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La soggettività e il dolore in ambito previdenziale ... - INCA Lombardia

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Alcuni nervi sono maggiormente esposti al rischio di <strong>in</strong>sulto iatrogeno: <strong>il</strong> plesso brachiale (conseguentemente<br />

al posizionamento errato dell’arto superiore durante l’anestesia generale o durante artroscopia<br />

di spalla), <strong>il</strong> ramo cutaneo-palmare del nervo mediano (durante <strong>in</strong>terventi endoscopici di decompressione<br />

del tunnel carpale), ramo cutaneo <strong>in</strong>frapatellare del nervo safeno (durante <strong>in</strong>terventi a cielo aperto<br />

o <strong>in</strong> artroscopia sul g<strong>in</strong>occhio), nervi <strong>il</strong>eo<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale, <strong>il</strong>eoipogastrico, genitofemorale e femorale (nel<br />

corso di ernioplastica <strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale per via laparoscopica, la rettopessia addom<strong>in</strong>ale), i nervi toracico lungo,<br />

<strong>in</strong>tercostali e <strong>in</strong>tercostobrachiale (dopo toracotomia e mastectomia).<br />

<strong>La</strong> lesione nervosa può essere parziale e può <strong>in</strong>teressare selettivamente i rami sensitivi e, di solito, prevalentemente<br />

le piccole fibre. <strong>La</strong> lesione parziale del nervo è spesso correlata a <strong>dolore</strong> più <strong>in</strong>tenso rispetto<br />

alla sezione completa, e può essere localizzato <strong>in</strong> un’area anche distante dalla ferita chirurgica ma,<br />

comunque, all’<strong>in</strong>terno del territorio di distribuzione del nervo leso.<br />

Quando la lesione deriva da un <strong>in</strong>trappolamento del nervo all’<strong>in</strong>terno del tessuto cicatriziale esuberante<br />

<strong>il</strong> <strong>dolore</strong> è sostenuto, <strong>in</strong> assenza di danno nervoso, dall’irritazione delle fibre nervose e dall’attivazione<br />

dei nerva nervorum (dalle fibre nervose danneggiate vengono generati impulsi nocicettivo ectopici).<br />

Il <strong>dolore</strong> può essere spontaneo o evocato da stimoli cutanei e, di frequente, è associato a iperfenomeni<br />

sensitivi (allod<strong>in</strong>ia ed iperalgesia).<br />

In alcuni casi <strong>il</strong> <strong>dolore</strong> post-chirurgico non ha soluzione di cont<strong>in</strong>uità con <strong>il</strong> <strong>dolore</strong> acuto perioperatorio,<br />

ma di solito la sua comparsa è ritardata, a volte anche di mesi.<br />

NOTA 6)<br />

Il <strong>dolore</strong> miofasciale è caratterizzato da una dolorab<strong>il</strong>ità alla palpazione di trigger po<strong>in</strong>t, punti di ipersensib<strong>il</strong>ità<br />

localizzati nel contesto di uno o più muscoli, e da un <strong>dolore</strong> sordo cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong> una zona di<br />

irradiazione su cui proiettano i trigger po<strong>in</strong>t.<br />

I trigger po<strong>in</strong>t, ossia zona gr<strong>il</strong>letto del DMF, consistono <strong>in</strong> una porzione circoscritta di muscolo o fascia<br />

(banderella palpab<strong>il</strong>e), del diametro di 2-5 mm, <strong>in</strong>durita e dolente alla palpazione, sovrastata da<br />

cute più calda.<br />

<strong>La</strong> digitopressione <strong>in</strong> corrispondenza del trigger po<strong>in</strong>t evoca <strong>dolore</strong> a distanza nella cosiddetta «target<br />

area». L’area di irradiazione del <strong>dolore</strong> non segue, tipicamente, la regola dermatomerica o <strong>il</strong> decorso di<br />

un nervo. I muscoli colpiti possono presentare aumentata faticab<strong>il</strong>ità, rigidità, debolezza soggettiva, <strong>dolore</strong><br />

nei movimenti e lieve riduzione della loro ampiezza.<br />

<strong>La</strong> fase acuta del <strong>dolore</strong> miofasciale, una volta che è <strong>in</strong>sorto, dura da due settimane a due mesi. Quando<br />

non viene diagnosticato, o non adeguatamente curato o non curato affatto si va verso la fase cronica<br />

o la cronicizzazione vera e propria la cui durata non è prevedib<strong>il</strong>e.<br />

Quando si eseguono trattamenti idonei i trigger po<strong>in</strong>t vengono <strong>in</strong>attivati a lungo ed i pazienti possono<br />

reagire ad eventuali riacutizzazioni dei s<strong>in</strong>tomi senza necessità di ulteriori <strong>in</strong>terventi terapeutici.<br />

Nel caso di cronicizzazione della s<strong>in</strong>drome dolorosa miofasciale per abuso dei muscoli colpiti, per cattivo<br />

uso dei farmaci o per <strong>in</strong>adeguata terapia locale è possib<strong>il</strong>e che i trigger po<strong>in</strong>t divengano, una volta<br />

sv<strong>il</strong>uppati, ipersensib<strong>il</strong>i e possano diventare maggiormente vulnerab<strong>il</strong>i ad una successiva riattivazione.<br />

Gli eventi che possono riattivare i trigger po<strong>in</strong>t sono le attività fisiche eccessive, l’<strong>in</strong>attività prolungata<br />

o posture anomale del muscolo, stress particolarmente <strong>in</strong>tensi, brusche modificazioni climatiche,<br />

artriti, malattie generalizzate come un’<strong>in</strong>fezione virale (ad esempio l’<strong>in</strong>fluenza).<br />

Vari quadri cl<strong>in</strong>ici ad espressione locale o regionale possono presentare manifestazioni sim<strong>il</strong>i al DMF.<br />

<strong>La</strong> raccolta anamnestica accurata e un attento esame obiettivo possono, comunque, sempre offrire<br />

strumenti efficaci di differenziazione. Nella diagnosi differenziale deve essere preso <strong>in</strong> considerazione<br />

<strong>il</strong> <strong>dolore</strong> di borsiti o tend<strong>in</strong>iti: è sempre abbastanza ben circoscritto, e anche laddove dà luogo a <strong>dolore</strong><br />

irradiato o riferito, questo non segue mai pattern def<strong>in</strong>iti, a differenza di quello del DMF che è<br />

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