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Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

AURONEWS<br />

Risultati<br />

il trattamento immediato dei calcoli distali clinicamente urgenti (dolore e/o febbre) determina una pecentuale<br />

stone free del 100% mentre i calcoli distali con trattamento differito hanno una stone free del 91%.Il routinario<br />

posizionamento dello stent permette la clereance dei residui. L’ecografia eseguita a 10 giorni dallo stent ha dimostrato<br />

nei calcoli distali (sia urg che differito) l’assenza di idronefrosi e/o calcoli nel 100% dei casi. I calcoli<br />

prossimali trattati in regime di urgenza hanno una % stone free del 40% nonostante trattamenti ancillari immediati<br />

(URS flex). I frammenti residui di calcoli prossimali (fallimento URS ) hanno ricevuto come trattamento<br />

adiuvante PCNL o ESWL su stent a seconda delle dimensioni dei residui. I calcoli prossimali eseguiti non in<br />

regime di urgenza hanno ottenuto una stone free del 60%.L’ETG di controllo a 6 mesi delle URS in urgenza<br />

per i calcoli distali non ha evidenziato idronefrosi residua ne calcoli (in letteratura è riportata una incidenza di<br />

eventi calcolo correlati di circa il 20% per residui < 4mm di pazienti sottoposti a ESWL senza stent [Osmann<br />

et al. 2005, Streem SB,1996, Khaitan A, 2002]. Consideriamo ascrivibili a recidiva della malattia eventi calcolo<br />

correlati omolaterali alla sede di pregresso intervento occorrenti a più di 6 mesi dall’intervento.<br />

Conclusioni<br />

Il trattamento entro le 24 ore dei calcoli prossimali definiti urgenti in base a parametri clinici garantisce una elevata<br />

percentuale di stone free. La letterartura evidenzia come eventi “calcolo correlati per residui < 4 mm non<br />

polari inferiori” sia circa il 20%. Nella nostra casistica il posizionamento dello stent ha annullato la probabilità<br />

di eventi correlati a 6 mesi. Le URS in regime di urgenza per calcoli prossimali hanno una probabilità stone-<br />

free del 40%. Calcoli prossimali eseguiti in regime “non di urgenza” hanno una maggiore probabilità di stone<br />

free (60% vs 40%) per la discesa del calcolo nel periodo di attesa dell’intervento Riteniamo questo algoritmo<br />

diagnostico-terapeutico razionale sicuro ed efficace per la risoluzione della calcolosi ureterale ma applicabile<br />

solo in centri di alta specializzazione (“stone center”). Lo svantaggio è dato dal seinsibile incremento dei costi<br />

che viene recuperato in termini di spesa sociale.<br />

Organo ufficiale dell’Associazione Urologi Italiani<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

abstracts<br />

a abstracts<br />

ba<br />

s b<br />

t s<br />

r<br />

Risultati<br />

il trattamento immediato dei calcoli distali clinicamente urgenti (dolore e/o febbre) determina una pecentuale<br />

stone free del 100% mentre i calcoli distali con trattamento differito hanno una stone free del 91%.Il routinario<br />

posizionamento dello stent permette la clereance dei residui. L’ecografia eseguita a 10 giorni dallo stent ha dimostrato<br />

nei calcoli distali (sia urg che differito) l’assenza di idronefrosi e/o calcoli nel 100% dei casi. I calcoli<br />

prossimali trattati in regime di urgenza hanno una % stone free del 40% nonostante trattamenti ancillari immediati<br />

(URS flex). I frammenti residui di calcoli prossimali (fallimento URS ) hanno ricevuto come trattamento<br />

adiuvante PCNL o ESWL su stent a seconda delle dimensioni dei residui. I calcoli prossimali eseguiti non in<br />

regime di urgenza hanno ottenuto una stone free del 60%.L’ETG di controllo a 6 mesi delle URS in urgenza<br />

per i calcoli distali non ha evidenziato idronefrosi residua ne calcoli (in letteratura è riportata una incidenza di<br />

eventi calcolo correlati di circa il 20% per residui < 4mm di pazienti sottoposti a ESWL senza stent [Osmann<br />

et al. 2005, Streem SB,1996, Khaitan A, 2002]. Consideriamo ascrivibili a recidiva della malattia eventi calcolo<br />

correlati omolaterali alla sede di pregresso intervento occorrenti a più di 6 mesi dall’intervento.<br />

Conclusioni<br />

Il trattamento entro le 24 ore dei calcoli prossimali definiti urgenti in base a parametri clinici garantisce una elevata<br />

percentuale di stone free. La letterartura evidenzia come eventi “calcolo correlati per residui < 4 mm non<br />

polari inferiori” sia circa il 20%. Nella nostra casistica il posizionamento dello stent ha annullato la probabilità<br />

XIV Congresso Nazionale<br />

Genova<br />

19-22 settembre 2012<br />

di eventi correlati a 6 mesi. Le URS in regime di urgenza per calcoli prossimali hanno una probabilità stone-<br />

free del 40%. Calcoli prossimali eseguiti in regime “non di urgenza” hanno una maggiore probabilità di stone<br />

free (60% vs 40%) per la discesa del calcolo nel periodo di attesa dell’intervento Riteniamo questo algoritmo<br />

diagnostico-terapeutico razionale sicuro ed efficace per la risoluzione della calcolosi ureterale ma applicabile<br />

solo in centri di alta specializzazione (“stone center”). Lo svantaggio è dato dal seinsibile incremento dei costi<br />

che viene recuperato in termini di spesa sociale.<br />

Riferimenti Bibliografici<br />

Riferimenti Bibliografici<br />

1. Current status of ureteroscopic treatment for urolithiasisA. A Skolarikos, et al International Journal of 1. Current status of ureteroscopic treatment for urolithiasisA. A Skolarikos, et al International Journal of<br />

Urology (2009) 16, 713–717<br />

Urology (2009) 16, 713–717<br />

2. Day case ureteroscopy: an observational studyA.L. Taylor et al. BJU international 2002, 89 181-185<br />

2. Day case ureteroscopy: an observational studyA.L. Taylor et al. BJU international 2002, 89 181-185<br />

3. Emergency Ureteroscopic Removal of Ureteral Calculi After First Colic Attack: Is There Any AdvantageK. 3. Emergency Ureteroscopic Removal of Ureteral Calculi After First Colic Attack: Is There Any AdvantageK.<br />

Sarica et al UROLOGY 78: 516–522, 2011.<br />

Sarica et al UROLOGY 78: 516–522, 2011.<br />

4. Emergency ureteroscopic lithotripsy in acute renal colic caused by ureteral calculi: a retrospective 4. Emergency ureteroscopic lithotripsy in acute renal colic caused by ureteral calculi: a retrospective<br />

studyMA. Al-Ghazo et al Urol Res (2011) 39:497–501<br />

studyMA. Al-Ghazo et al Urol Res (2011) 39:497–501<br />

5. Emergency Ureteroscopic Management of<br />

abstracts<br />

Ureteral Stones: Why Not L. Osorio, et al UROLOGY 69: 5. Emergency Ureteroscopic Management of Ureteral Stones: Why Not L. Osorio, et al UROLOGY 69:<br />

27–33, 2007<br />

27–33, 2007<br />

6. Flexible Ureteroscopy and Laser Lithotripsy for Single Intrarenal Stones 2 cm or Greater— Is This the 6. Flexible Ureteroscopy and Laser Lithotripsy for Single Intrarenal Stones 2 cm or Greater— Is This the<br />

New FrontierA. Breda Journal of Urology Vol. 179, 981-984, March 2008<br />

New FrontierA. Breda Journal of Urology Vol. 179, 981-984, March 2008<br />

7. Identifying Patients Who Are Suitable For Stentless Ureteroscopy Following Treatment Of UrolithiasisB. 7. Identifying Patients Who Are Suitable For Stentless Ureteroscopy Following Treatment Of UrolithiasisB.<br />

K. Hollenbeck, Journal of Urology Vol. 170, 103–106, July 2003<br />

K. Hollenbeck, Journal of Urology Vol. 170, 103–106, July 2003<br />

8. Management of upper urinary tract calculi with extracorporeal shock wave lithotripsy. Newman DM, 8. Management of upper urinary tract calculi with extracorporeal shock wave lithotripsy. Newman DM,<br />

Lingeman JE. Compr Ther. 1989;15(8):35-40<br />

Lingeman JE. Compr Ther. 1989;15(8):35-40<br />

9. Osman MM, Alfano Y, Kamp S, et al. 5-Year follow-up of patients with clinically insignificant residual 9. Osman MM, Alfano Y, Kamp S, et al. 5-Year follow-up of patients with clinically insignificant residual<br />

fragments after extracorporeal shock wave lithotripsy. Eur Urol. 2005;47(6):860-864..<br />

fragments after extracorporeal shock wave lithotripsy. Eur Urol. 2005;47(6):860-864..<br />

10. Streem SB, Yost A, Mascha E. Clinical implications of clinically insignificant store fragments after extra- 10. Streem SB, Yost A, Mascha E. Clinical implications of clinically insignificant store fragments after extracorporeal<br />

shock wave lithotripsy. J Urol. 1996;155(4):1186-1190.<br />

corporeal shock wave lithotripsy. J Urol. 1996;155(4):1186-1190.<br />

11. Khaitan A, Gupta NP, Hemal AK, et al. Post-ESWL,<br />

b<br />

abstracts<br />

clinically insignificant residual stones: reality or 11. Khaitan A, Gupta NP, Hemal AK, et al. Post-ESWL, clinically insignificant residual stones: reality or<br />

mythUrology. 2002;59(1): 20-24.<br />

mythUrology. 2002;59(1): 20-24.<br />

10<br />

10<br />

bstracts<br />

GESTIONE DELLA FISTOLA URETRO-RETTALE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPU- GESTIONE DELLA FISTOLA URETRO-RETTALE In DOPO questo PROSTATECTOMIA numero:<br />

RADICALE RETROPU-<br />

BICA. ALGORITMO DECISIONALE E DESCRIZIONE DI UNA TECNICA PERSONALE TRANSPERI- BICA. ALGORITMO DECISIONALE E DESCRIZIONE DI UNA TECNICA PERSONALE TRANSPERI-<br />

NEALE- INTERSFINTERICA E CONFRONTO CON LA LETTERATURA<br />

NEALE- INTERSFINTERICA E CONFRONTO CON LA LETTERATURA<br />

abstracts<br />

pagg 2-12: programma<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

stracts<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

del XIV Congresso Nazionale<br />

F._Bertolotto1, M._Raggio1, A._Amato1, P._Puppo1<br />

F._Bertolotto1, M._Raggio1, A._Amato1, P._Puppo1<br />

a lato del titolo di ciascuna presentazione è specifi-<br />

introduzione<br />

introduzione<br />

cato il corrispondente numero di abstract:<br />

OBIETTIVO DELLO STUDIO L’obiettivo dello studio è mirato a verificare l’utilità della derivazione fecale OBIETTIVO DELLO STUDIO L’obiettivo dello studio è mirato a verificare l’utilità della derivazione fecale<br />

immediata alla diagnosi di FRU e i risultati di una tecnica personale (non presente in letteratura) per la ripara- immediata alla diagnosi di FRU e i risultati di una 1. THE tecnica ENDOSCOPIC personale (non NEPHRECTOMY presente in letteratura) (abstract per la # riparazione<br />

per via perineale intersfinterica dalla fistola.<br />

zione per via perineale intersfinterica dalla fistola. 333) D. Bianchi, T. Rossi, S. Verdi<br />

MATERIALI E METODI Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2011 sono state eseguite 800 prostatectomia MATERIALI E METODI Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2011 sono state eseguite 800 prostatectomia<br />

radicali retropubiche. Si sono verificate 13 (1,6%) lesioni rettali di cui 4 (30%) con diangosi intraoperatoria e 9 radicali retropubiche. Si sono verificate 13 (1,6%) lesioni rettali di cui 4 (30%) con diangosi intraoperatoria e 9<br />

(70%) con diagnosi post operatoria (tempo medio di diagnosi 5,5 gg range 1 10 gg).Nessuno degli 800 interven- (70%) con diagnosi post operatoria (tempo medio pagg di diagnosi 13 -32 5,5 abstracts<br />

gg range 1 10 gg).Nessuno degli 800 interventi<br />

ha ricevuto a terapie neoadiuvanti.<br />

tracts<br />

La preparazione pre- operatoria consisteva il giorno prima dell’intervento ti ha ricevuto a terapie neoadiuvanti. La preparazione sono numerati pre- operatoria consecutivamente consisteva il giorno in prima ordine dell’intervento di<br />

in una dieta leggera, unico clisma rettale e triplice somministrazione per o.s. di metronidazolo. La profilassi in una dieta leggera, unico clisma rettale e triplice numero: somministrazione per o.s. di metronidazolo. La profilassi<br />

antibiotica ampicillina+sulbactam 1 ora prima dell’intervento e una somminitrazione otto ore dopo il termine antibiotica ampicillina+sulbactam 1 ora prima dell’intervento e una somminitrazione otto ore dopo il termine<br />

dell’intervento.In 4 casi (0,5%) la lacerazione rettale è stata diagnosticata intraoperatoriamente e riparata con dell’intervento.In 4 casi (0,5%) la lacerazione rettale 333 è stata diagnosticata intraoperatoriamente e riparata con<br />

punti staccati sec. Lambert maxon 4/0, NPT, e terapia antibiotica con (amoxicillina+clavulanico+metronidaz punti staccati sec. Lambert maxon 4/0, NPT, e terapia THE ENDOSCOPIC antibiotica con NEPHRECTOMY<br />

(amoxicillina+clavulanico+metronidaz<br />

olo) per 5 giorni. In Tre di questi quattro casi la lesione era > 1 cm con infrazione della mucosa rettale per cui olo) per 5 giorni. In Tre di questi quattro casi la lesione Argomenti: era > Tumore 1 cm con del infrazione rene della mucosa rettale per cui<br />

è stata eseguita colostomia derivativa a fine intervento, mentre uno era < al 1 cm per cui la derivazione fecale è stata eseguita colostomia derivativa a fine intervento, D. Bianchi, mentre T. Rossi, uno era S. < Verdi al 1 cm per cui la derivazione fecale<br />

non è stata eseguita. I risultati di questi 4 casi non sono oggetto dei risultati di questo report. In 9 casi la dia- non è stata eseguita. I risultati di questi 4 casi non sono oggetto dei risultati di questo report. In 9 casi la diagnosi<br />

è avvenuta nel post operatorio. In tutti i casi contemporaneamente alla diangosi di fistola si è eseguita gnosi è avvenuta nel post operatorio. In tutti i casi contemporaneamente alla diangosi di fistola si è eseguita<br />

la sigmoidostomia a canna di fucile su bacchetta con sutura meccanica del moncone efferente con GIA 80. La la sigmoidostomia a canna di fucile su bacchetta pagg con sutura 32 at meccanica a glance<br />

del moncone efferente con GIA 80. La<br />

colostomia è stata aperta sempre il giorno successivo al confezionamento. A distanza di 1 mese si è eseguito colostomia è stata aperta sempre il giorno successivo al confezionamento. A distanza di 1 mese si è eseguito<br />

acts<br />

il clisma di controllo.In 2 casi vi è stata la chiusura spontanea della fistola per cui la ricanalizzazione è stata il clisma di controllo.In 2 casi vi è stata la chiusura spontanea della fistola per cui la ricanalizzazione è stata<br />

eseguita dopo due giorni. In un caso a due mesi di distanzasi è avuta la recidiva della fistola che ha richiesto eseguita dopo due giorni. In un caso a due mesi di distanzasi è avuta la recidiva della fistola che ha richiesto<br />

una ulteriore derivazione fecale.Negli altri 6 casi il clisma ha evidenziato la persistenza della fistola per cui- una ulteriore derivazione fecale.Negli altri 6 casi il clisma ha evidenziato la persistenza della fistola per cuidopo<br />

2 giorni dal clisma si è eseguita la riparazione transperineale intersfinterica della fistola (durata media dopo 2 giorni dal clisma si è eseguita la riparazione transperineale intersfinterica della fistola (durata media<br />

auronews<br />

intervento 45 minuti, perdite < 20 cc. In tutti i casi la dimissione è avvenuta il giorno successivo.L’intervento intervento 45 minuti, perdite < 20 cc. In tutti i casi la dimissione è avvenuta il giorno successivo.L’intervento<br />

prevede una incisione perianale di 3 cm, isolamento della parete rettale anteriore nello spazio compreso tra lo prevede una incisione perianale di 3 cm, isolamento della parete rettale anteriore nello spazio compreso tra lo<br />

Autorizzazione del Tribunale di Savona n. 494 del 5 mag-<br />

sfintere striato e lo sfintere liscio, identificazione della fistola che viene recisa e preparazione di un lembo rettale sfintere striato e lo sfintere liscio, identificazione<br />

gio<br />

della<br />

1999<br />

fistola<br />

- Poste<br />

che viene<br />

Italiane<br />

recisa<br />

Spa<br />

e preparazione<br />

- Spedizione<br />

di un<br />

in<br />

lembo<br />

abbona-<br />

rettale<br />

di avanzamento a copertura della soluzione di continuo rettale. In quattro casi su 6 si è posizionato anche un di avanzamento a copertura della soluzione di mento continuo postale rettale. - In D.L. quattro 353/2003 casi su (conv. 6 si è in posizionato L. 27/02/2004 anche n. un<br />

punto in maxon sulla parete uretrale poichè era visibile il catetere vescicale.Il clisma di controllo e l’uretrografia punto in maxon sulla parete uretrale poichè era visibile il catetere 46) art. vescicale.Il 1 comma clisma 1, DCB di controllo Imperiae<br />

l’uretrografia<br />

sono stati eseguitia a distanza di un mese dall’intervento e in tutti i casi si è ottenuta la chiusura della fistola. Il sono stati eseguitia a distanza di un mese dall’intervento e in tutti i casi si è ottenuta la chiusura della fistola. Il<br />

giorno del clisma è stato rimosso il catetere vescicale e la colostomia è stata rimossa a distanza di 4 giorni dalla giorno del clisma è stato rimosso il catetere vescicale e la colostomia è stata rimossa a distanza di 4 giorni dalla<br />

rimozione del catetere vescicale.Il tempo totale di mantenimento della derivazione fecale dalla diagnosi è stato rimozione del catetere vescicale.Il tempo totale di mantenimento destinatario della derivazione trasferito fecale dalla diagnosi è stato<br />

di 66 gg. (30gg (colostomia)+2 gg attesa pre intervento + 30 gg ultimo clisma di controllo +4 giorni di attesa di 66 gg. (30gg (colostomia)+2 gg attesa pre intervento + 30 gg ultimo clisma di controllo +4 giorni di attesa<br />

destinatario sconosciuto<br />

per la ricanalizzazione<br />

per la ricanalizzazione<br />

Risultati<br />

Risultati<br />

indirizzo insufficiente<br />

I 2 pazienti nei quali dopo 30 gg di derivazione fecale presentavano una chiusura spontanea della fistola sono I 2 pazienti nei quali dopo 30 gg di derivazione fecale presentavano una chiusura spontanea della fistola sono<br />

stati ricanalizzati dopo 2 giorni. Uno di loro a presentato una recidiva della fistola a distanza di 30 giorni.I 6 stati ricanalizzati dopo 2 giorni. Uno di loro a presentato una recidiva indirizzo della inesatto fistola a distanza di 30 giorni.I 6<br />

t<br />

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1


2<br />

auronews<br />

auronews<br />

Organo ufficiale<br />

dell’Associazione Urologi Italiani<br />

Quadrimestrale: anno XIV<br />

numero 2 - settembre 2012<br />

Tariffa ROC Poste Italiane SpA<br />

Spedizione in abbonamento postale<br />

D.L. 353/2003<br />

(conv. in L. n.46 27/02/2004)<br />

Autorizzazione del Tribunale<br />

di Savona n. 494<br />

del 5 maggio 1999<br />

Direttore Responsabile<br />

Alberto MAndressi<br />

Tecnico di redazione<br />

FrAnco PuPPo<br />

Stampa<br />

tiPolitogrAFiA bAcchettA s.n.c.<br />

Reg. Bagnoli 66<br />

17031 - Albenga (SV)<br />

Direzione, redazione,<br />

amministrazione:<br />

AURO.it<br />

Via Rossello 24<br />

17027 - Pietra Ligure (SV)<br />

tel: 019 626 900<br />

fax: 019 629 746<br />

e-mail: aurosv@auro.it<br />

Pubblicità<br />

AURO.it<br />

Via Rossello 24<br />

17027 - Pietra Ligure (SV)<br />

tel: 019 626 900<br />

fax: 019 629 746<br />

e-mail: aurosv@auro.it<br />

Quota associativa AURO.it<br />

p rogr<br />

a<br />

m<br />

m a<br />

17:00 - 18:00, Sala Maestrale<br />

Video 1 - RIRS Vs PCNL<br />

Moderatori<br />

Renzo Zucconelli (Portogruaro)<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

Mercoledì 19 settembre<br />

1. OUR URETEROSCOPY: ATTENTIONT TO THE COSTS (abstract # 128)<br />

B.C. Gentile1, R. Giulianelli1, M. Schettini1, F. Pisanti1, L. Albanesi1, L. Mavilla1, F. Attisani1, G. Mirabile1,<br />

T. Shestani1: 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

2. LA RIRS COME TERAPIA DELLA CALCOLOSI PIELO-CALICIALE: TECNICHE DI FRAMMENTA-<br />

ZIONE (abstract # 120)<br />

C. Saltutti1, D. Mannini1, E. Severini1, S. Creti1, A. Di Campli1, R. Dipietro1, M. Dicuio1, D.E. Cuzzocrea1<br />

- 1 U.O. Di Urologia Osp.”Maggiore” (Bologna)<br />

3. TRATTAMENTO CON URETERORENOSCOPIA FLESSIBILE RETROGRADA (F-URS) DI CALCO-<br />

LOSI IN CALICE INFERIORE CON INFUNDIBOLO STENOTICO IN DOPPIO DISTRETTO RENALE<br />

COMPLETO. (abstract # 161)<br />

I. Kartalas Goumas1, E. Itri1, F. Dadezzio1, G. Zanetti1<br />

- 1 UOC di Urologia, Dipartimento Chirurgico, Ospedale di Vimercate (Vimercate)<br />

4. NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA (PCNL) SUPINA IN RENE A FERRO DI CAVALLO CON ACCES-<br />

SO AL CALICE SUPERIORE. (abstract # 160)<br />

I. Kartalas Goumas1, E. Itri1, F. Daddezzio1, E. Montanari2, G. Zanetti1<br />

- 1 UOC di Urologia, Dipartimento Chirurgico, Ospedale di Vimercate (Vimercate )<br />

- 2 Clinica Urologica, Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano (Milano)<br />

5. NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA SUPINA (PCNL) IN PAZIENTE CON DEFORMITÀ SCHELETRI-<br />

CHE E TRACHEOSTOMIA IN ESITI DI EMORRAGIA CEREBRALE. (abstract # 159)<br />

I. Kartalas Goumas1, E. Itri1, F. Daddezzio1, E. Montanari2, G. Zanetti1<br />

- 1 UOC di Urologia, Dipartimento Chirurgico, Ospedale di Vimercate (Vimercate )<br />

- 2 Clinica Urologica, Ospedale San Paolo, Università di Milano (Milano)<br />

6. PCNL WITH THULLIUM LASER: VIDEO OF OUR FIRST EXPERIENCE (abstract # 122)<br />

L. Carmignani1, S. Casellato1, S. Picozzi1, G. Bozzini1, R. Stubinski1<br />

- 1 IRCCS Policlinico san Donato (San Donato Milanese)<br />

17:00 - 18:00, Sala Scirocco<br />

Video 2 - Su E Giù Dalla Vescica<br />

Moderatori<br />

Carmine Zoccali (Lamezia Terme) - Domenico Potenzoni (Fidenza)<br />

1. L’UTILIZZO DELL’NBI NELLE NEOPLASIE UROTELIALI (abstract # 137)<br />

R. Gunelli1, M. Fiori1, C. Salaris1, U. Salomone1, F. Di Giacomo1, M. Urbinati1, T. Zenico1<br />

- 1 UO Urologia - OC G.B.Morgagni - AUSL Forlì (Forlì)<br />

2. CISTI VESCICALE – SECONDA PUNTATA: LA RECIDIVA? (abstract # 158)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, C. Meccariello1, F. Zucco1, R. Giannella2, A. Masala1<br />

- 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

- 2 Urologia AORN Cardarelli Napoli (Urologia AORN Cardarelli NapoliAPOLI)<br />

3. TRATTAMENTO DELLE SCLEROSI DEL COLLO VESCICALE CON INCISIONE MONOLATERALE<br />

CON LASER TULLIO (abstract # 154)<br />

S. Mattioli1, A. Picinotti1<br />

- 1 Centro Urologia Laser (Arezzo)<br />

4. ALTIS: MINISLING TRANSOTTURATORIA IN ANESTESIA LOCALE (abstract # 152)<br />

C. De Maria1<br />

- 1 Ospedale degli infermi (Rivoli)<br />

5. PROTESI PENIENA IDRAULICA AMS LGX CON MULTIPLE INCISIONI DI RILASCIAMENTO SEN-<br />

ZA CIRCONCISIONE: ABBATTIMENTO DI RISCHI ISCHEMICI ED EROSIVI (abstract # 123)<br />

M. Paradiso1, A. Rocca1, F. Morabito1, F. Bardari1<br />

- 1 Asl At Aso Cardinal Massaia (Asti)<br />

17:00 - 18:00, Sala Libeccio<br />

Comunicazioni 1 - Infertilità<br />

Moderatori<br />

Scipio Annoscia (Chivasso) - Gianrosario Russo (Cento)<br />

1. PARAMETRI SEMINALI PRE-TRATTAMENTO IN PAZIENTI ONCOLOGICI: RELAZIONI TRA QUA-<br />

LITA’ SEMINALE E TIPO DI PATOLOGIA NEOPLASTICA (abstract # 92)<br />

F.. Ciociola1, M. Castiglioni1, F.. Pelliccione1, G.M. Colpi1<br />

-1 U.O.C. Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita, Ospedale S. Paolo, (Milano)<br />

2. RELAZIONE TRA ETA’ E QUALITA’ SEMINALE IN PAZIENTI INFERTILI (abstract # 93)<br />

F. Pelliccione1, M. Castiglioni1, D. Giacchetta1, S.. Melis1, F.M. Castiglioni1, G.M. Colpi1<br />

-1 U.O.C. Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita, Ospedale S. Paolo, (Milano)<br />

3. LA VARICOCELECTOMIA NEGLI INFERTILI: STUDIO PROSPETTICO SU 360 CASI (abstract # 102)<br />

F.M. Castiglioni1, M. Castiglioni1, F.. Nerva1, P. Sulpizio1, G. Contalbi1, L. Vaccalluzzo1, G.M. Colpi1<br />

- 1 U.O.C. Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita. A.O. San Paolo - (Milano)<br />

4. ICSI DA TESE A FRESCO NELLA ASTENOZOOSPERMIA ASSOLUTA: UNA OPZIONE O UNA SOLU-<br />

ZIONE IDEALE ? (abstract # 91)<br />

M. Castiglioni1, B. Scarselli2, V. Zambelli2, G.M. Colpi1<br />

- 1 U.O.C. Urologia II-Andrologia e Riproduzione Assistita AO San Paolo (Milano)<br />

- 2 Futura Diagnostica Medica PMA (Firenze)<br />

5. IL RICORSO A TESE A FRESCO IN CORSO DI ICSI PER CRIPTOZOOSPERMIA PUO’ ESSERE DE-<br />

TERMINANTE PER L’OTTENIMENTO DI UNA GRAVIDANZA ? (abstract # 97)<br />

M. Castiglioni1, P. Sulpizio2, G. Tesoriere2, E. PIatti2, G.M. Colpi2<br />

- 1 Urologia II-Andrologia e Riproduzione Assistita. A.O. San Paolo – Polo Universitario (Milano)<br />

- 2 U.O.C. Urologia II-Andrologia e Riproduzione Assistita. A.O. San Paolo – (Milano)<br />

6. TERAPIA MEDICA DELL’ASTENOSPERMIA IDIOPATICA: EFFICACIA DI UN’ASSOCIAZIONE DI<br />

L-ARIGININA, L-CARNITINA, L-TAURINA, L-ORNITINA, L-CITRULLINA E COENZIMA Q10<br />

(abstract # 28)<br />

M. Carrino1 R. Aponte1 L. Pucci1 A. Oliva1 R. Muscariello1 A. Masala1 1<br />

U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

7. ESPLORAZIONE CHIRURGICA PRECOCE NEI TRAUMA SCROTALI (abstract # 87)<br />

L. Benecchi1, M. Potenzoni2, A.M. Pieri2, C. Destro Pastizzaro2, D. Martens2, N. Uliano2, A. Savino2, A.<br />

Prati2, R. Arnaudi2, D. Potenzoni2, L. Perucchini1, M. Quarta1, F. Russo1, M. Tonghini1, C. Del Boca1<br />

- 1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (Cremona)<br />

- 2 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)<br />

17:00 - 18:00, Sala Aliseo<br />

Comunicazioni 2 - Nephron Sparing Laparoscopica<br />

Moderatori<br />

Mauro Seveso (Rozzano) - Andrea Polara (Villafranca)<br />

1. FUNCTIONAL OUTCOMES OF OFF-CLAMP LAPAROSCOPIC PARTIAL NEPHRECTOMY: SINGLE-<br />

CENTRE 10-YR EXPERIENCE (abstract # 78)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, M. Costantini1, S. Guaglianone1, E. Foratiere1, V. Pompeo1, M.<br />

Gallucci1<br />

- 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

2. MINIMALLY INVASIVE ZERO ISCHEMIA NEPHRON SPARING SURGERY WITH CONTROLLED<br />

HYPOTENSION: COMPARISON OF OUTCOMES BETWEEN CLINICAL STAGE T1A AND T1B-T2<br />

RENAL TUMOURS. (abstract # 95)<br />

R. Papalia1, G. Simone1, M. Ferriero1, S.. Guaglianone1, M. Costantini1, V. Pompeo1, E. Forastiere1, M.<br />

Gallucci1<br />

o 1 Regina Elena (Roma)<br />

3. FEASIBILITY OF ZERO ISCHEMIA ROBOTIC ASSISTED PARTIAL NEPHRECTOMY WITH CON-<br />

TROLLED HYPOTENSION FOR TUMORS LARGER THAN 4 CM (abstract # 94)<br />

R. Papalia1, G. Simone1, M.. Ferriero1, S. Guaglianone1, M. Costantini2, E. Forastiere1, M. Gallucci1<br />

o 1 Regina Elena (Roma)<br />

o 2 Universita’ Campus Bio Medico (Roma)<br />

4. NEFRECTOMIA PARZIALE RETROPERITONEOSCOPICA ROBOT ASSISTITA: TECNICA CHIRUR-<br />

GICA E RISULTATI PRELIMINARI (abstract # 51)<br />

D. Dente1, A.. Cafarelli2, A. Salvaggio2, G. Di Pietrantonio2, V. Di Santo2, A.. Porreca2<br />

o 1 Policlinico Aban (Abano Terme)<br />

o 2 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

5. NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA CON PEDUNCOLO LIBERO NELLE PICCOLE MASSE<br />

RENALI: VALUTAZIONE RETROSPETTIVA DEI PRIMI 100 CASI (abstract # 17)<br />

P. Fedelini1, C.. Meccariello1, F. Monaco1, M. Fedelini1, R. Campese1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli (NAPOLI)<br />

6. MINIMALLY INVASIVE TREATMENT OF CT1 RENAL TUMORS: 10-YR PARADIGM SHIFT AT A<br />

TERTIARY REFERRAL CENTRE (abstract # 81)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, M. Costantini1, S. Guaglianone1, E. Forastiere1, V. Pompeo1, M.<br />

Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

18:00 - 19:15, Sala Scirocco<br />

Video 4 - Come Ti Reseco L’adenoma Prostatico<br />

Moderatori<br />

Antonio Serrao (Ragusa) - Francesco Saverio Grossi (Martina Franca) - Moderatore<br />

1. ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANS URETRALE CON LASER AD HOLMIO: TECNICA DI<br />

PRESERVAZIONE SFINTERICA (abstract # 53)<br />

A. Salvaggio1, D. Dente1, A.. Cafarelli1, G. Di Pietrantonio1, A.. Porreca1<br />

o 1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

2. THULIUM LASER ENUCLEATION OF THE PROSTATE VERSUS TRANSVESICAL OPEN ENUCLEA-<br />

TION FOR PROSTATE ADENOMA: A RANDOMIZED PROSPECTIVE TRIAL (abstract # 121)<br />

L. Carmignani1, S. Picozzi1, S. Casellato1, G. Bozzini1, R. Stubinski1<br />

o 1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

3. VAPOENUCLEAZIONE CON LASER AL TULLIO DA 200 WATT NEL TRATTAMENTO DELL’IPER-<br />

TROFIA PROSTATICA BENIGNA (abstract # 116)<br />

C. Saltutti1, S. Creti1, A. Di Campli1, D. Mannini1, E. Severini1, M. Dicuio1, R. Dipietro1, D.E. Cuzzocrea1<br />

- 1 U.O.Di Urologia Osp. “Maggiore” (Bologna)<br />

4. PLASMAKINETIC BUTTON TURIS GYRUS SYSTEM NELLA RESEZIONE TRANS URETRALE<br />

DELL’ADENOMA PROSTATICO: NOSTRA ESPERIENZA PRELIMINARE (abstract # 132)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, G. Mirabile1, L. Mavilla1, F. Pisanti1, T.<br />

Shestani1, G.. Vincenti1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

5. ENUCLEAZIONE PROSTATICA TRANSURETRALE CON SISTEMA GYRUS PK (TUEP-B) MEDIANTE<br />

UTILIZZO DI ELETTRODO BUTTON NELL’IPERPLASIA PROSTATICA BENIGNA. (abstract # 131)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, F. Pisanti1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

6. PLASMAKINETIC TURIS GYRUS SYSTEM NEL TRATTAMENTO DELL’IPERPLASIA PROSTATICA<br />

BENIGNA: NOSTRA ESPERIENZA PRELIMINARE (abstract # 130)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, F. Pisanti1,<br />

T.. Shestani1, G. Vincenti1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

18:00 - 19:15, Sala Maestrale<br />

Video 3 - Rene E Vie Escretrici<br />

Moderatori<br />

Gianni Malossini (Venezia) - Massimo Cecchi (Lido di Camaiore)<br />

1. SUTURA LAPAROSCOPICA DI VENA RENALE DESTRA POLARE INFERIORE (abstract # 115)<br />

A.. Polara 1, L.. Aresu1, A. Cielo1, F.. Maritati1, M. Occhipinti1, G. Grosso1<br />

o 1 Casa di Cura Polispecialistica Pederzoli (Peschiera del Garda )<br />

2. UTILIZZO DI UN NUOVO SISTEMA DI “ROBOTIZZAZIONE” DEI MANOPOLI LAPAROSCOPICI,<br />

KYMERAX, IN CORSO DI PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA. (abstract # 136)<br />

M. Mari1, F. Mangione1, S.. Guercio1, A. Ambu1, F. Vacca1, C. De Maria1, M. Bellina1<br />

-1 Ospedale Degli Infermi Di Rivoli (Rivoli)<br />

3. TRANSPERITONEAL LEFT LAPAROSCOPIC PYELOPLASTY WITH TRANSMESOCOLIC ACCESS<br />

TO THE PELVI-URETERIC JUNCTION: TECHNIQUE DESCRIPTION AND RESULTS (abstract #<br />

146)<br />

F.M. Costantini1<br />

o 1 Ospedale Misericordia (Grosseto)<br />

4. EXERSI LAPAROSCOPICA DI VOLUMINOSO DIVERTICOLO VESCICALE (abstract # 134)<br />

A.B.. Di Pasquale1, M. Prata2, G. Ranieri1, L. Di Clemente1<br />

o 1 Ospedale S. Salvatore, ASL 1 (L’A<strong>qui</strong>la)<br />

o 2 Ospdale civile di Sora (Sora)<br />

5. CRIOABLAZIONE PERCUTANEA (PCA) IN PAZIENTE MONORENE (abstract # 129)<br />

C. Spreafico1, S.. Stagni2, M.. Catanzaro2, N. Nicolai2, L. Piva2, T. Torelli2, D. Biasoni2, A. Necchi3, C.<br />

Morosi1, A.. Marchianò1, M. Colecchia4, R. Salvioni5<br />

o 1 Radiologia Interventistica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

o 2 SC Urologia Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

o 3 Oncologia Medica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

o 4 Anatomia Patologica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

o 5 SC Urologia Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

6. NEOPLASIA RENALE BILATERALE: APPROCCIO CHIRURGICO SIMULTANEO (abstract # 124)<br />

R. Sanseverino1, T. Realfonso1, G. Napodano1, U. Di Mauro1, O. Intilla1, G. Lubrano2<br />

o 1 UOC di Urologia - Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

o 2 UOC Anestesia e Rianimazione Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

7. LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA IN CORSO DI NEFRECTOMIA RADICALE: NECESSITÀ<br />

TECNICA IN CASI SELEZIONATI (abstract # 157)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, C. Meccariello1, F. Monaco1, M. Rubino1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

8. BIOPSIA TRANSPIELICA: APPROCCIO DIAGNOSTICO ESTREMO PER NEOPLASIA VIA ESCRE-<br />

TRICE/RENALE ATIPICA – CASE REPORT (abstract # 156)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini2, D. Mattace Raso2, C. Meccariello2, A.. Oliva2, A. Masala2<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

18:00 - 19:15, Sala Libeccio<br />

Comunicazioni 3 - Le Nuove Frontiere Dei Trattamenti Endourologici<br />

Moderatori<br />

Giancamillo Carluccio (Tricase) -Emanuele Castelli (Torino) -<br />

1. URETEROLITOTOMIA LAPAROSCOPICA COME PRIMO APPROCCIO NELLA CALCOLOSI DI<br />

GRANDI DIMENSIONI DELL’URETERE PROSSIMALE? (abstract # 18)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, C.. Meccariello1, F. Monaco1, M. Rubino1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

2. SUPINE PERCUTANEOUS LITHOTRIPSY: AN EXPERIENCE ANALYSING THE COMPLICATION<br />

RATE ACCORDING TO THE CLAVIEN CLASSIFICATION SYSTEM (abstract # 11)<br />

S. Spatafora1, M. Spagni1, D. Viola1, F. Borgatti1, F.A.M. Bergamaschi1<br />

o 1 Azienda Ospedaliera S. Maria Nuova (Reggio Emilia)<br />

3. PCNL SUPINA CON TECNICA ENDOVISION : NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 62)<br />

M. Gerardini1, S. Marchetti1, P. Peirano1, P. Mirando1, M. Ruggieri1, A. Gentile1, C. Real1, L. Scopesi1, G.<br />

Franceschetti1, G. Ricci1, M. Berardinelli1, A. Frattini2, M. Mensi1<br />

o 1 O.C.Voghera A.O.Provincia di Pavia (Voghera)<br />

o 2 O.C. Guastalla (Guastalla)<br />

4. ECIRS (ENDOSCOPIC COMBINED INTRA-RENAL SURGERY) IN POSIZIONE SUPINA VALDIVIA<br />

MODIFICATA GALDAKAO: NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 59)<br />

C.M. Cracco1, F. Liberale1, C. Ferraris1, G. Bianchetti1, F. Raineri1, C.M. Scoffone1<br />

o 1 Ospedale Cottolengo (Torino)<br />

5. LA CURVA DI APPRENDIMENTO DEL TRATTAMENTO ECIRS: CONFRONTO FRA LE PRIME 55 E<br />

LE ULTIME 55 PROCEDURE IN TERMINI DI EFFICACIA E SICURERZZA (abstract # 56)<br />

C.M.. Cracco1, F. Liberale1, C. Ferraris1, G. Bianchetti1, F. Raineri1, C.M. Scoffone1<br />

o 1 Ospedale Cottolengo (Torino)<br />

6. IL RUOLO ESSENZIALE DELL’ENDOSCOPIA RETROGRADA DURANTE IL TRAMMAMENTO PER-<br />

CUTANEO DELLA CALCOLOSI COMPLESSA (abstract # 58)<br />

C.M. Cracco1, F. Liberale1, C. Ferraris1, G. Bianchetti1, F. Raineri1, C.M. Scoffone1<br />

o 1 Ospedale Cottolengo (Torino)<br />

7. RETROGRADE INTRA-RENAL SURGERY (RIRS) NEL TRATTAMENTO DELLA CALCOLOSI<br />

DELL’ALTA VIA ESCRETRICE: LA NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 13)<br />

M. Perachino1, F. Marchesotti1<br />

o 1 S.O.C. Urologia Ospedale Santo Spirito (Casale Monferrato)<br />

8. IL RUOLO DELLA NEFROSCOPIA FLESSIBILE AL TERMINE DEL TRATTAMENTO PERCUTANEO<br />

DELLA CALCOLOSI COMPLESSA (abstract # 60)<br />

C.M. Cracco1, F. Liberale1, C. Ferraris1, G. Bianchetti1, F. Raineri1, C.M. Scoffone1<br />

o 1 Ospedale Cottolengo (Torino)<br />

9. URETEROSCOPIA ENTRO LE 24 ORE DALLA COLICA RENALE. FLOW-CHART DIAGNOSTICO-<br />

TERAPEUTICA E RISULTATI (abstract # 9)<br />

F. Bertolotto1, F.. Germinale1, M.. Raggio1, P. Puppo1<br />

o 1 Centro Urologico di Eccellenza, ASL 1 Imperiese (Imperia)<br />

10. ESWL IN MONORENE (abstract # 74)<br />

L. Benecchi1, L. Perucchini1, M. Quarta1, F. Russo1, M. Tonghini1, C. Del Boca1<br />

o 1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (cremona)<br />

18:00 - 19:15, Sala Aliseo<br />

Comunicazioni 4 - Laparo, Laparo, Laparo<br />

Moderatori<br />

Giuseppe Simone (Roma) - Walter Bozzo (Genova)<br />

1. CHIRURGIA RENALE LAPAROSCOPICA CON PORTA SINGOLA: L’ESPERIENZA CONTINUA.<br />

(abstract # 107)<br />

M.. Cecchi1, C.A. Sepich1, D.. Summonti1, A. Di Benedetto1, S.. Pampaloni1<br />

o 1 U.O.C Urologia Ospedale Versilia (Lido di Camaiore)<br />

2. NEFROURETERECTOMIA ROBOTICA CON FLUORESCENZA PER IDROURETERONEFROSI<br />

(abstract # 61)<br />

A.. Serao1, F. Cortese1, D. Tiranti1, P. Audino1, P. Vota1, M. Ferraro1, R. Cevoli1<br />

o 1 ASO Alessandria SS Antonio e Biagio (Alessandria)<br />

3. NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA: FOLLOW UP ONCOLOGICO A 5 ANNI<br />

(abstract # 27)<br />

Mauro Seveso1 Gianluigi Taverna1 Guido Giusti1 Rodolfo Hurle1 Luigi Castaldo1 Alessio Benetti1 Roberto<br />

Peschechera1 Pierpaolo Graziotti1<br />

1 Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

4. ANALISI RETROSPETTIVA CON LA CLASSIFICAZIONE DI SATAVA E CLAVIEN DELLE COMPLI-<br />

CANZE DELLA NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DI 412 CASI (abstract # 16)<br />

P.. Fedelini1, M. Fedelini1, R. Campese1, L. Pucci1, C.. Meccariello1, R. Giannella1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

5. SURRENALECTOMIA LAPAROSCOPICA PER METASTASI CONTROLATERALI DA CARCINOMA<br />

RENALE: ANALISI RETROSPETTIVA DELLA CASISTICA PERSONALE (abstract # 15)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, C. Meccariello1, F. Monaco1, D. Taglialatela1, M. Rubino1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

6. LAPAROSCOPIC URETERONEOCYSTOSTOMY WITH PSOAS HITCH (abstract # 36)<br />

R. Nucciotti1, M. Gnech2, V. Pizzuti2<br />

o 1 Ospedale Misericordia, Scuola Internazionale di Chirurgia Mininvasiva e Robotica (Grosseto)<br />

o 2 Ospedale Misericordia (Grosseto)<br />

7. IL REIMPIANTO URETERALE LAPAROSCOPICO. CONTRIBUTO CASISTICO (abstract # 20)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, D. Mattace Raso1, C. Meccariello1, A.. Oliva1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

19:15 - 20:00, Sala Maestrale<br />

Cerimonia D’apertura<br />

8:00 - 9:30, Sala Maestrale<br />

Video 5 - Il Rene e La Videolaparoscopia<br />

Moderatori<br />

Paolo Casale (Pisa) - Franco Bardari (Asti)<br />

Giovedì 20 settembre<br />

1. NEFRECTOMIA PARZIALE CON APPROCCIO RETROPERITONEALE ROBOT-ASSISTITO: TECNI-<br />

CA CHIRURGICA (abstract # 139)<br />

A.. Cafarell1, D. Dente1, A. Salvaggio1, G. Di Pietrantonio2, V. Di Santo1, A.. Porreca1<br />

o 1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

o 2 Casa di cura Villa Pini d’Abruzzo (Chieti)<br />

2. LA FLUORESCENZA NELLA NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA ROBOTICA<br />

(abstract # 127)<br />

A. Serao1, P. Vota1, D. Tiranti1, P. Audino1, F. Cortese1, M. Ferraro1, R. Cevoli1<br />

o 1 ASO Alessandria SS Antonio e Biagio (Alessandria)<br />

3


4<br />

auronews<br />

3. OFF-CLAMP MINIMALLY INVASIVE PARTIAL NEPHRECTOMY: 10-YR EXPERIENCE<br />

(abstract # 119)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, M. Costantini1, S. Guaglianone1, E. Forastiere1, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

4. TRATTAMENTO CON LASER THULIUM DELLE NEOPLASIE RENALI - 3CM. (abstract # 12)<br />

A. Giacobbe1, R. Migliari1, E. Castelli1, L. D’urso1, D. Collura1, R. Rosso1, G. Muto1<br />

- 1 S.C. Urologia Osp.San Giovanni Bosco (Torino)<br />

5. CHIRURGIA RENALE LAPAROSCOPICA CON SINGOLA INCISIONE. (abstract # 143)<br />

V. Ferrara1, B. Azizi1, W. Giannubilo1, C. Vecchioli1, A. Garritano1<br />

o 1 U.O. Urologia - Ospedale Civile di Jesi (Jesi)<br />

6. NEOPLASIA RENALE SN CON TROMBOSI DELLA VENA RENALE: TRATTAMENTO LAPAROSCO-<br />

PICO (abstract # 150)<br />

C. Leonardo1 N. Tartaglia1 G. Simonelli1 C. Caliolo1 M. Salvitti1 F. De Luca1 C. De Dominicis1<br />

1 UOC Urologia e Tecniche Mininvasive Policlinico Umberto IUniversità La Sapienza (Roma)<br />

7. GESTIONE DELLE COMPLICANZE INTRAOPERATORIE IN CORSO DI NEFRECTOMIA LAPARO-<br />

SCOPICA (abstract # 155)<br />

P. Fedelini1, A. Oliva1, C. Meccariello1, M. Fedelini1, R. Campese1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

8. RIPARAZIONE LAPAROSCOPICA DI FISTOLA CALICEALE MEDIA POST CHIRURGIA NEPHRON<br />

SPARING OPEN (abstract # 113)<br />

A. Polara1, L. Aresu1, A. Cielo1, F. Maritati1, M. Occhipinti1, G. Grosso1<br />

o 1 Casa di Cura Polispecialistica Pederzoli (Peschiera del Garda )<br />

9. AUTOTRAPIANTO DI RENE CON PRELIEVO LAPAROSCOPICO D’ORGANO (abstract # 135)<br />

A.B.. Di Pasquale1, F. Pisani1, G. Ranieri1, V. Rizza1, L.. Di Clemente1<br />

o 1 Ospedale S. Salvatore, ASL 1 (L’A<strong>qui</strong>la)<br />

08:00 - 09:30, Sala Scirocco<br />

Comunicazioni 5 - Solo Sesso<br />

Moderatori<br />

Antonello Casarico (Genova) - Maurizio Carrino (Napoli)<br />

1. STRIPPING VENA DORSALE PROFONDA NELLA CORPOROPLASTICA PER RECURVATUM<br />

(abstract # 71)<br />

L. Mavilla1, L.. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, G. Mirabile1, F. Pisanti1, M. Schettini1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, R. Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

2. TECNICA DI CORPOROPLASTICA CON PATCH PER RECURVATUM SEVERI DA INDURATIO<br />

PENIS PLASTICA STABILIZZATA (abstract # 70)<br />

L. Mavilla1, L.. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, G. Mirabile1, F. Pisanti1, M. Schettini1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, R. Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

3. TECNICA DI PLICATURA E RISULTATI PER RECURVATUM CONGENITI E ACQUISITI<br />

(abstract # 72)<br />

L. Mavilla1, L.. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, G. Mirabile1, F. Pisanti1, M.. Schettini1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, R. Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

4. MALATTIA DI LA PEYRONIE E D.E. GRAVE. QUANDO L’IMPIANTO PROTESICO DA SOLO NON<br />

BASTA? (abstract # 33)<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

5. STANDARDIZZAZIONE DELLE TECNICHE DI REPORT E GRADING DELLE COMPLICANZE IN<br />

CHIRURGIA PROTESICA (abstract # 29)<br />

M. Carrino1 L. Pucci1 R. Muscariello1 F. Monaco1 R. Giannella1 A. Masala1<br />

1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

6. PROTOCOLLO DI TERAPIA MEDICA DELL’INDURATIO PENIS PLASTICA IN FASE FLORIDA<br />

(abstract # 69)<br />

L. Mavilla1, L.. Albanesi1, F. Attisani1, G. Mirabile1, B.C. Gentile1, D. Granata1, F. Pisanti1, M. Schettini1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, R. Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

7. EMBOLIZZAZIONE SUPERSELETTIVA CON MATERIALE RIASSORBIBILE DI PRIAPISMO AD<br />

ALTO FLUSSO POST-TRAUMATICO: NOSTRA ESPERIENZA. (abstract # 40)<br />

G. Salinitri1, A. Spinazzola2, L.P. Moramarco2, M. Avio1, S. De Cenzo1, G. Fragapane1, R. Pupillo1, E.<br />

Orlandelli3, A. Farina3, G.P. Benelli2, A. Baresi1<br />

o 1 U.O. Urologia Ospedale Maggiore (Crema)<br />

o 2 U.O. Radiologia Interventistica Ospedale Maggiore (Crema)<br />

o 3 U.O. Chirurgia Vascolare Ospedale Maggiore (Crema)<br />

8. CAUSE RARE DI PRIAPSIMO: NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 34)<br />

M. Carrino1, P. Fedelini1, L. Pucci1, R. Muscariello1, F. Monaco1, R. Giannella1, D. Masala1, A. Masala1<br />

o 1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

9. LESIONE DEI CORPI CAVERNOSI DA ARMA DA FUOCO CON PROIETTILE RITENUTO<br />

(abstract # 19)<br />

P.. Fedelini1, C. Meccariello1, M. Fedelini1, M. Carrino1, A. Oliva1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

10. UN CASO CLINICO DI SOSPETTA TORSIONE DI TESTICOLO RITENUTO IN MONORCHIDE<br />

ACQUISITO IN SINDROME DI MUNCHAUSEN. (abstract # 64)<br />

M. Dicuio1, S. Creti1, C. Saltutti1, R. Dipietro1, A. Di Campli1, D. Mannini1, A. Righettoni1, E. Severini1,<br />

D.E. Cuzzocrea1<br />

o 1 Urologia-Andrologia, Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bologna)<br />

08:00 - 09:30, Sala Libeccio<br />

Comunicazioni 6 - Neoplasie Vescicali<br />

Moderatori<br />

Gianfranco Savoca (Palermo) - Maurizio Moroni (Torino)<br />

1. RUOLO DEI MARKERS DI METILAZIONE NELLA PROGNOSI DELLE RECIDIVE DEL CARCINOMA<br />

VESCICALE (abstract # 80)<br />

R. Gunelli1, V. Casadio2, M. Fiori1, D. Calistri2, W. Zoli2<br />

o 1 UO Urologia - OC G.B.Morgagni - AUSL Forlì (Forlì)<br />

o 2 laboratorio di bioscienze IRST (istituto scientifico romagnolo per la cura dei tumori) Meldola<br />

2. PAPILLARY UROTHELIAL NEOPLASM OF LOW MALIGNANT POTENTIAL (PUNLMP): OUR LONG<br />

TERM EXPERIENCE (abstract # 111)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, M. Schettini1,<br />

T. Shestani1, G. Vincenti1, F. Pisanti1, L. Albanesi1<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

3. NBI RE-TURB IN T1HG TCC: RECURRENCE AND PROGRESSION RATE. (abstract # 112)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, M. Schettini1,<br />

T. Shestani1, G. Vincenti1, F. Pisanti1<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

4. NBI BIPOLAR TURB:DOES IT IMPROVE DETECTION AND RE-TREATMENT RATES? PRELIMINA-<br />

RY SINGLE-CENTRE EXPERIENCE (abstract # 44)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

5. BIPOLAR TURB NBI ASSISTED: DOES IT IMPROVE DETECTION AND RE-TREATMENT RATES?<br />

PRELIMINARY SINGLE-CENTRE EXPERIENCE (abstract # 108)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, D. Granata1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, M. Schettini1,<br />

T. Shestani1, G. Vincenti1, F. Pisanti1, L. Albanesi1<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

6. FEASIBILITY, SAFETY AND 1 YEAR FOLLOW UP OF EN BLOC TRANSURETHRAL RESECTION OF<br />

BLADDER TUMOR COMPARED TO A MATCHED COHORT OF PATIENTS SUBMITTED TO STAN-<br />

DARD TUR (abstract # 000)<br />

A. Naselli1 L. Timossi1 F. Germinale2 F. Bertolotto2 P. Puppo1<br />

1 Urology Department, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini (Castellanza)<br />

2 Urology Department, San Remo Hospital (San Remo)<br />

7. IS ONCOLOGICAL SAFE PERFORMING SIMULTANEOUS TRANS-URETHRAL RESECTION OF THE<br />

BLADDER AND PROSTATE? A META-ANALYSIS ON 1234 PATIENTS (abstract # 76)<br />

S. Picozzi1, S. Casellato1, C. Ricci2, G. Bozzini1, S. Maruccia1, L. Carmignani1<br />

o 1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

o 2 Biometry and Clinical Epidemiology Unit, Fondazione C. Gnocchi (Milano)<br />

8. STAGE SPECIFIC IMPACT OF EXTENDED VERSUS STANDARD PELVIC LYMPH NODE DISSECTION<br />

IN RADICAL CYSTECTOMY (abstract # 84)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone1, D. Collura2, E. Castelli2, G. Muto2, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

o 2 “San Giovanni Bosco” Hospital (Turin)<br />

9. EXTENDED VERSUS SUPER-EXTENDED PLND DURING RADICAL CYSTECTOMY: COMPARISON<br />

OF TWO PROSPECTIVE SERIES (abstract # 79)<br />

G. Simone1, H. Abol Enein2, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone1, M. Ghoneim2, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

o 2 Mansoura Urology and Nephrology Centre, Mansoura University (Mansoura, Egypt)<br />

10. LYMPH NODE DENSITY IS THE STRONGEST PREDICTOR OF CANCER SPECIFIC SURVIVAL IN<br />

NODE POSITIVE PATIENTS TREATED WITH RADICAL CYSTECTOMY (abstract # 86)<br />

G. Simone1, H. Abol Enein2, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone3, M. Ghoneim2, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

o 2 Mansoura Urology and Nephrology Centre, Mansoura University (Mansoura, Egypt)<br />

o 3 “Regina Elena” Nartional Cancer Institute (Roma)<br />

11. PREDICTIVE MODEL OF DISEASE FREE SURVIVAL AFTER RADICAL CYSTECTOMY<br />

(abstract # 85)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone1, D. Collura2, R. Rosso2, G. Muto2, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

o 2 “San Giovanni Bosco” Hospital (Turin)<br />

08:00 - 09:30, Sala Aliseo<br />

Comunicazioni 7 - CaP Mix<br />

Moderatori<br />

Giorgio Napodano (Nocera Inferiore) - Antonello Paulesu (Como)<br />

1. RUOLO DEL POLIMORFISMO DEL RECETTORE DELLA VITAMINA D NEL CANCRO DELLA PRO-<br />

STATA (abstract # 90)<br />

G. Napodano1, F. Cariati2, A. Negri2, C. Piovanello2, M. Ferro3, T. Daniela4, P. Vitale2, V. Altieri5, C. Annamaria2,<br />

R. Sanseverino1, R. Piovanello2<br />

o 1 UOC di Urologia - Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

o 2 Department of Molecular and Clinical Endocrinology and Oncology, University of Naples (Napoli)<br />

o 3 UOC di urologia - Università di Napoli (napoli)<br />

o 4 Department of Cellular and Molecular Biology and Pathology L. Califano; University of Naples .<br />

o 5 UOC Urologia - Università di Salerno (Salerno)<br />

2. DIFFERENZE DELLA PSA VELOCITY TRA SANI E PORTATORI DI CARCINOMA PROSTATICO.<br />

STUDIO LONGITUDINALE DEI VALORI DEL PSA NEI DONATORI DI SANGUE (abstract # 106)<br />

A. Fandella1, E. Guidoni1<br />

o 1 Urologia Casa di Cura Giovanni XXIII (Monastier)<br />

3. UNA RISOMANZA MAGNETICA MULTI-PARAMETRICA PUÒ ESCLUDERE FINO AL 97% DI CAN-<br />

CRO ALLA PROSTATA CLINICAMENTE SIGNIFICATIVO (abstract # 101)<br />

A. Fandella1, B. Spaliviero2, F. Di Toma3<br />

o 1 Urologia Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier di treviso (Monastier )<br />

o 2 Radiologia casa di Cura Giovanni XXIII (Monastier )<br />

o 3 Radiologia (Momastier )<br />

4. RISONANZA MAGNETICA E ASAP (abstract # 105)<br />

A. Fandella1, B. Spaliviero2<br />

o 1 Urologia Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier di treviso ( Monastier)<br />

o 2 Radiologia Casa di Cura Giovanni XXIII (Monastier)<br />

5. HIFU DI SALVATAGGIO DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE RADIORECIDIVE: POSSIBILE STAN-<br />

DARD TERAPEUTICO? (abstract # 3)<br />

L. D’urso1, R. Migliari1, D. Collura1, E. Castelli1, A. Giacobbe1, R. Rosso1, A. Formiconi1, G. Leucci1, G.<br />

Muto1<br />

- 1 S.C. Urologia Osp.San Giovanni Bosco (Torino)<br />

6. TR-HIFU NEL CARCINOMA PROSTATICO A BASSO RISCHIO: RISULTATI A 8 ANNI (abstract # 5)<br />

L. D’urso1, R. Migliari1, D. Collura1, A.. Formiconi1, E. Castelli1, A. Giacobbe1, R. Rosso1, G. Leucci1, G.<br />

Muto1<br />

- 1 S.C. Urologia Osp.San Giovanni Bosco (Torino)<br />

7. GESTIONE DELLA FISTOLA URETRO-RETTALE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPU-<br />

BICA. ALGORITMO DECISIONALE E DESCRIZIONE DI UNA TECNICA PERSONALE TRANSPERI-<br />

NEALE- INTERSFINTERICA E CONFRONTO CON LA LETTERATURA (abstract # 10)<br />

F. Bertolotto1, M. Raggio1, A. Amato1, P. Puppo1<br />

o 1 Centro Urologico di Eccellenza ASL1 (Sanremo)<br />

09:30 - 10:45, Sala Maestrale<br />

Plenaria 1 - Challenge The Expert<br />

5ARIs, PSA, High Grade PCa: What Is Changing In The Clinical Practice?<br />

Paolo Puppo (Genova) - Chairman<br />

Interventi<br />

Gerald Andriole (St. Louis, USA) - Expert<br />

Fulvio Di Tonno (Mestre) - Provoker<br />

Gregor Mikuz (Innsbruck, Austria) - Provoker<br />

Roberto Sanseverino (Nocera Inferiore) - Provoker<br />

10:45 - 11:00, Sala Maestrale<br />

Coffee Break - Coffee Break<br />

11:00 - 12:30, Sala Maestrale<br />

Plenaria 2 - Dibattito Strutturato: Come Comportarsi Con Gli ECM Obbligatori<br />

Fulvio Moirano (Roma) - moderatore; Giovanni Muto (Torino) - moderatore<br />

Interventi<br />

Il punto di vista dell’Agenas “sanzioni e crediti”<br />

Fulvio Moirano (Roma) - Direttore Agenas<br />

Il punto di vista del nostro ordine professionale<br />

Amedeo Bianco - Presidente FNOMCeO<br />

Il punto di vista della Commissione Sanità della Conferenza Stato Regioni<br />

Carlo Lusenti (Reggio Emilia) - Assessore alle Politiche per la salute Regione Emilia Romagna<br />

Il punto di vista di una società scientifica: educazione a distanza - ecm ed e. Learning in chirurgia<br />

Gianni Succo (Torino) - Segretario generale AIOCC


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

12:30 - 13:30, Sala Maestrale<br />

Semi-Plenaria 1 - La Salute Dell’osso E Gli Eventi Scheletrici Nel Paziente Con Carcinoma<br />

Della Prostata: Prevenire È Meglio Che Curare?<br />

Giario Conti (Como) - moderatore<br />

Interventi<br />

Francesco Bertoldo (Verona) - panelist<br />

Enrico Cortesi (Roma) - panelist<br />

Con il contributo non condizionante di Amgen Dompè<br />

12:30 - 13:30, Sala Scirocco<br />

Speciale 1 - Urologia Superspecialistica LUTD: Nuova Entità Clinica O Solo Un Nuovo<br />

Acronimo?<br />

Massimo Capone (Gorizia) - moderatore<br />

Interventi<br />

Introduzione : Massimo Perachino (Casale Monferrato)<br />

Fisiopatologia della LUTD: Antonio Casarico (Genova)<br />

Evidenze cliniche: Mauro Capone (Gorizia)<br />

Dall’evidenza alle raccomandazioni sulla L.G. AURO.it sui LUTS/IPB: Massimo Perachino (Casale<br />

Monferrato)<br />

Con il contributo non condizionante di eli Lilly Italia<br />

12:30 - 13:30, Sala Libeccio<br />

Speciale 2 - Urologia Superspecialistica: Gestione Dei Trauma Uretrali<br />

Enzo Palminteri (Arezzo) - moderatore<br />

Interventi<br />

Gestione e linee guida dei traumi dell’uretra anteriore e posteriore: Enzo Palminteri (Arezzo)<br />

Riallineamento endoscopico nei traumi uretrali: quando e come: Paolo Emiliozzi (Roma)<br />

Problematiche sessuali: Ferdinando Fusco (Napoli)<br />

Problematiche medico-legali: Vincenzo Orlando (Palmanova)<br />

13:30 - 14:30, Sala Maestrale<br />

Lunch - Lunch<br />

14:30 - 15:20, Sala Maestrale<br />

Video 6 - Prostatectomia Robotica O Videolaparoscopica?<br />

Moderatori<br />

Gianluigi Taverna (Rozzano) - Vincenzo Ferrara (Jesi)<br />

1. PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING INTRAFASCIALE, EVOLUZIONE DELLA TECNICA<br />

DOPO 2500 PROCEDURE (abstract # 114)<br />

A. Polara1, A. Luca1, G. Gaetano2<br />

o 1 Casa di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda)<br />

o 2 Cada di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda)<br />

2. PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA POST TRATTAMENTO HIFU (abstract # 151)<br />

Nicola Tartaglia1 Giovanni Simonelli1 Federico Petrucci1 Angela Maurizi1 Carlo De Dominicis1<br />

1 UOC Urologia e Tecniche Mininvasive Policlinico Umberto IUniversità La Sapienza (Roma)<br />

3. PROSTATECTOMIA RADICALE EXTRAPERITONEALE CON L’UTILIZZO DI SILS PORT: NOSTRA<br />

ESPERIENZA SU 200 CASI (abstract # 142)<br />

V. Ferrara1, W.. Giannubilo1, B. Azizi1, C. Vecchioli 1, A. Garritano1<br />

o 1 U.O. Urologia - Ospedale Civile di Jesi (Jesi)<br />

4. RETZIUS SPARING ROBOT-ASSISTED LAPAROSCOPIC PROSTATECTOMY: INITIAL EXPERIENCE<br />

OF A CENTER WITH MORE THAN 200 ROBOTIC NERVE SPARING PROSTATECTOMIES<br />

(abstract # 145)<br />

R.. Nucciotti1, F.M. Costantini1, F. Mengoni1, A. Bragaglia1, G. Passavanti1, F. Viggiani1, V.. Pizzuti1<br />

o 1 Ospedale Misericordia (Grosseto)<br />

5. NUOVE PROPOSTE PER UNA EMOSTASI “MININVASIVA” NELLA RALP (abstract # 140)<br />

R. Gunelli1, M. Fiori1, C. Salaris1, U. Salomone1, F. Di Giacomo1, M. Urbinati1, T. Zenico1<br />

o 1 UO Urologia - Ospedale G.B.Morgagni -AUSL Forlì (Forlì)<br />

14:30 - 15:20, Sala Scirocco<br />

Comunicazioni 8 - Non Solo Sesso<br />

Moderatori: Rossella Radice (Como) - Carlo Saltutti (Bologna)<br />

1. ASPETTI PSICO-SESSUALI PRE E POST TRATTAMENTO NELLA IPB TRATTATA CON LASER AL<br />

TULLIO: UNA INTERESSANTE PROSPETTIVA ANDROLOGICA CON L’UTILIZZO DI TEST VALIDA-<br />

TI (abstract # 77)<br />

C. Saltutti1, E. Severini1, M. Dicuio1, A. Di Campli1, S. Creti1, D. Mannini1, R. Dipietro1, D.E. Cuzzocrea1,<br />

R. Radice2<br />

- 1 U.O Di Urologia Osp. “Maggiore” (Bologna)<br />

- 2 Dip. Di Urologia Osp. “S.Anna” (Como)<br />

2. SEXUAL DISTRESS DI COPPIA POST TUR-P: RISULTATI A TRE ANNI DI FOLLOW-UP<br />

(abstract # 42)<br />

R.. Radice1, G. Conti2<br />

o 1 H. S. Anna Como<br />

3. DISFUNZIONI SESSUALI MASCHILI IN COPPIE INFERTILI: INCIDENZA E GESTIONE CLINICA<br />

(abstract # 31)<br />

M. Carrino, 1L. Pucci, R. Muscariello, F. Monaco, R. Giannella, A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

4. DISFUNZIONI SESSUALI PERSISTENTI IN PAZIENTI IN TERAPIA CON FINASTERIDE<br />

(abstract # 32)<br />

M. Carrino,1 L. Pucci, R. Muscariello, F. Monaco, R. Aponte, A. Oliva ,A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

5. ESPERIENZA PRELIMINARE DI TRATTAMENTO INIZIALE DELLA EIACULAZIONE PRECOCE<br />

LIEVE-MODERATA CON VAGOSTABIL IN PAZIENTI CON TRATTI ANSIOSI. (abstract # 68)<br />

M. Dicuio1, E. Severini1, C. Saltutti1, A. Righettoni1, R. Dipietro1, S. Creti1, A. Di Campli1, D. Mannini1,<br />

D.E. Cuzzocrea1<br />

o 1 Urologia-Andrologia, Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bologna)<br />

6. DELAYED ORGASM: RISULTATI DELLA TERAPIA ON DEMAND CON AMANTADINA CLORIDRATO<br />

(abstract # 30)<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

7. INTERVENTI DI EDUCAZIONE SESSUALE: LA FIGURA DELL’ANDROLOGO AFFINACATA DAI<br />

“PEER EDUCATORS” (abstract # 43)<br />

R.. Radice1, A.. Remotti1, G.. Conti1, A. Caputo2<br />

o 1 H. S. Anna Como (como)<br />

o 2 Istituto di Evoluzione Sessuale (Milano)<br />

14:30 - 15:20, Sala Libeccio<br />

Comunicazioni 9 - Il Tumore Renale<br />

Moderatori:Andrea Galosi (Ancona) - Mauro Medica (Chiavari)<br />

1. IMPLICAZIONI CLINICHE E PROGNOSTICHE DEL CARCINOMA RENALE PAPILLARE NEI SOTTO-<br />

TIPI 1 E 2 (abstract # 24)<br />

S. Lupo1, A. Sangiorgi1, F. Andrei1, R. Zama1, G. Tallini2, P. Baldin2, P. Buli1<br />

o 1 U.O di Urologia Azienda usl di Bo (San Giovanni in Persiceto)<br />

o 2 Anatomia Paologica Università di Bologna Ospedale Bellaria (Bologna)<br />

2. PERCUTANEOUS CRYOABLATION (PCA) IN PATIENTS (PTS) PRIMARY LOCALIZED AND/OR<br />

METASTATIC LESIONS (abstract # 63)<br />

R. Salvioni1, C. Spreafico2, N. Nicolai1, L. Piva1, S. Stagni1, M. Catanzaro1, T. Torelli1, D. Biasoni1, C. Morosi2,<br />

