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4. Nefrologia - Genetica e Immunologia Pediatrica

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- Omeostasi idro-elettrolitica<br />

- Approccio al bambino con ematuria<br />

- Fisiopatologia dell’edema nelle patologie nefrologiche<br />

- Glomerulonefriti<br />

- Sindrome Nefrosica<br />

- Approccio al bambino con disturbi minzionali (poliuria, enuresi)<br />

- Le infezioni delle vie urinarie<br />

- Insufficienza Renale nel bambino (IRA e IRC)


Omeostasi idro-elettrolitica<br />

Fede C, La Mazza A, Vitale A, Crisafulli RM, Salpietro V, Fede C<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

L’acqua è l’elemento più abbondante del corpo umano,il suo contenuto varia in rapporto al sesso,<br />

l’età e la costituzione del soggetto: nel neonato il contenuto di acqua è il 75% del peso corporeo,nel<br />

giovane adulto di età > o = di 25 anni è il 60%,nella donna di pari età il 50%, nell’uomo di età > o =<br />

di 80 anni è il 50% e nelle donna della stessa età il 45 %.<br />

L’acqua corporea totale si divide in 2 compartimenti:acqua intracellulare e acqua extracellulare.<br />

La prima rappresenta il 67% del peso corporeo ed è indice della massa cellulare corporea.<br />

L’acqua extracellulare raggiunge in media il 33% del peso corporeo suddividendosi in acqua del<br />

plasma,della linfa interstiziale,dei tessuti di sostegno e acqua transcellulare.<br />

L’acqua in noi è una traccia del mare primordiale in cui siamo nati; rappresenta la sostanza<br />

fondamentale di ogni cellula e partecipa a tutti i processi biologici che in essa si svolgono.<br />

Talete di Mileto,filosofo greco antico vissuto tra il VII-VI sec.A.C. affermava “l’acqua è l’origine<br />

di tutte le cose….”. Per i Sumeri, popolazione vissuta nella Mesopotamia meridionale tra il 4000 e<br />

il 1500 A.C. nelle terre tra il Tigri e l’Eufrate, è medico “colui che capisce d’acqua”. Oggi, la<br />

medicina quantistica molecolare riconosce le cause delle malattie nell’alterata polarità dell’acqua.<br />

I reni, pur rappresentando appena di 1/200 del peso corporeo svolgono un ruolo fondamentale nel<br />

mantenimento dell’omeostasi dell’acqua corporea infatti,sono in grado di filtrare ogni giorno<br />

duecento litri d’acqua e riassorbire il 99,9%. Questa capacità dei reni di concentrare e di diluire le<br />

urine ha avuto inizio, in tempi lontani, quando gli organismi viventi si sono trasferiti dal mare alla<br />

terra ferma ed hanno dovuto risparmiare acqua, per sopravvivere alle temperature del nuovo<br />

ambiente.<br />

Oggi, il rene umano è capace di una escrezione di 20 l/die di urine con una osmolarità minima di 50<br />

mOsm/l o di una escrezione di appena 0,5 l/die di urine con una osmolarità massima di 1200<br />

mOsm/l.<br />

L’acqua è sicuramente tra tutti gli elementi costituenti il corpo umano quello più soggetto a<br />

movimento esterno e interno. La perdita giornaliera di acqua nell’adulto corrisponde a circa il 4%<br />

della massa corporea e deve quindi essere riassunta con la dieta. Nei bambini questa percentuale è<br />

molto più elevata circa il 15% ed essi sono quindi più soggetti a disidratazione. Il bilancio<br />

dell’acqua è determinato dall’equilibrio tra il volume di acqua assunta e quello di acqua eliminata<br />

dall’organismo Tale equilibrio è regolato dal centro ipotalamico della sete, che modula l’assunzione


di acqua e dall’ormone antidiuretico (ADH o vasopressina) secreto dall’ipofisi posteriore che<br />

aumenta il riassorbimento di acqua nel rene.<br />

La regolazione del ricambio idro-salino avviene tramite meccanismi nervosi (centrali e periferici) e<br />

ormonale, che esplicano la loro azione sul rene,organo cardine della omeostasi idro-elettrolitica.<br />

La conoscenza dei fabbisogni idro-elettrolitici è importante per conoscere le potenziali perdite di<br />

liquidi ed elettroliti, per esempio a causa del vomito o diarrea. Per i bambini si raccomanda un<br />

apporto di acqua pari a 1,5 ml/kcal di energia spesa, ovvero 35-50 ml/kg o 1000-1500ml/mq di s.c..<br />

Momenti critici per un corretto equilibrio idro-elettrolitico sono quelli che si osservano in corso di<br />

malattie acute critiche,quando diventa evidente il sequestro di acqua nel compartimento<br />

extracellulare con conseguente edema. In questi casi una non corretta gestione del bilancio idro-<br />

elettrolitico può condurre a un deficit circolatorio e all’ipoperfusione tissutale,per cui devono essere<br />

somministrati liquidi (soluzioni saline 0,9 % o ringer lattato o soluzioni colloidi) per mantenere il<br />

volume intravascolare e un’adeguata circolazione onde evitare uno stato di ipoperfusione e<br />

un’insufficienza pre-renale.<br />

Altri momenti clinici critici che meritano particolare attenzione sono i casi di grave malnutrizione in<br />

cui le cellule si impoveriscono a poco a poco di tutti i loro componenti. In questi casi si può<br />

determinare la sindrome da rialimentazione (refeeding sindrome). Per evitarla occorre evitare<br />

eccessivi apporti di sodio e acqua, in quanto il rene fatica ad eliminarli con possibile loro<br />

accumulo,ma essere generosi nella somministrazione di potassio,fosfati e magnesio,onde evitare<br />

una pericolosa diminuzione della loro concentrazione ematica.<br />

Bibliografia<br />

1. Rocca G.: Medicina quantistica molecolare.La dinamica della vita. Tecniche nuove, Milano 2008<br />

2. Hahnemann S.: Organon of medicine. Kessinger Publishing,2007


Approccio al bambino con ematuria<br />

Conti G, Vitale A, Crisafulli RM, Salpietro V, Fede C<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

Epidemiologia<br />

L’ematuria è un sintomo importante nella nefro-urologia, essendo presente nella maggior parte delle<br />

malattie del parenchima renale e delle vie escretrici.<br />

Il riscontro di microematuria può conseguire a screening oppure ad esami occasionali. In Giappone,<br />

mediante uno screening scolastico, è stata rilevata una microematuria isolata nello 0.25% della<br />

popolazione di bambini di 6-12 anni. Negli USA la prevalenza di ematuria microscopica<br />

asintomatica è risultata in alcuni Stati dello 0.05-2%.<br />

Fisiopatologia<br />

Molto interessante è lo studio delle lesioni elementari e delle basi molecolari che sottendono una<br />

ematuria glomerulare. L’ipotesi più accreditata, documentata solo eccezionalmente in microscopia<br />

elettronica, è la formazione di soluzioni di continuo, “breaks o gap” della membrana basale<br />

capillare glomerulare che permettono il passaggio nello spazio urinifero delle emazie. La recente<br />

introduzione della microscopia a scansione ha consentito una visualizzazione del tutto convincente<br />

del fenomeno ed ha dato la dimostrazione del ruolo giocato dal complemento nell’induzione di<br />

ematuria.<br />

In vari modelli sperimentali di glomerulonefrite, indotte con somministrazione di immunocomplessi<br />

preformati si è osservato che compariva ematuria solo se veniva attivato e fissato il complemento,<br />

ed era possibile evitare l’ematuria in animali depleti di complemento. L’attivazione della via<br />

comune C5-C9, porta alla costituzione di una molecola detta complesso di attacco di membrana<br />

(C5b-C9 o MAC) ricco di fosfolipidi. Questo si fissa alla membrana ed assume una posizione di<br />

transmembrana, favorendo in situ la produzione di specie reattive dell’O2 molecolare. La<br />

perossidazione dei fospolipidi di membrana che consegue è il meccanismo principale alla base<br />

della formazione delle soluzioni di continuo della parete dei capillari adiacenti al punto di<br />

inserzione della macromolecola del C5-C9.<br />

È peraltro interessante rilevare che, accanto al meccanismo principale di fissazione del<br />

complemento attivato nell’induzione dell’ematuria glomerulare, questa possa essere clinicamente<br />

evidente per alterazioni non infiammatorie della membrana basale, conseguenti ad anomalie della<br />

composizione molecolare del componente Collageno IV, quali la porzione non collagenosica di vari<br />

tipi di catena alpha (come accade nella ematuria da Sindrome di Alport) o per alterazioni


iochimiche ancora non note, ma che ne condizionano un minore spessore ed una maggiore fragilità<br />

(come nella malattia da membrane basali sottili).<br />

Sedimento urinario: distinzione ematuria glomerulare e non glomerulare<br />

Si considera normale un sedimento urinario con rari globuli rossi (GR) sulle prime urine emesse al<br />

mattino e ottenuto dopo una centrifugazione standard (x3000 giri/minuto) e lettura ad<br />

ingrandimento x400 del sedimento.<br />

La conta può essere normalizzata a GR/mm 3 o con la conta di Addis in urine delle 24 ore a GR/min,<br />

ma il sedimento a fresco, se eseguito correttamente, consente di ottenere più informazioni di metodi<br />

più complicati. Una microematuria è significativa quando sono presenti più di 5 GR per campo<br />

microscopico (pcm) ad ingrandimento di x 400, valore che corrisponde a >5 GR/mm 3 o >5000<br />

GR/minuto nella conta di Addis<br />

La valutazione microscopica del sedimento è essenziale anche per distinguere un’ematuria da<br />

colorazioni rosse delle urine da pigmenti esogeni (alimentari o farmacologici) o endogeni come in<br />

caso di mioglobinuria (da rabdomiolisi) o emoglobinuria (da anemia emolitica).<br />

Inoltre l’analisi del sedimento permette di valutare la morfologia delle emazie. La presenza di<br />

emazie dismorfiche nelle urine è considerata indicativa di una nefropatia glomerulare. Il<br />

dismorfismo sarebbe prodotto dall’azione della pressione intracapillare sulle emazie che, spinte<br />

attraverso brecce (o gap) della membrana basale glomerulare, ne vengono modificate<br />

definitivamente nella forma. Si ritiene pertanto che quando più del 30-50% delle emazie sono<br />

dismorfiche e pallide la diagnosi più probabile sia di sanguinamento glomerulare. La corretta<br />

interpretazione del dato morfologico deve tenere conto del ruolo dell’osmolarità delle urine e<br />

dell’entità dell’ematuria (che è espressione della velocità di passaggio dei GR attraverso le<br />

soluzioni di continuo della parete capillare glomerulare). L’associazione di emazie dismorfiche con<br />

ematuria glomerulare e emazie ben conservate con ematuria urologica non è infatti assoluta ed<br />

emazie ben conservate possono caratterizzare una macroematuria glomerulare con estrema<br />

riduzione del tempo di passaggio delle emazie attraverso un filtro glomerulare alterato, mentre<br />

l’ipertonicità delle urine può dare immagini difficili da interpretare correttamente. Tutto il<br />

sedimento è invece più informativo, poiché la ricchezza in detriti cellulari e in cilindri, la presenza<br />

di acantociti conferma il reperto di emazie dismorfiche nel sospetto di una microematuria<br />

glomerulare. Allo stesso modo la presenza di coaguli ematici nelle urine e/o di cristalli e/o batteri<br />

nel sedimento può rafforzare l’ipotesi di un’ematuria di origine urologica.<br />

Lo studio del sedimento, quindi, si presenta fondamentale per formulare una prima ipotesi sulla<br />

causa di ematuria ed avviare un procedimento diagnostico diversificato.


