Slides Medicina del Lavoro Falcetta consegnate.pdf - 11.53

Corso di Medicina del Lavor o e di Ig iene I ndustr iale
II° anno II° Semestre laure a magistrale i n
Psicologia del lavor o e dell e org anizzazioni
Dr. Ric cardo F ALCETTA
Servizio di Medicina del Lavor o
Az..Osp. OIR M - S. Anna

Corso di Medicina del Lavoro e di
Igiene Industriale
Obiet tivi generali del Corso
1) Imparare un metod o di appro cc io ai problemi.
2) Conoscere i principali ri schi lavorat ivi,
con
particolare riferimento all’ambiente sanitario.
3) Capire quale può essere la collaboraz ione t ra
medico competen te in medicina del lavoro e
psicologo del lavoro
4) Alla fine del corso, avere una maggiore
consapevolezza del Ruolo dello psi cologo del
lavoro all’interno del processo di analisi,
valutazione e gestione del rischio psicosociale
negli ambienti di lavoro.

Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale
Lo scheletro del
Corso
1. Il concetto di lavo ro: evoluzio ne e st oria;
2. La normativa: evoluzio ne n egli ultimi dieci a nni
3. Breve storia del medi co competent e;
4. Il concetto di rischi o; evoluzio ne dalla pre sunzio ne
di rischio alla valutazio ne del ri schio
5. Gli attori della prevenzio ne.
6. Ruolo del medic o competente n ella g estio ne del la
prevenzion e in ambie nte di lavor o
7. I principali rischi lavorativi: age nti biolo gici, chimici
e fisici
8. Le modificazioni re centi d el lavoro: s ociet à post
industrial e e salute negli ambi enti di lavor o
9. Lavoro e psich e: una storia antic a ed attuale
10. Medicina occ upazionale e psicolo gia del lav oro: quali
strumenti per una colla borazio ne inter disciplina re?

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
Lo scheletro del Corso
Storia del lavoro;
evoluzione del
concetto di lavoro nei
secoli
Ricaduta sulla
normativa

Lo scheletro del Corso
Breve s tori a d ella
med icina d el
lavoro ; genesi del
medico
competente
Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Lo scheletro del Corso
• Evoluzione del
concetto di rischio
• Dalla pre sunzion e
del r ischio alla
valut az ione
del
rischio

Lo scheletro del Corso
Gli at tori della
prevenzione:
datore di lavoro,
RSPP,
RLS,
organo di vigilanza.
Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale

Lo scheletro del Corso
Il m edico
compet ent e:
obblighi e ruolo
del M.C.
nell’analisi,
valutazione e
gestione del
rischio
Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
I prin cipali ri schi lavorat ivi:
• Analisi, valutazione e
gestione del rischio
chimico;
• Analisi, valutazione e
gestione del rischio da
agenti fisici;
• Analisi, valutazione e
gestione del rischio da
agenti biologici;
• La movimentazione dei
carichi;
• Gravidanza
• Videoterminale

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Lo scheletro del Corso
• Lavoro e
psiche :Embriologia
dello stress; anatomo
fisiopatologia dello
stress;
• Lavoro e psiche
:
Ripercussioni sulla
salute del lavoratore
stressato: il medico
del lavoro dialoga con
lo specialista
endocrinologo;

Lo scheletro del Corso
• Lavoro e psiche :
elementi di PNEI
(PsicoN eu roEndoc rinoImmu nologia)
•
Corpo, mente e
lavoratore:
L’individuo
al lavoro relazionale ed
immateriale; la
relazione con la
persona che soffre;
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di Igiene Industriale

•
Lo scheletro del Corso
Psiche e lavoro
organizzato :
Ruolo dell’ergonomo
nella gestione
dell’ambiente di
lavoro, degli
strumenti di lavoro:
psicoergonomia
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di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Lo scheletro del Corso
Medicina lega le
occupazionale :
Disergonomie
organizzative,
aumento dell ’errore
sanitario e
contenzione medico
legale occupazionale

Lo scheletro del Corso
La possibile
collaborazione tra
psicologo del lavoro e
delle organizzazioni e
medico del lavoro:
modelli operativi
teorici e ri cadute
pratiche e pr atica bili
Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale

Storia del lavoro
Fonte: ”il lavor o nel medi oevo”;
Aut.Rober t Fossier; Einaudi 20 02
Nell’antichità il lavoro, sul
piano morale, è considerato
abietto.
Non a caso, il creatore
quando vuole punire Adamo
ed Eva a seguito del
peccato originale, li
condanna al “travaglio”:
sia l’uomo (ti guadagnerai la
vita con il sudore della
fronte),
sia la donna (partorirai con
dolore)
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di Igiene Industriale

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Fonte: ”il lavor o nel medi oevo”;
Aut.Rober t Fossier; Einaudi 20 02
Storia del lavoro
• Nell’antichità l’uomo
“libero” è affrancato
dal lavoro dal momento
che ci sono gli schiavi
che lavorano al posto
suo.

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• Lo schiavo che
lavora e che è in
grado di lavorare
(inteso come
produrre profitto
al suo padrone)
vive;

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• Quello che non è in
grado (vecchi,
malati, neonati), è
destinato a morire
poiché non produce
profitto;

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• solo dal 338 D.C. un
apposito editto
vieta l’uccisione
degli schiavi
“improduttivi”.
• Regola peraltro
poco applicata

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• Nel medioevo
l’inoperosità era
considerata
“santa”.
• In effetti la parola
“lavoro” non esiste.

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• Se fate caso nelle
varie lingue e
dialetti neolatini
quando di parla di
“LAVORO” si parla
di “travaglio” (da
“Tripalium”)

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
Tripal ium:
fin dall’antichità
indicava strumento a
tre piedi su cui
sistemare il cavallo per
la ferratura;

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Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
• quindi, più avanti
(secoli X-XII) diventa
uno strumento di
tortura, da cui lo
slittamento semantico
verso il significato di
“lavoro”, ovviamente
faticoso, che si impone
verso il XVI secolo)

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di Igiene Industriale
Si assiste pertanto, a
partire dall’anno mille circa
fino al XVI secolo ad una
evoluzione del concetto di
lavoro:
Fonte: ”il lav oro nel medioe vo”;
Aut.Robe rt F ossier; Ein audi 2002
da lavoro come punizione
(degno degli schiavi, che
venivano, letteralmente,
assimilati a bestie)
che vede nell’ozio (OTIUM)
un sinonimo di ricchezza e
simbolo di fede autentica
e nel neg-otium (attività
commerciali) una volgarità
ed una empietà;

Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Rober t Fossier; Einaudi 20 02
• A lavoro come modo di
avvicinarsi a Dio:
• il lavoro serve a
mortificare il corpo, fonte
di peccato e di tentazioni,
appunto, corporali (sesso,
gola, proprietà)
• La fatica del lavoro serve
per espiare i propri
peccati;
• Il lavoro diventa una
naturale forma di
obbedienza della creature
verso il proprio Creatore.
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Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002
In questo passaggio muta anche
la terminologia:
Inizialmente si parla di lavoro
come “opera” (da opus)
La parola “opus” da sola è neutra,
indica il compimento di una
attività.
NON include, da un punto di vista
semantico, la ricerca di un
risultato, di un profitto.
(opus pium: elemosina; co –
opus: operare con altri,
cooperare ; in francese
“corveè” . Necessita di un
aggettivo per connotarsi: opus
manuale, opus divinum, opus
mechanicum. )

Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002
Per indicare invece una
azione e soprattutto
l’abilità che richiede
e/o il servizio che
renderà ad altri la
parola usata è
“cura”,“industria”,
“ministerium” (da cui
mestiere),
ma soprattutto “ARS”,
intesa come arte,
professione.
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Fonte: ”il lavoro nel med ioevo ”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002
• Ottenere un risultato,
coglierne i frutti, in latino
si traduce Laborare.
• LABOR indica pertanto la
produzione ottenuta grazie
al lavoro, che richiede
sforzo, fatica:
• prima della caduta dall’Eden
Adamo “operat”, dopo la
caduta, viene punito e
“laborat” (nel senso di
“fatica”).

In questo cambiamento del
concetto di lavoro si
pongono le origini del
capitalismo inteso come lo
intendiamo oggi:
Il prestatore d’opera che
rimane un essere libero,
riceve un salario (che
equivale ad un affitto della
propria forza lavoro);
Il capitalista, partendo da
una sostanziale libertà di
azione, che non ha limiti, si
appropria del profitto che
è la contropartita del
rischio che corre in
proprio;
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Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002

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Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002
Il modello capitalista si sviluppa
nel XV, XVI e XVII secolo in
Italia (in particolare a Firenze
– famiglia Medici) con la
nascita delle prime banche di
credito (imprese familiari che
mettono il capitale in comune
per “far lavorare il denaro”)
Anche allora, come oggi, il potere
politico è di controlla il ferro
ed il denaro.
Nel XV secolo sono ancora rare le
“industrie” che vedono grosse
aggregazioni di prestatori
d’opera che alienano la
proprietà dei mezzi e
strumenti di produzione ad un
signore del profitto.

Tali industrie
aumentano di numero
durante i secoli XVI e
XVII su tutto il
continente europeo,
fino ad arrivare alla
prima rivoluzione
industriale che si
sviluppa a partire
dall’ Inghilterra nel
XVIII secolo.
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Fonte: ”il lavoro nel medioevo”;
Aut.Robe rt Fossier; E inaudi 2002

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Fondamentale il ruolo
che svolge il controllo
dell’energia: chi per
primo usa la forma
nuova di energia (il
vapore) in Inghilterra,
Francia e,
successivamente, negli
Stati Uniti, modifica
più rapidamente il
modo di produrre
merci, rendendole più
disponibili sul mercato.

La prima rivoluzione
industriale (1760-
1830) è il risultato
dell’incontro tra uso
dei
macchinari a
vapore (industria
metalluri gica) con
l’industria tessile
lana (fibra animale) e
lino (fibra vegetale);
esse vengono prodotte
da allevamento ovino
(lana) e coltivazione
selezionata (lino);
–
Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
Aumenta la durata della vita
media (migliorano la qualità
abitativa, primi abbozzi di
fognature, maggiore
disponibilità di acqua) e si
procede sulla strada di
concentramento delle forze
produttive in opifici (opus)
dove si concentrano gli
artigiani (sia metallurgici,
sia tessili - filatori,
follatori, torcitori,
tessitori, tintori) invece di
lavorare in casa.

Tali opifici diventeranno, alla
fine del XIX secolo, la
fabbrica fordista (produzione
di autoveicoli dotati di motore
a scoppio);
La nuova fonte di energ ia è il
petrolio
che innesca una serie
di guerre per il controllo dei
giacimenti, truppe inglesi in
Mesopotamia (viene tracciato
sulla cartina fisica l’Irak per
riunire giacimenti di Bassora
(sud) con i giacimenti Curdi
(Kirkuk) con relativa pulizia
etnica di armeni e curdi) ed in
Afganistan, scoppio della
prima guerra mondiale,
disfacimento dell’impero
ottomano (cioè la sede dei più
grandi giacimenti allora noti -
arabia saudita)
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di Igiene Industriale

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di Igiene Industriale
Dalla fine del XIX secolo
fino all’inizio degli anni
ottanta del XX secolo
domina la fabbrica
manifatturiera ed il modo
di produzione fordista;
catena di montaggio, ritmi,
taylorismo, massimo
sfruttamento dei mezzi di
produzione e,
conseguentemente, della
forza lavoro, composta
nella gran parte di operai
non qualificati (operaio
massa).

Dagli anni ottanta del XX
secolo, diminuiscono in
occidente i lavori
industriali manifatturieri
classici a favore di forme
di lavoro immateriali,
relazionali, di servizio alla
persona, e si delineano
sempre più forme di
precarizzazione dei
rapporti di lavoro in nome
di una presunta flessibilità
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di Igiene Industriale

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di Igiene Industriale
Letture consigliate
1. “Il lavoro nel medioevo”;
aut. Robert Fossier; Ed.
Einaudi 2002
2. “L’orgas mo e l’occidente” –
Storia del piacere dal
Rinascimento ad oggi. Aut.
Robert Muchembled.
Raffaello Cortina Editore
2006
3. “L’ozio come stile di vita”;
Aut. Tom Hodgkinson -
Rizzoli

La scien za del la
medi cina
occ upaziona le nac que
durante i l XVII ° sec.
in Ita lia grazie
all’opera di
Bernardino
Ramazzini. Sebbene
la relazi one tra
professioni e rischi
per la salute fosse
già state stud iata da
secoli, fu con
Ramazzini che si
giunse ad una
descri zione
sistemati ca de lle
malat tie d ovute a
cause oc cupaz ionali.
Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale

Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale
Bernardino Ra mazz ini na cque
a Carp i, una p iccola città
nella Provin cia di Modena, il
4 otto bre 1633. Dopo aver
frequen tato l’ Univers ità d i
Parma, dove diven ne Dottore
di Filo sof ia e Medicina nel
1659, Ramazz ini ri tenne utile
completare gli st udi medici
teori ci con l’eser cizio pra ti co
della profess ione e per ciò si
trasfer ì a Ro ma e,
succes sivamente, nel pi ccolo
Comune di Marta. R ientr ato
nella sua città natale alla
fine del 1664 per mo tivi d i
salute, s i tra sferì po chi an ni
dopo a Moden a dove riprese
ad eserc itare la profe ssione,
conquista ndosi u na fa ma
cres ce nte di medico e
st udioso prepara to.

Nel 1 68 2 gli venne
assegnata dal Duc a
Francesco II d’ Este
la Cat tedra di
Medicina nella
riaperta Università di
Modena. Dopo 18
anni di insegnamento
nello Studio
modenese, Ramazzini
fu invitato, nel 17 00 ,
all’Università di
Padova, dove insegnò
fino alla sua morte ,
avvenuta il 5
novembre 17 14 all’e tà
di 81 anni.
Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale

Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale
•
Nel 1700 Ram azzin i
pubblicò la pri ma
edizio ne del suo
tratta to pi ù fam oso
“De Mor bis Ar tif icum
Diatr iba”, il pri mo
lavoro sulle malatt ie
occupaz ionali basato su
un appro ccio
siste mati co. Ramazz ini
investi gò i nfatt i oltre
40 oc cupaz ioni,
descr ivendo per
ciascuna i ri sc hi alla
salute, i c ommenti de i
lavoratori e i pos sibili
rimedi.