A. Necchi3, A. Marchianò2, M. Colecchia4<br />

o 1 SC Urologia Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

o 2 Radiologia Interventistica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

o 3 Oncologia Medica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

o 4 Anatomia Patologica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

3. LA CRIOABLAZIONE DI MASSE RENALI: REVISIONE DELLA NOSTRA CASISTICA (abstract # 96)<br />

F. Laganà1, L. Pola1, F. Sercia1, R. Longo1, S. Benzone1, G. Artuso1, A. Gongolo2, A. Pinzani2<br />

o 1 U.O.C. di Urologia - Ospedale di Dolo (Ve) (Dolo)<br />

o 2 U.O.C. di Radiologia - Ospedale di Dolo (Dolo)<br />

4. THE IMPACT OF NEPHRON SPARING SURGERY FOR RENAL MASSES > 4 CM. (abstract # 89)<br />

P. Graziotti1, M. Seveso1, G. Giusti1, R. Hurle1, G.L. Taverna1, A. Benetti1, L. Castaldo1, L. Pasini1, R.<br />

Peschechera1, S. Zandegiacomo de Zorzi1, A. Conti1<br />

o 1 Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

5. LA CHIRURGIA CONSERVATIVA NEGLI ANGIOMIOLIPOMI RENALI. FOLLOW UP A LUNGO TER-<br />

MINE (abstract # 153)<br />

Mauro Seveso1 Rodolfo Hurle1 Luigi Castaldo1 Alessio Benetti1 Pierpaolo Graziotti1<br />

1 Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

6. METASTASI RENALE DA ADENOCARCINOMA POLMONARE 7 ANNI DOPO LOBECTOMIA POL-<br />

MONARE SINISTRA. (abstract # 39)<br />

B. Vezzu’1, F. Di Tonno1, C. Mazzariol1, A. Longo1, N. Piazza1, M. Norcen1, C. Pianon1<br />

o 1 U.O. Urologia- Ospedale dell’Angelo (Mestre)<br />

14:30 - 15:20, Sala Aliseo<br />

Comunicazioni 10 - Ancora Neoplasie Vescicali<br />

Comunicazioni: 20 settembre 2012,<br />

Moderatori<br />

Matteo Spagni (Reggio Emilia) - Franco Bertolotto (Sanremo)<br />

1. RESEZIONE EN BLOC DELLE NEOFORMAZIONI VESCICALI MEDIANTE LASER: “UN TRATTA-<br />

MENTO IN VIA DI AFFERMAZIONE” (abstract # 4)<br />

R. Migliari1, L. D’urso1, E. Castelli1, A. Formiconi1, R. Rosso1, D. Collura1, A. Giacobbe1, G. Muto1<br />

- 1 S.C. Urologia Osp.San Giovanni Bosco (Torino)<br />

2. THE STAGING ROLE OF 18FDG PET-CT IN PATIENTS WITH MUSCLE-INVASIVE BLADDER CAN-<br />

CER SELECTED FOR RADICAL CYSTECTOMY (abstract # 82)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone1, R. Sciuto1, C.L. Maini1, M. Gallucci1<br />

- 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

3. SQUAMOUS CELL CARCINOMA VS UROTHELIAL CARCINOMA VS UROTHELIAL CARCINOMA<br />

WITH SQUAMOUS DIFFERENTIATION: DISEASE FREE SURVIVAL AFTER RADICAL CYSTECTOMY<br />

IN PATIENTS WITH HIGH GRADE DISEASE (abstract # 83)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, S. Guaglianone1, H. Abol Enein2, M. Ghoneim2, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

o 2 Mansoura Urology and Nephrology Centre, Mansoura University (Mansoura, Egypt)<br />

4. CISTECTOMIA RADICALE EXTRAPERITONEALE: ESPERIENZA CHIRURGICA NEL PAZIENTE<br />

ANZIANO (> 78/80 ANNI) (abstract # 35)<br />

G. Lotrecchiano1, A. Delle Cave1, F. Attanasi1<br />

o 1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

5. CISTECTOMIA E URETEROCUTANEOSTOMIA NELLA NONA DECADE: NOSTRA ESPERIENZA<br />

(abstract # 44)<br />

C. Mazzariol1, F. Di Tonno1, A. Longo1, M. Norcen1, B. Vezzù1, N. Piazza1, C. Pianon1<br />

o 1 U.O. Urologia- Ospedale dell’Angelo (Mestre)<br />

6. ADENOCARCINOMA MESONEFRICO DELLA VESCICA: CASO CLINICO E REVISIONE DELLA<br />

LETTERATURA. (abstract # 22)<br />

A. Delle Cave1, G.. Lotrecchiano1, L. Salzano1<br />

o 1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

7. PARAGANGLIOMA VESCICALE: DESCRIZIONE DI UN CASO E REVIEW DELLA LETTERATURA<br />

(abstract # 41)<br />

G. Salinitri1, G. Fragapane1, L. Pergola2, R. Pupillo1, M. Avio1, S. De Cenzo1, A. Baresi1<br />

o 1 U.O. Urologia Ospedale Maggiore (Crema )<br />

o 2 U.O. Anatomia Patologica (Crema)<br />

15:20 - 16:30, Sala Maestrale<br />

Semi-Plenaria 2 - Spazio AUROFUTURO: La Professione Urologica Nel 2022<br />

Moderatori<br />

Enrico Severini (Bologna) - Carlo Introini (Genova)<br />

Interventi<br />

Nuove tecnologie: work in progress : Alessandro Giacobbe (Torino)<br />

Target therapy e terapie molecolari: routine o fantascienza? : Ciro Ammendola (Potenza)<br />

Le patologie urologiche nel 2022: approccio multidisciplinare al paziente ed interazione tra specialisti :<br />

Federica Marchesotti (Casale Monferrato)<br />

15:20 - 16:30, Sala Scirocco<br />

Tavola Rotonda 1 - Prostatite Una Storia Infinita?<br />

Moderatori:<br />

Massimo Perachino (Casale Monferrato) - Maurizio Simone (Lagosanto)<br />

Interventi<br />

Il work up diagnostico, compreso il work out dell’ostruzione urinaria Fabio Vianello (Padova)<br />

Psa, flogosi e cancro: Matteo Russo (Roma) - Patologo, Roberta Gunelli (Forlì) - Clinico<br />

Miti, realtà, evidenze e possibilità nella terapia della prostatite: Domenico Prezioso (Napoli)<br />

Con il contributo non condizionante di Società Prodotti Antibiotici<br />

5


6<br />

auronews<br />

10:15 - 10:30, Sala Maestrale<br />

ASSEMBLEA ORDINARIA (Seconda Convocazione)<br />

- Apertura assemblea ordinaria dei soci AURO.<br />

- Avvio delle procedure elettorali per il rinnovo delle cariche sociali<br />

10:30 - 12:00, Sala Maestrale<br />

Plenaria 3 - Experts Under Fire Muscle Invasive Bladder Cancer And Neoadjuvant<br />

Chemotherapy: The State Of The Art Or An Uncertain Future?<br />

Moderatori<br />

Renzo Colombo (Milano) - Wiking Mansson - Chairman<br />

Interventi:<br />

Arnulf Stenzle - (TÜbingen) - Expert<br />

Cora N. Sternberg (Roma ) - Expert<br />

Rodolfo Hurle (Bergamo) - Sniper<br />

Massimo Maffezzini (Genova) - Sniper<br />

Angelo Naselli (Genova) - Sniper<br />

Roberto Salvioni (Milano) - Sniper<br />

In collaborazione con EAU e SIUrO<br />

Venerdì 21 settembre<br />

12:00 - 13:30, Sala Maestrale<br />

Video 7 - Chirurgia Nephron Sparing Laparoscopica<br />

Moderatori:<br />

Massimo Dal Bianco (Padova) - Paolo Parma (Mantova)<br />

1. MINIMALLY INVASIVE PARTIAL NEPHRECTOMY: OUTCOMES, CANDIDATE SELECTION, AND<br />

SURGICAL APPROACH (abstract # 147)<br />

R.. Nucciotti1, M. Gnech1, F. Mengoni2, F. Viggiani2, F.M. Costantini2, A. Bragaglia2, G. Passavanti2, V..<br />

Pizzuti2<br />

o 1 Odpedale Misericordia (Grosseto)<br />

o 2 Ospedale Misericordia (Grosseto)<br />

2. ENUCLEAZIONE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE DI MASSA MESORENALE ANTERIORE<br />

PARAILARE (abstract # 109)<br />

A. Polara1, L. Aresu1, A.. Cielo1, F. Maritati1, M. Occhipinti1, G. Grosso1<br />

o 1 Casa di Cura Polispecialistica Pederzoli (Peschiera del Garda)<br />

3. NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIA POLARE SUPERIORE CON “IN-<br />

VERSIONE” DEL RENE (abstract # 126)<br />

R. Sanseverino1, O. Intilla1, U. Di Mauro1, T. Realfonso1, G. Molisso1, G. Napodano1<br />

o 1 UOC di Urologia - Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

4. NEFRECTOMIA POLARE SUPERIORE LAPAROSCOPICA CON CLAMP PARENCHIMALE<br />

(abstract # 149)<br />

C. Leonardo1 Giorgio Franco1 Nicola Tartaglia1 Angela Maurizi1 Claudia Caliolo1 Carlo De Dominicis1<br />

1 UOC Urologia e Tecniche Mininvasive, Policlinico Umberto I,Università La Sapienza (Roma)<br />

5. ENUCLEORESEZIONE RENALE LAPAROSCOPICA OFF-CLAMP (abstract # 148)<br />

C. Leonardo1, N. Tartaglia1, L. Misuraca1, M. Ciletti1, M. Salvitti1, F. De Luca1, C. De Dominicis1<br />

o 1 UOC Urologia e Tecniche Mininvasive, Policlinico Umberto I,Università La Sapienza (Roma)<br />

6. ENUCLEORESEZIONE DI RENE VIDEOLAPAROSCOPICA CON DUET (abstract # 141)<br />

C. Del Boca1, L. Benecchi1, M. Quarta1, L. Perucchini1, F. Russo1, M. Tonghini1<br />

o 1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (Cremona)<br />

7. LAPAROSCOPIC PARTIAL NEPHRECTOMY WITH SUPERSELECTIVE MICRODISSECTION<br />

(abstract # 34)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, M. Costantini1, S. Guaglianone1, E. Forastiere1, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

8. NEFRECTOMIA PARZIALE VIDEOLAPAROSCOPICA “ZERO ISCHEMIA” (abstract # 125)<br />

R. Sanseverino1, U. Di Mauro1, O. Intilla1, T. Realfonso1, G. Molisso1, G. Napodano1<br />

o 1 UOC di Urologia - Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

9. NEFRECTOMIA PARZIALE ROBOTICA “ZERO ISCHEMIA” PER NEOPLASIA RENALE TOTALMEN-<br />

TE ENDOFITICA (abstract # 117)<br />

G. Simone1, R. Papalia1, M. Ferriero1, M. Costantini1, S. Guaglianone1, E. Forastiere1, M. Gallucci1<br />

o 1 “Regina Elena” (Roma)<br />

12:00 - 13:30, Sala Scirocco<br />

Comunicazioni 11 - Carcinoma Della Prostata<br />

Moderatori:<br />

Luigi Filippo Da Pozzo (Bergamo) - Alberto Mandressi (Castellanza)<br />

1. THE SIURO-PRIAS-ITA PROJECT, THE EXPERIENCE OF 8 ITALIAN CENTERS IN THE PRIAS IN-<br />

TERNATIONAL COLLABORATIVE STUDY ON ACTIVE SURVEILLANCE (abstract # 1)<br />

T. Magnani1, G. Conti 2, M.. Gallucci 3, R.. Papalia 3, G.. Martorana 4, C. Bizzarri 4, M. Tanello 5, R.. Sanseverino6,<br />

G.. Napodano6, P.. Graziotti 7, G... Taverna 7, A. Turci 8, G.. Cicchetti 8, E.. Bollito8, M.. Colecchia<br />

8, M.. Fiorentino 8, R.. Montironi 8, S.. Sentinelli 8, C.. Bangma 8, R.. Valdagni 8<br />

o 1 Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (Milano)<br />

o 2 Ospedale Sant’Anna (Como)<br />

o 3 Istituto Regina Elena (Roma)<br />

o 4 Policlinico Sant’Orsola Malpighi (Bologna)<br />

o 5 Ospedale Civile (Desenzano)<br />

o 6 Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

o 7 Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

o 8 ()<br />

2. COME CAMBIA LA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI IN SORVEGLIANZA ATTIVA? FOLLOW-UP A<br />

DUE ANNI (abstract # 6)<br />

L. Bellardita1, M.F. Alvisi1, T. Rancati1, R. Salvioni1, D. Biasoni1, N. Nicolai1, M. Catanzaro1, S. Stagni1, T.<br />

Torelli1, S. Villa1, M. Colecchia1, T. Magnani1, R. Valdagni1<br />

o 1 Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (Milano)<br />

3. CORRELAZIONE PCA3 ED ETÀ (abstract # 48)<br />

L. Benecchi1, M. Potenzoni2, E. Pilotti3, C. Casoli3, C. Destro Pastizzaro2, A.M. Pieri2, D. Martens2, R.<br />

Arnaudi2, A. Savino2, N. Uliano2, A. Prati2, C. Del Boca1, F. Russo1, D. Potenzoni2<br />

o 1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (Cremona)<br />

o 2 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma) (Parma)<br />

o 3 Laboratorio di diagnostica molecolare, Gemib, Parma (Parma)<br />

4. CARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE:COSA FARE? (abstract # 21)<br />

A. Sangiorgi1<br />

o 1 Ospedale SS Salvatore (San Giovanni in Persiceto)<br />

5. COME BIOPSIARE SOLO PAZIENTI CON TUMORE PROSTATICO AD ALTO GRADO? (abstract #<br />

49)<br />

L. Benecchi1, L. Perucchini1, F. Russo1, M. Quarta1, M. Tonghini1, C. Del Boca1<br />

o 1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (Cremona)<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

6. WHICH PROSTATE CANCERS ARE REALLY AT INCREASED LIKELIHOOD OF PSA PROGRESSION<br />

IN THE SO CALLED “HIGH RISK” GROUP? (abstract # 57)<br />

A. Naselli1, L. Timossi1, F. Germinale2, F. Bertolotto2, P. Puppo1<br />

o 1 Urology Department, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini (Castellanza)<br />

o 2 Urology Department, San Remo Hospital (San Remo)<br />

7. PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOT-ASSISTITA: NOSTRA ESPERIENZA, RISULTATI ONCOLO-<br />

GICI E FUNZIONALI PRELIMINARI (abstract # 50)<br />

A. Cafarelli1, D. Dente1, A. Salvaggio1, G. Di Pietrantonio2, A.. Porreca1<br />

o 1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

o 2 Casa di Cara Villa Pini D’Abruzzo (Chieti)<br />

8. PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE (PRL) UTILIZZANDO IL<br />

SISTEMA AIRSEAL: STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO (abstract # 45)<br />

S. Lacquaniti1, E. Conti1, L. Puccetti1, M. Camilli1, P.P. Fasolo1, G. Fasolis1<br />

o 1 Ospedale San Lazzaro (Alba)<br />

9. LOW DOSE RATE 125I BRACHYTHERAPY AS A CURE FOR EARLY STAGE PROSTATE CANCER IN<br />

PATIENTS UNDER 65 YEARS OF AGE : SAN FILIPPO NERI HOSPITAL OF ROME EXPERIENCE.<br />

(abstract # 98)<br />

T. Palloni1, F.P. Mangiacotti1, A.. Petrucci1, M. Martini1, R. Consorti1, G. Bakacs1, P. Soldini1, D.. Cuccoli1,<br />

M. Sereni1, M.A. Mirri1<br />

- 1 San Filippo Neri (Roma)<br />

10. CRIOTERAPIA PROSTATICA NEL CA PROSTATICO RECIDIVO E/O PRIMITIVO. I PRIMI 20 CASI<br />

(abstract # 99)<br />

M. Cussotto1, F. Bardari1, E. Barbero1, G. Biamino1, M. Graziano1, A. Rocca1, F. Morabito1, M. Paradiso1<br />

- 1 Dip Urologia Asl At (Asti)<br />

12:00 - 13:30, Sala Libeccio<br />

Comunicazioni 12 - IPB E Incontinenza<br />

Moderatori<br />

Christian Gozzi (Bressanone) - Ivano Vavassori (Treviglio)<br />

1. ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANS-URETRALE CON LASER AD HOLMIO: TECNICA DI<br />

PRESERVAZIONE SFINTERICA (abstract # 138)<br />

A. Salvaggio1, D. Dente1, A.. Cafarelli1, G. Di Pietrantonio1<br />

o 1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

2. THUVEP: VAPOENUCLEAZIONE DELLA PROSTATA CON LASER TULLIO. LA NOSTRA ESPERIEN-<br />

ZA (abstract # 7)<br />

E. Castelli1, R. Migliari1, L. D’urso1, D. Collura1, R. Rosso1, A. Giacobbe1, A. Formiconi1, G. Muto1<br />

- 1 S.C. Urologia Osp.San Giovanni Bosco (Torino)<br />

3. RESEZIONE TRANS-URETRALE DELLA PROSTATA CON RESETTORE BIPOLARE : NS ESPERIEN-<br />

ZA PRELIMINARE A 1,5 ANNI DI UTILIZZO (abstract # 37)<br />

G. Lotrecchiano1, A. Delle Cave1, E. De Fortuna1, A. Quaranta2, V. Tripodi1, F. Attanasi1, L. Salzano1<br />

- 1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

4. A PROSPECTIVE SINGLE CENTRE STUDY: SAFETY AND EFFICACY OF TURIS PLASMA VAPO-<br />

RIZATION (TURIS-V) FOR THE TREATMENT OF CLINICAL OBSTRUCTING BENIGN PROSTATE<br />

HYPERPLASIA. (abstract # 110)<br />

R. Giulianelli1, F.. Pisanti2, F.. Pisanti2, L. Mavilla2, L. Albanesi2, B.C. Gentile2, T. Shestani2, M. Schettini2,<br />

F. Attisani2, G. Mirabile2, D. Granata2, G. Vincenti2<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

o 2 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

5. SAFETY AND EFFICACY OF TURIS-VAPORIZATION IN MEN ON ANTICOAGULANT DRUGS: A<br />

PRELIMINARY EXPERIENCE. (abstract # 104)<br />

R. Giulianelli1, B.C. Gentile2, T. Shestani2, F. Attisani2, L. Albanesi2, L. Mavilla2, G. Mirabile2, M. Schettini2,<br />

D. Granata2, G. Vincenti2, F.. Pisanti2, B.C.. Gentile2<br />

o 1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

o 2 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

6. INITIAL PRELIMINARY EXPERIENCE OF TRANSURETHRAL ENUCLEATION OF PROSTATE<br />

WITH GYRUS PK SISTEM USING OLYMPUS BUTTON ELECTRODE (BTUEP) IN THE BENIGN<br />

PROSTATE HYPERPLASIA (abstract # 73)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Attisani1, B.C. Gentile1, G. David1, L. Mavilla1, G. Mirabile1, F. Pisanti1, T.<br />

Shestani1, G. Vincenti1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

7. NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILIZZO DELLE SLING NELL’INCONTINENZA URINARIA FEMMI-<br />

NILE CON DEFICIT SFINTERICO: FOLLOW-UP SUPERIORE AD UN ANNO. (abstract # 133)<br />

G. Mirabile1, B.C. Gentile1, L. Albanesi1, L. Mavilla1, F. Pisanti1, F. Attisani1, D. Granata1, T. Shestani1, G.<br />

Vincenti 1, R. Giulianelli 1<br />

o 1 nuova villa claudia (roma)<br />

8. USO DELLE SLING (TOT) NELLE SDI. NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 66)<br />

B.C. Gentile1, G. Mirabile1, L. Albanesi1, F. Pisanti1, R. Giulianelli1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

9. RITENZIONE URINARIA POST INTERVENTO SIMULTANEO DI CISTOPESSIA CON RETE DI POLI-<br />

PROPILENE E TVT-O: NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 000)<br />

B.C. Gentile1, R. Giulianelli1, F. Pisanti1, L. Albanesi1, G. Mirabile1, M. Schettini1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

10. SLING TOT: FOLLOW UP A 5 ANNI (abstract # 26)<br />

Mauro Seveso1 Gianluigi Taverna1 Guido Giusti1 Rodolfo Hurle1 Luigi Castaldo1<br />

1 Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

11. TRANSURETHRAL PROSTATE RESECTION MONOPOLAR VS PLASMAKINETICS GYRUS VS<br />

BIPOLAR TURIS SURGMASTER SCALPEL: SINGLE CENTRE COMPARISON STUDY. (abstract # 2)<br />

R. Giulianelli1, L. Albanesi1, F. Pisanti1, B.C. Gentile1, T. Shestani1, F. Attisani1, L. Mavilla1, G. Mirabile1,<br />

M. Schettini1, D. Granata1, G. Vincenti1<br />

o 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

12. TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO DOPO PROSTATECTOMIA RA-<br />

DICALE CON DEVICE “ADJUSTABLE TRANSOBTURATOR” ATOMS: ESPERIENZA PRELIMINARE<br />

(abstract # 38)<br />

B.. Vezzù1, C. Mazzariol1, F. Di Tonno1, A. Longo1, N. Piazza1, M. Norcen1, C. Pianon1<br />

o 1 U.O. Urologia Ospedale dell’Angelo (Mestre)<br />

13. SAFETY AND EFFICACY OF PERIURETHRAL CONSTRICTOR IMPLANTATION FOR THE TRE-<br />

ATMENT OF POST RADICAL PROSTATECTOMY INCONTINENCE (abstract # 52)<br />

C. Introini1, A. Naselli2, G. Zaninetta1, L. Timossi2, S. Guaglianone3, G. Simone3, R. Papalia3, M. Gallucci3,<br />

P. Puppo2<br />

o 1 Urology Department, Nuova Casa di Cura Città di Alessandria (Alessandria)<br />

o 2 Urology Department, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini (Castellanza)<br />

o 3 Department of Urology, Regina Elena National Cancer Institute (Roma)<br />

12:00 - 13:30, Sala Aliseo<br />

Comunicazioni 13 - Miscellanea<br />

Moderatori<br />

Roberto Nucciotti (Grosseto) - Pietro Cozzupoli (Reggio Calabria)<br />

1. LESIONI URETERALI IN CORSO DI CHIRURGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE. CONTRIBUTO<br />

CASISTICO (abstract # 14)<br />

P. Fedelini1, M. Fedelini1, C. Meccariello1, D. Mattace Raso1, M. Rubino1, A. Masala1<br />

o 1 Urologia AORN Cardarelli Napoli (NAPOLI)<br />

2. UTILIZZO DEL LEMBO BUCCALE NELL’URETROPLASTICA, TECNICHE E NOSTRA ESPERIENZA:<br />

RISULTATI PRELIMINARI (abstract # 47)<br />

C. Saltutti1, S. Creti1, A. Di Campli1, D.. Mannini1, E. Severini1, R. Dipietro1, M. Dicuio1, D.E. Cuzzocrea1<br />

- 1 U.O. Di Urologia Osp. “Maggiore” (Bologna)


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

3. LONG-TERM FOLLOW UP USING TESTICULAR SPARING SURGERY FOR LEYDIG CELL TUMOR.<br />

(abstract # 88)<br />

G. Bozzini1, S. Picozzi1, S. Casellato1, S. Maruccia1, L. Carmignani1<br />

o 1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

4. POSIZIONAMENTO DI DISTANZIATORI RETTO-PROSTATICI IN PAZIENTI AFFETTI DA CA PRO-<br />

STATICO IN ATTESA DI RADIOTERAPIA ESTERNA (abstract # 100)<br />

M.. Cussotto1, F. Bardari1, E. Barbero2, G. Biamino1, M. Graziano1, A. Rocca1, F. Morabito1, M. Paradiso1<br />

- 1 Dip Urologia Asl At (Asti)<br />

5. PROTOCOLLO CLINICO-ANESTESIOLOGICO PER LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NELLA PRO-<br />

STATECTOMIA RADICALE CON SINGOLA INCISIONE (abstract # 46)<br />

W. Giannubilo1, S.. Marzocchini2, B. Azizi1, C. Vecchioli1, B. Tonino2, V. Ferrara1<br />

o 1 U.O. Urologia - Ospedale Civile di Jesi (Jesi)<br />

o 2 U.O. Anestesia e Rianimazione - Ospedale Civile di Jesi (Jesi)<br />

6. UTILIZZO DEL ROBOT IN AREA VASTA: ALTA TECNOLOGIA ALLA PORTATA DI TUTTI .<br />

(abstract # 103)<br />

M. Cecchi1, C.A. Sepich1, D. Summonti1, A. Di Benedetto1, S. Pampaloni1<br />

o 1 U.O.C. Urologia Ospedale Versilia (Lido di Camaiore)<br />

7. HEMATURIA ONE STOP CLINIC: FIRST EXPERIENCE IN ITALY WITH 255 CASES. (abstract # 75)<br />

L. Carmignani1, S. Casellato1, S. Picozzi1, G. Bozzini1, V. Nicosia2, M. Cosentino2<br />

o 1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

o 2 Saipem Occupational Health (San Donato Milanese)<br />

8. SCHISTOSOMIASI VESCICALE, UNA PARASSITOSI MOLTO RARA NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI<br />

CHE PUO’ MIMARE LA NEOPLASIA VESCICALE: REPORT DI 2 CASI IN 18 MESI,REVISIONE ED<br />

AGGIORNAMENTO DELLA LETTERATURA. (abstract # 25)<br />

D. Masala1, F. Camarda1, L. Zappalà1<br />

o 1 Unità Operativa Complessa di Urologia Ospedale San Giovanni di Dio (Gorizia)<br />

9. UTI RECIDIVANTI: USO ASSOCIATO DI TERAPIA LOCALE CON AC. IALURONICO E COLLAGENE<br />

NELLA PREVENZIONE. NOSTRA ESPERIENZA (abstract # 65)<br />

B.C. Gentile1, G.. Mirabile1, L. Albanesi1, F. Pisanti1, R. Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

10. NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILITA’ DELL’ECOGRAFIA DINAMICA TRANSPERINEALE NELLA<br />

DIAGNOSI DEI SINTOMI DEL BASSO TRATTO URINARIO. (abstract # 54)<br />

G. Mirabile1, B.C. Gentile1, L. Albanesi1, D. Granata1, L. Mavilla1, F. Attisani1, F. Pisanti1, G. Vincenti1, R.<br />

Giulianelli1<br />

- 1 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

11. LA MORBIDITA’ DEGLI STUDI URODINAMICI: NOSTRA ESPERIENZA CLINICA (abstract # 23)<br />

T. Realfonso1, G. Napodano1, A. Campitelli1, G. Molisso1, R. Sanseverino1<br />

1 Uoc Urologia (Nocera Inferiore)<br />

12. POLIPO FIBROEPITELIALE “GIGANTE” DELLA PELVI QUALE CAUSA DI DANNO RENALE IRRE-<br />

VERSIBILE IN GIOVANE DONNA (abstract # 8)<br />

G. Maselli1, C. Ballista1, D. Paperini1, M. Tilli2, E. Bianchini3, M. Simone1<br />

o 1 MOD Urologia AUSL Ferrara- Ospedale del Delta (Lagosanto)<br />

o 2 UO Radiologia AUSL Ferrara- Ospedale del Delta (Lagosanto)<br />

o 3 Istituto Anatomia Patologica AUO Ferrara (Ferrra)<br />

13:30 - 14:30, Sala Maestrale<br />

Lunch - Lunch<br />

14:30 - 15:45, Sala Maestrale<br />

Plenaria 4 - <strong>Auro</strong>safe:<br />

Manuale Di Sopravvivenza Legale: Fra “Perle Peritali” E “Solitudine” Del Chirurgo<br />

Francesco Francesca (Pisa) - moderatore<br />

Interventi<br />

Roberto Campese (Napoli ) - panelist<br />

Antonello Crisci (Salerno) - panelist<br />

Paolo D’Agostino (Torino) - panelist<br />

Con il contributo non condizionante di GlaxoSmithKline<br />

15:45 - 17:00, Sala Maestrale<br />

Semi-Plenaria 3 - Uso E Abuso Di Follow-Up Clinical Case Contest Su Casi Uroncologici<br />

Moderatori<br />

Pierpaolo Graziotti (Rozzano) - Francesco Boccardo (Genova)<br />

Interventi<br />

Orazio Caffo (Trento) - Panelist<br />

Mauro Caponera (Anagni) - Panelist<br />

15:45 - 17:00, Sala Scirocco<br />

Speciale 3 - Problematiche Di Urologia Territoriale: Lo Screening Opportunistico Del Carcinoma Prostatico<br />

Giuseppe Di Giovacchino (Pescara) - Coordinatore<br />

Carlo De Dominicis (Roma) - Moderatore - Vincenzo Gentile (Roma) - Moderatore<br />

Introduzione: Carlo De Dominicis (Roma)<br />

Il ruolo e le problematiche dell’urologo territoriale in tema di screening: diagnosi precoce , overdiagnosis ed<br />

overtreatment<br />

Nicola Nicolai (Milano) - Inquadramento<br />

Roberto Brigato (Torino) - panelist<br />

Andrea Galosi (Ancona) - panelist<br />

Enzo Mastroberardino (Pescara) - panelist<br />

Il ruolo e le problematiche dell’urologo territoriale in tema di limiti del PSA e nuovi marcatori: PCA3, e PHI<br />

Stefano Salciccia - Inquadramento<br />

Alessandro Sciarra - Inquadramento<br />

Michel Gerald Lalanne (Fermo) - panelist<br />

Domenico Prezioso (Napoli) - panelist<br />

Libertario Raffaelli (Firenze) - panelist<br />

Il ruolo e le problematiche dell’urologo territoriale in tema delle strategie osservazionali: sorveglianza attiva<br />

Paolo Pompa (Chieti) - Inquadramento<br />

Vincenzo Ferrara (Jesi) - panelist<br />

A. Fileni (L’A<strong>qui</strong>la) - panelist<br />

Paolo Giannotti (Pisa) - panelist<br />

Silvestro Parziani (Foligno) - panelist<br />

Conclusione: Vincenzo Gentile (Roma)<br />

15:45 - 17:00, Sala Libeccio<br />

Face To Face - Agonisti e Antagonisti : si aprono nuovi scenari per il trattamento del CaP?<br />

Moderatori<br />

Andrea Fandella (Monastier) - Michele Gallucci (Roma) - moderatore<br />

Interventi:<br />

La terapia ormonale nel cancro della prostata: Andrea Fandella (Monastier)<br />

Tommaso Prayer Galetti (Padova) - Agonisti<br />

Vincenzo Scattoni (Milano) - Antagonisti<br />

Conclusioni Michele Gallucci<br />

Con il contributo non condizionante di Ferring Farmaceutici<br />

17:00 - 17:15, Sala Maestrale<br />

Coffee Break - Coffee Break<br />

17:15 - 18:45, Sala Maestrale<br />

Semi-Plenaria 4 - Ultim’ora Urologica: Terapie Urologiche Dietro L’angolo<br />

Moderatori<br />

Sebastiano Spatafora (Reggio Emilia) - Giario Conti (Como)<br />

Interventi<br />

Carcinoma prostatico avanzato Cora N. Sternberg (Roma)<br />

Vescica iperattiva Francesco Cappellano (Sesto S. Giovanni)<br />

Disfunzione erettile Furio Pirozzi Farina (Sassari)<br />

17:15 - 18:45, Sala Scirocco<br />

Tavola Rotonda 2 - Trattamento Chirurgico Dell’incontinenza Urinaria Maschile<br />

Iatrogena: Luci Ed Ombre<br />

Carlo Introini (Genova) - moderatore<br />

Interventi<br />

Inquadramento clinico: Francesco Catanzaro (Sesto S.Giovanni)<br />

Sistemi per compressione uretrale parziale o totale: Luca Timossi (Sanremo)<br />

Sling a 4 bracci: Jerome Grall<br />

Protesi sfinteriche artificiali: Yves Leclerc<br />

Con il contributo non condizionante di MV Medical Solutions<br />

17:15 - 17:45, Sala Libeccio<br />

LETTURA SIEUN - Urologia Ospedaliera Privata: I Mezzi di Contrasto in Ecografia<br />

Urologica<br />

Paolo Consonni (Castellanza) - Presentatore<br />

Pasquale Martino (Bari) - Relatore<br />

In collaborazione con S.I.E.U.N<br />

17:45 - 18:45, Sala Libeccio<br />

Speciale 4 - Neoplasie Non Muscolo Invasive Della Vescica Ad Alto Grado:<br />

Le Questioni Aperte<br />

Moderatori<br />

Paolo Fedelini (Napoli) - Roberto Giulianelli (Roma)<br />

Interventi<br />

Resezione endoscopica monopolare o bipolare? Roberto Giulianelli (Roma)<br />

PDD o NBI? Richard Naspro (Bergamo)<br />

Resezione tradizionale o “En bloc”? Roberto Migliari (Torino)<br />

ReTurb oppure no? Stefano Pecoraro (Avellino)<br />

In collaborazione con UROP<br />

18:45 - 19:30, Sala Maestrale<br />

Assemblea Generale<br />

Chiusura assemblea ordinaria dei soci AURO.<br />

Comunicazione risultati delle elezioni per il rinnovo delle cariche sociali<br />

21:00 - , Sala Aliseo<br />

Cena Sociale<br />

08:30 - 10:00, Sala Maestrale<br />

Emerald Session - Play Off “Targhe Smeraldo”<br />

08.30-09.30 Play off comunicazioni<br />

· Play off di Andrologia/Sessuologia<br />

· Play off di IPB e Incontinenza<br />

· Play off di Tumori del rene e della vescica<br />

· Play off di Tumori della prostata<br />

· Play off di Calcolosi e Endourologia<br />

· Play off di Laparoscopia<br />

· Play off Miscellanea<br />

09.30-10.00 Video (Academy) Awards<br />

· 9.30 Terzo premio<br />

· 9.40 Secondo premio<br />

· 9.50 …and the winner is …<br />

Sabato 22 settembre<br />

09:00 - 17:00, Sala Aliseo<br />

Corso Infermieri - Nursing Urologico: Le Nuove Sfide<br />

Moderatori<br />

Antonio Casarico (Genova) - Loredana Sasso (Genova)<br />

· Ore 9.00 Apertura - Saluti Presidenti Collegi IPASVI<br />

· Ore 09.15 Nursing urologico: i nuovi determinanti - L.Sasso (Genova)<br />

· Ore 10.15 Nursing urologico: la sfida epidemiologica - G. Icardi (Genova)<br />

· Ore 11.15 Pausa caffè<br />

· Ore 11.30 Nursing urologico: l’anziano fragile – A. Cella (Genvoa)<br />

· Ore 12.30 Dibattito<br />

· Ore 13.00 Pranzo<br />

· Ore 14.00 Nursing urologico e sfide tecnologiche: La sala ipertecnologica – A. Benetti (Rozzano)<br />

· Ore 15 .00 Nursing urologico : La dimissione e la gestione domiciliare del paziente : l’esperienza dell’Emilia<br />

Romagna - L. Tibaldi (Piacenza)<br />

· Ore 16.00 Nursing urologico : la sfida delle risorse – A. Testi (Genova)<br />

· Ore 17.00 Dibattito<br />

· Ore 17.15 Test di valutazione<br />

· Ore 17.30 Chiusura lavori<br />

7


8<br />

auronews<br />

1<br />

THE SIURO-PRIAS-ITA PROJECT, THE EXPERIENCE OF 8 ITALIAN CENTERS IN THE PRIAS IN-<br />

TERNATIONAL COLLABORATIVE STUDY ON ACTIVE SURVEILLANCE<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

T._Magnani1, G._Conti 2, M.._Gallucci 3, R.._Papalia 3, G.._Martorana 4, C._Bizzarri 4, M._Tanello 5,<br />

R.._Sanseverino6, G.._Napodano6, P.._Graziotti 7, G..._Taverna 7, A._Turci 8, G.._Cicchetti 8, E.._Bollito8,<br />

M.._Colecchia 8, M.._Fiorentino 8, R.._Montironi 8, S.._Sentinelli 8, C.._Bangma 8, R.._Valdagni 8<br />

1.-Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (Milano); 2.- Ospedale Sant’Anna (Como); 3.-Istituto Regina<br />

Elena (Roma); 4.-Policlinico Sant’Orsola Malpighi (Bologna); 5.- Ospedale Civile (Desenzano); 6.- Ospedale<br />

Umberto I (Nocera Inferiore); 7.- Istituto Clinico Humanitas (Rozzano)<br />

Introduzione<br />

The abstract presents the SIUrO-PRIAS-ITA project, the experience of 8 Italian centers in the PRIAS international<br />

collaborative study on active surveillance (AS).AS is being validated as an alternative to radical therapies<br />

for low risk prostate cancer (PC). The aim is to deal with the issue of overdiagnosis resulting from PSA based<br />

opportunistic screening, limit overtreating potentially indolent PC and avoid therapy- induced side effects.<br />

In December 2009 the Italian Society of Urological Oncology (SIUrO) PRIAS ITA working group joined the<br />

international PRIAS (Prostate cancer Research International: Active Surveillance) study.<br />

Risultati<br />

Eligibility criteria: PSA ≤ 10 ng/ml, Gleason Score ≤6 or Gleason 3+4 in over 69 yr men with


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

HIFU con tecnica urethral-sparing, con intento di ridurre le complicanze uretrali dovute a stenosi<br />

Risultati<br />

In 89 pazienti sottoposti a trattamento HIFU si sono riscontrati 29 casi di biopsia positiva, 10 dei quali ritrattati<br />

e 19 sottoposti a terapie di salvataggio (3 PRS, 7 DCRT, 4 H.T. come monoterapia, 2 DCRT + H.T. e 3 watchful<br />

waiting). Dei 10 pazienti ritrattati con HIFU, 3 sono risultati positivi alla biopsia di controllo, di cui 2 sono stati<br />

sottoposti a DCRT e 1 a PRS. Il tempo operativo medio è stato di 162,5 minuti (range 45 – 340) e la maggior<br />

parte dei pazienti hanno tolto il catetere entro 20 giorni dall’intervento. Nei 57 pazienti che si sono sottoposti a<br />

biopsia di controllo con esito negativo solamente in tre casi durante il follow-up si è riscontrato un fallimento<br />

biochimico, trattate con 3DCRT in 2 casi e H.T. in 1 caso. Per quanto riguarda le complicanze post-operatorie<br />

segnaliamo un caso di orchite, un caso di fistola retto-uretrale, 3 pz. con incontinenza severa e 1 pz. con incontinenza<br />

modesta. Tre pz. sono deceduti per causa non legate alla patologia o al trattamento eseguito. Riguardo<br />

le stenosi uretrali post-HIFU nei primi due anni di esperienza si attestavano al 19.51%. Dal giugno 2007 nei<br />

pazienti sottoposti a trattamento HIFU “urethral-sparing” non sono state evidenziate stenosi uretrali<br />

Conclusioni<br />

Il trattamento delle neoplasie prostatiche a basso rischio con TR-HIFU si associa ad un ottimo profilo di tossicità,<br />

tenendo conto che le complicanze di grado severo (fistola retto- uretrale, incontinenza urinaria) si sono<br />

verificate nella curva di apprendimento della metodica. Dal punto di vista oncologico la sopravvivenza libera<br />

da malattia e globale è rispettivamente il 75,3% e il 96,6% ad un follow-up di circa 8 anni. I casi di fallimento<br />

dell’HIFU sono stati recuperati con terapie locali di salvataggio (PRR e 3DCRT) in 14/22 casi. In 3 casi di pazienti<br />

di età più avanzata e con recidiva bioptica a basso rischio si è optato per un regime di watchful waiting ed<br />

ad oggi la malattia è stabile dal punto di vista clinico-biochimico<br />

6<br />

COME CAMBIA LA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI IN SORVEGLIANZA ATTIVA FOLLOW-UP A<br />

DUE ANNI<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

L._Bellardita1, M.F._Alvisi1, T._Rancati1, R._Salvioni1, D._Biasoni1, N._Nicolai1, M._Catanzaro1, S._Stagni1,<br />

T._Torelli1, S._Villa1, M._Colecchia1, T._Magnani1, R._Valdagni1<br />

introduzione<br />

Sin dall’inizio dell’implementazione dei protocolli di Sorveglianza Attiva (SA) è stata posta la questione che<br />

convivere con un tumore della prostata non trattato in maniera radicale possa costituire un carico emotivo e<br />

psicologico troppo pesante, con ripercussioni negative sulla Qualità di Vita (QdV).<br />

L’atteggiamento che viene riscontrato nei pazienti, sulla base di studi sulla QdV, e la bassa percentuale di pazienti<br />

che decidono di uscire dal protocollo per timore di una progressione non monitorabile della malattia,<br />

sembrano confutare l’ipotesi che non sottoporsi a una terapia radicale per il tumore alla prostata abbia un<br />

impatto negativo sul benessere psicologico. Quello che tuttavia è disponibile ad oggi è una fotografia vicina<br />

al momento della scelta della SA e ancora non sufficienti sono le informazioni sulla QdV dei pazienti anche a<br />

distanza di tempo. Con il passare del tempo, i pazienti si “abituano” all’idea di avere un tumore della prostata<br />

Familiarizzano con l’idea che questo possa essere veramente poco aggressivo Oppure, più tempo passa più<br />

i pazienti sono preoccupati che il tumore possa “andare fuori controllo” Può, per esempio, anche il doversi<br />

sottoporre a frequenti controlli risultare un elemento peggiorativo della QdV Nel tentativo di rispondere a<br />

queste domande, il nostro gruppo multidisciplinare conduce dal 2007 una ricerca sulla QdV degli uomini che<br />

entrano nel protocollo di SA PRIAS. L’obiettivo di questo studio è quello di presentare i dati del monitoraggio<br />

dei livelli di QdV percepita dai pazienti nei primi due anni in SA. Dal Settembre 2007 viene condotta all’interno<br />

del protocollo PRIAS, implementato presso il Programma Prostata della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale<br />

dei Tumori di Milano, una ricerca sulla QdV dei pazienti in SA. Fino ad Aprile 2012 sono stati arruolati nello<br />

studio sulla QdV 165 pazienti, i quali hanno compilato questionari di auto-valutazione all’ingresso in PRIAS<br />

(T0). Di questi pazienti, 112 hanno completato i questionari dopo 10 mesi dalla biopsia diagnostica (T1), 84<br />

dopo la biopsia a 12 mesi (T2) e 48 al follow-up a due anni dalla biopsia diagnostica (T3).La valutazione della<br />

QdV dei pazienti in SA include la somministrazione dei seguenti questionari, validati per la popolazione italiana:•<br />

Functional Assessment of Cancer Therapy – Prostate version (FACT-P): valuta benessere fisico, benessere<br />

emotivo, benessere sociale e benessere funzionale. I punteggi sono stati normalizzati (range 0-4).• Mini-Mental<br />

Adjustment to Cancer Scale (Mini-MAC): misura l’adattamento al tumore e include le scale spirito combattivo,<br />

disperazione, fatalismo, preoccupazione ansiosa ed evitamento. I punteggi sono stati normalizzati (range 1-4).<br />

Sono state condotte analisi di statistica descrittiva e il test di Wilcoxon per valutare la significatività dei cambiamenti<br />

nel tempo di almeno un punto nelle variabili di QdV considerate.<br />

Risultati<br />

I punteggi del FACT-P nelle diverse fasi di valutazione descrivono alti livelli di benessere, con medie sempre superiori<br />

a 2,5; in particolare, per il benessere emotivo i punteggi sono elevati (> 3) in tutte le fasi di valutazione; il<br />

benessere fisico risulta molto alto con punteggi > 3,84 in tutti i tempi di valutazione. La percentuale dei pazienti<br />

che riportano punteggi di benessere inferiore a 2 è bassa per tutti i tempi di valutazione.<br />

Per quanto riguarda le descrittive relative ai punteggi del Mini-MAC, i punteggi relativi a disperazione, preoccupazione<br />

ansiosa ed evitamento sono sempre < 2. Spirito battagliero e fatalismo presentano a ogni valutazione<br />

nell’arco del tempo punteggi > 2,17. Il test di Wilcoxon, utilizzato per valutare la significatività dei cambiamenti<br />

nel tempo di almeno un punto, ha evidenziato un aumento nel benessere emotivo per un numero statisticamentesignificativo<br />

di pazienti tra T0 e T1 (p=0.0384), tra T0 e T2 (p=0.0359) e tra T0 e T3 (p=0.0003).Il benessere<br />

sociale diminuisce in maniera statisticamente significativa tra T0 e T1 (p=0.0161) e tra T0 e T3 (p=0.0035).<br />

Per quanto riguarda l’adattamento al tumore, i dati hanno messo in luce un miglioramento in termini di: a)<br />

fatalismo, con una diminuzione tra T0 e T1 (p=0.0631); b) preoccupazione ansiosa, con una diminuzione<br />

significativa tra T0 e T2 (p=0.0184) e tra T1 e T2 (p=0.0385).<br />

Conclusioni<br />

I dati del follow-up a due anni mostrano che la QdV degli uomini in SA non viene negativamente influenzata<br />

dalla convivenza con il tumore. Al contrario, i pazienti presentano un alto benessere psicologico e fisico già dal<br />

momento della scelta di entrare in SA, mantenendo nel tempo una percezione positiva di benessere rispetto ai<br />

vantaggi di non dover intervenire in maniera radicale. I pazienti non evidenziano stati di elevata disperazione,<br />

non risultano essere particolarmente ansiosi nell’affrontare la malattia, e col passare del tempo si nota un’ulteriore<br />

diminuzione dei livelli di preoccupazione ansiosa, ad indicare un progressivo positivo adattamento alla<br />

convivenza con il tumore. La non rilevante presenza di spirito combattivo come strategia di adattamento al<br />

tumore potrebbe trovare spiegazione nel fatto che i pazienti in SA non sentano fortemente l’esigenza di “combattere”<br />

il tumore alla prostata a basso rischio con tutte le proprie forze, come invece avviene spesso per altre<br />

forme di tumore. In effetti, è possibile che i pazienti recepiscano esaurientemente il messaggio che la SA venga<br />

proposta proprio perché il tumore non è “aggressivo”. Tuttavia, non viene riscontrato il tentativo da parte dei<br />

pazienti di adottare un atteggiamento evitante, di fuga, dal tumore. Questo ci viene confermato dal generale<br />

buon livello di compliance dei pazienti rispetto ai controlli (PSA e biopsie) richiesti dal protocollo PRIAS.Per<br />

quanto riguarda la diminuzione del benessere sociale, vi potrebbe essere un minor bisogno di supporto da<br />

parte dei pazienti perché, superata la fase più critica di elaborazione della diagnosi di tumore, vi è la ripresa di<br />

una vita quotidiana in cui l’attenzione del paziente stesso e dei suoi familiari è sempre meno focalizzata sulla<br />

malattia. Questa spiegazione ci sembra plausibile soprattutto se messa in relazione con l’aumento nel livello<br />

di benessere emotivo riportato dai pazienti.È possibile che, rispetto al momento in cui si è iniziato a parlarne,<br />

siano aumentate la qualità e la quantità delle informazioni sulla SA e che questo possa giocare un ruolo sulla<br />

QdV degli uomini che scelgono tale opzione. Questa maggiore diffusione si sta attuando sia attraverso canali<br />

professionali, con un numero sempre maggiore di specialisti che ne parlano e la propongono nei casi adeguati,<br />

sia attraverso la divulgazione da parte dei media. Tutto ciò può aver contribuito a rendere la SA un’opzione<br />

meno sconosciuta, e forse meno sconcertante per i pazienti e i loro familiari.Concludendo, i dati sui primi due<br />

anni di follow-up mostrano una buona e favorevole convivenza con il tumore alla prostata da parte dei pazienti<br />

in SA, sia dal punto di vista del benessere fisico e psicologico, sia dal punto di vista dello stile di adattamento<br />

al tumore adottato dai pazienti.Si ringraziano il Team della Clinica Multidisciplinare del Programma Prostata,<br />

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano; la Fondazione I. Monzino e la Fondazione ProA-<br />

DAMO Onlus per l’attivazione del progetto “Per un sentire condiviso: l’uomo e il tumore alla prostata”.<br />

Bibliografia<br />

1. van den Bergh RC, Korfage IJ, Bangma CH. Psychological aspects of active surveillance. Curr Opin Urol.<br />

2012.<br />

2. Vasarainen H, Lokman U, Ruutu M, Taari K, Rannikko A. Prostate cancer active surveillance and healthrelated<br />

quality of life: Results of the finnish arm of the prospective trial. BJU Int. 2011.<br />

3. van den Bergh RC, Essink-Bot ML, Roobol MJ, Schroder FH, Bangma CH, Steyerberg EW. Do anxiety and<br />

distress increase during active surveillance for low risk prostate cancer J Urol. 2010;183: 1786-1791.<br />

4. van den Bergh RC, Essink-Bot ML, Roobol MJ et al. Anxiety and distress during active surveillance for early<br />

prostate cancer. Cancer. 2009;115: 3868-3878.<br />

5. Burnet KL, Parker C, Dearnaley D, Brewin CR, Watson M. Does active surveillance for men with localized<br />

prostate cancer carry psychological morbidity BJU Int. 2007;100: 540-543.<br />

7<br />

THUVEP: VAPOENUCLEAZIONE DELLA PROSTATA CON LASER TULLIO. LA NOSTRA ESPERIEN-<br />

ZA<br />

Argomenti: IPB<br />

E._Castelli1, R._Migliari1, L._D’urso1, D._Collura1, R._Rosso1, A._Giacobbe1, A._Formiconi1, G._Muto1<br />

introduzione<br />

Il laser tullio provoca una rapida vaporizzazione del tessuto prostatico. La chirurgia prostatica per l’IPB basata<br />

sul laser tullio ha subito un’evoluzione che ha portato dalla semplice vaporizzazione alla vaporesezione, fino<br />

alla vapoenucleazione, consentendo così il trattamento di volumi prostatici sempre maggiori. Presentiamo la<br />

nostra esperienza sulla vapoenucleazione prostatica (ThuVEP). La procedura consiste nell’enucleare l’adenoma<br />

prostatico partendo dal lobo medio per poi estendersi ai lobi laterali. L’enucleazione può procedere lungo il<br />

naturale piano di clivaggio fra capsula prostatica ed adenoma, ma, se necessario, può anche all’interno del<br />

tessuto adenomatoso. Dopo aver completato l’enucleazione, si procede alla morcellazione ed alla contestuale<br />

aspirazione del tessuto enucleato, che viene <strong>qui</strong>ndi inviato per esame istologico. Abbiamo eseguito 106 ThuVEP<br />

su pazienti di età media pari a 65 anni (55-84). Abbiamo analizzato i nostri risultati dopo un follow up medio<br />

di 18 mesi<br />

Risultati<br />

Preoperatoriamente il volume prostatico medio era 55 cc (20-160), il flusso max 8,2 ml/sec (3-14), il residuo<br />

postminzionale 128 cc (45-200), il PSA 3,9 ng/ml (0,5-17,8), l’IPSS 23 (9-34), l’indice QoL 4,5 (1-6). A 18 mesi<br />

dall’intervento il volume prostatico medio è risultato 22 cc (15-57), il flusso massimo 24 ml/sec (16-29), il residuo<br />

postminzionale 25 cc (0-45), il PSA 1,6 (0,2-7,8), l’IPSS 8 (2-12), l’indice QoL 1,7 (1-3): per tutti i suddetti<br />

parametri si è verificato un miglioramento statisticamento significativo rispetto al preoperatorio (p < 0.001). Il<br />

tempo operatorio medio è stato di 51’ (20-110), la durata media del cateterismo e della degenza è stata di 2,1<br />

gg (1-4) e 3,2 gg (2-5) rispettivamente<br />

Conclusioni<br />

Nella nostra esperienza la vapoenucleazione ha consentito di eseguire endoscopicamente, con perdite ematiche<br />

limitate e con degenza media ridotta, interventi di disostruzione cervico-uretrale su prostate di medio-elevato<br />

volume<br />

8<br />

POLIPO FIBROEPITELIALE “GIGANTE” DELLA PELVI QUALE CAUSA DI DANNO RENALE IRRE-<br />

VERSIBILE IN GIOVANE DONNA<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

G._Maselli1, C._Ballista1, D._Paperini1, M._Tilli2, E._Bianchini3, M._Simone1<br />

MOD Urologia AUSL Ferrara- Ospedale del Delta (Lagosanto) UO Radiologia AUSL Ferrara- Ospedale del<br />

Delta (Lagosanto) Istituto Anatomia Patologica AUO Ferrara (Ferrra)<br />

introduzione<br />

I tumori della pelvi renale rappresentano il 5±10% di tutti i tumori renali. Di questi il 90% sono tumori derivanti<br />

dallo strato cellulare epiteliale a cellule transizionali. Tra i rari tumori della pelvi renale di origine mesenchimale<br />

i più frequenti sono i polipi fibroepiteliali (FEP).<br />

Presentiamo un caso clinico di di polipo fibroepiteliale della pelvi renale che a discapito delle dimensioni della<br />

lesione ha presentato difficoltà nel work-up diagnostico-terapeutico. BS, di anni 39, femmina, è giunta alla<br />

nostra osservazione nell’ aprile 2011 per colica renale sinistra recidivante. Nel gennaio precedente la paziente<br />

aveva eseguito accertamenti in altra sede per analogo motivo, e non seguiti da provvedimenti ulteriori. A seguito<br />

di ecografia e TC senza mezzo di contrasto si documentava rene sinistro di taglia ridotta rispetto al controlaterale,<br />

con morfologia dismorfica e aspetto pseudonodulare del labbro mediale del polo superiore (diametro<br />

36 mm) e concomitante marcata idro- ureteronefrosi di aspetto debolmente iperdenso. Pertanto si è proceduto<br />

al posizionamento di nefrostomia e all’esecuzione di pielografia anterograda che ha dimostrato la presenza di<br />

formazione di 5256 mm della pelvi renale indovata dal calice medio ed estendentesi nell’uretere prossimale. La<br />

successiva TC con mdc ha confermato una grossolana formazione espansiva solida occupante pressochè totalmente<br />

la pelvi renale associata a formazioni linfonodali di 10 mm delle catene ilari.La citologia urinaria, più<br />

volte ripetuta, è sempre risultata negativa per urotelioma (TCC). Nel maggio 2011 la paziente è stata sottoposta<br />

a cistoscopia con citologia selettiva ed ureterorenoscopia con biopsie della pelvi renale con esame istologico<br />

negativo per TCC dimostrante epitelio transizionale regolare con flogosi granulocitaria cronica.<br />

Risultati<br />

E’ stato proposto intervento esplorativo per possibile nefrectomia. La paziente ha procrastinato l’intervento<br />

per motivi familiari sfuggendo al follow-up fino a gennaio 2012 quando si è ripresentata per lombalgia sinistra<br />

ed iperpiressia. La TC eseguita nuovamente ha confermato il quadro precedente, rilevando un modico incremento<br />

dimensionale della lesione, con marcata idronefrosi e riduzione del parenchima. Durante il ricovero si<br />

è provveduto a eseguire un nuovo esame citologico delle urine e ad un nuovo esame di imaging con RMN che<br />

non sono state dirimenti per la definizione del quadro. Di conseguenza si è pratica nefroureterectomia sinistra<br />

(feb 2012) con diagnosi definitiva di FEP della pelvi renale con coesistente pielonefrite cronica e linfadenite<br />

reattiva.<br />

Conclusioni<br />

Il FEP rappresenta una rara entità a carico dell’ urotelio, più facilmente coinvolgente l’ uretere e il sesso maschile.<br />

Quando si sviluppa a livello endorenale può raggiungere dimensioni ragguardevoli e indurre, per fatti<br />

ostruttivi, un progressivo danno morfo- funzionale dell’ emuntorio. La diagnosi differenziale con il carcinoma<br />

transizionale si basa sulla citologia e, quando ottenibile, sulla biopsia. In caso di lesioni di dimensioni limitate<br />

può essere praticabile una chirurgia conservativa, anche endoscopica. Il suo trattamento è comunque mandatorio<br />

stante il potenziale evolutivo, sfavorevole sotto il profilo morfofunzionale dell’ emuntorio e clinico in<br />

generale, che caratterizza la crescita progressiva della neoformazione.<br />

9<br />

URETEROSCOPIA ENTRO LE 24 ORE DALLA COLICA RENALE. FLOW-CHART DIAGNOSTICO-<br />

TERAPEUTICA E RISULTATI<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

F._Bertolotto1, F.._Germinale1, M.._Raggio1, P._Puppo1<br />

introduzione<br />

OBIETTIVO DEL LAVOROidentificazione del profilo di urgenza della colica renale all’esordio, flow-chart degli<br />

esami diagnostici, pianificazione del trattamento immediato e dilazionato, risultati del trattamento chirurgico<br />

immediato( prime 24 ore) e differito.<br />

MATERIALI E METODINel periodo tra 20/11/2005 e 20/11/2011 sono stati eseguite presso il nostro centro<br />

400 ureteroscopie rigide con litotrissia laser (Olmio). Età media 49,6 aa (range 23-89 aa).La profilassi antibiotica<br />

eseguita è stata una triplice somministrazione di ampicillina+sulbactam one day. Stone-free sono stati<br />

considerati i pazienti con residui litiasici post trissia giudicati eliminabili spontaneamente alla rimozione dello<br />

stent e confermati con una ecografia a distanza di 10 giorni dalla rimozione dello stent (30gg dall’intervento).<br />

Sebbene in letteratura (D.A.Rebuck et al) sia stato evidenziato che la TC dopo URS evidenzi una percentuale<br />

stone free di solo il 50% in nessun caso è stato utilizzato il basket per l’eliminazione dei frammenti residui.Non<br />

rientrano in questo studio tutte le calcolosi risolte con basket e lapassi endoscopica senza frammentazione In<br />

tutti i casi al termine della procedura è stato posizionato stent doppio J (mantenuto in situ per 20 giorni) e<br />

catetere vescicale che veniva rimosso dopo 24 . In nessun caso è stato posizionato monoJ compresi i casi settici<br />

in cui il catetere vescicale è stato rimosso allo sfebbramento. In regime di “urgenza” sono stati trattati 250 casi<br />

mentre 150 sono stati considerati “non urgenti” (media 10 gg dopo valutazione ambulatoriale). La degnza<br />

media è stata di 2 ,5 giorni.La diagnosi è stata posta con TC senza Mdc in tutti i casi in cui l’ecografia non evidenziava<br />

il calcolo. I criteri clinici per stabilire l’urgenza (non differibile oltre le 24 ore) sono stati il dolore che<br />

non regredisce con unica somministrazione di FANS e/o iperpiressia (< 38°C). I pazienti definiti urgenti (250<br />

pz) venivano sottoposti a URS entro le 24 ore indipendentemente dalle dimensioni del calcolo (< o >1 cm) e<br />

la posizione (prossimale : giuntale o lombare vs distale: iliaco pelvico). I pazienti definiti non urgenti (150 pz)<br />

venivano sottoposti a URS la settimana successiva (in caso di ulteriore accesso al PS rientravano nella categoria<br />

dell’urgenza non differibile oltre le 24 ore anche se apiretici e con dolore controllato). Le complicanze sono<br />

state 1 schok settico, 1 avulsione ureterale completa 30 iperpiressie post operatorie (13 emocolture ESBL + e 1<br />

candidemia. (tutte risolte con terapia antibiotica mirata sulle emocolture).<br />

9


10<br />

auronews<br />

Risultati<br />

il trattamento immediato dei calcoli distali clinicamente urgenti (dolore e/o febbre) determina una pecentuale<br />

stone free del 100% mentre i calcoli distali con trattamento differito hanno una stone free del 91%.Il routinario<br />

posizionamento dello stent permette la clereance dei residui. L’ecografia eseguita a 10 giorni dallo stent ha dimostrato<br />

nei calcoli distali (sia urg che differito) l’assenza di idronefrosi e/o calcoli nel 100% dei casi. I calcoli<br />

prossimali trattati in regime di urgenza hanno una % stone free del 40% nonostante trattamenti ancillari immediati<br />

(URS flex). I frammenti residui di calcoli prossimali (fallimento URS ) hanno ricevuto come trattamento<br />

adiuvante PCNL o ESWL su stent a seconda delle dimensioni dei residui. I calcoli prossimali eseguiti non in<br />

regime di urgenza hanno ottenuto una stone free del 60%.L’ETG di controllo a 6 mesi delle URS in urgenza<br />

per i calcoli distali non ha evidenziato idronefrosi residua ne calcoli (in letteratura è riportata una incidenza di<br />

eventi calcolo correlati di circa il 20% per residui < 4mm di pazienti sottoposti a ESWL senza stent [Osmann<br />

et al. 2005, Streem SB,1996, Khaitan A, 2002]. Consideriamo ascrivibili a recidiva della malattia eventi calcolo<br />

correlati omolaterali alla sede di pregresso intervento occorrenti a più di 6 mesi dall’intervento.<br />

Conclusioni<br />

Il trattamento entro le 24 ore dei calcoli prossimali definiti urgenti in base a parametri clinici garantisce una elevata<br />

percentuale di stone free. La letterartura evidenzia come eventi “calcolo correlati per residui < 4 mm non<br />

polari inferiori” sia circa il 20%. Nella nostra casistica il posizionamento dello stent ha annullato la probabilità<br />

di eventi correlati a 6 mesi. Le URS in regime di urgenza per calcoli prossimali hanno una probabilità stonefree<br />

del 40%. Calcoli prossimali eseguiti in regime “non di urgenza” hanno una maggiore probabilità di stone<br />

free (60% vs 40%) per la discesa del calcolo nel periodo di attesa dell’intervento Riteniamo questo algoritmo<br />

diagnostico-terapeutico razionale sicuro ed efficace per la risoluzione della calcolosi ureterale ma applicabile<br />

solo in centri di alta specializzazione (“stone center”). Lo svantaggio è dato dal seinsibile incremento dei costi<br />

che viene recuperato in termini di spesa sociale.<br />

Riferimenti Bibliografici<br />

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10. Streem SB, Yost A, Mascha E. Clinical implications of clinically insignificant store fragments after extracorporeal<br />

shock wave lithotripsy. J Urol. 1996;155(4):1186-1190.<br />

11. Khaitan A, Gupta NP, Hemal AK, et al. Post-ESWL, clinically insignificant residual stones: reality or<br />

mythUrology. 2002;59(1): 20-24.<br />

10<br />

GESTIONE DELLA FISTOLA URETRO-RETTALE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPU-<br />

BICA. ALGORITMO DECISIONALE E DESCRIZIONE DI UNA TECNICA PERSONALE TRANSPERI-<br />

NEALE- INTERSFINTERICA E CONFRONTO CON LA LETTERATURA<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

F._Bertolotto1, M._Raggio1, A._Amato1, P._Puppo1<br />

introduzione<br />

OBIETTIVO DELLO STUDIO L’obiettivo dello studio è mirato a verificare l’utilità della derivazione fecale<br />

immediata alla diagnosi di FRU e i risultati di una tecnica personale (non presente in letteratura) per la riparazione<br />

per via perineale intersfinterica dalla fistola.<br />

MATERIALI E METODI Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2011 sono state eseguite 800 prostatectomia<br />

radicali retropubiche. Si sono verificate 13 (1,6%) lesioni rettali di cui 4 (30%) con diangosi intraoperatoria e 9<br />

(70%) con diagnosi post operatoria (tempo medio di diagnosi 5,5 gg range 1 10 gg).Nessuno degli 800 interventi<br />

ha ricevuto a terapie neoadiuvanti. La preparazione pre- operatoria consisteva il giorno prima dell’intervento<br />

in una dieta leggera, unico clisma rettale e triplice somministrazione per o.s. di metronidazolo. La profilassi<br />

antibiotica ampicillina+sulbactam 1 ora prima dell’intervento e una somminitrazione otto ore dopo il termine<br />

dell’intervento.In 4 casi (0,5%) la lacerazione rettale è stata diagnosticata intraoperatoriamente e riparata con<br />

punti staccati sec. Lambert maxon 4/0, NPT, e terapia antibiotica con (amoxicillina+clavulanico+metronidaz<br />

olo) per 5 giorni. In Tre di questi quattro casi la lesione era > 1 cm con infrazione della mucosa rettale per cui<br />

è stata eseguita colostomia derivativa a fine intervento, mentre uno era < al 1 cm per cui la derivazione fecale<br />

non è stata eseguita. I risultati di questi 4 casi non sono oggetto dei risultati di questo report. In 9 casi la diagnosi<br />

è avvenuta nel post operatorio. In tutti i casi contemporaneamente alla diangosi di fistola si è eseguita<br />

la sigmoidostomia a canna di fucile su bacchetta con sutura meccanica del moncone efferente con GIA 80. La<br />

colostomia è stata aperta sempre il giorno successivo al confezionamento. A distanza di 1 mese si è eseguito<br />

il clisma di controllo.In 2 casi vi è stata la chiusura spontanea della fistola per cui la ricanalizzazione è stata<br />

eseguita dopo due giorni. In un caso a due mesi di distanzasi è avuta la recidiva della fistola che ha richiesto<br />

una ulteriore derivazione fecale.Negli altri 6 casi il clisma ha evidenziato la persistenza della fistola per cuidopo<br />

2 giorni dal clisma si è eseguita la riparazione transperineale intersfinterica della fistola (durata media<br />

intervento 45 minuti, perdite < 20 cc. In tutti i casi la dimissione è avvenuta il giorno successivo.L’intervento<br />

prevede una incisione perianale di 3 cm, isolamento della parete rettale anteriore nello spazio compreso tra lo<br />

sfintere striato e lo sfintere liscio, identificazione della fistola che viene recisa e preparazione di un lembo rettale<br />

di avanzamento a copertura della soluzione di continuo rettale. In quattro casi su 6 si è posizionato anche un<br />

punto in maxon sulla parete uretrale poichè era visibile il catetere vescicale.Il clisma di controllo e l’uretrografia<br />

sono stati eseguitia a distanza di un mese dall’intervento e in tutti i casi si è ottenuta la chiusura della fistola. Il<br />

giorno del clisma è stato rimosso il catetere vescicale e la colostomia è stata rimossa a distanza di 4 giorni dalla<br />

rimozione del catetere vescicale.Il tempo totale di mantenimento della derivazione fecale dalla diagnosi è stato<br />

di 66 gg. (30gg (colostomia)+2 gg attesa pre intervento + 30 gg ultimo clisma di controllo +4 giorni di attesa<br />

per la ricanalizzazione<br />

Risultati<br />

I 2 pazienti nei quali dopo 30 gg di derivazione fecale presentavano una chiusura spontanea della fistola sono<br />

stati ricanalizzati dopo 2 giorni. Uno di loro a presentato una recidiva della fistola a distanza di 30 giorni.I 6<br />

pazienti nei quali dopo 30 gg di derivazione fecale presentavano la persistenza della fistola e che sono stati sottoposti<br />

a intervento perineale per via intersfinterica hanno avuto la chiusura della fistola documentata al clisma<br />

dopo 32 gg. In nessun caso si è avuta una complicanza maggiore derivata dall’intervento perineale. In due casi<br />

vi è stata seiscenza della sutura cutanea senza ripercussioni settiche.<br />

Conclusioni<br />

L’incidenza di fistola uretro-rettale è un evento raro. I nostri dati sono sovrapponibili a report di letteratura<br />

proveniente da centri “High Volume”(W.Thuroff, J. Urology, 183, 608- 612 2010).Esiste unanimità di condotta<br />

circa la necessita di eseguire una preparazione con clisma e profilassi con metronidazolo chiudendo la lacerazione<br />

rettale con diagnosi intraoperatoria con o senza colostomia a seconda che la lesione sia > o < di 1<br />

e considerando mandatoria la derivazione fecale se vi sono feci nel campo operatorio. (L.E. Hrpster J Urol.<br />

154, 1435- 1438 1995)Non è invece unanime l’algoritmo terapeutico della fistola con diagnosi post operatoria:<br />

conservativo (catetere a dimosra fino a chiusura del tramite senza derivazione fecale) vs aggressivo (catetere a<br />

dimora e colostomia immediata fino a chiusura del tramite).Nell’ ampia ciststica di W. Thuroff 13 FRU su 2447<br />