Iter diagnostico e cause dell’ematuria<br />

Le cause dell’ematuria nel bambino sono molteplici (Tab. I).<br />

L’approccio ad un bambino con ematuria avviene secondo elementi classici: anamnesi, esame<br />

obiettivo, test laboratoristici a partire da quelli meno complicati ed eseguibili ambulatorialmente a<br />

quelli più complessi e invasivi che richiedono ospedalizzazione<br />

Nella raccolta della storia clinica familiare l’identificazione di malattie renali ereditarie merita<br />

particolare attenzione sia per porre il sospetto di una nefrolitiasi sia di una nefropatia familiare<br />

(sindrome di Alport, malattie delle membrane sottili, ematuria familiare benigna, nefropatia e<br />

depositi IgA).<br />

Nell’anamnesi personale del bambino bisogna considerare particolarmente l’epoca di comparsa<br />

dell’ematuria in rapporto a precedenti episodi infettivi (faringotonsilliti, granulomi o ascessi dentari,<br />

impetigine, ascessi superficiali e profondi) o traumi addominali recenti o alla possibile assunzione<br />

di farmaci (analgesici, FANS, anticoagulanti).<br />

Un punto importante è l’attenta considerazione delle condizioni cliniche nel cui contesto si è<br />

rilevata l’ematuria. La presenza di subedemi palpebrali e malleolari possono far ipotizzare una<br />

sindrome nefritica acuta. Il riscontro di porpora agli arti inferiori e ai glutei, che si accompagna<br />

spesso a manifestazioni addominali (dolore colico di tipo ischemico, melena o rettorragia) e/o ad<br />

artralgie permettono di diagnosticare una sindrome di Schoenlein-Henoch.<br />

Gli esami diagnostici inizialmente sono molto semplici ed includono oltre all’analisi del sedimento<br />

urinario, il dosaggio della proteinuria molto utile nel rilevare modificazioni della permselettività<br />

glomerulare.<br />

Gli esami ematochimici comprendono la valutazione della filtrazione glomerulare (clearance della<br />

creatinina), indici di flogosi (emocromo, VES, PCR), assetto immunologico (protidemia e quadro<br />

elettroforetico, immunoglobuline), complementemia. Una riduzione del complemento sierico<br />

caratterizza alcune forme di glomerulonefriti primitive come la glomerulonefrite acuta postinfettiva,<br />

la glomerulonefrite membrano-proliferativa e alcune forme secondarie, soprattutto quelle in corso di<br />

lupus eritematoso sistemico ed in corso di crioglobulinemie di accompagnamento ad infezione da<br />

HCV, molto rare in età pediatrica.<br />

Nei casi di ematuria ricorrente che si accompagnano a sordità del bambino o di un familiare è<br />

consigliabile effettuare un esame audiometrico che se rileva un difetto neurogenico bilaterale per i<br />

toni medio-alti, può far ipotizzare una sindrome di Alport da confermare successivamente alla<br />

biopsia.


In tutti i pazienti con ematuria è utile l’esecuzione di un’ecotomografia reno-vescicale, anche per<br />

individuare, il più precocemente possibile, patologie tumorali come il tumore di Wilms o il<br />

rabdomiosarcoma vescicale<br />

Nel sospetto di una microematuria non glomerulare è utile l’esecuzione di un’urinocoltura ed il<br />

dosaggio della calciuria. È ancora oggi difficile stabilire con certezza il significato patologico del<br />

riscontro di ipercalciuria nei bambini ed i rapporti precisi con l’ematuria. Screening scolastici hanno<br />

infatti dimostrato la relativa frequenza di ipercalciuria asintomatica, osservata nel 3-9% dei bambini<br />

sani, di cui solo una piccola parte, circa il 20%, sviluppa nel tempo microematuria e calcolosi. Nei<br />

bambini in cui, a dieta libera, è riscontrabile un’ipercalciuria, è utile la ripetizione dell’esame dopo<br />

una settimana di dieta ipocalcica a contenuto controllato di sodio (300 mg/1.73 m 2 di calcio e 2<br />

g/1.73 m 2 di sodio al giorno). Un rapporto calciuria/creatininuria >0,2 sulle urine raccolte a digiuno<br />

dopo il periodo di dieta, rileva un’ipercalciuria renale. È comunque sempre importante rilevare se<br />

l’ipercalciuria è asintomatica o se è associata a microematuria; nel primo caso assume rilevanza<br />

quando osservata in un contesto di familiarità per calcolosi e/o microematuria, nel secondo caso<br />

rappresenta sempre una condizione da monitorare.<br />

Le indagini strumentali più approfondite (cistografia, urografia, cistoscopia) sono riservate ad un<br />

momento successivo per la conferma di una litiasi o di una malformazione delle vie urinarie.<br />

Biopsia renale<br />

L’iter descritto permette una diagnosi nel 50-60% dei casi. Nella restante percentuale dei casi la<br />

natura della microematuria isolata rimane imprecisata. In questi casi il problema principale è<br />

rappresentato dalla scelta di procedere o meno ad esami più invasivi, come la biopsia renale.<br />

Il ricorso alla biopsia renale viene limitato ad un numero ristretto di casi: episodi di macroematuria<br />

recidivante, microematuria importante persistente con alterati segni clinici o umorali (creatininemia<br />

aumentata, ANA e/o n-DNA positivi) o urinari (proteinuria significativa). In queste condizioni è più<br />

probabile il riscontro bioptico di una glomerulopatia, che deve essere seguita nel tempo con un<br />

follow-up ambulatoriale scrupoloso.<br />

Più difficile decidere se e quando fare l’accertamento istologico nelle microematuria di entità<br />

discreta senza proteinuria o nelle macroematurie recidivanti con sedimento negativo nei periodi<br />

intervallari. In questi casi è fondamentale escludere le cause urologiche ed attendere un follow up<br />

più lungo che può arrivare a 1-2 anni in cui si valuta anche la costanza del reperto (microematuria<br />

persistente) e l’eventuale comparsa di proteinuria nel tempo.


La decisione di non procedere ad accertamento bioptico renale deve sempre essere considerata<br />

temporanea, poiché non può essere valida sempre nel futuro di un paziente. Infatti il profilo clinico<br />

di una nefrite è dinamico e può indurre a rapidi cambiamenti decisionali.<br />

La “finestra pediatrica” del Registro delle biopsie renali Italiane, un’iniziativa del Gruppo di<br />

Immunopatologia Renale Italiano della Società Italiana di <strong>Nefrologia</strong> <strong>Pediatrica</strong>, ha censito le<br />

biopsie renali pediatriche eseguite in Italia durante 3 anni (1992-1994) ed ha permesso di valutare<br />

le associazioni fra quadro clinico d’esordio e biopsia renale su un numero notevole di nefropatici<br />

pediatrici, 432 pazienti minori di 15 anni.<br />

Nei bambini in cui l’indicazione alla biopsia renale era microematuria associata a proteinuria<br />

dosabile ma non nefrosica (4


Tabella I: Cause di ematuria in età pediatrica<br />

Cause nefrologiche<br />

Cause urologiche<br />

Altre cause<br />

- Glomerulonefrite acuta<br />

- Glomerulonefriti (GN) croniche (nefriti a depositi IgA, GN membrano proliferative,<br />

GN rapidamente progressive, GN proliferativa mesangiale, etc)<br />

- Sindrome di Schoenlein-Henoch<br />

- Sindrome emolitico-uremica<br />

- Collagenopatie (LES, vasculiti, etc)<br />

- Sindrome di Alport e nefriti familiari<br />

- Malattia da membrana basale sottile<br />

- Tumori renali (nefroblastoma, adenocarcinoma a cellule chiare)<br />

- Tumori vescicali (rabdomiosarcoma)<br />

- Litiasi renale<br />

- Uropatie malformative (giunto pielo-ureterale, valvole dell’uretra o ureterocele)<br />

- Malattia policistica<br />

- Traumi<br />

- Trombosi vene renali o infarto renale<br />

- Litiasi microscopica (ipercalciuria, iperossaluria)<br />

- Difetti della coagulazione<br />

- Nefriti interstiziali immuno-allergiche (farmacologiche)<br />

- Ipertensione arteriosa e malformazioni vascolari<br />

- Sindrome dolore lombare-ematuria


Bibliografia<br />

1. Fede C, Conti G, Il bambino con ematuria. Messina Medica 1994; 11: 14-17<br />

2. Ward JF, Kaplan GW, Mevorach R, Stock JA, Cilento BG Refined microscopic urinalysis<br />

for red blood cell morphology in the evaluation of asymptomatic microscopic hematuria in a<br />

pediatric population J Urol, 1998; 160: 1492-1495<br />

3. Coppo R, Amore A, Peruzzi L, Conti G. Ematuria. <strong>Nefrologia</strong> <strong>Pediatrica</strong> a cura di Rosanna<br />

Gusmano, Ed UTET Periodici, pag 69-74<br />

<strong>4.</strong> Bergstein J, Leiser J, Andreoli S. The clinical significance of asymptomatic gross and<br />

microscopic hematuria in children. Arch Pediatr Adolesc Med. 2005; 159: 353-355.<br />

5. Fogazzi GB, Edefonti A, Garigali G, Giani M, Zolin A, Raimondi S, Mihatsch MJ, Messa<br />

P. Urine erythrocyte morphology in patients with microscopic haematuria caused by a<br />

glomerulopathy. Pediatr Nephrol 2008: 23:1093–1100<br />

6. Hoppe B, Kemper MJ. Diagnostic examination of the child with urolithiasis or<br />

nephrocalcinosis. Pediatr Nephrol. 2010; 25: 403-413.<br />

7. Coppo R, Gianoglio B, Porcellini MG, Maringhini S. Frequency of renal diseases and<br />

clinical indications for renal biopsy in children (report of the Italian National Registry of<br />

Renal Biopsies in Children). Nephrol Dial Transplant. 1998; 13: 293-297.


