcolina);<br />
brevi (acetilcolina).
Nervi cranici con fibre parasimpatiche<br />
III PAIO (n. oculomotore) mesencefalo→ ganglio ciliare→ muscolo<br />
ciliare e muscolo costrittore dell’iride (sfintere della pupilla).<br />
VII PAIO (n. faciale) ponte→ ganglio sfeno-palatino e ganglio<br />
sottomandibolare→ gh. lacrimali, gh. della mucosa nasale, gh. sottolinguali e<br />
sottomandibolari, gh. salivari minori della cavità orale (secrezione sierosa<br />
solamente).<br />
IX PAIO (n. glosso-faringeo) bulbo→ ganglio otico→ gh. parotide.<br />
X PAIO (n. vago) bulbo→ vari gangli vicini agli organi bersaglio→<br />
ghiandole e muscolatura liscia (app. respiratorio, digerente), sistema di<br />
condizione del cuore.
Strati o tonache del bulbo oculare<br />
STRATO<br />
ESTERNO<br />
STRATO<br />
INTERMEDIO<br />
(UVEA)<br />
STRATO<br />
INTERNO<br />
(RETINA)<br />
CORNEA (ANTERIORE)<br />
SCLERA (POSTERIORE)<br />
IRIDE (ANTERIORE)<br />
CORPO CILIARE (INTERMEDIO)<br />
COROIDE O CORIOIDEA<br />
(POSTERIORE)<br />
PARTE CIECA (ANTERIORE)<br />
PARTE VISIVA (POSTERIORE)
Queste <strong>cellule</strong> sono i nostri fotorecettori, sono cioè<br />
sensibili ed eccitabili da stimoli luminosi. Si tratta di<br />
neuroni modificati.<br />
Coni e bastoncelli<br />
I coni sono circa 5-6 milioni e sono soprattutto concentrati<br />
nella macula lutea della retina, specialmente nella fovea<br />
centrale. I coni possiedono dei pigmenti visivi (sostanze<br />
fotosensibili) detti iodopsine. Esistono tre tipi di iodopsine e, per<br />
questo motivo, esistono tre tipi di coni: quelli più sensibili alla<br />
luce rossa, quelli più sensibili alla luce verde, quelli più sensibili<br />
alla luce blu (colori fondamentali del sistema RGB,
RED-GREEN-BLU, sul quale si fonda il principio di funzionamento<br />
degli schermi televisivi, dei monitor dei computer, dei sensori<br />
delle macchine fotografiche digitali). I coni servono per la<br />
visione a colori e ben definita quando c’è una buona<br />
illuminazione (VISIONE FOTOPICA).<br />
I bastoncelli sono circa 100-120 milioni e si trovano<br />
principalmente al di fuori della macula lutea. Tutti i bastoncelli<br />
sono uguali e possiedono lo stesso pigmento visivo<br />
(rodopsina). I bastoncelli servono per la visione in bianco e nero<br />
non ben definita ed in condizioni di scarsa illuminazione<br />
(VISIONE SCOTOPICA).
Circuiti nervosi alla base della visione<br />
(via ottica)<br />
FOTORECETTORI (CONI E BASTONCELLI)<br />
CELLULE BIPOARI<br />
CELLULE MULTIPOLARI (GANGLIARI DELLA RETINA)<br />
NERVO OTTICO<br />
(PARZIALE INCROCIAMENTO NEL CHIASMA OTTICO)<br />
CORPO GENICOLATO LATERALE (TALAMO)<br />
CORTECCIA VISIVA (LOBO OCCIPITALE)
I mezzi diottrici dell’occhio<br />
Si tratta di tutte quelle formazioni trasparenti<br />
dell’occhio (solide e liquide) il cui potere<br />
diottrico (indice di rifrazione) è diverso da quello<br />
dell’aria (= 1) e che si comportano come lenti,<br />
deviando i raggi luminosi che li attraversano. Si<br />
tratta di lenti di tipo convergente il cui compito è<br />
quello di mettere perfettamente a fuoco le<br />
immagini sulla retina.
Procedendo dall’avanti all’indietro, i mezzi diottrici<br />
dell’occhio sono:<br />
CORNEA<br />
UMORE ACQUEO<br />
CRISTALLINO (l’unica formazione che ha<br />
la capacità di variare il proprio potere diottrico<br />
= proprietà di accomodazione del cristallino)<br />
CORPO VITREO
I muscoli intrinseci dell’occhio<br />
Sono muscoli lisci localizzati all’interno del bulbo<br />
oculare. Sono innervati dal sistema nervoso viscerale e,<br />
pertanto, la loro contrazione non è controllabile dalla nostra<br />
volontà.<br />
MUSCOLO SFINTERE (COSTRITTORE) DELLA<br />
PUPILLA: si trova nell’iride, è innervato dal S.N.<br />
parasimpatico, contraendosi fa diminuire il calibro della<br />
pupilla (MIOSI). Entra in funzione in condizioni di buona<br />
illuminazione.
MUSCOLO DILATATORE DELLA PUPILLA: si trova<br />
nell’iride, è innervato dal S.N. ortosimpatico, contraendosi<br />
fa aumentare il calibro della pupilla (MIDRIASI). Entra in<br />
funzione in condizioni di scarsa illuminazione.<br />
MUSCOLO CILIARE: si trova nel corpo ciliare, è<br />
innervato dal S.N. parasimpatico, contraendosi fa<br />
diminuire la tensione del legamento sospensore del<br />
cristallino, che aumenta così il suo diametro antero-<br />
posteriore ed il suo potere diottrico. Entra in funzione<br />
nella visione da vicino.
ORECCHIO INTERNO<br />
E’ formato dal labirinto osseo (insieme di<br />
cavità e canali scavate nell’osso temporale) e<br />
dal labirinto membranoso (un sistema di<br />
vescicole e di canali con parete formata da una<br />
sottile lamina di tessuto connettivo denso).<br />
Il labirinto membranoso contiene un liquido<br />
detto endolinfa, mentre al suo esterno vi è la<br />
perilinfa. Questi due liquidi derivano dal<br />
plasma, ma hanno differente composizione<br />
chimica (ad esempio l’endolinfa è più ricca in<br />
K + e molto più povera in Na + e proteine).
E’ formato da:<br />
-vestibolo<br />
LABIRINTO OSSEO<br />
-3 canali semicircolari [laterale, superiore<br />
(anteriore), posteriore] che corrispondono ai piani<br />
orizzontale, frontale e saggittale, rispettivamente<br />
-chiocciola ossea
LABIRINTO MEMBRANOSO<br />
E’ costituito da:<br />
-utricolo<br />
-sacculo<br />
-tre canali semicircolari membranosi<br />
-condotto endolinfatico ●●<br />
-canale cocleare membranoso<br />
Tutte queste parti sono comunicanti tra loro e<br />
sono rivestite internamente da epitelio semplice<br />
pavimentoso o isoprismatico