RRP i pazienti trattati conservativamente (4 pz) non avevano infezione, fecaluria o sepsi a differenza di coloro<br />

che sono stati colostomizzati (9 pz). Nei quattro casi conservativi la fistola si è chiusa in un tempo minimo di<br />

28 gg e max di 100 gg.Nei 9 pazienti sottoposti a colostomia il 66% (6 pz) hanno ottenuto una chiusura spontanea<br />

in una media di 68gg, mentre per i rimanenti 3 pz (33%) si è ricorsi a una chirurgia della fistola (Latzko<br />

e York-Mason technique). La chiusura spontanea con colostomia si è avuta <strong>qui</strong>ndi nel 66% (Thuroff 2010)e nel<br />

50% dei casi in altre casistiche (H. Huland J Urol, 161, 1518-1529 1999)Considerando <strong>qui</strong>ndi che l’approccio<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

conservativo fornisce a nostro parere una inadeguata percentuale di successo (50 e 60%) per una complicanza<br />

iatrogena riteniamo mandatorio il confezionamento immediato della sigmoidostomia.Pensiamo che il solo il<br />

criterio clinico (fecaluria, infezione, sespi) per eseguire la derivazione possa essere ingannevole e comunque la<br />

guarigione della fistola non è certa a parità di durata di cateterizzazione e discomfort per il paziente.Per questi<br />

motivi pensiamo che la derivazione fecale sia mandatoria in tutti i casi di fistola post operatoria.La tecnica da<br />

noi descritta (accesso trasperineale intersfinterico) ha i presupposti fisiopatologici (interposizione di tessuto<br />

nativo e separazione dei visceri) e chirurgici (facilità di esecuzione e sanguinamento tracurabile) per sostituire<br />

tecniche storicamente efficaci ma enormemente più invasive (G.Middleton J Urol 170, 1222-1225, 2003: York-<br />

Mason 30 years experience). Altresì la Latzko tecnique è a nostro avviso poco affidabile perchè la sola interposizione<br />

mucosa ideata per la correzione di fistole rettovaginali non prevede la rimozione del tramite fistoloso e<br />

soprattutto non risolve la continuità tra i due visceri (J. Noldus J Urol 161, 1518-1520, 1999).<br />

11<br />

SUPINE PERCUTANEOUS LITHOTRIPSY: AN EXPERIENCE ANALYSING THE COMPLICATION<br />

RATE ACCORDING TO THE CLAVIEN CLASSIFICATION SYSTEM<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia<br />

S._Spatafora1, M._Spagni1, D._Viola1, F._Borgatti1, F.A.M._Bergamaschi1<br />

introduzione<br />

Currently, percutaneous nephrolithotripsy (PNL) is the treatment of choice for large renal stones, staghorn calculi,<br />

stones resistant to shock wave fragmentation, or stones occurring in kidneys with an abnormal anatomy<br />

and is generally performed in the prone position. Valdivia Uria et al proposed PNL in a completely supine<br />

position and in their report of 557 patients, the procedure was successful in 93% of the cases, with a low complication<br />

rate and no colonic perforation.<br />

We report our 6 years experience with percutaneous nephrolithotripsy in the supine position, evaluating successful<br />

rate and complications.<br />

Risultati<br />

From April 2005 to March 2011, 78 supine percutaneous nephrolithotripsy procedures have been performed<br />

by the same surgeon in two different Institutions. Perioperative and postoperative complications were evaluated<br />

using the modified Clavien System. Follow up data were available for 72 patients (5 patients lost at follow<br />

up and 1 patient died). Success rate for supine percutaneous nephrolithotripsy was 79,2% (57/72 patients),<br />

growing to 87,5% if we consider also the 6 patients who became stone free after SWL procedure(s). Complication<br />

rate was comparable to that reported in literature with the Clavien Classification System for PNL, with the<br />

most frequent complications of Grade I and II (Minor complications).<br />

Conclusioni<br />

In our experience the supine PNL has had a low complication rate even when analyzed according to the Clavien<br />

Classification System<br />

12<br />

TRATTAMENTO CON LASER THULIUM DELLE NEOPLASIE RENALI - 3CM.<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

A._Giacobbe1, R._Migliari1, E._Castelli1, L._D’urso1, D._Collura1, R._Rosso1, G._Muto1<br />

Introduzione<br />

L’utilizzo dell’energia laser in urologia si è ampiamente affermata nel trattamento della IPB e si offre oggi come<br />

una promettente alternativa ai metodi di taglio ed emostasi classici nel campo della resezione delle neoplasie<br />

vescicali e renali. In particolare,nel campo del tumore renale, Il laser Tullio consente un’efficace emostasi del<br />

parenchima renale ed è stato proposto per l’enucleazione e/o la resezione di tumori renali di un diametro > 3<br />

cm anche senza clampaggio dell’ilo renale<br />

Conclusioni:<br />

La Nostra esperienza dimostra che l’utilizzo del laser Tullio per enucleare piccole lesioni renali è possibile ma<br />

ancora in fase di sperimentazione e deve essere affidata a Centri con<br />

notevole esperienza nell’uso di tale fonte energetica prima di potersi presentare come metodica efficace e riproducibile.<br />

Descrizione del video<br />

Il video mostra il trattamento di un paziente di 65 anni, con massa renale sinistra incidentale,del diametro di<br />

3,2 cm, identificata pre-operatoriamente con US e TC. In anestesia generale e con approccio laparoscopico<br />

trans peritoneale viene dimostrata l’utilità del laser Tullio nella exeresi della neoformazione senza isolamento<br />

o clampaggio dell’arteria renale. Per maneggiare la fibra laser da 800 micron viene utilizzato un apposito supporto<br />

che permette di regolare la direzione, la angolazione e l’avanzamento della fibra. La potenza erogata dalla<br />

fibra laser utilizzata in questo video è di 30 watt.<br />

La rimozione laparoscopica della neoformazione renale è avvenuta su campo pressoché esangue, grazie all’efficacia<br />

emostatica del laser, e non ha comportato la necessità di sutura del letto di resezione ma la semplice<br />

applicazione di un agente emostatico. Nonostante il basso wattaggio utilizzato, si evidenzia come l’utilizzazione<br />

del laser a Tullio in modalità continua comporti la carbonizzazione del piano di scollamento; allontanando la<br />

fibra dal letto parenchimale tale effetto di carbonizzazione è maggiore ed esistono ancora problemi di fumo che<br />

a volte non rendono nitida la visione. Particolarmente utile si è dimostrata invece l’uso della fibra laser nella<br />

coagulazione del letto di resezione<br />

13<br />

RETROGRADE INTRA-RENAL SURGERY (RIRS) NEL TRATTAMENTO DELLA CALCOLOSI<br />

DELL’ALTA VIA ESCRETRICE: LA NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

M._Perachino1, F._Marchesotti1<br />

introduzione<br />

Il trattamento di prima scelta della calcolosi renale secondo le linee guida <strong>Auro</strong>.it è rappresentato dall’ESWL e<br />

dalla PCNL, a seconda delle dimensioni e del numero dei calcoli. L’ESWL è di norma raccomandata per calcoli<br />

< 2 cm, mentre la PCNL è raccomandata per calcoli di dimensioni superiori, calcoli a stampo, in diverticoli<br />

caliciali, o al polo inferiore. Dal 1990 la chirurgia endoscopica intrarenale ha iniziato a muovere i primi passi<br />

per poi progressivamente allargare le indicazioni per via del miglioramento delle attrezzature endoscopiche<br />

(ureterorenoscopi flessibili e laser).Presentiamo <strong>qui</strong> la nostra esperienza relativa all’ultimo anno e mezzo di<br />

attività (gennaio 2011-maggio 2012), terminata <strong>qui</strong>ndi la fase di apprendimento della metodica, che abbiamo<br />

iniziato ad eseguire nel 2010.<br />

Risultati<br />

29 pazienti, 13 uomini e 16 donne, di età compresa tra i 23 e gli 85 anni sono stati sottoposti a RIRS con<br />

frammentazione laser di complessivi 42 calcoli di dimensioni variabili tra i 5 mm e i 4,5 cm.(i pazienti con<br />

calcolosi multipla erano 10). La posizione dei calcoli era pielica in 23 casi (54,8%), caliciale inferiore in 11 casi<br />

(26,3%), caliciale media in 4 casi (9,5%), caliciale superiore in 2 casi (4,7%) a stampo pielico/pielocaliciale<br />

inferiore in 2 casi (4,7%). Il trattamento è stato eseguito in I scelta in 16 pazienti, dopo fallimento di ESWL in<br />

9 casi, per rimediare immediatamente ad un push up endoscopico accidentale in 4 pazienti. Le indicazioni di<br />

I scelta furono principalmente la presenza di calcolosi multipla, la calcolosi caliciale inferiore di diametro > 1<br />

cm ol la concomitanza di calcolosi ureterale e renale. Due pazienti presentavano calcoli voluminosi e scelsero<br />

la metodica per ragioni cosmetiche, informati della probabilità di necessitare di almeno due trattamenti RIRS<br />

più eventuale ESWL ancellare. Dei 29 pazienti, 26 sono stati sottoposti ad un solo trattamento (89,7%), 2 a due<br />

trattamenti (7%) e 1 a 3 trattamenti (3,5%). Dei 26 pazienti sottoposti ad un solo trattamento RIRS, 4 necessitarono<br />

di un trattamento ESWL supplementare (15,3%); i pazienti sottoposti a più di un trattamento RIRS (2 a<br />

2 trattamenti e una a 3 trattamenti), necessitarono tutti di almeno una seduta ESWL per ottenere la frammentazione<br />

completa del calcolo, tranne la paziente con calcolo di 4,5 cm. La durata dell’intervento variava dai 20<br />

ai 90 minuti (media 35 minuti); nei pazienti con calcolosi di dimensioni > 3 cm è stata utilizzata una guaina<br />

teflonata per ureteroscopia (3/29 pazienti, 10,3%). Stent postoperatorio in tutti i pazienti tranne due in cui è<br />

stato posizionato un cateterino ureterale single J fino all’indomani (pazienti con piccoli calcoli renali < 1 cm ed<br />

uretere compliante). La degenza media è stata di 2,2 giorni (2-4 giorni), includendo il giorno dell’intervento.<br />

27 pazienti (89,7%) sono stati dimessi il giorno dopo la procedura.Lo stent è stato mantenuto di norma fino a<br />

scomparsa significativa dei frammenti, (15-90 gg) media 22 giorni. Se consideriamo le dimensioni del calcolo<br />

e le correliamo alla % di stone free a tre mesi (senza considerare le eventuali ESWL ancellari, osserviamo come<br />

in pazienti con calcoli di diametro < a 1,5 cm abbiamo avuto un 94,1% di stone free (16 su 17 casi, 100% dopo


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

ESWL); nei pazienti con calcoli tra 1,5 e 2,5 cm abbiamo ottenuto in 66% di stone free (4 su 6, 83,3% dopo<br />

ESWL). Nei due pazienti con calcolo di 3 cm e 4,5 cm, abbiamo avuto un 50% di stone free a tre mesi dopo<br />

ESWL (paziente con calcolo pielico di 3 cm).La paziente con calcolo di 4,5 cm a distanza di un anno e dopo 3<br />

trattamenti non è ancora stone free presentando ancora una calcolosi caliciale inferiore residua asintomatica.<br />

Conclusioni<br />

La RIRS, superata la curva di apprendimento, rappresenta un’alternativa interessante e minimamente invasiva<br />

alla chirurgia percutanea ed alla stessa ESWL, particolarmente in caso di calcoli di dimensioni < a 1,5 cm o<br />

di presenza di calcolosi multipla, di calcolosi caliciale inferiore o di concomitante calcolosi ureterale e renale.<br />

Un’altra indicazione è rappresentata dalla frantumazione intrarenale con laser di calcoli dopo push up accidentale<br />

di calcoli in corso di ureterorenoscopia per calcolosi ureterale, per poter così risolvere il problema del<br />

paziente in un’unica seduta.<br />

14<br />

LESIONI URETERALI IN CORSO DI CHIRURGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE. CONTRIBUTO<br />

CASISTICO (COMUNICAZIONE)<br />

Argomenti: Altro / miscellanea, Chiurgia ricostruttiva<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, C._Meccariello1, D._Mattace Raso1, M._Rubino1, A._Masala1<br />

Introduzione:<br />

Le stenosi ureterali di natura iatrogena sono di solito seguenti a chirurgia ginecologica o del colon. Più rare<br />

sono le stenosi di natura urologica (ureteroscopia,TUR,linfadenectomia retroperitoneale). Le lesioni ureterali<br />

secondarie alla chirurgia della colonna vertebrale sono veramente eccezionali e difficili da diagnosticare. Negli<br />

ultimi 3 anni sono giunti alla nostra osservazione 2 casi.<br />

Materiali e Metodi:<br />

Caso 1: I. M. di anni 34 si presenta all’osservazione clinica a seguito di una febbre settica legata all’ostruzione<br />

ureterale alta ad opera di un calcolo di 1.5 cm. L’evento acuto viene risolto con l’immediato posizionamento di<br />

uno stent doppio J. A questo segue l’ESWL che però pur frantumando il calcolo non dà esito a fuoriuscita dei<br />

frammenti. Una seconda ostruzione ureterale,questa volta senza stato settico,viene affrontata con uretroscopia<br />

sia rigida che flessibile che evidenzia l’ostruzione ureterale ad opera di un corpo estraneo metallico,esattamente<br />

di viti ortopediche, inserite per fissare la colonna vertebrale in paziente affetto da grave scoliosi associata ad<br />

atrofia muscolare spinale (l’intervento di applicazione dei fissatori vertebrali era stato realizzato per via combinata<br />

anteriore e posteriore in età pediatrica). Viene sottoposto ad ureteroplastica laparoscopica con successo.<br />

Caso 2: M.F. di anni 30 viene sottoposto a chirurgia vertebrale per ernia del disco. Nel post-operatorio si<br />

sviluppa uno stato febbrile non riconducibile all’intervento primario. Viene effettuata una TAC che mostra<br />

stravaso urinoso periureterale lombare. Viene effettuato un tentativo di posizionamento di stent che non dà<br />

esito favorevole. Persistendo ed aggravandosi lo stato settico il paziente viene sottoposto a lombotomia e ricostruzione<br />

ureterale (gap di 5 cm) su stent doppio J. Dopo una fistolizzazione immediata,il paziente viene alla<br />

nostra osservazione. Lo stent viene tenuto in sede 2 mesi con catetere e la fistola guarisce. Dopo 1 anno con<br />

periodiche sostituzioni,lo stent viene rimosso. Ne residua una sub-stenosi ureterale clinicamente asintomatica.<br />

Discussione:<br />

La lesione ureterale è una rara, ma seria complicanza della chirurgia vertebrale. Nella letteratura recensita solo<br />

24 casi sono riportati (C. de Quintana-Schmidt 2011). La posizione prona della chirurgia vertebrale può favorire<br />

la lesione ureterale a causa della compressione che subisce l’uretere sulla colonna vertebrale soprattutto nel<br />

tratto L4-L5 (Sarikaya 1996). Sono pochi i casi di lesione ureterale praticati con approccio anteriore: di solito<br />

sono diagnosticati rapidamente (entro 48 ore) e trattati con tecnica endoscopica – posizionamento di stent<br />

o nefrostomia percutanea (Isiklar 1996) Cause predisponenti possono essere malformazioni reno-ureterali<br />

come l’ectopia renale crociata (Wymenga 1996),pazienti molto magri,difetto o assenza dell’annulus anteriore<br />

o la pregressa chirurgia retroperitoneale. Benché l’iniziale sintomatologia possa essere sfumata la diagnosi<br />

precoce è essenziale per evitare complicanze maggiori come la sepsi e la perdita funzionale del rene (C. de<br />

Quintana-Schmidt 2011). La lesione ureterale può essere parziale più frequentemente,ma anche completa e ciò<br />

condiziona il quadro clinico ed il relativo approccio terapeutico. La soluzione terapeutica più comune adottata<br />

in letteratura è stata l’uretero-uretero anastomosi termino-terminale realizzata a cielo aperto (10 casi). In 6<br />

casi di lesioni parziali è stato posizionato uno stent doppio J,in 4 casi è stata praticata la nefrectomia,in 2 un<br />

autotrapianto,in uno l’anastomosi uretero-ileale ed in uno la pielo-ureteroplastica. L’approccio laparoscopico è<br />

stato già da noi descritto nel 2008,recentemente riportato in letteratura recensita da Kaffenberger con tecnica<br />

hand assisted (2010).<br />

15<br />

SURRENALECTOMIA LAPAROSCOPICA PER METASTASI CONTROLATERALI DA CARCINOMA<br />

RENALE: ANALISI RETROSPETTIVA DELLA CASISTICA PERSONALE (COMUNICAZIONE)<br />

Argomenti: Laparoscopia, Surrene, Tumore del rene<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, C._Meccariello1, F._Monaco1, D._Taglialatela1, M._Rubino1, A._Masala1<br />

Introduzione<br />

Benché il carcinoma renale si presenti spesso già in all’esordio in fase metastatica (25- 30%),le metastasi surrenaliche<br />

controlaterali nelle neoplasie renali sono molto rare: hanno un’incidenza autoptica del 2.5% (Lau 2003).<br />

Il ruolo dell’asportazione del surrene metastatico non è ancora definito con precisione,anche in relazione alla<br />

recente e continua introduzione di nuovi farmaci per il carcinoma renale metastatico che stanno modificando<br />

l’iter della malattia neoplastica. In letteratura sono sempre più frequenti le osservazioni che in assenza di<br />

altre metastasi e con paziente in buon “performance status” la chirurgia, soprattutto se effettuata con tecnica<br />

mini-invasiva, possa migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita. La prima segnalazione in letteratura di<br />

trattamento laparoscopico per questa patologia è stata fatta da Clayman nel 1997 (2 casi).Riportiamo la nostra<br />

esperienza su 5 casi operati con tecnica laparoscopica dal 2007 al 2011.<br />

Materiali e metodi<br />

Età Sesso Precedente Tecnica Misure Lato Surrenalectomia ø meta Terapia Furhman<br />

intervento tumore Meta medica<br />

45 F 2 anni prima Open 6 cm Dx Sn 3 cm No 3<br />

45 M 2 anni prima Open 12 cm Sn Dx 7 cm Si Negativo<br />

57 F 3 anni prima Open 8 cm Sn Dx 7 + linf. No 4 N+<br />

80 M 3 mesi prima Lap 10 cm dx Sn 14 cm No 4<br />

59 M 1 anno prima Open 9 cm dx Tromb. Sn 7 cm Si Negativo.<br />

In 4 casi si trattava di metastasi metacrone,in 1 casi di metastasi sincrona. Il caso 2 era stato trattato con sunitinib<br />

per contemporanee metastasi polmonari multiple,poi regredite;l’esame istologico fu negativo. Il caso 5 era<br />

stato trattato con sunitinib essendo stata segnalata trombosi neoplastica della vena renale con aggetto cavale di<br />

2 cm. L’esame istologico fu negativo. Il caso 4 è stato oggetto di conversione chirurgica per emorragia intraoperatoria<br />

da lesione della vena renale infiltrata sul versante surrenalico. Nel post-operatorio il paziente ha ripreso<br />

il sanguinamento ed in urgenza è stato sottoposto a paking del retroperitoneo. Ha avuto una sopravvivenza di<br />

2 anni. Note tecniche: In posizione laterale variabile da 60° a 90° (in relazione al peso corporeo) viene praticato<br />

un miniaccesso transperitoneale open in sede pararettale e posizionati due trokar sull’ascellare media,da 5 in<br />

alto e da 10-12 in basso a sinistra e viceversa a destra. Un quarto trokar da 5 viene inserito a destra allo scopo<br />

di sollevare il fegato ed accedere alla cava agevolmente,mentre a sinistra la necessità si è avuta in un sol caso<br />

(il primo) per spostare la telecamera più lateralmente ed ottenere una migliore visione della regione ilare. A<br />

destra il primo step è l’identificazione della cava,della vena renale e della vena surrenalica media. Interrotto il<br />

peduncolo surrenalico medio si lateralizza il surrene e si procede <strong>qui</strong>ndi con il peduncolo inferiore (renale)<br />

ed infine con quello superiore. A sinistra medializzata in maniera spinta la milza con incisione del peritoneo<br />

perisplenico prolungata molto in alto, viene aperta la Gerota,identificata ed isolata la vena renale,si procede in<br />

ordine dal peduncolo inferiore,poi al medio e infine al superiore.<br />

Risultati e Discussione<br />

Nei pazienti sottoposti a metastasectomia surrenalica per metastasi metacrona da carcinoma renale la sopravvivenza<br />

globale a 5 anni riportata in letteratura varia dal 40 % al 75 % e la sopravvivenza mediana varia da 45 a<br />

57 mesi (Linee Guida <strong>Auro</strong> 2011). Nella nostra piccola esperienza (4 casi di metastasi metacrone controlaterali)<br />

non abbiamo osservato quanto segnalato in letteratura da Lau (2003 su 11 casi) in casi di metastasi surrenaliche<br />

controlaterali : il lungo intervallo di tempo di comparsa della metastasi dalla nefrectomia,in media 5.2 anni (da<br />

0.8 a 9.2 anni). Il più probabile meccanismo biologico per spiegare questo peculiare tipo di metastasi è quello<br />

del passaggio transpolmonare di cellule neoplastiche e impianto nel surrene per la particolare suscettibilità del<br />

tessuto surrenalico a recepire le cellule cancerose renali (Dieckmann 1996). La soluzione chirurgica in caso<br />

di metastasi isolata trova consenso unanime. Molto interessante appare la soluzione laparoscopica laddove la<br />

minima invasività può favorire maggiormente gli e<strong>qui</strong>libri immunologici che regolano la crescita neoplastica.<br />

E’ da tenere presente il risultato istologico che abbiamo avuto nei due casi trattati con sunitinib in cui si è verificata<br />

negatività di cellule tumorali. Lo studio di Bonnet (2008,8 casi) dimostra,su una casistica limitata,che le<br />

metastasi metacrone possono essere trattate in pazienti selezionati anche con tecnica laparoscopica,con buoni<br />

risultati in termini di sopravvivenza globale e disease free survival.<br />

16<br />

ANALISI RETROSPETTIVA CON LA CLASSIFICAZIONE DI SATAVA E CLAVIEN DELLE COMPLI-<br />

CANZE DELLA NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DI 412 CASI<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

P.Fedelini,M.Fedelini,R. Campese ,Pucci L.,C.Meccariello,R.Giannella,A.Masala<br />

Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore Dr. A. Masala<br />

Introduzione:<br />

Le complicanze peri-operatorie in corso di chirurgia laparoscopica renale sono rare. Le più frequenti sono le<br />

emorragie venose (1.7%),le lesioni spleniche (1.3%) e le lesioni arteriose (1.2%),meno frequenti le lesioni viscerali.<br />

Abbiamo voluto rivedere in analisi retrospettiva la nostra casistica operatoria attraverso la classificazione<br />

di Satava per le complicanze intraoperatorie e Clavien per quelle post-operatorie.<br />

Materiali e Metodi:<br />

Dal 2003 al 2011 sono state effettuate 412 nefrectomie laparoscopiche (324 per patologia maligna di cui 38 per<br />

via escretrice e 98 per patologia benigna). L’intervento è stato praticato con accesso transperitoneale in tutti i<br />

casi tranne 5 (per impossibilità tecnica da intensi fenomeni aderenziali per chirurgia precedente).<br />

Risultati :<br />

Non ci sono stati casi di mortalità. Le complicanze maggiori intraoperatorie che hanno indotto a conversione<br />

open sono state 2 e si sono verificate tutte nei primi 3 anni (una per lesione cavale ed un’altra per pionefrosi con<br />

tenaci aderenze ai vasi iliaci,per il prolungarsi dei tempi operatori). 3 complicanze vascolari maggiori (lesione<br />

vena surrenalica media,lesione vena renale al margine cavale,lesione di un’arteria renale minore) sono state risolte<br />

intraoperatoriamente. 3 casi di lesione splenica sono stati risolti con applicazione di floseal o con coagulazione<br />

bipolare. 4 lesioni minori della capsula di Glisson sono state risolte con applicazione di tissucol o floseal.<br />

1 caso di lesione di dotti linfatici maggiori periaortici ha provocato una linforrea cospicua (1 lt al dì) e duratura<br />

(1 mese). 1 caso di lesione diaframmatica è stato risolto con apposizione di un punto di sutura.(vedi Tabella 1)<br />

Satava Grado 1 (Incidenti senza conseguenze per il paziente) 3 lesioni spleniche e 4 lesioni minori della glissoniana<br />

riparati con applicazione di tissucol o floseal, 1 lesione diaframmatica, 1 lesione dotti linfatici maggiori<br />

(con linforrea persistente per un mese) Satava Grado 2 (Incidenti riconosciuti e riparati intraoperatoriamente)<br />

4 (1 caso di lesione cavale con impossibilità di correzione laparoscopica e conversione,1 lesione vena surrenalica,1<br />

lesione vena renale,1 lesione piccola arteria renale satellite,– tutte riparate intraoperatoriamente)Satava<br />

Grado 3 (Incidenti richiedenti reintervento post-operatorio, non riconosciuti intraoperatoriamente) Nessuno<br />

Le complicanze post-operatorie sono riassunte nella tabella 2 (classificazione di Clavien). Non abbiamo avuto<br />

casi di mortalità post-operatoria; il caso più grave è stato quello un’insufficienza renale acuta insorta dopo 2<br />

settimane dall’intervento in una paziente sottoposta a nefroureterectomia per tumore della via escretrice con<br />

contestuale linfadenectomia e che aveva sviluppato nel post-operatorio un linfocele successivamente drenato<br />

sotto guida TC. Si trattava di una paziente anziana, cardiopatica, diabetica, con limitazioni terapeutiche farmacologiche<br />

da diatesi allergica, e che è stata avviata alla dialisi definitiva.Grado I (Deviazioni dal normale<br />

decorso che non richiedono trattamento)Enfisema sottocutaneo 25Neuropatia temporanea 1Grado II (Deviazioni<br />

dal normale decorso che richiedono trattamento)Ileo temporaneo prolungato 15Infezione o ematoma<br />

della porta 5Febbre elevata 12Ritenzione urinaria (pazienti ostruiti da IPB latente) 9 Tromboflebite 2Grado III<br />

a (Correzione chir. o rad. int. senza anestesia generale)Linfocele 6Grado III b (Correzione con anestesia generale)Ematoma,sanguinamento<br />

8Ernia parietale (porta di estrazione) 1Grado IV (Complicanze che minacciano<br />

la vita)Insufficienza renale (Dialisi) 1Grado V (Morte) 0Totale 86<br />

Conclusioni :<br />

L’analisi retrospettiva delle complicanze consente di verificare che la percentuale è bassa per lo più contenuta<br />

nei gradi I e II di Clavien e che <strong>qui</strong>ndi l’intervento è sicuro,soprattutto in centri ad alto impatto numerico.<br />

17<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA CON PEDUNCOLO LIBERO NELLE PICCOLE MASSE<br />

RENALI: VALUTAZIONE RETROSPETTIVA DEI PRIMI 100 CASI ( COMUNICAZIONE)<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

P.Fedelini,C.Meccariello,F .Monaco,M.Fedelini,R.Campese,A.Masala<br />

Urologia AORN Cardarelli NapoliDirettore Dr. A. Masala<br />

Introduzione :<br />

La perdita di unità renali conseguente a tempi prolungati di ischemia calda è un prezzo troppo alto da pagare<br />

nella chirurgia renale conservativa (Nadu 2008). Se si considera che molte masse renali piccole sono di natura<br />

benigna o comunque a bassa aggressività diventa ancor più necessario il concetto di conservazione renale. Gli<br />

AA propongono una tecnica laparoscopica con peduncolo libero e rivalutano retrospettivamente i primi 100<br />

casi trattati.<br />

Materiali e Metodi :<br />

Dalla fine del 2005 al 2011 abbiamo praticato la nefrectomia parziale laparoscopica in 124 pazienti,sempre<br />

con accesso transperitoneale ad eccezione di 2 pazienti trattati per via retroperitoneale. Abbiamo rivalutato i<br />

primi 100 casi praticati con peduncolo libero. L’età variava da 28 a 78 anni. In un solo caso (gruppo dei primi<br />

20) abbiamo clampato un ramo arterioso polare superiore per importante emorragia nell’atto della dissezione.<br />

Benché il tempo di clampaggio sia stato breve (solo 8 minuti) ne è residuata atrofia del polo superiore del rene.<br />

Le dimensioni variavano da 1.5 a 13 cm (quest’ultima era un angiomiolipoma extrarenale con base di 3 cm sul<br />

rene). I tempi di intervento sono variati da 35 minuti a 3 ore. Le perdite ematiche intra- e postoperatorie sono<br />

state sempre scarse;nessun paziente è stato trasfuso nell’immediato. Sono state necessarie 2 conversioni (mai<br />

per emorragia) di cui una per ipercapnia acuta e l’altra per mancato reperimento della lesione (assente anche a<br />

cielo aperto – difetto diagnostico!). In 6 casi si trattava di monorene. L’esame istologico ha identificato 65 tumori<br />

solidi (52 Fuhrman 1,5 Fuhrman 2,1 Fuhrman 3,7 carcinomi papillari), 5 tumori cistici, 7 angiomiolipomi,<br />

1 ascesso cronico,23 oncocitomi. I margini di resezione sono stati sempre negativi. I 3 casi di recidiva si sono<br />

verificati sempre in sede diversa dalla lesione precedente (malattia multifocale a sviluppo differenziato). Nello<br />

stesso periodo sono state praticate 46 resezioni renali open per masse di dimensioni maggiori o a sviluppo endofitico.<br />

Le complicanze maggiori sono 2 casi di emorragia a distanza (una a distanza di 6 giorni dall’intervento<br />

e l’altra a distanza di un mese).<br />

Discussione:<br />

La chirurgia laparoscopica conservativa renale per neoplasie di piccole dimensioni è ormai entrata nel bagaglio<br />

routinario dell’urologo. Il concetto di risparmio del rene deve essere inteso in senso “globale” ed i tempi di<br />

ischemia tollerati che diventano sempre più brevi nella letteratura recensita lasciano molti dubbi sull’effettivo<br />

risparmio di nefroni. Non solo, ma le condizioni del paziente (età,stato delle arterie,comorbidità) lasciano ancora<br />

più perplessi. Gill ha recentemente proposto una tecnica senza ischemia,con ipotensione controllata,molto<br />

spinta. In realtà le piccole masse renali,a sviluppo esorenale, possono essere affrontate senza ricorrere a nessun<br />

tipo di ischemia. La tecnica da noi attuata prevede l’accesso transperitoneale,l’apertura della fascia di Gerota e<br />

della capsula adiposa contestualmente fino a raggiungere la superficie renale. Negli ultimi casi (41) il peduncolo<br />

non viene più isolato e l’incisione fasciale viene fatta in situ. Una volta identificate la lesione,viene effettuata<br />

un’incisione della capsula propria del rene fino a trovare il clivaggio della neoplasia. Da <strong>qui</strong> con un dissettore<br />

bipolare si scende fino in profondità dove si possono trovare vasi significativi che possono essere coagulati con<br />

corrente bipolare. Completata l’escissione della massa,di solito con emorragia in corso (sempre modesta,dopo<br />

aver operato un meticoloso distacco che prevede l’emostasi punto per punto) si procede all’applicazione del<br />

floseal ed alla compressione con garza di tabotamp per circa 3 minuti. Alla rimozione della compressione in<br />

caso di emorragie si applicano punti emostatici midollari o corticali a seconda delle necessità.<br />

Conclusioni:<br />

Alla luce della nostra esperienza che ormai sta diventando numericamente significativa si può confermare<br />

che,come avviene a cielo aperto,anche in laparoscopia l’enucleoresezione senza clampaggio del peduncolo è<br />

realizzabile con buoni risultati oncologici e funzionali,soprattutto in caso di masse di dimensioni contenute<br />

(3-4 cm in media) con uno sviluppo preferenzialmente esofitico.<br />

11


12<br />

auronews<br />

18<br />

URETEROLITOTOMIA LAPAROSCOPICA COME PRIMO APPROCCIO NELLA CALCOLOSI DI<br />

GRANDI DIMENSIONI DELL’URETERE PROSSIMALE<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia, Laparoscopia<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, C.._Meccariello1, F._Monaco1, M._Rubino1, A._Masala1<br />

Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore Dr. A. Masala<br />

Introduzione:<br />

Il trattamento di scelta della calcolosi di dimensioni maggiori di 1.5 cm dell’uretere prossimale rappresenta<br />

ancora un punto discusso. Le percentuali di successo dell’ESWL e della chirurgia endourologica confrontate<br />

con il rapporto rischio-beneficio non sono ancora ottimali. La chirurgia open è l’ultima spiaggia. Iniziano a<br />

comparire lavori in letteratura che propongono come primo approccio la tecnica laparoscopica. Abbiamo valutato<br />

l’impatto ed il peso della tecnica laparoscopica nella nostra esperienza<br />

Materiali e Metodi:<br />

E’ stata rivalutata retrospettivamente la casistica relativa al trattamento della calcolosi ureterale dell’uretere<br />

prossimale maggiore di 1.5 cm negli ultimi 5 anni. Abbiamo trattato direttamente con ESWL 72 pazienti con<br />

il 45% di successo. Abbiamo trattato con URS direttamente 76 pazienti con successo in percentuale del 62% e<br />

retropulsione nel 34% seguita da PCN immediata con risoluzione nel 100%. Abbiamo sottoposto a chirurgia<br />

laparoscopica solo 5 pazienti,già sottoposti prima a procedure multiple fallite (ESWL poi URSL e infine LAP).<br />

Pz Sede del calcolo Trattamenti precedenti Note tecniche RisultatoP.P. Uretere lombare destro 1.5 Nefrostomia<br />

2 ESWL URS 1 h,Stent già preesistente GuarigioneA.G. Uretere lombare sinistro 2 2 ESWL URS impossibile<br />

Stent intraoperatorio Guarigione V.C. Uretere sottogiuntale destro 2 2 ESWL URS fallita Stent preesistente<br />

Guarigione S.D. Uretere lombare basso sinistro 1.5 2 ESWL URS fallita Stent preesistente Guarigione N.G.<br />

Uretere sottogiuntale sinistro 2.5 Nessuno Stent intraoperatorio Guarigione<br />

Discussione:<br />

In un centro ad alto impatto endourologico (non vengono trattati pazienti in chirurgia open per calcolosi da<br />

diversi anni) e con notevole disponibilità alla tecnica laparoscopica, il ruolo della laparoscopia come primo<br />

approccio al trattamento della calcolosi di dimensioni maggiori è estremamente periferico. La terapia combinata<br />

ureteroscopica e percutanea riesce quasi sempre a risolvere il problema. Piuttosto modesto appare il<br />

ruolo dell’ESWL soprattutto nel calcolo impattato,migliora in termini di risultati dopo retropulsione ureteroscopica.<br />

La tecnica laparoscopica è stata da noi adottata in 5 anni solo 5 volte (in pratica lo stesso numero<br />

di casi in cui nei 5 anni precedenti eravamo ricorsi alla tecnica chirurgica). Considerati i numeri a nostra<br />

disposizione,benché efficace,risolutiva e priva di complicanze nella nostra esperienza, non può essere assolutamente<br />

considerata come primo approccio alla calcolosi ureterale prossimale di dimensioni maggiori,ma solo<br />

una tecnica di salvataggio.<br />

Conclusioni:<br />

Considerata la nostra esperienza endourologica,la tecnica laparoscopica per calcolosi dell’uretere deve essere<br />

intesa come tecnica di salvataggio. Non riteniamo proponibile un ruolo come primo approccio alla calcolosi<br />

dell’uretere di dimensioni maggiori.<br />

19<br />

LESIONE DEI CORPI CAVERNOSI DA ARMA DA FUOCO CON PROIETTILE RITENUTO (COMU-<br />

NICAZIONE)<br />

Argomenti: Chiurgia ricostruttiva, Patologie peniene<br />

P.._Fedelini1, C._Meccariello1, M._Fedelini1, M._Carrino1, A._Oliva1, A._Masala1<br />

Urologia AORN Cardarelli Napoli<br />

Introduzione<br />

Le lesioni dei corpi cavernosi sono molto rare e di solito si verificano durante i rapporti sessuali. Eccezionali<br />

sono le ferite dei corpi cavernosi da arma da fuoco. Frequentemente coinvolgono anche altri organi .Un tempo<br />

la maggior parte dei reports riguardava ferite di guerra, ma oggi sempre più dati provengono da analisi di ferite<br />

civili. Presentiamo il caso di una ferita d’arma da fuoco al pene occorso di recente alla nostra osservazione.<br />

Materiali e Metodi<br />

C.P., a.25,viene in seconda osservazione,già visitato in altro presidio ospedaliero cittadino per lesione del pene<br />

da arma da fuoco. All’osservazione il paziente era emodinamicamente stabile , presentava un foro di ingresso<br />

nel terzo prossimale del corpo cavernoso di destra e il proiettile si palpava nel terzo distale del corpo cavernoso<br />

di sinistra. La TAC eseguita presso il Dipartimento di Emergenza escludeva la presenza di lesioni concomitanti<br />

ad altre strutture. L’ uretrografia retrograda non veniva eseguita, in accordo con la letteratura internazionale,<br />

perché non vi era sospetto di coinvolgimento uretrale. A circa 36 ore dall’ evento, il paziente veniva sottoposto<br />

ad intervento chirurgico di debridement della lesione ed a corpororrafia del foro di ingresso e della corporotomia<br />

eseguita per l’estrazione del proiettile ritenuto. Il post-operatorio è stato senza complicanze . E’ stata<br />

somministrata terapia antibiotica ad ampio spettro e metronidazolo.Vi è stata una completa guarigione con<br />

restitutio ad integrum anatomica e funzionale.<br />

Discussione<br />

L’esplorazione chirurgica è mandatoria per tali lesioni, anche per una loro precisa valutazione circa estensione<br />

e gravità . L’approccio all’ albuginea è stato diretto con due distinte incisioni cutanee,che hanno consentito un<br />

ottimo campo chirurgico e brillanti risultati cosmetici e funzionali, i quali rappresentano gli obiettivi primari<br />

della riparazione chirurgica. Il debridement deve essere accurato, ma conservativo con il risparmio di tutto il<br />

tessuto ancora vitale.<br />

Conclusioni<br />

La valutazione diagnostica ed il trattamento chirurgico delle ferite da arma da fuoco del pene possono essere<br />

potenzialmente complessi. L’esplorazione chirurgica immediata con meticoloso debridement e ricostruzione<br />

dei corpi cavernosi deve essere associata ad una terapia antibiotica ad ampio spettro prolungata per evitare il<br />

rischio di complicanze settiche e funzionali gravi.<br />

20<br />

IL REIMPIANTO URETERALE LAPAROSCOPICO. CONTRIBUTO CASISTICO<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, D._Mattace Raso1, C._Meccariello1, A.._Oliva1, A._Masala1<br />

Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore Dr. A. Masala<br />

Introduzione<br />

Benché l’ureterocistoneostomia laparoscopica sia stata descritta già nel 1994 da Ehrlich (senza antireflusso) e<br />

nel 1995 da Janetschek (con antireflusso) i reports di tale tecnica in letteratura sono scarsi a causa della complessità<br />

della procedura (Kamat 2005). L’evoluzione dell’esperienza rende sempre più realizzabile la chirurgia<br />

urologica ricostruttiva laparoscopica che si beneficia particolarmente di questo accesso. Presentiamo in questo<br />

lavoro l’analisi retrospettiva su 10 casi da noi realizzati.<br />

Materiali e Metodi<br />

Nel periodo 2008-2011 sono stati effettuati 10 interventi di reimpianto ureterale con tecnica laparoscopica in 9<br />

pazienti essendo uno bilaterale. L’età dei pazienti variava da 18 a 61 anni. Sono state trattate 4 stenosi post-isterectomia,<br />

5 stenosi congenite con megauretere e una neoplasia uroteliale a basso potenziale di malignità. In 6<br />

casi è stato effettuato un reimpianto diretto, in 3 un rimodellamento intracorporeo con la tecnica di Hendren,in<br />

1 caso è stata realizzata la tecnica di Boari (Tabella 1)Pz Età/Sex Anno Patologia Intervento Durata Ricovero<br />

Complicanze EsitoS.I. 42 a/F 2008 Stenosi congenita Reimp. diretto 180’ 7 gg No Guarita I.C. 60 a/F 2008<br />

Post-isterectomia Reimp. diretto 240’ 4 gg No Guarita D’A.L. 61 a/M 2009 Neoplasia uretere Boari 190’ 3 gg No<br />

GuaritoP.S. 52 a/M 2009 Megauretere Hendren 150’ 5 gg No GuaritoD’A.L. 18 a/F 2010 Megauretere Hendren<br />

120’ 5 gg IVU 1 anno dopo Guarita C.P. 18 a/M 2011 Megauretere Hendren 120’ 4 gg Stenosi(Dilataz.) Guarito<br />

F.F. 50 a/F 2011 Post-isterectomia Reimp. diretto 150’ 6 gg No Guarita<br />

G.M. 41 a/F 2011 Post-isterectomia Reimp. diretto 120’ 4 gg No Guarita F.F. 50 a/F 2011 Post-isterectomia<br />

Reimp. diretto 90’ 4 gg No Guarita C.M.F. 28 a/F 2011 Megauretere Reimp. diretto 150’ 5 gg No Guarita Tabella<br />

1<br />

Note di tecnicaIl paziente viene posizionato in decubito laterale con il lato da operare in alto ed angolazione<br />

sul letto operatorio di circa 45°. Viene <strong>qui</strong>ndi cateterizzato con Foley ed inoltre viene inserito in vescica un filoguida<br />

idrofilico (Sensor Boston). Con miniaccesso open transperitoneale viene inserito un trokar di Hasson in<br />

ombelico (margine superiore) o a 2 dita trasverse dall’ombelico sul lato opposto a quello da trattare; un secondo<br />

trokar da 5-10 a metà della linea ombelico-spina iliaca anterior-superiore e ombelico e un trokar da 5-10 a metà<br />

della linea ombelico-pubica. L’inserimento di un quarto trokar può essere necessario in casi particolari. L’in-<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

tervento inizia con l’apertura della doccia parieto-colica e la medializzazione del colon. Identificato l’uretere,di<br />

solito all’altezza dei vasi iliaci, si procede all’isolamento di questo che può essere complesso nelle stenosi secondarie<br />

a chirurgia pelvica per l’esuberanza del tessuto cicatriziale o più semplice (almeno l’identificazione)<br />

solo apparentemente nel megauretere (in realtà l’esuberanza dell’uretere può rendere molto laborioso anche in<br />

questi casi l’isolamento). Viene <strong>qui</strong>ndi preparata la parete laterale della vescica. L’identificazione della vescica<br />

viene favorita dal riempimento retrogrado. L’uretere viene ancorato a vescica ancora chiusa con 2 o 3 punti di<br />

vycril 3/0 . Aperta la vescica con una piccola incisione nel punto prescelto per il reimpianto,viene effettuata una<br />

sutura continua del piatto posteriore dell’anastomosi uretero-vescicale; viene <strong>qui</strong>ndi recuperato il filo-guida e<br />

introdotto nell’uretere; su questo,per azione di un operatore esterno, viene montato un catetere ureterale 5 Fr<br />

spinto verosimilmente fino in pelvi renale. Successivamente viene completato il reimpianto con una semicontinua<br />

o punti staccati. L’intervento viene concluso con la riperitoneizzazione,necessaria soprattutto lateralmente<br />

per evitare la discesa e l’incarceramento di anse ileali .Viene infine posizionato un drenaggio pelvico,dalla porta<br />

più laterale. Il catetere ureterale viene poi sostituito a fine procedura con uno stent doppio J con cistoscopio sotto<br />

controllo radiologico. Nella donna negli ultimi 3 casi l’inserimento dello stent è stato effettuato direttamente<br />

sul filo-guida con l’aiuto di un operatore esterno.<br />

Risultati<br />

Le perdite ematiche sono state trascurabili (< 50 cc). La degenza ospedaliera ha avuto una durata variabile da<br />

3 a 6 giorni. Il catetere vescicale è stato rimosso in 8° giornata e lo stent rimosso dopo 6-8 settimane. Con un<br />

follow-up variabile da 1 anno a 3,5 anni i risultati sono eccellenti in tutti i casi trattati. In un caso –megauretere-<br />

si è avuta una pielonefrite da reflusso dopo cistite a distanza di un anno dal reimpianto (non era stata effettuata<br />

una tecnica antireflusso). In un caso – megauretere – si è avuta una substenosi dell’anastomosi che trattata con<br />

dilatazione ha avuto successo (follow-up 8 mesi).<br />

Discussione<br />

Benché la precedente chirurgia possa essere causa di aderenze e rendere problematica la dissezione<br />

laparoscopica,la confidenza con la tecnica sta dimostrando la fattibilità della chirurgia iterativa per via laparoscopica.<br />

Benché ancora poche aumentano in letteratura le segnalazioni in cui viene applicata questa tecnica<br />

con successo e con tutti i vantaggi della mini invasività legati alla laparoscopia.Il rimodellamento intracorporeo<br />

associato al reimpianto ureterale è una tecnica realizzabile con sicurezza ed efficacia. Rimane qualche perplessità<br />

sui tempi di esecuzione,ma la precisione della metodica incoraggia nell’esplorazione di questa tecnica.Il<br />

lembo di Boari effettuato con tecnica laparoscopica è un’alternativa chirurgica in pazienti con stenosi lunghe<br />

dell’uretere distale. Allo stato attuale,benché le pubblicazioni scientifiche che riportano ottimi risultati siano<br />

sempre più numerose, non è ancora valutabile l’esatto ruolo della tecnica laparoscopica. Si può affermare che<br />

oggi il gold standard è la tecnica open e che in futuro o nel presente in centri di laparoscopia avanzata la tecnica<br />

laparoscopica diventerà il gold standard,soprattutto con l’introduzione sempre più frequente della robotica<br />

(Schimpf 2008).<br />

21<br />

CARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE: COSA FARE<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

A._Sangiorgi1<br />

introduzione<br />

Il carcinoma prostatico incidentale è un tumore non palpabile alla visita rettale, trovato “incidentalmente ad un<br />

intervento per IPB (TURP/ATV).Nel TNM staging system viene riconosciuto come stadio T1A.Lo stadio T1 a<br />

sua volta è suddiviso in due categorie: T1A quando il tumore è scoperto casualmente nel 5% o meno del tessuto<br />

asportato T1B quando il tumore è scoperto casualmente in piu’ del 5% del tessuto asportato.<br />

Risultati<br />

Nel 17% dei paz. in stadio T1A si assiste ad una progressione di malattia entro 7 anni dall’ intervento per IPB,<br />

mentre nei paz. in stadio T1B la progressione di malattia avviene nel 68% dei casi.Questi ultimi pertanto necessitano<br />

fin da subito di una terapia definitiva (chirurgia o radioterapia).<br />

Nei paz. in stadio T1A è il livello di PSA 3 mesi dopo la TURP o l’ATV ad individuare i paz. ad alto rischio di<br />

progressione del tumore.<br />

Conclusioni<br />

Attualmente non esiste una uniformita’ nella scelta della miglior terapia del carcinoma prostatico incidentale.<br />

La valutazione terapeutica deve necessariamente comprendere l’eta’ del paziente, le sue condizioni generali<br />

nonche’ una serie di parametri obiettivi e biologici relativi alla neoplasia che hanno valenza prognostica quali il<br />

grado di differenziazione, l’indice di gleason, i livelli enzimatici iniziali e post-operatori del PSA.<br />

Sulla base di una revisione dei propri dati a partire dal 2001, gli autori propongono il loro orientamento di<br />

follow-up e terapeutico.<br />

22<br />

ADENOCARCINOMA MESONEFRICO DELLA VESCICA: CASO CLINICO E REVISIONE DELLA<br />

LETTERATURA.<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

A._Delle Cave1, G.._Lotrecchiano1, L._Salzano1<br />

1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

Introduzione<br />

L’Adenocarcinoma Mesonefrico della vescica è un tumore raro, la cui origine è ancora incerta.La descrizione<br />

dei casi pubblicati si concentra quasi esclusivamente sulle problematiche anatomo-patologiche, fornendo solo<br />

limitate informazioni cliniche e sul follow-up.<br />

Il trattamento chirurgico usuale è la resezione transuretrale seguita da cistectomia radicale, mentre un solo caso<br />

in letteratura è stato trattato con radioterapia, e l’esperienza con chemioterapia è limitata ad un solo trattamento<br />

adiuvante.Il follow-up pubblicato più a lungo termine è di circa 30 mesi. Come tale, la prognosi della malattia<br />

è difficile da stimare.<br />

Materiali e metodi<br />

Riportiamo il caso di una donna di 50 anni. La presentazione clinica è la stessa di quella del cancro uroteliale<br />

(ematuria, disuria, dolore sovrapubico, UTI e ricorrente).MS, una donna di 50 anni, con disturbi urinari (ritenzione<br />

cronica di urina, che richiede autocateterizzazione intermittente) per circa due anni, è stato ricoverato<br />

per ematuria. L’ecografia addomino-pelvica e la TAC in seguito ha mostrato una estesa neoplasia della vescica.<br />

La successiva TURB ha mostrato la natura uroteliale di questa massa. Il trattamento definitivo è consistito in<br />

una cistectomia radicale e confezionamento di ureteroileocutaneostomia sec. Bricker.<br />

Risultati<br />

L’esame istologico è il seguente: adenocarcinoma mesonefrico. La paziente è stata sottoposta a valutazione oncologica<br />

e radioterapica. In assenza di metastasi radiologicamente evidenti (N0M0), e in mancanza di dati<br />

bibliografici relativi a trattamenti<br />

adiuvanti per la malattia localizzata, non abbiamo sottoposto la paziente ad un ulteriore trattamento.Ad un<br />

follow-up di otto mesi, la paziente è ancora viva, senza recidive o metastasi.<br />

Conclusioni e discussione<br />

Nella letteratura, i casi di adenocarcinoma mesonefrico della vescica sono rari (9 casi segnalati in letteratura nel<br />

mondo).Poiché non ci sono sintomi caratteristici per l’adenocarcinoma a cellule chiare della vescica, la diagnosi<br />

si basa principalmente sull’ istopatologia. Tuttavia, una volta che la diagnosi viene determinata, in assenza di<br />

trattamenti standard, la chirurgia radicale è raccomandata. La radioterapia o la chemioterapia non sembrano<br />

essere utili.<br />

23<br />

LA MORBIDITA’ DEGLI STUDI URODINAMICI: NOSTRA ESPERIENZA CLINICA<br />

Argomenti: Neurourologia e Uroginecologia<br />

T._Realfonso1, G._Napodano1, A._Campitelli1, G._Molisso1, R._Sanseverino1<br />

introduzione<br />

Lo studio urodinamico (UDS) rappresenta un utile strumento diagnostico per la valutazione funzionale del<br />

basso tratto urinario maschile e femminile. Poiché è un indagine invasiva, può anche essere la causa di alcuni<br />

sintomi o condizioni. Lo scopo di questo nostro studio è quello di individuare queste eventuali morbidità e la<br />

loro incidenza nella pratica quotidiana. Abbiamo effettuato uno studio su 900 pazienti, sottoposti nel nostro<br />

ambulatorio, dal 2005 al 2011, ad esame urodinamico per differenti indicazioni. Gli esami, eseguiti in modo<br />

asettico ed effettuati secono le linee guida ICS, includevano la uroflussometria, la cistomanometria di riem-


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

pimento, il leak point pressure e lo studio pressione/flusso. Prima di ogni procedura veniva fatta una raccolta<br />

anamnestica accurata, un ‘ecografia dell’apparato urinario, un esame dell’urine e immediatamente prima di<br />

ogni esame un dipstick urinario. I pazienti con dipstick positivi e quelli in terapia antibiotica sono stati esclusi<br />

dallo studio. Gli esami sono stati divisi in due categorie: disfunzioni vescicali non neurogene e disfunzioni<br />

vescicali neurogene. I pazienti sono stati seguiti per un follow-up di 30gg dopo l’esame con registrazione di<br />

ogni nuovo sintomo. L’analisi è stata effettuata su 688 pazienti, 462 femmine e 226 maschi, nei quali avevamo<br />

un FU disponibile.<br />

Risultati<br />

Il gruppo con disfunzioni non neurogene, costituito da 436 pazienti (96 maschi, 340 donne), ha presentato un<br />

tasso complessivo di complicazioni pari al 20% per i maschi (19 pts) e al 12%(40 pts) per il sottogruppo femminile.<br />

Tra i maschi le complicanze registrate sono state: ematuria (5 pts), epididimite (2 pts), infezione con febbre<br />

(4 pts), ritenzione acuta di urina (3 pts), disuria (5 pts). Le complicanze diagnosticate nel sesso femminile sono<br />

state: ematuria (3 pts), infezione senza febbre (14 pts), dolore vescicale (16 pts), febbre (7 pts). I pazienti con<br />

disfunzioni neurogene (252 pts, 120 maschi e 132 femmine) hanno avuto un tasso complessivo di complicazioni<br />

del 22% (26 pts) per il sesso maschile e del 19% (25 pts) per il sesso femminile. Nei soggetti maschili con<br />

disfunzioni neurogene abbiamo riscontrato: ematuria (8 casi), infezione con febbre (12 casi), ritenzione acuta<br />

di urine (4 casi), orchiepididimite (2 casi). Nelle pazienti femminili neurogene abbiamo registrato: infezione<br />

con febbre (14 pts), ematuria (3 pts), dolore vescicale (8 pts).<br />

Conclusioni<br />

Le complicanze rilevate dopo esami urodinamici sono presenti in percentuale non trascurabile ed aumentano<br />

significativamente nel sesso maschile e nei pazienti neurogeni. Pertanto bisogna tener conto dell’invasività del<br />

test, prima di consigliarlo. Un eventuale profilassi antibiotica potrebbe aiutare a ridurre la morbidità dell’esame.<br />

24<br />

IMPLICAZIONI CLINICHE E PROGNOSTICHE DEL CARCINOMA RENALE PAPILLARE NEI SOT-<br />

TOTIPI 1 E 2<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

S._Lupo1, A._Sangiorgi1, F._Andrei1, R._Zama1, G._Tallini2, P._Baldin2, P._Buli1<br />

1 U.O di Urologia Azienda usl di Bo (San Giovanni in Persiceto)<br />

2 Anatomia Paologica Università di Bologna Ospedale Bellaria (Bologna)<br />

introduzione<br />

Il carcinoma renale a cellule papillari rappresenta il secondo più frequente istotipo fra i tumori renali con un incidenza<br />

variabile dal 10 al 15%. Classicamente vengono riconosciuti due sottotipi : carcinoma papillare di tipo<br />

1 a cellule basofile e carcinoma papillare di tipo 2 a cellule eosinofile.L’obiettivo di questo studio è stato quello<br />

di valutare i dati relativi ai due istotipi e di correlarli con il grado, lo stadio e la sopravvivenza cancro-specifica<br />

della malattia allo scopo di validare tale sottoclassificazione ai fini prognostici.<br />

Risultati<br />

Dal 2002 al 2011, 390 pazienti sono stati sottoposti a terapia chirurgica per carcinoma renale. In 66(17%)<br />

casi(47 maschi e 19 femmine con età media pari a 62 anni) fu fatta diagnosi di carcinoma papillare, 42 (64%)<br />

di tipo 1 e 24(36%) di tipo 2. In 48 casi(72%) fu eseguita una chirurgia renale radicale mentre in 18(28%) una<br />

chirurgia conservativa. Il diametro medio tumorale è stato pari a 5.17 cm(range 1.2-16.5) .Dei 42 carcinomi<br />

papillari di tipo 1 : 36 furono in stadio pT1, 4 pT2 e 2 pT3 mentre in relazione al grado 5 furono G1,26 G2,<br />

10 G3 e 1 G4. Dei 24 carcinomi papillari di tipo 2: 7 furono in stadio pT1,5 pT2 e 12 pT3 mentre in relazione<br />

al grado 1G1, 7 G2, 14 G3 e 2 G4. Il carcinoma papillare di tipo 2 rispetto al tipo 1 fu associato ad un più alto<br />

grado(67% vs 26%) ed ad uno stadio localmente avanzato della malattia(50% vs 5%).<br />

Il follow- up medio è stato pari a 54 mesi (range 4-108 mesi).La sopravvivenza cancro specifica è stata del 93%<br />

nell’istotipo 1 e del 80% nell’istotipo 2.<br />

Conclusioni<br />

La classificazione istologica del tumore renale papillare dai risultati del nostro studio sembra avere delle importanti<br />

implicazioni cliniche in accordo con gli studi di Delahunt e Eble. In particolare il carcinoma papillare<br />

di tipo 2 è correlato ad un più alto grado(G3,G4) e ad uno stadio localmente più avanzato. L’identificazione del<br />

sottotipo 2 pertanto risulta importante ai fini prognostici e potrebbe essere di aiuto per un eventuale terapia<br />

adiuvante .<br />

25<br />

SCHISTOSOMIASI VESCICALE, UNA PARASSITOSI MOLTO RARA NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI<br />

CHE PUO’ MIMARE LA NEOPLASIA VESCICALE: REPORT DI 2 CASI IN 18 MESI,REVISIONE ED<br />

AGGIORNAMENTO DELLA LETTERATURA.<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

D._Masala1, F._Camarda1, L._Zappalà1<br />

introduzione<br />

La Schistosomiasi vescicale è una malattia rara nei Paesi industrializzati, il cui impatto può divenire rilevante<br />

in relazione al recente ulteriore aumento dei flussi migratori dai Paesi dell’Africa Sud-Sahariana e del Medio<br />

Oriente. In termini di impatto sulla salute pubblica è la più importante malattia tropicale dopo la malaria. E’<br />

diffusa esclusivamente in Paesi tropicali e subtropicali, contando circa 200 milioni di casi all’anno. Gli Autori<br />

descrivono 2 casi recentemente giunti alla loro osservazione; presentano inoltre una revisione dei 10 casi finora<br />

descritti in Letteratura dal 1992 ed eseguono un aggiornamento della stessa a 12 casi complessivi.<br />

Risultati<br />

CASO CLINICO: Gli Autori descrivono due casi, giunti all’osservazione tra Luglio 2010 e gennaio 2012, di<br />

Schistosomiasi vescicale, analoghi per sintomatologia ed evoluzione clinica della malattia, in 2 giovani maschi<br />

africani rispettivamente di 30 e 22 anni provenienti dalla Costa d’Avorio e dal Sudan esuli e rifugiati politici.<br />

I due pazienti giungevano in visita urgente di PS con disuria ingravescente ed ematuria; venivano da noi sottoposti<br />

a visita urologica con digito-retto-esplorazione e controllo ecografico “fast” risultata in ambedue i casi<br />

negativa. I pazienti venivano dimessi con antibioticoterapia e con l’indicazione ad eseguire: ecografia apparato<br />

urinario, esame citologico delle urine e, successivamente alla terapia, esame urine con urinocoltura. Al successivo<br />

controllo entrambi riferivano netto miglioramento della sintomatologia con scomparsa dell’ematuria. In<br />

un caso l’ecografia mostrava sulla parete laterale sinistra una formazione iperecogena aggettante nel lume di circa<br />

1 cm; nel secondo caso evidenziava numerosissime formazioni iperecogene di tipo calcareo lungo tutto l’ambito<br />

parietale della vescica; l’esame delle urine risultava negativo in ambedue i casi, l’esame citologico urinario<br />

deponeva per “elementi uroteliali atipici, numerose cellule flogistiche”. Il primo paziente veniva programmato e<br />

sottoposto a TurB della sospetta neoformazione con esito istologico di “neoplasia vescicale superficiale pTaG1<br />

secondaria a schistosomiasi vescicale”. Il secondo paziente veniva indagato con uretrocistoscopia (e contestuale<br />

biopsia) delle aree iperemiche e rilevate evidenziate sul fondo e a livello della regione intertrigonica attorno alle<br />

quali si repertavano aggregati di aspetto calcifico adesi alla parete vescicale. La risposta bioptica era di “schistosomiasi<br />

vescicale con ricca reazione flogistica stromale ed iperplasia uroteliale”. Il primo paziente è attualmente<br />

in follow-up Uro-Oncologico per neoplasia vescicale ed esegue controlli periodici con: esame citologico delle<br />

urine ed uretrocistoscopia; l’ultimo controllo evidenziava assenza di recidiva di neoplasia e presenza di formazioni<br />

calcifiche ovalari e tondeggianti sul fondo vescicale, interpretate come uova del parassita. Ambedue i<br />

pazienti venivano poi sottoposti ad UroTc che mostrava “a livello renale alcune calcificazioni con amputazione<br />

della base dei calici e segni di iniziale necrosi papillare come esito cicatriziale; in vescica alcune focali calcificazioni<br />

parietali”.Dopo risoluzione della problematica urologica i pazienti sono stati inviati per competenza<br />

all’Istituto di Igiene e Sanità Pubblica ove sono stati sottoposti a specifici test sierologici ed attualmente sono in<br />

terapia con cicli di Praziquantel (Biltricide) da 40 mg/kg.<br />

Conclusioni<br />

La Schistosomiasi vescicale è una parassitosi endemica in molte regioni dell’Africa e del Medio Oriente ed in<br />

aumento significativo anche nel nostro Continente proporzionalmente all’aumento dei flussi migratori. Ha un<br />

impatto severo sulla salute pubblica per la sintomalogia e per il rischio di evoluzione verso un tumore vescicale.<br />

I sintomi generali sono molto aspecifici, più tipici sono disuria ed ematuria. Esistono diversi segni tipici<br />

sia laboratoristici che strumentali che indirizzano verso la diagnosi, ma la conferma è sempre sierologica. Il<br />

trattamento codificato è giustificato solo nelle parassitosi attive e prevede la somministrazione ciclica di Praziquantel<br />

(Biltricide) o di Metrifonato. La disuria e l’ematuria tipica impongono un trattamento sintomatico e<br />

sono importanti il corretto svuotamento vescicale e l’antibioticoprofilassi per ridurre al minimo il rischio di<br />

sovrapposizioni batteriche. Data la tendenza alla cronicizzazione ed alla fibrosi è opportuno eseguire un controllo<br />

periodico con Uro-Tc e prove di funzionalità renale per monitorare la morfologia e dell’alta via urinaria<br />

e della vescica e la funzione renale. Le forme neoplastiche vescicali Schistosoma-correlate vanno trattate con<br />

TurB ed i pazienti sottoposti ad un regime di follow-up analogo a quello delle neoplasie vescicali superficiali.<br />

26<br />

SLING TOT: FOLLOW UP A 5 ANNI<br />

Argomenti: Neurourologia e Uroginecologia<br />

M._Seveso1, G._Taverna1, G._Giusti1, R._Hurle1, L._Castaldo1<br />

introduzione<br />

L’impianto di mesh TOT ( transobturator vaginal Tape) è ormai riconosciuto come approccio chirurgico miniinvasivo<br />

e standardizzato, efficace nella cura dell’incontinenza urinaria da sforzo femminile. In letteratura però<br />

sono ancora purtroppo di scarsa entità i dati sui risultati a lungo termine. Scopo di questo studio è riportare i<br />

risultati della nostra casistica considerando solo le pazienti con follow up di almeno 5 anni, valutando l’efficacia<br />

terapeutica della metodica, le complicanze ed il grado di soddisfazioneMetodi: lo studio si basa sui dati di 43<br />

pazienti sottoposta a posizionamento di sling TOT dal 2004 al 2006 presso il nostro Istituto. L’età media della<br />

pazienti era di 66 anni. Le pazienti sono state valutate pre-operatoriamente mediante anamnesi, esame obiettivo,<br />

esame urodinamico, urino coltura ed ecografia apparato urinario. La tecnica chirurgica di posizionamento<br />

dello sling è stata quella classica outside-in descritta da Delorme. Al follow up di 5 anni abbiamo valutato<br />

l’efficacia clinica in termini di continenza urinaria e di abitudini minzionali, mediante analisi della presenza di<br />

episodi di incontinenza urinaria, numero di pads utilizzati, stress test, la presenza di complicanze quali erosioni<br />

del tape e incontinenza da urgenza de novo e il grado di soddisfazione della procedura in termini di percezione<br />

soggettiva.<br />

Risultati<br />

26 pazienti risultano guarite non utilizzando alcun residuo contenitivo e non manifestando alcun episodio di<br />

incontinenza urinaria da sforzo con stress test negativo. 11 risultano migliorate con un numero di pads utilizzati<br />

diminuiti rispetto al periodo pre-operatorio. 3 pazienti hanno richiesto il posizionamento di una sling TVT<br />

per recidiva dell’incontinenza, 1 paziente è stata sottoposta a colposacropessia per insorgenza di cistocele di<br />

IV grado. Queste pazienti risultano ad oggi clinicamente guarite. 2 pazienti sono state sottoposte ad impianto<br />

parauretrale con bulking agents ma senza beneficio. In 8 pazienti è stata registrata l’insorgenza di incontinenza<br />

da urgenza de novo con un aumento progressivo dell’incidenza nel corso del follow up. 6 di queste pazienti<br />

sono in trattamento con farmaci anticolinergici con buona risposta terapeutica. In 2 pazienti si è registrato una<br />

erosione vaginale della sling che ha necessitato la sua asportazione parziale. 32 pazienti risultano soddisfatte<br />

complessivamente o comunque consiglierebbero la procedura<br />

Conclusioni<br />

i risultati della nostra casistica confermano la validità terapeutica della sling TOT anche a lungo termine senza<br />

un declino degli ottimali risultati iniziali. La ridotta incidenza di effetti collaterali e complicanze e l’elevato<br />

soddisfazione della pazienti, caratterizza la peculiarità di tale metodica mini-invasiva. Da stigmatizzare risulta<br />

peraltro il peggioramento dell’incontinenza urinaria da urgenza nel corso del follow up.<br />

27<br />

NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA: FOLLOW UP ONCOLOGICO A 5 ANNI<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumori uroteliali<br />

M._Seveso1, G._Taverna1, G._Giusti1, R._Hurle1, L._Castaldo1, A._Benetti1, R._Peschechera1, P._Graziotti1<br />

introduzione<br />

la nefroureterectomia laparoscopica è stata per la prima volta descritta nel 1991 e da allora è divenuta una<br />

tecnica alternativa a quella tradizionale open per il trattamento dei tumori uroteliali delle alte vie escretrici,<br />

dimostrando peraltro minori perdite ematiche intra e perioperatorie, ridotto dolore e rapidi tempi di recupero<br />

funzionale. Scopo di questo studio è riportare i dati a lungo termine dei pazienti sottoposti a nefroureterectomia<br />

laparoscopica nel nostro Istituto con follow up di almeno 5 anni, valutandone l’efficacia del controllo<br />

oncologico.<br />

Materiali e metodi:<br />

dal gennaio 2001 al dicembre 2006 abbiamo sottoposto a nefroureterectomia video laparoscopica 27 pazienti<br />

( 19 maschi e 8 femmine) di età media di 69 anni ( range 54-77 anni). In tutti i casi l’isolamento completo del<br />

rene è stato condotto per via transperitoneale mentre l’asportazione in blocco unitamente al tratto terminale<br />

dell’uretere e della cuffia vescicale è avvenuto mediante incisione laparotomioca mediana. Il tumore era localizzato<br />

nel 59% dei casi nelle cavità calicopieliche, nel 23% nell’uretere e nel 18% in entrambre le sedi. Il follow<br />

up è consistito in valutazioni cistoscopiche con esame citologico delle urine ogni 3-6 mesi, UroTAC e Rx torace<br />

ogni 6 mesi<br />

Risultati: L’esame istologico ha dimostrato trattarsi di tumore ad alto grado nel 73% dei casi, a basso grado nel<br />

27%, CIS in 2 pazienti, Ta in 9,T1 in 5, T2 in 4, T3 in 6 e T4 in 1 paziente. Al follow up superiore ai 5 anni ( range<br />

5-11 anni) 11 pazienti hanno sviluppato un TCC vescicale, 1 paziente è stato sottoposto a nefrectomia contro<br />

laterale per malattia uroteliale metacrona, 3 pazienti sono stati sottoposti a cistectomia radicale. 4 pazienti<br />

hanno avuto una recidiva locale di malattia; questi ultimi risultano tutti deceduti nonostante il trattamento<br />

chemioterapico intrapreso. 3 pazienti hanno sviluppato metastasi; 4 sono deceduti per motivi non correlati.<br />