Fisiopatologia dell’edema nelle patologie nefrologiche<br />

Giovanni Conti, Agata Vitale, Lorena Silipigni, Antonella La Mazza, Vincenzo Salpietro, Carmelo Fede<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

Il movimento di fluidi fra il comparto vascolare e quello interstiziale è regolato dalla legge di<br />

Starling dove le variabili principali sono la differenza di pressione idrostatica e di pressione<br />

oncotica fra i due comparti. Secondo l’Equilibrio di Gibbs-Donnan: “il prodotto delle<br />

concentrazioni di ciascun paio di cationi e anioni diffusibili posti ad un lato della membrana è<br />

uguale al prodotto dello stesso paio di ioni posti all’altro lato”. A livello plasmatico, la pressione<br />

osmotica è maggiore perché vi sono le proteine (che hanno un peso maggiore) ed un maggior<br />

numero di ioni diffusibili.<br />

L'edema in corso di patologie renali può originare secondo due meccanismi patogenetici diversi:<br />

quello dell' "underfill" (sottoriempimento) e quello dell' "overfill" (sovrariempimento).<br />

Secondo la teoria “underfill”, in particolare durante una sindrome nefrosica, si può avere una<br />

riduzione della pressione oncotica da massiva proteinuria e conseguente ipoalbuminemia.<br />

Dall’altro, secondo la teoria “overfill”, in corso di glomerulonefrite si può determinare un aumento<br />

della pressione idrostatica da ritenzione di sodio ed acqua. Le due teorie hanno meccanismi<br />

patogenetici opposti e richiederebbero anche interventi terapeutici differenti.<br />

Nella sindrome nefrosica, particolarmente in età pediatrica, si ha una perdita massiva e persistente<br />

di proteine per alterata permselettività del filtro glomerulare (Fig1). L'intensità dell’ipoalbuminemia<br />

è variabile e dipende dalla capacità di sintesi epatica, dallo stato nutrizionale del soggetto e dalla<br />

eventuale presenza di patologie associate. L'ipoalbuminemia determina una riduzione della<br />

pressione oncotica nel compartimento plasmatico con diminuzione del gradiente plasma-interstizio,<br />

cui consegue una maggior fuoriuscita di liquidi verso l'interstizio. Il rene attua dei meccanismi di<br />

compenso che tendono a ristabilire l'equilibrio: aumento del flusso linfatico e vasocostrizione<br />

capillare che tentano di ristabilire il gradiente fra pressione oncotica plasmatica e interstiziale.<br />

Inoltre la scarsa distensibilità dell'interstizio con rapido aumento della pressione idrostatica<br />

interstiziale frena la fuoriuscita di liquidi dal comparto vascolare. Caratteristiche fondamentali<br />

dell’edema da “underfill”, soprattutto ai fini terapeutici, sono l'ipovolemia, l'attivazione del sistema<br />

renina-angiotensina-aldosterone, la vasocostrizione periferica. La funzione renale è per lo più<br />

conservata.<br />

Invece, secondo la teoria "overfill" (Fig.2), il danno glomerulare indurrebbe una ritenzione<br />

primitiva di sodio con aumento della volemia e fuoriuscita di liquidi dal comparto vascolare per<br />

aumento della pressione idrostatica plasmatica. In questa situazione c'è un aumento della volemia


ed espansione del volume interstiziale, il sistema renina-angiotensina-aldosterone è soppresso e<br />

sono presenti ipertensione e contrazione della funzione renale<br />

I due meccanismi, però, possono essere presenti in fasi diverse della stessa malattia. L'edema da<br />

"underfill" si verifica più frequentemente nella sindrome nefrosica in età pediatrica e poiché la<br />

caratteristica principale è la contrazione del volume plasmatico sono presenti sintomi da ipotensione<br />

e da ipovolemia. Emoglobinemia ed ematocrito sono aumentati. La causa più frequente è la<br />

glomerulonefrite a lesioni minime.<br />

L'edema da "overfill", a volume plasmatico espanso, è più frequente nella sindrome nefrosica<br />

dell’adulto e nelle glomerulonefriti ed è caratterizzato da ipertensione e sintomi di ipervolemia.<br />

Emoglobinemia e ematocrito sono normali.<br />

Terapia<br />

I due meccanismi possono essere presenti in diverse fasi della stessa malattia; tuttavia è importante<br />

per la terapia riconoscere quale dei due distinti meccanismi è presente o prevalente.<br />

L'edema a volume plasmatico contratto non richiede una correzione urgente e frequentemente la<br />

terapia "causale" ne consente il controllo. Qualora l'ipovolemia sia sintomatica l'approccio più<br />

razionale è quello di espandere il volume plasmatico con albumina (1 g/kg/die nel bambino; 40<br />

g/die nell'adulto) e talora con mannitolo al 18% (10 ml/kg fino a un massimo di 200 ml, per non<br />

incorrere nel rischio di tubulotossicità). Raramente si utilizzano plasma expanders e plasma.<br />

L'edema con volume espanso, da sovraccarico, richiede invece un trattamento più urgente perchè<br />

può evolvere in edema polmonare o ipertensione grave.<br />

L'obiettivo terapeutico principale è ridurre la volemia, negativizzando il bilancio del sodio.<br />

Pertanto è necessario limitare l'introduzione di sodio e utilizzare i diuretici.<br />

Se la funzione renale è normale con edemi modesti i diuretici di prima scelta sono i tiazidici:<br />

idroclorotiazide 1mg/kg/die.<br />

Negli edemi refrattari o in presenza di contrazione della funzione renale è necessario l'uso dei<br />

diuretici dell'ansa, tenendo conto dell'ototossicità, in particolare in caso di ipoalbuminemia grave.<br />

La dose di furosemide parte da 1 mg/kg/die e può arrivare fino a 250-500 mg/die nell'adulto.<br />

Talora è utile l'associazione con i tiazidici.<br />

I diuretici risparmiatori di potassio hanno un utilizzo razionale nelle situazioni di attivazione del<br />

sistema renina-angiotensina-aldosterone e in associazione a diuretici dell'ansa per evitare<br />

l'ipopotassiemia. Lo spironolattone si usa a dosi di 1-3 mg/kg/die.


Fig 1: Patogenesi dell’edema in nefrologia: teoria “underfill”<br />

Fig 2: Patogenesi dell’edema in nefrologia: teoria “overfill”


Bibliografia<br />

1. Favia I, Garisto C, Rossi E, Picardo S, Ricci Z. Fluid management in pediatric intensive<br />

care. Contrib Nephrol. 2010;164:217-226.<br />

2. Dhir V, Arya V, Malav IC, Suryanarayanan BS, Gupta R, Dey AB. Idiopathic systemic<br />

capillary leak syndrome (SCLS): case report and systematic review of cases reported in the<br />

last 16 years. Intern Med. 2007; 46: 899-90<strong>4.</strong><br />

3. Ulinski T, Aoun B. Pediatric idiopathic nephrotic syndrome: treatment strategies in steroid<br />

dependent and steroid resistant forms. Curr Med Chem. 2010; 17: 847-53.


Glomerulonefriti<br />

Chimenz R.,Catena MA., Crisafulli, RM., Privitera C., Fede C.<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

Le glomerulonefriti sono processi infiammatori a carico del glomerulo del Malpighi su base<br />

immunologica, idiopatica o causata da agenti infettivi o non infettivi, e con uno spettro di<br />

manifestazioni cliniche estremamente vario, che va da forme asintomatiche a forme gravi, evolventi<br />

in modo acuto o cronico verso l’insufficienza renale. L’infiammazione del glomerulo con<br />

proliferazione cellulare con essudazione di polimorfonucleati ed alterazioni vascolari con microressi<br />

ed alterazione della permeabilità vascolare, é responsabile delle sindromi "nefritiche" e<br />

"nefrosiche”.<br />

NEFRITI<br />

La sindrome nefritica acuta si caratterizza clinicamente per la presenza di sintomi e segni quali :<br />

- Ematuria<br />

- Oliguria<br />

- Edemi di lieve entità<br />

- Ipertensione<br />

- Proteinuria, Insufficienza renale acuta, anemia<br />

I principali quadri di glomerulo nefrite in età pediatrica sono rappresentati da:<br />

- Glomerulonefrite acuta post-infettiva<br />

- Nefropatia a depositi di IgA (s. di Berger)<br />

- Glomerulonefrite da SSH<br />

- Sindrome di Alport<br />

- Glomerulonefrite membranosa<br />

- Glomerulonefrite membrano-proliferativa<br />

Glomerulonefrite acuta post-infettiva: la grande maggioranza di tali glomerulo nefriti conseguono a<br />

infezioni acute da ceppi nefritogeni di streptococco beta emolitico di gruppo A, ma altri agenti<br />

eziologici possono essere rappresentati anche da altri batteri (stafilococco, meningococco,<br />

pneumococco, salmonelle, treponema p, leptospira), virus (HBV, CMV, EBV, varicella zoster,<br />

echovirus, coxsackie B4, virus di influenza, parotite e rosolia), toxoplasma, plasmodium m.<br />

Patogeneticamente alla base della malattia vi è un’attivazione della cascata della via alterna del<br />

complemento, molto probabilmente innescata dalla presenza di immunocomplessi circolanti ( ruolo<br />

di antigene M, nephritis strain-associated protein, endostreptosina, proteasi) ciò determina il<br />

richiamo dei PMN ed un conseguente danno di membrana transitorio. Clinicamente, dopo 10-15


giorni dal superamento di un’infezione, classicamente faringite o dopo 21 giorni da un’infezione<br />

della cute, compaiono dapprima sintomi aspecifici (malessere generale, pallore, astenia, anoressia,<br />

dolenzia lombare) seguiti poi dai sintomi principali della patologia, ovvero edemi, macroematuria,<br />

oliguria ed ipertensione arteriosa. Meno frequentemente il quadro clinico può essere rappresentato<br />

da forme paucisintomatiche, encefalopatia ipertensiva, sindrome nefrosica o scompenso cardiaco.<br />

Per avere conferma diagnostica, in caso di sospetto di glomerulo nefrite acuta postinfettiva,<br />

andremo ad eseguire innanzitutto un esame delle urine per la ricerca di proteinuria, ematuria e dei<br />

caratteristici cilindri eritrocitari, ematuria e proteinuria.<br />

• Parlando di ematuria, ovvero presenza di elementi corpuscolati del sangue nelle urine,<br />

dobbiamo distinguere tra ematuria macroscopica e microscopica e tra ematuria asintomatica<br />

o sintomatica ( associata a disuria, dolori addominali, patologie sistemiche…), precisando<br />

che, nonostante l’ematuria possa essere la manifestazione di molti disordini del rene o delle<br />

vie urinarie, il suo semplice riscontro non è necessariamente indice di malattia. L’ematuria<br />

macroscopica non è comune in età pediatrica; può derivare dal rene (ed in tal caso le urine<br />

possono essere di colore francamente rosso, rosa a lavatura di carne, color marsala o<br />

marrone) o da vescica o uretra ( in tal caso le urine possono essere di colore dal rosa tipo<br />

lavatura di carne al rosso acceso). Si parla di ematuria microscopica quando la ricerca di<br />

emoglobina con Hema –combistick sia positiva e quando nel sedimento si riscontrino più di<br />

5 GR per campo a forte ingrandimento(x400) della centrifugazione di 10 mL di urina. Le<br />

cause di ematuria possono essere distinte in glomerulari( glomerulo nefriti acute e croniche,<br />

nefropatie ereditarie, sindr.emoliticouremica, porpora di Schonlein Henoch,vasculiti, diabete<br />

mellito, amiloidosi..) e non glomerulari (cistiti, pielonefriti, calcolosi, trauma).<br />

Tornando a parlare di glomerulo nefrite acuta post infettiva, oltre all’esame urine, andremo<br />

ad eseguire esami di laboratorio quali complementemia ( ↓ C3 nel 90% dei casi), TAS,<br />

ricerche virologihe, indici di funzionalità renale, ionogramma urinario; la diagnosi<br />

differenziale va sempre posta con la nefropatia da IgA, sindrome di Alport e glomerulo<br />

nefrite membranoproliferativa. La terapia è semplicemente dietetica e sintomatica, senza<br />

alcuna indicazione all’avvio di terapia antibiotica.<br />

Nefropatia da IgA( malattia di Berger): nefropatia ad eziologia immunitaria, con quadro<br />

istologico( evidenziabile con biopsia renale) caratteristico con depositi granulari mesangiali<br />

di Ig, essenzialmente IgA. Clinicamente i pzt presentano macroematuria ricorrente in<br />

coincidenza di episodi febbrili e microematuria persistente con proteinuria. La diagnosi è<br />

essenzialmente clinica e bioptica e la terapia prevede l’uso di ACE inibitori, cortisone e<br />

immunosoppressori.