LA NORMATIVA PER L'IGIENE E LA
SICUREZZA SUL LAVORO
• 18 93 : Legge sulla Polizia delle miniere e delle cave
• 18 99 : Regolamento generale per la sicurezza del
lavoro negli stabilimenti industriali
• 19 27 : La tutela viene estesa organicamente a
tutte le categorie lavorative (industria, agricoltura
e commercio). In tale contesto veniva altresì
regolamentata la costruzione e la manutenzione dei
locali di lavoro, nasceva la figura del medico di
fabbrica e venivano stabilite visite mediche
preventive e periodiche per gli addetti a
particolari attività a rischio
• 19 27
: Stabiliti i requisiti per la camera di
medicazione e la cassetta di pronto soccorso

LE ASSICURAZIONI OBBLIGATORIE
CONTRO GLI INFORTUNI E LE
MALATTIE PROFESSIONALI
• 18 98 : obbligo dell'Assicurazione contro gli infortuni sul
lavoro per alcune categorie di lavoratori dell'industria
• 19 17 : assicurazione estesa agli infortuni in agricoltura
• 19 29 : istituita la prima assicurazione obbligatoria contro
alcune malattie professionali dell'industria.
• 19 33 : creato l'Istituto Nazionale Fascista per
l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INFAIL)
• 19 58 : prima lista di malattie professionali in agricoltura.
• 19 65
: Testo Unico delle disposizioni per l'assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni e le malattie
professionali (DPR 1124/65)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene
Industriale
L’evoluzione della
normativa

Principi generali di tutela
La Costituzione
(per gentile concessione del Prof. Canzio ROMANO)
• Art . 32 - La Repubblica tutela la salute (benessere
fisico, psichico e sociale – Alma Ata 1979) come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività
• Art . 35 - La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue
•
forme e applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione
professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli
accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad
affermare e regolare i diritti del lavoro
Art . 4 1
- L’iniziativa economica privata è libera. Non può
svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da
recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità
umana

Principi generali di tutela
Codice Penale
(per gentile concessione del Prof. Canzio ROMANO)
• Art. 437 - prevede la reclusione per chiunque ometta di
collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a
prevenire disastri o infortuni sul lavoro ovvero li rimuova
o li danneggi
• Art. 451 - prevede la reclusione o la multa per quanti
omettano di collocare, rimuovano o rendano inservibili
apparecchi o altri mezzi destinati all'estinzione di un
incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o
infortuni sul lavoro
• Artt. 589 e 590 - relativi rispettivamente all'omicidio
colposo ed alle lesioni personali colpose quali conseguenze
di violazioni delle norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro

Principi generali di tutela
Codice Civile
(per gentile concessione del Prof. Canzio ROMANO)
• -
Art. 20 87 Obbligo per l'imprenditore
di adottare nell'esercizio dell'impresa
le misure che secondo la particolarità
del lavoro, l'esperienza e la tecnica,
sono necessarie a tutelare l'integr ità
fisica e la personalità, morale dei
Presta tori di lavoro

Dpr 547/55
Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
(per gentile concessione del Prof. Canzio ROMANO)
Si occupa, tra l’altro, di
• Ambienti, posti di lavoro e di passaggio
• Scale fisse, Scale e ponti sospesi, Parapetti,
Illuminazione
• Norme generali di protezione delle
macchine
• Motori, Trasmissione e ingranaggi
• Mezzi ed apparecchi di sollevamento, di
trasporto e di immagazzinamento

DPR 303/56
Norme generali per l’igiene del lavoro
Si occupa di
• Ambienti di lavoro
(per gentile concessione del Prof. Canzio ROMANO)
• Difesa dagli agenti nocivi
• Servizi sanitari
• Servizi igienico-assistenziali

DLgs 626/94
E’ stato “adattato” per diversi settori
•DM 338/97 Strutture giudiziarie e penitenziarie
•DM 497/97 Rappresentanze diplomatiche e consolari
•DM 325/98 Guardia di Finanza
•DM 363/98 Università
•DM 382/98 Scuola
•DM 450/99 Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, Pubblica sicurezza
•DM 284/00 Ministero della Difesa

DLgs 626/94
E’ stato modificato e/o integrato più volte
•DLgs 242/96
•DM 10/3/98 e 18/9/02, Prevenzione incendi
•DM 16/1/97, formazione RLS
•DLgs 359/99, Attrezzature di lavoro
•DM 19/11/99, Agenti biologici
•DM 388/03, Pronto soccorso
•DLgs 195/03, Responsabili e addetti SPP
•DLgs 233/03, Protezione da atmosfere esplosive
•DLgs 235/03, Lavori in quota
•L 422/00 e DM 2/10/00, VDT
•DLgs 66/00, Cancerogeni
•DLgs 25/02 e DM 26/2/04, Rischio chimico

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Il rischio: defin izioni ed
evoluzione del concetto

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Definizione di rischio
In un comune d izionario della
lingua italiana il “rischio”
viene definito “azzardo, evento
pericoloso, pericolo
imminente” (Zingarelli N.
“Vocabolar io della lingua
italiana” Zanichelli ed.
Bologna , 1976.)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Definizione di rischio
Il termine origina
dalla parola spagnola
“risco”, che vuol dire
scoglio (in particolare
“scoglio a pelo
d’acqua).

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Definizione di rischio
In latino la parola non
esiste, ma venivano usati
“periculum” (pericolo) o
“discrimen” (situazione
pericolosa) oppure “alea”
(repentaglio, esito incerto,
da cui traslazione
semantica sui “dadi”)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Il concetto di
rischio compare
con le prime
imprese
marittime
dell’epoca
premoderna

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
La parola rischio indicava i
pericoli che avrebbero potuto
compromettere un viaggio.
Si riferiva per lo più ad un
pericolo oggettivo, ad un atto
divino, ad una forza maggiore,
ad una tempesta, ad una
epidemia, ma non ad un evento
che fosse determinato da un
essere umano.(EDWALD,
1993)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Il significato della parola
comincia a mutare dal
diciottesimo secolo
(rivoluzione industriale).
La nascita in quegli anni
della teoria della
probabilità e della
statistica contribuiscono
ad una evoluzione in senso
tecnico e modernista del
concetto di rischio.

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
La nascita del settore assicurativo
favorisce lo sviluppo del
calcolo statistico del rischio.
Si definisce rischio un evento che
si verifica sistematicamente,
quindi statisticamente
descrivibile, e quindi
“prevedibile” e, in quanto tale
soggette a regole di
riconoscimento, indennizzo e
prevenzione sovraindividuali e
politiche. (BECK , 1992)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Nel diciannovesimo secolo
la nozione di rischio è
stata ulteriormente estesa.
Non solo più eventi
“naturali”, ma anche
influenzati dagli esseri
umani con la loro
condotta, con la loro
libertà di azione, con le
loro relazioni, con le loro
società (EDWALD, 199 3).

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Il concetto di rischio
in ottica assicurativa è
molto vicino al gioco
d’azzardo: un rischio è
come un numero della
roulette, una carta
estratta dal mazzo.
.(EDWALD, 1991)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Oggi, nel nostro
linguaggio quotidiano
la parola “Rischio”
tende ad essere
utilizzata per indicare
minaccia, azzardo,
pericolo o danni, cioè
in accezione negativa.

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Spessissimo è
sinonimo di
incertezza: può
indicare fenomeni
capaci di causare
danni notevoli, al di là
della possibilità o
meno di calcolare la
probabilità del loro
effettivo verificarsi.

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Alcuni studi dimostrano che
negli ultimi decenni l’utilizzo
della parola rischio sulla
stampa e nell’informazione, è
aumentato in maniera
esponenziale, in particolare a
partire dall’inizio degli anni
settanta del ‘900, con una
brusca accelerata alla fine
degli anni ottanta del secolo
scorso (Inhaber e Norman,
1984, Skolbekken, 1995).

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
La percezione del rischio
È stata affrontata dalle scienze
sociali in modi diversi. La
prospettiva più seguita è
quella realista (tecnico
scientifica) con approccio
cognitivista.
Altra prospettiva quella del
costruttivismo sociale che del
rischio privilegia, sugli altri,
gli aspetti socio culturali

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
La prospettiva cognitivista
Privilegia l’approccio tecnico
scientifico, deve misurare qualcosa
(discipline interessate: ingegneria,
statistica, matematica, psicologia,
epidemiologia economia); e sse
definiscono il rischio come “ il
prodotto delle probabilità e delle
conseguenze del verificarsi di un
certo avvento avverso, cioè di un
pericolo”

FREQUENZA DEGLI INCIDENTI CA SUALI
F.A.R. = Fatal Accident Rate
oppure
F.A.F.R. = Fatal Accident Frequency Rate
Il F.A.R. (oppure il F.A.F.R.) indica il numero di vittime causate dall’attività in
esame ogni 10 milioni di ore (10 8 ore) di esposizione al pericolo, infatti:
1 F.A.R. = 1 F.A.F.R.= 1 vittima ogni 10 8 ore di esposizione al pericolo
Il F.A.R. (oppure il F.A.F.R.) indica anche il numero di vittime registrate ogni
1000 lavoratori esposti al rischio in esame per un’intera vita lavorativa di 10 5 ore,
infatti:
1 F.A.R. = 1 F.A.F.R.= 1 vittima ogni 1000 lavoratori esposti al pericolo per 10 5 ore

F.A.F.R. in attività industriali e professionali
Industria (in generale) 4
Industria chimica 3.5
Industria siderurgica 8
Industria della pesca 35
Estrazione del carbone 40
Manovratore ferroviario 45
Edilizia 67
Equipaggi di volo 250
Pugilato professionistico 7000
F.A.F.R. in attività non industriali
Attività casalinga 3
Viaggio in autobus 3
Viaggio in treno 5
Viaggio in automobile 57
Viaggio in bicicletta 96
Viaggio in aereo 240
Viaggio in motocicletta 310
Pratica sportiva canoa 1000
Pratica sportiva roccia 4000

F.A.F.R. per rischi sanitari o incidenti vari
Caduta di aereo 0.0002
Trasporto di sostanze pericolose 0.0005
Esplosione di recipienti in pressione 0.0006
Caduta fulmini 0.001
Morso di animale velenoso 0.002
Avvelenamento da aspirina 0.02
Uso di contraccettivi orali 0.2
Leucemia 0.8
Investimento automobilistico 1
Influenza 2
Tumore ai polmoni 5

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
La prospettiva costruttivista
sociale
Varie scuole :sul rischio vi sono
posizioni relativiste, altre realiste, altre
intermedie.
Le intermedie partono da rischi definiti
con approccio scientifico, ma
sostengono che la percezione del
rischio e le reazioni dei singoli siano
mediate da processi sociali, culturali e
politici (c.d. : costr uttivismo debole –
psicometria e psicologia individuale,
ma attenta anche al contesto sociale ed
alle relazioni di potere.

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale
Sulla percezione del
rischio sussiste un
elemento di “frattura
culturale” tra medici del
lavoro e psicologi del
lavoro e delle
organizzazioni:
I medici del lavoro
tendono ad essere
“cognitivisti” e gli
psicologi del lavoro
“costruttivisti sociali”.

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Il concetto di
valutazione del
rischio
è il concetto più
importante
inserito nel D.Lvo
626/94 e s.m.i.

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Negli ultime 7-8 anni si è passati dal
concetto di
Presunzione del rischio
al concetto di
Valutazione del Rischio

Corso di Medicina del Lavoro e
di Igiene Industriale
Presunzione di rischio
Legislazione tabellare
(D.P.R. 303/56)
(cioè tabelle rigide, a prescindere…)

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene
Industriale
Valutazione del rischio
Processo dinamico ed in continua
evoluzione
(D.Lvo 626/94, 25/02 etc)
Conoscenza del luogo di lavoro, monitoraggio
ambientale dei rischi (chimico, fisico,
biologico etc) monitoraggio biologico
(diretta conseguenza del monitoraggio
ambientale)

Corso di Medicina del
Lavoro e di Igiene
Industriale
Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
Chi è il Medico Competente?
E’ un medico che:
• è in grado, per formazione ricevuta e per
esperienza personale, di “capire” la
potenzialità lesiva di un lavoro e di
prevenirla e/o limitarla per quanto
tecnicamente possibile;
• collega le malattie con il lavoro che può
averle causate in tutto o in parte

CHI E’ IL MEDICO COMPETENTE?
Art. 2,1.d, D.Lgs. 626/94 come m odif icato da art. 1 bis, Leg ge 1 /02
Medic o in possesso dell a speci alizza zione in:
- Medicina del lavoro
- Medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica
- Tossicologia industriale
- Fisiologia ed igiene del lavoro
- Clinica del lavoro
- Igiene e medicina preventiva
- Medicina legale e delle assicurazioni
Medic o di cui all’art. 55, D.Lg s. 277/9 1
Formalmente nominato dal DATORE DI
LAVORO ai sensi dell’art. 4,4.c, D.Lg s. 626/94

QUALI SONO I COMPITI
DEL MEDICO COMPETENTE ?
Operativi
Collaborativi
Informativi
artt. 16 e 17 DLgs 626/94

Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
•
•
12 obblighi imposti dal D.Lgs.
626/94 al Medico Competente
Art. 16.commi 2 e 3
Art. 17 (tutt o)
.

Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
• Art 1 7.1. b
effett ua gl i
accerta menti
sa nitari

Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
Art. 17. 1.c
esprime i gi udizi d i
idoneità specifica al
lavoro

Ruolo e compiti del Medico Compe tente
Art 17.1 .d
• Istituisce ed aggiorna sotto la propria
responsabilità,…, una cartella
sanitaria e di rischio da custodire
presso il datore di lavoro con
salvaguardia del segreto
professionale

Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
• 17.1.g)
comunica, in occasione
delle riunioni di cui all’art.11, ai
R.S., i risultati anonimi e collettivi
degli accertamenti clinici e
strumentali e fornisce indicazione
sul risultato di detti accertamenti.
• 17.1.i)
fatti salvi i controlli
sanitari di cui alla lettera b), effettua
le visite mediche richieste dal
lavoratore qualora tale richiesta sia
correlata ai rischi professionali.