Nessun paziente ha sviluppato metastasi localizzate nelle sedi delle porte laparoscopiche. Il periodo medio di<br />

comparsa delle recidive uroteliali è stato di 8 mesi mentre di quelle non uroteliali di 10 mesi. Al momento del<br />

termine dello studio il 60% dei pazienti ( 16) è vivo senza evidenza di malattia. Lo stadio del tumore e la localizzazione<br />

ureterale rappresentano i fattori di rischio di recidiva.<br />

Conclusioni<br />

la nefroureterectomia laparoscopica è divenuta in questi anni una tecnica standardizzata nei pazienti con malattia<br />

neoplastica transizionale delle alte vie escretrici non metastatica. La sopravvivenza e le recidive sono paragonabili<br />

a quelle ottenute mediante la tradizionale tecnica open. Questi dati si aggiungono ai già noti vantaggi<br />

in termini di minore invasività e maggiore compliance da parte dei pazienti.<br />

28<br />

TERAPIA MEDICA DELL’ASTENOSPERMIA IDIOPATICA: EFFICACIA DI UN’ASSOCIAZIONE DI L-<br />

ARIGININA, L- CARNITINA, L-TAURINA, L-ORNITINA, L- CITRULLINA E COENZIMA Q10<br />

Argomenti: Infertilità<br />

M._Carrino1, R._Aponte1, L._Pucci1, A._Oliva1, R._Muscariello1, A._Masala1<br />

introduzione<br />

OBIETTIVO: Valutazione dell’efficacia nel miglioramento della cinesi nemaspermica totale e della motilità lineare.<br />

DISEGNOStudio aperto non randomizzato senza controllo con placebo. CAMPIONI IN ESAME50 pazienti<br />

(24 -36 anni) con astenozoospermia idiopatica (WHO 2004). CRITERI DI ESCLUSIONE Ipogonadismo<br />

o gravi endocrinopatie, dispermia flogistica, varicocele clinico, Mar Test positivo o dubbio, malattie genetiche,<br />

gravi malattie sistemiche, assunzione nei tre mesi precedenti l’arruolamento di altri farmaci con indicazione<br />

per l’infertilità maschile incluse le gonadotropine. STRATEGIA TERAPEUTICALa terapia è stata condotta in<br />

maniera bifasica. Nei primi 30 giorni (fase di induzione) è stata somministrata l’associazione farmacologica<br />

con alte dosi di arginina e coenzima Q10 (L-arginina 2500mg, L-taurina 500mg, Coenzima Q10 200 mg, vitamina<br />

C 180 mg e vitamina E 30 mg).Successivamente, per 90 giorni, è stata somministrata una terapia con<br />

diverse associazioni, con dosi inferiori di arginina e coenzima Q10 (L-arginina 300mg, L-carnitina 200 mg,<br />

L-ornitina 100 mg, L-citrullina 100 mg, coenzima Q10 60 mg e vitamina E 30 mg).Tutti i pazienti arruolati<br />

sono stati sottoposti a triplice valutazione del li<strong>qui</strong>do seminale 10 giorni prima dell’arruolamento, al momento<br />

dell’arruolamento e dopo 90 giorni di terapia dal medesimo esaminatore con attenta valutazione della cinetica<br />

nemaspermica.L’analisi nomoparametrica della motilità nemaspermica totale e lineare è stata valutata con test<br />

di student.<br />

Risultati<br />

La motilità totale è significativamente aumentata dopo terapia (da 28,5 ±6,3% a 35,10 ±5,80%) con P < 0,0002.<br />

Anche la cinetica lineare è passata dal 10,21 ± 2,43% al 14,4± 6,8%) con P = 0,0003.<br />

Conclusioni<br />

Sono state osservate 4 gravidanze spontanee nel periodo desiderato ed una gravidanza dopo I.C.S.I. per concomitante<br />

fattore femminile (ostrazione tubarica in paziente con monosalpinge dopo gravidanza extrauterina).I<br />

risultati confermano il ruolo positivo di tale strategia terapeutica ed andrebbero ulteriormente validati mediante<br />

studi randomizzati e controllati con placebo.<br />

13


14<br />

auronews<br />

29<br />

STANDARDIZZAZIONE DELLE TECNICHE DI REPORT E GRADING DELLE COMPLICANZE IN<br />

CHIRURGIA PROTESICA<br />

Argomenti: Chiurgia ricostruttiva, Disfunzioni sessuali<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

introduzione<br />

L’accurata valutazione della gravità delle complicanze e la possibilità di un loro preciso ed omogeneo report<br />

rappresenta un irrinunciabile indicatore di qualità delle procedure chirurgiche.Consente infatti una stratificazione<br />

della morbilità di ciascuna procedura, una precisa comparazione di tecniche diverse, una chiara presentazione<br />

al paziente del rischio operatorio nei confronti di altre metodiche, nonché un miglior confronto dei<br />

risultati di centri differenti e di diversi uro-andrologi. Abbiamo rivalutato le complicanze di impianti protesi<br />

secondo la Clavien-Dindo (versione rivisitata e validata) identificando per ciascuna la corretta attribuzione<br />

alla classe di gravità.<br />

Materiali e Metodi<br />

Sono state riviste 60 procedure di impianto eseguite dal 2006 al 2010 da un solo operatore e con identica tecnica<br />

riconsiderando le complicanze secondo la classificazione di Clavien-Dindo applicata alla chirurgia protesica.<br />

Il sistema di riclassificazione è stato eseguito secondo la procedura indicata da Mitropulos et coll: definizione<br />

delle complicanze ed assegnazione ad una classe di gravità; descrizione del metodo di raccolta dati (prospettico-<br />

retrospettivo) e qualifica del data menager (medico- paramedico- altri) indicando se ha partecipato alla<br />

sperimentazione; durata del follow up; distinzione delle complicanze correlate alla procedura o da essa indipendenti;<br />

segnalazione della incidenza statistica dei “persi al follow up”.Le complicanze identificate sono state<br />

assegnate ad una specifica classe di Clavien- Dindo secondo i seguenti criteri:<br />

CLASSE I = Intenso dolore post-operatorio.Infezioni cutanee superficiali (Adesepidermofria inguinale).Disfunzioni<br />

psicologiche personali o relazionali richiedenti counselling psicosessuolo_ gico.Ematoma superficiale.<br />

CLASSE II = Ematoma pelvico con Hb 6,5 (emotrasfusione)<br />

CLASSE III = Infezione con rimozione dell’impianto. Rigetto – Rottura meccanica – Estrusione.Effetto “Concorde”<br />

– Ematoma grave (revisione chirurgica). Dolore incontrollabile con terapia medica. Aneurisma dei<br />

cilindri. Deformazione ad “S”. CLASSE IV = IctusCLASSE V = Non riscontrate<br />

Risultati<br />

Sono state osservanze nove complicanze di Classe I (4 ematomi superficiali, 2 infezioni cutanee, 1 dolore intenso<br />

post-operatorio, 2 disfunzioni psicologiche), una complicanza di classe II (ematoma pelvico con emotrasfusione);<br />

sei complicanze di classe III (1 rottura meccanica, 2 infezioni, 1 estrusione uretrale, 1 ematoma grave,<br />

1 rimozione di protesi funzionante per dolore incontrollabile) una sola complicanza di classe IV (Ictus in 7a<br />

giornata in paziente iperteso), nessuna complicanza di classe V.<br />

Conclusioni<br />

La classificazione standardizzata delle tecniche di report e Grading delle complicanze in chirurgia è un obiettivo<br />

di fondamentale importanza a cui tendono le più importanti società scientifiche, in particolare nella chirurgia<br />

protesica ove risulta elevata l’incidenza e la possibilità di contenzioso. È auspicabile che altri centri<br />

aderiscano al nostro iniziale tentativo di standardizzazione allo scopo di identificare sottoclassi di complicanze<br />

da meglio definire secondo lo schema proposto. Tutto ciò alfine di formulare una standardizzazione A.U.R.O.<br />

da utilizzare di routine e proporre ad altre società scientifiche<br />

30<br />

DELAYED ORGASM: RISULTATI DELLA TERAPIA ON DEMAND CON AMANTADINA CLORIDRA-<br />

TO<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

introduzione<br />

Il D.S.M.- I.V.- T.R. definisce l’eiaculazione ritardata “delayed orgasm” come un persistente o ricorrente ritardo<br />

dell’eiaculazione fino alla sua totale assenza dopo una attività sessuale regolare in rapporto all’età del paziente<br />

ed al contesto sessuologico in cui essa avviene.È fondamentale che arrechi disagio personale e relazionale o alla<br />

coppia.L’incidenza media è del 4% della popolazione sessualmente attiva.Vi sono, però, recenti segnalazioni di<br />

notevole incremento statistico. Riportiamo l’esperienza triennale del nostro ambulatorio andrologico.<br />

Materiali e Metodi<br />

Nel triennio 2008- 2011 sono stati visitati 85 pazienti con disfunzione eiaculatoria riferibile a delayed orgasm.<br />

All’anamnesi 21 di essi sono stati esclusi poiché in trattamento con farmaci in grado di indurre disfunzione cronologiche<br />

dell’eiaculazione (prevalentemente psicotropi, PD5 inibitors, -litici). Altri 16 non sono stati ammessi<br />

perché non conformi ai criteri di inclusione prescelti. Sono risultati valutabili 48 pazienti non stratificati per<br />

gravità del sintomo ai quali è stato proposto trattamento con amantadina cloridrato (azione dopaminergica ed<br />

anticolinergica) alla dose di 100 mg da assumere circa 2 ore prima del rapporto per otto settimane.<br />

Criteri di Inclusione<br />

Criteri di inclusione per lo studio sono stati:- relazione eterosessuale stabile (almeno un rapporto a settimana),-<br />

delayed orgasm dal primo rapporto e da almeno 6 mesi,- disagio sessuale personale e/o di coppia,- assenza di<br />

D.E. e patologie andrologiche correlate,- esame obiettivo neurourologico nella norma,- assenza di interventi<br />

chirurgici o endoscopici in grado di interferire con l’eiaculazione<br />

Risultati<br />

Dei 48 pazienti arruolati 7 non si sono presentati al follow up, 4 hanno interrotto la terapia prima dell’ottava<br />

settimana per effetti collaterali farmaco-correlati (nausea, vertigini, ipotensione, disturbi della concentrazione<br />

e del comportamento).Due pazienti avevano interrotto la loro relazione. 16 pazienti hanno riferito netto miglioramento<br />

della sintomatologia (normalizzazione o under grading di gravità). 11 pazienti hanno riferito lieve<br />

miglioramento dei parametri eiaculatori spesso associato a notevole disagio per la somministrazione on demand.Nessun<br />

risultato in 8 pazienti a cui è stata suggerita terapia alternativa e/o counselling psicosessuologico.<br />

Conclusioni<br />

Il Delayed orgasm rappresenta una patologia di complesso inquadramento nosografico e di difficile gestione<br />

terapeutica (scarsa letteratura / insufficiente stratificazione dei pazienti / scarsa disponibilità di accesso al<br />

counselling). L’ amantadina cloridrato on demand si conferma soluzione terapeutica sicura e di accettabile<br />

efficacia.<br />

31<br />

DISFUNZIONI SESSUALI MASCHILI IN COPPIE INFERTILI: INCIDENZA E GESTIONE CLINICA<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali, Infertilità<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

introduzione<br />

Le disfunzioni sessuali maschili in corso di protocollo diagnostico terapeutico per infertilità di coppia presentano<br />

in letteratura un’incidenza media del 27%.Possono presentarsi sia in fase diagnostica sia in corso di<br />

procedure di fecondazione “facilitata” (rapporti mirati) o “assistita” (inseminazione intrauterina, F.I.V.).<br />

La disfunzione sessuale può essere lieve (ad esempio calo della libido con ridotta frequenza coitale), di media<br />

gravità (occasionale D.E. o eiaculazione ritardata), grave (D.E. severa o aneiaculazione).Riportiamo i dati relativi<br />

a 112 pazienti giunti alla nostra osservazione per disfunzione sessuale in corso di infertilità di coppia.<br />

Materiali e Metodi<br />

Nel periodo Marzo 2006- Febbraio 2010 sono state analizzate le cartelle ambulatoriali di 112 pazienti giunti<br />

all’ambulatorio di andrologia del nostro ospedale per disfunzione sessuale in corso di infertilità di coppia (età<br />

33 ± 5,7).In 68 pazienti (60,7%) la consulenza andrologica è stata richiesta per disfunzione erettile prevalentemente<br />

in corso di rapporto mirato (74%). Dodici pazienti lamentavano disturbi cronologici dell’eiaculazione<br />

(in 3 casi ritardata, in 3 assente, in 6 precoce) come causa di infertilità.Trentacinque pazienti lamentavano grave<br />

calo della libido più o meno associata ad anafrodisia (sindrome del baby-maker). Sette casi sono da considerare<br />

reali urgenze andrologiche (totale mancanza di erezione o eiaculazione in occasione di fecondazione assistita).<br />

Risultati<br />

I pazienti sono stati trattati con protocollo terapeutico pratico (Goal Oriented). Nei casi di disfunzione erettile<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

situazionale è stato incentivato l’uso preventivo degli I.F.D. “on demand” o in regime daily in rapporto alle<br />

preferenze di coppia.L’eiaculazione ritardata è stata trattata con amantadina on demand più counselling mentre<br />

l’eiaculazione prematura è stata gestita con i protocolli terapeutici abituali rassicurando la coppia sullo scarso<br />

impatto sulla fertilità.Nei casi più gravi è stato proposto il preventivo prelievo di spermatozoi testicolari (TESA-<br />

TESE- MESA) con congelamento.Due pazienti che rifiutavano l’uso di gameti congelati con gravi difficoltà di<br />

erezione ed eiaculazione in occasione di F.I.V. o I.C.S.I. sono stati istruiti all’iniezione intracavernosa.<br />

Conclusioni<br />

L’elevata incidenza delle disfunzioni sessuali in corso di protocollo diagnostico terapeutico per infertilità maschile<br />

impone all’uro-andrologo pratico una sensibilità specifica nella presa in carico e nella gestione clinica.La<br />

disponibilità di consulenza psico-sessuologica risulta indispensabile nell’approccio alla coppia infertile in un<br />

delicato complesso vissuto di relazione.<br />

32<br />

DISFUNZIONI SESSUALI PERSISTENTI IN PAZIENTI IN TERAPIA CON FINASTERIDE<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

introduzione<br />

Gli inibitori delle 5-reduttasi riducono il volume prostatico e migliorano lo score sintomatologico dei pazienti<br />

con iperplasia prostatica benigna.La finasteride è stata ampiamente utilizzata anche nel trattamento dell’alopecia<br />

androgenica. Gli effetti collaterali della terapia spesso sono considerati lievi e transitori. La disfunzione<br />

sessuale che esibisce un’incidenza media (per noi sottostimata) del 4% impatta negativamente sulla qualità di<br />

vita dei pazienti e può persistere anche dopo la sospensione del farmaco.<br />

Wessel e collaboratori hanno segnalato che solo il 50% dei pazienti ottiene una risoluzione completa della<br />

sintomatologia.Riportiamo l’esperienza dell’ambulatorio di andrologia su una coorte significativa di pazienti<br />

in trattamento con finasteride.<br />

Materiali e Metodi<br />

Dal gennaio 2007 a dicembre 2010 giungono presso il nostro ambulatorio 142 pazienti per disfunzione sessuale<br />

in trattamento con finasteride.118 dei pazienti (età 52 – 75 anni) erano affetti da IPB mentre 24 assumevano<br />

finasteride con dose per alopecia androgenica.<br />

A consulenza andrologica 48 pazienti lamentavano D.E., 31 calo della libido, 12 pazienti eiaculazione di volume<br />

ridotto o assente, 11 pazienti ginecomastia e nei restanti 40 pazienti vi era un’associazione di due o più<br />

dei sintomi sopra descritti.A tutti i pazienti è stata proposta la sospensione della terapia ed una rivalutazione<br />

dopo 8 settimane.<br />

Risultati<br />

Sedici pazienti (13,2%) hanno rifiutato di sospendere la terapia, 7 (6,8%) non si sono presentati alla visita di<br />

follow up.Sono risultati valutabili 119 pazienti (80%).In 78 pazienti (66,5%) la sola sospensione della terapia<br />

ha determinato una completa risoluzione della sintomatologia clinica. In 41 pazienti (34,5%) la disfunzione<br />

sessuale che aveva indotto la consulenza andrologica risultava persistente (72,3%) o appena ridotta nel 27, 7%<br />

dei casi.Solo in questi ultimi pazienti è stata prescritta valutazione endocrinologica completa (Testosterone<br />

totale ed available, LH, DHT ed E2) per modulare il protocollo terapeutico.<br />

Conclusioni<br />

Per determinare il potenziale e la persistente sessuotossicità della terapia con finasteride bisognerebbe assumere<br />

un atteggiamento mentale altamente critico sotto il profilo prescrittivo, in particolare in pazienti giovani<br />

con alopecia androgenica. L’impatto del danno potenziale alla qualità di vita va discusso preventivamente con<br />

il paziente considerando l’opportunità di schemi terapeutici alternativi.<br />

33<br />

MALATTIA DI LA PEYRONIE E D.E. GRAVE. QUANDO L’IMPIANTO PROTESICO DA SOLO NON<br />

BASTA<br />

Argomenti: Chiurgia ricostruttiva, Disfunzioni sessuali, Patologie peniene ,<br />

M. Carrino,1 R. Muscariello, L. Pucci, R. Giannella, F. Monaco, R. Aponte,,Oliva E A. Masala<br />

1 U.O.S. Chirurgia Andrologica “A.O.R.N. Cardarelli” (Napoli)<br />

introduzione<br />

L’impianto di protesi tricomponente rappresenta una elegante soluzione terapeutica per pazienti con I.P.P. e<br />

D.E. grave. Tuttavia l’impianto, sicuramente efficace in termini di rigidità, può da solo non essere sufficiente a<br />

ripristinare un’asse penieno ortogrado e pertanto si rendono indispensabili manovre aggiuntive ben codificate<br />

in chirurgia andrologica (manovra di Wilson – incisione di placca, incisione + patch). Abbiamo rivalutato la<br />

nostra casistica degli ultimi 5 anni per determinare la presenza di parametri clinici pre-operatori che correlino<br />

con la necessità di manovre adiuvanti e che consentano di prevederne con elevata probabilità le caratteristiche.<br />

Tutto ciò allo scopo di un’adeguata programmazione chirurgica e di una corretta informazione al paziente.<br />

Materiali e Metodi<br />

Sono state rivalutate 42 procedure chirurgiche.Per 32 pazienti di 53 ± 8 anni, sottoposti ad impianto protesico<br />

tricomponente per D.E. ed I.P.P. nel nostro ospedale, la necessità di manovre correttive dell’asse penieno è stata<br />

considerata perché, al termine della procedura di impianto ed al massimo gonfiaggio, residuava una curvatura<br />

maggiore del 10%.Non eseguiamo mai in questi casi la manovra di Wilson per l’elevato rischio di lesioni<br />

uretrali (metanalisi Kaplan-Meyer).In questi pazienti utilizziamo la tecnica delle incisioni/divulsioni multiple<br />

dell’albuginea superficiale sec. Mulhall riservando il grafting solo in caso di esposizione dell’impainto.<br />

Risultati<br />

Dei 18 pazienti con curvatura pre-opertatoria ≤ di 30° è risultato sufficiente il solo impianto protesico.Il 13%<br />

dei pazienti con curvatura pre-operatoria tra 31° e 45° esibiva curvatura residua dopo gonfiaggio massimale<br />

rendendo necessaria l’incisione di placca.Solo in due pazienti è stato necessario procedere a grafting. In questi<br />

l’angolo di recurvatum risultava essere maggiore del 60%.<br />

Conclusioni<br />

In più del 60% dei pazienti con I.P.P..e D.E. grave è sufficiente il solo impianto protesico. Più dell’80% dei<br />

pazienti con curvatura pre-operatoria maggiore di 45° richiede manovre chirurgiche adiuvanti.L’angolo di<br />

recurvatum pre-operatorio alla massima rigidità consente una corretta programmazione chirurgica ed una<br />

cristallina informazione al paziente.<br />

34<br />

CAUSE RARE DI PRIAPSIMO: NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Patologie peniene<br />

M._Carrino1, P._Fedelini1, L._Pucci1, R._Muscariello1, F._Monaco1, R._Giannella1, D._Masala1, A._Masala1<br />

introduzione<br />

Il priapismo rappresenta un’emergenza urologica sottostimata in letteratura (0,5 casi x 100.000 uomini/anno) e<br />

con picco bimodale tra i 5 e i 10 anni e tra i 20 e 50 anni. Nell’infanzia e nell’adolescenza in circa l’80% dei casi<br />

si presenta nel quadro di malattie ematologiche mentre nell’adulto prevalgono le forme idiopatiche e iatrogene.<br />

Abbiamo rivisitato la nostra casistica 2006/2011 allo scopo di identificare i casi che sfuggono agli abituali protocolli<br />

diagnostici per l’eccezionalità eziologica.<br />

Materiali e Metodi<br />

Dal gennaio 2006 al dicembre 2011 sono giunti presso la nostra unità operativa di pronto soccorso urologico<br />

82 casi di priapismo.Tutti i casi sono stati sottoposti a protocollo diagnostico terapeutico secondo linee guida<br />

interne concordate e già pubblicate. Nella revisione dei casi sono stati identificati 6 pazienti in cui l’eziopatogenicità<br />

ha richiesto un iter diagnostico più complesso in rapporto alla rarità del caso clinico.<br />

Risultati<br />

Vengono presentati tre casi di priapismo intermittente in pazienti con screening ematologico negativo per<br />

emolinfopatie ed anemia falciforme, un caso secondario a particolari abitudini sessuali, un caso secondario a<br />

neoplasia rara dei corpi cavernosi ed un caso in un bambino di 8 anni affetto da deficit enzimatico congenito.<br />

Conclusioni<br />

In circa il 10% dei pazienti il priapismo è secondario a patologie di non frequente riscontro.In particolare nelle<br />

forme intermittenti in pazienti “non falciformi” può essere sintomo precoce di alterazioni emocoagulative la<br />

cui identificazione può risultare di fondamentale importanza nella prevenzione di gravi incidenti ischemici.


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

35<br />

CISTECTOMIA RADICALE EXTRAPERITONEALE: ESPERIENZA CHIRURGICA NEL PAZIENTE<br />

ANZIANO (> 78/80 ANNI)<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

G._Lotrecchiano1, A._Delle Cave1, F._Attanasi1<br />

1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

introduzione<br />

L’ incidenza del tumore della vescica aumenta con l’età. Gli individui di età superiore ai 70 anni sviluppano la<br />

malattia 2 – 3 volte più frequentemente di quelli di età compresa tra i 55 e i 69 e 15 – 20 volte più spesso che nei<br />

soggetti tra i 30 e i 54 anni. Il picco d’incidenza si osserva intorno agli 85 anni di età. A causa delle variazioni<br />

demografiche, ci si aspetta la triplicazione del numero di ottuagenari nei prossimi 25 anni, e di conseguenza<br />

un incremento di pazienti anziani con neoplasia vescicale, non-invasiva, ma anche invasiva. Pertanto la morbidità<br />

e la mortalità per carcinoma vescicale invasivo assumerà sempre maggiore rilevanza clinica, sociale ed<br />

economica.<br />

Il ruolo della cistectomia negli anziani non è chiaramente definito. Pochi sono i lavori, pubblicati da centri di<br />

eccellenza, che documentano la fattibilità di questo approccio negli anziani, e ancora non è chiaro se questi dati<br />

possono essere estrapolati per una base più ampia. Abbiamo pertanto effettuato nei pazienti anziani (>78 anni)<br />

la Cistectomia radicale per via extraperitoneale. Scopo del nostro lavoro è di valutare la fattibilità e contemporaneamente<br />

la morbidità e la mortalità di questa procedura nei pazienti anziani.<br />

Materiali e Metodi .<br />

Dall’aprile 2002 al dicembre 2011, presso il reparto di Urologia dell’Ospedale Rummo di Benevento, sono stati<br />

sottoposti ad intervento di cistectomia radicale e derivazione urinaria 210 pz; tra questi 60 pz avevano più di 78<br />

aa (range 75- 89aa, età media 79,2 aa). Dei 60 pz ultrasettantottenni, gli ultimi 25 trattati (dal giugno 2008 a dicembre<br />

2011) sono stati sottoposti a cistectomia radicale extra-peritoneale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti<br />

a intervento di cistectomia radicale con confezionamento di ureterocutaneostomia mono o bilaterale. In questo<br />

lavoro abbiamo in effetti considerato i pz ultrasettantottenni in cui la cistectomia, in elezione o di”salvataggio”,<br />

è stata eseguita con approccio extraperitoneale confrontandoli con un gruppo analogo di pz in cui l’intervento<br />

è stato eseguito con tecnica standard trans- peritoneale. Nel post-operatorio sono state valutate le complicanze<br />

a breve termine (peri- operatorie) e a lungo termine; sono state inoltre calcolate le perdite ematiche e il numero<br />

di unità di emazie trasfuse, valutata la degenza complessiva in numero di giorni di ricovero dalla data dell’intervento<br />

di cistectomia, calcolata l’incidenza della comparsa di complicanze sulla durata del ricovero.<br />

Risultati .<br />

Il tempo operatorio è stato di 120 minuti (100-180 min), le perdita ematica media di 400 cc (250-800 cc).<br />

I pazienti sono stati valutati nel post-operatorio immediato e <strong>qui</strong>ndi a 3 e 6 mesi. La degenza media è stata<br />

di 8 giorni (5-18 giorni). 15 pazienti sono vivi a <strong>qui</strong>ndici mesi. Complicanze precoci mediche sono state: 1<br />

microembolia polmonare risolta con terapia medica, 2 casi di insufficienza respiratoria trattati in reparto con<br />

terapia medica, 3 casi di disorientamento, 1 decesso nell’immediato post-operatorio per scompenso cardiaco.<br />

Sono state trasfuse una media di 2 Unità di emazie concentrate/pz (tenendo conto che molte erano neoplasie<br />

sanguinanti).<br />

Complicanze precoci chirurgiche. 2 casi di ematoma/ascesso scavo pelvico, 2 di diastasi della ferita, 1 di stato<br />

occlusivo intestinale, sottoposta a laparotomia esplorativa e risultata essere una perforazione spontanea su base<br />

ischemica di un ansa ileale. Complicanze tardive mediche. 1 caso di ictus cerebrale a distanza di 20 giorni con<br />

successivo decesso. Complicanze tardive chirurgiche. 1 caso di ematoma/ascesso scavo pelvico, 1 di linfocele,<br />

1 di laparocele mediano.<br />

Conclusioni<br />

Le complicanze nei pz sottoposti a cistectomia per via extraperitoneale sono risultate minori rispetto all’approccio<br />

trans peritoneale (34% versus 46%). In particolare, nell’approccio extraperitoneale, tempo operatorio<br />

ridotto, riduzione delle perdite ematiche, minor incidenza di discanalizzazione, deiscenza della ferita, e,<br />

in misura minore, ridotte complicanze respiratorie e tromboemboliche. Più rapida canalizzazione ripresa<br />

dell’alimentazione e mobilizzazione. La degenza più breve è stata di 5 giorni, mentre la più lunga di 18 giorni<br />

(paziente con degenza complicata da melena). La degenza media dei pazienti nei quali la cistectomia è stata<br />

eseguita per via extraperitoneale è stata di 8 giorni, contro i 10 giorni dei pz dell’altro gruppo. La cistectomia<br />

radicale extraperitoneale è una tecnica basata su una precisa conoscenza dell’anatomia, richiede una accurata<br />

dissezione, intrisicamente superiore alla tecnica convenzionale. Nella nostra casistica,emerge che l’approccio<br />

extraperitoneale consente un decorso post-operatorio gravato da minori complicanze, con una più precoce<br />

mobilizzazione e canalizzazione, che consente la ripresa dell’alimentazione già in 2a-3°a giornata p.o., una<br />

minore incidenza di eventi trombo-embolici, di deiscenza della ferita e, in misura minore, ridotte incidenza di<br />

complicanze respiratorie.<br />

36<br />

LAPAROSCOPIC URETERONEOCYSTOSTOMY WITH PSOAS HITCH<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

R._Nucciotti1, M._Gnech2, V._Pizzuti2<br />

1 Ospedale Misericordia, Scuola Internazionale di Chirurgia Mininvasiva e Robotica (Grosseto)<br />

2 Ospedale Misericordia (Grosseto)<br />

introduzione<br />

Evaluate our experience of laparoscopic ureteral reimplant for ureteral stenosis Materials and Methods:From<br />

January 2011 to October 2011, 4 patients underwent laparoscopic reconstruction surgeries for ureteral stenosis.<br />

Two cases of stenosis of the distal ureter and two at the level of iliac vessels. All cases of vescical reimplant<br />

using the psoas hitch tecnique. In two cases the stenosis was consequent to ureteral end to end anastomosis<br />

after abdominal surgery and ureteral injury, in two cases due to pelvic endometriosis.The uretero vesical anastomosis<br />

was performed with antireflux technique<br />

Risultati<br />

The average surgical time was 154 min. (118- 190 min), mean blood loss was 270 mL (150- 330 mL) and the<br />

average hospital stay was 5 days (4-6 days). There were no complications. Urography examination performed<br />

three months later shows no signs of hydronephrosis<br />

Conclusioni<br />

Laparoscopic surgery rapresents a feasible, safe and low morbidity technique for ureteral reimplant in ureteral<br />

stenosis. To avoid the risk of stenosis, in our opinion, it does not matter the type of anastomosis, but the integrity<br />

and length of ureteral reimplant.<br />

37<br />

RESEZIONE TRANS-URETRALE DELLA PROSTATA CON RESETTORE BIPOLARE : NS ESPERIEN-<br />

ZA PRELIMINARE A 1,5 ANNI DI UTILIZZO<br />

Argomenti: Endourologia<br />

G._Lotrecchiano1, A._Delle Cave1, E._De Fortuna1, A._Quaranta2, V._Tripodi1, F._Attanasi1, L._Salzano1<br />

1 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevento)<br />

2 Dipartimento Scienze Chirurgiche - UO Urologia Direttore L Salzano - AO Rummo (Benevnto)<br />

introduzione<br />

Scopo del lavoro:La resezione prostatica trans-uretrale (TURP) resta a tutt’oggi il gold standardper il trattamento<br />

dell’ostruzione cervico-uretrale da Iperplasia prostatica benigna (IPB). L’utilizzo del Resettore bipolare,<br />

che lavora con soluzione salina isotonica,sembra ridurre le classiche complicanze del sistema tradizionale monopolare<br />

(sanguinamento, tur-syndrome).Scopo del ns lavoro è valutare preliminarmente l’efficacia clinica del<br />

resettore bipolare Storz nella nostra esperienza negli ultimi 18 mesi.<br />

Risultati<br />

Materiali e metodi:Dal settembre 2010 a marzo 2012, 254 pazienti che presentavano sintomidel basso tratto<br />

urinario da ostruzione cervico-uretrale da IPB sono stati sottoposti a TURP-Bipolare.Tutti i pazienti preoperativamente<br />

sono stati sottoposti a uroflussometriacon valutazione del RPM, ecografia prostatica, Psa.L’età<br />

media dei pazienti era di 65,7 anni (range 51-84 aa).Gli operatori sono stati sempre 2, gli stessi che precedentemente<br />

utilizzavano il resettore monopolare.Nel post-operatorio sono stati valutati il valore di emoglobina<br />

ed elettroliti, la P.A. Inoltre sono stati valutati il tempo di cateterizzazione, di ospedalizzazione e le eventuali<br />

emotrasfusioni. Successivamente (a 1 e 3 mesi) la uroflussometria con RPM, l’ecografia prostatica e il PSA e<br />

l’urinocoltura.<br />

Risultati:<br />

La media del tempo di ospedalizzazione e di cateterizzazione è stata rispettivamente di 5- 3 giorniNessun<br />

decesso peri o post operatorio.20 pazienti hanno avuto bisogno di emotrasfusione. Non vi è stata nessuna<br />

Tur-syndrome.<br />

Conclusioni<br />

Discussione e messaggio conclusivo:La resezione endoscopica della prostata (TURP) con il sistema bipolare,<br />

nella nostra esperienza, a breve termine, mostra un minor sanguinamento sia intra che post- operatorio ma<br />

con necessità di trasfusioni sovrapponibile alla procedura monopolare, una lieve riduzione del tempo di cateterizzazione<br />

e ospedalizzazione.Pertanto riteniamo che tale tecnica sia particolarmente utile in quanto previene il<br />

rischio della TUR syndrome <strong>qui</strong>ndi risulta senza dubbio particolarmente indicata in prostate di grosso volume.<br />

38<br />

TRATTAMENTO DELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO DOPO PROSTATECTOMIA RA-<br />

DICALE CON DEVICE “ADJUSTABLE TRANSOBTURATOR” ATOMS:<br />

ESPERIENZA PRELIMINARE<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

B.._Vezzù1, C._Mazzariol1, F._Di Tonno1, A._Longo1, N._Piazza1, M._Norcen1, C._Pianon1<br />

introduzione<br />

Esiste oggi a disposizione dell’urologo una grande varietà di procedure chirurgiche per il trattamento dell’incontinenza<br />

urinaria dopo : bulking agents, slings sottouretrali e trans- otturatorie, impianti autologhi fasciali,<br />

sfinteri uretrali artificiali.Questi ultimi rappresentano (vista anche la variabilità dei risultati riportati per le altre<br />

procedure), l’attuale gold standard, anche se il loro utilizzo è tuttora gravato da una significativa percentuale di<br />

complicanze quali infezioni (1,8%-10%), erosione uretrale da parte della cuffia (1-8%), rottura o malfunzionamento<br />

di uno dei tre componenti dello sfintere artificiale (8-23%).<br />

Risultati<br />

Riportiamo la nostra esperienza preliminare con il posizionamento del nuovo device “adjustable transobturator”<br />

ATOMS in 3 pazienti di 68, 72 e 68 anni sottoposti a prostatectomia radicale 2, 2 e 8 anni primaI pazienti<br />

risultavano liberi da malattia, lamentavano un’incontinenza urinaria da sforzo di grado da moderato a grave ed<br />

erano stati precedentemente sottoposti a cistoscopia documentante presenza di sfintere competente e assenza<br />

di stenosi uretrali; uno di essi era stato sottoposto circa 3 anni prima a posizionamento di sling sottouretrale<br />

senza alcun beneficio. In tutti i casi, la protesi anti-incontinenza tipo “Atoms” è stata posizionata con cuffia riempita<br />

a 7cc; alla rimozione del catetere in I giornata post-operatoria i pazienti hanno ripreso minzioni agevoli,<br />

senza ristagno post-minzionale; non si sono verificate complicanze peri-operatorie; la dimissione è avvenuta<br />

in III giornata.A distanza di un mese dall’intervento due pazienti erano completamente asciutti, mentre l’altro<br />

(quello con l’incontinenza preoperatoria più marcata) lamentava saltuaria incontinenza da sforzo.<br />

Conclusioni<br />

Nonostante il follow-up sia breve e il numero di casi molto ridotto, riteniamo, dopo averlo usato, che tale device<br />

meriti di essere valutato con grande attenzione: esso potrebbe rappresentare una valida alternativa alle altre<br />

protesi anti-incontinenza, e la sua particolare conformazione sembrerebbe poter garantire il recupero della<br />

continenza senza complicanze gravi quali l’erosione uretrale.<br />

39<br />

METASTASI RENALE DA ADENOCARCINOMA POLMONARE 7 ANNI DOPO LOBECTOMIA POL-<br />

MONARE SINISTRA.<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

B._Vezzu’1, F._Di Tonno1, C._Mazzariol1, A._Longo1, N._Piazza1, M._Norcen1, C._Pianon1<br />

introduzione<br />

Ci veniva inviata dai Colleghi oncologi una signora di 62 anni, affetta da ipertensione arteriosa, già sottoposta<br />

nel 2004 a lobectomia polmonare inferiore sinistra per adenocr polmonare; nel 2009 sottoposta ad intervento<br />

chirurgico per asportazione di massa mediastinica secondaria e successiva radio e chemioterapia; nel 2011<br />

sottoposta a trattamento neurochirurgico con gamma Knife per asportazione di neoformazione cerebrale metastatica.<br />

La Signora era stata ripetutamente trattata endoscopicamente presso il nostro centro per neoplasia vescicale<br />

superficiale.In seguito a macroematuria la Signora aveva eseguito una TAC che evidenziava la presenza di una<br />

voluminosa neoformazione renale destra con adenopatia retrocavale.<br />

Risultati<br />

Dopo discussione con gli Oncologi si decideva di sottoporre la paziente ad intervento demolitivo;la signora<br />

veniva pertanto sottoposta ad intervento chirurgico di nefroureterectomia destra con asportazione di linfonodi<br />

latero e retrocavali, previa resezione endoscopica di piccola neoformazione vescicale. L’esame istologico documentava:<br />

quadro compatibile con metastasi renale di adenocarcinoma di probabile origine polmonare; uno<br />

dei linfonodi sede di metastasi da adenocarcinoma; la lesione vescicale non risultava valutabile per presenza<br />

di artefatti. La paziente è stata <strong>qui</strong>ndi affidata ai colleghi oncologi per le cure del caso e ciclo di chemioterapia.<br />

Conclusioni<br />

La metastasi renale è un evento raro; sono descritte metastasi isolate a partenza polmonare, intestinale, cerebrale.La<br />

metastasi renale a partenza polmonare nella maggior parte dei casi è silente e il riscontro è autoptico<br />

con una frequenza pari al 19% dei casi in alcune serie descritte in letteratura<br />

Tale condizione richiede un approccio multidisciplinare, nonostante la prognosi sia infausta.Dal caso riportato<br />

si può concludere che l’evenienza di una metastasi deve sempre essere sospettata nei pazienti, già sottoposti a<br />

chirurgia per neoplasia polmonare, che presentano una massa renale.<br />

40<br />

EMBOLIZZAZIONE SUPERSELETTIVA CON MATERIALE RIASSORBIBILE DI PRIAPISMO AD<br />

ALTO FLUSSO POST-TRAUMATICO: NOSTRA ESPERIENZA.<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

G._Salinitri1, A._Spinazzola2, L.P._Moramarco2, M._Avio1, S._De Cenzo1, G._Fragapane1, R._Pupillo1,<br />

E._Orlandelli3, A._Farina3, G.P._Benelli2, A._Baresi1<br />

1 U.O. Urologia Ospedale Maggiore (Crema)<br />

2 U.O. Radiologia Interventistica Ospedale Maggiore (Crema)<br />

3 U.O. Chirurgia Vascolare Ospedale Maggiore (Crema)<br />

introduzione<br />

Il priapismo è una condizione patologica caratterizzata da erezione del pene prolungata ed anomala, non associata<br />

all’eccitazione sessuale.Il priapismo arterioso o ad alto flusso è generalmente la conseguenza diretta di<br />

untrauma perineale o penieno, determinante la lacerazione di un’arteria cavernosa ed un afflusso sanguigno diretto<br />

ai sinusoidi cavernosi.Descriviamo il caso clinico di un paziente con priapismo post-traumatico, trattato<br />

mediante embolizzazione superselettiva con materiale riassorbibile Onyx.Paziente di circa 33 anni giunto alla<br />

nostra osservazione per erezione persistente e non dolorosa, con turgore del corpo cavernoso destro, comparso<br />

in seguito a trauma della regione perineale.L’esame Eco Color Doppler evidenziava la presenza di una fistola<br />

del corpo cavernoso con flusso turbolento, di 40cm/sec, in quadro di priapismo post-traumatico ad alto flusso.<br />

Non sono state evidenziate lesioni della tonaca albuginea.Il paziente è stato sottoposto ad esame angiografico<br />

che ha confermato la presenza di una fistola artero-venosa in corrispondenza del corpo cavernoso destro e<br />

pseudoaneurisma dell’arteria pudenda interna di dx . Pertanto è stata eseguita, mediante microcatetere, l’embolizzazione<br />

selettiva dell’arteria cavernosa di dx mediante Onyx (li<strong>qui</strong>d embolic system).<br />

Risultati<br />

Non sono state osservate complicanze durante e subito dopo la procedura Nell’immediato post-procedurale,<br />

l’arteriografia selettiva dell’arteria pudenda interna ha mostrato la completa risoluzione della AVF, mantenendo<br />

un flusso conservato sia all’interno del vaso cavernoso che a livello dell’arteria dorsale del pene bilateralmente.<br />

Nell’arco di 4 giorni il paziente ha mostrato una graduale risoluzione del quadro clinico con progressiva detumescenza<br />

del pene.Il controllo Eco-Color-Doppler a 1,3,6 e 12 mesi ha evidenziato la completa risoluzione della<br />

fistola, grazie alla formazione di un coagulo stabile, e il mantenimento della pervietà dell’arteria dorsale del<br />

pene.L’attività sessuale valutata con questionario I.I.E.F.-5 dimostrava difficoltà nel mantenimento dell’erezione<br />

e pertanto è stata somministrata terapia con tadalafil 5 mg 1 cpr al giorno per 2 mese. Dopo circa 60 giorni si è<br />

ottenuto il recupero completo dell’erezione.<br />

Conclusioni<br />

- L’embolizzazione selettiva dell’arteria cavernosa sembra essere una terapia efficace nel trattamento del priapi-<br />

15


16<br />

auronews<br />

smo ad alto flusso utilizzando soluzioni embolizzanti, Gelfoam, spirali o, come nel nostro caso, Onyx.- L’esame<br />

Eco-Color-Doppler viene utilizzato con successo nella fase diagnostica per dimostrare la presenza, il numero e<br />

la posizione delle fistole A-V ed è inoltre impiegato nel follow-up in quanto consente di monitorare il risultato<br />

terapeutico nel tempo.<br />

- Dalla letteratura emerge come la potenza sessuale viene solo momentaneamente interessata con recupero<br />

completo comunque entro 3 mesi. Nel nostro caso il recupero totale è avvenuto dopo 2 mesi.<br />

41<br />

PARAGANGLIOMA VESCICALE: DESCRIZIONE DI UN CASO E REVIEW DELLA LETTERATURA<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

G._Salinitri1, G._Fragapane1, L._Pergola2, R._Pupillo1, M._Avio1, S._De Cenzo1, A._Baresi1<br />

1 U.O. Urologia Ospedale Maggiore (Crema )<br />

2 U.O. Anatomia Patologica (Crema)<br />

introduzione<br />

I paragangliomi e il feocromocitoma sono neoplasie che originano da cellule neuroendocrine derivate embriologicamente<br />

dalla cresta neurale. Il feocromocitoma origina dalla midollare del surrene, mentre i paragangliomi<br />

derivano da cellule cromaffini extrasurrenalici e sono associati al sistema nervoso simpatico e parasimpatico.<br />

Il paraganglioma vescicale è una neoplasia molto rara con una incidenza che varia tra lo 0,06 e 0,1% colpisce<br />

maggiormente le donne con un rapporto 3/1 durante la seconda / quarta decade di vita e origina dalle cellule<br />

gangliari situate nella parete vescicale. Descriviamo il caso di un paraganglioma vescicale non funzionante.<br />

Materiali e metodi<br />

Donna di 63 anni giunta alla nostra osservazione per la presenza di una neoformazione vescicale scoperta<br />

incidentalmente all’ecografia. La paziente riferiva disuria ed ematuria non associata a crisi ipertensive. La TC<br />

addome evidenziava la presenza di una neoformazione solida del diametro di circa 2 cm della parete posteriore.<br />

La paziente è stata sottoposta a TURB e la diagnosi istologica definitiva è stata di paraganglioma vescicale infiltrante<br />

la tonaca muscolare liscia (pT2). Alle indagini immunoistochimiche le cellule neoplastiche risultavano<br />

negative per i marcatori epiteliali citocheratinici ( CK7, CK20, CKAE/AE3, EMA), positive per i marcatori<br />

neuroendocrini (Cromogranina A, NSE), focalmente positive per la proteina S-100 e con un ki-67 < 10%. Alla<br />

luce dell’esame istologico la paziente ha eseguito TC toraco-addominale, scintigrafia I131 MIBG, dosaggio<br />

nelle 24/h delle catecolamine, metanefrine, acido vanil mandelico, dopamina, calciuria, dosaggio plasmatico di<br />

magnesio, cromogranina A e consulenza genetica Le indagini strumentali non hanno rivelato nè malattia locale<br />

residua nè localizzazioni a distanza e gli esami ematochimici sono risultati nella norma. A 1 anno dalla diagnosi<br />

la paziente è libera da malattia e gode di ottima salute.<br />

Risultati<br />

Il primo caso di paraganglioma vescicale è stato descritto da Zimmerman nel 1953 e il numero di casi riportato<br />

in letteratura è di circa 250. Solitamente questi tumori non sono funzionanti e assieme al feocromocitoma si<br />

possono associare in forme ereditarie come la sindrome di Von Hippel-Lindau o la MEN tipo II. Recentemente<br />

sono stati descritti forme familiari trasmesse per via autosomica dominante (sindrome PGL-1 e PGL-4). I paragangliomi<br />

che insorgono nella vescica solitamente, nell’85-90% dei casi, hanno un decorso benigno il rimante<br />

15% è maligno e possono dare metastasi a distanza. Purtroppo non esistono criteri istopatologici in grado di<br />

distinguere le forme benigne dalle forme maligne. Comunque l’assenza di mitosi e di replicazione cellulare<br />

indirizzano verso un decorso di benignità; la presenza di necrosi, invasione angiolinfatica e l’aumento delle<br />

aree mitotiche depongono in modo sfavorevole. Il trattamento del paraganglioma è esclusivamente chirurgico<br />

e la TURB e solitamente il primo approccio terapeutico in quanto permette di fare la diagnosi istopatologica. Il<br />

tumore non e nè radio ne chemio sensibile.Dalla letteratura emerge come il trattamento maggiormente eseguito<br />

dopo TURB sia la cistectomia parziale open o laparoscopica con linfoadenectomia pelvica nelle forme non<br />

considerate infiltranti (pT1 e pT2) e diametro inferiore a 2-3 cm.Nelle forme infiltranti (pT3) e di dimensioni<br />

maggiori a 3 cm o multifocali si esegue la cistectomia radicale con linfoadenectomia pelvica.In caso di recidiva<br />

la TURB è indicata solo nelle forme < a 2 -3 cm non infiltranti (pT1- pT2) non mutifocali e che siano state<br />

escluse localizzazioni o metastasi a distanza.<br />

Conclusioni<br />

Il paraganglioma vescicale è una rara neoplasia neuroendocrina generalmente a comportamento benigno.<br />

Tutt’ora non esistono criteri istopatologici in grado di distinguere le forme maligne dalle benigne e pertanto il<br />

trattamento chirurgico è modulato sulla base delle caratteristiche clinico-radiologiche. Le strategie terapeutiche<br />

da mettere in atto sono legate alle dimensioni, allo stadio e presenza di metastasi a distanza e comunque<br />

dovrebbe essere le più conservative possibili.É opportuno e raccomandabile fare sempre un prudente e rigoroso<br />

follow up.<br />

42<br />

SEXUAL DISTRESS DI COPPIA POST TUR-P: RISULTATI A TRE ANNI DI FOLLOW-UP<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali, IPB<br />

R.._Radice1, G._Conti2<br />

1 H. S. Anna Como (Como)<br />

2 H. S. Anna (Como)<br />

introduzione<br />

L’interesse alla salute sessuale dopo interventi chirurgici urologici sta diventano argomento di interesse soprattutto<br />

negli ultimi anni, anche se pochi sono gli studi empirici presenti in letteratura. E’ noto che l’intervento di<br />

TUR di prostata rappresenta finora il goal standard per la risoluzione completa di IPB ostruente: le complicanze<br />

a breve e lungo termine sono esigue rispetto ai risultati, che migliorano nettamente la QoL dei pazienti. Non<br />

esiste ad oggi uno studio prospettico che analizzi la salute della coppia dopo intervento di TUR-P. Il presente<br />

lavoro si prefigge di valutare la salute sessuale e QoL di paziente e partner prima della TUR-P e successivamente<br />

a 3-6-12 mesi dall’intervento e a 2 e 3 anni di follow-up. Obbiettivo principe è stato quello di valutare l’effettivo<br />

sexual distress derivante dalla procedura chirurgica e inserire, se presente, un modello multidisciplinare di<br />

terapia sessuale al fine di risolvere la problematica, al fine di migliorare la QoL ed il benessere sessuale delle<br />

coppie.<br />

Risultati<br />

Sono state valutate 40 coppie di pazienti “funzionalmente attive” riguardo alla risposta sessuale. Le coppie<br />

sono state sottoposte ad un counselling sessuologico che spiegasse in modo chiaro le sequele dell’intervento;<br />

sono stati somministrati prima dell’intervento a 3-6-12 mesi e a 2-3 anni dall’intervento questionari validati<br />

riguardo la risposta sessuale negli uomini (IIEF completo) e nelle donne (FSFI), di coppia (ISS Index of Sexual<br />

Satisfaction) e riguardo la QoL. L’Età media delle donne era 56 anni e degli uomini 64, in nessuno erano<br />

presenti comorbidità che alterassero la risposta sessuale. Nel mondo maschile a 3 mesi di follow up nel 70%<br />

dei pazienti sono state riscontrate alterazioni a carico dell’orgasmo e dell’eiaculazione(rispettivamente 40 %<br />

eiaculazione assente, nel 10% eiaculazione dolorosa e nel 20% riduzione massiccia del getto dell’eiaculato, 10%<br />

riduzione dell’intensità orgasmica, nel 60% aumento del tempo eiaculatorio), nel 30% è stato riscontrato deficit<br />

erettivo, nel 50% desiderio sessuale ipoattivo. Rispettivamente a 6 e 12 mesi di follow-up vi è stato un progressivo<br />

miglioramento dei disturbi dell’orgasmo e del deficit erettivo che si è mantenuto a 2 e 3 anni dalla procedura<br />

chirurgica. Nell’universo femminile vi è stata una compromissione della risposta sessuale fino a 6 mesi<br />

di follow-up (rispettivamente nel 55% delle donne), legata soprattutto all’assenza di eiaculazione nel partner e<br />

all’aumento del tempo eiaculatorio; successivamente tale percentuale migliora rispettivamente ad un anno e a<br />

due dall’intervento mantenendosi costante a tre anni dalla TUR-P. Il benessere di coppia risulta compromesso<br />

nei primi 6 mesi di follow up ma migliora ad un anno mantenendosi costante a 2 e a tre anni dalla TUR-P .<br />

Conclusioni<br />

I sexual distress di coppia presenti a 3-6 mesi di TUR-P, migliorano sensibilmente ad 1 anno sia negli uomini<br />

che nelle donne; permangono riduzione o assenza di eiaculazione soprattutto se legati a complicanze operatorie<br />

quali la stenosi uretrale. E’ risultato molto utile l’utilizzo di councelling sessuologico sia prima che dopo la<br />

TUR-P. Gli interventi di terapia sessuologica multidisciplinare, quando necessari, hanno permesso di risolvere<br />

permanentemente disfunzioni legate al post-intervento migliorando sensibilmente il benessere di coppia.<br />

43<br />

INTERVENTI DI EDUCAZIONE SESSUALE: LA FIGURA DELL’ANDROLOGO AFFINACATA DAI<br />

“PEER EDUCATORS”<br />

Argomenti: Altro / miscellanea, Disfunzioni sessuali<br />

R.._Radice1, A.._Remotti1, G.._Conti1, A._Caputo2<br />

1 H. S. Anna Como (Como)<br />

2 Istituto di Evoluzione Sessuale (Milano)<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

introduzione<br />

Gli interventi di educazione alla salute sessuale e sentimentale rivestono un ruolo fondamentale riguardo la<br />

prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e la conoscenza dei principali metodi contraccettivi. Non<br />

esiste attualmente una legge che strutturi in modo organico chi e come deve eseguire i corsi di educazione<br />

sessuale nelle scuole. Ciò ha portato alla comparsa di corsi frammentati e disgiunti fra loro, spesso eseguiti da<br />

persone non adeguatamente formate in sessuologia clinica. Non è ancora chiaro quando debbano iniziare i<br />

corsi chi siano effettivamente i fruitori diretti ed indiretti; sicuramente la presenza di un numero sempre maggiore<br />

di malattie sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate anche fra quattoridicenni, pone gli “esperti<br />

del settore” dinanzi ad una rifelssione importante. La figura dell’urologo specialista ambulatoriale presenta un’<br />

importante integrazione con l’offerta territoriale dei consultori, fornendo le proprie competenze riguardo le<br />

principali disfunzioni sessuali e le infezioni dell’apparato genitale presenti nel giovane adolescente; l’integrazione<br />

con uno psicologo con formazione in sessuologia clinica permette di valutare la materia a trecentosessanta<br />

gradi, ponendo l’attenzione non solo al dato biologico ma anche a quello emozionale, sinodo fondamentale<br />

della sessualità. Molto spesso però il linguaggio degli esperti non raggiunge quello degli adolescenti.<br />

Risultati<br />

Obbiettivo del seguente lavoro è la promozione alla salute sessuale e ad un comportamento responsabile dei<br />

giovani adolescenti tramite la costruzione di modelli di educazione sessuale strutturati in modo integrato, multidisciplinare.<br />

Il corso è stato costruito integrando le diverse figure che accompagnano l’adolescente nel comportamento<br />

di crescita: vengono preliminarmente coinvolti genitori e insegnanti e successivamente i ragazzi al<br />

fine di costruire un sistema informativo solido e integrato, attraverso la nuova formula educativa della PEER<br />

EDUCATION. L’educazione fra pari permette infatti di inserire gli adolescenti stessi come formatori dopo aver<br />

seguito un corso ad hoc che li abiliti a comunicare ai loro coetanei riguardo tematiche della sessualità. Il corso<br />

di educazione alla salute sessuale è stato condotto nell’anno 2012 nel liceo classico Alessandro Volta di Como<br />

(totale alunni coinvolti 130, età media 17 anni) dall’ urologo referente degli ambulatori presenti sul territorio.<br />

Il personale impiegato era costituito anche da una psicologa: l’e<strong>qui</strong>pe presentava una specifica formazione in<br />

sessuologia clinica e in educazione alla salute sessuale. La novità del corso è stata la pioneristica metodologia<br />

della PEER EDUCATION che consiste nel formare come relatori alunni che hanno seguito il corso l’anno<br />

precedente. I ragazzi vengono scelti su base volontaria, selezionati e istruiti. Inizia un percorso formativo in<br />

cui urologo e psicologo forniscono supporto e materiale di ricerca e aggiornamento ai ragazzi per coinvolgerli<br />

in maniera attiva come relatori durante il corso. Fra le tematiche trattate, in integrazione con i consultori, sono<br />

state proposte le principali disfunzioni sessuali maschili e le più frequenti patologie urologiche. E’ stata poi<br />

illustrata l’offerta territoriale.<br />

Nei mesi mesi successivi al corso, si valutano le visite in ambulatorio urologico di pazienti adolescenti di sesso<br />

maschile (con la stima del 30% di aumento rispetto gli anni precedenti) Le patologie riscontrate nel sesso maschile<br />

sono: infezioni uretrali/prostatiti da batteri intracellulari varicocele, casi di idrocele, casi di eiaculazione<br />

precoce, casi di deficit erettile e dispareunia maschile. Rispetto ai 130 ragazzi che avevano seguito il corso<br />

l’anno scorso, grazie alla peer education si è raggiunto il 95% degli obbiettivi rispetto al 75% dell’anno scorso<br />

(dato evinto dal confronto con i questionari pre e post corso che rappresentano l’indice di raggiungimento dei<br />

risultati)<br />

Conclusioni<br />

Gli interventi di promozione alla salute effettuati da personale formato e che continuerà la propria opera negli<br />

ambulatori specialistici, è risultato utile ai giovani adolescenti. Dai dati presentati, si è notato un forte aumento<br />

di infezioni sessualmente trasmesse ad opera di batteri intracellulari. La figura dell’urologo ambulatoriale risulta<br />

importante per far conoscere ai giovani le principali patologie urologiche, mancando attualmente il servizio<br />

di leva. L’utilizzo della peer education rappresenta un importantissimo contributo che continueremo a mantenere,<br />

infatti ha permesso di raggiungere gli obbiettivi al 95% rispetto al 75% dell’anno precedente e l’indice<br />

di gradimento è stato maggiore rispetto all’anno scorso. Sarebbe utile standardizzare il servizio facendo corsi<br />

di formazione su altri centri di urologia , al fine di porre le basi per linee guida ben precise circa la struttura<br />

dei corsi di educazione sessuale e le caratteristiche degli “esperti” che li devono svolgere: ciò potrebbe essere<br />

una base per la struttura di un progetto di legge che permetta all’Italia di avvicinarsi agli standard europei in<br />

materia di educazione alla salute sessuale.<br />

44<br />

CISTECTOMIA E URETEROCUTANEOSTOMIA NELLA NONA DECADE: NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Altro / miscellanea, Tumori uroteliali<br />

C._Mazzariol1, F._Di Tonno1, A._Longo1, M._Norcen1, B._Vezzù1, N._Piazza1, C._Pianon1<br />

introduzione<br />

Nel periodo compreso tra gennaio 2009 e ottobre 2011 abbiamo sottoposto 12 pazienti (9 maschi, 3 femmine),<br />

di età compresa tra 80 e 90 anni (media 84), con indice di comorbidità preoperatorio medio (Charlson<br />

Comorbidity Index) di 5.5, a cistectomia radicale per neoplasia vescicale con ureterocutaneostomia (in 10 casi<br />

bilaterale, in 2 monolaterale per pregressa neoplasia dell’alta via escretrice controlaterale).<br />

Risultati<br />

I dati salienti relativi al post-operatorio di questi pazienti sono stati rivalutati e vengono di seguito presentati.<br />

Sono state necessarie 21 emostrasfusioni in 8 pazienti, di cui 19 intra-operatorie.La complicanza più frequente<br />

(5 pazienti) è stata l’ileo paralitico, peraltro sempre risolto con terapia medica peristaltizzante e clismi evacuativi.<br />

In 2 pazienti abbiamo registrato un versamento pleurico bilateraleLa complicanza più grave si è verificata a 8<br />

mesi dalla cistectomia, in una paziente di 89 anni: una fistola uretero-iliaca, trattata con arteriografia ed embolizzazione<br />

(paziente comunque deceduta dopo alcuni giorni per scompenso cardiaco).La classificazione delle<br />

complicanze negli 12 pazienti standardizzata sec. Clavien-Dindo è così riassumibile: 8 di II grado, 1 IIIA, 3 non<br />

classificabile (assenza di complicanze).Ad un follow-up mediano di 19 mesi (range 5-35), 1 paziente è deceduto<br />

dopo 8 mesi per scompenso cardiaco; i rimanenti 11 sono viventi, di cui 1 con recidiva pelvica radiotrattata.<br />

Conclusioni<br />

La cistectomia radicale, a prescindere dall’età, è il gold standard nel trattamento della neoplasia vescicale infiltrante:<br />

riteniamo <strong>qui</strong>ndi che l’ indicazione alla cistectomia non debba essere modificata dall’età del soggetto.<br />

Pensiamo invece che la variabile anagrafica sia significativamente importante nella scelta del tipo di derivazione<br />

urinaria: considerati i rischi connessi all’uso dell’intestino nell’anziano, la ureterocutaneostomia rappresenta<br />

negli ultraottantenni, a nostro avviso, e vista la nostra esperienza, una scelta valida da tenere sempre in considerazione,<br />

specie dal punto di vista del rapporto rischio/beneficio.<br />

45<br />

PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE (PRL) UTILIZZANDO IL<br />

SISTEMA AIRSEAL: STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico, Laparoscopia<br />

S._Lacquaniti1, E._Conti1, L._Puccetti1, M._Camilli1, P.P._Fasolo1, G._Fasolis1<br />

introduzione<br />

Una delle problematiche legate alla insufflazione della CO2 durante videolparoscopia, consiste nelle alterazioni<br />

dell’e<strong>qui</strong>librio acido – base e nella acidosi respiratoria. Lo scopo dello studio è di testare i vantaggi pratici e<br />

clinici di un nuovo sistema di insufflazione di CO2 in corso di PRL, denominato sistema AirSeal DPS 1000.<br />

L’AirSeal è un insufflatore di CO2, costituito da una apparecchiatura che provvede a far circolare in entrata ed<br />

in uscita nell’addome il gas, miscelato in una quantità non inferiore al 50% con aria ambiente, e di un trocar<br />

monouso senza valvole di 12 mm dedicato. La nostra tecnica di PRL prevede la creazione dello pneumoperitoneo<br />

attraverso un trocar di Hasson, posizionato all’ombelico con tecnica a cielo aperto. Ulteriori 2 trocar<br />

monouso da 5 mm e 2 da 12 mm vengono disposti e<strong>qui</strong>distanti lungo un semicerchio che origina dalle spine<br />

iliache anterosuperiori passando per l’ombelico e che ha come corda la linea trasversa dell’addome che unisce<br />

le due spine iliache suddette. Al fine di utilizzare il sistema AirSeal abbiamo sostituito il trocar mediale sinistro<br />

da 12 mm con quello compreso nel sistema. Da gennaio 2010 a dicembre 2011, abbiamo randomizzato 105<br />

PRL consecutive, eseguite presso la nostra SOC; in 51 di esse è stato utilizzato il sistema AirSeal ed in 54 un<br />

insufflatore tradizionale. La pressione media addominale preimposta era di 12 mmHg in entrambi i gruppi. La<br />

quantità totale di CO2 utilizzata, il dosaggio della CO2 nell’aria espirata misurata con respiratore meccanico e<br />

nel sangue misurata con emogasanalisi arteriosa intraoperatori sono stati registrati. Affezioni respiratorie che<br />

possono interferire con la CO2 espirata ed<br />

ematica sono state valutate.<br />

Risultati<br />

La quantità totale media di CO2 insufflata è stata di 15 litri nel gruppo AirSeal e di 45 nell’altro gruppo; la<br />

concentrazione media dalla CO2 nell’aria inspirata misurata con ventitalatore meccanico e nel sangue con<br />

emogasanalisi arteriosa è stata di 34 e 37 mmHg versus 37 e 41 mmHg rispettivamente nel gruppo AirSeal


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

ed insufflatore tradizionale; ma nel gruppo AirSeal la CO2 si è mantenuta nei limiti di norma, senza dover<br />

modificare i parametri del ventilatore meccanico, in 47 casi (92%), mentre nel gruppo connesso ad insufflatore<br />

tradizionale solo in 34 (63%). Bronchite cronica ostruttiva e patologie restrittive polmonari erano presenti in<br />

12 pazienti del gruppo AirSeal ed in 14 del gruppo restante.<br />

Conclusioni<br />

La quantità totale media di CO2 insufflata è stata di 15 litri nel gruppo AirSeal e di 45 nell’altro gruppo; la<br />

concentrazione media dalla CO2 nell’aria inspirata misurata con ventitalatore meccanico e nel sangue con<br />

emogasanalisi arteriosa è stata di 34 e 37 mmHg versus 37 e 41 mmHg rispettivamente nel gruppo AirSeal<br />

ed insufflatore tradizionale; ma nel gruppo AirSeal la CO2 si è mantenuta nei limiti di norma, senza dover<br />

modificare i parametri del ventilatore meccanico, in 47 casi (92%), mentre nel gruppo connesso ad insufflatore<br />

tradizionale solo in 34 (63%). Bronchite cronica ostruttiva e patologie restrittive polmonari erano presenti in<br />

12 pazienti del gruppo AirSeal ed in 14 del gruppo restante.In conclusione, l’AirSeal DPS 1000 ha utilizzato<br />

una quantità minore di CO2 totale ed è stato più efficace nel controllo dell’ipercapnia in corso di PRL rispetto<br />

ad un tradizionale insufflatore di biossido di carbonio, senza costringere l’anestesista a variare i parametri del<br />

respiratore meccanico.<br />

46<br />

PROTOCOLLO CLINICO-ANESTESIOLOGICO PER LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NELLA PRO-<br />

STATECTOMIA RADICALE CON SINGOLA INCISIONE<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

W._Giannubilo1, S.._Marzocchini2, B._Azizi1, C._Vecchioli1, B._Tonino2, V._Ferrara1<br />

introduzione<br />

Nel nostro Reparto, da Gennaio 2009 a ad oggi, eseguiamo la prostatectomia radicale laparoscopica extraperitoneale<br />

con Singola incisione ibrida, ovvero ci avvaliamo oltre al SILS port TM , di un ulteriore trocar da 5<br />

mm, posizionato in fossa iliaca destra. Con questa tecnica abbiamo eseguito 200 prostatectomie radicali. Tra i<br />

vantaggi connessi alla tecnica, indubbiamente abbiamo sperimentato una riduzione del dolore post-operatorio,<br />

ciò che consente tempi più rapidi di recupero per il paziente e di conseguenza un suo più precoce reintegro alle<br />

attività quotidiane nonché alla vita sociale e lavorativa. Per avvalorare la nostra iniziale ipotesi, abbiamo messo<br />

a punto, in sinergia con la Unità Operativa di Anestesia del nostro Nosocomio, un protocollo di valutazione<br />

del dolore post- operatorio nei pazienti sottoposti a questa procedura chirurgica.Questo protocollo introdotto<br />

da gennaio 2012 presso la nostra U.O. ha lo scopo di pianificare il percorso clinico-operativo del paziente candidato<br />

a intervento di prostatectomia radicale per via laparoscopica con singola incisione e soprattutto valutare<br />

il dolore postoperatorio e il giusto approccio antalgico che comporti un adeguato controllo del dolore e una<br />

riduzione degli effetti collaterali. Tutti i pazienti sono stati sottoposti allo stesso tipo di anestesia, ovvero anestesia<br />

generale con intubazione oro-tracheale, curarizzazione e ventilazione meccanica.Tutti hanno ricevuto<br />

una “pre-emptive analgesia”, ovvero infiltrazione con 10 cc di Ropivacaina 10mg/ml nel sito di introduzione<br />

dei trocars, prima dell’incisione. Il controllo postoperatorio del dolore si è ottenuto tramite pompa elettronica<br />

con programma PCA (Analgesia Patient Control) puro con morfina 0,5 mg/ml per le prime 72 h.Boli di PCA<br />

pari ad 1 mg con tempo di lock out di 8 minuti, numero massimo di 6 boli/h che il paziente ha potuto autosomministarsi.<br />

Risultati<br />

I dati registrati dalla pompa elettronica sono stati processati dall’Anestesista in tempi successivi, fornendo i<br />

seguenti risultati: di 24 paizenti valutati, solo 4 sono ricorsi all’autosomministrazione del bolo, di cui 3 una sola<br />

volta e 1 paziente 2 volte.In 3 casi il bolo si è reso necessario per dolore/fastidio da catatere, in 1 caso per dolore<br />

lombare, non meglio specificato.Quindi, i risultati, sebbene su un campione assolutamente molto ridotto e snza<br />

un braccio di controllo, risultano confortanti per proseguire questo tipo di valutazione.<br />

Conclusioni<br />

La singola incisione, oltre a fornire vantaggi in termini di minor aggressività chirurgica, eststici e psicologici<br />

per il paziente, sembra poter dare vantaggi anche in termini di riduzione del dolore post operatorio e la conseguente<br />

ridotta richiesta di farmaci analgesici utilizzati potrebbe ridurre gli effetti collaterali legati alla loro<br />

ampia somministrazione. I risultati presentati sono parziali ed esigui per fornire indicazioni definitive, tuttavia<br />

in via preliminare incoraggaino nel proseguimento di questo tipo valutazione. Inoltre potrebbe essere interessante<br />

estendere il protocollo anche ad altri Centri dove la prostatectomia radicale viene eseguita con altri<br />

approcci al fine di confrontare i dati ottenuti circa il dolore post operatorio.<br />

47<br />

UTILIZZO DEL LEMBO BUCCALE NELL’URETROPLASTICA, TECNICHE E NOSTRA ESPERIENZA:<br />

RISULTATI PRELIMINARI<br />

Argomenti: Chiurgia ricostruttiva<br />

C._Saltutti1, S._Creti1, A._Di Campli1, D.._Mannini1, E._Severini1, R._Dipietro1, M._Dicuio1, D.E._Cuzzocrea1<br />

introduzione<br />

L’utilizzo del graft di mucosa buccale nell’uretroplastica è ad oggi un metodo sicuro che offre all’operatore<br />

esperto l’opportunità di eseguire interventi di correzione per stenosi uretrali con inserimenti dorsali e/o ventrali.<br />

Abbiamo valutato la nostra casistica senza la presunzione di presentare e/o inventare nulla di nuovo, per<br />

descrivere l’esperienza fatta su una strada che frequentemente non viene intrapresa per le scarse soddisfazioni<br />

a breve/lungo termine.Presso l’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale “Maggiore” e l’Ospedale “Costa” di<br />

Porretta Terme sono state eseguite 20 uretroplastiche con lembo buccale (ventrale e/o dorsale) dal 2008 al<br />

