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E - Università Gabriele d'Annunzio

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UNIVERSITA’ UNIVERSITA G. D’ANNUNZIO<br />

ANNUNZIO<br />

DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E<br />

DELLE BIOIMMAGINI<br />

ACCELERATORE LINEARE


TIPI DI RADIAZIONI IONIZZANTI<br />

• Elettromagnetiche:<br />

Elettromagnetiche<br />

– raggi X<br />

– raggi γ<br />

• Corpuscolate:<br />

Corpuscolate<br />

–elettroni<br />

–protoni<br />

–neutroni


FASI DEI PROCESSI DI INTERAZIONE<br />

FRA RADIAZIONI E MATERIA<br />

Fase Tempo E fe to<br />

Fisica 10 –13 sec. Effetti elementari<br />

Fisicochimica<br />

Tra 10 -9 e 10 -6 sec.<br />

Formazione di radicali liberi e<br />

perossidi<br />

Inattivazione di enzimi e di organuli<br />

Biochimica Frazioni di s-settimane<br />

cellulari<br />

Biologica Giorni-mesi-anni<br />

Inattivazione, riparazione, morte<br />

cellulare e tissutale<br />

Clinica Giorni-mesi-anni<br />

Manifestazioni cliniche a carico<br />

dell’organismo


INTERAZIONE FRA RADIAZIONI<br />

IONIZZANTI E MATERIA<br />

• I processi di interazione delle radiazioni ionizzanti con la<br />

materia di importanza biologica sono:<br />

Eccitazione:<br />

si verifica quando la radiazione incidente possiede una<br />

energia inferiore a quella del legame tra l’elettrone ed il<br />

nucleo. In questo caso la radiazione riesce solo a spostare<br />

l’elettrone dal suo strato fondamentale ad uno strato più<br />

esterno.<br />

Ionizzazione:<br />

si verifica quando la radiazione incidente possiede un’energia<br />

superiore a quella del legame elettronico. In tal caso<br />

l’elettrone viene espulso dal suo atomo il quale si trasforma in<br />

catione.


Fluorescenza:<br />

Fluorescenza:<br />

a causa dell’eccitazione o ionizzazione, lo strato<br />

fondamentale (1) o lo strato ionizzato (2) tendono a<br />

ricompletare il numero di elettroni e quindi a riceverne uno.<br />

Nel primo caso (eccitazione), vi può essere un solo e- che si sposta<br />

da un’orbita esterna allo strato fondamentale con emissione di un<br />

solo fotone di energia (hν = W fondamentale - W eccitato ); oppure il<br />

riassestamento può avvenire per opera di una cascata di elettroni<br />

dalle orbite esterne verso quelle più interne: in tal caso vi saranno<br />

più fotoni, ciascuno par ial dislivello energetico tra le due orbite.<br />

Nel secondo caso (ionizzazione), il rimpiazzo dell’elettrone può<br />

avvenire direttamente con la cattura di un elettrone libero e quindi<br />

con l’emissione di un solo fotone; oppure anche in questo caso con<br />

una cascata di elettroni dalle orbite più esterne, cui corrispondono<br />

altrettanti fotoni.<br />

fotoni di fluorescenza dopo eccitazione bassa energia<br />

fotoni di fluorescenza dopo ionizzazione alta energia


Effetto Effetto Auger: Auger<br />

L’energia emessa dal riassestamento degli elettroni,<br />

anziché manifestarsi con fluorescenza, può essere<br />

trasmessa ad un elettrone di uno strato periferico che,<br />

qualora l’energia ricevuta sia superiore a quella di<br />

legame, viene espulso dall’atomo, prendendo il nome<br />

di elettrone Auger.<br />

Nei Nei tessuti biologici l’effetto l effetto Auger è molto più pi<br />

importante della fluorescenza, potendo<br />

rappresentare sino al 90% dell’energia dell energia liberata<br />

dal riassestamento atomico.