Ruolo e compiti del Medico
Competente
Nel caso vi sia in
ambiente di lavoro un
elevato rischio di
particolari lesioni a
seguito di infort uni i
lavoratori adi bit i al le
squadre di e mergenza e
primo soc corso dovranno
avere a portata di mano
le mo dalità più rapide per
conta ttare i l più vi cino
centro specia listi co per
ogni specifica lesione

- La tu tela degli u tenti
COSA NO N PUO’ FARE
IL MEDIC O C OMPETENTE
- Accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità (art. 5,
L. 300/70)
- Accertamenti da parte del datore di lavoro sulle infermità per malattia
o infortunio (art. 5, L. 300/70)
- Accertamento dello stato di gravidanza (art. 1, L. 903/77)
- Accertamento dello stato di sieropositività HIV (art. 6, L. 135/90)
- Accertamento dello stato di tossicodipendenza (art. 100,
L. 162/90: qua li ca tegor ie? - art. 15.2, L. 125/01: qual i cat e -
gor ie ? )
- Accertamenti radiografici ( pr in cip io di g iu st ifica zione
, art. 3,
D.Lgs. 187/00)
- Violare il segreto professionale (art. 622 c.p.)
- Omettere il referto (art. 365 c.p. e art. 334 c.p.p.)

- La tu tela degli u tenti
COSA NO N PUO’ FARE
IL MEDIC O C OMPETENTE
- Accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità (art. 5,
L. 300/70)
- Accertamenti da parte del datore di lavoro sulle infermità per malattia
o infortunio (art. 5, L. 300/70)
- Accertamento dello stato di gravidanza (art. 1, L. 903/77)
- Accertamento dello stato di sieropositività HIV (art. 6, L. 135/90)
- Accertamento dello stato di tossicodipendenza (art. 100,
L. 162/90: qua li ca tegor ie? - art. 15.2, L. 125/01: qual i cat e -
gor ie ? )
- Accertamenti radiografici ( pr in cip io di g iu st ifica zione
, art. 3,
D.Lgs. 187/00)
- Violare il segreto professionale (art. 622 c.p.)
- Omettere il referto (art. 365 c.p. e art. 334 c.p.p.)

Ruolo e co mpit i del Medi co Competente
Art . 1 7. 1.h
RSPP
Congiuntamente al
•visita gli ambienti di lavoro
almeno due volte l’anno
•partecip
a all a
programmazione del controllo
dell’esposizione dei lavoratori i
cui risultati gli sono forniti con
tempestività ai fini delle
valutazioni e dei pareri di
competenza.

Ruolo e compiti del Medico
Competente
•
Art. 4 comma 6 del D.Lvo 626/ 94
Il medico competente collabora
con il datore di lavoro, insieme al
Responsabile del Servizio
Prevenzione e protezione alla
valutazione del rischio lavorativo
per la salute negli ambienti di
lavoro

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
Il medico
occupazionale in
pratica effet tua
una diagno st ica
dell’ambiente di
lavoro

•
Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
In buona sostanza il
medico occupazionale
applica all’ambiente di
lavoro lo stesso
ragionamento
diagnostico
terapeu tico che ,
solitamente, si
applica ad un
individuo.

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
•
In questo mod o l’anamnesi
(letter alme nte “rich iama re a lla
memori a”) c he si applica
all’individuo si trasfo rma,
applicata i n ambie nte d i l avo ro,
in una descr izio ne accu rata d el
“lay out ” , de llo sch ema , della
config uraz ione d ell ’ambi ent e di
lavor o m ed es imo, del le az ioni (d i
produz ione, se si amo i n una
fabbrica man ifattur ier a, di
relaz ione s e si amo, c ome s empre
più fr eq uentem ent e capita , in u n
ambie nte di l avor o dove n on si
produc ono m anufatti, ma si
svolgon o altr e attivit à lavorati ve
umane) ch e si svolg ono i n
quell’ambi ente .

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
• Dopo una accurata anamnesi si procede ad un
esame obiettivo che in ambiente di lavoro si
trasforma in un sopralluogo: e, a pensarci bene, la
“forma mentis” che il medico applica al “paziente”
è la stessa che il medico del lavoro applica al
“paziente – ambiente di lavoro”: anche qui
as colt iamo “rumori”
(provenienti dai macchinari
o dagli utensili, se siamo in una fabbrica, ovvero
dai lavoratori – e questo capita più
frequentemente in ambienti dove prevalgono i
lavori “immateriali o di relazione”), analizzia mo
visivamente le modalit à di lavoro, odoriamo i
cicli produtt ivi, misuriamo la te mperat ura,
palpiamo i manufatt i, percepi amo ec ce ss i di
peso
(da movimentare).

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
• Alla fine dell’ “esame obiettivo – sopralluogo” il
medico occupazionale prescrive degli
accertamenti diagnostici di approfondimento: la
fonometria, l’analisi ergonomica dei movimenti
svolti dal lavoratore durante quella mansione
specifica, la valutazione del clima organizzativo in
un ospedale, l’analisi accurata delle schede di
sicurezza delle sostanze e dei preparati che
entrano nel ciclo produttivo in quel punto
specifico, il campionamento di aerodispersi
(polveri, gas o vapori che siano), la valutazione del
benessere termico, la necessità di effettuare una
valutazione della movimentazione di carichi
(metodo NIOSH per le merci, metodo MAPO se
siamo in un ospedale).

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
La legge ci dice che i
risultati di quegli
“accertamenti diagnostici
sull’ambiente di lavoro”
devono essere forniti con
tempestività al medico
occupazionale
per consentirgli di
esprimere le valutazioni e
dei pareri di competenza.

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
• In questa fase il
medico occupazionale
dovrà essere in grado,
stante il processo di
analisi e di valutazione
posto in essere
sull’ambiente di lavoro,
di dare le indicazioni
operative e
“terapeutiche” per
quel particolare
ambiente di lavoro:

isogna migliorare
quella aspirazione
localizzata di quel
particolare
macchinario,
bisogna procedere
all’incapsulamento di
quella pressa che è
troppo rumorosa,
Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
• bisogna
eliminare
quella particolare
sostanza o preparato
in quella fase del ciclo
produttivo perché è
risultata cancerogena,
se non si può sostituire
bisogna dare le
indicazioni utili al RSPP
per “blindare” quella
zona ed eliminare il
rischio alla fonte,

• bisog na
meglio
analizzare le
difficoltà
emergenti in quel
reparto
ospedaliero per
ridurre il livello di
stress e/o di
demotivazione del
personale,
Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale

Corso di Medicina del
Lavoro
e di Igiene Industriale
bisogna dotare di un
carrello elevatore o di un
transpallet quella zona del
magazzino
(ovvero di ausili minori per
la movimentazione dei
pazienti ospedalizzati il tal
reparto ospedaliero) per
diminuire il rischio di
movimentazione dei carichi,
bisogna…etc, etc, etc

Ruolo e compiti del Medico Compe tente
Sopralluogo del l’ambiente di lavoro:
indicaz ioni e consigl i per l’ uso

Ruolo e compiti del
Medico Competente
Competenze
del medico
Competen ze
interdis ciplinari
Competen ze
del R.S .P.P
.

Corso di Medicina del Lavoro e di Igiene
Industriale
Un ambiente di lavoro
“MALATO”
produce
Malattia

Corso di Medicina del Lavoro
e di Igiene Industriale
Una
organizzazione
al cui interno s i
rilevi disa gio
psicologico,
funziona male o
alimenta il
malessere

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Gli a ttor i de lla Prevenzione
1. Il datore di lavoro
2. Il lavoratore
3. Il servizio prevenzione e
protezione
4. Il medico competente
5. Il rappresentante dei
lavoratori per la
sicurezza
6. L’organo di vigilanza

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Il dator e d i lavoro
Nume rosi o bblighi
Art . 4 d el D.L vo
62 6/ 94
Redige il docum e nto
di v alut az ione d el
rischio

Valutazione dei rischi di esposizione
Limitazione al minimo dei lavoratori
esposti al rischio
Istruzioni e procedure di lavoro
adeguate
Informazione, formazione,
consultazione e partecipazione
dei lavoratori alla sicurezza
Misure igieniche e di protezione
collettiva ed individuale
Rispetto dei principi ergonomici nella
concezione dei posti di lavoro e nella
scelta delle attrezzature
Eliminazione dei risc hi in relazione alle
conoscen ze acquisite in base al progresso tecnico
D.Lgs. 626/ 94 Art. 3 “Misure generali di tutela”
MISURE P ER LA
PROTEZIONE
DELLA SALUTE E
SICUREZZA
DEI LAVORATORI
Controllo sanitario
Sostituzione di c iò che è pericoloso
Limitazione nell’utilizzo degli agenti
chimici, fisici e biologici
Regolare manutenzione di am bienti,
attrezzature, macchine ed impianti
Misure di emergenza da attuare in
caso di lotta antincendio,
evacuazione e pronto soccorso
Uso della segnaletica di sicurezza
Priorità nella scelta delle misure di
protezione collettiva ed integrazione con
i dispositivi di protezione individuale
Program mazione della pre venzione, integrando
coerentemente le condizioni tecnico-produttive ed
organizzative
108

TUTTI I I
RISCHI PER LA LA
SICUREZZA E
LA LA SALUTE DEI
LAVORATORI
D.Lgs. 626/ 94 Art. 4 “Obblighi del datore di
lavoro, del dirigente e del preposto”
Valutazion e d ei risc hi
IL DATORE DI LAV ORO deve VALUTARE, in
rela zione alla natur a d ell'a ttivi t à dell' azi enda :
Nell Nella a sc scelt elta a d elle elle
attr attrezz ezzature ature di di lavoro
Nell Nella a sc scelt elta a d i i sostanze e
prepara ti ti chimici impiegat ii
Nell Nella a siste mazione d ei ei luoghi
di di llavoro avoro

D.Lgs. 626/ 94 Art. 4 “Obblighi del datore di
lavoro, del dirigente e del preposto”
IL DAT ORE DI LAV ORO
DOCUMENTO
ultimata la valu tazio ne,
elabora
contenen te:
La Rela zione sulla valuta zione dei rischi
con in dicati i criteri a dot tati
L’individuazio ne delle misure di prevenzione
in conseguenz a della valu tazio ne
Il programma degli interventi di miglioramento
con i termini per la realizza zione dei lavori
entro: entro:
••il
il 1/7/96 1/7/96 per per le le aziende aziende a
rischio. rischio.
••il
il 1/1/97 1/1/97 per per le le altre altre
attività, compresa la la
pubblica
amministrazione

D.Lgs. 626/ 94 Art. 4 “Obblighi del datore di lavoro ,
del dirigente e del preposto”
CUSTODISCE IL DOCUMENTO DI
VALUTAZIONE DEI RISCHI E PERMETTE
AI LAVORATORI DI VERIFICARE
L’APPLICAZIONE DELLE MISURE DI
SICUREZZA
INFORMAIMMEDIATAMENTE
I LAVORATORI
ESPOSTI AL RISCHIO AL RISCHIO DI PERICOLO GRAVE
ED IMMEDIATO E AGGIORNAIL
MEDICO
COMPETENETE SUI PROCESSI ED I RISCHI DI
PRODUZIONE
TIENE IL REGISTRO DEGLI INFORTUNI
CON LE ANNOTAZIONI SUI LAVORATORI
INFORTUNATI E LO CONSERVAA
DISPOSIZIONE DEGLI ORGANI DI
VIGILANZA
DESIGNA GLI ADETTI AL
SERVIZIO DI PREVENZIONE E
NOMINA IL MEDICO
COMPETENTE
OBBLIGHI DEL
DATORE DI
LAVORO
PRENDE LE MISURE APPROPRIATE
AFFINCHE’SOLO I LAVORATORI CHE
HANNO RICEVUTO ADEGUATE
ISTRUZIONI ACCEDANO ALLE ZONE
DI RISCHIO GRAVE E SPECIFICO
AGGIORNA LE MISURE DI
PREVENZIONE IN RELAZIONE AI
MUTAMENTI ORGANIZZATIVI DEI
PROCESSI PRODUTTIVI ED AL GRADO
DI EVOLUZIONE DELLA TECNICA
PREVENZIONALE
TIENE CONTO DELLE
CAPACITA’ E DELLE
CONDIZIONI DEI
LAVORATORI QUANDO
AFFIDA LORO I COMPITI
DESIGNA I LAVORATORI INCARICATI DELLA
LOTTA ANTINCENDIO, DEL PRONTO
SOCCORSO, DELLA GESTIONE
DELL’EMERGENZA E DELLA EVACUAZIONE IN
CASO DI PERICOLO GRAVE
FORNISCEAI
LAVORATORI I DISPOSITIVI DI
PROTEZIONE INDIVIDUALE E RICHIEDE
L’OSSERVANZA DELLE DISPOSIZIONI DI
SICUREZZA E DI USO DEI D.P.I.

D.Lgs. 626/ 94 Art. 8 9 “Contravvenzioni com messe
dai d atori di lavoro e dai dirigenti”
Il datore di lavoro è punito con l’arresto da tre a sei mes i o con
l’ammenda da lire tre milioni (€ 1549) a otto milioni (€ 4131) per la
violazione dell’ar ticol o…
- 4, comma 2: all’esito della valuta zione di cui al comma 1, il datore di
lavoro elabora un documento c ontenente:
a) una relazio ne sulla valuta zione dei rischi per la sicure zza e la sal ute
durante il lavoro nella quale sono specifica ti i crite ri adotta t i per la
valutazio ne stessa;
b) l’individuazione delle misure di prevenzione e di protezione e dei
dispositivi di protezione individuale, conseguente alla valuta zione di
cui alla lettera a );
c) il programma delle misure ritenute opportu ne per garantire il
miglioramento nel tempo dei livelli di sicurez za.