2012. L’etiologia di suddette stenosi in 5 casi era post-traumatica, in 3 casi strumentale, 1 caso era correlato a<br />

lichen sclero-atrofico e nei restanti 11 casi era sconosciuta. Almeno 1 trattamento di uretrotomia a freddo o<br />

con laser ad olmio è stata riscontrata in 14 dei 20 pazienti trattati. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad accertamenti<br />

pre-operatori standardizzati quali uretroscopia con strumento pediatrico ed uretrografia retrograda<br />

e/o minzionale. Il prelievo del lembo buccale è stato eseguito in 17 casi dal labbro inferiore e solo in 3 pazienti<br />

dalla guancia, applicato in 12 pazienti ventralmente e in 3 casi dorsalmente mentre nei restanti 5 casi è stata<br />

effettuata una metodica combinata. In un solo caso è stata eseguita una applicazione dorso-ventrale e una meatoplastica<br />

con ampliamento del piatto dorsale con la metodica di Snodgrass. Il follow-up medio è di 43 mesi.<br />

Risultati<br />

In 17 pazienti su 20 (83 %) si è evidenziato un risultato clinico-strumentale (uroflussimetria e cistografia) soddisfacente.<br />

In 3 casi (17 %) la procedura ha presentato recidiva locale. Le 12 procedure con con graft buccale<br />

ventrale hanno presentato il 100 % di successo, unitamente alle metodiche di approccio combinato (5 su 20<br />

pazienti), per contro nei casi in cui l’applicazione del lembo è stata dorsale abbiamo verificato una recidiva con<br />

scarsa elasticità della porzione trattata ai controlli strumentali.<br />

Conclusioni<br />

Possiamo ragionevolmente affermare che i risultati della nostra limitata, ma per certi versi entusiasmante esperienza,<br />

sono incoraggianti per ciò che concerne le metodiche ventrale e combinata (83 %) mentre per il mancato<br />

successo dell’applicazione dorsale del lembo questo è verosimilmente riferibile ad una scarsa preparazione<br />

del piatto e/o ad uno scarso apporto dimensionale del lembo.<br />

48<br />

CORRELAZIONE PCA3 ED ETÀ<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

L._Benecchi1, M._Potenzoni2, E._Pilotti3, C._Casoli3, C._Destro Pastizzaro2, A.M._Pieri2, D._Martens2,<br />

R._Arnaudi2, A._Savino2, N._Uliano2, A._Prati2, C._Del Boca1, F._Russo1, D._Potenzoni2<br />

1 Divisione di Urologia, “Istituti Ospitalieri di Cremona” (Cremona)<br />

2 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)<br />

3 Laboratorio di diagnostica molecolare, Gemib, Parma<br />

introduzione<br />

Lo scopo di questo studio è di valutare la correlazione tra lo score di PCA3 ed altri paramenti utilizzati nella<br />

diagnostica del tumore della prostata come l’età, il PSA, la percentuale di PSA libero, il volume prostatico, il<br />

PSA velocity, il PSA slope, il PSA accelereration, il PSA density, il PSA transition zone density.<br />

Materiali e Metodi<br />

al ottobre 2010 al dicembre 2011 abbiamo effettuato il dosaggio del PCA3 in un serie di 51 pazienti sottoposti a<br />

mapping prostatico esteso ecoguidato con sonda transrettale a 12 prelievi.In ogni paziente abbiamo raccolto le<br />

urine dopo massaggio prostatico per poi quantificare il PCA3. Il PCA3 score è stato calcolato come il rapporto<br />

delle copie di mRNA del PCA3 sulle copie del mRNA del PSA moltiplicato per 1000.Abbiamo analizzato le<br />

seguenti variabili: il PCA3 score: la diagnosi di tumore alla biopsia prostatica, l’età, il PSA, la percentuale di PSA<br />

libero, il volume prostatico, il PSA velocity, il PSA slope, il PSA accelereration, il PSA density ed il PSA transition<br />

zone density.Per la valutazione della correlazione tra variabili abbiamo applicato il test non parametrico<br />

di Spearman (Statistica Ver 6), mentre per la valutazione dell’accuratezza diagnostica abbiamo calcolato l’aurea<br />

sotto la curva (AUC) attenuta con la ROC analisi (Medcalc Ver 7.3).<br />

Risultati<br />

In 7 dei 51 casi è stato diagnosticato un carcinoma prostatico alla biopsia prostatica. L’AUC sotto la curva ROC<br />

del PCA3 è risultata di 0,848 (il 95% dell’intervallo di confidenza va da 0.733 a 0.927), quella del PSA 0,557<br />

(il 95% dell’intervallo di confidenza va da 0.418 a 0.689) con una differenza statisticamente significativa (p=<br />

0.029).Il PCA3 score non ha mostrato nessuna correlazione con le variabili analizzate eccetto per l’età, infatti il<br />

coefficiente di correlazione del PCA3 score versus età è risultato di 0,44 (p=0,0011). Inoltre abbiamo riscontrato<br />

un aumento progressivo del PCA3 score con l’avanzare dell’età, questo aumento è risultato più spiccato nei<br />

pazienti con tumore prostatico piuttosto che nei controlli.<br />

Conclusioni<br />

In pazienti sottoposti a biopsia prostatica estesa a 12 o più prelievi abbiamo riscontrato una correlazione positiva<br />

tra lo score di PCA3 e l’età.<br />

49<br />

COME BIOPSIARE SOLO PAZIENTI CON TUMORE PROSTATICO AD ALTO GRADO<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

L._Benecchi1, L._Perucchini1, F._Russo1, M._Quarta1, M._Tonghini1, C._Del Boca1<br />

introduzione<br />

La logica fuzzy e le reti neurali sono tecnologie complementari, le cui potenzialità si moltiplicano se utilizzati<br />

sinergicamente a formare i sistemi Neuro-fuzzy. Lo scopo di questo studio è quello di sviluppare un sistema<br />

neuro-fuzzy per predire un tumore prostatico ad alto grado (Gleason score 7 o più) (HGPCa).<br />

Materiali<br />

Abbiamo retrospettivamente valutato 1521 pazienti con PSA minore di 50 ng/ml sottoposti a biopsia prostatica.<br />

In 473 (31%) è stato diagnosticato un tumore prostatico ed in 262 (17,2%) il tumore è risultato ad alto<br />

grado (Gleason score 7 o più).Abbiamo diviso random la popolazione in studio in 2 gruppi, un primo gruppo<br />

per impostare e testare il modello predittivo costituito da 1000 casi ed un secondo gruppo di validazione del<br />

modello predittivo costituito da 521 casi.Il modello predittivo da noi sviluppato si compone di uno strato di 4<br />

neuroni di ingresso (PSA percentuale di PSA libero, PSA density ed età) ed un neurone di uscita con il risultato<br />

del rischio di tumore ad alto grado.<br />

Risultati<br />

Il modello predittivo è stato applicato ai 521 casi del gruppo di validazione, ottenendo i seguenti risultati alla<br />

ROC analisi: l’area sotto la curva (AUC) per il neuro-fuzzy system output è stata 0.751 +/-0.032 (95% Intervallo<br />

di Confidenza da 0.712 a 0.788), per il PSA è stata 0.594 +/-0.035 (95% Intervallo di Confidenza da 0.550<br />

al 0.636) e per la percentuale PSA libero è risultata 0.690 +/-0.028 (95% Intervallo di Confidenza da 0.672 a<br />

0.752). Il confronto tra le diverse AUC ha evidenziato differenze tra PSA, percentuale di PSA libero e PSA<br />

density versus neuro-fuzzy system (PSA versus neuro-fuzzy system, p=0.001; percentuale di PSA libero versus<br />

neuro-fuzzy system, p=0.005).<br />

Conclusioni<br />

Abbiamo sviluppato un sistema neuro-fuzzy basato sia su dati clinici che di laboratorio (età, PSA, percentuale<br />

di PSA libero e PSA density) per identificare gli uomini a rischio di tumore prostatico ad alto grado alla biopsia<br />

prostatica.<br />

50<br />

PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOT- ASSISTITA: NOSTRA ESPERIENZA, RISULTATI ONCO-<br />

LOGICI E FUNZIONALI PRELIMINARI<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

A. Cafarelli1, D. Dente1, A. Salvaggio1, G. Di Pietrantonio2, A.. Porreca1<br />

1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

2 Casa di Cara Villa Pini D’Abruzzo (Chieti)<br />

introduzione<br />

Lo scopo dello studio quello di riportare la nostra esperienza nell’uso della RARP (Robot Assisted Radical<br />

Prostatectomy) e i risultati oncologici e funzionali preliminari.<br />

Materiali e metodi<br />

Dal settembre 2010 al gennaio 2012, 141 pazienti, di età media 64 aa (52-76 aa) sono stati sottoposti a RARP<br />

presso il nostro centro. In 60 casi la procedura è stata eseguita con tecnica nerve-sparing bilaterale, in 8 nervesparing<br />

monolaterale, mentre in 73 non nerve- sparing. In 41 pazienti è stata effettuata una linfadenectomia<br />

iliaco otturatoria estesa per malattia ad alto rischio di progressione. Tutti i pazienti prima dell’intervento sono<br />

stati sottoposti a risonanza magnetica della pelvi con spettroscopia della prostata e hanno compilato il questionario<br />

IEEF prima e dopo l’intervento chirurgico. 68 dei 141 pazienti presentavano, prima di effettuare<br />

l’intervento chirurgico, un IEEF score medio di 27. Sono stati valutati parametri preoperatori come PSA medio<br />

e Gleason score ed intraoperatori come perdita ematica, peso del pezzo operatorio e tempo chirurgico medio.<br />

Il follow-up medio è stato di 8 mesi (1-15 mesi). Sono stati valutati inoltre Clavien grade, presenza di margini<br />

chirurgici positivi, continenza e potenza sessuale.<br />

Risultati<br />

I tempi chirurgici medi sono stati di 175 min (125 -250), le perdite ematiche sono state di 95 cc (65-190)<br />

nessuno degli interventi è stato convertito in open, nessuno dei pazienti ha avuto necessità di trasfusione. Il<br />

peso medio del pezzo operatorio è stato di 85 gr (52 - 130 gr). Il Clavien grade calcolato è stato 1-2 (8%). Gli<br />

stadi patologici e i Gleason score riscontrati sono stati: T2a (15), T2b (24), T2c (83), T3a (12), T3b (5), T4 (2).<br />

Gleason 5 (1), 6 (44), 7 (79), 8 (15), 9 (2). La percentuale di margini positivi è stata del 16.3%, 8% dei pT2 e<br />

51% dei pT3. Nel 92 % dei pazienti il PSA a 6 mesi dall’intervento è inferiore a 0,1 ng/ml. La percentuale di<br />

continenza è stata dell’ 81.3% a tre mesi dall’intervento e del 92% a 6 mesi. 60/141 pazienti, tutti sottoposti a<br />

intervento con tecnica nerve-sparing<br />

bilaterale, hanno presentato un IEEF score medio post operatorio di 24, sia con che senza l’ausilio degli inibitori<br />

delle PDE-5.<br />

Conclusioni<br />

La RARP secondo la nostra esperienza è un trattamento sicuro con bassa percentuale di complicanze e di perdite<br />

ematiche. Inoltre l’accuratezza della metodica, data dalla magnificazione nella visualizzazione del campo<br />

operatorio, permette un risparmio delle strutture deputate a continenza e potenza, con un piu’ rapido recupero<br />

funzionale delle stesse. Tuttavia essendo questi dati preliminari necessitano ancora di ulteriore follow-up per<br />

essere confermati.<br />

51<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE RETROPERITONEOSCOPICA ROBOT ASSISTITA: TECNICA CHIRUR-<br />

GICA E RISULTATI PRELIMINARI<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

D._Dente1, A.._Cafarelli2, A._Salvggio2, G._Di Pietrantonio2, V._Di Santo2, A.._Porreca2<br />

2 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

introduzione<br />

L’approccio transperitoneale per la nefrectomia parziale robot assistita è attualmente il più diffuso. Lo scopo del<br />

nostro lavoro è quello di riportare la nostra esperienza nell’esecuzione della nefrectomia parziale robot assistita<br />

con approccio retroperitoneale.<br />

Materiali e metodi:<br />

Con il paziente posto in posizione laterale, viene effettuata un’incisione di circa 1 cm sulla linea ascellare media,<br />

dietro l’arco costale, attraverso la quale si posiziona il trocar di Hasson, previa dilatazione dello spazio retroperitoneale.<br />

Si procede al posizionamento del trocar ottico da 12 mm, a livello della cresta iliaca sulla linea<br />

ascellare media, trocar robotico lungo il muscolo psoas dietro l’angolo costo-vertebrale, trocar laparoscopico<br />

da 12 mm, utilizzato dall’assistente, lungo il muscolo psoas dietro la cresta iliaca. Il secondo trocar robotico<br />

viene posizionato sulla linea ascellare anteriore sullo stesso asse dell’ombellico.<br />

17


18<br />

auronews<br />

Oltre all’ottica 0° vengono anche utilizzati forbici monopolari nel trocar posteriore, grasper bipolare sul trocar<br />

anteriore e due portaghi robotici.La procedure si svolge nei seguenti tempi chirurgici: 1) Rimozione del grasso<br />

retroperitoneale esterno alla fascia del Gerota; 2) Isolamento anteriore e posteriore della fascia di Gerota; 3)<br />

Apertura superiore e inferiore della fascia di Gerota con isolamento dei poli superiore, inferiore e dell’uretere;<br />

4) Isolamento delle strutture dell’ilo renale; 5) Defatting renale con eventuale rimozione del grasso perirenale;<br />

6) Clampaggio selettivo dell’arteria renale; 7) Enucleoresezione della neoformazione; Sutura continua con<br />

Vycril 3/0 della midollare con posizionamento di Hem-o-lock alla coda; 9) Sutura della corticale con 3-4 punti<br />

staccati Vycril 2/0 messi in tensione con l’ausilio di Hem-o-lock, colla emostatica e Tabotamp; 10) Declampaggio<br />

dell’arteria.<br />

Risultati<br />

Sono state effettuate 26 procedure, di cui 11 “clampless” e 15 con clampaggio tardivo dell’arteria renale e declampaggio<br />

precoce. In 25 casi la procedura è stata portata a termine senza complicanze intraoperatorie o conversione<br />

chirurgica. In un caso si è verificato uno stravaso di urine con formazione di urinoma, per cui è stato<br />

posizionato uno stent ureterale. Il tempo chirurgico medio del primo gruppo è stato di 171’ (min 112 – max<br />

211). Il tempo medio di ischemia del secondo gruppo è stato di 17’ (min 9 – max 23). La perdita ematica media<br />

è stata superiore nel primo gruppo: 285 cc (min 60 cc – max 310cc). In 22 su 23 casi i margini chirurgici sono<br />

risultati negativi all’esame istologico definitivo. La degenza media è stata 2.8 gg (min 2 – max 4 gg).<br />

Conclusioni<br />

Discussione:L’approccio retroperitoneale per la nefrectomia parziale robot assistita, combina tutti I vantaggi<br />

derivanti dall’ uso del robot Da Vinci con i vantaggi dell’approccio<br />

retroperitoneale: diretto accesso al peduncolo vascolare e diminuito rischio di lesioni ad organi addominali.<br />

Conclusioni:I risultati dalla nostra iniziale esperienza evidenziano che la nefrectomia parziale retroperitoneale<br />

robotica risulta essere efficace e sicura per il trattamento conservativo del tumore del rene.<br />

52<br />

SAFETY AND EFFICACY OF PERIURETHRAL CONSTRICTOR IMPLANTATION FOR THE TRE-<br />

ATMENT OF POST RADICAL PROSTATECTOMY INCONTINENCE<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

C._Introini1, A._Naselli2, G._Zaninetta1, L._Timossi2, S._Guaglianone3, G._Simone3, R._Papalia3, M._<br />

Gallucci3, P._Puppo2<br />

1 Urology Department, Nuova Casa di Cura Città di Alessandria (Alessandria)<br />

2 Urology Department, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini (Castellanza)<br />

3 Department of Urology, Regina Elena National Cancer Institute (Roma)<br />

introduzione<br />

One of the major concerns of prostate cancer survivors after radical prostatectomy regards urinary function.<br />

Contemporary incontinence yields are around 5%. Continence rates tend to stabilize within 2-yr follow up even<br />

if slight positive or negative changes can be observed up to 5 years follow up. On the other hand some reports<br />

show that the probability to maintain the continence achieved at 2 years follow up decreases over time. Hence<br />

urinary incontinence is far from being a resolved problem. After non invasive measures fail, namely pelvic<br />

floor-muscle training, biofeedback and pharmacological treatment with duloxetine (not registered for the purpose<br />

in every nation), surgical correction of incontinence remains the only treatment option.<br />

Risultati<br />

Periurethral constrictor is a minimally invasive, low cost (2000€) device based on an adjustable occlusive mechanism.<br />

From December 2004 to March 2010 the device was implanted in 66 patients with mild to severe<br />

incontinence (3 or more pads per day) through a 3-5 cm perineal incision. Median surgical time was 35 minutes,<br />

range 25 – 60. Discharge occurred in day one after removing the indwelling urethral catheter. No grade<br />

IV, V complication occurred according to Clavien Dindo classification. Seven (11%) IIIa-b complications were<br />

registered. Particularly it was necessary to remove the device in 4 cases (6%), 2 for infection of the device and<br />

2 for urethral erosion and consequent urinary fistula, and the self sealing valve was replaced successfully in 3<br />

cases of malfunctioning (4.5%). Sixty two patients with a minimum follow-up of 18 months were evaluable.<br />

Continence recovered totally in 49 cases (79%), partially in 9 cases (1 pad per day in 5, 2 pads per day in 3) and<br />

remained unchanged in 4 (3 or more pads per day). No one needed self catheterization to empty the bladder.<br />

Conclusioni<br />

Periurethral constrictor improved continence in the majority of patients. Nevertheless larger series and longer<br />

follow up are needed to confirm safety and to test durability<br />

53<br />

ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANS- URETRALE CON LASER AD HOLMIO: TECNICA DI<br />

PRESERVAZIONE SFINTERICA<br />

Argomenti: IPB<br />

A._Salvaggio1, D._Dente1, A.._Cafarelli1, G._Di Pietrantonio1<br />

introduzione<br />

La Holep ( Holmium Laser Enucleation of Prostate) è una tecnica chirurgica che permette un effetivo trattamento<br />

dell’IPB ostruttiva. L’obiettivo di questo video è quello di descrivere la tecnica chirurgica eseguita con<br />

la preservazione dello sfintere striato. Tale tecnica unisce i vantaggi in termini di sanguinamento , di cateterizzazione<br />

uretrale e di minima ospedalizzazione con la riduzione del traumatismo sfinterico e la conseguente<br />

preservazione della continenza urinaria post-operatoria.<br />

Materiali e metodi<br />

La fase iniziale della procedura prevede la visualizzazione dello sfintere striato, successivamente del veru montanum<br />

e dell’uretra prostatica. Si visualizzano <strong>qui</strong>ndi i meati ureterali. Viene inciso con il laser ad ore 5 il<br />

collo vescicale estendendo l’incisione longitudinalmente lateralmente al lobo prostatico lungo la linea ideale<br />

che collega il meato uretrale al veru montanum. L’incisione viene condotta fino alla visualizzazione delle fibre<br />

circolari del collo vescicale ed al piano avascolare dell’adenoma prostatico. L’incisione continua, terminando<br />

fino all’apice prostatico, che viene poi disconnesso con l’ausilio del movimento dello strumento. La procedure<br />

viene <strong>qui</strong>ndi ripetuta anche per il lobo contro laterale. Le due incisioni longitudinali vengono <strong>qui</strong>ndi unite<br />

a livello del veru montanum seguendo il piano avascolare precedentemente sviluppato per enucleare il lobo<br />

medio dell’adenoma. Si incide <strong>qui</strong>ndi la commessura anteriore estendendo lateralmente l’incisione fino al piano<br />

dell’adenoma. Si procede <strong>qui</strong>ndi alla disconnessione postero laterale dell’adenoma fino alla congiunzione<br />

con l’incisione anteriore. Si esegue infine l’incisione dell’apice anteriore risparmiando e preservando lo sfintere<br />

striato. La procedura termina <strong>qui</strong>ndi con l’emostasi della loggia prostatica e alla morcellazione endovescicale<br />

dei lobi prostatici enucleati.<br />

Risultati<br />

Nella nostra esperienza l’intervento di Holep con la tecnica di preservazione dello sfintere striato non allunga<br />

i tempi dell’intervento né della curva di apprendimento della metodica. Il vantaggio che tale tecnica garantisce<br />

è quello di eseguire la disconnessione apicale anteriore come ultima fase della procedura offrendo di eseguire<br />

l’incisione distante dalle fibre sfinetriali minimizzandone il trauma chirurgico e la conseguente incontinenza<br />

da stress post operatoria.<br />

Conclusioni<br />

La holep rappresenta il gold standard nel trattamento di adenoma prostatici di grandi dimensioni e opzionale<br />

in adenomi di medie dimensioni per i vantaggi in termini di mini- invasività, di ridotto sanguinamento , minima<br />

ospedalizzazione e tempi di cateterizzazione. La tecnica di preservazione sfinterica ottimizza l’outcame della<br />

procedura minimizzando l’incontinenza urinaria da sforzo post-operatoria<br />

54<br />

NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILITA’ DELL’ECOGRAFIA DINAMICA TRANSPERINEALE NELLA<br />

DIAGNOSI DEI SINTOMI DEL BASSO TRATTO URINARIO.<br />

Argomenti:<br />

G._Mirabile1, B.C._Gentile1, L._Albanesi1, D._Granata1, L._Mavilla1, F._Attisani1, F._Pisanti1, G._Vincenti1,<br />

R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

In presenza di sintomi del basso tratto urinario in donne con prolasso, la diagnosi si base su una dettagliata<br />

storia clinica e sullápprofondito esame uroginecologico. Un esame urodinamico complete non e’ sempre obbligatorio,<br />

ma puo’essere utile nello stabilire la prognosi ed informare la paziente riguardo alla sua funzione vescico-sfinterica.<br />

Per quel che riguarda la diagnostica per immagini, l’uretro-cistografia e’stata tradizionalmente<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

utilizzata per la valutazione del cistocele e dell’ipermobilita’uretrale ma fornisce informazioni esclusivamente<br />

endoluminali. L’ecografia e’vantaggiosa rispetto a quest’aspetto; non utilizza radiazioni e identic ail cystocele<br />

con e senza ipermobilita’ uretrale, senza utilizzo di mezzo di contrasto, meno discomfort per la paziente e<br />

meno costi.<br />

Scopo dello studio e’ stato valutare, nella nostra esperinza, l’utilita’e la praticabita’ dell’ecografia perineale, nella<br />

diagnosi delle cause dei sintomi del basso tratto urinario associate a prolasso degli organi pelvici.<br />

Materiali e Metodi<br />

Dal mese di Giugno 2006 a Dicembre 2010, 95 donne di eta’compresa tra i 25 e gli 83 anni, sono state sottoposte<br />

ad ecografia translabiale per incontinenza urinaria (75) o sintomi del basso tratto urinario (20), clinicamente<br />

associate a prolasso degli orgnai pelvici. Tutte le pz sono state esaminate da un uro-ginecologo, per la determinazione<br />

e il grado del prolasso degli organi pelvici e successivamente, lo stesso medico, ha eseguito una<br />

ecografia translabiale a completare la diagnosi. E’stata utilizzata una sonda bi- dimensionale (2D) B-mode a 3<br />

o 6 Mhz.<br />

Risultati<br />

In 66 casi (70%) l’ecografia perineale ha confermato l’esame clinico vaginale, in 29 casi ha aggiunto importanti<br />

informazioni che avrebbero potuto interferire sul corretto trattamento dei sintomi. In un caso l’ecografia ha<br />

reso possibile la diagnosi di un diverticolo uretrale non evidente all’esame obiettivo. In 4 casi e’ stato possibile<br />

identificare la non corretta posizione della mesh. In 5 casi l’ecografia ha dimostrato un cistocele senza ipermobilita’uretrale<br />

con associati problemi di svuotamento. In 4 casi l’ecografia ha dimostrato un cistouretrocele<br />

e in 4 casi una ipermobilita’uretrale non chiara al semplice esame clinico. In 2 casi, l’ecografia ha mostrato gli<br />

effetti di una cervice in donne con utero retroverso e aumentato di volume e sintomi di svuotamento. In 9 casi<br />

l’ecografia ha evidenziato un prolasso del comparto posteriore (rettocele, enterocele o intususcezione rettale).<br />

Conclusioni<br />

L’esame clinico si limita ad identificare il grado di prolasso degli organi pelvici. Nella nostra esperienza, l’ecografia<br />

transperineale e’ una metodica semplice, non costosa e non invasiva che semplifica la diagnosi differenziale<br />

tra cistouretrocele associato a incontinenza urinaria da sforzo e cistocele senza ipermobilita’, generalmente<br />

associato a problemi di svotamento e che puo’ mascherare una incontinenza urinaria da sforzo. L’ecografia<br />

perineale puo’ inoltre provare la presenza di diverticoli uretrali che possono sfuggire all’esame obiettivo. L’ecografia<br />

translabiale fornisce una conferma obiettiva ed immediata all’esame clinico e potrebbe facilmente entrare<br />

nella pratica clinica prima della chirurgia ricostruttiva.<br />

55<br />

NBI BIPOLAR TURB:DOES IT IMPROVE DETECTION AND RE-TREATMENT RATES PRELIMINA-<br />

RY SINGLE-CENTRE EXPERIENCE<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1<br />

introduzione<br />

Narrow Banding Imaging (NBI) was developed with the goal of enhancing the definition of small lesions of<br />

the bladder that could be missed during White Light Endoscopy. The aim of this study was to evaluate the<br />

efficacy to identify non-muscle invasive bladder cancer by comparing the predictive power of the white light<br />

cystoscopy versus NBI cystoscopy and white light endoscopic resection versus the NBI one.From June 2010 to<br />

June 2011, 482 patients, 301 male and 181 female, affected by non- muscle invasive bladder, underwent NBI<br />

Bipolar TURBT.<br />

Histological findings showed in the table below.<br />

NEOPLASMS PUMNPL Ta T1<br />

PRIMITIVE NEOPLASMAS 49 159 74<br />

RECURRENCE NEOPLASMS 30 115 55<br />

The average age was 67,7 yrs. (range 46-88). All patients underwent preoperative white light cystoscopy: topography<br />

and characterization of neoplasms and/or suspicious lesions followed by a similar evaluation using NBI.<br />

Then all the patients underwent resection of the previously identified lesions performed at first using white<br />

light followed by NBI resection of the bed and surgical margins. All the removed tissue send separately for<br />

histological evaluation after mapping the areas of resection on a topographic sheet. All lesions of the lateral side<br />

walls were resected after preoperative additional anesthesia (obturator ipsilateral nerve block). The follow-up<br />

was carried out according to the EAU Guidelines about non-muscle invasive bladder tumors.<br />

Risultati<br />

The use of NBI cystoscopy revealed a total of 325 patients (67,4%) affected by white light non-visible lesions,<br />

but only in 200 patients (41,4%), the histological findings showed neoplasms of the bladder. Overall, with the<br />

use of NBI cystoscopy and NBI TURBt, we identified 125 (25,9%) benign lesions (i.e., chronic inflammation,<br />

reactive urothelial hyperplasia). In the T1HG primitive bladder neoplasms group we observed a 40,2% (29/72<br />

pts) cases free of disease, a relapse rate of 59,7% (43/72 pts), and a progression rate of 14% (10/72 pts).<br />

The table below shows the detailed results.<br />

T Neoplasms (pts) Cis WL Cis NBI TURBT WL TURBT NBI<br />

PUNMPL (pts) 31 72 17 58<br />

Ta (pts) 208 165 201 70<br />

T1 (pts) 77 88 64 72<br />

Primitive PUNMPL (pts) 21 40 9 38<br />

Primitive Ta (pts) 115 78 108 49<br />

Primitive T1 (pts) 49 37 43 29<br />

Recurrent PUNMPL (pts) 10 22 8 20<br />

Recurrent Ta (pts) 93 87 93 21<br />

Recurrent T1 (pts) 28 51 21 43<br />

Mean post-surgical hospitalization and catheterization periods were, respectively, 36 and 12 hours; besides<br />

mean post surgical Hb value was 14,8 gr/dl. No pts. submitted haemotrasfusion. Early Adverse Events (EAs)<br />

included dysuria in 27,6% (133 pts.), urgency in 21,6% (104 pts.), haematuria in 21,4% (104 pts) and AUR with<br />

re- catheterization for clots in 10,4% (50 pts).<br />

Conclusioni<br />

Despite the high rate of NBI false positives lesions ( over 25%), the combination of white light and NBI appears<br />

to allow a better diagnostic and therapeutic approach of bladder tumours, especially in T1 lesions. The high rate<br />

of false positives could depeding on artifacts produced during white light endoscopy. However, NBI TURBt in<br />

overall T1HG superficial disease patients identifies subjects with high rate of early progression (41,9%), who<br />

need an immediate radical surgical treatment.<br />

56<br />

LA CURVA DI APPRENDIMENTO DEL TRATTAMENTO ECIRS: CONFRONTO FRA LE PRIME 55 E<br />

LE ULTIME 55 PROCEDURE IN TERMINI DI EFFICACIA E SICURERZZA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

C.M.._Cracco1, F._Liberale1, C._Ferraris1, G._Bianchetti1, F._Raineri1, C.M._Scoffone1<br />

introduzione<br />

Endoscopic Combined Intra-Renal Surgery (ECIRS) è una versione “aggiornata” della PNL, che sfrutta l’approccio<br />

al rene combinato anterogrado e retrogrado. Abbiamo confrontato retrospettivamente i primi 55 e<br />

gli ultimi 55 pazienti sottoposti a trattamento ECIRS in posizione supina di Valdivia modificata Galdakao<br />

per litiasi renale complessa. Lo scopo è di valutare l’impatto della curva di apprendimento sui risultati clinici.<br />

Gruppo 1: 55 pazienti (02/2004-12/2006; 16 femmine; 39 maschi; età media + D.S. 49 anni + 15; 25 sinistra; 30<br />

destra; 50% sintomatici). Gruppo 2: 55 pazienti (01/2011- 04/2012; 25 femmine; 30 maschi; età media + D.S.<br />

54 anni + 13; 30 sinistra; 25 destra; 71% sintomatici).<br />

Risultati<br />

Gruppo 1: 1 monorene, 1 deformità scheletrica, 40% sottoposti a trattamenti precedenti, 33% normopeso, 63%<br />

sovrappeso, 4%con obesità, 0% con obesità severa; ASA1 20%, ASA2 70%, ASA3 10%. Dimensione media della<br />

calcolosi: 24+ 7 mm (range 11-40 mm); 67% calcoli singoli, 33% calcolosi multipla/a stampo; 67% caliceale,<br />

33% pielica, 5% ureterale. Tempo operatorio medio + D.S. 74 minuti + 40. Ricovero medio: 6.5 giorni. Stonefree<br />

rate: 79% dopo il primo trattamento, 84% dopo un secondo trattamento precoce; complication rate 17%.<br />

Gruppo 2: 3 malformazioni renali congenite, 3 deformità scheletriche, 45% con trattamenti precedenti, 25%<br />

normopeso, 50% sovrappeso, 18%con obesità, 7% con obesità grave; ASA1 42%, ASA2 55%, ASA3 3%. Dimensione<br />

media della calcolosi: 42 mm + 22 (range 8-80 mm); 51% calcoli singoli, 29% calcolosi multipla, 20% a<br />

stampo, 40% pielica, 60% caliceale, 30% ureterale. Tempo operatorio medio + D.S. 88 minuti + 35. Ricovero


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

medio 5.6 giorni. Stone-free rate 90% dopo il primo trattamento, 94% dopo un secondo trattamento precoce;<br />

complication rate 5%.<br />

Conclusioni<br />

Dopo il superamento della curva di apprendimento, sono stati trattati pazienti con calcolosi più complesse e<br />

con co-morbilità maggiori, con un miglior stone-free, minori complicanze e più breve ricovero ospedaliero.<br />

57<br />

WHICH PROSTATE CANCERS ARE REALLY AT INCREASED LIKELIHOOD OF PSA PROGRESSION<br />

IN THE SO CALLED “HIGH RISK” GROUP<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

A._Naselli1, L._Timossi1, F._Germinale2, F._Bertolotto2, P._Puppo1<br />

1 Urology Department, Istituto Clinico Humanitas Mater Domini (Castellanza)<br />

2 Urology Department, San Remo Hospital (San Remo)<br />

introduzione<br />

High risk prostate cancer is an aggressive disease with an impaired long term survival prospective. We reviewed<br />

our institutional prospective database to assess the impact of radical prostatectomy in subjects with<br />

adverse clinical and pathological disease related features<br />

Risultati<br />

The review of a prospective database of 1179 subjects submitted to radical prostatectomy from 1991 to 2011<br />

for clinically localized prostate cancer disclosed that 794 individuals had a complete dataset and 499 had one<br />

or more of the subsequent characteristics: preoperative PSA >= 20 ng/mL, pathological stage T3-4/N0, pathological<br />

stage N1, pathological primary Gleason score of 4 or 5. Excluding 76 subjects who received immediate<br />

hormonal therapy, 423 patients remained for the analysis. 419 had a minimum follow up of 3 months, range 3 –<br />

188, median 36. 142 (34%) had positive surgical margins. To disclose an eventual exclusion bias, the subgroup<br />

of 76 subjects submitted to immediate hormonal therapy was compared to the study population with regard to<br />

characteristics examined in the analysis. No statistically meaningful difference was found. Median year of the<br />

study population operation was March 2007, interquartile range March 2005 – July 2008. 31 (7%) were submitted<br />

to adjuvant radiotherapy. 46 (11%) were submitted to salvage radiotherapy at a median time of 27 months,<br />

range 7 -106, whereas 58 (14%) to salvage hormonal therapy at a median time of 27 months, range 4 – 103. 13<br />

(3.1%) patients died at a median follow up of 45 months, range 19 – 147 months, 6 of prostate cancer and 7 of<br />

unrelated causes. A subgroup of 290 (69%) patients who were not submitted to any adjuvant or salvage therapy<br />

had a PSA < 0.4 ng/mL at a median follow up of 31 months, range 3 – 149 months. 277 (95%) were completely<br />

continent. 33 out of 127 (26%) evaluable had a satisfactory sexual activity with or without the use of oral drugs.<br />

In multivariate Cox regression model independent predictors (among PSA >= 20 ng/mL, pathological stage<br />

T3-4/N0, pathological stage N1, pathological primary Gleason score of 4 or 5) of PSA progression in the study<br />

group were an elevated PSA (HR 3.16, p 0.0007) and the pathological stage N1 (HR 1.4, p 0.0035).<br />

Conclusioni<br />

High risk prostate cancer treated by radical prostatectomy offered excellent long term survival in our series<br />

even if the use of radio or hormonal therapy was limited to a minority of cases.In the so called high risk group,<br />

only subjects with an elevated PSA at the time of prostate biopsy and/or at least one positive node after radical<br />

prostatectomy had a severely impaired PSA progression free survival.Notably “cured” patients preserve almost<br />

always their urinary continence while sexual activity is impaired mainly due to the aggressive surgery performed.<br />

58<br />

IL RUOLO ESSENZIALE DELL’ENDOSCOPIA RETROGRADA DURANTE IL TRAMMAMENTO PER-<br />

CUTANEO DELLA CALCOLOSI COMPLESSA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

C.M._Cracco1, F._Liberale1, C._Ferraris1, G._Bianchetti1, F._Raineri1, C.M._Scoffone1<br />

introduzione<br />

La nefrolitotomia percutanea (PNL) è tuttora il gold-standard nel trattamento della calcolosi renale complessa.<br />

Il trattamento ECIRS (Endoscopic combined intra-renal surgery) è un nuovo modo di affrontare la PNL<br />

con il paziente in posizione supina di Valdivia modificata Galdakao (GMSV position), sfruttando l’approccio<br />

simultaneo anterogrado e retrogrado alle cavità renali, sia con strumenti rigidi che flessibili. Questo approccio<br />

retrograde all’ alto apparato urinario è stato spesso definito come non necessario, ed una fonte di ulteriori<br />

complicanze. Abbiamo analizzato retrospettivamente la nostra recente casistica operatoria, al fine di valutare<br />

se l’uso sistematico e standardizzato della endoscopia retrograda dell’alto apparato urinario (retrograde intra-<br />

renal surgery: RIRS) prima e durante la ECIRS, giochi un ruolo complementare o essenziale al buon esito<br />

dell’intervento o sia causa di ulteriori complicanze.<br />

Risultati<br />

Dal Gennaio 2011 all’ Aprile 2012, 55 pazienti (25 femmine e 30 maschi, età media + D.S. 54 anni + 13, range<br />

20 mesi-82 anni, 30 con calcolosi a sinistra e 25 a destra, 71% sintomatici per coliche renali) sottoposti a ECIRS<br />

in posizione GMSV per il trattamento di calcolosi complesse. La RIRS è stata eseguita sia prima che durante la<br />

procedura percutanea nell’84% dei casi: il 76% dei pazienti è stato sottoposto ad ureteroscopia con strumento<br />

semirigido 6-7.5 Ch, 37% associata ureteroscopia flessibile con FlexX2, 8% a sola ureteroscopia flessibile (totale<br />

di 45% uretroscopie flessibili). La camicia ureterale è stata applicata nel 10% dei casi. In 16% pazienti è stato<br />

applicato un cateterino ureterale per l’iniezione di mezzo di contrasto.<br />

Dimensioni medie dei calcoli: 42 mm + 22 (range 8-80 mm); 51% singoli, 29% multipli ed il 20% a stampo; 40%<br />

pielici, 60% caliceali, 30% ureterali. Tempo operatorio medio: + D.S. 88 minuti + 35, incluso il tempo di posizionamento<br />

del paziente. Lo stone-free rate è stato del 90% al primo trattamento, 94% dopo un secondo trattamento<br />

precoce. La puntura sotto guida ecografica e fluoroscopia è stata coadiuvata dall’approccio Endovision<br />

nel 29% dei casi. La RIRS è stata essenziale per il trattamento combinato dei calcoli ureterali, calcoli in calici<br />

paralleli al tramite percutaneo oppure impattati a livello dell’infundibolo ed in diverticoli caliceali, in caso di<br />

doppio distretto, nel 48% dei casi. La RIRS è stata inoltre utile per valutare l’applicazione finale dello stent (applicato<br />

nel 65% dei casi, il 13% dei quali con filo di repere per rimozione precoce dopo 1-3 giorni dall’ECIRS;<br />

stentless nel 35% dei casi). Non sono state registrate lesioni ureterali. Tasso complessivo di complicanze del 5%.<br />

Conclusioni<br />

Dalla nostra esperienza, la RIRS non è una procedura complementare alla PNL, ma piuttosto uno step essenziale<br />

della ECIRS, utile per ottimizzare la puntura renale e fondamentale per incrementare lo stone-free rate. E’<br />

inoltre un valido aiuto per decidere l’eventuale applicazione di pielostomia e/o stent ureterale, e non determina<br />

un incremento delle complicanze.<br />

59<br />

ECIRS (ENDOSCOPIC COMBINED INTRA- RENAL SURGERY) IN POSIZIONE SUPINA VALDIVIA<br />

MODIFICATA GALDAKAO: NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

C.M._Cracco1, F._Liberale1, C._Ferraris1, G._Bianchetti1, F._Raineri1, C.M._Scoffone1<br />

introduzione<br />

La nefrolitotomia percutanea (PNL) è tuttora il gold-standard nel trattamento della calcolosi renale complessa.<br />

Il trattamento ECIRS (Endoscopic combined intra-renal surgery) è un nuovo modo di affrontare la PNL con il<br />

paziente in posizione supina di Valdivia modificata Galdakao (GMSV position), sfruttando l’approccio simultaneo<br />

anterogrado e retrogrado alle cavità renali, sia con strumenti rigidi che flessibili, con conseguenti vantaggi<br />

dal punto di vista anestesiologico, urologico e gestionale. Abbiamo aggiornato i risultati clinici pubblicati nel<br />

2008 circa la sicurezza e l’efficacia della ECIRS nel trattamento dell’urolitiasi, analizzando retrospettivamente<br />

la nostra casistica di pazienti sottoposti a ECIRS negli ultimi 8 anni (dall’ Aprile 2004 all’ Aprile 2012). Tutte le<br />

procedure sono state eseguite dallo stesso urologo (C.M.S.).<br />

Risultati<br />

340 pazienti (65% maschi, 35% femmine; età media 53 anni, range 20 mesi -82 years; 47% con calcolosi a<br />

destra, 53% a sinistra, 5% bilaterali; 65% sintomatici per coliche renali einfezioni ricorrenti delle vie urinarie)<br />

sottoposti a ECIRS in posizione GMSV per il trattamento di calcolosi voluminosa e/o complessa, tutte in anestesia<br />

generale. Urocoltura negativa pre-operatoria; tutti i pazienti hanno ricevuto una profilassi antibiotica ed<br />

antitrombotica.<br />

Malformazioni renali congenite nel 6% dei casi, deformità scheletriche 10%; il 21% dei pazienti aveva un ASA<br />

score 1, 50% ASA score 2 e il 29% ASA score 3; il 17% dei soggetti era normopeso, 42% sovrappeso, 30% obeso<br />

e 11% gravemente obeso; il 45% dei pazienti è stato sottoposto a precedente trattamento per urolitiasi omolaterale.<br />

I calcoli erano: 91% radio-opachi, 43% singoli, 57% multipli, 36% a stampo; 45% pielici, 55% caliceali<br />

(16% calice superiore, 32% medio, 52% inferiore), 15% con associata calcolosi ureterale. Dimensioni medie<br />

dei calcoli + D.S.: 38+ 12 mm (range 8-80 mm). L’accesso renale è stato ottenuto nel 100% dei casi sotto guida<br />

ecografica e fluoroscopica dall’urologo, ed integrate con l’approccio Endovision nel 35% dei casi, con accesso<br />

unico nel 95% dei casi, principalmente al calice inferiore (91%). Una camicia di Amplatz 30 Ch è stata applicata<br />

nel 68% delle procedure, dilatazione con balloon nel 77%. Litotrissia balistica o combinata ultrasonica nel<br />

74% dei casi, con laser nel 22%. Uno stent doppio-J è stato applicato al termine della procedura nel 65% dei<br />

casi, catetere pielostomico nel 80%. Il tempo operatorio medio è stato di 77 minuti (range 20 – 225), incluso<br />

il posizionamento del paziente. Lo stone-free rate è stato del 84% dopo il primo trattamento, 90% dopo un<br />

secondo trattamento precoce. L’ospedalizzazione media è stata di 4 gironi. Il tasso complessivo di complicanze:<br />

15%. Non sono state rilevate complicanze maggiori (grado 4 o 5secondo Clavien), problemi anestesiologici o<br />

perdite del rene trattato.<br />

Conclusioni<br />

Secondo la nostra esperienza, la ECIRS in posizione GMSV continua ad essere sicura ed efficace, anche in pazienti<br />

complessi, con calcolosi complicate, con un elevato stone-free rate al primo trattamento, e con indiscussi<br />

vantaggi anestesiologici ed un basso tasso di complicanze.<br />

60<br />

IL RUOLO DELLA NEFROSCOPIA FLESSIBILE AL TERMINE DEL TRATTAMENTO PERCUTANEO<br />

DELLA CALCOLOSI COMPLESSA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

C.M._Cracco1, F._Liberale1, C._Ferraris1, G._Bianchetti1, F._Raineri1, C.M._Scoffone1<br />

introduzione<br />

La nefrolitotomia percutanea (PNL) è tuttora il gold-standard nel trattamento della calcolosi renale complessa.<br />

Il trattamento ECIRS (Endoscopic combined intra-renal surgery) è un nuovo modo di affrontare la PNL<br />

con il paziente in posizione supina di Valdivia modificata Galdakao (GMSV position), sfruttando l’approccio<br />

simultaneo anterogrado e retrogrado alle cavità renali, sia con strumenti rigidi che flessibili. Alla fine della<br />

procedura, che è stata standardizzata step by step, un’accurata nefroscopia flessibile viene eseguita per escludere<br />

la presenza di frammenti litiasici residui, o per valutare lo stone burden residuo per pianificare il trattamento<br />

successivo. Abbiamo analizzato retrospettivamente la nostra più recente casistica di ECIRS, al fine di valutare<br />

se l’utilizzo regolare e standardizzato della nefroscopia flessibile possa giocare un ruolo nell’outcome della procedura<br />

in termini di stone-free rate, o implichi ulteriori vantaggi.<br />

Risultati<br />

Da Gennaio 2011 all’ Aprile 2012, 55 pazienti (25 femmine e 30 maschi, età media + D.S. 54 anni + 13, range<br />

20 mesi-82 anni, 30 con calcolosi sinistra e 25 destra, 71% sintomatici per coliche renali) sottoposti a ECIRS in<br />

posizione GMSV per il trattamento di calcolosi voluminosa o complessa. Tutti i casi sono stati studiati preliminarmente<br />

con TC, con o senza m.d.c., e sottoposti a regolare follow-up ad 1 mese, con nuova TC in bianco.<br />

Dimensioni medie dei calcoli: 42 mm + 22 D.S. (range 8-80 mm); 51% calcoli singoli, 29% multipli ed il 20% a<br />

stampo. Localizzazione dei calcoli: 40% pielici, 60% caliceali, 30% ureterali associati. Tempo operatorio medio:<br />

+ D.S. 88 minuti + 35, incluso il posizionamento del paziente. Lo stone-free rate è stato del 90% dopo il primo<br />

trattamento, 94% dopo un secondo trattamento precoce. Una nefroscopia flessibile è stata eseguita al termine<br />

della procedura nel 96% dei casi (4% delle ECIRS sospese per il riscontro di urine infette), è stata essenziale<br />

per identificare frammenti residui sfuggiti in altri calici dopo la litotrissia nel 45% dei pazienti, e per valutare<br />

il tipo di trattamento da effettuare in pazienti con calcolosi residua nell’ 8% dei (dati confermati alla TC post-<br />

operatoria). Inoltre, è stata utile per decidere un trattamento tubeless nel 15% dei pazienti, o per l’applicazione<br />

di pielostomia 10 Ch nel 17% dei casi, o 8Ch nel 68%.<br />

Conclusioni<br />

Secondo la nostra esperienza, la nefroscopia flessibile al termine di una procedura percutanea (PNL/ECIRS),<br />

è uno step fondamentale per incrementare lo stone-free rate e ridurre la necessità di un secondo trattamento.<br />

E’ inoltre uno strumento importante per decidere l’applicazione di un catetere pielostmico. Dal momento che<br />

l’esecuzione di una TC post-operatoria può sollevare problemi di costi ed esposizione a radiazioni, proponiamo<br />

di ridurre l’utilizzo dell’imaging solo in quei pazienti non adeguatamente studiati con una nefroscopia flessibile<br />

finale.<br />

61<br />

NEFROURETERECTOMIA ROBOTICA CON FLUORESCENZA PER IDROURETERONEFROSI<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A.._Serao1, F._Cortese1, D._Tiranti1, P._Audino1, P._Vota1, M._Ferraro1, R._Cevoli1<br />

introduzione<br />

L’impiego della fluorescenza nella chirurgia laparoscopica robot assistita è una recente applicazione della procedura<br />

robotica che consente di visualizzare con maggior definizione le strutture vascolari da isolare e nella<br />

chirurgia oncologica i margini di resezione della neoformazione da enucleare.La sua applicazione prevalente<br />

allo stato dell’arte è nel campo della nefrectomia parziale, dove essa consente di apprezzare nel dettaglio alcune<br />

caratteristiche anatomiche vascolari, specialmente quando queste ultime si presentano con relativa complessità<br />

e atipicità e agevola l’identificazione dei margini di resezione della neoplasia. La soluzione viene introdotta<br />

per via parenterale dall’anestesista durante l’intervento nelle fasi che l’operatore ritiene più soggette a passaggi<br />

indaginosi, in particolare nella preparazione vascolare dei peduncoli renali.E’ possibile pertanto una ripetuta<br />

somministrazione nel corso dell’intervento.Dopo la sua infusione essa si lega alle proteine plasmatiche nei vasi<br />

sanguigni, in particolare alle lipoproteine e meno all’albumina, e sollecitata da una radiazione laser del sistema<br />

ottico del robot emette una radiazione all’infrarosso.Un sistema di rilevamento dedicato della telecamera ne<br />

consente la visualizzazione.La sostanza non presenta particolare tossicità, è di rapida metabolizzazione a livello<br />

epatico ed è escreta esclusivamente con la bile.La possibilità del suo utilizzo deriva dalla particolare tecnologia<br />

della telecamera robotica che pertanto rimane indispensabile nella procedura.<br />

Risultati<br />

Il caso presentato riguarda una paziente di 44 anni con anamnesi silente per patologia urologica.Solo un trauma<br />

addominale chiuso di lieve entità nella anamnesi remota, senza interessamento degli organi parenchimali<br />

addominali.Negli ultimi mesi la paziente lamentava infezioni urinari recidivanti, episodicamente con iperpiressia.All’indagine<br />

ecografica e successivamente alla tac addome si rendeva evidente una marcata idroureteronefrosi<br />

sinistra con stenosi terminale ureterale pre-vescicale senza presenza di difetti del lume ureterale né<br />

immagini litiasiche. Il parenchima renale risultava marcatamente assottigliato con funzionalità residua minima,<br />

confermata a un esame scintigrafico.Si decideva pertanto di sottoporre la paziente alla nefroureterectomia<br />

laparoscopica robotica.Durante l’intervento si metteva in evidenza una marcata dilatazione ureterale e delle<br />

cavità calico-pieliche, così come evidenziato alla tac.Le strutture vascolari dell’ilo, in particolare le arterie, risultavano<br />

stirate e dislocate dalla marcata pielectasia e coinvolte da processi perinefritici. Si decideva pertanto di<br />

impiegare la fluorescenza con verde indocianina che consentiva una visualizzazione dettagliata delle strutture<br />

vascolari agevolando la loro preparazione e dissezione.L’intervento si concludeva senza imprevisti e la degenza<br />

post operatoria risultava regolare e senza complicanze.<br />

Conclusioni<br />

La chirurgia laparoscopica robotica sta emergendo prepotentemente nel panorama chirurgico urologico oltre<br />

gli impieghi più tradizionali ( come la prostatectomia radicale). La possibilità di avere una visione tridimensionale<br />

e una eccellente manovrabilità degli strumenti chirurgici grazie alla loro possibilità di ottenere delle<br />

angolazioni non riproducibili manualmente, consente di aggredire con maggior sicurezza e facilità situazioni<br />

anatomiche complesse.Mentre la prostatectomia radicale robotica è divenuta ormai un intervento con larga applicazione,<br />

gli orizzonti della chirurgia robotica, favoriti anche dalle evoluzioni tecniche delle apparecchiature,<br />

si stanno allargando verso situazioni e patologie sempre più complesse. La fluorescenza nella chirurgia robotica<br />

è uno dei campi di ricerca più affascinanti e in crescente sviluppo.Pur avendo prevalentemente una indicazione<br />

attuale nella nefrectomia parziale per neoplasie di minori dimensioni, campo nel quale anche presso la nostra<br />

struttura si sta impiegando, essa può trovare applicazione anche in situazioni diverse laddove si possa prevedere<br />

un ausilio nella componente di preparazione e dissezione di strutture vascolari articolate o anomale.Nel caso<br />

presentato la fluorescenza ci ha consentito di procedere alla nefroureterectomia con l’isolamento di vasi ilari<br />

coinvolti da fenomeni flogistici, come nei casi di pregresse infezioni delle alte vie urinarie.L’uso sperimentale<br />

sempre più frequente e una casistica più ampia consentirà di sistematizzare il suo impiego per una adeguata<br />

collocazione nella chirurgia robotica.<br />

19


20<br />

auronews<br />

62<br />

PCNL SUPINA CON TECNICA ENDOVISION : NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

M._Gerardini1, S._Marchetti1, P._Peirano1, P._Mirando1, M._Ruggieri1, A._Gentile1, C._Real1, L._Scopesi1,<br />

G._Franceschetti1, G._Ricci1, M._Berardinelli1, A._Frattini2, M._Mensi1<br />

1 O.C.Voghera A.O.Provincia di Pavia (Voghera)<br />

2 O.C. Guastalla (Guastalla)<br />

introduzione<br />

La PCNL è ritenuta il gold standard nel trattamento della calcolosi renale maggiore di 2 cm.Lo scopo del lavoro<br />

è presentare la nostra esperienza dopo 56 PCNL in posizione supina con tecnica di puntura renale endovision.<br />

Risultati<br />

Presso la Nostra Divisione abbiamo trattato dal Luglio 2007 al Dicembre 2011 56 pazienti con PCNL in posizione<br />

supina sec. Valdivia Uria mod .Galdakao , rispettivamente 31 di sesso maschile e 25 di sesso femminile.<br />

La puntura renale è stata effettuata con puntamento radiologico .In tutte le procedure descritte si è attuata una<br />

ECIRS per controllare le fasi di puntura percutanea renale, le procedure di dilatazione e per il trattamento<br />

combinato di calcolosi complesse.. La fase di dilatazione è stata effettuata con tecnica pneumatica. Sono state<br />

trattate 17 calcolosi pieliche, 33 calcolosi a stampo pielo-caliciali, 5 calcolosi caliciali ed 1 calcolosi pielica in<br />

rene a ferro di cavallo .Dopo il trattamento percutaneo 42 pazienti sono risultati stone free ; in 14 sono residuati<br />

frammenti successivamente bonificati mediante ESWL, URS o RIRS. In 4 casi la PCNL è stata interrotta<br />

a frammentazione parziale per eccessivo sanguinamento . In 3 casi si è verificata anemizzazione con necessità<br />

di emotrasfusioni (2 casi da fistola vascolare che ha richiesto embolizzazione).<br />

Conclusioni<br />

La metodica è risultata riproducibile con ottimi risultati. Importanti vantaggi dell’accesso combinato percutaneo-endoscopico<br />

ascendente sono la possibilita’ di trattare calcolosi complesse difficilmente bonificabili per<br />

sola via percutanea e il controllo della puntura renale sotto visione. Svantaggio della metodica è la necessità di<br />

impiego di due 2 operatori esperti per il dominio contemporaneo della via retrograda ed anterograda .<br />

63<br />

PERCUTANEOUS CRYOABLATION (PCA) IN PATIENTS (PTS) PRIMARY LOCALIZED AND/OR<br />

METASTATIC LESIONS<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

R._Salvioni1, C._Spreafico2, N._Nicolai1, L._Piva1, S._Stagni1, M._Catanzaro1, T._Torelli1, D._Biasoni1, C._<br />

Morosi2, A._Necchi3, A._Marchianò2, M._Colecchia4<br />

1 SC Urologia Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

2 Radiologia Interventistica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

3 Oncologia Medica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

4 Anatomia Patologica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

introduzione<br />

The wide use of abdominal ultrasonography has led to an increase in the incidental finding of small renal masses.<br />

Many patients (pts) are elderly and / or have comorbidities that may contraindicate surgery. Furthermore,<br />

the biology of renal masses is not yet fully known.<br />

MATERIALS AND METHODSFrom October 2007 to May 2012 at our institution we have treated 58 patients<br />

with PCA (mean age 73 years, range 36-82): surgery was not indicated by the presence of comorbidity in 18<br />

cases, 22 had prior nephrectomy for solitary for renal cell carcinoma, 12 were elective, 3 for personal choice as<br />

an alternative to conservative surgery, 3 were metastastic. . The average diameter of renal lesions was 30 mm<br />

(range 12-70 mm). 33 pts “naive” were biopsied at the PCA context, the biopsy was diagnostic in more than<br />

90% of cases. In pts with previous surgery for a solitary kidney we have not performed the biopsy. We used the<br />

argon cryotherapy (Endocare, Irvine, from 1.7 to 2.4 mm cryoprobes). To evaluate both the correct positioning<br />

of the probes is the ice ball a standard CT is carried out every 5 minutes until the desired temperature (-20 °<br />

/ – 40 °) is reached in the target lesion in 2 consecutive cycles of cooling of 13 – 15 minutes interspersed with a<br />

heating cycle of 12-15 minutes. The post-operative monitoring is carried out in the first 24 hours with clinical<br />

evaluation, blood tests, CT scan without contrast. The follow-up provides a CT with contrast medium at 1.3,<br />

6, 9 and 12 months after the PCA and then every 6 months. A complete lack of enhancement to the contrast<br />

medium of the renal lesion target is considered as indicative of a complete response (CR).<br />

Risultati<br />

There were 3/58 (5%) persistence of disease at CT scan at 1 month (2 pts) and 9 months (1 pts). All three pts<br />

were subjected to re-treatment with PCA and are free and without signs of recurrent disease after median<br />

follow-up of 24 months. All pts treated on both the primary lesion than on metastatic lesions (bone and soft<br />

parts 1 pts 2 pts) are alive and without signs of recurrence on the treated lesions after a median follow up of 36<br />

months. In no case there was an intraoperative complications that has requested the suspension of treatment.<br />

The TC on the first day showed a modest perirenal hematoma in 46 pts without any need for medical treatment,<br />

in 3 cases associated with anemia which re<strong>qui</strong>red transfusion, and in 2 case it is selective embolization renal<br />

artery (1 per bleeding and 1 for arterovenous fistula at 1 month after the procedure).<br />

Conclusioni<br />

The asymptomatic renal masses are assuming a growing interest in daily clinical practice. Although surgery<br />

represents the gold standard, a careful assessment of co-morbidity, surgical risk, the life expectancy and the<br />

clinical relevance of the disease must be considered in laying claim to excision. Our data on the PCA show that:<br />

1) a technique is feasible and safe in pcs in which surgery is not indicated; 2) is active in the local control of the<br />

lesions also greater than 30 mm; 3) can be repeated in the case of persistence of disease or local recurrence, 4)<br />

can be performed with single or multiple approach (PCA context of renal lesions and bone). The procedure<br />

needs further study for adequate oncological follow-up .<br />

64<br />

UN CASO CLINICO DI SOSPETTA TORSIONE DI TESTICOLO RITENUTO IN MONORCHIDE AC-<br />

QUISITO IN SINDROME DI MUNCHAUSEN.<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

M._Dicuio1, S._Creti1, C._Saltutti1, R._Dipietro1, A._Di Campli1, D._Mannini1, A._Righettoni1, E._Severini1,<br />

D.E._Cuzzocrea1<br />

introduzione<br />

La sindrome di Munchausen è un disturbo psichiatrico che spinge l’individuo a curarsi per una malattia acuta<br />

e spesso grave, che in realtà non esiste, o che è stata deliberatamente indotta dallo stesso paziente, al fine di<br />

ottenere le cure mediche. Il paziente può passare la vita tra un ospedale e un altro, fingendo di avere patologie<br />

che non ha, inventando completamente sia l’anamnesi clinica che la sintomatologia. Alcuni pazienti possono<br />

riuscire così a sottoporsi ad inutili e molteplici interventi chirurgici, collezionando cicatrici di vario tipo. In<br />

alcuni casi, questi pazienti possono ingerire o iniettarsi sostanze, in modo da indurre la malattia. E’ dunque<br />

una malattia che presenta sintomi fittizi e soprattutto autodeterminati, sia di tipo organico che psicologico. Il<br />

termine “sindrome di Munchhausen” fu coniato dal medico R. Asher nel 1951, (The Lancet), riferendosi al<br />

personaggio del barone Karl Friedrich Hieronymus von Munchhausen (1720-1797), noto per la sua fantasia e<br />

per le storie incredibili che collezionò nella sua vita.<br />

Materiali e metodi:<br />

Un ragazzo di 25 aa si è presentato al PS per riferiti forti dolori addominali simulando un addome acuto, nella<br />

notte quando il chirurgo generale ha escluso una appendicite acuta e <strong>qui</strong>ndi un intervento in urgenza il ragazzo,<br />

monorchide e portatore a sua detta di testicolo sin ritenuto per riferita orchiectomia dx per torsione del<br />

testicolo, ha lamentato <strong>qui</strong>ndi un fortissimo dolore inguinale sinistro per cui è stato sottoposto a ecografia con<br />

ecocolordoppler urgente con diagnosi di sospetta torsione di testicolo sinistro ritenuto. L’urologo reperibile è<br />

stato contattato e visto la clinica ed il referto radiologico ha effettuato un intervento esplorativo di urgenza senza<br />

evidenziare alcuna torsione del testicolo.In anamnesi il paziente presentava svariati accessi al PS e numerose<br />

cicatrici chirurgiche senza una diagnosi di S. di Munchausen.<br />

Risultati<br />

La mattina stessa dell’intervento è stato contattato lo psichiatra di guardia che ha confermato la diagnosi di S.<br />

di Munchausen dopo anche collo<strong>qui</strong>o con lo psichiatra in cura in altra regione. La storia del paziente lo porta a<br />

vagare da un ospedale all’altro sia italiano che estero, fingendo l’insorgenza di patologie mediche o chirurgiche<br />

o fornendo informazioni false e fantasiose circa la loro storia clinica e sociale, senza una ragione apparente diversa<br />

da quella di attirare l’attenzione e farsi operare. E’ una patologia rara e comunque difficile da individuare,<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

in quanto i pazienti forniscono spesso nomi falsi, si fanno visitare in ospedali diversi, cambiano spesso medico<br />

e possono diventare molto abili nel cercare di non farsi scoprire. In letteratura sembra che un urologo nella<br />

sua carriera possa incontrare almeno due pazienti affetti da questa patologia.Non vi è nesso tra ipocondria e<br />

sindrome di Munchausen. Gli ipocondriaci credono realmente di essere malati, mentre una persona con la<br />

sindrome di Munchausen vuole disperatamente ottenere l’attenzione di un medico, e per questo produce segni<br />

di malattia e talvolta infortuni, al fine di ottenere questa attenzione. Il giorno dopo il paziente è stato dimesso<br />

su base volontaria, il paziente non è interdetto, senza poter intervenire con TSO, il giorno successivo un altro<br />

ospedale ci ha contattato per delucidazioni sul caso visto che il paziente si era presentato ad un altro PS simulando<br />

disturbi di carattere urologico senza portare documentazione clinica,<br />

Conclusioni<br />

Il sospetto di una torsione testicolare in paziente monorchide con già in anamnesi una orchiectomia per torsione<br />

obbliga il consulente urologo alla esplorazione chirurgica quando la clinica e soprattutto le indagini<br />

strumentali depongono per una sospetta torsione.<br />

65<br />

UTI RECIDIVANTI: USO ASSOCIATO DI TERAPIA LOCALE CON AC. IALURONICO E COLLAGENE<br />

NELLA PREVENZIONE. NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Infezioni urinarie<br />

B.C._Gentile1, G.._Mirabile1, L._Albanesi1, F._Pisanti1, R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

I disturbi distrofici vaginali e la sintomatologia ad essi collegati nelle donne in post menopausa hanno un’incidenza<br />

elevata. In queste donne c’è un elevato rischio di infezioni recidivanti del basso tratto urinario (6-16%),<br />

dispareunia (25-55%) e/o secchezza vaginale (30-41%).Al momento la terapia topica ormonale è la più utilizzata<br />

per trattare tali disturbi, ma ancora oggi essa è dibattuta per i suoi eventuali rischi nei trattamenti a lungo<br />

termine. In questo studio abbiamo utilizzato una preparazione locale a base di collagene ed acido ialuronico su<br />

donne in post menopausa con disturbi distrofici vaginali.<br />

Risultati<br />

Sono arrivate da noi da ottobre 2010 a gennaio 2012, 80 donne affette da UTI recidivanti. 56 di queste donne<br />

erano in post menopausa e riferivano oltre ai comuni LUTS (disuria, pollachiuria diurna e notturna, urgency)<br />

anche secchezza vaginale (67%) e/o dispareunia (44%). L’esame obiettivo locale confermava una distrofia vaginale.<br />

A queste donne in post menopausa oltre a terapia antibiotica specifica veniva somministrata una soluzione<br />

topica di collagene ed acido ialuronico una volta al giorno per i primi 15 giorni e successivamente due volte a<br />

settimana per 6 mesi. All’arruolamento, alla fine dei primi 15 giorni e dei tre mesi complessivi di terapia veniva<br />

eseguita una visita vaginale con relativa valutazione soggettiva della paziente della sua sintomatologia, un’urinocoltura<br />

con ABG, un questionario per la valutazione soggettiva di sintomi vaginali ed il test di valutazione<br />

dell’attività sessuale. Nessun effetto collaterale si è verificato durante il trattamento topico e tutte sono arrivate<br />

alla fine della terapia prevista.Gia dopo i primi 15 giorni si è osservato un miglioramento statisticamente positivo<br />

della sintomatologia legata alla distrofia vaginale ed un’urinocoltura sterile in 63 pazienti . Alla fine dei<br />

tre mesi persisteva il miglioramento sintomatologico legato alla distrofia vaginale ma oltre a ciò si è mantenuta<br />

un’urinocoltura sterile in 56 pazienti. Dopo sei mesi di terapia persistevano i miglioramenti sintomatologici<br />

Conclusioni<br />

La terapia topica con collagene ed acido ialuronico è ben tollerato, nessun effetto collaterale e mostra nei<br />

nostri primi risultati una buona risposta sul miglioramento della secchezza vaginale, dispareunia e sulle UTI<br />

recidivanti in donne in post menopausa. I risultati sono ancora iniziali e necessitano di un follow-up maggiore<br />

66<br />

USO DELLE SLING (TOT) NELLE SDI. NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Neurourologia e Uroginecologia<br />

B.C._Gentile1, G._Mirabile1, L._Albanesi1, F._Pisanti1, R._Giulianelli1, M._Schettini1<br />

introduzione<br />

Nel corso degli anni sono state proposte numerose teorie riguardo i complessi aspetti anatomo-fisiologici coinvolti<br />

nel meccanismo della continenza. Il trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria da sforzo, resta,<br />

ad oggi, il trattamento di scelta nelle pazienti in cui sia fallito l’approccio conservativo. La scelta del miglior<br />

intervento chirurgico per la paziente affetta da incontinenza urinaria da sforzo dovrebbe basarsi su numerosi<br />

fattori (età, aspettative, comorbidità, pregressa chirurgia, severità dei sintomi, rischio di complicanze, tempo<br />

di degenza...).<br />

Scopo di questa analisi è quello di analizzare i risultati della nostra esperienza su 19 casi di pazienti affette da<br />

incontinenza urinaria da sforzo associata a deficit sfinterico, trattate con posizionamento di una sling (TOT).<br />

Risultati<br />

Nel periodo compreso tra Gennaio 2009 e Marzo 2011 sono state sottoposte al posizionamento di una sling<br />

TOT 19 pazienti affette da grave incontinenza urinaria da sforzo con associato deficit sfinterico. In tutte le<br />

pazienti la diagnosi è stata effettuata mediante E.O. uroginecologico, stress test in clino ed ortostatismo e prove<br />

urodinamiche che dimostravano una perdita di urina con pressioni addominali minime inferiori a 60 cmH2O.<br />

L’età media era di 65,3 anni (51-76). 5 pazienti erano affette da incontinenza urinaria di tipo misto. 3 pazienti<br />

risultavano affette anche da cistocele superiore al grado II (HWS), in questi casi l’intervento chirurgico comprendeva<br />

il posizionamento di una rete per correggere il prolasso vaginale anteriore. L’intervento chirurgico è<br />

stato eseguito dallo stesso operatore in tutti i casi. In tutti i casi è stata praticata una anestesia spinale. Il tempo<br />

medio operatorio è stato di 35,5 min (16-90). Le pazienti sottoposte a TOT sono state dimesse tutte in prima<br />

giornata postoperatoria, quelle che avevano eseguito anche una cistopessi transvaginale, in terza giornata postoperatoria.<br />

Non sono state rilevate complicanze intraoperatorie ad eccezione di un caso di sanguinamento, risoltosi con<br />

compressione manuale e posizionamento di tabotamp nel “tunnel” vaginale, che comunque non ha necessitato<br />

di emotrasfusioni. La pazienti sono state valutate clinicamente a distanza di un mese, sei mesi, e successivamente<br />

una volta l’anno. Nel follow-up abbiamo registrato 1 caso di ostruzione cervico-uretrale post- operatoria,<br />

che ha reso necessario il posizionamento di cv per residuo post-minzionale superiore a 100ml (la pz<br />

aveva eseguito anche una cistopessi). Alle pazienti che presentavano un’incontinenza urinaria pre-operatoria di<br />

tipo misto e che riferivano persistere della sintomatologia ad un mese dell’intervento, veniva prescritta terapia<br />

antimuscarinica. Abbiamo notato come i risultati ottenuti a distanza di un mese dall’intervento non fossero<br />

gli stessi registrati dopo un anno. Alla prima isita di followup tutte le 19 pazienti risultavano completamente<br />

asciutte. A sei mesi 9 di loro riferivano ricomparsa di una lieve incontinenza (perdita di qualche goccia sotto<br />

sforzo).Al controllo ad un anno 7 su 19 sono risultate completamente asciutte, 10 riferivano la ricomparsa di<br />

una lieve incontinenza da sforzo, ma si ritenevano comunque soddisfatte del risultato dell’intervento e 3 pazienti<br />

sembravano non aver tratto beneficio dalla procedura eseguita un anno prima.<br />