INTERAZIONE DEI FOTONI CON LA MATERIA<br />

Nella tabella seguente sono schematizzate le diverse modalità<br />

con cui i fotoni ionizzano le molecole dei tessuti biologici in<br />

rapporto all’energia del fotone incidente<br />

Energia Eff.to fotoelettrico Compton Materiali zazione<br />

10 KeV 95 % 5 % -<br />

25 KeV 50 % 50 % -<br />

100-1021 KeV - 100 % -<br />

1022 KeV - 100 % inizia<br />

20/30 MeV - 50 % 50 %


EFFETTI DELL’INTERAZIONE DELL INTERAZIONE DEI FOTONI<br />

CON LA MATERIA<br />

effetto effetto fotoelettrico: fotoelettrico tutta l’energia del fotone incidente viene<br />

trasferita ad un elettrone delle orbite interne, che viene espulso<br />

ed acquista un’energia cinetica pari alla differenza energetica tra<br />

il fotone incidente e l’energia di legame.<br />

effetto effetto Compton: Compton il fotone incidente urta contro un elettrone<br />

dell’orbita esterna, cedendogli una parte dell’energia e deviando<br />

la propria traiettoria; l’energia acquistata dall’elettrone provoca<br />

l’espulsione dello stesso dall’atomo.<br />

effetto effetto coppia: coppia il fotone incidente, dotato di alta energia,<br />

nell’attraversare il campo elettrico di un atomo sparisce dando<br />

luogo a 2 elettroni, l’uno positivo e l’atro negativo, cioè si<br />

materializza. Il destino dei 2 elettroni e differente; quello negativo<br />

perde progressivamente energia, che cede causando fenomeni di<br />

ionizzazione: il positrone si unisce ad un elettrone e la massa di<br />

questi elettroni si annulla ritrasformandosi in energia sotto forma<br />

di fotoni aventi direzione opposta (annichilazione).


EFFETTO FOTOELETTRICO<br />

tutta l’energia del fotone incidente viene trasferita ad un<br />

elettrone delle orbite interne, che viene espulso ed<br />

acquista un’energia cinetica pari alla differenza energetica<br />

tra il fotone incidente e l’energia di legame. L’intensità del<br />

fenomeno è direttamente proporzionale al numero<br />

atomico del mezzo.


EFFETTO COMPTON<br />

il fotone incidente urta contro un elettrone dell’orbita<br />

esterna, cedendogli una parte dell’energia e deviando la<br />

propria traiettoria; l’energia acquistata dall’elettrone<br />

provoca l’espulsione dello stesso dall’atomo. L’intensità del<br />

fenomeno non è proporzionale al numero atomico.


EFFETTO COPPIA<br />

EFFETTO COPPIA<br />

il fotone incidente, dotato di alta energia, nell’attraversare<br />

il campo elettrico di un atomo sparisce dando luogo a 2<br />

elettroni, l’uno positivo e l’atro negativo, cioè si<br />

materializza. Il destino dei 2 elettroni è differente; quello<br />

negativo perde progressivamente energia, che cede<br />

causando fenomeni di ionizzazione: il positrone si unisce<br />

ad un elettrone e la massa di questi elettroni si annulla<br />

ritrasformandosi in energia sotto forma di fotoni aventi<br />

direzione opposta (annichilazione).


INTERAZIONE DEGLI ELETTRONI CON LA<br />

MATERIA<br />

• Collisione anelastica o elettrone-elettrone:<br />

– è il fenomeno prevalente nei tessuti biologici<br />

• Collisione elastico o elettroni-nucleo:<br />

– interessa poco i tessuti biologici<br />

• Frenamento o “Bremsstrahlung”:<br />

– scarsamente importante nei tessuti biologici. E’ alla base<br />

della produzione di raggi X dai tubi radiogeni. radiogeni.<br />

• Elettrodisintegrazione nucleare o elettrone nucleo:<br />

– trascurabile nei tessuti biologici. Con esso si possono<br />

produrre isotopi radioattivi.