Il datore di lavoro è punito con l’arresto da tre a sei mes i o con
l’ammenda da lire tre milioni (€ 1549) a otto milioni (€ 4131) per la
violazione dell’ar ticol o…
• 4, lettera a) “designa il responsabile del servizio di prevenzione e
protezione
8”
interno o esterno all’azienda secon do le regole di cui all’art.
• 6 “il datore di lavoro effettua la valuta zione di cui al comma 1 ed
elabora il doc umento di cui al comma 2 in collabora zione con il
responsabile del servizio di prevenzione e protezio ne e con il medic o
competente nei casi in cui sia obbligatoria la sorveglianza sani taria,
previa consultazio ne del rappresentante per la sicure zza”
• 7 “La valutazione di cui al comma 1 e il doc ument o di cui al comma 2
sono rielaborati in occasione di modifiche del processo produt ti vo
significative ai fini della sicurezza e della salute dei lavorat ori”
• 11, primo periodo “….”
riguarda la possibilità di svolgimento diretto dei compiti di
R.S.P.P. da parte del datore di lavoro e dell’obbligo dello stesso di autocertificare per
iscritto la valutazione dei rischi e l’adempimento degli obblighi ad essa collegati.

Il datore di lavoro ed il dirigente sono puniti con l’arresto da tre a
sei mesi o con l’ammenda da lire tre milioni (€ 1549) a otto milioni (€
4131) per la v iolazione dell’ar ticolo 4, c omma 5:
• lettera b) “aggiorna le misure di prevenzione in relazione ai
mutamen ti organizz ativi e produttivi che hanno rile vanza ai fini della
salute e della sic urez za del lavoro, ovvero in rela zione al grad o di
evoluzione te cnica della prevenzione e della pro tezio ne”
• lettera d) “fornisce ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di
protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di
prevenzione e protezione”
• lettera e) “prende le misure appropriate affi nché soltanto i
lavoratori che hanno ricevu to adeguate istru zioni acce dano alle zone
che li espongono ad u n rischio grave e specifico”
•
lettera h) “adotta le misure per il controllo delle situazio ni di rischio
in caso di emergenza e dà istruzioni affin ché i lavoratori, in caso di
pericolo grave, immediato e d inevitabile, abba ndonino il posto d i lavoro
o la zona pericol osa”

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Il Lavorator e
Non ha sola ment e
dei dov eri….
Ha anche de i
DIRITTI

D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 5 “ Obblighi dei Lavorator i”
Comma 1 “Ciascun lavoratore deve
prendersi cura de lla propria
sicurezz a e de lla propria salut e e di
quella delle altre persone presenti
sul luogo di lavoro, su cui possono
ricad ere gli effet ti delle sue azioni
o omissioni , conformemen te alla sua
formazione ed alle istruzioni e ai
mezz i forniti dal da tore d i l avoro.”

•
•
•
•
D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 5 “ Obblighi dei Lavorator i”
Comma 2. In particolare i lavoratori:
OSSERVANO
le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro,
dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale;
UTILIZZANO
correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli
utensili, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e le altre
attrezzature di lavoro, nonché i dispositivi di sicurezza;
UTILIZZANO
loro disposizione;
SEGNALANO
in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a
immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al
preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lett. b) e c),
nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a
conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle
loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o
pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 5 “ Obblighi dei Lavorator i”
e) NON RIMUOVONO
o modificano senza autorizzazione i
dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
f) NON COMPIONO
di propria iniziativa operazioni o manovre
che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere
la sicurezza propria o di altri lavoratori;
g) SI SOTTOPONGONO
confronti;
h) CONTRIBUISCONO
ai controlli sanitari previsti nei loro
insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e
ai preposti, all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità
competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e la
salute dei lavoratori durante il lavoro.

D.Lgs. 626/ 94 Art. 9 3 “Contravvenzioni
commesse dai lavorat ori”
I lavoratori sono puniti con l’arresto sino a un mese o
con l’ammenda da lire quattro cen tomila (€ 206) a lire
un milione e duecen tomila (€ 61 9) per la violazion e
del l’articolo 5, com ma 2

D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 6 “ Obblighi dei Proget tist i, d ei
Fabbricant i, dei Forn itori e degli Instal lator i”
I I PROGETTIST PROGETTISTII DEI DEI
LUOGHI DI DI LAVORO
E DEGLI IMPIANTI
SCELGONO
macchine e e dispositivi di di
protezione rispondenti ai ai requisiti di di
sicurezza previsti previsti dai dai regolamenti vigenti vigenti
INSTALLATO INSTALLATORI RI
MONTATORI
Gli Gli ed ed ii
di di impianti, macchine
ed ed altri altri mezzi mezzi tecnici tecnici
ATTENERS II
Devono Devono alle alle norme norme di di
sicurezza ed ed igiene igiene del del lavoro lavoro ed ed alle alle
istruzioni fornite fornite dai dai fabbricanti dei dei
macchinari
RISPETTANO
i i principi generali di di
prevenzione in in materia materia di di sicurezza e e
salute salute nelle nelle scelte scelte tecniche e e
progettuali
E’ VIETATO fabbricare,
vendere, noleggiare e
concedere in uso macchine,
impianti e attrezzature da
lavoro NON rispondenti
alla legislazione vigente

D.Lgs. 626/94 Art. 7 “Co ntra tto di app alto o Contratt o d’opera”
COORDINA
COORDINA gli gli intervent interventi i di di
protezione protezione e e prevenzione prevenzione dai dai rischi rischi
informandosi informandosi anche anche al al fine fine di di
eliminare eliminare i i rrischi ischi di di interferen interferenze ze tra tra i i
lavori lavori delle delle diverse diverse iimprese mprese coin coinvolte volte
nell’esecu nell’esecuzione zione della della stessa stessa oper operaa FORNISCE FORNISCE dettagl dettagliata iata
INFORMA INFORMAZIONE ZIONE sui sui
rischi rischi specifici specifici esistent esistenti i
nell’ambiente nell’ambiente in in cui cui
sono sono destinati destinati ad ad
operare operare i i lavoratori lavoratori
dell’appaltatore
dell’appaltatore
IL DATORE D I LAV ORO
COMMITTENTE
ne
l
PREDISPONE
IL PIAN O DI COORDINAMENTO
PROMUOVE
PROMUOVE la la cooperaz cooperazione ione ed ed il il
coordina coordinamento mento degl degli i intervent interventi i di di protezione protezione
e e prevenzione prevenzione dai dai rischi. rischi. Tale Tale obbligo obbligo non non si si
estende estende ai ai rischi rischi specifici specifici propri propri dell’attività dell’attività
delle delle imprese imprese appaltatric appaltatrici i e e dei dei singoli singoli
lavoratori lavoratori autono autonomi mi
VERIFICA VERIFICA l’idoneità l’idoneità
tecnico tecnico professiona professionale le
delle delle imprese imprese appaltatrici appaltatrici
e e dei dei lavoratori lavoratori autono autonomi mi
in in relazione relazione ai ai lavorari lavorarida da
affidare affidare in in appalto appalto o o
contratt contratto o d’opera d’opera
CONTRATTO D’APPALTO CONTRATTO D’OPERA
(imprese) (lavoratori autono mi)

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Il servizio
prevenzione e protezione
1. Il responsabile non è
sanzionato nell’esercizio
delle sue funzioni;
2. Visita glia ambienti di
lavoro insieme al medico
competente
3. Valuta il rischio lavorativo

D.Lgs. 626/ 94
Titolo I
Capo II II
SERVIZIO DI DI PREVENZIONE
E PROTEZIONE (S. (S. P.P.)

D.Lgs. 626/94 Art. 8 ”SER VIZI O DI PRE VENZIO NE E PROTEZIO NE”
1. SERVIZIO
INTERNO
•Il
Responsabile
del servizio
•Gli
ad detti alla
sicurez za
IL DATORE DI LAVORO
Il medico compet ente
Almeno d ue volte l’anno l’ispezione dei luoghi di lavor o
con:
•Il
responsabile del servizio di prevenzione
•Il
rappresentante per la sicurez za
1. SERVIZIO
ESTERNO
DESIGNA NOMINA INCARICA
EFFETTUA
Persone o servizi
esterni

D.Lgs. 626/94 Art. 8 ”SER VIZI O DI PRE VENZIO NE E PROTEZIO NE”
1. IL RESPONSABILE
del servizio
2. IL PERSONALE
ORGANIZZAZIONE
•Deve
essere D ESIGNATO da l
datore di lavoro
•Deve
essere in POSS ESSO
del le at titud ini e c apacit à
adegua te
•Deve
essere in NUM ERO suffici ent e
•Deve
aver e l a CA PACITA’
nec essaria
•Deve
disporre di MEZZI e te mpo
adegua ti in re laz ione ai CO MPITI
ASSEGNATI

D.Lgs. 626/94 Art. 8 ”SER VIZI O DI PRE VENZIO NE E PROTEZIO NE”
Negli Negli impianti e e laboratori
nucleari
Nelle azien de ind ustriali con
oltre 200 lavoratori dipendenti
Nelle Nelle azien azien de de per per la la
fabbri fabbricazio cazione ne e e il il deposito di di
esplosivi, polveri polveri e e munizioni
QUANDO SUSSISTE
L’OBBLIGO DEL SERVIZIO DI
PREVENZIONE E PROTEZIONE
INTERNO
Nelle ind ustrie estrattive con
oltre 50 lavoratori dipendenti
Nelle centra li termoelettric he
Nelle centra li termoelettric he
Nelle strutt ure di di ricovero e
cura sia pub bliche che
private
Nelle Nelle azien azien de de ind industriali ustriali
soggette al al rischio rischio di di
inciden incidenti ti rilevanti

PR O V V E D E
a lla
I N D I V I D U A Z I O N E
d e i
F A T T O R I
D I
R I S C H I O
a lla
V A L U T A Z I O N E
d e i r is c h i
a lla
I N D I V I D U A Z I O N E
d e lle m is u r e d i
s ic u r e z z a n e g li
a m b ie n t i d i la v o r o
D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 9 ” COMPITI DEL S .P.P.”
S E R V I Z I O D I PR E V E N Z I O N E
E LA B O R A
il
PI A N O D I
S I C U R E Z Z A
le
P R O C E D U R E
D I
S I C U R E Z Z A
E PR O T E Z I O N E
PR O PO N E
il
PR O G R A M M A
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I N F O R M A Z I O N E
e
F O R M A Z I O N E
PA R T E CI PA
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c o n s u lt a z io n i
in o c c a s io n e d e lla
R I U N I O N E
P E R I O D I C A
D I
P R E V E N Z I O N E
F O RN I S CE
l' I N F O R M A T I V A
s p e c if ic a a
t u t t i i la v o r a t o r i s u :
- R I S C H I
P O T E N Z I A LI
- M I S U R E D I
P R E V E N Z I O N E

S
P
P
Il “sapere”
del SPP
Le leggi (303 /56, 547/ 55, 277 /91 , 626 /94, …
Le norme d i buona te cnica (CEI, ISO , UNI, …)
Gli stand ard d i riferi mento
L’igiene de l lavoro
L’ergonomia
La sicurez za su l l avoro
I ci cli te cnologici
Le te cniche di indagine ambienta le
Le te cniche di bonifi ca a mbienta le
Le informazion i sull’a zien da
Le te cniche di comunicazione e forma zione

S
P
P
Il “saper fare ” del SPP
ident ific are i p erico li e l e situ azioni pericolos e
valutar e i livelli di ris chio
costruire la sc ala di priori t à dei ris chi
proporre l e op zioni possibili per ridurr e e /o
eliminare i ris chi
valutar e i costi e l’ effica cia d elle misure
promuovere e comun icare
ident ific are i c asi c he r ichiedono “altre”
compet enze

D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 9 ” COMPITI DEL S .P.P.”
I L D A T O R E D I L A V O R O
- a t t r a v e r s o i l m a n a g e m e n t n e l l e s t r u t t u r e c o m p l e s s e -
I N F O R M A I L S E R V I Z I O D I P R E V E N Z I O N E S U :
L A N A T U R A D E I R I S C H I
D E R I V A N T I D A I
P R O C E S S I P R O D U T T I V I
L A D E S C R I Z I O N E D E G L I
I M P I A N T I E D E I
P R O C E S S I P R O D U T T I V I
L ' O R G A N I Z Z A Z I O N E ,
L A P R O G R A M M A Z I O N E
E L ' A T T U A Z I O N E D E L L E
M I S U R E P R E V E N T I V E
L E P R E S C R I Z I O N I D E G L I
O R G A N I D I V I G I L A N Z A
I COMPONENTI DEL S.P.P. ED I RAPPRESENTANTI DEI
LAVORATORI PER LA SICUREZZA SONO TENUTI AL SEGRETO
IN ORDINE AI PROCESSI LAVORATIVI DI CUI VENGONO A
CONOSCENZA NELL’ESERCIZIO DELLE LORO FUNZIONI

D.Lgs. 626/94 ”SER VIZIO DI PR EVENZION E E PROTEZIO NE”
COORDINAMENTO E
CONTROLLO
COLLABORAZIONE
CON SERV. SECURITY
GESTIONE RAPPORTI
ENTI DI VIGILANZA
INDIRIZZO
ATTIVITA’
DEL
SERVIZIO
COLLABORAZIONE
GESTIONE RAPPORTI
OO.SS.
ADDESTRAMENTO E
FORMAZIONE
INFORMAZIONE E
CONSULENZA
COLLABORAZIONE
CON MEDICO
COMPETENTE

OGGETTO
D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 1 1 ”R IUNI ONE PERI ODICA”
AZIENDE ED ED UNITA’ PRODUTTIVE
CON OLTRE 15 15 DIP DIP ENDENTI
•PROGRAMMA
DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE
ALLA SICUREZZA
DATORE DI DI LAV LAVORO ORO
(o (o suo suo
RESPONS ABILE ABILE
rappresentante)
S.P.P. S.P.P.
RAPPRESENTAN RAPPRESENTANTE TE D DEI EI
LAVORATORI PER PER LA LA
SI SI CUREZZA
ESAME:
•PIANO
DI SICUREZZA
(documento “in progress” da aggiornare almeno ogni anno)
•IDONEITA’
MEZZI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
PARTECIPANTI
MEDICO
COMPETENTE