Conclusioni<br />

La tecnica analizzata conferma essere sicura in mani esperte. I nostri dati, condizionati dal basso numero degli<br />

interventi eseguiti, dimostrano che la tecnica può essere utilizzata anche in pazienti affette da grave incontinenza<br />

urinaria da sforzo con deficit sfinterico, tenendo in considerazione che i risultati ottenuti potrebbero non<br />

mantenersi nel corso del follow-up a distanza di anni.<br />

67<br />

RITENSIONE URINARIA POST INTERVENTO SIMULTANEO DI CISTOPESSIA CON RETE DI POLI-<br />

PROPILENE E TVT-O: NOSTRA ESPERIENZA<br />

Argomenti: Neurourologia e Uroginecologia<br />

B.C._Gentile1, R._Giulianelli1, F._Pisanti1, L._Albanesi1, G._Mirabile1, M._Schettini1<br />

introduzione<br />

Il trattamento chirurgico di donne affette da cistocele anteriore ed incontinenza urinaria da sforzo è ancora<br />

oggetto di discussione. Molti autori preferiscono trattare il prolasso vescicale con rete con estensione anteriore<br />

sul collo, altri trattano in primo momento solo il prolasso vescicale senza intervenire sulla dinamica dell’incontinenza,<br />

altri ancora inseriscono nello stesso momento una rete vaginale anteriore ed una tvt/tvt-o.<br />

Scopo di questa analisi è quello di analizzare i risultati della nostra esperienza su 35 casi di pazienti affette da<br />

incontinenza urinaria da sforzo associata a cistocele anteriore , trattate con posizionamento di una sling (TOT)<br />

contemporaneamente ad una rete vaginale anteriore in polipropilene atte a risolvere il prolasso anteriore.<br />

Risultati<br />

Nel periodo compreso tra Gennaio 2009 e Marzo 2011 sono state sottoposte a cistopessi con mesh e sling


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

TOT 35 pazienti affette da incontinenza urinaria da sforzo e cistocele superiore al II grado (HWS). In tutte<br />

le pazienti la diagnosi è stata effettuata mediante E.O. uroginecologico, stress test in clino ed ortostatismo e<br />

prove urodinamiche. L’età media era di 61,8 anni (51-76). In tutti i casi è stata praticata una anestesia spinale. Il<br />

tempo medio operatorio è stato di 55,5 min. Non sono state rilevate complicanze intraoperatorie ad eccezione<br />

di un caso di sanguinamento, risoltosi con compressione manuale e posizionamento di tabotamp nel “tunnel”<br />

vaginale, che comunque non ha necessitato di emotrasfusioni Alla rimozione del catetere vescicale, avvenuto<br />

in III giornata post operatoria 26 pazienti hanno urinato spontaneamente con RPM 11EP. A ogni paziente a cui è emerso un tratto ansioso<br />

senza però evidenziare uno stato di ansia manifesto è stato somministrato Vagostabil ® (Biancospino e Melissa:<br />

proprietà calmanti e sedative; Magnesio: proprietà rie<strong>qui</strong>libranti) 1 cp x 3 al giorno (mattina, pomeriggio e<br />

sera) per un mese e successivamente c’è stato un nuovo incontro con controllo e nuova somministrazione del<br />

questionario di autovalutazione per la EP.<br />

Risultati<br />

Tutti i pazienti a cui è stato somministrato il test hanno manifestato un buon indice di gradimento, manifestando<br />

la sensazione di una presa in carico più completa ed attenta alla dimensione unitaria psiche/soma. 46 su 49<br />

pazienti hanno completato tutto l’iter diagnostico. Il 52% dei nostri pazienti soffre di EP, nel profilo di 13 pz.<br />

(28,26%) è emerso un innalzamento critico superiore al cut-off (>95 percentile) a carico della scheda 2-3-10 del<br />

CBA test indicativo della presenza di ansia di tratto e di stato. Dei pazienti con tratti di ansia senza patologia<br />

conclamata, 10 pazienti sono risultati affetti da EP lieve- moderata. Dopo un mese di terapia 7 pazienti su 10<br />

hanno migliorato le performance sessuali e notato un allungamento del tempo di rapporto con miglioramento<br />

della qualità dei rapporti.<br />

Il trattamento è stato tollerato da tutti senza effetti collaterali.<br />

Conclusioni<br />

L’impiego di uno strumento standardizzato come il CBA 2.0 ha permesso di evidenziare la presenza, particolarmente<br />

nei pazienti affetti da EP, di correlati psico-patologici di tratto (ansia in primis) la cui individuazione<br />

e trattamento specifico può offrire maggiori chance di risultati terapeutici efficaci ma è troppo lungo da poter<br />

essere utilizzato nella pratica clinica, per cui in futuro si utilizzerà un questionario validato più snello e rapido<br />

chiamato Middelsex Hospital Questionnaire (MHQ). L’utilizzo del Vagostabil® nei pazienti con tratti di ansia<br />

assieme ad un corretto approccio diagnostico terapeutico sembra essere efficace nel trattamento iniziale della<br />

EP. Per il trattamento di mantenimento sono necessari ulteriori studi riducendo il dosaggio del farmaco e/o<br />

testandolo al bisogno 1 ora prima del rapporto, è sempre opportuno inoltre un approccio multidisciplinare per<br />

mantenere i risultati a medio e lungo termine e analizzare le cause e i motivi dello stato ansioso di base.<br />

69<br />

PROTOCOLLO DI TERAPIA MEDICA DELL’INDURATIO PENIS PLASTICA IN FASE FLORIDA<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

L._Mavilla1, L.._Albanesi1, F._Attisani1, G._Mirabile1, B.C._Gentile1, D._Granata1, F._Pisanti1, M._Schettini1,<br />

T._Shestani1, G._Vincenti1, R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

Nonostante la chirurgia rimanga il gold standard per la correzione di recurvatum penieni da Induratio Penis<br />

Plastica stabilizzati, la ricerca di una terapia medica meno invasiva non si arresta. Scopo del lavoro è stato valutare<br />

l’efficacia della Iontoforesi associata al Laser su lesioni in fase florida.<br />

Risultati<br />

Dal Gennaio 2010 al Dicembre 2011 sono stati trattati 58 pazienti. Criteri di valutazione al tempo zero e a fine<br />

terapia sono stati: eco-color-doppler dinamico penieno per la valutazione del grado di curvatura ed estensione<br />

della lesione, eventuale deficit erettile; IIEF-5; autodeterminazione del grado di dolore in fase erettile. Un ciclo<br />

di terapia prevedeva contemporaneamente Laser per 20 minuti a seduta due volte la settima e Iontoforesi tre<br />

volte la settimana con somministrazione combinata di Desametasone 4 mg/1ml e Verapamil 5 mg/2ml a 2mA<br />

per 20 minuti a seduta. Ogni ciclo era della durata di 12 settimane. Risultati confortanti si sono avuti nella<br />

riduzione significativa del dolore nel 80% dei pazienti (46/58); inoltre il 50% ha migliorato lo score dell’IIEF5<br />

(29/58). Non altrettanto i dati sulla riduzione della curvatura avutasi in 15/58 pazienti (25%) e sulle dimensioni<br />

della lesione in 21/58 (30%).<br />

Conclusioni<br />

La terapia medica combinata di Laser e Iontoforesi si dimostra efficace nella fase florida della malattia di Peyronie<br />

per quanto riguarda dolore e performance sessuale correlata, ma non incide significativamente su grado di<br />

curvatura e dimensioni della lesione.<br />

70<br />

TECNICA DI CORPOROPLASTICA CON PATCH PER RECURVATUM SEVERI DA INDURATIO PE-<br />

NIS PLASTICA STABILIZZATA<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

L._Mavilla1, L.._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, G._Mirabile1, F._Pisanti1, M._Schettini1,<br />

T._Shestani1, G._Vincenti1, R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

La corporoplastica è l’unica terapia valida nei recurvatum da Induratio Penis Plastica in fase stabilizzata. La<br />

scelta della tecnica dipende fondamentalmente dalla lunghezza dell’asta e dall’entità della curvatura.<br />

Risultati<br />

Dal Gennaio 2010 al Settembre 2011 abbiamo operato 16 pazienti con età dai 44 ai 68 anni che presentavano almeno<br />

uno delle seguenti problematiche con pene in massima erezione: lunghezza dell’asta inferiore o uguale ai<br />

15 cm; curvatura superiore o uguale a 60°; punto di “minor resistenza”. Dieci pazienti presentavano recurvatum<br />

dorsale, quattro laterale sinistro e due laterale destro. Per la correzione della curvatura abbiamo eseguito una<br />

escissione della placca e innesto di patch costituito da matrice di collagene di pericardio bovino con monofilamento<br />

3/0.Tutti gli interventi sono stati documentati mediante ac<strong>qui</strong>sizione fotografica pre e post operatoria.<br />

Sei mesi dopo la correzione venivano valutati i risultati e la soddisfazione dei pazienti attraverso questionario<br />

IIEF-5 ed eco-color-doppler penieno dinamico.In nessun paziente è stata osservata disfunzione erettile; nessuna<br />

curvatura residua è stata documentata; nessuna retrazione peniena; tre pazienti (18%) hanno riferito parestesia<br />

del glande da lieve a moderata; tredici pazienti (85%) si sono dichiarati soddisfatti o molto soddisfatti<br />

dei risultati dell’intervento.<br />

Conclusioni<br />

La corporoplastica con patch di matrice di collagene di pericardio bovino permette di ottenere ottimi risultati<br />

nella correzione di recurvatum severi in termini di raddrizzamento, lunghezza dell’asta e soddisfazione generale<br />

del paziente.<br />

71<br />

STRIPPING VENA DORSALE PROFONDA NELLA CORPOROPLASTICA PER RECURVATUM<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

L._Mavilla1, L.._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, G._Mirabile1, F._Pisanti1, M._Schettini1,<br />

T._Shestani1, G._Vincenti1, R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

La lesione del fascio vasculo-nervoso con conseguente parestesia glandulare è sicuramente fra le maggiori<br />

complicazioni della corporoplastica e motivo di insuccesso in termini di soddisfazione generale del paziente.<br />

Riportiamo la nostra esperienza nella preservazione del fvn nelle curvature congenite e da IPP ventrali e dorsali<br />

attraverso due differenti tecniche: l’isolamento completo a partenza dalle docce para-uretrali e lo stripping<br />

della vena dorsale profonda con le sue ramificazioni.<br />

Risultati<br />

Dal Gennaio 2010 al Settembre 2011 abbiamo operato 27 pazienti con età dai 16 ai 68 anni che presentavano<br />

le seguenti caratteristiche di recurvatum: dorsale 10 pazienti; ventrale 17 pazienti.L’angolo di incurvamento era<br />

tra 30 e 90 gradi. Tutti i recurvatum dorsali sono stati corretti con patch di matrice di collagene di pericardio<br />

bovino per angolo di curvatura maggiore di 60°; mentre i ventrali, congeniti, con plicatura sec. Nesbith modificata.Per<br />

la preservazione del fascio vasculo-nervoso abbiamo eseguito su 16 pazienti un isolamento completo<br />

dello stesso a partenza dalle docce para-uretrali (8 recurvatum dorsali e 8 ventrali), mentre per 11 pazienti è<br />

stato fatto un ampio stripping della vena dorsale profonda con le sue ramificazioni (2 recurvatum dorsali e 9<br />

ventrali). Tutti gli interventi sono stati documentati mediante ac<strong>qui</strong>sizione fotografica pre e post operatoria.<br />

Sei mesi dopo la correzione venivano valutati i risultati e la soddisfazione dei pazienti attraverso questionario<br />

IIEF-5, ecocolordoppler penieno dinamico. È stata documentata da lieve a moderata riduzione della sensibilità<br />

del glande in 7 pazienti (43,7%) sottoposti ad isolamento del fvn, dei quali 3 con posizionamento di patch e 3<br />

con plicatura; nei pazienti sottosti a stripping della vena dorsale profonda, il riscontro di parestesia moderata<br />

del glande è stato riferito da 2 pazienti (18%) sottoposti a plicatura. In nessun paziente è stata osservata disfunzione<br />

erettile; un paziente (2,7%) ha riportato infezione grave della ferita; due pazienti (5,4%) “suture knots”<br />

alla palpazione; due pazienti (5,4%) curvatura residua di 20°; venti pazienti (74%) erano soddisfatti o molto<br />

soddisfatti dei risultati dell’intervento.<br />

Conclusioni<br />

Nelle correzioni di recurvatum che interessano il dorso dell’asta peniena, lo stripping della vena profonda<br />

dorsale e delle sue ramificazioni sembra dimostrarsi più efficace nella preservazione della sensibilità del glande<br />

rispetto agli ampi isolamenti del fascio vasculo- nervoso necessari nelle correzioni di importanti curvature,<br />

riducendo al minimo eventuali danni al fascio stesso. Inoltre tale tecnica preverrebbe incompetenze venoocclusive<br />

di più frequente rischio nei recurvatum ventrali congeniti dei peni più voluminosi.Per la correzione<br />

dei recurvatum da IPP dorsali (che necessitano di patch), la possibilità di utilizzare tale tecnica dipende dall’estensione<br />

trasversale della placca.<br />

72<br />

TECNICA DI PLICATURA E RISULTATI PER RECURVATUM CONGENITI E ACQUISITI<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

L._Mavilla1, L.._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, G._Mirabile1, F._Pisanti1, M.._<br />

Schettini1, T._Shestani1, G._Vincenti1, R._Giulianelli1<br />

introduzione<br />

Un severo recurvatum penieno congenito o da Induratio Penis Plastica stabilizzata, può provocare difficoltà<br />

alla penetrazione, “disconfort” durante il rapporto sessuale e trauma psicologico tali da richiede una correzione<br />

chirurgica.<br />

Risultati<br />

La plicatura della tunica albuginea con sutura non riassorbibile Sec. Perovic è un metodo efficace nella correzione<br />

del recurvatum quando la curvatura non supera i 60° e l’asta è abbastanza lunga.Dal Gennaio 2010 al Settembre<br />

2011 abbiamo operato 37 pazienti con età dai 16 ai 67 anni che presentavano le seguenti caratteristiche<br />

di recurvatum: ventrale 17 pazienti; dorsale 13 pazienti; laterale sinistro 3 pazienti; laterale destro 4 pazienti.<br />

L’angolo di incurvamento era tra 30 e 60 gradi.Per la correzione della curvatura abbiamo eseguito plicatura<br />

della tunica albuginea con sutura a sei passaggi a forma di W con filo 0 intrecciato non riassorbibile che crea<br />

“bumps” sulla tunica albuginea.Tutti gli interventi sono stati documentati mediante ac<strong>qui</strong>sizione fotografica<br />

pre e post operatoria.RisultatiTre mesi dopo la correzione venivano valutati i risultati e la soddisfazione dei<br />

pazienti attraverso questionario IIEF-5, ecocolordoppler penieno dinamico.In nessun paziente è stata osservata<br />

disfunzione erettile; un paziente (2,7%) ha riportato infezione grave della ferita; sei (15%) parestesia del<br />

glande da lieve a moderata; cinque (12,5%) “suture knots” alla palpazione; due (5,2%) curvatura residua di 20°;<br />

tre (8,1%) accorciamento penieno tale da determinare insoddisfazione; trenta (81%) erano soddisfatti o molto<br />

soddisfatti dei risultati dell’intervento.<br />

Conclusioni<br />

La correzione dell’ incurvamento penieno con utilizzo di tecnica di plicatura della tunica albuginea con sutura<br />

ad S non-riassorbile costituisce un metodo semplice ed efficace.È assolutamente necessario dare la più corretta<br />

indicazione possibile alla correzione con plicatura onde evitare curvature residue o accorciamenti tali da compromettere<br />

il risultato finale. Raramente questa tecnica presenta complicanze tali da rendere insoddisfatto il<br />

paziente.<br />

73<br />

INITIAL PRELIMINARY EXPERIENCE OF TRANSURETHRAL ENUCLEATION OF PROSTATE WITH<br />

GYRUS PK SISTEM USING OLYMPUS BUTTON ELECTRODE (BTUEP) IN THE BENIGN PROSTATE<br />

HYPERPLASIA<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, G._David1, L._Mavilla1, G._Mirabile1, F._Pisanti1,<br />

T._Shestani1, G._Vincenti1, M._Schettini1<br />

introduzione<br />

The morbidity of transurethral resection of the prostate necessitates constant attempts of modifications of standard<br />

e<strong>qui</strong>pment and technique.Recently the TURIS-plasma vaporization (TURIS-V) technique, which uses<br />

the Olympus UES-40 Surgymaster generator and ‘button’ vapo-resection electrode, was introduced in clinical<br />

practice. We evaluated our results with Transurethral Enucleation of Prostate with Button electrode (TUEP-B)<br />

for the treatment of bladder outlet obstruction (BOO) due to benign prostatic hyperplasia (BPH).<br />

Materials and Methods<br />

Between July 2011 to March 2012, the same urologist, performed 18 Transurethral Enucleation of prostate with<br />

Button electrode (TUEP-B) using Gyrus PK system for the treatment of BOO due to BPH.6 of them were on<br />

anticoagulant therapy for significant cardiovascular co-morbidity (prior stroke or systemic embolism, coronary<br />

artery disease or peripheral vascular disease). The average age of the patients was 69 yrs (range 52-86 yrs).<br />

The preoperative investigation protocol included digital rectal examination, Prostatic Specific Antigen (PSA),<br />

International Prostate symptom Score (IPSS), Quality of Life (QOL), urinalysis with urine culture, uroflowmetry<br />

with post-voiding residual urinary volume (PVR) and transrectal ultrasonography assessing prostate volume.<br />

Before surgery we performed Hbg dosage and we repeat it the day after. Catheter duration, hospital stay<br />

and eventual transfusions were also valued.The surgical technique consists on enucleation of the two adenoma’s<br />

lobes starting from an apical incision at 5 and 7 using Button electrode. Exploiting its ability to vaporesect is<br />

easy to find out a bloodless cleavage of the adenoma that with a gentle traction from the apex to the bladder<br />

neck permits to create an adenoma’s peducle. This made the adenoma easily attacked with a traditional Gyrus<br />

PK loop, minimizing the risk of perforation of the capsule, making the demolition tissue extremely rapid and<br />

safety. Patients were assessed after 30 days from the surgical procedure and then every 3 months, showing that<br />

21


22<br />

auronews<br />

the data are indicated in Table 1. All the patients showing during follow-up a reduction of Qmax (< 15 ml/sec)<br />

or an increasing of IPPS or RPM (>50 ml), underwent an endoscopic second look.<br />

Results<br />

In the table are summarized our results.<br />

BASELINE 1 MONTH 3 MONTH 6 MONTH<br />

IPSS 21 +/- 5,3 9,2 +/- 3,9 7,5 +/- 3,1 6,0 +/- 2,2<br />

QOL 4,7 +/- 1,1 1,9 +/- 1,6 2,3 +/- 1,2 1,4 +/- 1,2<br />

IEFF-5 11 +/- 3,4 16 +/- 2,9 18.1 +/- 2,9 18.3 +/- 3,0<br />

Qmax (ml) 5,8 +/- 3,2 19,5 +/- 8,9 23,0 +/- 7,5 22,9 +/- 6,2<br />

PVR (ml) 88 +/- 90 33 +/- 15 15 +/- 15 15 +/- 15<br />

Prostate (gr) 40,9 +/- 15,1 14,5 +/- 5<br />

PSA (ng/ml) 2,9 +/- 1,7 0,9 +/- 0,6 0,6 +/- 0,4 0,5 +/- 0,4<br />

The average weight of tissue resected was 35 gr. The mean operating time was 30 minutes, the median catheterization<br />

time was 36 hours and the mean hospital stay was 48 hours. Mean bleeding loss were 0,8 gr/dl. No death<br />

during peri or post-operative follow-up.Early Adverse Events (EAs) include dysuria, urgency, haematuria and<br />

AUR with re- catheterization for clots.<br />

Conclusions<br />

Transurethral Enucleation of prostate with Button electrode (TUEP-B) using Gyrus PK system for Bladder<br />

Outlet Obstruction (BOO) caused by Benign Prostate Hypertrophy (BPH) is a rapid and safety technique,<br />

showing optimal outcomes.<br />

74<br />

ESWL IN MONORENE<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

L._Benecchi1, L._Perucchini1, M._Quarta1, F._Russo1, M._Tonghini1, C._Del Boca1<br />

introduzione<br />

Lo scopo di questo studio è di valutare nella nostra casistica l’efficacia e le complicanze del Trattamento ESWL<br />

in pazienti con monorene congenito od ac<strong>qui</strong>sito.MATERIALI E METODIDa 1 gennaio 2012 al 30 aprile 2012<br />

abbiamo eseguito 30trattamenti ESWL per litiasi urinaria dei quali 17 per calcoli renali (14 caliciali e 3 del bacinetto)<br />

e 13 per calcoli uretereali.4 trattamenti ESWL sono stati effettuati in pazienti monoreni (1 monorene<br />

congenito, 2 monoreni chirurgici ed un monorene funzionale). 3/4 pazienti portatori di stent uretrale ed 1⁄4 di<br />

nefrotomia per pregressa litotrissia percutanea.<br />

Risultati<br />

In 3 dei 4 trattamenti effettuati al controllo ad un mese abbiamo documentato una risoluzione del problema<br />

litiasico, mentre un paziente è stato indirizzato a trattamento endoscopico RIRS (Retrograde intrarenal surgery)<br />

per rifiuto del paziente a ripetere l’ESWL. Per quanta riguarda le complicanze sono state ematuria in 4 su 4<br />

casi, dolore lombare persistente durante e dopo il trattamento ESWL in 1 su 4 , anuria renale non ostruttiva con<br />

ematoma renale sottocapsulare in 1 su 4.Il paziente che ha presentato anuria renale non ostruttiva ed ematoma<br />

renale sottocapsulare è stato trattato conservativamente con 2 sedute dialitiche in 4 e 5 giornata dopo l’ESWL,<br />

fino alla ripresa della funzione renale, con ritorno della creatinemia ai valori di partenza dopo 2 settimane.<br />

Conclusioni<br />

Il trattamento ESWL in pazienti monoreni comporta una maggiore incidenza di complicanze medio-gravi<br />

rispetto ai pazienti con entrambi i reni. Comunque la gestione delle complicanze è nella maggior parte dei<br />

casi conservativa. La presenza di stents ureterali o tubi nefrostomici permettono una migliore gestione delle<br />

complicanze.<br />

75<br />

HEMATURIA ONE STOP CLINIC: FIRST EXPERIENCE IN ITALY WITH 255 CASES.<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

L._Carmignani1, S._Casellato1, S._Picozzi1, G._Bozzini1, V._Nicosia2, M._Cosentino2<br />

1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

2 Saipem Occupational Health (San Donato Milanese)<br />

introduzione<br />

Starting from the UK experience, we decided to test both the feasibility and the advantages of this diagnostic<br />

pathway now established in an Italian hospital. We analyzed the outcomes in detecting transitional cell carcinoma<br />

(TCC) of the bladder, other malignant and non-malignant conditions.Between April 2010 and February<br />

2012, 255 patients presenting with hematuria were referred to the Hematuria One Stop Clinic (HOSC) at our<br />

Institution. Each patient underwent a visit, a Urinary Tract Ultrasound, a Cystoscopy and CTIVP in selected<br />

cases (evidence of alterations or lesions of the renal parenchyma, presence of stones of the urinary tract, evidence<br />

of doubtful or positive urinary cytology). Where a TCC of the bladder was diagnosed, the patient underwent<br />

TUR-BT. In other cases (stones, BPH etc.) the appropriate therapeutic pathway was followed.<br />

Risultati<br />

24.32% of patients with hematuria were found to have a bladder cancer; 20.78% had a urinary stone; 1.18% had<br />

prostate cancer; 1.18% had a renal cell carcinoma; 0.39 had a urachus neoplasm. The mean age was 68.6 yrs.<br />

5.8% of the patients (24.2% on patients with TCC of the bladder) had a G3 disease. The mean time from admission<br />

to the HOSC until the operation day, in case of TCC of the bladder, was 11.1 days. The mean access time<br />

to HOSC since the event of haematuria was 3.88 days. The patient average satisfaction level, for those referred<br />

to the HOSC, was 4.5 (on a scale from 1 to 5).<br />

Conclusioni<br />

The Italian experience of the One Stop Clinic confirms a high rate of bladder cancer detection. Furthermore, a<br />

high rate of non-malignant conditions was detected, stressing the importance of the HOSC not only as a cancer<br />

clinic but as a complete general urological clinic. We report a shorter waiting time to operation, especially for<br />

bladder TCC G3 patients. It should be a mission of all urologists who manage this disease to ensure that timely<br />

and evidence-based treatment is available to all patients; this should include education of referring providers<br />

within their community about bladder cancer awareness and the importance of timely referral for evaluation<br />

of haematuria.<br />

76<br />

IS ONCOLOGICAL SAFE PERFORMING SIMULTANEOUS TRANS-URETHRAL RESECTION OF THE<br />

BLADDER AND PROSTATE A META-ANALYSIS ON 1234 PATIENTS<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

S._Picozzi1, S._Casellato1, C._Ricci2, G._Bozzini1, S._Maruccia1, L._Carmignani1<br />

1 IRCCS Policlinico San Donato (San Donato Milanese)<br />

2 Biometry and Clinical Epidemiology Unit, Fondazione C. Gnocchi (Milano)<br />

introduzione<br />

It is not unusual to encounter the clinical scenario of a male patient undergoing endoscopic treatment for<br />

bladder cancer (TURBT) who also needs transurethral resection of prostate (TURP). The aims of this metaanalysis<br />

were to understand if it is oncologically safe or advantageous to combine the two procedures in terms<br />

of subsequent overall recurrences with particular interest to that in the prostatic fossa and to understand if<br />

some characteristics of the bladder tumors can influence the recurrence rate.A bibliographic search covering<br />

the period from January 1950 to December 2011 was conducted in PubMed, MEDLINE and EMBASE. Metaanalysis<br />

approach was applied comparing prostatic fossa recurrences and total recurrences in simultaneous<br />

TURBT and TURP and control. Also prostatic fossa recurrences and tumors’ grading and multifocality in<br />

patients treated with simultaneous TURBT and TURP were analyzed. To investigate to what extent observational<br />

time influenced relapses recurrence a random effect meta- regression logistic model based approach was<br />

applied. All statistical evaluations were performed using SAS version 9.2. and by RevMan 5.0. A level of 0.05<br />

was considered as statistically significant.<br />

Risultati<br />

Overall, there were 1234 participants in the eight studies considered. The study group consists in 634 patients<br />

and the control group in 600. Mean age was 67,88 and 61,64 years respectively in the study and control groups.<br />

In the study group, on a total of 634 patients, 65 recurrences in the prostatic fossa appears. In the control group,<br />

on a total of 600 patients, 58 recurrence in the prostatic fossa occurred. Data don’t show a statistically significant<br />

difference of recurrence in the prostatic fossa between patients treated simultaneously with TURB and<br />

TURP and the control group. Meta-analysis doesn’t show a statistically significant difference of recurrence in<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

the prostatic fossa with the increased grading of the neoplasms. But there is a statistically significant increased<br />

recurrence in patients with multifocal tumors. There is a statistically significant reduction of recurrence between<br />

patients treated simultaneously with TURB and TURP and the control group but there is no a reduction of<br />

the recurrence rate in the time.<br />

Conclusioni<br />

This meta-analysis emphasized that the two operations could be performed during the same session without<br />

any negative oncologic results. The resolution during the same session of bladder outlet obstruction will improve<br />

the patients’ quality of life and performing the procedures in the same session sparing the patients from<br />

a further anesthesiological maneuvers and the need for a further hospitalization for the surgical resolution of<br />

the prostatic obstruction.<br />

77<br />

ASPETTI PSICO-SESSUALI PRE E POST TRATTAMENTO NELLA IPB TRATTATA CON LASER AL<br />

TULLIO: UNA INTERESSANTE PROSPETTIVA ANDROLOGICA CON<br />

L’UTILIZZO DI TEST VALIDATI<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

C._Saltutti1, E._Severini1, M._Dicuio1, A._Di Campli1, S._Creti1, D._Mannini1, R._Dipietro1, D.E._Cuzzocrea1,<br />

R._Radice2<br />

1 U.O Di Urologia Osp. “Maggiore” (Bologna)<br />

2 Dip. Di Urologia Osp. “S.Anna” (Como)<br />

introduzione<br />

Un interessante approfondimento degli aspetti psico-sessuali con particolare riguardo alla presenza di disturbi<br />

di tipo erettivo (DE), di calo del desiderio sessuale (DS), di eiaculazione precoce (EP) in questa categoria di<br />

pazienti tutti affetti da IPB e successivamente sottoposti a trattamento mini-invasivo con laser al tullio ad alta<br />

potenza, attraverso l’impiego di strumenti standardizzati e/o test validati, ci ha consentito un migliore inquadramento<br />

di eventuali patologie correlabili di conseguenza a migliori trattamenti possibili.58 pazienti, di età<br />

compresa fra 55 e 82 anni, tutti sottoposti a trattamento mini-invasivo di vapoenucleazione e/o vaporizzazione<br />

della IPB con laser al tullio ad alta potenza, sono stati inquadrati dopo auto-compilazione di test validati e<br />

dopo adeguato consenso informato scritto. L’uso di questi test ci ha permesso di:- raccogliere adeguata anamnesi<br />

psico-sociale del soggetto- fornire una valutazione precisa dei problemi che il soggetto lamenta- fornire<br />

una indicazione su eventuali approfondimenti diagnostici- fornire misurazioni di alcuni costrutti psicologici<br />

quali stati d’ansia, depressione, senso di paura, etc...Tutti questi test sono stati ripetuti a distanza di 3 – 6 mesi<br />

dall’intervento suddetto.<br />

Risultati<br />

E’ stato rilevato un buon indice di gradimento da parte di tutti i pazienti e tutti e 58 hanno completato i test.<br />

Abbiamo attualmente un follow-up compreso fra 3 e 8 mesi, limitato però a 35 pazienti dei 58 sottoposti allo<br />

studio. Pur considerando che tale studio è in una fase preliminare, tuttora merita particolare attenzione in funzione<br />

di alcuni dati emersi. Non si sono evidenziati peggioramenti della DE in 22/35 paz. che presentavano DE<br />

pretrattamento, lo stato di ansia pre-intervento, dettata verosimilmente dalla sensazione di perdere inevitabilmente<br />

quella capacità sessuale da parte del paziente che si deve sottoporre ad un intervento alla prostata, risulta<br />

nettamente migliorato in 19/35 paz., non ci sono state differenze statisticamente rilevabili in 13/35 paz che non<br />

presentavano DE sia prima che dopo trattamento. Sono state valutate le fasce di età e il calo del desiderio e in<br />

20 paz. su 35 di età compresa fra 56 e 73 aa. quest’ultimo ha subito una lieve inversione.<br />

Conclusioni<br />

Questi aspetti psico-sessuali dei pazienti affetti da IPB e trattati con vapoenucleazione e/o vaporizzazione con<br />

laser al tullio ad alta potenza, sono stati valutati pre e post- trattamento. Sebbene siamo di fronte solo a dei risultati<br />

preliminari, questo è un approccio estremamente nuovo, mai valutato finora. In letteratura non esistono<br />

studi andrologici con l’uso di test validati su una popolazione di pazienti affetti da IPB e sottoposti a questo tipo<br />

di trattamento mini-invasivo. I risultati che sono emersi dovranno successivamente essere confrontati in futuro<br />

ma ci potranno sicuramente consentire di inquadrare in modo migliore l’eventuale tipo di psico-patologia sia<br />

pre che post-trattamento laser, alla quale correlare poi eventuali adeguate terapie.<br />

78<br />

FUNCTIONAL OUTCOMES OF OFF-CLAMP LAPAROSCOPIC PARTIAL NEPHRECTOMY: SINGLE-<br />

CENTRE 10-YR EXPERIENCE<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, M._Costantini1, S._Guaglianone1, E._Foratiere1, V._Pompeo1,<br />

M._Gallucci1<br />

introduzione<br />

To report functional outcomes of a single centre series of off-clamp laparoscopic and robotic partial nephrectomy<br />

(PN). From September 2001 to March 2012, 439 patients with cT1 renal tumors underwent off clamp<br />

laparoscopic or robotic partial nephrectomy. One hundred and one patients with tumors <br />

4 cm or


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

Conclusioni<br />

Super-Extended and Extended PLND had comparable effects on DFS. Extending the PLND over the aortic<br />

bifurcation in patients with positive endopelvic nodes seem to have not survival benefits.<br />

80<br />

RUOLO DEI MARKERS DI METILAZIONE NELLA PROGNOSI DELLE RECIDIVE DEL CARCINOMA<br />

VESCICALE<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

R._Gunelli1, V._Casadio2, M._Fiori1, D._Calistri2, W._Zoli2<br />

1 UO Urologia - OC G.B.Morgagni - AUSL Forlì (Forlì)<br />

2 laboratorio di bioscienze IRST (istituto scientifico romagnolo per la cura dei tumori) Meldola (Meldola)<br />

introduzione<br />

Il carcinoma vescicale non invasivo presenta generalmente una buona prognosi, tuttavia circa l’80% dei pazienti<br />

sottoposti a resezione trans uretrale per carcinoma della vescica presentano una recidiva locale nei 5 anni<br />

successivi all’intervento.Per questa ragione potrebbe essere utile la ricerca di nuovi marcatori tissutali che siano<br />

in grado di predire quali pazienti sono a maggior rischio di incorrere in recidive locali. Obiettivo principale di<br />

questo studio è la valutazione dello stato di metilazione di 23 geni oncosopressori : TIMP3, APC, CDKN2A,<br />

MLH1, ATM, RARB, CDKN2B, HIC1, CHFR, BRCA1, CASP8, CDKN1B, PTEN, BRCA2, CD44, RASSF1,<br />

DAPK1, VHL, ESR1, TP73, IGSF4, GSTP1,CDH13, al fine di indagare il loto potenziale ruolo come predittori<br />

di recidiva locale nel carcinoma superficiale della vescica. Sono stati selezionati 74 blocchetti di tessuto tumorale<br />

incluso in paraffina, provenienti da pazienti operati per prima diagnosi di tumore vescicale. Di questi, 36<br />

avevano presentato almeno una recidiva locale durante i 5 anni di follow up dopo l’intervento chirurgico e<br />

38 non avevano presentato recidive locali. Dopo aver isolato il DNA dal tessuto, è stata applicata la metodica<br />

MS MLPA (methylation-specific multiplex ligation-dependent probe amplification) che consente di analizzare<br />

contemporaneamente in ciascun campione lo stato di metilazione dei 23 oncosopressori. Per ciascun gene si è<br />

ottenuto lo stato di metilazione espresso in percentuale. Lo stato di metilazione è stato analizzato come variabile<br />

dicotomica e tutti i geni con valori al di sopra del 20% sono stati considerati come metilati.<br />

Risultati<br />

La frequenza di metilazione di ciascun gene analizzato è risultata più elevata negli individui non recidivati<br />

rispetto a quelli recidivati.Applicando il test di FISHER sono emersi 3 geni che sono in grado di discriminare<br />

in maniera statisticamente significativa le due categorie di pazienti : HIC( p= 0,03),GSTP1 (p=0,02), RASSF1<br />

(p=0,03).<br />

Considerando solo i tre geni significativi abbiamo costruito un algoritmo prognostico in cui i campioni sono<br />

stati suddivisi in due categorie: pazienti con fenotipo metilato (almeno 1 dei tre geni metilato) e con fenotipo<br />

non metilato (nessuno dei tre geni metilato). L’analisi del fenotipo metilato ha permesso di identificare con una<br />

sensibilità del 78% gli individui recidivati. La specificità è risultata 66% e l’accuratezza globale 72%.<br />

Conclusioni<br />

Questi dati, se pur preliminari, ci suggeriscono il ruolo potenziale della metilazione di RASSF1,HIC,GSTP1,<br />

nell’individuare i pazienti a maggior rischio di recidiva locale. L’analisi di questi marcatori potrebbe risultare<br />

molto utile nella pratica clinica per selezionare i pazienti che necessitano di controlli cistoscopici frequenti<br />

dopo la prima diagnosi di tumore non invasivo della vescica.<br />

I risultati ottenuti in questo studio sono preliminari e dovranno essere confermati in una casistica più ampia.<br />

81<br />

MINIMALLY INVASIVE TREATMENT OF CT1 RENAL TUMORS: 10-YR PARADIGM SHIFT AT A<br />

TERTIARY REFERRAL CENTRE<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, M._Costantini1, S._Guaglianone1, E._Forastiere1, V._Pompeo1,<br />

M._Gallucci1<br />

introduzione<br />

To present the paradigm shift in the management of cT1 renal tumors, from open radical nephrectomy to<br />

minimally invasive techniques of nephron-sparing surgery in a 10-yr experience at a tertiary referral centre.<br />

Between September 2001 and December 2011, 719 cT1N0M0 renal tumors were diagnosed at our institution.<br />

We reported the evolving management of cT1 renal masses from open to laparoscopic radical nephrectomies<br />

(RN) and from open to laparoscopic and robotic partial nephrectomies (PN) along ten years. We compared the<br />

drift of RN versus PN for cT1, cT1a and cT1b tumors, respectively and the trend of Laparoscopic PN (LPN) vs<br />

open PN (OPN) for cT1a and cT1b, respectively.<br />

Risultati<br />

Overall, 50 (6.9%), 111 (15.5%), 181 (25.2%), 343 (47.7%), 34 (4.7%) patients underwent ORN, OPN, LRN,<br />

LPN and Robotic PN, respectively. The rate of PN for cT1 tumors increased over time and passed RN in 2007<br />

(Fig1). The shift from radical to partial nephrectomy became evident in 2002 for cT1a and 2010 for cT1b<br />

tumors, respectively (Fig. 2a). The shift from OPN to LPN became clear in 2005 and 2010 for cT1a and cT1b<br />

tumors, respectively.(Fig. 2b)<br />

Conclusioni<br />

Practice at our centre reflects a shifting paradigm towards preferential use of nephron sparing surgery for the<br />

treatment of cT1 renal masses; minimally invasive PN early became a gold standard for cT1a tumors.Later,<br />

given laparoscopic expertise and appropriate patient selection, indications to robotic and LPN were expanded<br />

and became predominant also for renal masses >4 cm.<br />

82<br />

THE STAGING ROLE OF 18FDG PET-CT IN PATIENTS WITH MUSCLE-INVASIVE BLADDER CAN-<br />

CER SELECTED FOR RADICAL CYSTECTOMY<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, S._Guaglianone1, R._Sciuto1, C.L._Maini1, M._Gallucci1<br />

introduzione<br />

Preoperative staging of patients with muscle invasive bladder cancer includes either CT scan or MR imaging.<br />

Few reports addressed the staging role of 18FDG PET-CT and its role has not been defined. Between July 2009<br />

and Feb 2012, 76 consecutive patients with muscle-invasive bladder cancer and conventional imaging negative<br />

for nodal or distant metastasis, underwent 18FDG PET-CT before radical cystectomy. Nine patients with evidence<br />

of liver, bone or retroperitoneal metastases at PET-CT underwent palliative cystectomy, all other patients<br />

underwent radical cystectomy and extended lymph-node dissection 2cm over the aortic bifurcation. Nodes<br />

were sent to pathologist into separate packages. We tested sensitivity, specificity, PPV, NPV and accuracy of<br />

18FDG PET-CT alone in a patient and in a field-based manner, matching results with pathological examinations<br />

of nodal packages removed.<br />

Risultati<br />

Lymph node metastasis were found in 24 of 76 patients (31%). Eighty-six of 758 dissected nodal fields showed<br />

metastasis (11.3%). Positive sites detected by 18FDG PET-CT were confirmed by histology in 45 cases and were<br />

not in 10 cases, while 662 sites were true negative versus 41 false negative (cases of nodal micrometastasis or<br />

with size of metastasis < 5 mm). On patient based analysis, sensitivity, specificity, PPV, NPV and accuracy were<br />

56.6%, 95.6%, 89.5%, 77.2% and 80.2% respectively and on field-based analysis the calculated percentages were<br />

52.3%, 98.5%, 81.8%, 94.2% and 93.3% respectively.<br />

Conclusioni<br />

Despite low sensitivity 18FDG PET/CT detected nodal metastases between 5 and 10 mm and represents a step<br />

forward in the preoperative staging compared with conventional CT.<br />

83<br />

SQUAMOUS CELL CARCINOMA VS UROTHELIAL CARCINOMA VS UROTHELIAL CARCINOMA<br />

WITH SQUAMOUS DIFFERENTIATION: DISEASE FREE SURVIVAL AFTER RADICAL CYSTEC-<br />

TOMY IN PATIENTS WITH HIGH GRADE DISEASE<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, S._Guaglianone1, H._Abol Enein2, M._Ghoneim2, M._Gallucci1<br />

1 “Regina Elena” National Cancer Institute (Roma)<br />

2 Mansoura Urology and Nephrology Centre, Mansoura University (Mansoura, Egypt)<br />

introduzione<br />

To assess the prognostic role of histological subtypes of bladder cancer (non-bilharzial squamous cell carcinoma<br />

vs. urothelial carcinoma vs. urothelial carcinoma with squamous differentiation components) in a series of<br />

1503 patients treated with radical cystectomy in two centres.<br />

We retrospectively analyzed data of two prospectively-maintained institutional databases between 1999 and<br />

2009. Out of 1503 patients, after excluding patients with low-grade disease, patients who received either neoadjuvant<br />

or adiuvant treatments and patients who underwent salvage cystectomy and did not receive PLND<br />

(pNx), 1159 patients with non-metastatic bladder cancer were selected for analysis.<br />

Univariable analysis was performed to test the effect of age, gender, pathological T (pT) and N (pN) stages,<br />

lymph-node count (LN-c), lymph-node density (LN-d), different histological subtypes, and tumour grade on<br />

disease-free survival. Significant variables (log-rank p


24<br />

auronews<br />

disease- free survival (DFS) was assessed with univariable and multivariable Cox regression analyses.<br />

Risultati<br />

Statistically significant variables at univariable analysis were histological subtypes (p


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

Risultati<br />

L’età media al momento della crioconservazione è risultata essere di 30.6 anni (range: 15- 63), la mediana della<br />

concentrazione di 22 milioni miioni/ml (range interquartile: 6-36 milioni/ml), del numero totale di spermatozoi<br />

eiaculati di 56.6 milioni/ml (range interquartile: 16-118milioni/ml), della motilità di 34% (range interquartile<br />

20-43%) e della morfologia di 8% (range interquartile: 4-12). Il 49% dei pazienti inclusi era affetto da<br />

un tumore a cellule germinali del testicolo , il 13% da linfoma di Hodgkin, il 6% da linfoma non Hodgkin ed<br />

il 32% da altre neoplasie sistemiche comprendenti per lo più tumori del tratto gastrointestinale, adenocarcinama<br />

prostatico, sarcomi e tumori del sistema nervoso centrale. Nei pazienti affetti da neoplasia testicolare a<br />

cellule germinali abbiamo riscontrato una concentrazione nemaspermica ed un numero totale di spermatozoi<br />

eiaculati significativamente inferiori (p


26<br />

auronews<br />

also the longest follow-up, confirms these results especially in hormone naïve patients ≤60 yrs (bPFS at 8 years<br />

92%) .In addition to these favourable biochemical outcomes, literature data report that younger patients tolerate<br />

brachytherapy well, with favourable quality-of-life outcomes and low genitourinary and rectal morbidity<br />

even in late follow ups .It appears thus evident that the efficacy and morbidity of Brachytherapy, regardless of<br />

patient’s age, are strongly correlated to patient selection , patient multidisciplinary management and implant<br />

quality .Post implant CT- based dosimetry has become the gold standard for assessing the quality of permanent<br />

prostate brachytherapy. The purpose of this study was to report our results in a group of patients younger than<br />

65 years treated with LDR 125I Brachytherapy.<br />

Risultati<br />

In our institution, all prostate cancer patients are managed by a multidisciplinary team to apply tailored therapy<br />

in order to cure cancer respecting patient’s quality of life .LDR 125I Brachytherapy was proposed to patients<br />

with PSA ≤ 10, Gleason Score ≤ 7 (3+4), T1-T2 tumor stage, good urinary functionality and prostate volume ≤<br />

50 gr. The prescription dose was 145 Gy. One month after the implant, patients underwent CT scan in order to<br />

assess the dose delivered to the prostate: a D90 (the dose delivered to 90% of the prostate volume) ≥ 140 Gy was<br />

considered the measure of good implant quality .At the three-month multidisciplinary follow-up, digital rectal<br />

examination and PSA determination was performed on all patients. For the purpose of this analysis we recorded<br />

the following data: post implant dosimetric parameters, acute and late genitourinary (GU) and gastrointestinal<br />

(GI) toxicity according to EORTC/RTOG criteria,erectile function and urinary continence preservation<br />

, post-implant PSA levels and average time of stay in the hospital, patients’ degree of satisfaction.Between<br />

February 2009 and December 2011, 41 patients underwent the LDR-BT in our institution, 19 of which had a<br />

median age of 56 years(r: 50-65).In this cohort the mean prostate volume was 35,49 cm3 (range:19,84-58,16).<br />

Two patients had received a transurethral resection of the prostate (TURP), 6 and 7 years before implant, respectively.At<br />

the one-month , CT-based dosimetry revealed mean prostate D90 to be 149,68 Gy (range :128,93-<br />

166,64).At a median follow-up of 12,5 months (r: 3-33), the observed toxicity was low with no acute or late<br />

urinary obstruction. Furthermore, 47,4% (9/19) and 10,5% (2/19) of patients presented grade 1 (G1) and grade<br />

2 (G2) acute genitourinary toxicity, respectively, and only 5,3% (1/19) developed G1 acute gastro-intestinal<br />

toxicity; 31,6% (6/19) and 10,5% (2/19) of patients presented G1 and G2 late genitourinary toxicity, but did<br />

not re<strong>qui</strong>re medications.At the moment urinary continence and erectile function are preserved in the whole<br />

group. All patients are free from biochemical progression and local recurrence with mean PSA values reduced<br />

of 74,2%, 85,2%, 73,0% and 89,6% at three, nine, eighteen and twenty- four months, respectively. The median<br />

total hospital stay time of this group of patients was of 3,74 days compared to 9,77 days of a homogeneous<br />

group of patients for age and tumor stage treated with RP, with a mean post-op stay of 1,29 days versus 6,68 days<br />

respectively.Patient degree of satisfaction, upon asking if they would choose again BT as a therapeutic modality,<br />

was very high and only 1/19 patients declared that he would not reiterate his therapeutic choice.<br />

Conclusioni<br />

Both literature and our data show that LDR 125I Brachytherapy is a safe and effective therapeutic modality also<br />

for men under 65 years of age.LDR-BT seems particularly suitable for young patients, being more respectful of<br />

erectile function and urinary continence, ensuring a rapid return to social and work life thanks to a shortened<br />

hospital stay time and less post-op hardships.<br />

On a final note, Brachytherapy’s positive outcome appears to be strongly correlated to the high implant quality,<br />

the technical ability of dedicated team and the careful selection of the patients to be treated rather than to the<br />

patient’s age.<br />

99<br />

CRIOTERAPIA PROSTATICA NEL CA PROSTATICO RECIDIVO E/O PRIMITIVO. I PRIMI 20 CASI<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

M._Cussotto1, F._Bardari1, E._Barbero1, G._Biamino1, M._Graziano1, A._Rocca1, F._Morabito1, M._Paradiso1<br />

introduzione<br />

Da diversi anni è riconosciuto il ruolo della crioterapia nella cura del carcinomaprostatico (CP) sia primitivo<br />

che secondario a radioterapia (RT) e/o ormoneterapia (OT) (1,2,3,4).<br />

Dal 2008 nel nostro centro abbiamo cominciato, inizialmente nelle recidive post RT successivamenteampliando<br />

le indicazioni, ad eseguire questa metodica.MATERIALI E METODI Dal luglio 2008 venti pazienti affetti<br />

da CP (16 post RT, 2 con ripresa di malattia post RT e OT documentata a PET ed 2 di prima diagnosi con età<br />

superiore a 75 aa) sono statisottoposti a crioterapia prostatica; l’età media è risultata di 74 aa (range 69-79) ed il<br />

PSA medio di 7.8 ng/ml (range 3,2-25); il follow up (f.u.) medio è di 21 mesi (range 6-21)<br />

Risultati<br />

Tutte le procedure sono state portate a termine senza eventi avversi intra e perioperatori, ipazienti sono stati<br />

dimessi in 2-4 giornata con catetere a dimora rimosso ambulatorialmente dopo 7 giorni.Le complicanze a breve<br />

termine sono state alla rimozione del catetere 6 pazienti hanno manifestato unapollachiuria intensa risoltasi in<br />

breve tempo, 2 incontinenza di cui una di lieve entità mentre l’altraingravescente. A tre mesi ripresa di 16 pazienti<br />

su 20 di minzioni soddisfacenti senza residuo postminzionale significativo mentre 4 pazienti hanno manifestato<br />

1 stenosi uretrale pre bulbare (non certacorrelazione con la manovra), 1 incontinenza quasi completa<br />

sottoposta ad intervento per posizionamentosfintere artificiale, 1 ritenzione completa a 20 gg dalla rimozione<br />

del catetere probabilmente per prostatite indiabetico scompensato, 1 incontinenza da sforzo di media entità, 1<br />

fistola retto vescicale sottoposta acolonstomia protettiva evidenziato dopo 4 mesi dal trattamento al momento<br />

in netto miglioramento.La risposta è stata valutata con il PSA totale che a 4 mesi è risultato al di sotto di 0.5 nei<br />

pazienti trattati post RT e nel trattamento primario, eccetto due casi in cui nel I° una ripresa lenta del PSA sino<br />

a 5 ng/ml da allorain terapia con bicalutamide 150 in attesa di controllo post terapia ed il II perso al f.u.(pz in ritenzione);<br />

negli altri due casi si è visto nel primo una stabilità del PSA per circa 6 mesi <strong>qui</strong>ndi un innalzamento<br />

continuo conmalattia in progressione documentata a PET (linfoadenopatie loco regionali) che succesivamente<br />

è tornato responsivo alla ormonoterapia da oltre 6 mesi, alla quale era risultato precedentemente refrattario,<br />

nelsecondo una stabilità a 8 mesi.Nel gruppo post RT si è verificato l’unico decesso per ripresa di malattia con<br />

PSA mai salito oltre 0.5 ng/ml<br />

Conclusioni<br />

Nella nostra preliminare esperienza in particolare nel gruppo dopo radioterapia abbiamoriscontrato un ottima<br />

tollerabilità al trattamento ed una valida risposta biochimica con azzeramento del PSA; da valutare l’indicazione<br />

nei pazienti in prima diagnosi e molto cautamente nelle riprese post RT con la solaPET positiva, nei nostri<br />

due casi è stata eseguita anche su richiesta dei colleghi oncologi, come ultima chance prima di avviare i pazienti<br />

a chemioterapia.1 Aus G, Abbou CC, Bolla M, Heidenreich A, Schmid HP, van Poppel H et al. EAU guidelines<br />

on prostatecancer. Eur Urol 2005; 48: 546.2 American Urological Association. Best policy statement on the<br />

treatment of cryosurgery for the treatmentof localized prostate cancer. AUA Annual Meeting, Maryland, 17–22<br />

May 2008.3 National Institute of Clinical Excellence. Cryotherapy as a primary treatment for prostate cancer.<br />

20054 National Institute of Clinical Excellence. Cryotherapy for recurrent prostate cancer. 2005.<br />

100<br />

POSIZIONAMENTO DI DISTANZIATORI RETTO-PROSTATICI IN PAZIENTI AFFETTI DA CA PRO-<br />

STATICO IN ATTESA DI RADIOTERAPIA ESTERNA<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

M.._Cussotto1, F._Bardari1, E._Barbero2, G._Biamino1, M._Graziano1, A._Rocca1, F._Morabito1, M._Paradiso1<br />

1 dip urologia asl at (asti)<br />

2 dip urolgia asl at (asti)<br />

Introduzione:<br />

La radioterapia esterna (RT) ricopre un ruolo fondamentale nella terapia del carcinoma prostatico (CP) clinicamente<br />

localizzato o localmente avanzato. Per migliorare la tollerabilità e l’efficacia del trattamento radioterapico<br />

sono stati recentemente introdotti dei dispositivi biodegradabili con lo scopo di aumentare la distanza<br />

fra prostata e gli organi/strutture contigue in particolare il retto ed i nervi responsabili dell’erezione.Nel nostro<br />

centro abbiamo avuto la possibilità di provare due dispositivi differenti: il Bioprotect PRO-SPACE (BPS) e lo<br />

Space OAR (SO). Note di tecnica: Per entrambe sotto controllo ecografico si procede a idrodissezione dello<br />

spazio prostato-rettale: <strong>qui</strong>ndi per il BPS si posiziona l’introduttore contente già il palloncino sgonfio sino alla<br />

base della prostata in prossimità delle vescicole seminali e si gonfia con soluzione fisiologica il dispositivo sotto<br />

controllo ecografico per appurare il corretto posizionamento del palloncino, mentre per lo SO si inietta “energicamente”<br />

il preparato, composto da due siringhe che solidifica dopo pochi secondi, all’interno dello spazio<br />

creato con la idrodissezione<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

Materiali e metodi:<br />

BPS 6 pazienti: 76 AA Ca. prostata gleason score 7 (4+3 bilateralmente su tutti i prelievi) PSA tot 13 ng/ml<br />

con in anamnesi diverticolosi intestinale e portatore di ernia inguinoscrotale monolaterale, 78 AA Ca prostata<br />

gleason score 7 (3+4 bilateralmente su tutti i prelievi) PSA tot 12.3 ng/ml già sottoposto 3 aa prima ad adenomectomia<br />

transvescicale preceduta da biopsia negativa 67 AA Ca prostata gleason score 6 (3+3 bilateralmente)<br />

PSA tot 14 ng/ml rifiuto intervento chirurgico 67 AA Ca prostata gleason score 7 (3+4 bilateralmente) PSA tot<br />

7.4 ng/ml forte rifiuto intervento chirurgico per forte volontà a tentativo mantenimento potenza sessuale, 78<br />

AA Ca prostata gleason score 7 (3+4 bilateralmente) PSA tot 13 ng/ml, 69 AA Ca prostata gleason score 6 (3+3<br />

bilateralmente) PSA tot 11 ng/ml forte rifiuto intervento chirurgico per forte volontà a tentativo mantenimento<br />

potenza sessuale SO 3 pazienti: 64 AA Ca prostata gleason score 7 (4+3 bilateralmente) PSA tot 21 ng/ml, stadiazione<br />

con PEcT colina negativa, 65 AA Ca prostata gleason score 7 (4+3 bilateralmente) PSA tot 26 ng/ml,<br />

stadiazione con scintigrafia e PET colina negativa, 69 aa Ca prostata gleason score 6 (3+3 bilateralmente) PSA<br />

tot 9 recente trattamento per linfoma in fase queiscente<br />

Conclusioni<br />

La manovra è a nostro avviso fattibile dal punto di vista tecnico da tutti gli urologi con una discreta esperienza<br />

in biopsie prostatiche; i dispositivi hanno permesso l’attuazione di un piano di cura maggiore a quello programmato<br />

precedentemente (a detta dei fisici sanitari e dei radioterapisti) e <strong>qui</strong>ndi sembrerebbero in grado<br />

di migliorare la tollerabilità del trattamento radioterapico con un aumento delle dosi somministrate ed una<br />

conseguente potenziale maggiore efficacia in particolare a lungo termine. Nella nostra esperienza tutti i pazienti<br />

hanno completato senza alcun evento avverso la radioterapia. Non è possibile per i motivi dettati dalla<br />

differenza delle casistiche e dall’esiguità dei numeri una comparazione fra le due metodiche ma l’impressione<br />

dalla nostra “preliminarissima!!!” esperienza è che il PBS è maggiormente visibile alla ECT e alla TC, rispetto<br />

al SO che è sostanzialmente ben visibile alla sola RMN. Anche durante la manovra il BPS è sembrato più visibile<br />

rispetto al SO e nei casi effettuati lo spazio retto-prostatico procurato è più ampio (circa 1.7 cm contro 1.0<br />

cm). Lo SO è sembrato meno invasivo (potenzialmente più agevole in anestesia locale) ma meno controllabile<br />

durante la manovra.<br />

101<br />

UNA RISOMANZA MAGNETICA MULTI- PARAMETRICA PUÒ ESCLUDERE FINO AL 97% DI CAN-<br />

CRO ALLA PROSTATA CLINICAMENTE SIGNIFICATIVO<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico<br />

A._Fandella1, B._Spaliviero2, F._Di Toma3<br />

1 Urologia Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier di treviso (Monastier )<br />

2 Radiologia casa di Cura Giovanni XXIII (Monastier )Radiologia (Monastier )<br />

introduzione<br />

La RM Multi-parametrica (mp-MRI) può avere un ruolo nella esclusione del cancro alla prostata clinicamente<br />

significativo. Ad oggi, gli studi sono stati limitati utilizzando popolazionidegli uomini con una diagnosi di<br />

cancro alla prostata da TRUS biopsia come standard di riferimento.<br />

Riportiamo le caratteristiche della nostra popolazione di mp-MRI della prostata tramite la mappatura template<br />

(TPM) come standard di riferimento.<br />

Risultati<br />

E stata utilizzata Mp-MRI (T1/T2, (contrasto dinamico e ponderazione diffusione, 1.5Tesla, pelvica phased<br />

array) è stata effettuata prima del TPM in uomini con un PSA elevato (n = 65), di cui 16 non aveva avuto diagnosi<br />

di precedente tumore, e 49 avevano cancro provata sulla precedente biopsia TRUS. Ogni mp-MRI è stato<br />

eseguito da 2 uro-radiologi esperto di MRI della prostata. Ogni prostata è stata divisa in 4 regioni di interesse<br />

(ROI) e un punteggio da 1 a 5 assegnato a ciascuna ROI (1 – ‘no il cancro’, 5 – ‘fortemente sospetto’). TPM è stata<br />

eseguita in anestesia generale con 5mm-distanziati di campionamento utilizzando una griglia brachiterapia<br />

modello. L’analisi è stata effettuata per tutti i tumori il TPM e due definizioni di significato clinico: Definizione<br />

1) di grado Gleason ≥ 4 +3 e / o ≥ 6 millimetri di lunghezza nucleo cancro (CCL) Definizione 2) di grado Gleason<br />

≥ 3 +4 e / o ≥ 4 millimetri CCL. 65 soggetti con un età media 62 anni (range 40-76) e la media PSA 8.2ug<br />

/ L (range 2,1- 43) sono stati valutati. Per definizione 1 e 2 38/260 (15%) e 69/260 (27%) avevano ROI positivo,<br />

rispettivamente. Precisione utilizzando l’area sotto il ricevitore-operatore curva caratteristica (AUC) è migliorato,66-,70<br />

per tutti i tumori al 0,71-0,85 e 0,72-0,83 per il cancro clinicamente significativa, per definizione, 1<br />

e 2. Il valore predittivo negativo del mp-MRI era 0,93-0,97 per la definizione di uno 0,85-0,90 cancro e per la<br />

definizione tumorale rispettivamente.<br />

Conclusioni<br />

L’alto valore predittivo negativo per il cancro clinicamente significativo e definito da due soglie suggerisce che<br />

mp-RM può avere un ruolo nel escludere il cancro alla prostata clinicamente significativo. Questa scoperta<br />

potrebbe essere utilizzata per affrontare il sovra-diagnosi da PSA tramite mp-MRI come test di triage per identificare<br />

gli uomini che potevano evitare una biopsia della prostata.<br />

102<br />

LA VARICOCELECTOMIA NEGLI INFERTILI: STUDIO PROSPETTICO SU 360 CASI<br />

Argomenti: Infertilità<br />

F.M._Castiglioni1, M._Castiglioni1, F.._Nerva1, P._Sulpizio1, G._Contalbi1, L._Vaccalluzzo1, G.M._Colpi1<br />

1 U.O.C. Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita. A.O. San Paolo - Polo Universitario (Milano)<br />

introduzione<br />

E’ tuttora controverso quali pazienti sottoporre a intervento di varicocelectomia. Una delle variabili in esame è<br />

il reperto flussimetrico all’esame colordoppler.Materiali e Metodi. Dal 1983 uno degli autori (GMC) ha iniziato<br />

uno studio prospettico su pazienti infertili affetti da varicocele con un protocollo che prevede 2 spermiogrammi<br />

pre- operatori distanziati di 3 mesi, Doppler/ECD scrotale in ortostatismo, intervento chirurgico, Doppler/<br />

ECD post-operatorio con esclusione di recidiva, 2 spermiogrammi post-operatori a 31⁄2 e a 51⁄2 mesi. Tutti gli<br />

spermiogrammi sono stati eseguiti con astinenza di 4-5 giorni e dalla stessa Biologa per ogni paziente, secondo<br />

i criteri WHO del momento. In base al dato ECD il reflusso è stato classificato in a) intermittente (sincrono<br />

con gli atti respiratori) e b) continuo. Su 1775 pazienti infertili, 360 rispettavano tutti i criteri di inclusione, e<br />

pertanto sono stati inseriti nello studio: di questi, 319 presentavano un reflusso basale continuo (Gruppo A) e<br />

41 un reflusso intermittente (Gruppo B). Oltre a concentrazione, motilità e morfologia abbiamo considerato la<br />

conta totale degli spermatozoi mobili normoconformati (TMN).<br />

Risultati<br />

Confrontando le mediane (25°-75° percentile) dei parametri del migliore dei due spermiogrammi preoperatori<br />

abbiamo riscontrato: concentrazione (milioni/ml) gruppo A 13.5(4.2-28) gruppo B 19(10.5-32) (p = 0.03);<br />

motilità (a+b%) gruppo A 13(5-24) gruppo B 14(10-20) (p=NS); morfologia (% normali) gruppo A 9(4-16)<br />

gruppo B 24(13-31) (p


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

Risultati<br />

Al momento il nostro reparto usufruisce di 4 sedute operatorie robotiche al mese che sono aggiuntive al programma<br />

settimanale .L’organizzazione è stata ottimizzata al fine di rendere fluida tutta la procedura di preparazione<br />

del paziente e della seduta operatoria. Il paziente è preospedalizzato nel nostro istituto e ricoverato<br />

nella struttura il giorno dell’intervento e assitito dal personale paramedico della struttura ospitante il robot.<br />

Nonostante l’iniziale disagio del personale la procedura è ora fluida e ben accettata dal paziente. I risultati sono<br />

incoraggianti e auspicano un incremento dell’attività chirugica robotica.<br />

Conclusioni<br />

In epoca di ristrettezze e di stretta vigilanza economica la condivisione di risorse particolarmente costose per<br />

il SSN permette un risparmio notevole. Tutti i reparti possono usufruire di una tecnologia altrimenti indisponibile<br />

elevando il livello prestazionale chirurgico su tutto il territorio e viene evitato un sottoutilizzo di risorse<br />

già ac<strong>qui</strong>site dal SSN.I vantaggi economici devono essere ancora quantificati precisamente. Questi saranno ulteriormente<br />

e favorevolmente influenzati quando all’attività robotica in altra sede corrisponderà una riduzione<br />

di sedute operatorie nella propria .<br />

104<br />

SAFETY AND EFFICACY OF TURIS- VAPORIZATION IN MEN ON ANTICOAGULANT DRUGS: A<br />

PRELIMINARY EXPERIENCE.<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, B.C._Gentile2<br />

1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

2 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

Introduzione<br />

Trans Urethral Resection of Prostate (TURP) represents the gold standard of LUTS treatment for Bladder<br />

Outlet Obstruction (BOO) caused by Benign Prostate Hypertrophy (BPH). It is proved that the use of new devices,<br />

working with saline solution, significantly reduced the bleeding risk. Since the rate of patients receiving<br />

anticoagulant therapies for secondary prevention increased significantly, and the interruption is associated<br />

with an increased risk of thromboembolic events, aim of our study is to critically review the clinical efficacy<br />

and safety of TUR-IS Plasma Vaporization (TUR-IS-V) technique, which uses the Olympus UES-40 Surgmaster<br />

generator and button va-po-resection electrode in patients affected by severe LUTs for BPH receiving<br />

therapy for high cardiovascular risk. We present preliminary data related to 10 pts, affected by severe LUTS for<br />

BPH, no therapy responders, operated between June 2010 and May 2011, with a medium follow-up of 12 mo.<br />

(19-7 mo). The average age of the patients was 72 yrs (range 65-86 yrs). All of them presented significant cardiovascular<br />

co-morbidity (prior stroke or systemic embolism, coronary artery disease or peripheral vascular<br />

disease) on chronic oral anticoagulant therapy. 6/10 pts had prior cardiac surgery, 2/10 had atrial fibrillation,<br />

and finally 2/10 had prior thrombosis diseases.In this cohort, 4/10 pts were carriers of the catheters for prior<br />

UAR with previous unsuccessful attempts of catheter removal. Patient’s evaluation at baseline included IPSS,<br />

Qol, maximum peak flow rate, post-voiding volume (PVR), prostate and adenoma dimension rate by TRUS.<br />

All pts underwent to standard endoscopic Button TURisV. We evaluated Hgb rate value before and after surgery,<br />

operating time, catheter duration, transfusions rate, hospital stay and complications.The post-operative<br />

follow-up examinations, were performed every 3 months and includes IPSS, QoL, urine culture, maximum<br />

peak flow rate and post-voiding residual volume.<br />

Risultati<br />

All pts have completed at least 7 mo. follow-up. We observed, a statistically significant increment of Qmax<br />

(p


28<br />

auronews<br />

110<br />

A PROSPECTIVE SINGLE CENTRE STUDY: SAFETY AND EFFICACY OF TURIS PLASMA VAPO-<br />

RIZATION (TURIS-V) FOR THE TREATMENT OF CLINICAL OBSTRUCTING BENIGN PROSTATE<br />

HYPERPLASIA.<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, F.._Pisanti2<br />

1 Roman Urological Association - Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

2 Nuova Villa Claudia (Roma)<br />

introduzione<br />

The morbidity of transurethral resection of the prostate necessitates constant attempts of modifications of standard<br />

e<strong>qui</strong>pment and technique.Recently the TURIS-plasma vaporization (TURIS-V) technique, which uses<br />

the Olympus UES-40 Surgmaster generator and ‘button’ va-po-resection electrode, was introduced in clinical<br />

practice. We evaluated our results with Button TURis V for the treatment of bladder outlet obstruction (BOO)<br />

due to benign prostatic hyperplasia (BPH). Between June 2010 and June 2011, 2 different urologists, performed<br />

44 Trans Urethral Prostate Resections in saline using Olympus Button Electrode for the treatment of BOO due<br />

to BPH.10 of them presented significant cardiovascular co-morbidity (prior stroke or systemic embolism, coronary<br />

artery disease or peripheral vascular disease) and did not interrupt antiplatelet therapy. The average age<br />

of the patients was 69 yrs (range 52-86 yrs) and medium follow-up 10 months. The preoperative investigation<br />

protocol included digital rectal examination, Prostatic Specific Antigen (PSA), International Prostate symptom<br />

Score (IPSS), Quality of Life (QOL), urinalysis with urine culture, uroflowmetry with post-voiding residual urinary<br />

volume (PVR) and transrectal ultrasonography assessing prostate volume. Before surgery we performed<br />

Hbg dosage and we repeat it the day after. Catheter duration, hospital stay and eventual transfusions were also<br />

valued.The patients were evaluated every 3 months after surgery using PSA, HB dosage, IPSS, QOL, urinalysis<br />

with urine culture, uroflowmetry with PVR and after 6 and 9 months by TRUS we assessed residual prostate<br />

volume.All the patients showing during follow-up a reduction of Qmax (< 15 ml/sec) or an increasing of IPPS<br />

or RPM (>50 ml), underwent an endoscopic second look.<br />

Risultati<br />

All patients have completed al least 6 months follow-up. In the table are summarized our results.<br />