BUILD-UP BUILD UP<br />

• È un fenomeno che si determina quando un fascio<br />

di fotoni colpisce perpendicolarmente un corpo per<br />

cui la quota più rilevante di energia non viene<br />

ceduta alla superficie del corpo stesso, ma ad una<br />

certa profondità di esso, che varia in rapporto alle<br />

caratteristiche del materiale e della radiazione.<br />

• È assai utile in radioterapia perché consente,<br />

usando fotoni di alta energia, di risparmiare in<br />

modo apprezzabile la cute.


ACCELERATORE LINEARE (LINAC)<br />

• Il LINAC accelera gli elettroni, prodotti per effetto<br />

termoionico, secondo una traiettoria rettilinea, utilizzando<br />

il campo elettrico di un’onda elettromagnetica prodotta da<br />

un apparato (Klystron o Magnetron).<br />

• Gli elettroni vengono trasportati dalle onde<br />

elettromagnetiche come dei “surf” dalle onde del mare<br />

acquisendo via via energia cinetica sempre maggiore.<br />

• Questi elettroni accelerati impattano contro una targhetta<br />

di platino o tungsteno a cui consegue produzione di fotoni<br />

X ad alta energia (effetto di Bremsstrahlung).<br />

• Per ottenere la focalizzazione degli elettroni durante<br />

l’accelerazione è applicato un campo magnetico assiale.


• Gli elettroni prodotti nel modo illustrato precedentemente<br />

subiscono una prima collimazione da parte di un collimatore<br />

fisso (primario) e attraversano il “monitor”costituito da due<br />

camere di ionizzazione a piatti paralleli che coprono l’intera<br />

superficie del fascio.<br />

• Il monitor serve per controllare la simmetria del fascio,<br />

l’intensità di dose e la dose integrata (unità monitor).<br />

• Infine le dimensioni del fascio di fotoni X vengono regolate da<br />

un collimatore mobile mentre per gli elettroni viene aggiunto<br />

un collimatore supplementare per ridurne la diffusione.<br />

• Il Linac per il suo funzionamento necessita di altre due<br />

apparecchiature sussidiarie:<br />

– pompa aspirante: aspirante pratica il vuoto spinto nelle cavità;<br />

– impianto di raffreddamento: raffreddamento circuito chiuso ad acqua tridistillata.


VANTAGGI DEI FOTONI X AD ALTA ENERGIA<br />

• Altissimo potere di penetrazione rispetto ai raggi γ del 60 CO<br />

• minore penombra con maggiore precisione;<br />

• elevata intensità (50 Gy/min ad 1 m).<br />

60 CO 6 MV 18 MV<br />

Distanza sorgente-cute 80 100 100<br />

Curva d’isodose a –3 cm 87% 95% 100%<br />

Curva d’isodose a –5 cm 78% 87% 96%<br />

Curva d’isodose a –10 cm 56% 67% 78%<br />

Curva d’isodose a – 15 cm 39% 51% 63%


SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DEL LINAC<br />

• Gli elettroni emessi vengono<br />

guidati da microonde si<br />

impattano su un bersaglio<br />

generando raggi X che con<br />

opportuni collimatori vengono<br />

indirizzati sul paziente.<br />

• Se si elimina il bersaglio gli<br />

elettroni, di varia energia a<br />

seconda dell’accelerazione a<br />

cui sono stati sottoposti,<br />

raggiungono direttamente il<br />

paziente.


SCHEMA DI LINAC (GE, SIEMENS)


SCHEMA DI LINAC (VARIAN)