Bibliografia<br />

Sindrome di Alport: è una forma di glomerulo nefrite ereditaria ( trasmissione X linked,<br />

oppure autosomico dominante o autosomico recessiva) caratterizzata da un difetto del<br />

collagene di tipo IV che determina un danno delle membrane basali, soprattutto quelle<br />

glomerulari. Clinicamente si caratterizza per macroematuria e microematuria persistente con<br />

proteinuria ,Sordità neurosensoriale ed Insufficienza renale cronica. La diagnosi è bioptica e<br />

genetica e, anche in questo caso, la terapia prevede l’uso di ACE inibitori, cortisone e<br />

immunosoppressori.<br />

1) E. Avner et al.: “Pediatric Nephrology” Lippincot Williams e Wilkins<br />

2) K.K. Kher et al.: « Clinical Pediatric Nephrology » Informa healthcare


Sindrome Nefrosica<br />

Chimenz R.,Catena MA., Crisafulli, RM., Privitera C., Fede C.<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

La sindrome nefrosica è caratterizzata da alterata permeabilità della membrana basale del glomerulo<br />

renale cui conseguono proteinuria massiva (>50 mg/Kg/die), ipodisprotidemia, edemi<br />

(ipoalbuminemia ↓ pressione oncotica plasmatica), iperlipidemia (conseguenza dell’aumentata<br />

sintesi epatica di LPA dovuta all’edema)<br />

Le specifiche alterazioni istologiche definiscono i 4 principali tipi di sindrome nefrosica, ovvero la<br />

Sindrome nefrosica a lesioni minime (forma + frequente nel bambino), la glomerulosclerosi focale,<br />

la glomerulonefrite membranoproliferativa e la glomerulonefrite membranosa.<br />

All’esame urine: proteinuria massiva (selettiva nella SNLM, non selettiva nella GSF, membranosa e<br />

MP), ematuria (non presente nella SNLM), cilindri ialino-granulosi,lipiduria.<br />

Agli esami bioumorali: ipoproteinemia, aumento lipidi totali, diminuzione calcemia, piastrinosi,<br />

aumento di VES iperfibrinogemia, C3 e C4 normali nella SNLM, nella membranosa e<br />

membranoproliferativa.<br />

La normalizzazione dei parametri bioumorali (ipodisprotidemia, ipocalcemia, piastrinosi ed<br />

iperlipidemia) avverrà in seguito alla risoluzione della fase acuta con negativizzazione della<br />

proteinuria<br />

La terapia sarà dietetica (dieta iposodica e normoproteica), sintomatica (infusione di albumina e<br />

furosemide), patogenetica (cortisone, ciclofosfamide e ciclosporina). La terapia steoridea all’esordio<br />

di sindrome nefrosica viene eseguita con deltacortene al dosaggio di 60 mg/m2/die per quattro<br />

settimane, seguite da quattro settimane a giorni alterni a 40 mg/m2/die alterni secondo schema<br />

ISKDC.<br />

Il follow-up clinico laboratoristico prevede controlli della proteinuria con albustick per<br />

monitorizzare precocemente eventuali recidive.<br />

La terapia delle recidive prevede la ripresa della terapia steroidea a dosaggio piena a 60 mg/m2/die<br />

fino alla negativizzazione della proteinuria per tre giorni non consecutivi con successiva riduzione<br />

dello steroide a 40 mg/m2/die alterni per quattro settimane.


Bibliografia<br />

1. “Corticosteroid therapy for nephrotic syndrome in children”. Elisabeth M Hodson, Narelle S<br />

Willis, Jonathan C Craig. The Cochrane library 2010, Isuue 4<br />

2. “Interventions for idiopathic steroid-resistant nephrotic syndrome in children” Elisabeth M<br />

Hodson, Doaa Habashy, Jonathan C Craig. The Cochrane library 2010, Isuue 4<br />

3. “Early age at debut is a predictor of steroid-dependent and frequent relapsing nephritic<br />

syndrome” R. Frydensbjerg et al. Pediatric Nephrology (2010) 25: 1299-1304


Definizione<br />

Approccio al bambino con disturbi minzionali<br />

Silipigni L, Privitera C, Catena MA, Crisafulli RM, Fede C<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

Poliuria<br />

Il termine “poliuria” indica un’emissione eccessiva di urine in un tempo stabilito, ovvero oltre i<br />

2L/m 2 /24 ore (adulti e bambini > 40 ml/Kg/die; lattanti 0-2 anni > 100 ml/Kg/die).<br />

Eziologia<br />

La poliuria è un sintomo frequente di patologia renale; essa deve essere distinta dalla “pollachiuria”,<br />

cioè dall’emissione frequente di una quantità totale normale di urina. La poliuria si associa spesso a<br />

polidipsia e nicturia, mentre la pollachiuria no.<br />

Di fronte ad un bambino con poliuria, un elemento importante per la diagnosi differenziale è<br />

rappresentato dalla osmolarità urinaria da cui dipende anche il peso specifico (PS). In base a tali<br />

valori è possibile distinguere l’ipostenuria (urine ipotoniche ovvero a basso PS) dall’isostenuria<br />

(urine isotoniche o leggermente ipertoniche). L’ipostenuria può essere determinata dalla mancanza<br />

di ormone antidiuretico (diabete insipido primario), mancata risposta delle cellule tubulari<br />

all’ormone antidiuretico (diabete insipido nefrogenico) o assenza di stimoli alla secrezione di<br />

ormone antidiuretico (polidipsia psicogena). Altre condizioni possono essere date dall’ipercalcemia<br />

o dalla deficienza cronica di potassio. L’isostenuria compare, invece, in pazienti con diuresi<br />

osmotica e con responsività all’ormone antidiuretico (diabete mellito, fase poliurica<br />

dell’insufficienza renale, somministrazione di diuretici).<br />

Segni e sintomi<br />

Nel bambino piccolo la diagnosi di poliuria e polidipsia può essere difficile. I primi segni da non<br />

sottovalutare nel lattante sono la suzione vigorosa, il vomito ripetuto, la letargia, il pannolino<br />

eccessivamente bagnato di urine e la stipsi ostinata. Il bambino più grande, con senso della sete<br />

conservato, chiederà insistentemente di bere e, se non vi sono restrizioni idriche, può anche<br />

bilanciare le perdite urinarie. Spesso sono presenti irritabilità (conseguenza della disidratazione),<br />

deficit di sviluppo (scarso introito calorico a causa della sazietà legata alla sola introduzione di<br />

liquidi), nicturia, polidipsia notturna e febbre intermittente senza causa apparente. E’ molto<br />

importante l’esame obiettivo teso ad evidenziare eventuali segni di disidratazione (secchezza delle


mucose, diminuito turgore cutaneo, fontanella depressa, ridotta lacrimazione, tachicardia, pallore,<br />

ipotensione, tempo di refill > 2”). Il riconoscimento precoce della poliuria è molto importante al fine<br />

di prevenire anche le complicanze più gravi della disidratazione e diselettrolitemia quali shock<br />

ipovolemico, convulsioni, ipossia e conseguente ritardo mentale e/o exitus.<br />

Iter diagnostico<br />

Al fine di accertare una reale poliuria è importante effettuare il bilancio idrico con raccolta delle<br />

urine delle 24 ore sulle quali determinare PS ed osmolarità. Nell’effettuare il bilancio idrico è<br />

importante considerare nell’intake anche l’acqua introdotta con gli alimenti che, tranne pochissime<br />

eccezioni, rappresenta una quantità non trascurabile, nonché quella derivante dal metabolismo.<br />

Inoltre, nel calcolare l’output bisogna tener conto anche delle perdite attraverso la perspitatio<br />

insensibilis, l’emuntorio polmonare e le feci (vedi tab 1 e fig 1).<br />

Contenuto medio di acqua in diversi alimenti<br />

Quantità di acqua<br />

(% di parte edibile) ALIMENTI<br />

0 Olio, zucchero<br />

2-10<br />

Biscotti, frutta secca (arachidi, noci,<br />

pinoli), pop-corn<br />

10-20 Burro, farina, legumi secchi, miele, pasta<br />

20-40 Formaggio (grana, groviera), pane, pizza<br />

40-60 Formaggi freschi (latticini), gelati, salumi<br />

60-80 Carne, pesce, uova<br />

>80 Frutta fresca, ortaggi e verdura, latte<br />

Da: tabelle di composizione degli alimenti. INN, 1997<br />

Tab.1


Una volta confermata la poliuria, oltre alla valutazione della osmolarità urinaria, del PS e degli<br />

elettroliti urinari, bisogna determinare l’osmolarità plasmatica, la glicemia e gli elettroliti sierici.<br />

L’iperglicemia e la glicosuria sono indicativi di diabete mellito. Invece, si pone diagnosi di diabete<br />

insipido (DI) se l’osmolarità sierica risulta maggiore di 300 mOsm/Kg e quella urinaria inferiore a<br />

300 mOsm/Kg per cui il rapporto osmolarità urinaria/osmolarità plasmatica è 144 mmol/L). In caso di polidipsia psicogena i valori plasmatici sono<br />

tendenzialmente normali o ridotti. Attraverso il test dell’assetamento è possibile fare diagnosi<br />

differenziale tra DI e polidipsia psicogena: nel primo caso il rapporto osmolarità urinaria/osmolarità<br />

plasmatica rimarrà inferiore a 1 (valore normale >1,5) per la mancata concentrazione delle urine;<br />

diversamente l’aumento dell’osmolarità urinaria fino a valori superiori a quella plasmatica indica<br />

una condizione di polidipsia psicogena. Un ulteriore test dato dalla prova con desmopressina<br />