D.Lgs. 626/94 Art. 8 ”SER VIZI O DI PRE VENZIO NE E PROTEZIO NE”
IL DATORE DI LAVORO
IL DATORE DI LAVORO
DESIGNA
NOMINA
ACCERTA
che:
ASSICURA
Previa Previa consultazione con con il il rappresentante per per la la sicurezza, il il
RESPONSABILE DELLA SICUREZZA accertandosi che che sia sia
in in possesso di di attitudini e e capacità adeguate
All’interno dell’azienda una una o più più persone persone per per l’espletamento
dei dei compiti compiti del del SERVIZIO DI DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE
••Gli
Gli addetti addetti siano siano in in numero sufficiente
••Possiedano
Possiedano le le capacità nec necessarie essarie
••Dispongano
Dispongano di di mezzi mezzi adeguati per per svolgere i i compiti compiti loro loro
assegnati
Che Che i i dipendenti addetti addetti al al servizio servizio di di prevenzione e e
protezione non non subiscano alcun alcun pregiudizio a causa causa
dell’attività svolta svolta nell’espletamento del del loro loro incarico

IL DATORE
DI LAVORO
D.Lgs. 626 /9 4 Ar t. 1 1 ”R IUNI ONE PERI ODICA”
PROVVEDE alla alla redazione del del verbale verbale della della
riunione
TIENE il verbale a disposizione dei partecipanti
INDICE una una riunione in in occasione di di variazioni
significative delle delle condizioni di di esposizione al al rischio, rischio,
compresa la la programmazione e e l’introduzione di di nuove nuove
tecnologie che che hanno hanno riflessi riflessi sulla sulla sicurezza
IL RAPPRESENTANTE
DEI LAVORATORI
può chie dere la convo cazio ne di una riu nione in
occasione di eventuali e significative
variazioni delle c ondizioni di
esposizione al rischio

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
L’organo
di
vigilanza

ΠIl Medico Competente
Œ
Œ
Œ
Œ
Œ
Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
COLLABORAZIONE AL PROCESSO
PREVENZIONALE
ACCERTAMENTI PERIODICI
(IDONEITÀ ALLA MANSIONE)
ACCERTAMENTI PREVENTIVI
(CONTROINDICAZIONI AL
LAVORO)
INFORMAZIONE ED EDUCAZIONE
ALLA SA LUTE
VISITE MEDICHE RICHIESTE D AL
LAVORATORE

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Classificazione generale dei fatt ori di rischio
•
•
•
•
I° Gruppo
II° Gruppo
III° Gruppo
IV° Gruppo

Corso di Igiene e Medicina
del Lavoro
I° Gruppo
Vi appartengono quegl i
elementi fisici presenti in
tutti gli ambienti umani:
luce, rumore, microclima
elettricità…etc.;
diventano nocivi se
presenti in difetto o in
eccesso

II° Gruppo
Sono fattori di rischio tipici
dell’ambiente di lavoro:
a) Fisici (Vibrazioni, radiazioni ionizzanti
e non, Rumore,)
b) Chimici (gas, vapori, polveri, fumi,
liquidi…)
Sono rilevabili sia dal gruppo omogeneo di
lavoratori sia con appositi strumenti di
rilevazione
Corso di Igiene e
Medicina del Lavoro

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
III° Gruppo
Fattori di Rischio legati
alla fatica prodot ta
dal lavoro fisico
e
dalle posizioni fisse e
disagevoli
Sono rilevabili prevalentemente
dal gruppo omogeneo di
lavoratori

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
IV° Gruppo
Fattori di Rischio legati alla
fatica “nervosa o psichica”:
sono i cosiddetti fattori
“stressanti”: ritmi,
ripetitività, monotonia, tempi,
turni etc
..
Sono rilevabili dal solo gruppo di
lavoratori omogeneo

La gestione del rischio:
ruolo e compiti del medico del lavoro
Rischio
chimico

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Si ringrazia il dott.
Fabrizio Fer raris
Direttore S.C.
Medicina del Lavoro
ASL 12 di Biella
per la gentile
concessione del
materiale
iconografico

DEFINIZIONE DI RISCHIO CH IMICO
E’ il rischio connesso all’ esposizione ad agenti
chimici.
In ambiente sanitario l’esposizione è
spesso connessa alla manipolazione.
Si distinguono:
vRischi
per la sicurezza (incendio, esplosione,
corrosione)
• Rischi per la salute (con effetti sia acuti che
cronici)
§ Rischi per l’ambiente (inquinamento)

PREMESSA
• SOSTANZE: elementi chimici o loro
composti, naturali o di sintesi, comprese le
impurezze dovute al processo di
fabbricazione e gli additivi per preservarne
la stabilità
• PREPARATI: miscele o soluzioni composte
da 2 o più sostanze

Agenti chimici pericolosi
• 1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del
decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modifiche,
nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione
come sostanze pericolose di cui al predetto decreto. Sono escluse le
sostanze pericolose solo per l'ambiente;
• 2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del
decreto legislativo 16 luglio 1998, n. 285, e successive modifiche,
nonché gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione come
preparati pericolosi di cui al predetto decreto. Sono esclusi i preparati
pericolosi solo per l'ambiente;
• 3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi,
in base ai punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la
sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà
chimico-fisiche chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono
utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui
e' stato assegnato un valore limite di esposizione professionale;

SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE
In base alle proprietà chimico-fisiche:
• Infiammabili
• Comburenti
• Facilmente infiammabili
• Esplosive
• Estremamente infiammabili

SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE
In base alle proprietà tossicologiche:
• Molto tossiche
• Tossiche
• Nocive
• Corrosive
• Irritanti
• Sensibilizzanti
• Ecotossiche

SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE
In base agli effetti specifici sulla salute:
• Cancerogeni
• Mutageni
• Tossici per il ciclo riproduttivo
Per tali sostanze esistono sottoclassificazioni in
base al livello di pericolosità

DANNI PROVOCATI DALLE
SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE
Gli effetti fisici
sono generalmente in relazione
ad eventi accidentali violenti connessi con le
proprietà chimico-fisiche della sostanza:
• Infiammabilità
• Potere esplosivo
• Potere comburente
Il maggior numero di vittime di incidenti da
sostanze chimiche deriva da questo tipo di effetti

DANNI PROVOCATI DALLE
SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE
Gli effetti tossici si distinguono in:
• Effetti tossici immediati da:
– Tossicità acuta (per via orale, inalatoria o cutanea)
– Potere irritante (su occhi e pelle)
• Effetti tossici differiti:
– Tossicità subacuta, cronica
– Potere sensibilizzante
– Effetti mutageni, cancerogeni e sulla riproduzione
(c.d. effetti irreversibili)

I recipienti nei quali s ono c onservati prod otti pericol osi
devono p ortare le indi cazioni e i c ontrasse gni prescritti
Simbolo di
pericolo
Xn
Etichetta del prodotto: CIDEX
Indicazione di
pericolo
Consiglio di prudenza
ATTENZIONE: C ontiene Glutaraldeide
R 20/22 Nocivo per inalazione e ingestione
R 37/38 Irritante per le vie respiratorie e la pelle
R41 Rischio di gravi lesioni oculari
R42/43 Può provocare sensibilizzazione per
inalazione e a contatto con la pelle
S 26 In caso di contatto con gli occhi lavar e
immediatamente e abbondantemente con acqua e
consultare un medico
S36/37/39 Usare indumenti protettivi e guanti adatti a
proteggersi gli occhi e la faccia
S45 In caso di incidente o malessere consultare
immediatamente il medico…
S51 Utilizzare solo in luogo ben ventilato
S61 Non disperdere nell’ambiente
Frase di risc hio

Simboli ed indicazioni di pericolo
E
O
F
F+
Esplosivo
Comburente
Facilmente infiammabile
Estremamente infiammabile

Simboli ed indicazioni di pericolo
T
T+
Xn
Xi
C
Tossico
Molto tossico
Nocivo
Irritante
Corrosivo

ESEMPI DI FRASI “R” E FRASI “S”
FRASI R (FRASI DI RISCHIO)
R10 Infiammabile
R11 Facilmente infiammabile
R20 Nocivo per inalazione
R22 Nocivo per ingestione
R23 Tossico per inalazione
FRASI S (CONSIGLI DI PRUDENZA)
S17 Tenere lontano da sostanze combustibili
S20 Non mangiare né bere durante l’impiego
S36 Usare indumenti protettivi adatti
S37 Usare guanti adatti

Esposizione ad AGENTI CHIMICI
Tipologie di agenti chimici
• reagenti e prodotti di laboratorio
• disinfettanti
• detergenti
• prodotti di sviluppo e fissaggio radiol.
• prodotti tecnici vari
• farmaci di determinate categorie
• gas anestetici
• scarti e rifiuti
• agenti chimici di altro genere (polveri, fumi di
saldatura…

LA SCHEDA DI SICUREZZA
• Viene anche chiamata Scheda
Dati di Sicurezza oppure
MSDS (Material Safety Data Sheet)
• Contiene l’informazione sulla
pericolosità di un prodotto che integra i dati
indicati sull’etichetta
• Deve essere consegnata dal produttore o
commerciante agli utilizzatori professionali
• Va redatta secondo uno schema in 16 punti

LA SCHEDA DI SICUREZZA
• La scheda di sicurezza contiene le
informazioni su:
– Nomi della sostanza o preparato e del
produttore (compreso il recapito)
– Eventuali ingredienti del preparato
– Caratteristiche di pericolo intrinseco
– Misure in caso di incendio, spandimento, primo
soccorso, sma ltimento
– Corretta manipolazione e stoccaggio
– Controllo dell’esposizione/protezione

LA SCHEDA DI SICUREZZA (continua)
– Proprietà fisiche e chimiche
– Stabilità e reattività
– Proprietà tossicologiche ed ecotossicolo giche
– Trasporto
– Regolamentazione e classificazione

Effetti delle sostanze chimiche
Livello (concentrazione e durata) di esposizione
Via di assorbimento
Proprietà chimico-fisiche
Esposizioni multiple
Caratteristiche individuali dei soggetti esposti
Abitudini voluttuarie (fumo alcool ecc.)

Assorbimento e Eliminazione
Vie di assorbimento : ingestione, inalazione, contatto cutaneo.
Vie di eliminazione: aria espirata, urine, feci.
Esposizione multipla

Assorbimento per inalazione
È condizionato da
– Ventilazione polmonare
– Diffusione nella membrana alveolo-capillare
– Dalla solubilità nel sangue
– Dalla circolazione ematica
– Dalla diffusione nei tessuti

Assorbimento cutaneo
È condizionato da
– Superficie interessata – quantità
– Superficie interessata – quale ( strato corneo maggiore
o minore)
– Tempo di contatto
– Stato della cute
– Uso di DPI idonei

Escrezione
• Dipende da
– Condizioni generali di salute
– Uso di farmaci
– Abitudini voluttuarie
– Tipo di dieta
– Tipo di sostanza

DISPOSITIVI DI PROTEZ. COLLETTIVA
• Ventilazione dei locali di deposito o
manipolazione
– Ventilazione naturale
– Ventilazione forzata
• Sistemi di
aspirazione
– Cappe chimiche ad espulsione d’aria
– Cappe chimiche a ricircolo d’aria con filtri
– Altri sistemi di aspirazione localizzati

DISPOSITIVI DI PROT. INDIVIDUALE
• Protezione delle
vie respiratorie
• Protezione del viso e degli occhi
• Protezione del corpo e degli arti
Nel protocollo d’uso dei disinfettanti ci sono
indicazioni sui DPI necessari per o gni singolo
prodotto.
Esiste un catalogo dei DPI codificati a magazzino

Misure generali di prevenzio ne
• a) progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul
luogo di lavoro;
• b) fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e
relative procedure di manutenzione adeguate;
• c) riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o
potrebbero essere esposti;
• d) riduzione al minimo della durata e dell'intensita’
dell'esposizione;
• e) misure igieniche adeguate;
• f) riduzione al minimo della quantita' di agenti presenti sul
luogo di lavoro in funzione delle necessita' della lavorazione;
• g) metodi di lavoro appropriati comprese le disposizioni che
garantiscono la sicurezza nella manipolazione,
nell'immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di
agenti chimici pericolosi
nonche' dei rifiuti che contengono detti agenti chimi ci.

Valutazione del rischio
• Nella valutazione di cui all'art. 4, il datore di lavoro
determina, preliminarmente l'eventuale presenza di agenti chimici
pericolosi sul luogo di lavoro e valuta anche i rischi per la
sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti dalla presenza di
tali agenti, prendendo in considerazione in particolare ……
– Proprietà pericolose
– Informazioni derivanti dalla scheda di sicurezza
– livello tipo e durata dell’esposizione
– tipo e quantità di esposizione
– valori limite di esposizione professionale
– effetti delle misure preventive adottate
– eventuali dati di sorveglianza sanitaria
– la valutazione deve essere aggiornata quando vi siano modifiche
sostanziali della situazione di rischio o quando i dati di sorveglianza
sanitaria ne dimostrino la necessità
– Se i risultati della valutazione dimostrano che vi è solo un rischio
moderato non si applicano le misure specifiche di prevenzione e la
sorveglianza sanitaria

Misure specifiche di preve nzione
• Sostituzione degli agenti chimici pericolosi con altri meno
• a) progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli
tecnici, nonche' uso di attrezzature e materiali adeguati;
• b) appropriate misure organizzative e di protezione collettive
alla fonte del rischio;
• c) misure di protezione individuali, compresi i dispositivi di
protezione individuali, qualora non si riesca a prevenire con
altri mezzi l'esposizione;
• d) sorveglianza sanitaria dei lavoratori a norma degli articoli60decies
e 60-undecies.

Misure ambientali
• Campionamenti ambientali :
- misurano la concentrazione in aria delle sostanze pericolose
- misure dirette tramite monitor in continuo oppure utilizzare un sistema di
captazione con successiva lettura in laboratorio ( attivo o passivo)
- Possono essere di area oppure personali
- È possibile la misura di un notevole numero di sostanze
- Errore di circa il 20 %
- Più il ciclo di lavorazione è discontinuo maggiore deve essere il numero di
campioni
- Difficile la misura quando le sostanze presenti contemporaneamente sono
numerose
- Necessaria una analisi del ciclo di lavorazione molto precisa.

Misura delle polveri
• Importante misurare la quantità ma anche le
dimensioni delle particelle
• Tutte le particelle < a 5 micron arrivano al
polmone, < a 10 micron ai bronchi, > a 100
micron non interessano
• Le particelle possono trasci nare anche
sostanze nocive di natura diversa.