Movimento a<br />

360°<br />

LINAC<br />

Supporto del<br />

gantry<br />

Gantry<br />

Lettino di trattamento


RADIOBIOLOGIA<br />

• L’acqua, per motivi di rappresentazione quantitativa,<br />

costituisce la molecola con la quale ha luogo,<br />

pressoché costantemente, la interazione della<br />

particella ionizzante.<br />

• Radiolisi ionizzativa:<br />

– hν+H 2 O => H 2 O + +e -<br />

– e - +H 2 O => H 2 O -<br />

– H 2 O + => H + + OH -<br />

– H 2 O - => H + + OH -


• In assenza di O 2 e di biomolecole ( es: irradiazione di<br />

acqua pura ), i radicali interagiranno tra loro secondo<br />

tutte le possibili combinazioni producendo “prodotti<br />

molecolari”: H 2 O, H 2 e H 2 O 2 , questo ultimo<br />

fortemente ossidante. Se nel mezzo irradiato è<br />

presente, in sufficiente concentrazione, O 2 , questo,<br />

per l’elevata elettroaffinità, catturerà radicali H dando<br />

luogo alla formazione del radicale HO 2 (ad alto<br />

potere ossidante):<br />

– O 2 + H => HO 2<br />

– HO 2 + e- => HO 2 -<br />

– HO 2 -+ H+ => H 2 O 2<br />

– H 2 O 2 + 2H => 2H 2 O


• L’O 2 , di per sé, è in grado di sottrarre elettroni alle biomolecole<br />

ossidandole e di costituire con esse perossidi organici di elevata<br />

tossicità:<br />

– O2 + e - => O2 – RH + OH => R + H 2O<br />

– R + O 2<br />

=> RO 2<br />

• Ciò spiega come nei substrati biologici l’effetto indotto a parità<br />

di radiazione, è circa 2-3 volte maggiore in presenza di O 2<br />

(EFFETTO OSSIGENO). Nel progressivo accrescimento di un<br />

focolaio tumorale la produzione di una rete vasale neoformata è<br />

sempre più o meno insufficiente rispetto all’entità di<br />

neoproduzione di cellule tumorali. La distanza alla quale molte<br />

di queste cellule vengono a trovarsi dalla parete capillare fa si<br />

che sia loro insufficiente l’apporto di O 2 per diffusione. Queste<br />

cellule ipossiche o anossiche sono poco radiosensibili


MECCANISMI FONDAMENTALI DELLA<br />

MORTE CELLULARE<br />

RADIAZIONI IONIZZANTI<br />

tipo di radiazione ionizzante interazioni con la materia<br />

Danno irreparabile del DNA- Danno della membrana cellulare<br />

Morte cellulare: perdita della capacità proliferativa<br />

LESIONI RADIOCHIMICHE DEL DNA per:<br />

azione diretta delle particelle cariche<br />

azione indiretta di molecole atomiche reattive (radicali liberi)


EFFETTO LETALE SULLA CELLULA<br />

• Densità di ionizzazione = intensità di dose<br />

• Ossigeno intracellulare = >O 2 >effetto killer<br />

• Farmaci radiosensibilizzanti<br />

Risposta delle cellule alle radiazioni<br />

• E’ espressa dalla curva dose-risposta<br />

dose risposta ( ovvero l’effetto<br />

letale in funzione della dose ):<br />

• Indica la percentuale di cellule sopravviventi a diverse<br />

dosi di radiazioni ionizzanti<br />

N.B.: N.B.:<br />

valida valida sia sia per per cellule cellule normali normali che che neoplastiche<br />