(DDAVP) permette di differenziare il DI centrale da quello nefrogenico: la somministrazione<br />

endonasale di DDAVP determina una riduzione della polidipsia e contrazione della diuresi nel caso<br />

di diabete insipido centrale; nessuna modifica si osserva nella forma nefrogenica.<br />

Diabete insipido centrale<br />

Il DI centrale dipende da un difetto di sintesi e/o rilascio di ormone antidiuretico o<br />

argininvasopressina (AVP) da parte dei nuclei ipotalamici paraventricolari e sopraottici in seguito<br />

alla loro distruzione o degenerazione. Esso può derivare da cause diverse (Tab2): mutazioni geniche<br />

del gene della vasopressina (rari casi con ereditarietà autosomica dominante, recessiva o X-linked)<br />

trauma (accidentale o chirurgico) dei neuroni produttori della vasopressina, malformazioni congenite<br />

ipotalamiche o ipofisarie, tumori (germinoma o craniofaringioma), patologie infiltrative (istiocitosi a<br />

cellule di Langerhans, ipofisite linfocitica, sarcoidosi), autoimmuni, vascolari ed infettive dei<br />

neuroni produttori di vasopressina o del peduncolo e un incremento del metabolismo della<br />

vasopressina. Nella maggioranza dei casi si tratta di una condizione acquisita; in circa il 10 % dei


ambini, l’eziologia rimane idiopatica. Possono essere presenti deficit di altri ormoni ipofisari. Nelle<br />

forme tumorali, poliuria e polidipsia insorgono generalmente dopo i 5 anni di età. I germinomi<br />

possono essere molto piccoli e non identificabili con la risonanza magnetica nucleare (RMN) per<br />

parecchi anni dopo l’inizio della poliuria, pertanto è importante, altresì, il dosaggio della subunità β<br />

della gonadotropina corionica umana (hCG), spesso secreta da germinomi e pinealomi. Anche<br />

neoplasie ematologiche, come la leucemia mielocitica acuta, possono provocare DI attraverso una<br />

infiltrazione del peduncolo ipofisario e della sella. Le forme familiari sono le più precoci, ma<br />

possono farsi evidenti anche solo durante l’età infantile. La forma familiare autosomica dominante è<br />

secondaria ad una mutazione del gene che codifica per l’AVP-neurofisina II, precursore dell’AVP<br />

localizzato a livello del cromosoma 20p13. Anche la Sindrome di Wolfram (che comprende DI,<br />

diabete mellito, atrofia ottica e sordità) deriva da deficit di vasopressina. Si è identificato il gene di<br />

questo disturbo, ma la sua funzione è ancora sconosciuta. Varie anomalie cerebrali congenite come<br />

la displasia setto-ottica con agenesia del corpo calloso, l’ipoplasia ipofisaria familiare con assenza<br />

del peduncolo, possono essere associate a DI centrale e a difetti nella percezione della sete. Anche la<br />

sindrome della “sella vuota”, forse da infarto ipofisario non riconosciuto, nei bambini si può<br />

associare a DI.<br />

Tab.2


Diagnosi eziologica DI centrale<br />

Al fine di determinare la causa scatenante il DI centrale, in alcuni casi, è necessario utilizzare mezzi<br />

diagnostici complementari, finalizzati alla individualizzazione o alla esclusione di una eventuale<br />

condizione acquisita: Rx o scintigrafia ossea nel sospetto di istiocitosi a cellule di Langerhans;<br />

esame citologico del liquor e dosaggio hCG nel sospetto di germinoma; Rx torace, dosaggio ACE<br />

nel plasma e liquor nel sospetto di sarcoidosi. Un esame strumentale fondamentale per la diagnosi<br />

differenziale e la RMN. L’importanza di questa indagine radiologica deriva dalla dimostrazione<br />

dell’immagine d’iperintensità della neuroipofisi nel 95-100% dei soggetti normali e dalla sua<br />

mancata identificazione nei pazienti con diabete insipido centrale, suggestiva di lesione occulta a<br />

carico del sistema nervoso centrale. In pazienti con DI autosomico dominante familiare, nonché, in<br />

rari casi di DI idiopatico, tale iperintensità può essere presente anche in assenza di livelli circolanti<br />

di vasopressina; questo è da attribuirsi a un difetto di rilascio di vasopressina-neurofisina-II mutato,<br />

il cui accumulo potrebbe essere responsabile di una degenerazione retrograda di natura tossica dei<br />

nuclei ipotalamici. Un altro riscontro radiologico importante è rappresentato dall’identificazione di<br />

un ispessimento del peduncolo ipofisario associato alla mancata visualizzazione della neuroipofisi,<br />

dimostrato in corso di DI secondario a istiocitosi a cellule di Langerhans, germinoma, DI idiopatico,<br />

post infettivo, infiammatorio cronico. L’identificazione radiologica di anomalie della linea mediana<br />

(oloprosencefalia, agenesia del setto pellucido ecc.) suggerisce un’origine mal formativa.<br />

Follow up DI centrale<br />

Nei pazienti con DI centrale è importante effettuare un attento follow up clinico, radiologico ed<br />

endocrinologico. La comparsa di deficit ipofisari anteriori ed in particolar modo il deficit di ormone<br />

della crescita è piuttosto frequente; inoltre ulteriori deficit ormonali possono sopraggiungere anche a<br />

distanza di lungo tempo. È fondamentale un follow up radiologico, anche in presenza di peduncolo<br />

ipofisario nella norma, in quanto non è prevedibile una sua evoluzione verso il germinoma.<br />

La dimensione del peduncolo ispessito può variare e andare incontro ad una risoluzione spontanea<br />

fino alla normalizzazione, alla parziale atrofia, all’ispessimento ulteriore o alla persistenza cronica<br />

dell’ispessimento. In particolare, quando lo spessore del peduncolo supera i 6,5 mm, vi è<br />

l’indicazione ad eseguire la biopsia soprattutto se le dimensioni dell’adenoipofisi sono aumentate o<br />

vi è un coinvolgimento del terzo ventricolo. La risonanza magnetica con mezzo di contrasto può<br />

essere utile per identificare quei casi di DI centrale con normali dimensioni del peduncolo ipofisario<br />

ed alterazione del flusso sanguigno nell’ipofisi posteriore. La cadenza del follow up dipende dalle<br />

alterazioni riscontrate nel singolo paziente. Di seguito è riportato un algoritmo per la diagnosi e il<br />

follow up orientativo per una possibile linea di comportamento.


Diabete insipido nefrogenico (DIN)<br />

Il DI nefrogenico (vasopressina-insensibile), condizione più rara rispetto al DI centrale, insorge per<br />

cause genetiche o acquisite. Le cause genetiche sono meno comuni ma più gravi di quelle acquisite<br />

con insorgenza della sintomatologia già nelle prime settimane di vita e maggiore evidenza dopo lo<br />

svezzamento o quando si istaurano lunghi periodi di sonno. Molti neonati, inizialmente, manifestano<br />

febbre, vomito e disidratazione. L’ingestione e l’escrezione protratte di notevoli volumi di acqua<br />

può portare ad idronefrosi non ostruttiva, idrouretere e megavescica. Il DIN congenito associato a X<br />

deriva da mutazioni inattivanti del recettore V2 della vasopressina. Il DIN congenito autosomico<br />

recessivo dipende da difetti del gene dell’acquaporina-2. Il DIN congenito autosomico dominante è<br />

associato a mutazioni del processing del gene dell’acquaporina-2.<br />

Le cause acquisite possono essere date da ipercalcemia, ipokaliemia o dall’utilizzo di alcuni farmaci<br />

(litio, demeclociclina, foscarnet, clozapina, amfotericina, meticillina, rifampicina). La capacità<br />

renale di concentrare le urine può essere compromessa anche in presenza di ostruzione ureterale,<br />

insufficienza renale cronica, malattia policistica del rene, malattia midollare cistica, sindrome di<br />

Sjogren ed anemia a cellule falciformi.


Cenni di terapia<br />

In primo luogo il trattamento deve essere rivolto alla risoluzione del problema eziologico che ha<br />

portato al DI qualora questo sia possibile. Nei casi di DI centrale il farmaco di prima scelta per il<br />

trattamento della poliuria è dato dalla desmopressina 0 1- desamino-8-D-arginina vasopressina<br />

(DDAVP=minirin) alla posologia di :<br />

5-20 microgrammi (1-4 spruzzi) ogni 12 ore per la forma nasale<br />

0,1-0,3 mg ogni 8 ore per la forma orale.<br />

Durante il trattamento bisogna monitorare attentamente l’andamento clinico ed aggiustare la<br />

posologia in base alla risposta individuale di ciascun paziente, al fine di evitare sovradosaggi e<br />

limitare il rischio di intossicazione d’acqua (primo segno di allarme la cefalea) ed iponatriemia.<br />

Nel diabete insipido nefrogenico, laddove non è possibile intervenire sulla causa scatenante, la<br />

terapia si avvale dei diuretici diazidici come la clorotiazide e il clortalidone.<br />

Bibliografia<br />

1. Nelson Textbook of Pediatrics. XVIII edizione.<br />

2. Bartolozzi G e Guglielmi M. Pediatria. Principi e pratica clinica. II edizione.<br />

3. Stefano Ghirardello, Maria-Luisa Garrè, Andrea Rossi and Mohamad Maghnie. The Diagnosis<br />

of Children with Central Diabetes Insipidus. Journal of Pediatric Endocrinology & Metabolism<br />

2007; 20: 359-375.<br />

<strong>4.</strong> Maghnie M, Cosi G, Genovese E, et al. Central diabetes insipidus in children and young aduts.<br />

N Engl J Med 2000; 343: 998-1007.