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
I Fattori di rischio Chimico
• Il concetto di T.L.V.- T.L.V. T.W.A
:
E’ la concentrazione massima a mmissibile di una
sostanza in ambiente di lavoro intesa però co me
“Valore medio di quella sostanza lungo il
turno di otto ore”

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Il concetto di
I Fattori di rischio Chimico
T.L.V.- T.L.V. STEL
E’ la concentrazione massima a mmissibile
di una
sostanza in ambiente di lavoro intesa però co me
Esposizione per brevi periodi (convenzionalmente 15 minuti)

Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
I Fattori di rischio Chimico
Il concetto di T.L.V.- T.L.V. C (eiling)
E’ la concentrazione massima a mmissibile
di una
sostanza in ambiente di lavoro intesa come
Valore di punta
(cioè non superabile)

La gestione del rischio:
ruolo e compiti del medico del lavoro
Rischio
da
agenti
biologici

Decreto Legislativo n. 626/94
TITOLO VIII :
PROTE ZIONE DAL RISCHIO BIOLOGICO

v
v
PREMESSA
Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza non può essere un “tuttologo” bensì una
persona in grado di seguire con senso critico le attività e le scelte
• di Prevenzione e Protezione fatte dal SPP e di Sicurezza fatte dal Datore di Lavoro, dai
Dirigenti e dai Preposti.
Inoltre
• avere la capacità di seguire le attività del Medico Competente nella sorveglianza sanitaria.
Deve quindi
Conoscere l’origine e l’architettura dei pericoli
Interpretare correttamente la legge

5
Il titolo VIII
si compone di 16 articoli
(dall’art.73 all’art.88)
strutturati come per gli altri rischi
e da
ALLEGATI
IX, X, XI, XII, XIII.

Art. 73 –
c amp o di ap plic azione
1. Le norme del presente titolo si applican o a tutte le
attività lavorative nelle quali vi è rischio di esposizione
ad
agenti biologi ci

agente biologico :
Art. 74 –
qualsiasi microrganismo
anche
c oltura c ellulare
se ge net ic a mente m od ific at o ,
en do parassita um ano
definizioni
che potrebb e provocare
allergie,
intossicazioni;
infezioni,

microrganismo :
qualsiasi entità mi crobi olo gica,
cel lulare o m eno
coltura cellulare :
Art. 74 –
definizioni
in grado d i riprodursi o trasferire materiale g ene tico
il risultato della cr escita in vitro
di c ellule d eriva te da org anismi pluri cellul ari.
,

Saprofita
(commensali) :
Parassita
Infettivo
:
:
Virulento:
DEFINIZIONI
vive e si moltiplica in simbiosi con l’ospite senza
arrecargli danni.
vive e si moltiplica a spese dell’ospite.
capacità di un agente biologico (A.B.) di penetrare
in un ospite e moltiplicarsi
In relazione alla gravità dei sintomi che provoca.

Patogeno:
Trasmissibile:
Neutralizzabile:
DEFINIZIONI
capacità di un A.B.patogeno di produ rre malattia a
seguito d’infezione. Dipende dalla virulenza e dalle
capacità invasive dell’A.B.
capacità di un A.B.di essere trasmesso da un’osp ite
infetto ad un soggetto suscettibile.
disponibilità di efficaci misure profilattiche per
prevenire la malattia o di efficaci terapie per la
cura.

Profilassi :
Vaccinazione :
Terapia preventiva:
DEFINIZIONI
Azioni tendenti a prevenire l’esposizione ad
A.B.(disinfezione) impedire la moltiplicazione degli
A.B. eventualmente penetrati in un soggetto
potenzialmente esposto o immunizzarlo.
Somministrazione di un antigene specifico
stimolante la produzione d i anticorpi .
Somministrazione, prima dell’esposizione,
di farmaci attivi contro A.B.

La classificazi one degli agenti biologici
secondo il grado di pericolosità per la salute
dell’uomo viene fatta considerando una serie
di parametri ...
l' infettività,
intesa come capacità di un microrganismo di
penetrare e molt iplicarsi nell'ospite;
la patogenicità,
riferibile alla capacità di produrre
malattia a seguito di infezione;
la trasmissibilità,
intesa come la capacità di un
microrganismo di essere trasmesso da un sogget to infetto ad
un soggetto suscettibile;
la neutralizzabilità,
intesa come la disponibilità di
efficaci misure profilattiche per prevenire la malattia o
terapeutiche per la sua cura

Patologie già presenti nel l’operatore sanitario che possono
favorire la penetrazione dell’agente bio logico
Lesioni cutanee di vario tipo: ferite abrasioni, dermatiti
Lesioni delle mucose: traumatiche, irritanti, allergiche, infettive.
Malattie immunolog iche che abbassano la difese organiche
Assunzion i di farmaci che producono un abbassame nto delle difese
organiche dell’individuo
Malattie neoplastiche
Malattie metaboliche
Esposizione a fonti radioattive

v
Art. 75 –
agente biologic o del gruppo 1
un age nte biologico c he pre se nta poche pro babilità di causare malattie in
soggetti umani;
v
agente biologic o del gruppo 2
classificazione degli agenti biolo gici
un agente biologico c he
• può cau sare malattie in
lavor atori;
soggetti umani e costituire un rischio per i
• è poco pr obabile che si pro paghi nella com unità;
• so no di norma dis ponibili ef ficaci mi sure pro filattiche o t erapeutiche;

v
Art. 75 –
agente biologic o del gruppo 3
un age nte biologico c he p uò
• causare malattie gravi in sog getti u mani e co stituisce un serio ri sc hio per i
lavor atori;
• l’agente biologico può pro pagarsi nella co mu nità,
• ma di norma so no dispo nibili e fficaci mis ure pro filattiche o terapeutic he;
v
classificazione degli agenti biolo gici
agente biologic o del gruppo 4
un agente biologico c he può
• provocare malattie gravi in so ggetti umani e c ostituisc e u n serio risc hio
•
per i lavoratori e
può pre sentare un elevato rischio di propagazione nella comu nità;
• non sono dispo nibili, nibili di norma, e fficaci mis ure pro filattiche o
terapeutiche.
Elenco agenti biologici nell’allegato XI del D.Lgsl 626/94

Attività con potenziale esposizione ad
agenti biologici
3Industria
alimentare
3Agricoltura
3Zootecnia
3Macellazione
e lavorazione delle carni
3Pescicoltura
3Servizi
veterinari
3Industria
di trasformazione di derivati animali (cuoio, pelle, lana, etc.)
3Servizi
sanitari (ospedali, ambulatori, studi dentistici, servizi di assistenza)
3Laboratori
diagnostici (esclusi quelli di microbiologia)
3Servizi
mortuari e cimiteriali
3Servizi
di raccolta, trattamento, smaltimento rifiuti
3Servizi
di disinfezione e disinfestazione
3Impianti
industriali di sterilizzazione, disinfezione e lavaggio di materiali
potenzialmente infetti
3Impianti
depurazione acque di scarico
3Manutenzione
impianti fognari

Il Rischio da Agenti
Biologici
• HBV;
• HCV;
• HIV;
• Rosolia, varicella, parotite,CMV;
• TBC;
• le Zoonosi;
• Infezioni polmonari;
• Altre specifiche non frequenti;
Corso di Igiene e
Medicina del Lavoro

•
•
•
•
•
•
•
Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Epatite B
Trasmissione ematica, importante la via sessuale;
Molto resistente all’ambiente esterno;
Incubazione 40 - 180 giorni;
Manifestazione clinica (ittero, rialzo ALT e AST, astenia) in circa un terzo
dei casi di adulti contaminati;
Esita in epatite fulminante nell’1% dei casi, cronicizza nel 5% ;
La vaccinazione NON è obbligatoria per le categorie a rischio, mentre lo è
per i neonati ;
Attualmente il vaccino è preparato con DNA ricombinante ed è privo di
complicanze;

•
•
•
•
•
•
Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
Epatite C
A trasmissione ematica, poco importante la via sessuale (> 1%)
Meno resistente all’ambiente esterno della B;
Manifestazione clinica (ittero, rialzo ALT e AST, astenia) in circa un terzo
dei casi di adulti contaminati;
Esita in epatite cronica nel 30 - 50%;
La vaccinazione NON esiste ;
L’unica vera arma contro l’epatite C è la prevenzione sia sugli operatori
(DPI, formazione, informazione) sia sulle procedure;

•
•
•
•
•
•
Corso di Igiene e Medicina del Lavoro
AIDS (HIV 1 e 2)
Trasmissione ematica, importante la via sessuale;
Trasmesso nel 20-40% dalle madri infette al neonato;
Poco resistente all’ambiente esterno;
La vaccinazione NON esiste (per ora);
L’unica vera arma contro l’AIDS è la prevenzione sia sugli operatori (DPI,
formazione, informazione) sia sulle procedure;
Si calcola che le persone infette da AIDS a tutt’oggi siano tra i 40 ed i 110
milioni in tutto il mondo;

Gestione dell’evento
infortunistico
a rischio
per agen ti biologici
Procedura Responsabilità

Indivi duare
paziente fonte
Prelievo
Se positiv o (a nalisi rapi da x HIV )
o n on rep erib ile :
preli evo a T °
Poi a 3 0, 6 0, 90 , 120
Infortuni o (ago cavo,
taglien te, schizzo)
Se n egativo :
preli evo a T °
Poi a 12 0
Denuncia INAIL:
malattia infortunio
Profilassi con farma ci
se paziente HIV +

La classificazi one degli agenti biologici
secondo il grado di pericolosità per la salute
dell’uomo viene fatta considerando una serie
di parametri ...
l' infettività,
intesa come capacità di un microrganismo di
penetrare e molt iplicarsi nell'ospite;
la patogenicità,
riferibile alla capacità di produrre
malattia a seguito di infezione;
la trasmissibilità,
intesa come la capacità di un
microrganismo di essere trasmesso da un sogget to infetto ad
un soggetto suscettibile;
la neutralizzabilità,
intesa come la disponibilità di
efficaci misure profilattiche per prevenire la malattia o
terapeutiche per la sua cura

Particolari caratteristic he degli agenti
biologici in relazione alla valutazione del
rischio
4 non si conosce un valore di soglia come per i
cancerogeni
4
.
dose infettante
ampia variabilità di risposta nel la popolazione
.
fattori legati all’o spite
. fattori legati all’agente
4
il monitoraggio ambientale
non è un buon indicatore di
esposizione

•
•
•
•
•
Raccomandazioni Universali
Uso dei guanti
Lavaggio delle mani
Uso dei camici protettivi (se occorre)
Uso di maschere, occhiali, coprifaccia
protettivi
Uso di precauzioni per prevenire le
esposizioni accidentali

Procedura in caso di esposizione
professionale
TRATTAMENTO DELLA LESIONE
Detersione, antisettici. Non spremitura né caustici
REFERTO
Data, ora, procedura (dove, quando), tipo e marca di strumento
Tipo e volume di liquido, tipo di lesione (ferita/mucose/cute)
Fonte della possibile infezione (HBV, HCV, HIV: Stadio!)
Stato vaccinale dell’esposto. Dettagli del counselling, decisioni
VALUTAZIONE DEL TIPO DI ESP OSIZIONE
Percutanea/ Mucosa/ Cute non intatta/ Morso
Sangue/ Liquidi con sangue/ Altri liquidi/ Virus concentrato
Stato della fonte/ Stato dell’esposto, in partic. Stato vaccinale
VALUTAZIONE DELLA FONTE DI ESPOSIZIONE
Test: HCV, HBsAg, HIV (test rapido). Fonte ignota: val. rischio

Perché profilassi post-esposizione per
HIV?
PATOGENESI DELL ’INFEZIONE PRIMARIA
L’infezione delle cellule bersaglio non avviene subito
Vi è un periodo di 4 - 24h di interazione con cell. dendritiche
EFFICACIA DEGLI ANTIRETROVIRALI
Riduzione di infezione perinatale dal 25% al 5%
EFFICACIA DI ANTIRETROVIRALI IN MODEL LI ANIMALI
Modelli SIV- Macaco (Tenofovir efficace dino a 48h)
EFFICACIA DI ANTIRETROVIRALI IN STUDI CLINICI
Difficoltà nell’intraprendere studi clinici
Riduzione verosimilmente > 80% con Zidovudina

Sieroconversioni lavorative
160-170 esposizioni / anno HCV: 2
conversioni
21 esposizioni / anno HIV : 0 conversioni
23 esposizioni /anno HBV: 0 conversioni
Atteso dati Siroh sieroconversioni
HCV (0.43%) 1 ogni 1,5 anni circa
(0.61%)
HIV (0,31%) 1 ogni 15 anni
HBV (0,55%) 1 ogni 10 anni

Proce dure Igie niche
* Vietato mangiare, bere, fumare, mettersi le lenti a contatto,
truccarsi nel luogo di lavoro
* Lavarsi spesso le mani
* Indossare guanti di protezione quando si viene a contatto con
materiale pericoloso
*
*
Non toccare maniglie, porte, telefono, ecc. con guanti indossati
Tenere le mani lontano da naso, bocca, occh i e faccia
* Non portare gli indumenti di protezione o i DIP fuori dal luogo
di lavoro
* Gli indumenti di protezione che possono essere contaminati da
materiale patogeno devono essere disinfettati prima di essere lavati

Comuni Pratiche Operative
*
*
*
*
Usare pipette meccaniche
Vietato pipettare a bocca
Scegliere delle attrezzature facilmente decontaminabili
Usare pipette con filtro sulle teste
* Lavorare con attenzione in modo da minimizzare la
formazione di aereosol
* Porre un foglio di carta assorbente sopra il piano di
lavoro
* Evitare quando possibile l’uso di siringhe o aghi

Disi nfezi on e e D ec on tamin azion e
Disinfezione: eliminazione dei microrganismi patogeni e non
eccetto le spore. Si ottiene in genere con l’uso di disinfettanti
chimici.
Sterilizzazione: completa eliminazione di tutte le forme di
vita microbica, incluse le spore. Si ottiene in genere con
l’utilizzo di sostanze c himiche o tramite mezzi fisici.
Decontaminazione: riduzione di microrganismi ad un basso
livello, ma non a livello zero.
Metodi
Chimici
Fisici

Disinfezione Chimica
Comuni Disinfettanti:
Alcooli, Composti a Base di Cloro, Fenoli, Composti
dell’ammonio Quaternario, Iodofori, Glutaraldeide.
Fattori che la influen zano
Tipo di Microrganismo
Grado di contaminazione
Contenuto proteico
Tipo di Disinfettante
Concentrazione del disinfettante
Tempo di contatto

La gestione del rischio:
ruolo e compiti del medico del lavoro
Rischio
da agenti
fisic i

Le radiazioni
ionizzanti possono
essere dannose se
impiegate
incautamente o in
maniera
inconsapevolmente
incauta

Le radiazion i ele ttromagne tich e, in bas e a lla qu antità di e nergi a e mess a ed
agli effetti che produc ono n ella materia in cu i interag isco no s i
§ RADIAZIONI IONIZZANTI
§
RADIAZIONI NON IONIZZANTI
suddiv idono in:
Ø Si intende pe r IONIZZAZIONE il process o pe r il quale un ato mo, a
segui to de ll’ interazion e con la radiazione , dà origin e a ion i posi tivi e
negat ivi.
RADIAZIONI
Ø L’ene rgia minima necess aria pe r spos tare un elettrone dall’orbita
periferica di un atomo (ion izzazione) è di 10 eV.