BASELINE 3 MONTH 6 MONTH 9 MONTH 12 MONTH<br />

IPSS 23 +/- 5,7 8,5 +/- 5,6 6,2 +/- 4,5 7,1 +/- 5,2 6,7 +/- 5,5<br />

QOL 4,4 +/- 1,1 1,6 +/- 1,4 1,5 +/- 1,2 1,3 +/- 1,2 1,2 +/- 1,1<br />

IEFF- 512 +/- 3,0 16 +/- 3,0 16 +/- 3,0 16 +/- 3,0 16 +/- 3,0<br />

Qmax (ml) 4,7 +/- 3,4 21,0 +/- 8,5 20,4 +/- 8,0 20,1 +/- 8,9 19,9 +/- 8,8<br />

PVR (ml) 112 +/- 119 35 +/- 15 15 +/- 5 15 +/- 5 15 +/- 5<br />

Prostate (gr) 38,9 +/- 15,1 14 +/- 4,6 14 +/- 3,8<br />

PSA (ng/ml) 2,6 +/- 1,7 0,7 +/- 0,5 0,5 +/- 0,4 0,5 +/- 0,3 0,5 +/- 0,3<br />

The average weight of tissue resected was 25 gr. The mean operating time was 38 minutes, the median catheterization<br />

time was 24 hours and the mean hospital stay was 36 hours. Mean bleeding loss were 0,8 gr/dl. No<br />

death during peri or post-operative follow-up.Early Adverse Events (EAs) include dysuria in 22,7% (10pz),<br />

urgency in 18,18% (8pz), haematuria in 11,3% (5pz) and AUR with re-catheterization for clots in 13,63% (6pz).<br />

Conclusioni<br />

The endoscopic plasma vapo-resection of the prostate in saline (TURis V) using Olympus Button electrode for<br />

Bladder Outlet Obstruction (BOO) caused by Benign Prostate Hypertrophy (BPH) is a safe tecnique showing<br />

optimal outcomes.<br />

111<br />

PAPILLARY UROTHELIAL NEOPLASM OF LOW MALIGNANT POTENTIAL (PUNLMP): OUR LONG<br />

TERM EXPERIENCE<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1<br />

introduzione<br />

Few long term single center works showed outcome in patients affected by PUNLMP. The present study evaluates<br />

behavior of de-novo primary bladder PUNLMP lesions (Primary- PUNLMP) as well as Surveillance-<br />

PUNLMP (diagnosed during follow-up of a higher grade urothelial neoplasm. From January 2006 to June<br />

2011, 608 patients (Males = 430, Female = 178; mean age 71,8 + 9,2 years) underwent transurethral resection<br />

(TURBT) of all visible tumours. We retrospectively analysed our TURBT database and identified all patients<br />

with a histological examination revealed a PUNLMP lesion type.<br />

Risultati<br />

We identified a total a 61 PUNLMP of the bladder; 22 (36,07%) pts categorized as Primary-PUNLMP and remaining<br />

39 ( 63,93%) pts as Surveillance-PUNLMP.During follow-up, 36 mo. (range: 6-66 mo), in the Primary-<br />

PUNLMP group, 12/22 (54,5%) patients did not develope any recurrences vs. 13/39 (33,3%) in the Surveillance-PUNLMP<br />

group.In the first group, 4/22 (18,8%) pts developed PUNLMP recurrence (1-2 episodes in 1-4<br />

yrs) and 7/22 (31,8%) progression to a higher grade lesions within 1-4 yrs. Grade progression was non invasive<br />

low grade urothelial carcinoma (LG-TCC) in 6 pts (27,2%) and non invasive high grade urothelial carcinoma<br />

(HG-TCC) in 1 pts (4,5%). None of our Primary-PUNLMP pts developed muscle-invasive carcinoma or died<br />

because of disease progression . Tumour size did not correlate with likeliehood for recurrence. In the second<br />

group, 26/39 pts (66,6%) showed PUNLMP during surveillance for higher grade urinary bladder’s lesions.<br />

These included 16 (41,02%) prior LG-TCC, 9 (23,07%) prior HG-TCC and 1 (2,56%) found in cystectomy for<br />

invasive neoplasm in bladder diverticula. Grade progression to LG-TCC was in 11 pts (28,2%) while progression<br />

to HG- TCC in 6 (15,3%). Two patients (5,12%) died in HG-TCC group and one (2,56%) in the LG-TCC<br />

after developing of a HG upper urinary tract cancer.<br />

Conclusioni<br />

Bladder PUNLMP can occur either as a de novo lesion or during surveillance for prior higher grade urinary<br />

bladder urothelial neoplasm. None of our Primary-PUNLMP pts developed invasive carcinoma or died because<br />

of the disease despite a 66% recurrence and 43,5% grade progression rates. Surveillance-PUNLMP was<br />

associated with a worse outcome (27,8% grade/stage progression, 3,27% deaths because of disease progression)<br />

most likely due to their initial higher grade/stage urothelial neoplasm.<br />

112<br />

NBI RE-TURB IN T1HG TCC: RECURRENCE AND PROGRESSION RATE.<br />

Argomenti: Endourologia, Tumori uroteliali<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, L._Mavilla1, G._Mirabile1, M._<br />

Schettini1, T._Shestani1, G._Vincenti1, F._Pisanti1<br />

introduzione<br />

High grade bladder neoplasia (T1HG TCC) represent a true therapeutic challenge because of a 20-30% risk<br />

of progression. Sometimes a restaging TURBt better predicts early stage progression. Small or flat cancerous<br />

lesions of the bladder surface should be missed during white light imaging (WLI) cystoscopy. Different optical<br />

imaging techniques have been developed in an effort to minimize this failure. We investigate whether narrow<br />

band imaging (NBI) improves the detection in the follow-up of high-grade disease recurrence and progression<br />

rate (T1HG bladder neoplasm). From 06.2010 to 12.2011 a cohort of 276 patients presenting primary bladder<br />

neoplasms underwent TURBt with Bipolar Surgimaster Scalpel in saline (TURis); out of this number 72<br />

(26,1%) were T1HG.After a month HG cancer patients underwent re-TURBT of the previously resected area<br />

using NBI light to better characterize the “bottom of resection” and surgical margins: the aim was to evaluate,<br />

more precisely, recurrence and progression free survival time. The subsequent follow-up consisted of NBI<br />

cystoscopy with multiple biopsies, (randomly and in the previous zone of resection) each 3 months, urinary<br />

oncocitology on 3 specimens and kidney/bladder ultrasound each 6 months. The average follow-up was 12<br />

(6-18) months.<br />

Risultati<br />

The T1HG cancer group showed a 40,2% (29/72 pts) free of disease, a relapse rate of 59,7% (43/72 pts) and a<br />

progression rate of 13,8% (10/72 pts).After NBI re-TURB we find an overall persistence of TCC in 31 (43,1%)<br />

cases: 23 (31,9%) high grade (HG) non muscle invasive disease and 8 (11,1%) high grade (HG) muscle invasive<br />

bladder cancer (T2HG). In the recurrence group (31 pts) 21 pts (29,1%) underwent WLI TURBt, while the<br />

remaining 10 (13,8%) NBI resection (located in the bed of resection in 2 cases (2,7%) and in surgical margins in<br />

5 (6,9%)). Patients with a high grade (HG) muscle invasion disease (T2HG) were 6 (8,3%): 2 recurrences in the<br />

bed and 4 in the surgical margins related to NBI re-TURBt but only 2 (2,7%) in WL re-TURBT. We observed<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

disease progression in 2 patients after 6 and 12 months respectively. In the group of 41 (56,9%) patients T0, the<br />

NBI and WL re-TURB showed a recurrence in 12 pts (16,6%) and a progression in just 2 (2,7%) who presented<br />

a recurrence after 3 months, associated with CIS.The multivariate analysis showed that the most important<br />

variable of early progression was the histopathological findings at re-TURBt (p=0,01) followed by the results of<br />

the NBI re-TURBt (p=0,001), presence of CIS (p=0,02) and absence of recurrence within 3 months ( p=0,02) .<br />

Conclusioni<br />

NBI re-TURBt in T1HG patients identifies subjects with high risk of early progression disease who need an<br />

immediate radical surgical treatment (early cistectomy).<br />

113<br />

RIPARAZIONE LAPAROSCOPICA DI FISTOLA CALICEALE MEDIA POST CHIRURGIA NEPHRON<br />

SPARING OPEN<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A._Polara1, L._Aresu1, A._Cielo1, F._Maritati1, M._Occhipinti1, G._Grosso1<br />

Introduzione<br />

Dal 2003 nel nostro Dipartimento sono state eseguite oltre 500 procedure nephron sparing laparoscopiche.<br />

La diffusione della diagnostica ultrasonografica ha determinato un incremento d’indicazione alla chirurgia<br />

nephron-sparing, mentre l’esperienza laparoscopica ac<strong>qui</strong>sita consente il trattamenteo conservativo di masse<br />

superiori ai 4 cm. Tuttavia in letteratura, in relazione al volume ed alla sede delle neoplasie trattate, incrementa<br />

il rischio di complicanze intra e perioperatorie: sanguinamento, conversione al trattamento radicale, insorgenza<br />

di fistola arterovenosa od urinaria.Riportiamo il caso di un uomo di 59 anni affetto da fistola caliceale media<br />

destra, sottoposto presso altro nosocomio ad enucleoresezione laparotomica di neoplasia renale destra mesorenale<br />

di 3 cm, giunto alla nostra osservazione portatore di drenaggio lombare destro.L’esame anatomopatologico<br />

refertava neoplasia a cellule renali con margini chirurgici negativi e gradazione nucleare di Fuhrman 3.Inizialmente<br />

è stata posta indicazione al trattamento conservativo: in seguito all’esame contrastografico evidenziante<br />

leakage caliceale medio, è stato posizionato uno stent ureterale, ma essendo il controllo contrastografico risultato<br />

positivo a 3 settimane, è stata posta indicazione alla riparazione chirurgica del tramite fistoloso.<br />

Descrizione del video<br />

Il video mostra la procedura laparoscopica trasperitoneale,a rene destro completamente isolato, con esiti di<br />

enucleoresezione mesorenale del margine convesso.Previo posizionamento di catetere ureterale è stato eseguito<br />

test con iniezione di indaco di carminio, evidenziante jetting caliceale medio. Completata l’asportazione di<br />

tessuto fibrinoide-necrotico dal pregresso letto di resezione, individuato il tramite fistoloso, si esegue sutura<br />

a punti staccati in monocryl 3-0 del calice, inizialmente verificatasi insufficiente a colmare la soluzione di<br />

continuo. Viene dunque completata la sutura caliceale media sino a negativizzazione del test dell’indaco di<br />

carminio.Preventivamente al completamento della sutura della midollare viene posizionato un punto corticale<br />

di avvicinamento dei margini dell’enucleoresezione, al fine di ridurre la tensione ai successivi punti di sutura<br />

midollari. Viene dunque completata la sutura a doppio strato in 3-0 allo strato viciniore ai calici, ed in 2-0 sulla<br />

corticale con transfissioni parenchimali fissati con hem-o-lok, secondo la normale procedura.I tempi operatori<br />

sono stati di 140 minuti, la perdita ematica inferiore a 200 ml.Non sono state registrate complicanze peri<br />

operatorie, fatta eccezione per iperpiressia transitoria.Il catetere vescicale ed il drenaggio sono stati rimossi<br />

rispettivamente in II ed in V giornata post-operatoria, lo stent ureterale è stato rimosso dopo 4 settimane,<br />

dopo pielografia negativa. La TC addome a 6 mesi di follow-up è risultata negativa per recidiva neoplastica e<br />

per leakage urinoso.<br />

114<br />

PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING INTRAFASCIALE, EVOLUZIONE DELLA TECNI-<br />

CA DOPO 2500 PROCEDURE<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A._Polara1, A._Luca1, G._Gaetano2<br />

1 Casa di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda)<br />

2 Cada di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda)<br />

Introduzione<br />

Con il seguente video descriviamo la procedura chirurgica laparoscopica nerve sparing bilaterale intrafasciale<br />

eseguita da un operatore high volume, al raggiungimento di oltre 2500 interventi di prostatectomie radicali,<br />

standardizzando i principali steps operatori e modificando alcune fasi rispetto alle precedenti descrizioni.<br />

Descrizione del video<br />

Il video descrive gli steps della fase demolitiva e ricostruttiva della protatectomia radicale intrafasciale con<br />

accesso pelvioscopico.Incisa la giunzione prostatovescicale mantenendo l’integrità del collo vescicale, vengono<br />

repertate le vescicole seminali, identificate nello spazio retrovescicale. Diversamente dalle precedenti modalità,<br />

in questa fase non vengono isolate le vescicole, ma si incide la fascia endopelvica sottominando il vello<br />

di Afrodite ed il plesso venoso di Santorini, che allontanato dalla superficie anteirore della prostata non verrà<br />

legato; si isola la prostata dissecando i fasci neurovascolari antero-posteriormente ottenendo una preparazione<br />

della ghiandola che risulterà inserita all’apice, ai peduncoli vascolari principali, al collo vescicale ed al foglietto<br />

interno della Denonvillers.Si seziona il collo vescicale a freddo, si completa la disinserzione vescicoprostatica<br />

e si isolano le vescicole seminali; si incide la Denonvillers e si completa la dissezione prostatorettale, completando<br />

l’allontanamento dei bundles neurovascolari dalla prostata. Sezionato l’apice a freddo, sezionati i muscoli<br />

rettouretrali, si completa la fase demolitiva per via retrograda, posizionando clips hem-o-lok sui peduncoli<br />

vascolari principali.La fase ricostruttiva viene eseguita con sutura continua in monocryl 3-0 su beniquè per<br />

i pirmi 4 passaggi posteriori, e sullo stesso catetere per i passaggi anteriori.L’incisione preventiva della fascia<br />

endopelvica ha permesso un miglior isolamento dei peduncoli vascolari al fine del clippaggio selettivo a freddo,<br />

indispensabile per le procedure nerve-sparing.<br />

115<br />

SUTURA LAPAROSCOPICA DI VENA RENALE DESTRA POLARE INFERIORE<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A.._Polara 1, L.._Aresu1, A._Cielo1, F.._Maritati1, M._Occhipinti1, G._Grosso1<br />

Introduzione<br />

Le lesioni venose sono descritte come complicanze intraoperatorie frequenti nella chirurgia renale laparoscopica.Sono<br />

prevalentemente causate da posizionamento approssimativo di clips sia venose che arteriose, sono<br />

descritte altresì lesioni da trazione o sfregamento degli strumenti chirurgici, specie immediatamente dopo<br />

l’impiego di elettrocauterio o dopo l’utilizzo del bisturi armonico per l’elevate temperature a fine esercizio; le<br />

semplici forbici o gli stessi tiranti delle branche di pinze bipolari costituiscono taglienti specie sulle sottili pareti<br />

venose. Presentiamo il caso di una lesione venosa renale destra polare inferiore in corso di nefrectomia radicale<br />

laparoscopica extraperitoneale per neoplasia.<br />

Descrizione del video<br />

Il video descrive l’isolamento delle strutture vascolari dell’ilo renale di destra in corso di nefrectomia.Durante<br />

la dissezione dei tessuti parailari di destra si verifica un danno a carico di una vena accessoria polare inferiore<br />

destra, causato da sfregamento del margine distale dell’aspiratore impiegato. Il video mostra la sorgente del<br />

sanguinamento; innalzata la pressione endocavitaria d’insufflazione temporaneamente sino a 18 cm H2O, si<br />

procede all’aspirazione ed alla sutura della breccia in prolene 4-0.Si mette in evidenza quanto nelle fasi iniziali<br />

della riparazione si aspiri il meno possibile al fine di evitare una continua suzione ematica dalla lesione vascolare,<br />

mentre con l’ausilio della pressione endocavitaria stessa si rallenta l’emorragia. Al termine della sutura si<br />

ripristinano i normali valori pressori endocavitari per verificare la tenuta della sutura e per il proseguimento<br />

dell’intervento.Sono state rilevate perdite ematiche pari a 600 ml, non è stata necessaria emotrasfusione intra<br />

o post-operatoria, l’intervento è stato condotto a termine laparoscopicamente in assenza di complicanze trombotiche.<br />

116<br />

VAPOENUCLEAZIONE CON LASER AL TULLIO DA 200 WATT NEL TRATTAMENTO DELL’IPER-<br />

TROFIA PROSTATICA BENIGNA<br />

Argomenti: Endourologia<br />

C._Saltutti1, S._Creti1, A._Di Campli1, D._Mannini1, E._Severini1, M._Dicuio1, R._Dipietro1, D.E._Cuzzocrea1<br />

Introduzione<br />

La vaporizzazione, la vaporesezione, la vapoenucleazione con laser al tullio è già una esperienza ac<strong>qui</strong>sita, ma


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

la vapoenucleazione ad alta potenza ci consente ulteriormente di abbreviare i tempi dell’intervento in assoluto<br />

regime di mini-invasività. In questo film si sottolineano i momenti salienti della tecnica della vapoenucleazione<br />

con riferimento alle incisioni ad ore 5 e ad ore 7 ma anche alle ore 12 (incisione a T) salvaguardando<br />

l’integrità della capsula. La procedura assai priva di sanguinamento è seguita da un tempo di cateterizzazione<br />

compreso fra 24 e 36 ore e da una minima degenza ospedaliera. In 50 dei 58 paz. trattati è stata praticata<br />

vapoenucleazione mentre in 8 pazienti è stata eseguita soltanto vaporizzazione, rispettivamente con fibre da<br />

550 e da 800 micron di spessore a potenze comprese fra 100 e 180 watt. La procedura seguita nel filmato viene<br />

eseguita in tre tappe con iniziale incisione del terzo lobo previa incisione ad ore 5 e ad ore 7 e completata con<br />

l’enucleazione dei lobi laterali previo congiungimento delle incisioni sopradette con quella a T effettuata ad<br />

ore 12. I lobi prostatici, caduti nel lume endovescicale, vengono poi morcellati con morcellatore tipo “piranha”<br />

e successivamente inviati all’esame isto-patologico. Una vaporizzazione di minima, eseguita al termine della<br />

vapoenucleazione, consente l’allineamento dei letti tissutali salvaguardando l’integrità della capsula. infatti con<br />

la sola vaporizzazione risulta pressochè impossibile slaminare la capsula stessa benchè talora si possa incorrere<br />

nel desiderio di vaporizzare troppo a lungo nella stessa sede. Un altro elemento visivo che risalta dalla procedura<br />

è la pressochè assoluta mancanza di sanguinamento dal letto prostatico. Ciò si correla ad un minimo<br />

tempo di cateterizzazione e ad una degenza assai limitata con risoluzione completa da parte del paziente della<br />

sintomatologia di tipo ostruttivo.<br />

117<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE ROBOTICA “ZERO ISCHEMIA” PER NEOPLASIA RENALE TOTALMEN-<br />

TE ENDOFITICA<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, M._Costantini1, S._Guaglianone1, E._Forastiere1, M._Gallucci1<br />

Introduzione<br />

Il controllo dell’ilo renale è stato recentemente messo in discussione sulla base delle evidenze di un danno<br />

funzionale da ischemia calda. Le neoplasie renali completamente endofitiche sono considerate spesso una<br />

controindicazione ad un approccio laparoscopico. Nel video mostriamo una nefrectomia parziale destra zeroischemia<br />

robot-assistita per una neoplasia totalmente endofitica.<br />

Descrizione del video<br />

Accesso con 5 porte; paziente in decubito laterale.Apertura della doccia parietocolica destra e della capsula<br />

adiposa del rene. Isolamento della faccia anteriore e laterale del rene. Incisione del parenchima renale ed identificazione<br />

della pseudocapsula tumorale. Si asporta un tassello di parenchima renale sano e si espone la lesione<br />

sottostante. Si procede ad enucleazione della neoplasia eseguendo coagulazione monopolare e microdissezione<br />

con clips dei vasi afferenti la neoformazione. Asportata la lesione, si estrae in endobag.Si esegue emostasi e<br />

chiusura della breccia parenchimale con sutura continua. Chiusura della capsula adiposa e del peritoneo.Perdite<br />

ematiche stimate in 400 ml. Tempi operatori 100 minuti.<br />

118<br />

LAPAROSCOPIC PARTIAL NEPHRECTOMY WITH SUPERSELECTIVE MICRODISSECTION<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, M._Costantini1, S._Guaglianone1, E._Forastiere1, M._Gallucci1<br />

Introduzione<br />

To show a video of a laparoscopic partial nephrectomy with superselective microdissection for a 4 cm posterior<br />

left lower pole renal tumor with predominant endophytic growth.<br />

Descrizione del video<br />

With patient in extended flank position a 5 trocar access was performed. The kidney was completely mobilized<br />

to expose its posterior surface.Tumor margins were scored and dissection plane identified. A tumor enucleation<br />

was performed and the feeding arteries in touch with the tumor pseudocapsule progressively dissected,<br />

ligated and divided. A sliding clip renorraphy was performed without including the medial aspect of the parenchymal<br />

defect in order to avoid ischemic injury by including main arterial branches of the hilum.Intrapoerative<br />

estimated blood loss was 450 mL. Operative time was 110 minutes. No preioperative complications occurred.<br />

Patient was discharged after 3 days. Laparoscopic tumor enucleation and superselective microdissection of<br />

small feeding arteries in touch with tumor pseudocapsule is a rationale approach to perform partial nephrectomy<br />

with optimal preservation of renal function.<br />

119<br />

OFF-CLAMP MINIMALLY INVASIVE PARTIAL NEPHRECTOMY: 10-YR EXPERIENCE<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

G._Simone1, R._Papalia1, M._Ferriero1, M._Costantini1, S._Guaglianone1, E._Forastiere1, M._Gallucci1<br />

Introduzione<br />

We report a single-centre 10-yr experience with off-clamp laparoscopic and robotic partial nephrectomy.<br />

Descrizione del video<br />

Three techniques were presented: the first one is a zero-ischemia sutureless laparoscopic partial nephrectomy<br />

for tumors with low nephrometry score, the second one is a laparoscopic partial nephrectomy after superselective<br />

transarterial tumor embolization for tumors with moderate nephrometry score and the last technique is a<br />

zero ischemia laparoscopic or robotic partial nephrectomy under controlled hypotension or with superselective<br />

microdissection. Complication rate was lower than 15% and linearly correlated with nephrometry score.<br />

There was a treatment paradigm shift from open to minimally invasive partial nephrectomy in 2005 and in<br />

2010 for cT1a and cT1b renal tumors, respectively.Over this decade, out of 439 patients treated, the rate of new<br />

onset of cronic kidney disease was 2%. Off-clamp laparoscopic partial nephrectomy is the treatment of choice<br />

for cT1 renal tumors and provided adequate oncologic results with excellent functional outcomes.<br />

120<br />

LA RIRS COME TERAPIA DELLA CALCOLOSI PIELO-CALICIALE: TECNICHE DI FRAMMENTA-<br />

ZIONE<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia<br />

C._Saltutti1, D._Mannini1, E._Severini1, S._Creti1, A._Di Campli1, R._Dipietro1, M._Dicuio1, D.E._Cuzzocrea1<br />

Introduzione<br />

La chirurgia retrograda intrarenale è abitualmente praticata dalla maggior parte degli operatori della nostra<br />

U.O. e ci consente il trattamento di calcoli fino a 2 cm di diametro con l’uso di URS flessibili di ultima generazione<br />

e fibre laser di 200 e di 300 micron di diametro ad una potenza compresa fra 6 e 14 watt.La visualizzazione<br />

del calcolo all’interno delle cavità calico-pieliche è inversamente proporzionale all’entità dei flussi<br />

di lavaggio: una volta individuato il calcolo è sempre consigliabile un basso flusso durante il trattamento. La<br />

prima parte del filmato si riferisce ad un caso limite: le dimensioni del calcolo contenuto nella pelvi e agevolmente<br />

raggiunto dalla fibra laser è di 2 cm di diametro. Il 1° trattamento è teso inizialmente a ridurre il calcolo<br />

in più piccoli frammenti praticando rime di frattura sulla metà dei frammenti ottenuti. Il 2° trattamento è più<br />

capillare e consiste nel trattare singolarmente i vari frammenti e può essere seguito anche da un 3° trattamento<br />

fino al completo “stone-free” del paziente. Controindicazione assoluta alla RIRS è l’evidenza di un qualsiasi stato<br />

settico pre-operatorio del paziente. In tal caso l’unica manovra da eseguire è il semplice posizionamento di<br />

un catetere ureterale. La seconda parte del filmato rappresenta il trattamento di un altro calcolo pielo-caliciale<br />

di più ridotte dimensioni per il quale è stato possibile correlare l’uso del basket. Ilò calcolo così inguainato<br />

viene trattato con una tecnica di frammentazione differente. La fibra laser disgrega il calcolo perifericamente<br />

alle maglie del basket, così facendo se ne riduce il volume eseguendo anche delle rotazioni del basket fino a<br />

ottenere una litotrissia pressochè completa. Infine il basket ci consente di estrarre il frammento residuo in esso<br />

contenuto al fine poi di identificarne la composizione chimica. Al termine di qualsiasi tipo di trattamento viene<br />

posizionato uno stent ureterale JJ o “open-end” a secondo della frammentazione ottenuta.<br />

121<br />

THULIUM LASER ENUCLEATION OF THE PROSTATE VERSUS TRANSVESICAL OPEN ENUCLEA-<br />

TION FOR PROSTATE ADENOMA: A RANDOMIZED PROSPECTIVE TRIAL<br />

Argomenti: IPB<br />

L._Carmignani1, S._Picozzi1, S._Casellato1, G._Bozzini1, R._Stubinski1<br />

Introduzione<br />

Prostate adenomas greater than 80 ml have traditionally been treated with open prostatectomy or transurethral<br />

resection by skilled resectionists. This procedure may involve considerable blood loss, morbidity, prolonged<br />

hospital stay and recovery time. To our knowledge we report the first prospective, randomized study comparing<br />

transurethral Thulium laser enucleation (ThuLep) of the prostate to open prostatectomy for the surgical<br />

management of large prostate adenomas.<br />

Descrizione del video<br />

We report our experience and our surgical technique step by step.A total of 45 obstructed patients with a prostate<br />

larger than 80 ml on transrectal ultrasound were randomized to undergo ThuLep or open prostatectomy.<br />

All patients were assessed preoperatively and postoperatively. Patient baseline characteristics, perioperative<br />

data and postoperative outcome were compared. All complications were noted.15 patients undergo to ThuLep<br />

and 30 to open prostatectomy. Mean patient age is 69 in the ThuLep group and 72 in the open adenomectomy<br />

group. Mean preoperatory transrectal adenoma volume is 112 ml and 115 ml respectively. Mean Hemoglobin<br />

loss was significantly less, and catheterization time and hospital stay were significantly shorter in the Thulep<br />

group. Adverse events were more frequent in the open prostatectomy group. None of the Thulium group patients<br />

needed blood transfusions in contrast to 6 patients (20%) in the prostatectomy group.Thulium laser is<br />

a new surgical laser, with tunable wavelength. It may have several advantages over the other lasers, including<br />

improved spatial beam quality, more precise tissue incision, and operation in continuous-wave/pulsed modes.<br />

Thulium laser has been proved capable of rapid vaporization and coagulation of prostate tissue. These two characteristics<br />

are at the basis of the endoscopical use to enucleate obstructing prostatic tissue in a relatively bloodless<br />

manner.ThuLep and open prostatectomy are equally effective procedures for removal of large prostatic<br />

adenomas. ThuLep resulted in significantly less perioperative morbidity and may become the endourological<br />

alternative to open prostatectomy.<br />

122<br />

PCNL WITH THULLIUM LASER: VIDEO OF OUR FIRST EXPERIENCE<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

L._Carmignani1, S._Casellato1, S._Picozzi1, G._Bozzini1, R._Stubinski1<br />

Introduzione<br />

Percutaneous nephrolithotripsy (PCNL) is a standard treatment for renal calculi >2 cm. Modern flexible<br />

nephroscopes and accessories employing the complementary effects of Thullium laser lithotrites can treat these<br />

renal calculi in a minimally invasive fashion also. We want To assess the safety and efficacy of percutaneous<br />

nephrolithotripsy monotherapy for the management of >2 cm renal calculi using a Thullium laser device.<br />

Descrizione del video<br />

The patient had a renal stone of 25 mm in length and underwent staged percutaneous nephrolithotripsy with<br />

Thullium laser device. The stone did not have an infectious etiology. An IVP-CT scan was performed before the<br />

procedure. The patient presented with hematuria and pain. PCNL was performed with a WOLF Nephroscope.<br />

Thullium Laser (200 W.) drilling was first employed to weaken very hard stones. Low intrarenal pressure was<br />

maintained and placement of a stiff safety wire. Visibility was maintained at high level. The patient was rendered<br />

pain and infection-free. There was no re<strong>qui</strong>re for blood transfusion and there was no change in serum<br />

creatinine. Mobile stone-free status was achieved. Outpatient management was sufficient for of the procedure.<br />

Operative time was of 132 min/stage and 44 min/calculus. No complications were observed.Staged percutaneous<br />

nephrolithotripsy with Thullium laser device of large renal calculi is feasible. It has starting to replace<br />

other drilling devices at this institution.<br />

123<br />

PROTESI PENIENA IDRAULICA AMS LGX CON MULTIPLE INCISIONI DI RILASCIAMENTO SEN-<br />

ZA CIRCONCISIONE: ABBATTIMENTO DI RISCHI ISCHEMICI ED EROSIVI<br />

Argomenti: Disfunzioni sessuali<br />

M._Paradiso1, A._Rocca1, F._Morabito1, F._Bardari1<br />

Introduzione<br />

Nell’ambito della chirurgia protesica del pene si assiste ad un’alta incidenza / percentuale di END ORGAN DI-<br />

SEASE espressi con una situazione anatomica di pene corto, retratto, fibrotico o deformato da Induratio Penis<br />

Plastica.Forti sono le aspettative del paziente per il parametro lunghezza molto spesso disattese dal risultato<br />

finale dell’impianto protesico anche in condizioni normali . Si parla di Sindrome del pene corto nel 70 % dei<br />

casi.In queste situazioni si rende spesso necessario il ricorso a tecniche chirurgiche, contestuali all’impianto<br />

protesico, di corporoplastica con incisioni e/o patchwork sull’involucro albugineo.Altissimo il rischio di<br />

complicanze infettive ischemiche, necrotiche, erosive e rigetto senz’altro proporzionate alla entità, invasività<br />

e devitalizzazione apicale, dissezione fascio vascolo nervoso, circoncisione e ristrutturazione apicale, estesa<br />

chirurgia di placca e patchwork.<br />

Descrizione del video<br />

Viene proposto un intervento di Protesi peniena idraulica tricomponente associata a incisioni multiple di rilasciamento<br />

albugineo evitando la circoncisione con la corporoevaginazione dell’asta. Viene dibattuto il ruolo<br />

della protesi di nuova concezione LGX AMS nelle varie situazioni anatomiche: senz’altro evocabile l’uso della<br />

protesi peniena idraulica allungabile LGX nel pene non ancora alterato da fibrosi e <strong>qui</strong>ndi ancora elastico.Nel<br />

caso di fibrosi, retrazione o Induratio Penis e nell’ottica di favorire il parametro lunghezza viene proposto:<br />

• l’uso di protesi di diametro ridotto • incisioni multiple di rilasciamento della tunica albuginea • oversizing dei<br />

cilindri protesici a prediligere la lunghezza sul diametro.<br />

124<br />

NEOPLASIA RENALE BILATERALE: APPROCCIO CHIRURGICO SIMULTANEO<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

R._Sanseverino1, T._Realfonso1, G._Napodano1, U._Di Mauro1, O._Intilla1, G._Lubrano2<br />

1 UOC di Urologia - Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

2 UOC Anestesia e Rianimazione Ospedale Umberto I (Nocera Inferiore)<br />

Introduzione<br />

Riportiamo il caso di un paziente affetto da neoplasia renale bilaterale non ereditaria sottoposto a nefrectomia<br />

radicale sinistra e parziale destra.<br />

Descrizione del video<br />

Il paziente era giunto alla nostra osservazione per ematuria macroscopica. La TC evidenziava una neoplasia<br />

renale sinistra di circa 13 cm con infiltrazione della pelvi ed invasione della vena renale ed una neoplasia del<br />

polo inferiore del rene destro (4.7 cm). Si procedeva così a realizzare una nefrectomia radicale a sinistra ed una<br />

parziale a destra in un unico tempo chirurgico. Incisione sottocostale bilaterale tipo Chevron; nefrectomia radicale<br />

sinistra con linfadenectomia regionale. Si procede poi ad identificazione della neoplasia polare inferiore<br />

destra. Isolamento dei vasi renali senza clampaggio arterioso. Resezione della neoplasia renale e sutura del<br />

parenchima renale con punti in VicrylTM. L’età, il BMI e l’ASA score del paziente erano 64 anni, 31 e 3, rispettivamente.<br />

La durata dell’intervento è stata di circa 4 ore. Si è registrato un incremento dei valori di Creatininemia<br />

da 1 mg/dl (preoperatorio) a 1.9 mg/dl in G3, seguito poi da un progressiva riduzione degli stessi valori. Il<br />

decorso postoperatorio è stato complicato da iperpiressia e fistola urinosa risolta con il posizionamento di stent<br />

ureterale. L’esame istologico ha rivelato la presenza di carcinoma a cellule chiare in entrambe le lesioni (pT3b<br />

pN0 G3 a sinistra e pT1b pNx G3 a destra) con margini chirurgici negativi. Ad un follow up di circa 4 mesi il<br />

paziente è libero da malattia e presenta una funzionalità renale nella norma. L’approccio chirurgico al tumore<br />

renale bilaterale in un unico tempo è realizzabile in casi selezionati e gravato da un’accettabile morbidità.<br />

L’approccio chirurgico conservativo, ove possibile, consente una migliore preservazione della funzione renale.<br />

29


30<br />

auronews<br />

125<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE VIDEOLAPAROSCOPICA “ZERO ISCHEMIA”<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

R._Sanseverino1, U._Di Mauro1, O._Intilla1, T._Realfonso1, G._Molisso1, G._Napodano1<br />

Introduzione<br />

La durata dell’ischemia durante la nefrectomia parziale laparoscopica è il principale fattore che influenza l’entità<br />

del danno parenchimale. In considerazione della mancanza di un cut off del tempo di ischemia sicuro, ogni<br />

sforzo teso alla riduzione dello stesso risulta fondamentale. Il video mostra il caso di un paziente affetto da<br />

neoplasia renale sottoposto a Nefrectomia parziale laparoscopica in assenza di ischemia.<br />

Descrizione del video<br />

Si realizza un accesso trans peritoneale. Medializzazione del colon, isolamento del rene e dell’uretere. Si individua<br />

la neoformazione neoplastica renale. Isolamento dell’arteria e della vena renali. Induzione di ipotensione<br />

controllata. Resezione della lesione neoplastica. Punti in Vicryl® 2/0 sulla midollare arrestati con clips<br />

riassorbibili ed in Vicryl® 0 sulla corticale (arrestati con HemOlok®). Booster di Surgicel® nella rima di sutura.<br />

L’intervento termina con l’estrazione del pezzo in Endobag e con il posizionamento di un drenaggio tubulare.<br />

La durata dell’intervento è di circa 110 minuti in assenza di ischemia. Le perdite sono di circa 100ml. Nessuna<br />

complicanza perioperatoria è occorsa. Il paziente è stato dimesso in quarta giornata. L’esame istopatologico<br />

ha confermato un Carcinoma a cellule renali. La possibilità di eseguire una nefrectomia parziale in assenza di<br />

ischemia in casi selezionati consente di preservare il parenchima renale sano dal danno ischemico ed al tempo<br />

stesso di realizzare una accurata escissione del tumore mediante un buon controllo del sanguinamento.<br />

126<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIA POLARE SUPERIORE CON “IN-<br />

VERSIONE” DEL RENE<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

R._Sanseverino1, O._Intilla1, U._Di Mauro1, T._Realfonso1, G._Molisso1, G._Napodano1<br />

Introduzione<br />

La nefrectomia parziale videolaparoscopica è una procedura complessa che richiede un adeguato skill laparoscopico.<br />

La sede polare superiore della neoplasia, soprattutto quando questa è di considerevoli dimensioni,<br />

rappresenta una difficoltà aggiuntiva. Riportiamo il caso di una nefrectomia parziale laparoscopica del polo<br />

superiore con “inversione” del rene.<br />

Descrizione del video<br />

Il video mostra il caso si un uomo di 40 anni affetto da neoplasia renale del polo superiore. Si realizza un<br />

approccio trans peritoneale; medializzazione del colon ed identificazione dei vasi dell’ilo renale. Il rene viene<br />

isolato impiegando il LigasureTM. Il rene è ruotato di 180° con inversione dell’orientamento dei poli. Ecografia<br />

intraoperatoria con sonda laparoscopica che consente di identificare i margini della lesione. Clampaggio<br />

arterioso con tourniquet. Resezione della lesione. Sutura dell midollare con punti in Vircyl 2/0 arrestati con<br />

clips riassorbibili e poi della corticale con punti in Vicryl 0 arrestati con clips Hem-O-lokTM. Applicazione di<br />

FlosealTM e SurgicellTM sulla superficie di resezione. Il rene è ruotato e posizionato nella posizione originale.<br />

Il tempo operatorio è stato di 130 minuti; il tempo di ischemia è stato di 16 minuti e le perdite operatorie di<br />

450 ml. Le dimensioni del tumore sono di 5 cm. Il paziente è stato dimesso in <strong>qui</strong>nta giornata in assenza di<br />

complicanze. La nefrectomia parziale laparoscopica combina i vantaggi della chirurgia nephron sparing e della<br />

mininvasività dell’approccio; tuttavia essa rimane una procedura tecnicamente complessa. La rotazione del<br />

rene con inversione dei poli offre un eccellente esposizione del polo superiore consentendo un accurata resezione<br />

di neoplasie anche di considerevoli dimensioni.<br />

127<br />

LA FLUORESCENZA NELLA NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPICA ROBOTICA<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A._Serao1, P._Vota1, D._Tiranti1, P._Audino1, F._Cortese1, M._Ferraro1, R._Cevoli1<br />

Introduzione<br />

Il riscontro occasionale di neoformazioni renali di piccole dimensioni è diventato sempre più frequente in<br />

seguito all’impiego di esami ecografici in occasione di diverse condizioni patologiche.La chirurgia conservativa<br />

di tali masse è divenuta nel tempo quasi un gold standard, soprattutto quando le condizioni anatomiche ne consentono<br />

una enucleazione in relativa sicurezza, anche in considerazione della possibilità della natura benigna<br />

di alcune di esse.I risultati clinici in termini di enucleazione delle masse ed eradicazione della malattia quando<br />

di natura maligna, sono ormai convalidati da molteplici esperienze cliniche. L’impiego della laparoscopia e più<br />

recentemente della assistenza robotica, ha condotto a una chirurgia sempre più mirata e mininvasiva in tali<br />

circostanze.<br />

Alla luce di tali premesse e con l’obiettivo di definire con più accuratezza le caratteristiche anatomiche vascolari<br />

e i limiti delle neoformazioni dal parenchima normale, abbiamo voluto iniziare l’esperienza della nefrectomia<br />

parziale laparoscopica robot assistita utilizzando la fluorescenza con verde indocianina, applicabile al software<br />

del robot Da Vinci SI Intuitive.Il verde indocianina (ICG) emette una luce di lunghezza d’onda all’infrarosso<br />

(sollecitato da una sorgente laser della telecamera del robot) che può essere rilevata da un sistema ottico integrato<br />

nel sistema di visione a luce normale. A seguito dell’iniezione endovenosa, l’ICG si lega rapidamente con<br />

le proteine del plasma, principalmente con le lipoproteine e con un legame più debole e variabile anche con<br />

l’albumina (2-30% del totale). L’ICG ha un’emivita di 2-5 minuti quando è legato al plasma.Stime simultanee<br />

del sangue arterioso e venoso hanno evidenziato un’assunzione trascurabile dell’ICG a livello renale, periferico,<br />

polmonare o cerebrospinale. L’ICG è assorbitodal plasma quasi esclusivamente dalle cellule parenchimatiche<br />

del fegato ed è secreto interamente nella bile. L’ICG non è soggetto a un ricircolo enteroepatico significativo.<br />

Quando la sostanza viene somministrata per via endovenosa essa si lega rapidamente alle proteine plasmatiche<br />

e successivamente rimane prevalentemente nei vasi sanguigni.Ciò determina una eccellente visione e<br />

definizione dell’architettura vascolare. Sebbene il verde indocianina sia trasportato nei tubuli prossimali, esso<br />

è metabolizzato a livello epatico e lascia il rene per via linfatica.I tumori renali corticali hanno dimostrato una<br />

ridotta espressione di bilirubina-translocasi, una proteina di trasporto del verde indocianina, presente normalmente<br />

nelle cellule del tubulo prossimale.Questa caratteristica induce pertanto una minore concentrazione<br />

della sostanza in tali tumori e come risultato finale una ridotta luminosità alla fluorescenza all’infrarosso.E’<br />

proprio tale proprietà che può essere sfruttata per una migliore differenziazione di tali masse dal parenchima<br />

sano circostante<br />

Descrizione del video<br />

La soluzione con verde indocianina preventivamente preparata (2,5 mg /ml,impiegata entro 6 ore dalla preparazione),<br />

viene somministrata per via endovenosa in bolo dall’anestesista nel corso dell’intervento.Per ogni<br />

somministrazione la dose va da 0,75 a 7,5 mg in base all’esigenza richiesta per una buona visione in fluorescenza.IL<br />

tempo di dimezzamento della soluzione va dai due ai cinque minuti, pertanto è spesso necessario ripetere<br />

la somministrazione nel corso dell’intervento. La dosa massima consigliata è 2 mg/Kg corporeo. La visione in<br />

fluorescenza è consentita dal software del robot SI Da Vinci Intuitive semplicemente attraverso un comando<br />

manuale alla console.Inizialmente si rende visibile la vascolarizzazione ilare del rene ( in genere entro un minuto<br />

dalla somministrazione ) e successivamente quella del parenchima ( il tempo ottimale va dai 10 ai 15 minuti)<br />

ottenendo una differenziazione di intensità di impregnazione del tessuto sano da quello neoplastico, in genere<br />

ipofluorescente. Nel video presentato viene evidenziata la procedura utilizzata in un paziente con neoplasia<br />

polare inferiore al rene destro, con una architettura vascolare particolarmente complessa.Nel caso specifico la<br />

procedura ha agevolato sia l’individuazione dei vasi ilari e accessori , sia i limiti della neoplasia peraltro con<br />

posizione posteriore. Più in generale l’impiego di tale procedura consente di individuare con maggior accuratezza<br />

la vascolarizzazione renale e in generale parenchimale, agevolando sia l’ identificazione dei peduncoli vascolari,<br />

specialmente quando questi presentano una più articolata anatomia ( nel 47% dei casi), sia delle masse<br />

rispetto al parenchima sano, presentandosi solitamente queste ultime con aspetto ipofluorescente.L’esperienza<br />

preliminare, molto affascinante e spettacolare sotto l’aspetto iconografico, si presenta altresì interessante nei<br />

riguardi di una possibile facilitazione in situazione di particolari variazioni anatomiche vascolari o comunque<br />

di maggior complessità dei casi ( sia per posizione anatomica delle masse che per loro profondità), consentendo<br />

potenzialmente una ischemia sempre più selettiva e una enucleazione delle masse più precisa ( i margini positivi<br />

attualmente sono fra il 2,5 e il 5,7 % nelle nefrectomie parziali ). Il numero limitato di casi a disposizione<br />

non consente di trarre conclusioni definitive circa la reale utilità della tecnica in termini di miglioramento della<br />

procedura laparoscopica robotica e di un affinamento della enucleazione delle masse con margini meglio identificabili.Una<br />

più estesa esperienza e un maggiore follow-up consentirà una più precisa e definitiva collocazione<br />

di tale tecnica nella chirurgia conservativa laparoscopica robotica delle piccole masse renali.<br />

128<br />

OUR URETEROSCOPY: ATTENTIONT TO THE COSTS<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

Argomenti: Calcolosi<br />

B.C._Gentile1, R._Giulianelli1, M._Schettini1, F._Pisanti1, L._Albanesi1, L._Mavilla1, F._Attisani1, G._Mirabile1,<br />

T._Shestani1<br />

Introduzione<br />

The technologies for ureteroscopy are improving. In older literature overall ureteroscopy complication rate<br />

have been reported between 10 to 20% and major complications rate 0- 6%. Several instruments are used in<br />

this procedure, but often at great cost. We offer our technical, economical but effective and with a low complication<br />

rate<br />

Descrizione del video<br />

From a total of 698 uretero-renal procedures we retrospectively reviewed 602 consecutive ureteroscopy performed<br />

in our departement. Intraoperative, immediate and late post- surgical complications were identified.<br />

We analyzed medical records of patients underwent retrograde semirigid or flexible ureteroscopy between<br />

March 2005 and December 2010. Resulting 418 (69,4%) procedures because of lithiasis, 78 (12,9%) diagnostic<br />

purpose, 48 (7,97%) malignant neoplasms, 44 (7,3%) benign pathologies and 14 (2,32%) removal of foreign<br />

bodies. A semirigid ureteroscope was used in 52% of the procedures; a flexible one in 34%; both needed in 14%<br />

of the cases. In all procedures we used for lithiasis laser energy, a ureteral catheter as a guide and Perez Castro’<br />

forceps to remove fragments of lithiasis. The overall complication rate was 6,3% (44 on 698 uretero-renal<br />

procedures). Intraoperative complications occurred in 1,6% (11 cases); immediate post-surgical complications<br />

in 4% (29 cases) including re-ospedalization because of pain (2,6%), urosepsis (0,6%), and thrombo-embolic<br />

events (0,6%). Late post-operative complications occurred in 0,7% (4 patients). The major complication rate<br />

was 3,7% (26 cases). Ureteroscopy, mainly indicate for stone disease, has been performed in a large number of<br />

patients with a low rate of serious complications. This procedure, thanks to the improoving technologies, can<br />

be used in a broad variety of cases because of its safety and efficacy in a large series of cases. Our technique is<br />

simple and inexpensive, with a low complication rate<br />

129<br />

CRIOABLAZIONE PERCUTANEA (PCA) IN PAZIENTE MONORENE<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

C._Spreafico1, S.._Stagni2, M.._Catanzaro2, N._Nicolai2, L._Piva2, T._Torelli2, D._Biasoni2, A._Necchi3,<br />

C._Morosi1, A.._Marchianò1, M._Colecchia4, R._Salvioni5<br />

1 Radiologia Interventistica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

2 SC Urologia Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

3 Oncologia Medica Fondazione IRCCS Istituto Tumori (Milano)<br />

4 Anatomia Patologica Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

5 SC Urologia Fondazione IRCCS Istututo Tumori (Milano)<br />

Introduzione<br />

Le masse renali asintomatiche stanno assumendo un crescente interesse nella pratica clinica quotidiana. Sebbene<br />

la chirurgia rappresenti il gold standard, una attenta valutazione delle co-morbilità, dei rischi chirurgici,<br />

delle spettanza di vita e delle rilevanza clinica della malattia devono essere considerate nel porre indicazione<br />

all’escissione.Per questi motivi da 2007 abbiamo utilizzato la PCA su pazienti con lesioni renali non idonei a<br />

trattamento chirurgico per morbilità o in pazienti che rifiutavano un trattamento chirurgico o in pazienti con<br />

neoplasie renali metastatiche in alternativa alla chirurgia citoriduttiva. Abbiamo utilizzato la crioterapia ad<br />

argon (Endocare, Irvine, 1,7-2,4 mm criosonde). Per valutare sia il corretto posizionamento delle sonde sia<br />

l’ice ball una TC standard viene effettuata ogni 5 minuti fino a quando la temperatura desiderata (-20° /- 40°)<br />

è raggiunta nella lesione bersaglio in 2 consecutivi cicli di raffreddamento di 13-15 minuti intervallati da un<br />

ciclo di riscaldamento di 12-15 minuti. I nostri dati sulla PCA mostrano che:1) la PCA è una tecnica fattibile<br />

e sicura2) Nei pazienti in cui la chirurgia sia controindicata per le condizioni generali la PCA rappresenta una<br />

validissima opzione3) La PCA è efficace anche nel controllo locale delle lesioni anche maggiori di 30 mm4) La<br />

PCA può essere ripetuta nel caso di persistenza di malattia o di recidiva locale5) La PCA può essere eseguita<br />

anche su lesioni metastatiche da carcinoma renale con approccio singolo o multiplo (PCA contestuale su lesioni<br />

renali, ossee, parti molli).La PCA, anche se nelle casistiche più datate si raggiunge un follow up mediano di<br />

oltre 4 anni necessità di ulteriore studio per un adeguato follow up oncologico prima di poterla proporre come<br />

alternativa standard alla chirurgia tradizionale o miniinvasiva.<br />

Descrizione del video<br />

Il video mostra una procedura di PCA eseguita in sedazione in una paziente con neoplasia renale, monorene<br />

per pregressa nefrectomia per neoplasia renale, e “unfit” a chirurgia conservativa .Viene descritta la procedura<br />

in tutti i suoi punti: posizionnamento del paziente, sedazione, posizionamento con controllo TC delle sonde<br />

criogeniche, tempi e modalità della procedura e controllo TC della procedura.<br />

130<br />

PLASMAKINETIC TURIS GYRUS SYSTEM NEL TRATTAMENTO DELL’IPERPLASIA PROSTATICA<br />

BENIGNA: NOSTRA ESPERIENZA PRELIMINARE<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, L._Mavilla1, G._Mirabile1, F._Pisanti1,<br />

T.._Shestani1, G._Vincenti1, M._Schettini1<br />

Introduzione<br />

Lo sviluppo recente di sistemi di resezione bipolare permettono l’utilizzo nella resezione della soluzione salina.<br />

Oggi giorno esistono tre sistemi bipolari: ACMI Vista Controlled Tissue Ablation, Gyrus PK Saline TUR e<br />

Olympus TURis.Scopo di questo video è di dimostrare l’efficacia clinica del sistema PLASMAKINETIC TURis<br />

GYRUS che viene utilizzato nel nostro centro dal Dicembre del 2011.<br />

Descrizione del video<br />

Paziente di 58 anni, in trattamento con terapia antipertensiva, si è presentato al nostro dipartimento con severa<br />

sintomatologia disurica. E’ stato sottoposto ad ecografia renale/vescicale che ha escluso la presenza di<br />

neoplasie e di litiasi del tratto urinario mentre l’ecografia trans rettale ha mostrato segni di ostruzione cervico<br />

uretrale (ispessimento parete vescicale, rpm > 100 ml) ed un incremento del volume prostatico (circa 55 g).<br />

L’es. urodinamico ha confermato la diagnosi di ostruzione cervico uretrale. PSA 1,2 ng/dL. La sintomatologia è<br />

stata valutata sia pre che post intervento attraverso l’utilizzo dell’ IPPS, IEFF-5, QOL. E’ stato anche osservato<br />

il valore dell’Hb sia pre che post intervento. Il paziente è stato in seguito sottoposto a resezione trans uretrale<br />

dell’adenoma prostatico (PK-TURis) utilizzando il sistema PLASMAKINETIC TURis GYRUS con resettoscopio<br />

a flusso continuo ed ottica 12. Il tempo chirurgico è stato di circa 30 minuti. Il referto istologico ha mostrato<br />

un iperplasia prostatica benigna con aree di infiammazione cronica.<br />

RISULTATILa tecnica consiste nella resezione dei due lobi laterali fino alla capsula prostatica seguita dalla<br />

resezione del terzo lobo quando presente; completa e rimozione del tetto e dell’apice, incisione del collo vescicale<br />

(TUIP) secondo la tecnica Orandi (incisione dall’ostio ureterale destro al verum montanum) controllo<br />

emostasi e posizionamento catetere vescicale 3 vie 20 ch. Il decorso post operatorio non ha presentato eventi<br />

avversi e i livelli di Hb sono risultati invariati. Dopo 36 ore il catetere vescicale è stato rimosso ed il paziente<br />

dimesso.Al controllo postoperatorio il paziente presentava incremento degli indici flussometrici, riduzione del<br />

RPM e del valore dell’ IPSS .<br />

Discussione<br />

L’ipertrofia prostatica benigna è la patologia più comune del sesso maschile e colpisce il 50% della popolazione<br />

maschile adulta. La resezione trans-uretrale della prostata continua ad essere il gold standard terapeutico ma<br />

l’innovazione della tecnica e dello strumentario è in continua evoluzione.CONCLUSIONILa TURP bipolare<br />

con l’utilizzo del sistema PLASMAKINETIC TURis GYRUS risulta essere efficace sia per il basso tasso di complicanze<br />

sia per gli ottimi risultati clinici.<br />

131<br />

ENUCLEAZIONE PROSTATICA TRANSURETRALE CON SISTEMA GYRUS PK (TUEP-B) MEDIAN-<br />

TE UTILIZZO DI ELETTRODO BUTTON NELL’IPERPLASIA PROSTATICA BENIGNA.<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, L._Mavilla1, G._Mirabile1, F._Pisanti1,<br />

T._Shestani1, G._Vincenti1, M._Schettini1


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

Introduzione<br />

La Resezione prostatica transuretrale (TURP) rimane il gold standard nel trattamento dei sintomi del basso<br />

tratto urinario (LUTS) causati da ostruzione cervico-uretrale (BOO) da iperplasia prostatica (IPB). Nel nostro<br />

centro, dal 2003, sono state eseguite oltre 3000 procedure con l’utilizzo del sistema Gyrus PK. Dal mese<br />

di dicembre 2011 abbiamo iniziato ad utilizzare l’elettrodo Button per eseguire una vaporesezione prostatica<br />

endoscopica. In questo video presentiamo la nostra esperienza con la Enucleazione Transuretrale della prostata<br />

mediante l’utilizzo dell’elettrodo Button e del sistema Gyrus PK (TUEP-B).<br />

Descrizione del video<br />

Un paziente di 74 anni, affetto da diabete mellito tipo II e ipertensione arteriosa in terapia farmacologica,<br />

presentava una condizione di severa ostruzione cervico-uretrale la quale non rispondeva al trattamento farmacologico<br />

(Dutasteride 0, 5 mg / giornalieri piu silodosina 8 mg / giornalieri). Abbiamo effettuato una ecografia<br />

dell’intero tratto urinario ed una ecografia prostatica transrettale le quail hanno escluso la presenza di tumori<br />

e calcolosi, ma mostravano segni di una severa ostruzione cervico uretrale, (ispessimento della parete vescicale,<br />

Residuo postminzionale > 100 ml) ed un aumento del volume prostatico (circa 45 gr). Inoltre un esame<br />

Urodinamico confermava la diagnosi della severa ostruzione del cervico uretrale, Il valore del PSA risultava<br />

nella norma.Abbiamo effettuato una ENUCLEAZIONE PROSTATICA TRANSURETRALE MEDIANTE<br />

UTILIZZO DI ELETTRODO, seguita da una resezione dell’adenoma peduncolato con un’ansa tradizionale<br />

GYRUS-PK, mediante utilizzo di un resettore a flusso continuo con ottica 12 Gradi, Il tempo dell’intervento si<br />

è attestato sui 20 minuti circa.L’esame istologico mostrava una iperplasia fibroadenomiomatosa prostatica ed<br />

alcune aree di infiammazione cronica.<br />

Risultati<br />

E’ stata eseguita una iniziale uretroscopia con ottica a 12 gradi , seguita da una cistoscopia,per escludere la<br />

presenza di altre patologie.La tecnica chirurgica consiste in una incisione da ore 5 ad ore 7 al livello dell’apice<br />

prostatico, prendendo come punto di repere il vero montanum; per poi procedere con l’elettrodo “button” per<br />

identificare un adeguato piano di clivaggio tra l’adenoma e la capsula ,da <strong>qui</strong> si procede poi in senso antiorario<br />

, utilizzando sempre l’elettrodo “button” in modo da scollare l’adenoma dalla capsula, e creare la peduncolizzazione<br />

dello stesso. Questa procedura viene eseguita per ottenere un piano avascolare, rapidamente, e senza<br />

lesioni capsulari.La tecnica viene eseguita prima per entrambi i lobi ed in seguito per la porzione superiore,<br />

La procedura viene completata mediante l’utilizzo di una ansa tradizionale GYRUS PK per resecare il tessuto<br />

adenomatoso ed evitare la morcellazione in vescica. Questa tecnica richiede un lento passaggio dell’elettrodo<br />

BUTTON sulla superficie tissutale, una attenta e completa rimozione della porzione superiore della prostata<br />

e del tessuto apicale, per ottenereuna adeguata emostasi . Al termine dell’intervento viene posizionato un catetere<br />

20ch. La forma sferica dell’elettrodo BUTTON, che crea una superficie ben coagulata e liscia, associata<br />

alla facilita’di assimilazione della tecnica, rendono la vaporizzazione del tessuto efficace, rapida, e virtualmente<br />

esangueIl decorso postoperatorio , non ha portato complicazioni , ed il livello di emoglobina è rimasto essenzialmente<br />

invariato. Dopo 24 ore il catetere 20Ch è stato rimosso, ed il paziente dimesso. Dopo tre mesi<br />

l’uroflussimetria ha evidenziato un flusso massimo nella norma, assenza di residuo postminzionale e IPSS<br />

minore di 7.<br />

Conclusioni<br />

L’enucleazione prostatica transuretrale mediante utilizzo di elettrodo button con sistema GYRUS PK (TUEP-B)<br />

è potenzialmente un’alternativa alla classica tecnica TURP, e virtualmente permette resezioni prostatiche con<br />

assenza di sanguinamento , inoltre permette un ottima rimozione del tessuto, ed una loggia prostatica tipo<br />

Turp.<br />

132<br />

PLASMAKINETIC BUTTON TURIS GYRUS SYSTEM NELLA RESEZIONE TRANS URETRALE<br />

DELL’ADENOMA PROSTATICO: NOSTRA ESPERIENZA PRELIMINARE<br />

Argomenti: Endourologia, IPB<br />

R._Giulianelli1, L._Albanesi1, F._Attisani1, B.C._Gentile1, D._Granata1, G._Mirabile1, L._Mavilla1, F._Pisanti1,<br />

T._Shestani1, G.._Vincenti1, M._Schettini1<br />

Introduzione<br />

La resezione trans uretrale della prostate rimane ancora il trattamento gold standard per la cura dei luts secondary<br />

a iperplasia prostatica benigna. Dal 2003 nel nostro dipartimento sono state effettuate più di 3000<br />

resezioni dell’adenoma prostatico utilizzando il sistema Gyrus bipolare.Dal dicembre 2011 abbiamo iniziato<br />

ad utilizzare per le nostre resezioni endoscopiche il sistema PLASMAKINETIC BUTTON TURis GYRUS .<br />

Descrizione del video<br />

Un uomo di 68 anni, con storia pregressa di ischemia cardiaca e successivo posizionamento (circa due anni<br />

fa) di due stents coronarici in terapia con antipertensivi , anticoagulanti e terapia a-litica con alfuzosina 10 mg<br />

cp /die, venne nel nostro dipartimento riferendo un episodio di macroematuria, infezioni urinarie ricorrenti e<br />

luts.E’ stato sotttoposto ad ecografia renale/vescicale che ha escluso la presenza di neoplasie e di litiasi del tratto<br />

urinario mentre l’ecografia trans rettale ha mostrato un ostruzione cervico uretrale severa(ispessimento parete<br />

vescicale, rpm > 100 ml) ed un incremento del volume prostatico (circa 45 g). Una valutazione urodinamica ha<br />

confermato la diagnosi di severa ostruzione cervico uretrale mentre i valori di PSA risultavano nella norma.Il<br />

paziente è stato in seguito sottoposto a vapo resezione trans uretrale dell’adenoma prostatico (button-TURis)<br />

utilizzando il sistema PLASMAKINETIC TURis GYRUS con resettoscopio a flusso continuo ed ottica 12. Il<br />

tempo chirurgico è stato di circa 20 minuti. Il referto istologico ha mostrato un iperplasia prostatica benigna<br />

con aree di infiammazione cronica.<br />

Risultati<br />

La resezione endoscopica utilizzando il Turis Button con la “Giulianelli tecnique” consiste come primo step nell<br />

creazione di un canale alle ore 4 che permetta un maggior passaggio della soluzione fisiologica e <strong>qui</strong>ndi una<br />

miglior visione della loggia prostatica.In un secondo momento si procede alla rimozione del lobo sinistro fino<br />

alla capsula prostatica attraverso un lento passaggio del “button” sulla superficie del tessuto prostatico. Stessa<br />

procedura per il lobo destro. In se<strong>qui</strong>to si procede all’apertura del collo vescicale con tecnica simil-TUIP. Completa<br />

e dettagliata rimozione del tetto e dell’apice, controllo emostasi e posizionamento catetere vescicale 3 vie<br />

20 ch.L’utilizzo del button turis nella sua forma sferica risulta facile da utilizzare e permette una vaporezezione<br />

lineare simmetrica ma soprattutto esangue .Il decorso post operatorio non ha presentato eventi avversi e i livelli<br />

di Hb sono risultati invariati. Dopo 24 ore il catetere vescicale è stato rimosso ed il paziente successivamente<br />

dimesso.Al controllo postoperatorio il paziente presentava indici flussometrici nella norma, RPM fisiologico e<br />

il valore dell IPSS minore di 7.<br />

Conclusioni<br />

Il PLASMAKINETIC BUTTOM TURis con sistema GYRUS , una vaporesezione bipolare dell’adenoma prostatico<br />

che utilizza un elettrodo a forma di “bottone”in soluzione salina, risulta essere una valida alternativa<br />

alla classica resezione bipolare (TURP) sia per l’ottima capacità di rimozione del tessuto ma soprattutto per la<br />

capacità emostatica che rende l’intervento esangue.Nella nostra opinione a causa della facilità della tecnica e<br />

soprattutto dei bassi costi , la Button TURIS risulta essere una valida alternativa al trattamento laser.<br />

133<br />

NOSTRA ESPERIENZA SULL’UTILIZZO DELLE SLING NELL’INCONTINENZA URINARIA FEMMI-<br />

NILE CON DEFICIT SFINTERICO: FOLLOW-UP SUPERIORE AD UN ANNO.<br />

Argomenti: Altro / miscellanea, Neurourologia e Uroginecologia<br />

G._Mirabile1, B.C._Gentile1, L._Albanesi1, L._Mavilla1, F._Pisanti1, F._Attisani1, D._Granata1, T._Shestani1,<br />

G._Vincenti 1, R._Giulianelli 1<br />

introduzione<br />

Nel corso degli anni sono state proposte numerose teorie riguardo i complessi aspetti anatomo-fisiologici coinvolti<br />

nel meccanismo della continenza. Il trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria da sforzo, resta,<br />

ad oggi, il trattamento di scelta nelle pazienti in cui sia fallito l’approccio conservativo. La scelta del miglior<br />

intervento chirurgico per la paziente affetta da incontinenza urinaria da sforzo dovrebbe basarsi su numerosi<br />

fattori (età, aspettative, comorbidità, pregressa chirurgia, severità dei sintomi, rischio di complicanze, tempo di<br />

degenza...). Scopo di questa analisi è quello di analizzare i risultati della nostra esperienza su 19 casi di pazienti<br />

affette da incontinenza urinaria da sforzo associata a deficit sfinterico, trattate con posizionamento di una sling<br />

(TOT).<br />

Materiali e metodi<br />

Nel periodo compreso tra Gennaio 2009 e Marzo 2011 sono state sottoposte al posizionamento di una sling<br />

TOT 19 pazienti affette da grave incontinenza urinaria da sforzo con associato deficit sfinterico. In tutte le<br />

pazienti la diagnosi è stata effettuata mediante E.O. uroginecologico, stress test in clino ed ortostatismo e prove<br />

urodinamiche che dimostravano una perdita di urina con pressioni addominali minime inferiori a 60 cmH2O.<br />

L’età media era di 65,3 anni (51-76). 5 pazienti erano affette da incontinenza urinaria di tipo misto. 3 pazienti<br />

risultavano affette anche da cistocele superiore al grado II (HWS), in questi casi l’intervento chirurgico comprendeva<br />

il posizionamento di una rete per correggere il prolasso vaginale anteriore. L’intervento chirurgico è<br />

stato eseguito dallo stesso operatore in tutti i casi. In tutti i casi è stata praticata una anestesia spinale. Il tempo<br />

medio operatorio è stato di 35,5 min (16-90). Le pazienti sottoposte a TOT sono state dimesse tutte in prima<br />

giornata postoperatoria, quelle che avevano eseguito anche una cistopessi transvaginale, in terza giornata postoperatoria.<br />

Risultati<br />

Non sono state rilevate complicanze intraoperatorie ad eccezione di un caso di sanguinamento, risoltosi con<br />

compressione manuale e posizionamento di tabotamp nel “tunnel” vaginale, che comunque non ha necessitato<br />

di emotrasfusioni. La pazienti sono state valutate clinicamente a distanza di un mese, sei mesi, e successivamente<br />

una volta l’anno. Nel follow-up abbiamo registrato 1 caso di ostruzione cervico-uretrale post- operatoria,<br />

che ha reso necessario il posizionamento di cv per residuo post-minzionale superiore a 100ml (la pz aveva<br />

eseguito anche una cistopessi). Alle pazienti che presentavano un’incontinenza urinaria pre-operatoria di tipo<br />

misto e che riferivano persistere della sintomatologia ad un mese dell’intervento, veniva prescritta terapia antimuscarinica.<br />

Abbiamo notato come i risultati ottenuti a distanza di un mese dall’intervento non fossero gli stessi<br />

registrati dopo un anno. Alla prima isita di followup tutte le 19 pazienti risultavano completamente asciutte.<br />

A sei mesi 9 di loro riferivano ricomparsa di una lieve incontinenza (perdita di qualche goccia sotto sforzo).<br />

Al controllo ad un anno 7 su 19 sono risultate completamente asciutte, 10 riferivano la ricomparsa di una lieve<br />

incontinenza da sforzo, ma si ritenevano comunque soddisfatte del risultato dell’intervento e 3 pazienti sembravano<br />

non aver tratto beneficio dalla procedura eseguita un anno prima.<br />

Conclusioni<br />

La tecnica analizzata conferma essere sicura in mani esperte. I nostri dati, condizionati dal basso numero degli<br />

interventi eseguiti, dimostrano che la tecnica può essere utilizzata anche in pazienti affette da grave incontinenza<br />

urinaria da sforzo con deficit sfinterico, tenendo in considerazione che i risultati ottenuti potrebbero non<br />

mantenersi nel corso del follow-up a distanza di anni.<br />

134<br />

EXERSI LAPAROSCOPICA DI VOLUMINOSO DIVERTICOLO VESCICALE<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A.B.._Di Pasquale1, M._Prata2, G._Ranieri1, L._Di Clemente1<br />

1 Ospedale S. Salvatore, ASL 1 (L’A<strong>qui</strong>la)<br />

2 Ospdale civile di Sora (Sora)<br />

Introduzione<br />

I grossi diverticoli vescicali richiedono spesso interventi di lunga durata con possibile sviluppo di severe complicanze.<br />

Nel nostro video – case report – trattiamo il caso di un paziente giunto alla nostra osservazione per<br />

una sintomatologia minzionale di tipo francamente ostruttiva, con senso di peso in ipogastrio e sensazione<br />

di incompleto svuotamento vescicale; la sintomatologia era presente già da alcuni anni. All’ecografia veniva<br />

evidenziata la presenza di un grossolano diverticolo di circa 15 cm di diametro a carico della parete laterale dx<br />

della vescica che non veniva svuotato con la minzione.La cistoscopia dimostrava la presenza di un collo vescicale<br />

rilevato e stenosante con ipertrofia dei lobi laterali della prostata. Il volume del diverticolo era superiore a<br />

quello della vescica stesso. Il posizionamento di un catetere foley, con svuotamento completo di vescica e diverticolo,<br />

portava alla remissione completa del senso di pesantezza in ipogastrio. L’ostio ureterale dx era contiguo<br />

al colletto del diverticolo a tipo diverticolo di Hutch. La TAC addome e pelvi con mdc confermava la presenza<br />

del diverticolo sulla parete laterale dx che avvolgeva l’uretere dx nel suo tratto terminale.Si programmavano gli<br />

interventi di TURP e di diverticolectomia vescicale per via laparoscopica con tecnica transperitoneale.<br />

Descrizione del video<br />

Nel primo tempo dell’intervento si eseguiva la TURP e l’incannulamento dell’uretere dx con cateterino 8 ch. Un<br />

catetere vescicale a 3 vie con palloncino gonfiato a 50 cc veniva lasciato all’interno del diverticolo.Con l’ausilio<br />

di 5 porte e per via transperitoneale veniva eseguita la diverti colectomia vescicale con risparmio dell’uretere<br />

sotto la guida del cateterino precedentemente posizionato. Sintesi del colletto in punti staccati in vicryl 2-0.<br />