Definizione<br />

Enuresi<br />

Si definisce “enuresi” una minzione completa involontaria che avviene durante il sonno oltre l’età<br />

in cui il controllo vescicale dovrebbe essere acquisito. Secondo una definizione del DSM-IV.<br />

effettuata in base alla frequenza degli episodi, enuretico è “chi bagna il letto almeno 2 volte la<br />

settimana per 3 mesi consecutivi”.<br />

L’enuresi è un disturbo molto diffuso in Italia ed è piuttosto frequente tra la popolazione pediatrica.<br />

Infatti circa 1 milione di bambini tra i 6 e i 14 anni bagna il letto la notte.<br />

Il limite temporale entro cui viene raggiunto tale controllo è il 5° anno per le femmine ed il 6° anno<br />

per i maschi.<br />

L’incidenza dell’enuresi varia in base all’età. All’età di 5-6 anni bagna il letto oltre il 10-15% dei<br />

bambini. All’età di 10 anni tale disturbo è presente nel 5% dei bambini. All’età di 15 anni l’enuresi<br />

persiste ancora nel 1-2 % della popolazione pediatrica.<br />

Prevale nel sesso maschile con un’incidenza di 3:2 , ma tale rapporto si pareggia nell’adolescenza.<br />

L’enuresi rivela la presenza di fattori favorenti multigenici; l’anamnesi familiare, infatti, risulta<br />

spesso positiva per enuresi, con un rischio di trasmissione che raggiunge il 77% se i due genitori<br />

sono enuretici; del 44% se solo uno dei genitori è stato enuretico. L’anamnesi familiare risulta,<br />

invece, negativa nel 15% dei pz.<br />

L’importanza dei fattori genetici emerge anche dalla prevalenza del disturbo nel 68% dei gemelli<br />

monozigoti e nel 36% dei gemelli dizigoti. Ed infatti è stato localizzato in un tratto del cromosoma<br />

13 il possibile locus del gene responsabile dell’enuresi familiare: ENUR 1. Tale gene sembrerebbe<br />

correlato con l’enuresi monosintomatica. L’enuresi con disturbi diurni sembrerebbe esser legata,<br />

invece, al gene presente sul cromosoma 12, mentre una correlazione indefinita esiste fra enuresi e il<br />

gene presente sul cromosoma 8.<br />

Non esistono elementi predittivi sull’epoca della risoluzione spontanea del disturbo, ma dai dati<br />

emerge che il 98-99% dei soggetti diventano asciutti entro i 15 anni.<br />

Classificazione<br />

L’enuresi si definisce primaria quando non è stato mai raggiunto un periodo asciutto continuativo<br />

di almeno 6 mesi; e. secondaria, presente nel 18-25% dei casi, quando, invece, compare dopo un<br />

periodo asciutto di almeno 6 mesi.<br />

L’enuresi, come accennato sopra, si distingue in monosintomatica e sintomatica, quest’ultima<br />

caratterizzata dall’associazione con segni di disfunzione minzionale diurna.


Patogenesi<br />

L’enuresi primaria e l’enuresi secondaria sono state generalmente considerate come entità separate<br />

con differente patogenesi.<br />

L’e. primaria sembra dipendere da:<br />

1) disturbi del risveglio per cui i bambini con enuresi non vengono risvegliati dalla<br />

sovradistensione vescicale. Molti genitori di bambini affetti da enuresi riferiscono che i loro figli<br />

hanno un sonno molto profondo e che difficilmente si svegliano. L’enuresi notturna si presenta in<br />

qualsiasi fase del sonno e non è collegata ad una maggiore o minore profondità del sonno.<br />

2) poliuria notturna legata a una carente increzione notturna di vasopressina. Norgaard per primo<br />

ha dimostrato che in una quota di soggetti con enuresi notturna primaria viene persa la pulsatilità<br />

del ritmo circadiano dell'ADH, evidenziando un appiattimento del fisiologico picco notturno. In tal<br />

modo, vengono a mancare l’incremento dell’osmolarità urinaria notturna e la contrazione della<br />

diuresi, per cui la produzione di urine durante la notte dovrebbe essere pari al 50% della<br />

produzione diurna.<br />

3) capacità vescicale notturna ridotta nei bambini con enuresi non–monosintomatica con maggior<br />

instabilità vescicale notturna rispetto alle ore diurne<br />

4) combinazione di questi fattori.<br />

L’e. secondaria prevede come cause patogenetiche la presenza di:<br />

1) stress psicologici come la nascita di un fratellino, un trasferimento, preoccupazioni scolastiche, la<br />

morte di un nonno o di un genitore; 2) infezioni delle vie urinarie; 3) stipsi; 4) disfunzioni<br />

minzionali; 5) diabete mellito tipo I .<br />

Diagnosi<br />

La valutazione diagnostica prevede innanzitutto un inquadramento clinico con l’analisi di alcuni<br />

punti fondamentali: 1) familiarità per enuresi; 2) età di acquisizione del controllo degli sfinteri e<br />

delle tappe dello sviluppo psicomotorio; 3) anamnesi per IVU; 4) anamnesi minzionale nelle ore<br />

diurne con valutazione del mitto urinario, eventuale presenza di mutandine bagnate, fughe di urina o<br />

urgenza minzionale; 5) l’eventuale presenza di incontinenza fecale, di stipsi o parassitosi<br />

intestinale; 6) l’esame della regione lombosacrale per evidenziare la presenza di anomalie che<br />

possano evidenziare una spina bifida occulta.<br />

Nell’enuresi notturna gli esami da effettuare comprendono l’esame delle urine e, nei casi associati a<br />

disturbi minzionali diurni, esplorazione morfologica e funzionale della vescica. Nel sospetto di<br />

lesioni neurologiche, mai monosintomatiche, l’inquadramento diagnostico dovrà essere completato<br />

da esame neurologico ed eventuale RMN del rachide ed elettromiografia sfinterica.


Terapia<br />

Partendo dal presupposto che non si deve curare l’enuresi, ma il bambino enuretico, si comprende<br />

facilmente come l’inizio del trattamento sia strettamente correlato alla richiesta effettiva della<br />

famiglia e del bambino di risolvere il problema. E’ doveroso intervenire quando l’enuresi comincia<br />

ad avere delle ripercussioni psicologiche sul bambino che teme di essere giudicato, si sente diverso<br />

dagli altri, riduce l’autostima, si isola non partecipando alla vita sociale, rinunciando alle gite con<br />

gli amici e ai momenti di comunità. In poche parole non vive più, per colpa dell’enuresi, con<br />

serenità e gioia momenti importanti per la sua formazione e per il raggiungimento di un adeguato<br />

equilibrio psico-fisico-intellettivo. L’approccio è impegnativo poiché prevede il coinvolgimento di<br />

tutto il nucleo familiare e non solo la partecipazione del bambino.<br />

Un fattore determinante, quindi, per iniziare il trattamento è la motivazione del bambino e della<br />

sua famiglia a risolvere il disturbo. È importante che la famiglia sappia che il disturbo talvolta<br />

richiede tempi lunghi per risolversi, che comunque nella maggior parte dei casi si risolverà<br />

spontaneamente e che perciò il bambino non deve essere colpevolizzato, deriso o addirittura punito.<br />

Due diversi approcci vengono proposti per il trattamento dell'enuresi notturna: l'uno<br />

comportamentale, l'altro farmacologico.<br />

L'approccio comportamentale, basato su tecniche di rieducazione vescico-sfinteriale, prevede<br />

innanzi tutto l'osservazione di alcune norme generali quali la riduzione dell'introduzione di liquidi<br />

nelle ore serali, lo svuotamento della vescica prima di dormire, la proscrizione del pannolone<br />

durante le ore notturne perché, anche se comodo, spinge il bambino a rifugiarsi in comportamenti<br />

infantili e l'incentivazione con premi da parte dei genitori al conseguimento dei primi risultati.<br />

La terapia comportamentale dell'enuresi notturna sembra dare i risultati migliori con alti tassi di<br />

guarigione e basse percentuali di ricadute.<br />

L’approccio farmacologico prevede la somministrazione di ormone antidiuretico nell’ipotesi di una<br />

sua carente produzione endogena durante le ore notturne. La desmopressina agisce in maniera<br />

selettiva sui recettori renali aumentando il riassorbimento dell’acqua e dei soluti a livello dei tubuli<br />

distali. Gli effetti collaterali comprendono la cefalea, l’intossicazione da acqua e l’iponatremia. Per<br />

i disturbi minzionali diurni trova, invece, indicazione l’ossibutinina, farmaco ad azione<br />

anticolinergica che agisce riducendo il numero e l’entità delle contrazioni vescicali e di conseguenza<br />

riduce l’instabilità vescicale. Gli effetti collaterali possono essere dati da secchezza delle fauci, rash<br />

cutanei, diarrea o stipsi, cefalea, vertigini. Viene anche descritta la comparsa di episodi di pavor<br />

nocturnus che richiedono la sospensione della terapia. Il trattamento farmacologico dovrà essere<br />

affiancato dal training vescicale utile al fine di aumentare la capacita vescicale e correggere le<br />

abitudini vescicale sbagliate. L’enuresi notturna secondaria dovrebbe essere valutata e trattata come


la forma primaria. Nei casi di enuresi secondaria, in cui sia stata esclusa una eziologia organica, può<br />

essere proposto lo stesso approccio considerando anche un eventuale supporto psicologico qualora<br />

venga individuata una causa scatenante.<br />

Bibliografia<br />

1. Nelson “Trattato di Pediatria” Edizioni Minerva Medica<br />

2. Schwarz Tiene “Manuale di Pediatria”Casa Editrice Ambrosiana Milano<br />

3. Neveus T, Stendberg A, Lachgreen G et al “Il sonno dei bambini con enuresi: uno studio in<br />

polisonnografia” Pediatrics 1999; 3:321-5<br />

<strong>4.</strong> Katherine M. Graham, MPAS, Jay B. Levi, MD “Enuresi” Pediatrics in Review- Maggio<br />

2009


Le infezioni delle vie urinarie<br />

Chimenz R, Catena MA, Crisafulli RM, Privitera C, Fede C<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

Per infezione delle vie urinarie si intende “il riscontro di una urocoltura positiva con conta colonie<br />

superiore a 100.000 cfu/mmc”, con presenza di determinati segni clinici e urinari associati.<br />

Epidemiologicamente le IVU rappresentano la seconda causa di morbilità in età pediatrica, dopo le<br />

infezioni delle vie respiratorie, con maggiore incidenza nel primo anno di vita. Dal punto di vista<br />

eziologico, i batteri Gram – della famiglia delle Enterobacteriaceae rappresentano la causa più<br />

frequente di IVU ( E.Coli nell’80-85% dei casi, ma anche Proteus, Klebsiella, Enterobacter sp,<br />

Morganela M);anche i gram +, in misura minore, possono essere agenti eziologici di IVU (PSA,<br />

Enterococcus, S.saprophyticus nelle adolescenti, S.aureus negli ascessi renali, Streptococco di<br />

gruppo B nei neonati).<br />

Le vie seguite dai patogeni per infettare le vie urinarie sono: 1) via ematogena: estremamente rara,<br />

tranne nei neonati in cui l’IVU può instaurarsi nell’ambito di una sepsi; 2) via ascendente: la<br />

colonizzazione della mucosa dei genitali da parte degli enterobatteri determina la diffusione<br />

dell’infezione alla mucosa delle vie urinarie. La predisposizione alle IVU e l’attecchimento<br />

dell’IVU stessa possono essere determinate da anomalie strutturali del tratto urinario (RVU,<br />

anomalie funzionali della vescica quali instabilità vescicale secondaria a dissinergia sfinteriale),<br />

fattori legati all’ospite (per es. la brevità dell’uretra femminile rende le bambine più suscettibili alle<br />

IVU), fattori di virulenza del germe (presenza di adesine e fimbrie, emolisine e citotossine<br />

proteiche, sierotipo, genetica del batterio).<br />

La sintomatologia dell’IVU è multiforme e varia in rapporto a vari fattori, quali l’età, il sesso, la<br />

gravità dell’infezione e la sua localizzazione (alta o bassa). Nel neonato e nel lattante mancano<br />

principalmente i segni locali e si rilevano solo segni generali o a carico di altri organi o apparati:<br />

rifiuto dell’alimento, arresto ponderale, vomito, diarrea, irritabilità, acidosi metabolica, pianto alla<br />

minzione, macroematuria, emissione di urine maleodoranti, febbre sine causa, ipotensione, shock.<br />