neoplastiche


CURVA DOSE RISPOSTA<br />

Il primo tratto della curva è<br />

chiamato spalla, spalla perché ha un<br />

andamento meno rapido, essendo<br />

espressione della minore efficacia<br />

di basse dosi, cioè dosi inferiori a<br />

quelle necessarie per l'uccisione<br />

secondo bersagli multipli; il<br />

decremento che si registra in<br />

corrispondenza della spalla e<br />

conseguenza delle sole uccisioni<br />

per colpo singolo, mentre<br />

l’ampiezza della spalla stessa è<br />

espressione della capacità di<br />

riparazione intracellulare del<br />

danno danno subletale.<br />

subletale


CARATTERISTICHE DELLA CURVA<br />

DOSE-RISPOSTA<br />

DOSE RISPOSTA<br />

• Curvatura nella zona corrispondente alle dosi + basse<br />

(“spalla”): indica una minore efficienza di effetti letali<br />

a basse dosi e rappresenta l’accumulo del danno subletale<br />

riparabile in funzione della dose somministrata e<br />

del tipo di tessuto<br />

• Linea retta del grafico o “pendenza<br />

esponenziale”:indica che progressivi livelli di dose<br />

inducono una progressiva riduzione della capacità<br />

riparativa cellulare e quindi progressivo danno<br />

cellulare


RADIOSENSIBILITÀ CELLULARE<br />

• E’ la capacità delle radiazioni ionizzanti di provocare<br />

alterazioni biologiche significative ( morte o arresto della<br />

proliferazione ) nelle cellule di un tumore o in quelle di un<br />

tessuto normale<br />

RADIORESPONSIVITÀ CELLULARE<br />

• E’ la velocità con cui si manifestano clinicamente le<br />

alterazioni biologiche radioindotte<br />

DA RICORDARE CHE:<br />

la risposta alle Rx ionizzanti di un tumore dipende dalla<br />

% di cellule capaci di riprodursi<br />

l’effetto delle Rx ionizzanti sulle cellule dipende dalla<br />

differenziazione morfologica e funzionale delle stesse


BERSAGLI MULTIPLI E COLPO UNICO<br />

• Le curve di sopravvivenza cellulare sono in accordo con il modello<br />

matematico “a bersagli multipli e corpo unico”, il che significa in<br />

termini biologici presenza nel contesto della cellula di più bersagli in<br />

ciascuno dei quali dovrà essere depositato, per produrre la morte<br />

riproduttiva della cellula, almeno un colpo.<br />

Fattori influenzanti il n o medio di bersagli per cellula<br />

• condizioni fisiologiche della cellula<br />

• presenza o meno di ossigeno<br />

• turnover cellulare (elevato indice mitotico)<br />

Fattori che influenzano la pendenza della curva<br />

• radiosensibilità delle singole cellule e quindi dei tessuti<br />

• stato biologico della cellula e dei tessuti<br />

• modalità di somministrazione della dose<br />

• qualità della radiazione


TIPOLOGIE DI TESSUTO IN BASE ALLE<br />

CARATTERISTICHE DI RADIORESPONSIVITÀ<br />

RADIORESPONSIVIT<br />

• Tessuti Tessuti normali normali che che rispondono rispondono piùù pi lentamente lentamente per turnover<br />

cellulare basso=> maggiore capacità di riparare il danno (“spalla”<br />

della curva più ampia ): tessuti late responders<br />

• Tessuti Tessuti normali normali che che rispondono rispondono piùù pi rapidamente rapidamente per turnover<br />

elevato=> minore capacità di riparare il danno (“spalla” della curva<br />

più stretta ): tessuti acute responders<br />

• In radiobiologia viene correntemente utilizzato un modello<br />

applicativo chiamato lineare-quadratico, con il quale viene<br />

quantizzata la sensibilità al frazionamento dei tessuti radiotrattati,<br />

ovvero quanto l’uso di dosi elevate per frazione influisca sull’effetto<br />

biologico, in termini di rapporto α/β<br />

α: rappresenta il coefficiente di dose lineare (il danno cellulare subito<br />

alla1 a dose somministrata)<br />

β: rappresenta il coefficiente del quadrato della dose ( il danno<br />

cellulare subito dalla sommatoria delle dosi somministrate)


Obbiettivo: Obbiettivo:<br />

consente di valutare teoricamente per ogni<br />

situazione clinica la sopravvivenza delle cellule radiotrattate in<br />

relazione alla dose somministrata e la tossicità tossicit tissutale<br />

• Tessuti “late responders” => α/β basso => + sensibili al fx<br />

(alta dose/fx = danno elevato; piccola dose/fx= piccolo<br />

danno)<br />

• Tessuti “acute responders” => α/β alto => - sensibili al fx<br />

( non ci sono differenze nei confronti delle dosi/fx, grandi o<br />

piccole che siano)<br />

• N.B.: in base al comportamento radiobiologico dei diversi<br />

tessuti tumorali ed alla previsione che il rapporto α/β èin<br />

grado di fornirci su di esso, si prescrivono i diversi<br />

frazionamenti della dose.