•
•
•
RADIAZIONI NON IONIZZANTI
Onde elettromagne tiche di ene rgia infe riore a 1 0 eV
6 catego rie: ca mpi elettrici, radioonde , microonde , infrarosso ,
vis ibile, ultraviole tto, laser
Hanno e ffetti sul la materia di tipo TERMICO

•
•
RADIAZIONI IONIZZANTI
Onde elettromagne tiche di ene rgia supe riore a 10 eV.
CORPUSCOLATE: trasport an o e ner gia so tto form a di e nerg ia c ineti ca
(el ettro ni, pro ton i, neu tron i, partic el le alfa, pa rticel le be ta).
ONDULATORIE: traspor tan o e ner gia so tto forma di qu anti o fo toni (raggi
X, raggi g amma).
Effetti sul la materia: provoca ndo ALTERAZIONI de ll’intima st ruttura
cel lulare

TIPO DI RADIAZIONE E RELATIVA
PENETRAZIONE
U.O.A. Fisica Sanitaria – A.O. San Giovanni Battista di Torino

Le radiazion i possono :
•
•
Sorgenti di radiazi oni in os ped ale
Ess ere pro dott e me diant e app osi te appar ec ch iature: TUBI A RAGGI X usa ti in
Radio log ia (radiod iagno sti ca , TAC), Chirurgi e ed ambu lator i (s cop ie ,
inte ns ificat ori di brillanza); ACCELERATORI usa ti in Rad iot erap ia.
Ess ere em es se dal DECADIMENTO di so st anze radio attive (Cobal to, Cesi o ,
Iodio)
L’emiss ione di radiazion e da parte di un appa recch io avviene unica ment e
quando s i agi sce su di un appos ito co mando (un pe dale, un pulsan te) e
cessa non appena ta le azione viene inte rrotta, men tre ne l ca so di materiali
radio attivi l’emiss ione di radiazioni è cont inua .

•
•
•
•
RADIOLOGIA
RADIOTERAPIA
Sorgenti di radiazi oni in os ped ale
MEDICINA NUCLEARE
LABORATORI R.I.A. (Radio Immun o Ass ay)

Rischi speci fici dell e varie sorgenti in ambi to ospe daliero
•
•
•
Radiolo gia
Apparec chi ge ner atori di rad iazio ni: co sti tuisc ono un ris ch io so lo duran te il
loro eff ettivo funzi ona mento in qu anto ad ap parec chi o s pento non vi è
em is sio ne di rad iazio ni.
I risch i con ne ssi s ono le gat i alla so la irradiaz ion e e st erna e d il princ ipale è dato
dal fas cio primario ovvero dal fas cio di rad iazio ne e mes so dall’ap parec chi o
lung o u na pre ci sa direzion e.
Durant e il funzi ona mento s ono pres enti , però , altri tipi di risc hio: la radiaz ion e
diffu sa , ch e si origi na neg li o gg etti , ne i c orpi e nelle paret i inv est ite dal fasci o
primario e la radiazion e di fuga e me ss a da ll’apparec chi o s te sso in direz ion i
divers e d a que lle d el fasc io.

Rischi speci fici dell e varie sorgenti in ambi to ospe daliero
•
•
•
Radioterapia
In Radioter ap ia si utilizzano sor gen ti rad ioa ttive , se mpre in forma s igi llata per
la cur a del le les ion i tum ora li. Si dist ing uono , per le divers e caratterist ic he , le
sorg ent i per tera pia e ste rna e le s orge nti pe r brac hiterap ia.
Le s org enti radiog en e per terap ia es tern a (Coba lto 60, Cesi o1 37) rilas ci ano alte
dosi di radiazion e per il trattament o lo ca le di pat olo gie tumor ali e sono
inst allate in sta nze app os ite co n le pareti fortem ent e sc her mate (bun ker).
Sorge nti per brach iterap ia ve ngo no utilizzate ne l trattament o radio terapico di
les ion i tumora li in partico lari se di del corp o (c avo ora le, co llo dell’utero, retto ).
Si tratta di prep arati di picco le dimen sio ni (agh i e spi lle di Iridio 192 , Ce sio 137)
atti ad e ss ere introdo tti ne lle cavit à c orpor ee c itate.

Rischi speci fici dell e varie sorgenti in ambi to ospe daliero
•
•
•
Medicina N ucleare
Si utilizza no preval ent em ent e sorg ent i no n sig illate ch e vengo no
som ministra te ai pazi ent i e c he si co nc entr ano in de terminati organ i. La loro
pres enza e distri buzio ne , rivel ata con partic olar i str um ent i (g amma-c amere) ,
per mett e di det erminare ano malie morfo log ic he o funzion ali de gli organ i
inter es sa ti.
La prepar azion e dei radio farmaci avviene in un loc ale idon eo (Camera Calda) le
cui c aratterist ich e str utturali per me tton o di limitare il risc hio a c ui so no e sp ost i
gli op erat ori.
Infatti, nel c as o di sorg ent i no n si gi llate, oltre all’irradiaz ione est ern a è
pres ent e il risc hio di irradiazi one inter na attraver so il pro ces so di
cont aminazion e.

Rischi speci fici dell e varie sorgenti in ambi to ospe daliero
•
•
•
Laboratori R.I. A.
Nei laborat ori s i impieg ano s orge nti non s igi llate per la marcat ura “in vitro” di
ca mpioni s ec ondo la met odi ca R.I.A. (Radio Immuno As say ).
Il qu antitativo di mater iale radioatt ivo utilizzat o, in ge ner e, non com port a alcu n
risc hio da radiazion e.
I lo ca li di man ipo lazio ne s ono nor malmen te dot ati di cap pe di as pirazione per
ridurre a l minimo il ris chi o d i con taminazio ne r ad ioa ttiva de ll’aria.

Unità di misura delle radiazi oni i onizzanti
Per valutare l’espos izione a radiazion i ion izzanti vengo no us ate dive rse
grandezze:
•
DOSE ASS ORBITA = la qu ant ità di en erg ia ce dut a da lle radiaz ioni all’unità di
mass a d el mater iale irradiato; l’uni tà di misur a è il Gray (=100 rad).
• DOSE DI ES POSIZIONE = mis ura inve ce la c ap ac ità dei raggi X o γ
di pro durre
ionizzazi one in un a cert a mass a; l’uni tà di misur a è i l Co ulo mb /Kg.

Unità di misura delle radiazi oni i onizzanti
Per valutare l’espos izione a radiazion i ion izzanti vengo no us ate dive rse
grandezze:
•
DOSE ASS ORBITA = la qu ant ità di en erg ia ce dut a da lle radiaz ioni all’unità di
mass a d el mater iale irradiato; l’uni tà di misur a è il Gray (=100 rad).
• DOSE DI ES POSIZIONE = mis ura inve ce la c ap ac ità dei raggi X o γ
di pro durre
ionizzazi one in un a cert a mass a; l’uni tà di misur a è i l Co ulo mb /Kg.

Effetti chimici del le radiaz ioni i onizzanti
Su sca la molec ola re la radiazion e che attraversa le ce llule vive nti ionizza
ed ecci ta gli atomi e le moleco le, ag endo sui lega mi ch imici, dando luog o
a framment i do tati di ca rica elettrica (ioni e radica li) che son o
chi mica men te ins tabili (azione diretta).
L’azione indiretta si manifes ta invece quando i radica li e gli ioni
inte ragiscono con la ce llula s tessa dando origine ad altre alterazioni . In tal
modo s i dis truggon o cos tituen ti di vitale importanza e s i posson o formare
sostanze ch imiche e st ranee all’organ is mo.

•
•
•
•
•
•
•
•
Effetti chimici del le radiaz ioni i onizzanti
Livello subcel lulare
Alterazion e e p erdi ta parzi ale d i bas i azota te
Rottura filame nti di DNA
Rottura filame nti di RNA
Form azion e di lega mi a pont e (cro ss linking ) ne l si ngo lo filamento o tra i
filamenti .
Alterazion i crom os om ich e ( ab errazi oni )
Depre ss ion e d el la velo cit à d i sin te si del DNA
Perdi ta de ll’inform azion e gen eti ca
Alterazion e d el la stru ttura e d el la funzi ona lità d el le prot ei ne

•
•
•
•
•
Effetti chimici del le radiaz ioni i onizzanti
Alterazion i della mem bran a ce llulare
Livello cellu lare
Bloc co del c ic lo mitoti co c ellulare co n b loc co de lla riprod uzion e ce llulare
Alterazion i deg li orga ni en doc el lulari (ret. End opl as matic o, mitoc ondr i,
lis oso mi)
Morte ce llulare
Svilupp o d i cel lule neo plast ich e

Leg ge di Bergonie e Tribondeau – 1906
A live llo di tessu ti ed organ i esis te una
legge che afferma che la
radio sens ibilità de i tessut i è
direttamen te proporziona le alla loro
capaci tà riprodu ttiva ed inversa men te
proporziona le al loro grado di
differe nziazione.

Effetti biologic i de lle rad iazioni ionizzanti
Gli effetti biologic i indotti dalle radiazion i ion izzanti s ugli esser i vivent i
possono esser e c lass ifica ti co me:
•
•
•
SOMATICI = se s i manifes tano direttament e su ll’individuo che ha
subit o l’irradiazione.
•
•
Preco ci : se c om pa ion o entr o qualch e gior no/ una s e ttiman a
dall’esp osizi on e.
Tardivi: s e co mp aio no dop o a nni dall’espo sizi one .
GENETICI = s e s i manifesta no ne lle g enerazion i succe ssi ve.
TERATOGENI = se si manifes tano sul feto .

Unità di misura delle radiazi oni i onizzanti
Per valutare l’espos izione a radiazion i ion izzanti vengo no us ate dive rse
grandezze:
•
DOSE ASS ORBITA = la qu ant ità di en erg ia ce dut a da lle radiaz ioni all’unità di
mass a d el mater iale irradiato; l’uni tà di misur a è il Gray (=100 rad).
• DOSE DI ES POSIZIONE = mis ura inve ce la c ap ac ità dei raggi X o γ
di pro durre
ionizzazi one in un a cert a mass a; l’uni tà di misur a è i l Co ulo mb /Kg.

ORGANI EMOLINFOPOIETICI
• LINFOCITI: elevata radiosensibilità. Si
assiste ad una depressione linfocitaria che
raggiunge l’apice tra il 1 e il 4° giorno per
tornare alla normalità dopo 6 mesi
• GRANULOCITI: fugace rezione in
aumento, poi caduta, poi lieve ripresa, in
seguito forte depressione

ORGANI EMOLINFOPOIETICI
• PIASTRINE: ritardo della piastrinopenia
rispetto alla neutropenia, poi ripresa (nei
casi non mortali) e valori vicino alla norma
dopo 7 settimane
• ERITROCITI: anemia più tardiva rispetto
alla leucopenia

•
GONADI
I tessuti germinali sono molto
radiosensibili, soprattutto nei primi stadi
(spermatogoni ed oociti), la
radiosensibilità è maggiore nel maschio
che nella femmina. Si va da quadri di
sterilità temporanea, fino a quadri di
sterilità definitiva.