Nel bambino di età > 3 anni possono associarsi segni locali: disuria, dolore sovrapubico,<br />

pollachiuria, urgenza minzionale, enuresi, emissione di urine maleodoranti, macroematuria, febbre<br />

sine causa.<br />

Gli scopi della diagnosi in un paziente con IVU sono: 1) conferma della diagnosi, 2) identificazione<br />

del microrganismo responsabile, 3) localizzazione della sede d’infezione (distinzione tra IVU “alta”<br />

e IVU “bassa” ai fini terapeutici e prognostici) , 4) riconoscimento del paziente con malformazione<br />

del tratto urinario. Nel sospetto di IVU va sempre richiesto un esame delle urine, da solo o in


associazione con la coltura delle urine. Per la raccolta delle urine possono essere seguite diverse<br />

metodiche:<br />

- Mitto intermedio nei bambini più grandi, capaci di urinare a comando: le urine<br />

(preferibilmente le prime del mattino) vanno raccolte a metà della minzione, previa<br />

un’accurata pulizia dei genitali esterni. Tale metodica di raccolta delle urine è quella di<br />

elezione in termini di sterilità e non invasività.<br />

- Sacchetto perineale nei bambini più piccoli, non collaboranti. Il sacchetto va applicato ai<br />

genitali previa accurata pulizia e rimosso non appena terminata la minzione; se il bambino<br />

non minge entro 30 minuti dall’applicazione, il sacchetto va sostituito previa nuova pulizia<br />

dei genitali. Tale tecnica di raccolta delle urine rischia di determinare dei falsi positivi e per<br />

tale motivo è opportuno avere tre urocolture positive consecutive per essere certi di essere in<br />

presenza di infezione urinaria.<br />

- Cateterismo vescicale in casi selezionati, data l’invasività della tecnica.<br />

I principali indicatori di infezione all’esame urine sono rappresentati da: esterasi leucocitaria, test ai<br />

nitriti ( in quanto i germi gram- trasformano i nitrati urinari in nitriti; quando siano in gioco altri<br />

germi, tipo cocchi gram pos e Proteus che non producono nitriti, si possono avere risultati<br />

falsamente negativi), sedimento urinario ( riscontro di batteriuria). L’esame colturale delle urine<br />

permette una diagnosi di sicurezza d’infezione: l’urinocoltura è considerata positiva quando<br />

dimostri la crescita di un germe in concentrazione > 100.000 CFU. Per quanto riguarda altri esami<br />

ematici, può essere utile l’esecuzione di un prelievo per emocromo (per la conta dei globuli bianchi)<br />

ed indici di flogosi, anche se, nelle linee guida di riferimento e nella letteratura più recente, non<br />

vengono presi in considerazione tali esami per la distinzione tra IVU alte e basse, in quanto sono<br />

poco correlati con la sede d’infezione; a tale scopo può invece risultare utile il dosaggio della pro<br />

calcitonina.<br />

Una volta posta la diagnosi generica di IVU in un bambino, l’iter diagnostico non deve considerarsi<br />

concluso, soprattutto perché va valutata la presenza di eventuali fattori di rischio quali:<br />

- Ecografia fetale patologica<br />

- Familiarità per Reflusso vescicoureterale<br />

- Scarsa affidabilità del nucleo familiare<br />

Il gold standard per quanto riguarda gli esami strumentali, soprattutto nel sospetto di una IVU<br />

complicata, è rappresentato dall’esecuzione di:<br />

- Cistouretrografia minzionale nel sospetto di un RVU, oggi la metodica ecografica con<br />

mezzo di contrasto che sfrutta il principio delle microbolle (cistosonografia) rappresenta la<br />

tecnica più appropriata.


- Scintigrafia renale con DMSA che permette di valutare anche eventuali esiti a distanza, quali<br />

cicatrici renali.<br />

Terapia delle IVU: andremo a curare un bambino con IVU per risolvere l’infezione acuta, prevenire<br />

una sepsi urinaria, ma anche per ridurre il rischio di danno renale. La scelta dell’antibiotico si basa<br />

sulla sensibilità del microrganismo alla molecola in questione, sulla tollerabilità del paziente<br />

all’antibiotico scelto, sul rispetto del rapporto costo-efficacia.<br />

Ovviamente gli antibiotici scelti per trattare una IVU devono essere metabolizzati a livello<br />

dell’emuntorio renale. La terapia antibiotica va iniziata subito dopo aver raccolto il campione di<br />

urine, in base a:<br />

• sospetto clinico<br />

• positività esame urine al microscopio<br />

• positività stick urine.<br />

Nel caso in cui si tratti di una IVU “complicata” (pzt con febbre alta, settico,disidratato,con vomito<br />

persistente e/o scarsamente compliante) si inizierà con una terapia parenterale, per passare poi dopo<br />

circa 2-4 giorni alla via orale ( per un totale di circa 10 giorni di terapia). In caso invece di IVU non<br />

complicata ( pzt febbrile ma in buone condizioni generali, in grado di assumere liquidi e farmaci per<br />

os, disidratato in modo lieve, e/o ben compliante) si inizierà direttamente una terapia orale. In attesa<br />

dell’antibiogramma si avvia una terapia empirica, scegliendo tra i seguenti farmaci in base alla via<br />

di somministrazione scelta:<br />

- Via iniettiva: ceftriaxone 75 mg/kg ogni 24 h, oppure cefotaxime 150 mg/kg in 3-4 dosi, oppure<br />

amino glicosidi in caso di allergia alle cefalosporine.<br />

- Via orale: cefixime 8 mg/kg ogni 24 h, oppure amoxicillina/clavulanato 50 mg/kg in 2 dosi.<br />

Altri possibili antibiotici da utilizzare sono:gentamicina (7.5 mg/kg/die), tobramicina (5 mg/kg/die),<br />

amikacina (15 mg/kg/die),netilmicina (6-9 mg/kg/die)<br />

La durata ottimale della terapia nei bambini con pielonefrite acuta non è nota.<br />

Le raccomandazioni correnti suggeriscono 7-14 giorni (in media 10 giorni).


Bibliografia<br />

1. “Le infezioni febbrili delle vie urinarie: Raccomandazioni di consenso per la diagnosi, il<br />

trattamento e il follow-up in bambini di età compresa fra 2 mesi e 3 anni”. A cura di un<br />

gruppo di lavoro della Società Italiana di <strong>Nefrologia</strong> <strong>Pediatrica</strong> (SINP): Montini G<br />

(Coordinamento), Ammenti A, Cataldi L, Chimenz R, Fanos V, La Manna A, Marra G,<br />

Materassi M, Pecile M, Pennesi M, Pisanello L, Sica F, Toffolo A. Medico e Bambino. 359-<br />

370- 6/09<br />

2. “UTI IN CHILDREN – Urinary tract infection in children: diagnosis, treatment and long-<br />

term management” NHS National Institute for Health and Clinical Excellence – August<br />

2007<br />

3. “Antibiotics for acute pyelonephritis in children” Hodson, Willis, Craig. The Cochrane<br />

Library 2010, Issue 3


Insufficienza Renale nel bambino<br />

Fede C, Vitale A, La Mazza A, Crisafulli RM, Salpietro V, Fede C<br />

UOSD <strong>Nefrologia</strong> e Reumatologia <strong>Pediatrica</strong> con Dialisi, AOU Policlinico G Martino, Messina<br />

L’insufficienza renale è una sindrome clinica caratterizzata da una riduzione della funzionalità<br />

renale che può essere improvvisa (IRA) o graduale e progressiva (IRC).<br />

Insufficienza Renale Acuta (IRA)<br />

Nell'insufficienza renale acuta si verifica una riduzione rapida (ore o giorni) della capacità dei reni<br />

di espletare la funzione escretoria e, può essere reversibile. A differenza dell’insufficienza renale<br />

cronica in cui la riduzione della funzione renale si verifica in un arco temporale di mesi o anni ed è<br />

irreversibile. L'incidenza di insufficienza renale acuta varia a seconda delle condizioni ambientali e<br />

socio-economiche. Nei paesi del Terzo Mondo la causa più frequente è la disidratazione da diarrea<br />

profusa. Nei paesi occidentali la causa più frequente sono gli interventi di cardiochirurgia infantile.<br />

Le cause di insufficienza renale acuta possono essere: pre-renali (condizionanti un ridotto apporto<br />

ematico), renali (in cui è lesa l'integrità del parenchima) e post-renali (da ostacolato deflusso<br />

urinario).<br />

L'insufficienza renale acuta pre-renale è espressione di una compromissione funzionale secondaria<br />

ad ipoperfusione acuta del parenchima renale.<br />

Le caratteristiche principali di questo tipo di insufficienza renale acuta sono una riduzione del<br />

volume urinario con urine a basso contenuto sodico ed elevato peso specifico.<br />

L’insufficienza renale acuta parenchimale è conseguenza di un danno acuto a una o più componenti<br />

tissutali del parenchima renale (glomeruli, tubuli, interstizio e vasi).<br />

L’insufficienza renale acuta post-renale è conseguente ad ostruzione acuta delle vie escretrici.<br />

Poichè l'integrità di un solo rene è sufficiente a garantire una adeguata funzione emuntoria questo<br />

tipo di insufficienza renale acuta si instaura quando l'ostruzione interessa entrambe le vie escretrici<br />

(es. l'uretra) o quando ci si trovi in una condizione di rene unico funzionante. L'incidenza<br />

nell'ambito dell'insufficienza renale acuta è variabile a seconda dell'età, nel primo anno di vita<br />

rappresentano circa il 10%.<br />

Le cause più frequenti di insufficienza renale acuta nel primo anno di vita sono rappresentate<br />

dall'ipoperfusione renale, le uropatie ostruttive rimangono importanti nel neonato, come le trombosi<br />

venose. La sindrome emolitico-uremica è particolarmente rilevante nel primo anno di vita e diventa


la causa più importante fra 1 e 4 anni di vita. Nei bambini più grandi le glomerulonefriti acute e le<br />

tubulopatie tossiche acute sono particolarmente importanti.<br />

Quadro clinico<br />

Nella clinica dell'insufficienza renale acuta la diuresi è inferiore a 500ml/1.73 m2/die (nel neonato<br />

inferiore a 1 ml/kg/ora), a volte può essere conservata. Il quadro clinico può essere caratterizzato da<br />

edemi periferici, incremento di peso, emodiluizione, ipertensione arteriosa, in un crescendo clinico<br />

fino allo scompenso cardiaco, all'edema polmonare ed all'edema cerebrale.<br />

La creatininemia é in aumento di 0.2 mg/dl/die nel neonato, di 1 mg/dl/die nel bambino più grande:<br />

non rappresenta un indice di tossicità di per sé, ma marker importante di insufficienza renale.<br />