EFFICACIA BIOLOGICA RELATIVA<br />

• A parità di dose fisica somministrata in un volume<br />

corporeo macroscopico, l’effetto biologico indotto può<br />

essere diverso per i vari tipi di radiazione.<br />

• Le radiazioni a bassa densità di ionizzazione (raggi X e γ,<br />

e- ) distribuiscono le ionizzazioni in forma sparsa.<br />

• Le radiazioni ad alta densità di ionizzazione (p + , n, π- )<br />

concentrano ionizzazioni nello spazio.<br />

• Si definisce EBR il rapporto tra la dose della radiazione di<br />

riferimento (raggi X convenz.) e la dose della radiazione<br />

in studio necessaria per produrre un determinato effetto<br />

in un certo tempo.


TRASMISSIONE LINEARE<br />

DELL’ENERGIA<br />

DELL ENERGIA (LET)<br />

• Energia trasferita per unità (micron) di<br />

misura (quantità di energia alla materia per<br />

micron) da cui deriva:<br />

– radiazione ad alto LET (protoni, mesoni, particelle<br />

pesanti)<br />

– radiazioni a basso LET (raggi X, elettroni)


FRAZIONAMENTO<br />

• Il frazionamento della dose in radioterapia comporta un<br />

“guadagno terapeutico”: infatti esso aumenta la tolleranza da<br />

parte dei tessuti normali (per i fenomeni di riparazione e<br />

ripopolamento) e nello stesso tempo consente di eliminare gli<br />

effetti radioprotettivi della ipossia sul tumore (per il fenomeno<br />

della riossigenazione).<br />

• Frazionamento standard: 5 frazioni alla settimana di circa 2 Gy<br />

ciascuna intervallata di 24 ore, per 5-6 settimane<br />

• Iperfrazionamento: si riduce l’entità della dose nella singola<br />

frazione, somministrando 2-3 frazioni al giorno fino a dose<br />

totale maggiore nel tempo usuale (es. melanoma).<br />

• Ipofrazionamento: si aumenta l’entità della dose nella singola<br />

frazione, riducendo il tempo totale (trattamenti palliativi).


LE 4 “R” DEL FRAZION. DELLA DOSE IN RT<br />

Riparazione del danno subletale:<br />

– tra una frazione e l’altra, le cellule hanno la possibilità di riparare<br />

il danno indotto dalle radiazioni. Questo comporta che la dose<br />

totale di radiazione necessaria per ottenere uno stesso effetto (la<br />

dose “isoefficace”) deve essere tanto maggiore quanto maggiore<br />

è il numero delle frazioni.<br />

Riossigenazione delle cellule ipossiche:<br />

– nell’intervallo tra le singole frazioni di dose si ha una certa<br />

riossigenazione delle aree ipossiche a seguito della morte ed<br />

eliminazione delle cellule ben ossigenate con conseguente<br />

decompressione di piccoli vasi, riduzione della distanza tra<br />

capillari e cellule ipossiche, minore discrepanza tra apporto e<br />

fabbisogno.


LE 4 “R” DEL FRAZION. DELLA DOSE IN RT<br />

Ridistribuzione delle cellule ciclanti:<br />

– le fasi G2 ed M sono le più sensibili all’effetto delle radiazioni.<br />

Ciò comporta una uccisione preferenziale delle cellule in fase<br />

sensibile ed una conseguente semisincronizzazione della<br />

popolazione residua nelle fasi più radioresistenti; ma negli<br />

intervalli tra le singole frazioni di dose le cellule sopravvissute si<br />

desincronizzano, sicché le successive frazioni hanno minore<br />

probabilità di trovarsi di fronte a una popolazione resistente.<br />

Ripopolazione tissutale:<br />

– in risposta allo spopolamento determinato dalla irradiazione, i<br />

tessuti sani e quelli tumorali aumentano l’attività proliferativa,<br />

richiamando nel ciclo divisionale cellule in riposo.

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