•
•
APPARATO
GASTROENTERICO
Anoressia nausea, vomito, nelle
irradiazioni lievi
Gravi sindromi gastrointestinali con
vomito, diarrea, melena, infezioni
generalizzate in caso di irradiazioni
massive a dosi letali

•
OCCHIO
EFFETTO CATARATTOGENO: la
parte più sensibile è il cristallino

•
•
•
•
•
ORGANI POCO SENSIBILI ALLE
RADIAZIONI IONIZZATI
APPARATO OSTEOARTICOLARE
APPARATO RESPIRATORIO
CUORE
RENE (in virtù della protezione ricevuta
dalle logge renali in cui è contenuto)
FEGATO

Elevata radiosensib ilità
GONADI
TESSUTO LINFATIC O
MIDOLLO EMOPOIETICO
CUTE
Radiosensi bilità tissutale
Media radiosens ibilità
•
•
•
CRISTALLINO
EPITELIO INTES TINALE
TESSUTO OSSEO
•
•
•
•
Bassa radiosens ibilità
SISTEMA NERVOSO CEN TRALE
FEGATO
RENE
TESSUTO MUSCOLARE

Radio protezi one
"eliminare gli effetti deterministici e ridurre al livello più basso
possibile la probabilità del verificarsi degli ef fetti stocastici”
•Princi
pio di giusti ficazi one : i tipi di attività che comporta no
esposiz ione a radiazion i ion izzan ti deb bon o essere
preventivamente giustif icati e period icamente riconsi derati alla
luce dei benef ici che da essi derivano
•Princi
pio di ottimizzaz ione : l’esp osiz ione a radiazio ni ionizzant i
deve essere tanto bassa qua nto ragionevo lmente otten ibile,
tenend o cont o anche di fattori econ omic i e socia li
•Princi
pio di limitazione : la dose ricevuta dagli individu i no n dev e
eccedere i limiti stab iliti
Raccomandazioni della Commissione internazio nale per le protezio ni radiologiche (ICRP 60/90)

LEGISLAZIONE
DPR 185/64 “Sicurezza degli impianti e protez ione
sanitaria dei lavorat ori e delle pop olazi oni contro i
pericoli de lle radiazi oni ionizzanti derivanti
dall ’impieg o pacif ico del l’energia nucleare ”
Dlgs 230/95 : attuazione del le direttive 89/618/Euratom,
90/641/Euratom, 92/3 /Euratom e 96/2 9/Euratom in
materia di radiaz ioni i onizzanti
D.Lgs. 241/00 ; D.Lgs 257/01

•
•
•
•
D.Lgs 230/ 95
classifi cazione , ad opera dell ’espert o qualifica to ,
delle aree di lavoro in zone controll ate e zone
sorvegliate
classifi cazione , sempre ad opera dell’es perto
qualifica to , dei lavoratori esp ost i in due categ orie , A
e B, in funzione dell a s emplice possi bilità individuale
di superare i limiti di dose
definizi one di Medico Autorizzato
riorganizzazione de lla s orveglianza sanitaria

DLgs 230/95 - art. 11 1 comma 5
“Gli esami radiolog ici individuali o co llettivi effettuati a titolo
preventivo , inc lus i gli esami di me dici na nucleare , devo no esser e
effettuati so ltanto se so no giust ificat i dal punto di vista san itario.
Tali esami devo no essere dis post i dall'autorità san itaria
competente per territorio che ne dà adeg uata informazi one ai
grup pi di po po lazione interessati”

DLgs 230/95 - art. 11 1 comma 6
“Partico lare attenz ione deve essere posta ne lla gi ustificaz ione d elle
indagi ni radiodiag nost iche esp letate su s ingo le perso ne o s u
partico lari gruppi di perso ne co n fini me dico -legal i o di
assicurazio ne. Per quest i esami e per quel li di cui al comma 5 è
escluso l'impiego de lla radioscop ia diretta”

DLgs 230/95 - art. 11 1 comma 7
“Quando è possi bile le inda gini eseg uite per le finalità di cui al
comma 5 vann o effett uate co n tecn iche sost itutive di quel le
espletate co n radiaz ioni ionizzant i, che sia no altrettanto efficaci e
comport ino un risch io minore per la persona”

Legi slazi one – D.Lgs 23 0/95 [Ambienti di la voro]
Zona Clas si ficata: è ogni ambien te di lavo ro so ttopo sto a regol ame ntazione
per motivi di protezione con tro le radiazion i ion izzanti; compre nde:
•
•
Zona Con trollata: ogn i ambien te di lavoro ne l quale vi è la poss ibilità
di supera re 3/10 dei limiti di dos e per esposizion e globa le (6
mSv /anno) o dei limiti di dos e per espos izione parziale (45
mSv /anno per i crista llini – 150 mSv/ anno per cute ed es tremità.
L’acce sso è se gnal ato e rego lament ato .
Zona Sorv egl iata: ogni ambien te di lavo ro ne l quale vi è la
possib ilità di supe rare i limiti di dos e per espos izione glo bale (1
mSv /anno) o dei limiti di dos e per espos izione parziale (15
mSv /anno per i cris tallini – 50 mSv /anno per cu te ed es tremità) pe r
le p erson e de l pubbl ico .

•
•
•
Legi slazi one – D.Lgs 23 0/95 [Lavoratori]
Lavora tori espost i di tipo A: s e pos sono ricever e più di 6 mSv /anno
per espos izione globa le, 45 mSv /anno per es posizion e dei crist allini,
150 mSv /anno per espos izione de lla cu te e de lle est remità.
Lavora tori espos ti di tipo B: se possono riceve re tra 1 6 mSv /anno
per espos izione global e, tra 15 e 45 mSv /anno per esp osizione de i
cris tallini, tra 50 e 150 mS v/ann o pe r espos izione de lla cute e del le
estre mità.
Lavora tori non espo st i: sogge tti so ttopost i ad una es po sizione non
super iore ad uno qual sias i de i limiti fissa ti pe r le persone de l
pubbl ico.

•
•
Legi slazi one – D.Lgs 23 0/95 [Sorveglianza]
Sorveg lianza med ica : l’ins ieme de lle vis ite med iche , delle indag ini
specia list iche e di labora torio, de i provve dimen ti e de lle dispo sizion i
sani tarie ado ttate dal med ico auto rizzato al fine di garan tire la
protezione san itaria dei lavora tori espos ti.
Sorveg lianza fisi ca: l’ins ieme de i dispo si tivi adotta ti, de lle
valu tazioni , de lle misure e de gli es ami effettuati, de lle indica zion i
fornite e de i pro vved imen ti fo rmulati ed attuati da ll’esper to qu alificato
al fine di garantire la protezion e san itaria dei lavo ratori e de lla
popolazione .

DISTANZA
Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Protegg ers i dalle radiazion i s igni fica ev itare il più po ssib ile di ess ere
“colp iti” dalle radiazion i stes se.
I sis temi di protezione pe r i lavora tori per ridurre l’irradiazi one est erna
sono i s eguent i:
•
•
•
•
TEMPO DI ESPOSIZIONE
SCHERMATURE
ACCESSORI

•
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Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Dis tanza
L’espos izione diminuisce fortemente con l’aument are della dis tanza
dalla so rgen te.
E’ oppor tuno che l’ope ratore, co mpatibilmen te con le attività da
svolge re, s i trovi alla maggio r dis tanza pos sib ile da lla s orgent e.
Uso di tele co mandi e quadr i co mando dis tanti dalla so rgente .

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Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Tempo di esposiz ione
L’espos izione alle radiazion i è p roporziona le al tempo.
E’ necessa rio rimane re il mino r tempo poss ibile in presenza de lla
sorgen te d i radiazion i.
Abilità ed espe rienza de ll’oper ato re.

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Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Sche rmature
L’espos izione diminuisce note vol men te quando la sorg ente è pos ta
diet ro ad un a “barriera” di mate riale ada tto (panne lli di piombo ).
Magg iore è lo spesso re de l mate riale e minore sarà la quan tità di
radiazion e ch e riesce ad o ltrepas sare la s cher matura.
L’operato re deve mantene rsi protetto dietro a barriere sche rmate
(paratie p iombate, box ).

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Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Accessori d i protezione
Paret ine mo bili con panne lli in piombo.
Occh iali anti-x con len ti al piombo.
Camici, gu anti, co llari di g omma pio mbifera.
Colla ri.
Segnalazion i “sta tiche” : cartelli di perico lo di irradiazio ne (trifog lio
nero con i ragg i in ca mpo g iallo).
Segnalazion i luminose o son ore .

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Protezione da lle radi azioni i onizzanti
Obblighi de i lavoratori
Indossa re il do si metro pers onal e.
Non espo rre intenziona lment e il dos imetro alle radiazioni ion izzanti.
Sottopo rsi alle v is ite medi che preve ntive , pe riodich e e s traordinarie.
Seguir e le norme interne di s icu rezza e pro tezione .

Esempi dispositivi di protezione individuale per
LAVORATORI: Camice schermante

Esempi dispositivi di protezione individuale per
LAVORATORI: corpetto + kilt schermanti

Esempi dispositivi di protezione individuale per
LAVORATORI: collari schermanti

Esempi dispositivi di protezione per
LAVORATORI: schermo dedicato
apparecchiatura RX

DOSIMETRI PERSONALI E AMBIENTALI
Dosimetri a film

DOSIMETRI PERSONALI A BRACCIALE E
ANELLO – Dosimetri termoluminescenti (TLD)

Infermi ere
strum enti st a
Tubo Rx
Chirurgo
Ane st esi st a
Disposizione
standard
(Sala operatoria)

SEGNALETICA: SEGNALAZIONE VISIVA

SEGNALE IDENTIFICATIVO ZONA
CONTROLLATA

SEGNALE IDENTIFICATIVO ZONA
SORVEGLIATA

SEGNALE IDENTIFICATIVO ZONA
CONTROLLATA PER APPARECCHI MOBILI

Analisi, valutazione e
gestione del rischio rumore

Denunce di malat tie professionali nella cit ta’ di Torino - Anno 199 0
Numero Denunce
Prof. P.G Piolatto
Universita ’ di Torino
400
350
300
250
200
150
100
50
0
Ipo acu siada
more ru co niosi Dermat Asbes
itiPneumo
iBro nch ite cron TumoriAller icaie
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-sili cosi
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Denunce di malat tie professionali nella cit ta’ di Torino - Anno 200 0
Numero Denunce
400
350
300
250
200
150
100
50
0
Prof. P.G Piolatto
Universita ’ di Torino
Ipo acu siada
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TumoriDermat Asbes tos bro Epato nchial e Distu ll ac ergop ute rb i Pato logi atie e del cro e si Pato nervo logi so lon dela e na co ae
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nich stem e a
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cronich

Un po’ di anatomia dell’orecchio

• Quali esami effettuare per
poter fare diagnosi di
IPOACUSIA:
Audiometria (con criteri dettati
dal D.L.277/91)
Impedenzometria
Potenziali Evocati
Emissioni Otoacustiche
(impronte digitali della
funzionalità uditiva)
Rumore

• Traumi cranici,
• Barotraumi,
• Dismetabolismi,
• Presbiacusia,
• Patologie circolatorie,
• Patologie virali,
• Cause iatrogene,
• Esposizioni chimiche
associate.
I deficit a 4KHz

• Armi da fuoco
• Ascolto musica >7h/w.
• Walkman 10% ipoacusia
Socioacusia
• Airbag (>170dB) da 2 a 14 die
• Discoteca > 2 volte mese
• Giocattoli Sonori a 2,5 cm. 80-
126 dB
• Giocattoli sonori a 25 cm da Au
da 80 a 115 dB

• 20% rumore Industria
• 50% rumore Autoveicoli
• 16% rumore Ferroviario
• 14% rumore Aereo.
Socioacusia
Lavoratori aeroportuali 41,9% ipoacusici
Bambini in scuole nei pressi di aeroporti
10% ipoacusici
Abitanti in zone aeroportuali 68%
ipoacusici.
Abitanti in zone rurali 6,5% ipoacus ici.

Gli effetti extrauditivi del rumore
Sono causati dal rumore
ambientale. Molti studi hanno
evidenziato che il rumore
interagisce con il benessere sia
fisico che mentale. Si ritiene che il
rumore agisca come un generico
elemento di stress e che come tale
possa attivare diversi sistemi
fisiologici, provocando
modificazioni quali aumento della
pressione sanguigna e del ritmo
cardiaco e vasocostrizione. Qualora
l'esposizione sia temporanea queste
variazioni sono di breve durata e di
piccola entità, senza effetti negativi
rilevabili (Thompson, 1999).

Gli effetti extrauditivi del rumore
• L'entità e la durata di questi effetti
sono inoltre determinate in parte
dalla sensibilità individuale, dallo
stile di vita e dalle condizioni
ambientali. Le risposte individuali
al rumore sono, infatti,
estremamente variabili e pertanto
un individuo, qualora sia sottoposto
ad un certo stimolo, può
manifestare una variazione della
pressione sanguigna, mentre un
altro può mostrare cambiamenti nei
livelli di colesterolo. (Lundberg,
1999).

Gli effetti extrauditivi del rumore
Il rumore è soltanto uno
dei molti elementi di stress
che possono sti molare le
stesse risposte
fisiologiche, ed inoltre la
reazione del singolo
individuo ad un e lemento
di stress può essere
mediata e/o modificata in
modo complesso da molti
fattori (Lundberg, 1999).

Gli effetti extrauditivi del rumore
L'effetto di questi fattori
dipende da come
l'individuo "risponde"
fisicamente al rumore
stesso e da come lo
controlla (percezione
soggettiva),
dall'atteggiamento
generale nei confronti
della sorgente e dal la
prevedibilità e durata del
rumore.

Gli effetti extrauditivi del rumore
Gli individui più
invulnerabili, in seguito ad
esposizioni prolungate ad
elevati livelli di rumore
possono sviluppare effetti
permanenti quali ipertensione
o cardiopatia ischemica
(Thompson, 1999).

Gli effetti extrauditivi del rumore
Gli effetti più rilevanti
sono quelli cardiovascolari
(in particolare l'aumento
della pressione sanguigna
e la patologia cardiaca
ischemica), gli effetti sulla
salute mentale, in
particolare la depressione,
e gli esiti riproduttivi
sfavorevoli (Thompson,
1999).

La prevenzione
La prima c osa da fare è
ridurre i l ivelli di ru more.
E’ nece ss ario r idurre il
rumore alla fonte, cioè
progettare ed ac quistare
macc hine c on la pi ù bas sa
emissione di r umore.
Limitare la propagaz ione
delle onde sonore, i sola ndo la
sorge nte s onora ut ilizza ndo
per le pareti, i m uri ed i
soff itt i degli a mbie nti di
lavoro dei ma terial i
as sor bent i.
Limitare il te mpo di
espo siz ione del lavoratore.

Protezione del l avor ator e o co n
ambie nti c abi nati o me diante
protezio ni i ndividuali q uali
cuffi e ( abbatton o c irc a di 20
db l 'int ens it à dello stimol o
sono ro) o tappi alle orecch ie.
Il DL Gs. 195/ 200 6 f issa i
segu enti n uovi l imiti per il
rumor e:
Valore lim ite di espos izio ne
(giorn ata lav orati va d i 8 h) :
87dB( A)
Valore s uperi ore di az ione
(giorn ata lav orati va d i 8 h) : 85
dB(A )
Valore i nfe riore d i azi one
(giorn ata lav orati va d i 8 h) : 80
dB(A )
La prevenzione

La sorveglianza sanitaria
I l da tore di lavoro
sottopone alla
Sorveglianza sanitaria i
lavoratori la cui
esposizione al ru more
supera gli 85 De cibel. La
sorveglianza sanitaria è
estesa ai lavoratori
esposti a livelli superiori
di 8 0 Dec ibel su loro
richiesta o qualora il
medi co competente ne
conferma l’opport unit à.

La gestione del rischio rumore
Nel ca so in cui l ’espos izione
al rumore super i gli 80
Deci bel il datore d i lavoro
mette a d isposizione dei
lavoratori d isposit ivi di
protezio ne ind ividuali
dell’udito, nel caso i n c ui tale
espo siz ione sia ug uale o
super iore agl i 85 Dec ibel il
datore di lavoro fa tu tto il
possibile per as sicurare c he
vengano indossat i i d isposit ivi
di protezio ne i ndividuale
dell’udito.