È possibile che si manifesti un'iperpotassiemia che, quando >7 mEq/l, può comportare gravi<br />

conseguenze cardiache che vanno dalle alterazioni elettrocardiografiche (onda T alta e a punta, QRS<br />

allungato, onda P poco evidente) ad un quadro di aritmia con blocco AV fino alla fibrillazione<br />

ventricolare ed all'arresto cardiaco.<br />

Il decorso clinico passa attraverso una fase d'esordio in cui si verificano i fattori causali e si instaura<br />

la contrazione funzionale, seguita da una fase oligurica in cui si manifestano i sintomi clinici e<br />

biologici. Questa dura da poche ore a più giorni (in media 10-14 giorni). Se la durata è maggiore di<br />

1 mese è probabile che si sia instaurata una necrosi corticale e che l'insufficienza renale sia<br />

irreversibile. Segue infine una fase di recupero con ripresa della diuresi fino alla poliuria.<br />

Inizialmente le orine sono ipotoniche, ricche di sali, e gli indici ritentivi renali ancora elevati. Segue<br />

una graduale normalizzazione del filtrato glomerulare con recupero più lento della funzionalità<br />

tubulare.<br />

Trattamento dell'insufficienza renale acuta<br />

Fin dall'inizio di uno stato di insufficienza renale acuta, prima che questa evolva fino alla necessità<br />

di un trattamento dialitico, é indispensabile mettere in atto i provvedimenti rivolti a controllare<br />

l'iperidratazione, correggere le disionie e l'acidosi e stabilire un'adeguata nutrizione per limitare<br />

l'ipercatabolismo.<br />

La dialisi diventa indispensabile se il bambino è ipercatabolico, in sovraccarico idro-salino e si<br />

presume una oliguria protratta, oppure se esiste un sovraccarico idrosalino che non permette una<br />

terapia infusionale indispensabile per correggere l'acidosi, rialimentare il bambino o istituire altre<br />

terapie infusionali.<br />

Le scelte tecniche prevedono la dialisi peritoneale e l'emodialisi.<br />

La dialisi peritoneale é in generale il trattamento di elezione nell'insufficienza renale acuta<br />

pediatrica, soprattutto nel bambino piccolo in cui i problemi tecnici dell'emodialisi di accesso


vascolare, di volume ematico in circolazione extracorporea e di dialisi iperefficace per lo più<br />

sconsigliano questo tipo di trattamento a meno che non si sovrappongano delle situazioni, quali<br />

ustioni addominali, che ne rendano improponibile l'utilizzo.<br />

L'accesso al peritoneo avviene attraverso un catetere inserito con paracentesi: nell'insufficienza<br />

renale acuta, se si agisce di urgenza e si prevede una durata dell'anuria contenuta si utilizzano<br />

cateteri rigidi, tuttavia per lo più si preferiscono attualmente i cateteri in silastic morbidi tipo<br />

Tencknoff inseriti non tanto a cielo coperto, quanto con tecnica chirurgica.<br />

Gli schemi dialitici più comuni sono di 25-50/ml/kg introdotti in peritoneo e lasciati in sosta per<br />

10-20 min. Generalmente si riesce ad ottenere una disidratazione di 50-80 ml/kg soprattutto in caso<br />

di sovraccarico idrosalino.<br />

L'emodialisi interviene nel trattamento dell'insufficienza renale acuta quando si richiede una rapida<br />

risoluzione di un sovraccarico idrosalino al limite con l'edema polmonare o di correzione di<br />

un'iperpotassiemia a rischio di tossicità cardiaca.<br />

Nell'ultimo decennio é stata utilizzata spesso con successo una tecnica emodialitica peculiare:<br />

l'emofiltrazione continua artero-venosa (CAVH) che ha trovato larga applicazione nel trattamento<br />

di sovraccarichi idrosalini o alterazioni elettrolitiche in bambini in insufficienza renale acuta. La<br />

gittata cardiaca del paziente fornisce il flusso ematico attraverso il circuito e non sono necessarie<br />

pompe per spingere il sangue nel dializzatore. La gamma di filtri molto permeabili é tale da<br />

permettere l'applicazione di questa metodica anche ai prematuri. L'indicazione principale, oltre a<br />

quella tecnica di non avere a disposizione in ambienti particolari, la possibilità di produrre bagno di<br />

dialisi, é rappresentata da situazioni emodinamicamente instabili per cui gli squilibri indotti da una<br />

dialisi tradizionale di poche ore, ad alta efficienza, potrebbero essere problematici.<br />

Insufficienza Renale Cronica (IRC)<br />

L’IRC è una sindrome clinico- metabolica conseguenza della progressiva distruzione dei<br />

nefroni,indipendentemente da quale ne sia la causa,fino alla scomparsa, nella fase terminale (IRT),<br />

della citoarchitettura anatomica dei reni. La riduzione nefronica comporta modificazioni nella<br />

emodinamica renale che determinano aumento del flusso plasmatico e aumento della pressione<br />

idrostatica al fine di permettere ai nefroni residui di compensare quelli mancanti, il prezzo che si<br />

paga è l’ aumentata permeabilità vasale(proteinuria) e della matrice mesangiale, entrambi fattori<br />

favorenti la sclerosi.


Sul piano della funzionalità è presente IRC, quando il filtrato glomerulare è al di sotto di<br />

90ml/min./1.73 da almeno tre-sei mesi. La IRC è stata suddivisa in 5 stadi, che si susseguono senza<br />

soluzione di continuità fino alla fase terminale non più compatibile con la vita in assenza di<br />

trattamento dialitico o trapianto. È possibile nello stadio 1 attraverso campagne di sensibilizzazione<br />

sociale attenzionare la condizione di danno renale ,prevenendo o riducendone i fattori di rischio,in<br />

un periodo in cui la malattia è muta sul piano bioumorale.<br />

Stadio 1: IRC lieve (FG 60-89 % del normale)<br />

(completo compenso biochimico metabolico attraverso la riserva funzionale. Nessun segno di<br />

laboratorio)<br />

Stadio 2: IRC moderata (FG 30-59 % del normale)<br />

(segni iniziali di scompenso funzionale,aumento dei valori di azotemia e creatininemia).<br />

Stadio 3: IRC severa ( FG 15-29 % del normale)<br />

(comparsa di alterazioni biochimico- metaboliche)<br />

Stadio 4: IRC avanzata ( FG 10-15% del normale)<br />

(sintomatologia uremica con interessamento di organi ed apparati)<br />

Stadio 5: IRC terminale (FG < 10ml/min/1.73)<br />

(compromissione multisistemica, marcata ritenzione idrica. Necessità di terapia sostitutiva<br />

(HD,PD,TX)<br />

È possibile nello stadio 1 attraverso campagne di sensibilizzazione sociale attenzionare la<br />

condizione di danno renale, prevenendo o riducendone i fattori di rischio,in un periodo in cui la<br />

malattia è muta sul piano bioumorale.<br />

Entità del problema:<br />

In Italia secondo l’Italkid (registro italiano dei bambini con IRC) l’incidenza di IRC è di 12<br />

bambini/anno per milione di popolazione pediatrica, mentre la necessità di trattamento sostitutivo<br />

dialitico è di circa 3-6 bambini/anno/ per milione di bambini.<br />

Questi dati sono da considerare sottostimati in quanto molti bambini con IRC meno severa<br />

raggiungeranno lo stato di IRT nell’età adulta.<br />

Verosimilmente l’incidenza di IRC in età pediatrica si situa tra 10-30 bambini/anno/milione di<br />

popolazione pediatrica.<br />

Il minor numero di bambini in dialisi rispetto alle altri paesi occidentali


È da ricercare nel fatto che ancor oggi in Italia molti bambini vengono dializzati in centri adulti, per<br />

lo più centri per adulti,vista la anomalia italiana della loro vasta diffusione, con le conseguenze di<br />

una assistenza tecnicamente accurata ma,senza assistenza pediatrica che si fa carico in senso<br />

solistico del bambino.<br />

Le cause di IRC riportate del Registro Pediatrico Italiano dell’Insufficienza Renale Cronica<br />

(Italkid), indicano che le ipodisplasie con presenza o assenza di uropatie malformative sono tra le<br />

cause più frequenti(54-56%) ,seguite dalle malattie ereditarie (15-16%) e dalle malattie cistiche. Il<br />

reflusso vescico-ureterale è la uropatia preminente tra le cause di IRC, seguita dalle valvole<br />

dell’uretra. Le glomerulonefriti nei bambini più piccoli incidono soltanto per il 5-6%, mentre nella<br />

terza infanzia e nell’adolescente le glomeronefriti ed i processi autoimmunitari acquistano<br />

rilevanza.<br />

La sintomatologia dell’IRC, nelle fasi iniziali, può essere vaga e aspecifica (cefalea, astenia,<br />

anoressia, vomito, polidpsia, poliuria, ritardo di crescita), specie nei bambini con danno renale di<br />

tipo malformativo mentre, nei bambini con glomerulonefriti o nefropatie ereditarie sono i segni<br />

della malattia di base che compaiono prima dell’esordio di insufficienza renale che conducono alla<br />

diagnosi.<br />

All’inizio, quindi la ridotta funzione renale è mascherata da un compenso metabolico che rende le<br />

conseguenze cliniche non evidenti per lungo tempo. Con il progredire della perdita di funzione<br />

renale, le capacità adattative del rene divengono insufficienti e si manifesta un quadro clinico di<br />

insufficienza renale, sempre più manifesto ed importante fino ad arrivare a una serie di sintomi<br />

pluriorgano,che diventano sempre più evidenti fino all’uremia, fase di scompenso terminale<br />

incompatibile con la vita.<br />

La gestione dei bambini con IRC richiede un accurato monitoraggio dei parametri clinici (esame<br />

obiettivo, peso, statura, pressione arteriosa) e bioumorali che comprendono emoglobina (anemia),<br />

elettroliti (iponatremia, iperkaliemia, acidosi), azotemia, creatine mia (accumulo di azoto e stadio di<br />

funzionalità renale), livelli di calcio e fosforo e fosfatasi alcalina e (ipocalcemia, iperfosfatemia,<br />

osteodistrofia). Inoltre, è importante il dosaggio periodico, almeno 2 volte l’anno del paratormone e<br />

della densitometria ossea per la valutazione e la prevenzione della osteodistrofia renale. Lo stato<br />

nutrizionale può essere monitorato attraverso il controllo dell’albumina sierica,dello zinco,della<br />

trasferrina, dell’acido folico e della sideremia. La ecocardiografia a cadenza semestrale e la<br />

radiografia del torace a cadenza annuale per valutare la funzionalità cardiaca.<br />

Lo scopo è quello di ritardare la progressione del danno renale e la morbilità del complesso di<br />

organi e apparati che il rene malato cointeressa nel suo progredire verso l’uremia terminale.


Bibliografia<br />

1. Avner E.D.,Harmon W.E.,Niudet P.: Pediatric Nephrology 5th Lippincott.2004<br />

2. De Santo N.,Capasso G.:Nefrologioa <strong>Pediatrica</strong> ed. Bios Cosenza<br />

3. Textor S.C.:Curr. Opin. Nephrol Hypertension,2010<br />

<strong>4.</strong> Levey A:S: et al.: Kidney int.,2010,Dec8.

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