Controllo della tenuta della vescica con 240 ml di soluzione fisiologica. Estrazione del diverticolo con endobag.<br />

A tre mesi dall’intervento la nuova tac dimostra la normalità della vescica in assenza di diverticoli. L’uroflussometria<br />

mostra un q max dei 28 ml/s con assenza di residuo vescicale<br />

postminzionale.<br />

135<br />

AUTOTRAPIANTO DI RENE CON PRELIEVO LAPAROSCOPICO D’ORGANO<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

A.B.._Di Pasquale1, F._Pisani1, G._Ranieri1, V._Rizza1, L.._Di Clemente1<br />

Introduzione<br />

Le stenosi ureterali iatrogene – complesse possono essere incluse tra le complicanze più gravi dell’uretere. Nella<br />

maggior parte dei casi è possibile correggere chirurgicamente il problema con interventi di ureteroneocistostomia<br />

semplici o associata a psoas hitch o a lembo di Boari. In caso di lesione di lunghi tratti di uretere si rende<br />

necessario il ricorso ad interventi più complessi quali il confezionamento di un uretere ileale, in sostituzione<br />

dell’originale stenotico o all’ autotrapianto di rene. Nel mese di febbraio 2012 è giunto alla nostra osservazione<br />

il pz A.M. di 36 anni, maschio, per coliche renali persistenti a sinistra con febbre. Lo stesso era stato sottoposto<br />

ad ureterolitotrissia di calcolo dell’uretere lombare in altro ospedale nel mese di dicembre 2011 e a posizionamento<br />

di stent ureterale dopo2 settimane per perforazione dell’uretere con sviluppo di un esteso urinoma<br />

retro peritoneale.All’ecografia eseguita nel nostro reparto, al momento del ricovero, si confermava la presenza<br />

dell’urinoma ed una lieve dilatazione della via escretrice dx.Si posizionava subito una nefrotomia percutanea<br />

sin con risoluzione della sintomatologia dolorosa.La successiva TAC addome e pelvi dimostrava la persistenza<br />

di un calcolo a carico dell’’uretere sin. Di 8 mm di diametro. Veniva eseguita subito una ESWL senza successo.<br />

Il giorno dopo si eseguiva una ureterolitotrissia con frantumazione completa ed estrazione del calcolo ed una<br />

pielografia combinata ascendente + transnefrostomica che dimostrava una stenosi ureterale della lunghezza di<br />

circa 10 cm dell’uretere iliaco e lombare sin che si originava a circa 18 cm dal meato ureterale sin e che lasciava<br />

sani i soli 5 cm più prossimali dell’uretere lombare.<br />

Descrizione del video<br />

Si procedeva <strong>qui</strong>ndi con l’intervento di autotrapianto di rene con prelievo del rene sin per via laparoscopica<br />

trans peritoneale. Il rene, l’uretere e i vasi sono stati preparati e sezionati con tecnica laparoscopica. Il prelievo,<br />

dopo legatura e sezione dei grossi vasi, è stato possibile con tecnica hand assisted dall’ incisione inguinale sin.<br />

Quest’ultima, dopo la chirurgia da banco, è stata utilizzata per il trapianto. L’arteria e la vena renale sono stati<br />

anastomizzati ai vasi iliaci esterni, l’uretere alla vescica con tecnica di Grégoire-Lich. Due e<strong>qui</strong>pe hanno lavorato<br />

simultaneamente per accorciare i tempi chirurgici.A più di 1 mese dall’intervento il rene presenta una buona<br />

vascolarizzazione all’ecocolordoppler ed elimina regolarmente il mdc.<br />

Conclusioni.<br />

L’autotrapianto di rene rappresenta una valida alternativa in caso di stenosi lunghe e complesse dell’uretere<br />

nell’impossibilità di eseguire un intervento neocistostomia<br />

136<br />

UTILIZZO DI UN NUOVO SISTEMA DI “ROBOTIZZAZIONE” DEI MANOPOLI LAPAROSCOPICI,<br />

KYMERAX, IN CORSO DI PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA.<br />

Argomenti: Chiurgia ricostruttiva, Laparoscopia<br />

M._Mari1, F._Mangione1, S.._Guercio1, A._Ambu1, F._Vacca1, C._De Maria1, M._Bellina1<br />

Introduzione:<br />

l’anomalia del giunto pielo-ureterale è la più frequente causa di dilatazione delle vie escretrici intrarenali del<br />

neonato, con una incidenza di 1/1500 nati, più frequente nei maschi con un rapporto 2:1, con non rari casi di<br />

bilateralità. Nell’adulto si osserva di solito in soggetti giovani e fino ai 40 anni, non infrequenti casi ben tollerati<br />

e scoperti incidentalmente. In caso di sintomi o compromissione della funzionalità renale è indicata la<br />

correzione chirurgica. La tecnica chirurgica più diffusa è rappresentata dall’intervento a cielo aperto secondo<br />

Anderson-Hynes (resezione del tratto stenotico e sutura del giunto su stent a doppio J) con un tasso di successo<br />

del 95%, ma negli ultimi anni tale tecnica è stata applicata con successo per via laparoscopica (trans peritoneale<br />

o retro peritoneale), tecnica che presenta alcune difficoltà intrinseche e che necessità di un buon training<br />

laparoscopico. Tali difficoltà vengono significativamente ridotte dall’uso del Robot, il quale per i costi notevoli<br />

31


32<br />

auronews<br />

non è a tutt’oggi molto diffuso nelle urologie di tutta Europa. Il nuovo dispositivo Kymerax, della ditta Terumo,<br />

rappresenta probabilmente il giusto compromesso nel rapporto costi –benefici.<br />

Descrizione del video<br />

paziente di 44 anni di sesso femminile. In anamnesi un cesareo Nel gennaio 2012 accesso DEA per algie di<br />

tipo colico in sede lombare destra. Riscontro ecografico di dilatazione renale destra da sospetta giuntopatia,<br />

diagnosi confermata da una successiva UroTC e scintigrafia renale (contributo funzionale del rene ds del 40%).<br />

Si decideva con la paziente per correzione chirurgica dell’anomalia giuntale e, vista la giovane età, con tecnica<br />

laparoscopica ma con l’ausilio del sistema Kymerax presentato al recente Congresso Europeo di Urologia.<br />

Tale sistema, dotato di comandi nel manipolo laparoscopico, consente di emulare i movimenti del Robot da<br />

Vinci, aiutando <strong>qui</strong>ndi l’operatore, in questo tipo di intervento, ad eseguire una corretta sezione del giunto e<br />

dell’uretere, facilitando inoltre l’esecuzione della sutura. Collegato ad un generatore è in grado di fornire corrente<br />

monopolare. L’intervento veniva eseguito il 5/4/12. Introduzione di Trocar di Hasson, con tecnica open,<br />

in sede periombelicale e dopo induzione del pneumoperitoneo si introducevano altri due trocar (uno da 5 e<br />

uno da 10). Dopo apertura della doccia parietocolica si procedeva a isolare l’uretere lombare fino al giunto. Si<br />

liberava la pelvi e individuato il tratto stenotico si procedeva a sezione del giunto e spatulamento dell’uretere.<br />

Tale procedura risultava molto facilitata dalla possibilità di ruotare la forbice e angolarla per sezionare in modo<br />

preciso l’uretere. La sutura veniva eseguita secondo la tecnica di Anderson Hynes, con punti staccati di Vicryl<br />

4-0, riscontrando alcune difficoltà con il porta aghi del sistema Kymerax, il quale risultando scarsamente “zigrinato”<br />

non aveva una adeguata presa sull’ago, pertanto alcuni punti sono stati posizionati con classico porta aghi<br />

autocentrante, previo posizionamento di doppio J 6 ch. Veniva lasciato un drenaggio nei pressi del neo-giunto.<br />

In 8° giornata e stato rimosso il catetere, in 9 il drenaggio e dopo 15 gg è stata eseguita urografia con stent in<br />

sede. Il nuovo sistema di Robotizzazione Kymerax risulta indubbiamente di notevole ausilio nelle procedure laparoscopiche,<br />

consentendo di ridurre le difficoltà in interventi complessi come la pieloplastica. L’inconveniente<br />

del porta aghi può facilmente essere risolto dalla Terumo, in alternativa si può utilizzare il dissettore Maryland<br />

che è uno degli strumenti disponibili. Dato non trascurabile, i costi non sono proibitivi.<br />

137<br />

L’UTILIZZO DELL’NBI NELLE NEOPLASIE UROTELIALI<br />

Argomenti: Tumori uroteliali<br />

R._Gunelli1, M._Fiori1, C._Salaris1, U._Salomone1, F._Di Giacomo1, M._Urbinati1, T._Zenico1<br />

Introduzione<br />

La difficoltà nell’ottenere una visualizzazione endoscopica agevole delle neoformazioni uroteliali esofitiche,<br />

ma ancor più di quelle meno evidenti quali il Carcinoma in situ, è uno dei problemi che l’urologo quotidianamente<br />

si trova ad affrontare.In passato un citologia urinaria positiva in assenza di lesioni proliferanti evidenti<br />

alla cistoscopia ed alle tecniche di imaging portava alla esecuzione di un mapping vescicale “alla cieca” con<br />

tutte le difficoltà ad ottenere un risultato istologico soddisfacente. Dagli anni ’90 si è posta all’attenzione una<br />

metodica, che si è evoluta fino all’attuale utilizzo dell’Hexvix (hexaminolevulinato), che sfruttando la maggiore<br />

affinità delle cellule neoplastiche per tale sostanza ne determinavano una fluorescenza tipica con l’utilizzo di<br />

cistoscopia in fluorescenza, potendo così mettere in rilievo aree sospette per neoplasia non visibili alla luce<br />

bianca. Tale metodica pur se valida dal punto di vista clinico ha però dei costi relativamente alti che ne limitano<br />

l’uso estensivo obbligando a selezionare i pazienti candidati all’esameNel 2004 sono apparsi i primi studi su una<br />

metodica innovativa ed interessante: l’NBI L’acronimo NBI sta per narrow-band imaging e più semplicemente<br />

con questa metodica si aumenta il contrasto tra i vasi e la mucosa applicando un filtro alla luce bianca per<br />

ottenere un fascio che è assorbito completamente dall’emoglobina. Poiché le lesioni neoplastiche hanno una<br />

vascolarizzazione aumentata le neoformazioni e le lesioni in situ possono essere più agevolmente individuate.<br />

Descrizione del video<br />

Da alcuni esempi di comparazione fra la visione a luce bianca, la cistoscopia in fluorescenza e l’NBI possiamo<br />

vedere come le immagini ottenute da fluorescenza ed NBI siano praticamente sovrapponibili.A differenza della<br />

gastroenterologia e dell’otorinolaringoiatria dove l’utilizzo è standardizzato, in ambito urologico ancora non<br />

sono stati definiti dei pattern tipici, ma la facilità di’uso ed i costi limitati all’ac<strong>qui</strong>sto del sistema uniti alla<br />

possibilità di utilizzare tale metodica in modo estensivo sia nella attività diagnostica ambulatoriale che in sala<br />

operatoria rendono questa apparecchiatura estremamente interessante per l’urologo. Nel video sono mostrate<br />

le immagini in sequenza di neoformazioni papillifere che all’NBI sono molto più definite e poste in risalto<br />

rispetto alla visione a luce bianca, inoltre sono evidenziabili con buona definizione le aree satelliti sospette per<br />

neoplasia e le zone di ipervascolarizzazione connesse. Ma questa metodica, come evidenziabile dalle immagini<br />

proposte, ha qualcosa in più rispetto alla fluorescenza, infatti ci consente una esplorazione dell’alta via escretrice,<br />

non possibile le metodiche precedenti, potendo eseguire una uretroscopia con biopsia delle aree sospette.<br />

L’utilizzo dell’NBI è poi particolarmente utile nella esecuzione di second look nel caso di neoplasie ad alto<br />

grado per individuare aree perilesionali residue alla prima resezione o altre non visibili a luce bianca, potendo<br />

eseguire contestualmente la resezione di tali zone. Questa metodica è certamente promettente dimostrando<br />

una maggiore detection rate rispetto alla luce bianca e questo potrebbe consentire, se usata routinariamente, di<br />

ridurre il tasso di recidive.Per poter definire tale metodica come standard saranno necessari ulteriori studi su<br />

campioni più numerosi, ma le prime esperienze hanno dato risultati estremamente incoraggianti.<br />

138<br />

ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANS URETRALE CON LASER AD HOLMIO: TECNICA DI<br />

PRESERVAZIONE SFINTERICA<br />

Argomenti: IPB<br />

A._Salvaggio1, D._Dente1, A.._Cafarelli1, G._Di Pietrantonio1, A.._Porreca1<br />

Introduzione<br />

La Holep (Holmium Laser Enucleation of Prostate) è una tecnica chirurgica che permette un effetivo trattamento<br />

dell’IPB ostruttiva. L’obiettivo di questo video è quello di descrivere la tecnica chirurgica eseguita con<br />

la preservazione dello sfintere striato. Tale tecnica unisce i vantaggi in termini di sanguinamento , di cateterizzazione<br />

uretrale e di minima ospedalizzazione con la riduzione del traumatismo sfinterico e la conseguente<br />

preservazione della continenza urinaria post-operatoria.<br />

Descrizione del video<br />

La fase iniziale della procedura prevede la visualizzazione dello sfintere striato, successivamente del veru montanum<br />

e dell’uretra prostatica. Si visualizzano <strong>qui</strong>ndi i meati ureterali. Viene inciso con il laser ad ore 5 il<br />

collo vescicale estendendo l’incisione longitudinalmente lateralmente al lobo prostatico lungo la linea ideale<br />

che collega il meato uretrale al veru montanum. L’incisione viene condotta fino alla visualizzazione delle fibre<br />

circolari del collo vescicale ed al piano avascolare dell’adenoma prostatico. L’incisione continua, terminando<br />

fino all’apice prostatico, che viene poi disconnesso con l’ausilio del movimento dello strumento. La procedure<br />

viene <strong>qui</strong>ndi ripetuta anche per il lobo controlaterale. Le due incisioni longitudinali vengono <strong>qui</strong>ndi unite<br />

a livello del veru montanum seguendo il piano avascolare precedentemente sviluppato per enucleare il lobo<br />

medio dell’adenoma. Si incide <strong>qui</strong>ndi la commessura anteriore estendendo lateralmente l’incisione fino al piano<br />

dell’adenoma. Si procede <strong>qui</strong>ndi alla disconnessione postero laterale dell’adenoma fino alla congiunzione<br />

con l’incisione anteriore. Si esegue infine l’incisione dell’apice anteriore risparmiando e preservando lo sfintere<br />

striato. La procedura termina <strong>qui</strong>ndi con l’emostasi della loggia prostatica e alla morcellazione endovescicale<br />

dei lobi prostatici enucleati.<br />

139<br />

NEFRECTOMIA PARZIALE CON APPROCCIO RETROPERITONEALE ROBOT-ASSISTITO: TECNI-<br />

CA CHIRURGICA<br />

Argomenti: Tumore del rene<br />

A.._Cafarell1, D._Dente1, A._Salvaggio1, G._Di Pietrantonio2, V._Di Santo1, A.._Porreca1<br />

1 Policlinico Abano Terme (Abano Terme)<br />

2 Casa di cura Villa Pini d’Abruzzo (Chieti)<br />

Introduzione<br />

L’approccio transperitoneale per la nefrectomia parziale robot assistita è attualmente il più diffuso. Lo scopo del<br />

nostro lavoro è quello di riportare la nostra esperienza nell’esecuzione della nefrectomia parziale robot assistita<br />

con approccio retroperitoneale.<br />

Descrizione del video<br />

Con il paziente posto in posizione laterale, viene effettuata un’incisione di circa 1 cm sulla linea ascellare media,<br />

dietro l’arco costale, attraverso la quale si posiziona il trocar di Hasson, previa dilatazione dello spazio retroperitoneale.<br />

Si procede al posizionamento del trocar ottico da 12 mm, a livello della cresta iliaca sulla linea ascel-<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

lare media, trocar robotico lungo il muscolo psoas dietro l’angolo costo-vertebrale, trocar laparoscopico da 12<br />

mm, utilizzato dall’assistente, lungo il muscolo psoas dietro la cresta iliaca. Il secondo trocar robotico viene<br />

posizionato sulla linea ascellare anteriore sullo stesso asse dell’ombellico.Oltre all’ottica 0° vengono anche utilizzati<br />

forbici monopolari nel trocar posteriore, grasper bipolare sul trocar anteriore e due portaghi robotici. La<br />

procedure si svolge nei seguenti tempi chirurgici: 1) Rimozione del grasso retroperitoneale esterno alla fascia<br />

del Gerota; 2) Isolamento anteriore e posteriore della fascia di Gerota; 3) Apertura superiore e inferiore della<br />

fascia di Gerota con isolamento dei poli superiore, inferiore e dell’uretere; 4) Isolamento delle strutture dell’ilo<br />

renale; 5) Defatting renale con eventuale rimozione del grasso perirenale; 6) Clampaggio selettivo dell’arteria<br />

renale; 7) Enucleoresezione della neoformazione; Sutura continua con Vycril 3/0 della midollare con posizionamento<br />

di Hem-o-lock alla coda; 9) Sutura della corticale con 3-4 punti staccati Vycril 2/0 messi in tensione<br />

con l’ausilio di Hem-o-lock, colla emostatica e Tabotamp; 10) Declampaggio dell’arteria.<br />

140<br />

NUOVE PROPOSTE PER UNA EMOSTASI “MININVASIVA” NELLA RALP<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico, Laparoscopia<br />

R._Gunelli1, M._Fiori1, C._Salaris1, U._Salomone1, F._Di Giacomo1, M._Urbinati1, T._Zenico1<br />

Introduzione<br />

Il contenimento delle perdite ematiche intraoperatorie e postoperatorie rappresenta un obiettivo di primaria<br />

importanza nell’ambito chirurgico.In ambito urologico si è assistito negli ultimi anni alla diffusione delle tecniche<br />

video laparoscopiche e più recentemente della chirurgia robotica che, per la loro mininvasività e per la<br />

particolare attenzione ai risultati non solo oncologici ma anche funzionali, hanno enfatizzato la necessità di<br />

eseguire una emostasi “mininvasiva” in particolare nel momento della dissezione nerve sparing. Una perdita<br />

ematica in sede di intervento chirurgico, se consistente, può richiedere in alcuni casi un supporto trasfusionale,<br />

ma può comunque condizionare un rallentamento del processo di guarigione e favorire la comparsa di complicanze<br />

infettive per il formarsi di un ematoma con possibile danno a carico dell’anastomosi vescico-uretrale<br />

esitando in un secondo tempo in stenosi dell’anastomosi e nel ritardo della ac<strong>qui</strong>sizione della continenza e<br />

della funzione erettile. Al fine di ottenere una buona emostasi è certo che i principi di base della tecnica chirurgica<br />

restano fondamentali, così come per ottenere una emostasi non aggressiva, per evitare danni a carico<br />

dei bundles neuro-vascolari o del retto, è importante:- Ridurre al minimo l’uso della cauterizzazione, ma anche<br />

utilizzare con parsimonia clips ed Hem-o-lock così come punti a scopo emostatico- Evitare inutili e prolungate<br />

trazioni sui bundles NVMa quando tutto ciò non è possibile per il persistere di un sanguinamento quali<br />

alternative abbiamo<br />

Descrizione del video<br />

Il video prende in considerazione prodotti emostatici emoderivati (Floseal e Tachosil) ed un derivato dell’amido<br />

(PerClot). Vengono descritte le tecniche di applicazione mettendo in evidenza quali possano essere i<br />

vantaggi ottenibili dai i diversi prodotti.<br />

141<br />

ENUCLEORESEZIONE DI RENE VIDEOLAPAROSCOPICA CON DUET<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

C._Del Boca1, L._Benecchi1, M._Quarta1, L._Perucchini1, F._Russo1, M._Tonghini1<br />

Introduzione<br />

Proponiamo in questo video l’utilizzo del sistema DUET in campo urologico, Il sistema Duet è una suturatrice<br />

meccanica laparoscopica che permette la sezione esangue del parenchima renale attraverso l’applicazione di<br />

3 file sfasate di punti in titanio e con pellicola di rinforzo in byosin. Il sistema Duet permette un’angolazione<br />

del dispositivo fino a 45 gradi, consentendo così di variare l’angolo di applicazione, modulandolo alla configurazione<br />

del rene ed alla sede della neoplasia.La sede ideale di applicazione è rappresentata da neoplasie<br />

esofitiche renali in sede polare, ma può essere utilizzate nelle neoplasie situate sulla porzione convessa del rene.<br />

Il vantaggio principale in questi casi è dato dalla non necessità di clampaggio del peduncolo vascolare, <strong>qui</strong>ndi<br />

senza le conseguenze ischemiche legate al blocco della vascolarizzazione renale. Da rimarcare la eccellente<br />

capacità emostatica sulle strutture vascolari e le capacità sigillante sulle vie escretrici, senza dover ricorrere<br />

alla renorraffia.<br />

Descrizione del video<br />

Il video si riferisce ad un caso di nefrectomia parziale videolaparoscopica ad accesso retroperitoneale.Si tratta<br />

di un paziente di 80 anni, esente da comorbidità, affetto da massa renale esofitica di 3,5 cm di diametro in sede<br />

polare inferiore del rene destro.<br />

142<br />

PROSTATECTOMIA RADICALE EXTRAPERITONEALE CON L’UTILIZZO DI SILS PORT: NOSTRA<br />

ESPERIENZA SU 200 CASI<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

V._Ferrara1, W.._Giannubilo1, B._Azizi1, C._Vecchioli 1, A._Garritano1<br />

Introduzione<br />

Sono ormai numerose le esperienze in ambito urologico di procedure chirurgiche, più o meno complesse,<br />

condotte attraverso singola incisione (laparoendoscopic singl-site surgery, LESS surgery).In questo lavoro presentiamo<br />

l’esperienza della prostatectomia radicale extraperitoneale video-laparoscopica eseguita utilizzando<br />

il SILSTM Port, prodotto dalla Covidien, ed 1 trocar accessorio da 5mm. Il SILSTM Port può accogliere 3 cannule<br />

da 5 mm o2 da 5 mm e 1 da 12 mm.Tale approccio, riducendo da 4/5 a solo 2 le porte di accesso, riduce<br />

la morbilità legata al sanguinamento, ernie e/o danni agli organi interni. Inoltre, riducendosi il traumatismo<br />

della parete addominale, risulta anche minore il dolore post operatorio.Presentiamo la tecnica chirurgica da<br />

noi utilizzata ed i risultati chirurgici, oncologici e funzionali di 200 casi consecutivi sottoposti presso il nostro<br />

Centro a prostatectomia radicale extra peritoneale, utilizzando tale tecnica.<br />

Descrizione del video<br />

Descriviamo <strong>qui</strong> di seguito la tecnica da noi utilizzata per l’esecuzione laparoscopica extra- peritoneale delle<br />

prostatectomie radicali. Infiltrazione cutanea, fasciale e muscolare con Naropina, quattro dita trasverse sopra<br />

il margine superiore dell’osso pubico;Incisione longitudinale di 2,5 cm in sua corrispondenza;Divaricazione<br />

dei fasci dei muscoli retti sulla linea alba; Scollamento digitale dei tessuti del Retzius e del peritoneo antero<br />

– inferiore; Introduzione di un trokar da 5 mm in regione para-rettale destra, tre dita lateralmente sulla linea<br />

congiungente l’incisione chirurgica alla spina iliaca antero – superiore; Introduzione del SILSTM port attraverso<br />

l’incisione mediana;Inserimento di due trokar, 1 da 5 mm e 1 da 10 mm, nel SILSTM port, attraverso<br />

i quali vengono usati, a seconda delle evenienze, gli strumenti operatori;Dopo aver confezionato gli accessi,<br />

proseguiamo come segue:Preparazione dello spazio pelvico entro cui operare , mediante scollamento dei tessuti<br />

del piccolo bacino ed isolando la parte anteriore della vescica e della prostata; Individuazione ed incisione<br />

del collo vescicale;Introduzione in uretra per via retrograda di un Beniquee per sollevare la prostata; Sezione<br />

dei deferenti ed isolamento delle vescicole seminali. Incisione della fascia di Denonvillier, consentendo, per via<br />

discendente, lo scollamento della parete posteriore della prostata dal retto, oltre che dalla porzione mediana<br />

dei fasci neurovascolari bilateralmente;Incisione della fascia endopelvica bilateralmente, grazie al Beniquèe,<br />

che consente, con manovre esterne, di spostare la prostata lateralmente, a seconda delle esigenze dell’operatore;<br />

Incisione con forbici a freddo del Santorini e dell’apice prostatico (in questa fase il Beniquèe consente l’emostasi<br />

per compressione dei vasi contro la sinfisi pubica); Prostatecomia con approccio combinato anterogradoretrogrado<br />

con dissezione a freddo dei peduncoli laterali della prostata, senza utilizzo di correnti termiche<br />

Anastomosi vescico-uretrale a punti staccati<br />

143<br />

CHIRURGIA RENALE LAPAROSCOPICA CON SINGOLA INCISIONE.<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

V._Ferrara1, B._Azizi1, W._Giannubilo1, C._Vecchioli1, A._Garritano1<br />

Introduzione<br />

Il continuo sviluppo di nuovi dispositivi laparoscopici e trokars di nuova concezione, cioè multicanale, ha stimolato<br />

negli ultimi anni una sempre più ampia esperienza nel campo della chirurgia laparoscopica con la singola<br />

incisione, meglio definita con il termine LESS (laparoendoscopic single site surgery). Molti tipi di trokar<br />

multicanale sono stati appunto forniti dalle aziende in questi ultimi anni; ricordiamo a proposito il TriPortTM,<br />

il QuadPortTM, il SILSPortTM, il SSLASTM, GelPort, EndoConeTM, X-ConeTM, OCTOPort (non in commercio).Tali<br />

tipi di approccio tuttavia sono condizionati da una serie di limiti nella loro fattibilità, ovvero la


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

mancanza di una adeguata triangolazione degli strumenti determina la inevitabile collisione degli strumenti<br />

all’inteno del campo operatorio, la difficoltà nell’esecuzione delle suture e la gestione intra-operatoria delle<br />

complicanze vascolari, sempre difficoltosa con questo tipo di approccio. Tuttavia anche un parallelo sviluppo<br />

di uno strumentario dedicato, articolabile ed orientabile attivamente, ha consentito il superamento di una parte<br />

delle suddette problematiche e ha fornito l’input nella prosecuzione di questo tipo di chirurgia mini-invasiva.<br />

Presso la nostra U.O. di Urologia abbiamo utilizzato la LESS in 22 pazienti selezionati, di cui 10 Nefrectomie<br />

radicali per tumore, 2 Nefroureterectomie radicali per tumore della via escretrice, 4 Nefrectomie semplici<br />

per patologia benigna, 5 Nefrectomie parziali per neoplasia, 1 Ureterolitotomia per calcolosi uretere lombare<br />

1,9 cm.Prima di utilizzare la singola incisione per il trattamento della patologia renale, abbiamo utilizzato un<br />

approccio che abbiamo definito “propedeutico”, ovvero abbiamo condotto i primi 3 intereventi (2 nefrectomie<br />

radicali e 1 nefrectomia parziale) con trokars ravvicinati, onde saggiare la fattibilità della tecnica. I risultati<br />

complessivamente incoraggianti ottenuti con la LESS nell’approccio alla patologia renale ci inducono a proseguire<br />

in questo tipo di chirurgia laparoscopica mini-invasiva, anche se la nostra esperienza non ci consente<br />

di formulare conclusioni definitive, atteso che anche la Letteratura in merito è ancora ridotta e discordante.<br />

Descrizione del video<br />

Nel video riportiamo la nostra esperienza con la LESS nell’approccio alla patologia renale. In tutti i casi è stato<br />

utilizzato un approccio trans-peritoneale. Il trokar è stato sempre introdotto attraverso un accesso mini-laparotomico.Viene<br />

presentato un excursus su alcuni dei presidi attualmente disponibili con i quali è stato condotto<br />

e portato a termine l’interevento chirurgico.<br />

144<br />

MINIMALLY INVASIVE INTRACORPOREAL URINARY DIVERSION AFTER RADICAL CYSTEC-<br />

TOMY IN PATIENTS WITH TRANSITIONAL CELL CARCINOMA OF THE BLADDER<br />

XXX<br />

Introduzione<br />

OBJECTIVE: Robot- assisted radical cystectomy (RARC) and laparoscopic radical cystectomy (LRC) are becoming<br />

increasingly widespread for the treatment of bladder tumor. We present our technique of intracorporeal<br />

urinary diversion and present oncological and functional outcomes focusing specifically on the oncologic parameters<br />

and comorbidity of the procedures.<br />

Materials and Methods:<br />

Single hospital case series from 2009 to 2011 including 23 selected patients with high grade and/or muscle invasive<br />

urothelial cancer of the bladder without clinical evidence of limph-node involvement and an American<br />

Society of Anesthesiologists (ASA) score < 4 . Group A (N=16) anderwent robotic intracorporeal neobladder<br />

after robotic radical cystectomy , whereas group B (N=6) anderwent laparoscopic ileal conduit after laparoscopic<br />

cystectomy. The two groups were demographically comparable. We evaluated the mean age, clinical stage,<br />

operative time,blood loss, intraoperative complications and transfusions, type of diversion, time of catheterization,<br />

analgesic consumption, start of oral nutrition, rate of postoperative complications, length of hospital stay,<br />

pathologic diagnosis of the specimen, number of lymph nodes removed, and the oncologic outcome<br />

Results:<br />

The mean operative time was 320 minutes (range: 280-380 minutes) for group A and 280 minutes (range:<br />

260-310minutes) for group B. The mean blood loss was 640 mL (range: 370-810 mL) in group A and 410 mL<br />

(range: 300-650 mL) in group B. The mean of lymph nodes removed was 18 (range: 16-21) for group A and<br />

13 (range: 11-16) for group B. Five patients were diagnosed with positive lymph nodes. Surgical margins were<br />

clear in all but one patient. Early complications occurred in 8 patients. Median postoperative stay was 14 d<br />

(range: 12-18).<br />

Conclusion:<br />

Laparoscopy/robotic assisted radical cystectomy and minimally invasive intracorporeal urinary diversion is a<br />

safe procedure, like open surgery, but it offers the advantage of minimal invasiveness, represented by reduced<br />

analgesic consumption and early recovery of peristalsis with rapid oral nutrition.<br />

Descrizione del video<br />

Il video mostar le fasi salienti della neovescica ileale robotica interamente intracorporea, tips and triks, ed<br />

alcuni passaggi fondamentali del condotto ilele laparsocopico e della anastomosi uretero-ileale.<br />

145<br />

RETZIUS SPARING ROBOT-ASSISTED LAPAROSCOPIC PROSTATECTOMY: INITIAL EXPERIENCE<br />

OF A CENTER WITH MORE THAN 200 ROBOTIC NERVE SPARING PROSTATECTOMIES<br />

Argomenti: Laparoscopia,<br />

F.M._Costantini1, F._Mengoni1, A._Bragaglia1, G._Passavanti1, F._Viggiani1<br />

Introduzione<br />

Purpose:The Retzius sparing approach for Robot-assisted laparoscopic prostatectomy (RALP) passes through<br />

the Douglas space, following a completely intrafascial plane without any dissection of the anterior compartment,<br />

which contains neurovascular bundles, Aphrodite’s veil, endopelvic fascia, the Santorini plexus, pubourethral<br />

ligaments, and all of the structures thought to play a role in maintenance of continence and potency.<br />

After seeing the Retzius sparing technique developed by prof. Bocciardi, we realized the great potential of<br />

this approach that respects, like no other, the anatomical relationshipsPatients and Methods:From September<br />

2011 to December 2011 we performed seven robotic radical prostatectomies with Retzius sparing approach.<br />

The average age of patients was 54 years (45-59 years), the mean PSA 7.4 ng / ml (4.2-8.3 ng / ml), Gleason<br />

score


34<br />

auronews<br />

151<br />

PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA POST TRATTAMENTO HIFU<br />

Argomenti: Carcinoma prostatico, Laparoscopia<br />

C._Leonardo1, N._Tartaglia1, G._Simonelli1, F._Petrucci1, A._Maurizi1, C._De Dominicis1<br />

1 UOC Urologia e Tecniche Mininvasive, Policlinico Umberto I,Università La Sapienza (Roma)<br />

Introduzione<br />

Il video mostra una prostatectomia radicale laparoscopica di salvataggio dopo trattamento HIFU.<br />

Descrizione del video<br />

Pz di 65 anni affetto da neoplasia prostatica sottoposto a trattamento HIFU sotto guida RM (MRgFUS) e<br />

successivamente a distanza di 15 giorni a prostatectomia radicale laparoscopica come previsto dal protocollo<br />

di studio di fase I MRgFUS.La durata dell’intervento è stata di circa 180 minuti. Perdite ematiche di 150cc.<br />

Difficoltà dovute al precedente intervento HIFU si sono riscontrate nello scollamento dell’elevatore dell’ano<br />

dalla prostata e della fascia di Denovillier’s che risultava essere ispessita e tenacemente adesa alla prostata e<br />

al retto. Il paziente è stato dimesso in 7 ° giornata post operatoria e non si sono incontrate complicanze intra<br />

e post operatorie. Il video mostra la fattibilità della prostatectomia radicale laparoscopica dopo trattamento<br />

HIFU. Particolare attenzione è necessaria nello scollamento posteriore della prostata dovuto all’edema del retto<br />

e alle tenaci fibrosi della fascia di Denovillier’s con la prostata. Con l’avvento delle terapie focali per il tumore<br />

della prostata, La prostatectomia radicale laparoscopica di salvataggio sarà una metodica sempre piu’ eseguita<br />

nei centri di riferimento.<br />

152<br />

ALTIS: MINISLING TRANSOTTURATORIA IN ANESTESIA LOCALE<br />

Argomenti: Neurourologia e Uroginecologia,<br />

C._De Maria1, M._Mari1, F._Mangione1, A._Ambu1, M._Bellina1<br />

Introduzione<br />

Le minisling trans-otturatorie rappresentano una nuova generazione di sling sottouretrali che si propongono,<br />

mantenendo gli stessi risultati in termini di efficacia, di ridurre le possibili complicanze delle classiche TOT.<br />

In questo video presentiamo l’applicazione del sistema di sling mini-invasiva ALTIS con unica incisione in<br />

anestesia locale.Il sistema di sling regolabile ad unica incisione ALTIS è una sling sottouretrale mini- invasiva<br />

finalizzata al trattamento dell’incontinenza urinaria femminile da sforzo associata a ipermobilità uretrale. La<br />

sling Altis è costituita da un monofilamento biocompatibile in polipropilene, lunga 7,75 cm con suture in polipropilene<br />

terminali che si estendono a 2 ancorette. La sling ha una bassissima elasticità che riduce i movimenti<br />

della benderella stessa.Le due ancorette sono di dimensioni ridotte, permettendo di penetrare nello spazio otturatorio<br />

con una minore pressione. Una ancoretta ha solo funzione statica, la seconda, grazie alla connessione<br />

friction-fit, garantisce un preciso posizionamento della sling, adattandola all’anatomia della paziente. Il sistema<br />

ALTIS è completato da 2 aghi o tunnellizzatori in acciaio medicale con curvatura elicoidale per facilitare il<br />

passaggio nello spazio otturatorio; presentano una impugnatura in gomma di due colori, bianco e grigio, che<br />

permette di visualizzare il passaggio dell’ago nello spazio otturatorio.<br />

Descrizione del video<br />

Si esegue una infiltrazione periuretrale fino allo spazio otturatorio con 30 cc di lidocaina 2% e naropina 3,5%.<br />

Si effetua una incisione medio-uretrale di 1.5 cm sulla parete vaginale anteriore.Con le forbici, per via smussa,<br />

si preparano gli spazi periuretrali fino alla fascia otturatoria sul ramo pubico inferiore, mantenendo un’angolo<br />

di 60° rispetto alla linea mediana (posizione standard “ore 10 e 2”). Prima di inserire la sling è indicato inserire<br />

entrambe le ancorette sulla punta del tunnellizzatore 3-4 volte per diminuirne la resistenza. Si inserisce poi l’ancora<br />

statica sul tunnellizzatore prescelto accertandosi che la punta fuoriesca dall’estremità superiore dell’ancora.<br />

Con tecnica in-out si dirige la punta dell’ago elicoidale in direzione del punto sulla cute che corrisponde all’inserzione<br />

del tendine del muscolo adduttore lungo. Fare avanzare l’introduttore nella fascia interna senza movimenti<br />

di torsione premendo fino ad avvertire il passaggio nella membrana otturatoria; a questo punto si ruota il<br />

tunnellizzatore di circa 1⁄4 di giro verso la linea mediana della paziente (la parte grigia dell’impugnatura rivolta<br />

verso l’alto indicherà il raggiungimento della corretta posizione). A questo punto sarà possibile rimuovere l’ago<br />

e la benderella, grazie al sistema ad ancorette, rimarrà agganciata alla fascia otturatoria. Con analoga procedura<br />

si posizionerà l’ancora dinamica. A questo punto, posizionando la punta di una forbice tra l’uretra e la benderella<br />

e tendendo la sling con l’occhiello di sutura è possibile ottenere la corretta tensione della benderella. La sling<br />

“single incision” ALTIS è un sistema innovativo, facile da applicare con risultati promettenti. Il suo impiego<br />

dovrebbe essere destinato a donne affette da incontinenza urinaria associata a ipermobilità uretrale con sfintere<br />

uretrale ancora valido.<br />

153<br />

LA CHIRURGIA CONSERVATIVA NEGLI ANGIOMIOLIPOMI RENALI. FOLLOW UP A LUNGO TER-<br />

MINE<br />

Argomenti: Tumore del rene,<br />

G._Giusti1, R._Hurle1, L._Castaldo1, A._Benetti1, P._Graziotti1<br />

introduzione<br />

L’angiomiolipoma renale ( AML) è una neoplasia benigna composta da tessuto adiposo, tessuto muscolare<br />

liscio e vasi a pareti ispessite. Interessa lo 0,13% della popolazione. In caso di lesioni di diametro superiore<br />

a 4 cm., rischio di rottura spontanea, caratteristiche radiologiche sospette per malignità’,esordio clinico con<br />

dolore ed ematuria e sindrome di Wunderlicht caratterizzata da emorragia retroperitoneale spontanea,si rende<br />

necessario un approccio terapeutico. In considerazione della natura istologica della patologia,il trattamento<br />

conservativo riveste un ruolo di primaria importanza.Scopo di questo studio e’ la valutazione della nostra<br />

esperienza con la chirurgia nephron sparing nei casi di angiomiolipomatosi sporadica alla luce anche dei dati<br />

clinici diagnostici pre-operatori e con follow up a lungo termine (> 10 anni).<br />

Materiali e metodi<br />

Dal marzo 1996 al dicembre 2011 abbiamo sottoposto a chirurgia nephron sparing 416 pazienti. Di questi 29<br />

(18 femmine e 11 maschi, eta’ media di 58 aa) hanno presentato una diagnosi istologica di angiomiolipoma<br />

(non associata a sclerosi tuberosa) Il diametro della lesione variava dai 2,5 cm ai 12 cm.. In 17 pazienti le indagini<br />

strumentali pre-operatorie (eco, TAC, RNM) avevano posto diagnosi ine<strong>qui</strong>vocabile di angiomiolipoma (<br />

lesione renale contenente tessuto adiposo ≤ 20HU, privo di calcificazioni e pseudo capsula) mentre in 5 questa<br />

risultava dubbia. In 7 casi infine la diagnosi orientava per carcinoma renale suscettibile comunque, per le dimensioni<br />

contenute della lesione, di chirurgia conservativa. Escludendo i 12 casi nei quali l’indicazione chirurgica<br />

era stata dettata dal sospetto di un carcinoma renale, nei restanti 17 l’intervento si era reso necessario in 12<br />

per le dimensioni ragguardevoli della lesione ( >7 cm), in 3 per lo stato di monorene ed in 2 casi per lombalgia<br />

e macroematuria. I pazienti sono stati sottoposti a chirurgia nephron sparing per via lombotomica in 19 casi<br />

mentre in 10 l’intervento è stato eseguito per via laparoscopica con approccio trans peritoneale.<br />

Risultati<br />

II follow up medio dei pazienti e’ stato di 67 mesi (3-1189). 1 paziente ha richiesto una emotrasfusione per<br />

quadro di anemizzazione. Abbiamo osservato un caso di accidentale lesione dell’uretere caratterizzato, trattandosi<br />

di un soggetto monorene, da anuria ed emissione di urina dal drenaggio. La lesione iatrogena e’ stata<br />

corretta mediante anastomosi ureterale termino-terminale. Un paziente ha presentato in 14° giornata una sintomatologia<br />

colica e macroematuria con diagnosi angiografica di fìstola artero-venosa e risoluzione del quadro<br />

mediante embolizzazione selettiva. Non siamo mai ricorsi al posizionamento intraoperatorio di uno stent a<br />

doppio J ed il drenaggio lombare e’ stato rimosso in media in 3° giornata. Le dimissioni sono avvenute dopo<br />

4,3 giorni (range 3-8). Non sono avvenuti decessi intra e perioperatori. Il follow up ha previsto esame clinico,<br />

valutazione ematochimica, ecografia addome ogni 6 mesi. Non abbiamo registrato ad oggi complicanze a lungo<br />

termineo sviluppo di insufficienza renale con necessità di trattamento dialitico. La creatininemia è variata da<br />

0,9 mg/dl pre operatoria a 1,3 mg/dl alle dimissioni mentre all’ultimo follow up risulta di 1,1 mg/dl. Nel 16%<br />

dei pazienti è stata riscontrata una proteinuria. Non sono stati diagnosticati quadri di recidiva locale. 2 pazienti<br />

sono deceduti per cause non correlate.<br />

Conclusioni<br />

In passato, la maggior parte dei pazienti affetti da angiomiolipoma venivano sottoposti a nefrectomia radicale<br />

ma in considerazione delle caratteristiche cliniche e radiologiche degli angiomiolipomi, in presenza di una<br />

massa solida > 4 cm., non sicuramente riferibile ad un carcinoma a cellule renali ed in particolare nel caso in cui<br />

lo sviluppo sia totalmente esofitico e’ ragionevole candidare il paziente ad una chirurgia esplorativa con verifica<br />

istologica estemporanea al fine di ridurre l’overtreatment. La nostra esperienza di chirurgia nephron sparing, ci<br />

fa ritenere la stessa una tecnica affidabile, priva di complicanze maggiori e garante di ottimi risultati funzionali<br />

anche ad un follow up a lungo termine.<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

154<br />

TRATTAMENTO DELLE SCLEROSI DEL COLLO VESCICALE CON INCISIONE MONOLATERALE<br />

CON LASER TULLIO<br />

Argomenti: Endourologia<br />

S._Mattioli1, A._Picinotti1<br />

Introduzione<br />

Il video vuol far vedere la semplicità e la facile riproducibilità di un’incisione monolaterale del collo vescicale<br />

nel caso di persone anche giovani in cui la sclerosi del collo vescicale su base congenita o in seguito a ripetuti<br />

processi infiammatori comporta difficoltà di minzione. L’intervento in sedazione profonda dura una decina<br />

di minuti e consente, nel caso di un’unica incisione, il conservamento della normale eiaculazione. Il paziente<br />

arriva all’intervento dopo aver eseguito sempre esame urodinamico ed uretrocistoscopia che vengono considerati<br />

indispensabili per una diagnosi corretta e per capire quanto la malattia del collo vescicale sia più o meno<br />

avanzata in base al grado di ostruzione e alla capacità contrattile residua del detrusore.<br />

Descrizione del video<br />

Il video dopo aver evidenziato il grado di ostruzione del collo vescicale e la trabecolatura inizale della vescica<br />

mette in evidenza la tecnica, in cui si esegue un’unica incsione prendendo come riferimento uno sbocco ureterale<br />

ed eseguendo un’incisione laterale, a ore 5 o a ore 7, che termina solitamente cm 1 al dì sopra del veru<br />

montanum, in modo che il pavimento dellla vescica e l’uretra prostatica siano alla stessa altezza come piano.<br />

Successivamente l’incisione viene modellata ed allargata in base alle caratteristiche e alla rigidità della sclerosi.<br />

155<br />

GESTIONE DELLE COMPLICANZE INTRAOPERATORIE IN CORSO DI NEFRECTOMIA LAPARO-<br />

SCOPICA (VIDEO)<br />

Argomenti: Laparoscopia<br />

P._Fedelini1, A._Oliva1, C._Meccariello1, M._Fedelini1, R._Campese1, A._Masala1<br />

UOSC Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore : A. Masala<br />

Introduzione:<br />

Le complicanze intraoperatorie in corso di chirurgia laparoscopica renale sono rare. Le più frequenti sono le<br />

emorragie venose (1.7%),le lesioni spleniche (1.3%) e le lesioni arteriose (1.2%) (Pareek 2005). Con una frequenza<br />

minore sono riportate in letteratura le lesioni viscerali. Gli AA riportano nel video i maggiori incidenti<br />

intraoperatori occorsi nella loro esperienza e le relative soluzioni terapeutiche adottate.<br />

Materiali e metodi<br />

Dal 2003 al 2011 sono state effettuate 412 nefrectomie laparoscopiche (324 per patologia maligna e 98 per<br />

patologia benigna). Le conversioni open sono state 2 e si sono verificate tutte nei primi 3 anni (una per lesione<br />

cavale ed un’altra per pionefrosi con tenaci aderenze ai vasi iliaci,per il prolungarsi dei tempi operatori).<br />

Descriviamo le complicanze intraoperatorie maggiori e la loro gestione.Caso 1: S.O. neoplasia renale destra<br />

diametro 8 cm a sviluppo mediano,con metastasi epatiche (2005, 35° nefrectomia) lesione di vena lombare<br />

retrocavale all’ingresso cavale. Dopo tentativo di sutura infruttuoso e perdita di 1000 cc viene praticata conversione<br />

e risoluzione chirurgica definitiva attraverso sutura diretta della cava. Caso 2: R.L. neoplasia renale<br />

sinistra mesorenale 7 cm (2008, 151° nefrectomia) Emorragia iniziata dopo l’estrazione del rene in corso di verifica<br />

dell’emostasi e posizionamento del drenaggio: dopo circa 30 minuti viene accertata lesione di una piccola<br />

arteria perirenale a partenza aortica. Perdita ematica 800cc e risoluzione dopo applicazione di floseal e poi di<br />

clips metalliche. Caso 3: D.L.B.. neoplasia renale destra polo inferiore 6 cm (2008 175 ° nefrectomia) pregressa<br />

chirurgia addominale multipla (colecisti,appendicectomia,isterectomia). Intervento complesso anche per<br />

precoce enfisema sottocutaneo con difficile mantenimento in sede dei trocars. Nel posizionare la hem-o-lock<br />

sull’arteria renale si provoca lesione della vena renale al limite cavale. In tre minuti si verifica perdita di 1300 cc<br />

di sangue. La risoluzione avviene per via laparoscopica col posizionamento di una clip sul margine cavale. Caso<br />

4: Lesione vena surrenalica media in corso di nefrectomia radicale destra. Nel mobilizzare il rene ormai isolato<br />

si verifica rottura di un ramo della surrenalica media al margine cavale. Risoluzione attraverso posizionamento<br />

di clips metalliche.Caso 5: R.U. Lesione milza in corso di nefrectomia radicale a sinistra. Nel riporre il rene già<br />

deconnesso sulla milza per posizionare l’endobag in loggia renale si assiste al crearsi di una lacerazione lineare<br />

della capsula splenica (probabilmente dovuta all’hem-o-lock posizionata sui vasi renali). Risoluzione con<br />

l’applicazione di floseal.Caso 6: C.C. Lesione milza in corso di nefrectomia extra fasciale sinistra per pionefrosi<br />

calcolotica. Lacerazione di circa 2 cm della capsula splenica avvenuta in maniera non riconoscibile (probabilmente<br />

per scivolamento del trocar durante desufflazione per pulizia telecamera). Risoluzione con applicazione<br />

di flosealCaso 7: Lesione milza in corso di nefrectomia radicale sinistra. Lesione minima penetrante da scivolamento<br />

della pinza bipolare nella milza. Risoluzione con coagulazione bipolare. Caso 8: Lesione epatica in<br />

corso di nefrectomia radicale destra. Piccole escoriazioni della glissoniana dovute a pinza o divaricatore sono<br />

comuni. Lesioni maggiori sono state trattate con tissucol o applicazione di floseal.<br />

Discussione:<br />

Le complicanze aumentano con l’ampliamento delle indicazioni e diminuiscono con l’esperienza del chirurgo.<br />

La percentuale in letteratura è bassa , anche se variabile (1-3%) ed è uguale a quella della chirurgia a cielo aperto.<br />

Nella nostra esperienza le complicanze intra-operatorie che hanno richiesto una conversione chirurgica<br />

sono molto basse (0.2%). La risoluzione intraoperatoria è realizzabile in alta percentuale di casi ed è proporzionale<br />

all’esperienza dell’e<strong>qui</strong>pe operatoria.<br />

156<br />

BIOPSIA TRANSPIELICA: APPROCCIO DIAGNOSTICO ESTREMO PER NEOPLASIA VIA ESCRE-<br />

TRICE/RENALE ATIPICA – CASE REPORT (VIDEO)<br />

Argomenti: Endourologia, Tumore del rene, Tumori uroteliali,<br />

M._Fedelini1, D._Mattace Raso1, C._Meccariello1, A.._Oliva1, A._Masala1<br />

Urologia AORN Cardarelli NapoliDirettore Dr. A. Masala<br />

Introduzione:<br />

L’attuale diagnostica dei tumori della via escretrice prevede l’effettuazione della URO-TC con apparecchio<br />

multistrato,la cistoscopia,la citologia urinaria e l’ureteroscopia rigida e flessibile associata alla biopsia (Linee<br />

guida <strong>Auro</strong> 2009,Linee Guida EAU 2012). La negatività del reperto endoscopico può generare dei dubbi diagnostici<br />

anche seri soprattutto nelle lesioni di piccole dimensioni. Nel video gli AA riportano un caso di neoplasia<br />

identificata dall’imaging come via escretrice,ma negativa all’indagine endoscopica con l’originale tecnica<br />

diagnostica:biopsia transpielica attraverso l’ureteroscopio.<br />

Materiali e Metodi<br />

(Caso Clinico):N.D.,61 a. giunge all’osservazione per ematuria seguita da colica renale destra. L’ecografia mostra<br />

dilatazione della via escretrice destra sostenuta da piccolo calcolo ureterale intramurale. Come reperto<br />

accessorio viene segnalata la presenza di una area sospetta nella pelvi renale destra. Viene <strong>qui</strong>ndi praticata la<br />

Uro- TC che conferma la diagnosi e si esprime per neoplasia della via escretrice del diametro di 2 cm,posta<br />

sul margine laterale della pelvi. Dopo l’espulsione spontanea del piccolo calcolo il paziente viene sottoposto ad<br />

esame citologico che risulta negativo. Viene <strong>qui</strong>ndi praticata l’ ureteroscopia: l’esame risulta negativo per lesioni<br />

della via escretrice endoluminali,ma sul versante laterale della pelvi si identifica una bozzatura. Viene praticata<br />

una diatermocoagulazione della mucosa e praticata una biopsia transparietale dell’area sospetta. L’esame<br />

istologico estemporaneo mostra positività per carcinoma renale non meglio definibile. Si procede pertanto a<br />

praticare una nefrectomia radicale laparoscopica.<br />

Risultati:<br />

L’intervento, nelle due fasi diagnostica e terapeutica, ha avuto una durata di circa 3 ore. Non si sono verificate<br />

perdite ematiche significative. Il paziente ha avuto un regolare decorso post-operatorio con dimissione in 4°<br />

giornata. L’esame istologico definitivo ha mostrato una neoplasia di 2.5 cm di diametro posta immediatamente<br />

al di sotto della pelvi ed adesa a questa,con i caratteri istologici dell’adenocarcinoma a cellule renali,variante<br />

“convenzionale” a cellule chiare,grado 2 sec. Fuhrman,con interessamento del seno renale (pT3a).<br />

Discussione:<br />

Il problema della diagnosi differenziale dei tumori della via escretrice o delle piccole masse renali è ancora<br />

attuale. Non siamo più all’epoca in cui 1 pz su 5 arrivava al tavolo operatorio con diagnosi di neoplasia della<br />

via escretrice che poi non si rivelava tale (Associazione Francese di Urologia 1972),ma ancora oggi ci sono<br />

lesioni neoplastiche difficili da diagnosticare e ciò spiega anche il forte ritorno alla moda della biopsia delle<br />

piccole masse renali. Il caso in questione ci ha fatto escludere fin dall’inizio il ricorso a questa tecnica essendo<br />

forte il parere del radiologo sull’origine della via escretrice della massa (supportati anche dall’esordio clinico<br />

con ematuria e poi colica renale). La necessità di avere una diagnosi istologica prima di procedere ad un inter-


Anno XIV numero 2 - settembre 2012 auronews<br />

vento demolitivo,soprattutto in caso di piccole lesioni è fortemente avvertita. L’impossibilità di praticare una<br />

terapia conservativa è giustificata dalla sede della massa tutta intrailare,tra pelvi e parenchima. La scelta di un<br />

approccio pionieristico è giustificata dal fatto che la lesione era a sviluppo sottopielico e molto ben evidente in<br />

fase di pieloscopia.<br />

Conclusioni:<br />

Viene proposto un nuovo approccio diagnostico per una neoplasia renale parenchimale definendone i dettagli<br />

tecnici. La scelta di un tale approccio pionieristico è giustificata dal fatto che le piccole masse renali sono ancora<br />

difficili da diagnosticare.<br />

157<br />

LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA IN CORSO DI NEFRECTOMIA RADICALE: NECESSITÀ<br />

TECNICA IN CASI SELEZIONATI (VIDEO)<br />

Argomenti: Laparoscopia, Tumore del rene<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, C._Meccariello1, F._Monaco1, M._Rubino1, A._Masala1<br />

Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore Dr. A. Masala<br />

Introduzione:<br />

Il trattamento dei pazienti con neoplasia renale e contemporanea linfadenopatia metastatica viene tradizionalmente<br />

realizzato con tecnica a cielo aperto (Gill 2007). Gli AA riportano nel video la loro esperienza sulla fattibilità<br />

di tale intervento per via laparoscopica con i vantaggi relativi alla mini invasività e alla relativa possibilità<br />

di iniziare prima una terapia sistemica.<br />

Materiali e metodi:<br />

(Tecnica)La linfadenectomia associata alla nefrectomia radicale (con template pre-cavale e latero- cavale a<br />

destra,pre-aortico e latero-aortico a sinistra) è stata realizzata di necessità (masse voluminose o linfangite neoplastica<br />

con difficoltà di accesso ai vasi renali) in 7 casi a destra e in 5 casi a sinistra. Il diametro medio del<br />

tumore renale era di 10 cm (da 8 a 14 cm). Lo stadio patologico della neoplasia renale era T3/T4. La positività<br />

istologica linfonodale si verificò in 7 pazienti. La durata media dell’intervento fu di 150 minuti (120- 180) Nel<br />

video vengono mostrate le fasi salienti dell’intervento. Linfadenectomia destra: già di regola l’accesso a destra<br />

prevede l’identificazione della cava e la ricerca della vena renale. L’esposizione della cava sulla faccia anteriore<br />

e laterale consente la rimozione del tessuto linfatico e l’identificazione dell’arteria renale. Linfadenectomia<br />

sinistra: l’apertura del peritoneo posteriore deve essere spinta più in alto con la derotazione della milza ed in<br />

basso al di sotto dei vasi iliaci. Il landmark è la ricerca del piano aortico. Da <strong>qui</strong> si procede verso l’alto fino ai<br />

vasi renali e surrenalici ed in basso fino alla biforcazione aortica.<br />

Discussione:<br />

La selezione dei casi da sottoporre all’approccio laparoscopico è il punto fondamentale: in particolare allo<br />

studio TC le masse linfonodali non devono essere confluenti e deve essere mantenuto il piano di dissezione<br />

dai grossi vasi; l’obliterazione di questo piano deve far preferire l’approccio chirurgico.(Simmons 2007). Tenendo<br />

presente che i linfonodi istologicamente positivi sono solo il 42 % di quelli aumentati di volume alla<br />

TC preoperatoria (Studer),mentre l’incidenza di falsi negative è del 4.1 %, la linfadenectomia assume un ruolo<br />

fondamentale nell’accuratezza della stadiazione della malattia tumorale. La necessità tecnica di rimuovere i<br />

linfonodi si avverte soprattutto nel caso in cui questi bloccano l’accesso ai vasi renali. La dissezione laparoscopica<br />

deve essere realizzata meticolosamente e i linfatici devono essere chiusi progressivamente con clips per<br />

evitare noiose linforree o linfoceli post-operatori. Nella nostra piccola esperienza abbiamo avuto un solo caso<br />

di linforrea molto prolungata e di notevole portata (1 lt al dì per un mese),comunque risolta senza intervenire.<br />

Conclusioni:<br />

La linfadenectomia laparoscopica associata alla nefrectomia radicale è realizzabile in casi selezionati. La ridotta<br />

morbilità della tecnica laparoscopica associata al rapido recupero e più immediata disponibilità per terapie<br />

integrate aumenta le indicazioni per l’approccio laparoscopico.<br />

158<br />

CISTI VESCICALE – SECONDA PUNTATA: LA RECIDIVA (VIDEO)<br />

Argomenti: Altro / miscellanea<br />

P._Fedelini1, M._Fedelini1, C._Meccariello1, F._Zucco1, R._Giannella2, A._Masala1<br />

UOSC Urologia AORN Cardarelli Napoli Direttore : A. Masala<br />

Introduzione<br />

Il rilievo ecografico di una cisti vescicale è raro. Queste di solito riguardano il collo vescicale nel maschio e<br />

l’uraco in tutti. Già 3 anni fa gli AA presentarono il caso di una cisti vescicale. A distanza di 3 anni la paziente<br />

ha manifestato una recidiva della lesione. Nel video viene mostrato il trattamento.<br />

Materiali e metodi<br />

(Caso clinico)D’.M.,a. 44, sesso femminile,anamnesi negativa,asintomatica,già 3 anni prima aveva praticato<br />

ecografia pelvica per prevenzione ginecologica,che mostrava sulla parete laterale destra della vescica un minus<br />

anecogeno del diametro di 3 cm a limiti netti. Veniva sottoposta a cistoscopia che confermava la presenza di<br />

una lesione parietale con mucosa integra. A scopo diagnostico veniva praticata una resezione della mucosa che<br />

dava esito a fuoriuscita di li<strong>qui</strong>do leggermente corpuscolato. L’esame istologico effettuato sui frammenti asportati<br />

non mostrava malignità,viene solo segnalata focale iperplasia atipica. A distanza di oltre 3 anni dopo regolare<br />

follow-up,la paziente mostra all’ecografia con conferma cistoscopica la presenza di una recidiva della cisti<br />

sempre sulla parete laterale destra ma in sede più prossimale al meato ureterale,con dimensioni di 1 cm. Viene<br />

sottoposta a nuova resezione,ma l’esame istologico conferma ancora cisti semplice. DiscussioneIl rilievo clinico<br />

di una cisti vescicale può avvenire sul collo o può essere di provenienza uracale. Le cisti del collo vescicale<br />

originano da una degenerazione centrale dei nidi di von Brunn e rappresentano un casuale rilievo in corso di<br />

ecografia che giustifica la sintomatologia ostruttiva talora lamentata dal paziente. Le cisti uracali derivano dai<br />

residui dell’uraco e coinvolgono la vescica per compressione dall’alto. La cisti dermoide è estremamente rara<br />

Il rilievo ecografico di una cisti della base vescicale deve essere distinto dall’ureterocele che può assumere una<br />

forma pseudocistica (questo può accadere anche nelle asportazioni incomplete,laddove viene lasciato l’estremo<br />

vescicale). La formazione cistica che descriviamo non rientra in tutte queste; ne rimane incerta l’eziopatogenesi<br />

e il significato clinico. Nel forte sospetto clinico di cisti endometriosica è stata praticata RMN addome, ma<br />

l’indagine è stata negativa. Il mistero continua ...<br />

Conclusioni<br />

Viene descritta la recidiva di una cisti vescicale: una entità clinico-patologica ancora da identificare.<br />

159<br />

NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA (PCNL) SUPINA IN RENE A FERRO DI CAVALLO CON ACCES-<br />

SO AL CALICE SUPERIORE.<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia<br />

I._Kartalas Goumas1, E._Itri1, F._Daddezzio1, E._Montanari2, G._Zanetti1<br />

1 UOC di Urologia, Dipartimento Chirurgico, Ospedale di Vimercate (Vimercate )<br />

2 Clinica Urologica, Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano (Milano)<br />

Introduzione<br />

Presentiamo il filmato della PCNL in posizione supina in rene a ferro di cavallo con singolo accesso diretto al<br />

calice superiore.<br />

Descrizione del video<br />

Si tratta di un uomo di 44 anni affetto da calcolosi renale sinistra in rene a ferro di cavallo. La calcolosi era a<br />

stampo dell’infundibolo caliciale superiore (2 x 1,8 cm – superficie 2,08 cm2), multipla del gruppo caliciale<br />

superiore (0,9 x 0,5 , 0,9 x 0,5, 1 x 0,9 cm) e pielica (1,1 x 1 cm). Era associata importante ectasia del gruppo<br />

caliciale superiore. Il paziente è stato sottoposto a una procedura di PCNL in posizione supina obliqua secondo<br />

Valdivia. Sotto guida ecografica – fluoroscopica è stato effettuato un unico accesso percutaneo sottocostale<br />

diretto del gruppo caliciale superiore del rene sinistro. Il tramite è stato dilatato con il palloncino pneumatico<br />

fino a 24 Ch ed è stata posizionata una cannula di Amplatz 24 Ch. Prima è stata eseguita una nefroscopia con<br />

strumento rigido effettuando la litotrissia mista ballistica e ultrasonica della calcolosi del gruppo caliciale superiore<br />

e dell’infundibolo. Dopo l’asportazione dei frammenti, è stato introdotto un nefroscopio flessibile con<br />

il quale è stata raggiunta la pelvi renale. Il calcolo pielico è stato frammentato con la litotrissia laser Ho:YAG e i<br />

frammenti sono stati asportati con un cestello in nitinol di 2.2 Ch. Alla fine della procedura è stato posizionato<br />

uno stent ureterale DJ e una nefrostomia 8 Ch.<br />

Risultati<br />

Non ci sono state complicanze intra o postoperatorie. La nefrostomia è stata rimossa in seconda giornata. Lo<br />

stent è stato rimosso dopo 40 giorni previo controllo TAC che non evidenziato calcoli residui.<br />

Discussione<br />

La calcolosi renale nel rene a ferro di cavallo può essere una sfida per l’urologo. La diversa anatomia topografica<br />

e della vascolarizzazione renale, e l’alterata disposizione spaziale e orientamento dei calici rendono l’accesso<br />

percutaneo più difficile. La posizione supina offre dei vantaggi rispetto alla prona ma è stata criticata per lo spazio<br />

ridotto all’accesso percutaneo e per la difficoltà di accedere al calice superiore. Malgrado queste difficoltà, il<br />

trattamento percutaneo della calcolosi del rene a ferro di cavallo può essere fattibile ed efficace, soprattutto se<br />

vengono impiegati strumenti flessibili.ConclusioneLa PCNL supina nella calcolosi del rene a ferro di cavallo è<br />

fattibile ed efficace, soprattutto se associata all’uso della strumentazione flessibile.<br />

160<br />

NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA SUPINA (PCNL) IN PAZIENTE CON DEFORMITÀ SCHELETRI-<br />

CHE E TRACHEOSTOMIA IN ESITI DI EMORRAGIA CEREBRALE.<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia<br />

I._Kartalas Goumas1, E._Itri1, F._Daddezzio1, E._Montanari2, G._Zanetti1<br />

1 UOC di Urologia, Dipartimento Chirurgico, Ospedale di Vimercate (Vimercate )<br />

2 Clinica Urologica, Ospedale San Paolo, Università di Milano (Milano)<br />

Introduzione<br />

Con questo filmato viene presentata la tecnica di PCNL in posizione supina in una paziente tetraparetica affetta<br />

da deformità scheletrica.<br />

Descrizione del video<br />

La paziente di 60 anni è giunta alla nostra osservazione con un quadro clinico di urosepsi su base ostruttiva da<br />

calcolosi ureterale lombare e calcolosi renale destra con idronefrosi. La paziente era affetta da grave tetraparesi<br />

in esiti di emorragia cerebrale con conseguenti deformità scheletriche con anchilosi. Inoltre era portatrice di<br />

tracheostomia e di gastrostomia percutanea (PEG) a causa di disfunzione respiratoria e della deglutizione. I<br />

calcoli renali avevano le seguenti caratteristiche: calcolo a stampo pielico di 3,2 x 1,7 cm (3,128 cm2), calcolosi<br />

caliciale superiore multipla di 1,9 x 1,7 cm (2,090 cm2) e 1,1 x 0,8 cm (0,534 cm2). Il calcolo ureterale era pari a<br />

2,3 x 1 cm. Prima è stata posizionata una nefrostomia percutanea d’urgenza e una volta risolto il quadro settico<br />

è stata una ureterolitolapassi con estrazione del calcolo ureterale. Infine è stata eseguita una PCNL. A causa<br />

della deformità scheletriche e della presenza della tracheostomia e della PEG è stata scelta la posizione supina,<br />

previa accurata valutazione della TAC con ricostruzioni tridimensionali e progettazione del tramite percutaneo.<br />

La puntura percutanea è stata eseguita sotto guida ecografica-fluoroscopica e il tramite è stato dilatato con<br />

la tecnica ‘one-shot’ con il posizionamento finale di una cannula di Amplatz di 24 Ch. E’ stato usato solo un tramite<br />

sottocostale, attraverso il quale sono stati inseriti prima il nefroscopio rigido e poi il nefroscopio flessibile.<br />

E’ stata utilizzata la litotrissia mista balistica- ultrasonica per il calcolo pielico e il laser Ho:YAG per i calcoli<br />

caliciali superiori. L’estrazione dei frammenti è stata effettuata con pinze metalliche e con un cestello in nitinol.<br />

Al termine è stata posizionata una nefrostomia 8 Ch e un cateterino ureterale 6 Ch. Non ci sono state complicanze<br />

intraoperatorie. Il tempo operatorio è stato pari a 2,2 ore.RisultatiNel periodo postoperatorio non ci sono<br />

state complicanze. La differenza Hb pre e postPCNL è stata di 2,2 mg/dL. La paziente è stata dimessa con il<br />

solo catetere vescicale a dimora in 9a giornata post-PCNL. A 3 mesi la TAC non ha evidenziato calcoli residui.<br />

Discussione<br />

Nel caso illustrato la PCNL in posizione prona non era fattibile. Ci sono pochi casi descritti in letteratura di<br />

PCNL in posizione supina nei pazienti con deformità scheletrica. La difficoltà principale consiste soprattutto<br />

nella riduzione dello spazio dell’accesso percutaneo. D’altra parte la posizione supina permette un miglior controllo<br />

delle vie aeree e il posizionamento più semplice del paziente con minor rischio di lesioni osteomuscolari<br />

da posizionamento. Una attenta valutazione radiologica con la TAC e la ricostruzione tridimensionale dell’anatomia<br />

renale con la simulazione dell’accesso percutaneo aiutano a realizzare questo approccio soprattutto in<br />

pazienti con deformità. Il puntamento ecografico inoltre permette di valutare i rapporti anatomici tra il rene e<br />

gli organi vicini, spesso alterati a causa delle retrazioni scheletriche.ConclusioneLa PCNL in posizione supina è<br />

fattibile e efficace anche nei casi di deformità scheletriche e può permettere di risolvere i casi di calcolosi renale<br />

complessa quando la posizione prona è controindicata o difficilmente eseguibile.<br />

161<br />

TRATTAMENTO CON URETERORENOSCOPIA FLESSIBILE RETROGRADA (F-URS) DI CALCO-<br />

LOSI IN CALICE INFERIORE CON INFUNDIBOLO STENOTICO IN DOPPIO DISTRETTO RENALE<br />

COMPLETO.<br />

Argomenti: Calcolosi, Endourologia<br />

I._Kartalas Goumas1, E._Itri1, F._Dadezzio1, G._Zanetti1<br />

Introduzione<br />

Presentiamo il filmato di una infundibolotomia caliciale e litotrissia laser eseguiti con ureterorenoscopia flessibile<br />

in un caso con doppio distretto completo del rene.<br />

Descrizione del video<br />

Si tratta di una donna di 32 anni affetta da calcolosi renale sinistra, doppio distretto completo del rene sinistro,<br />

dolore e infezioni recidivanti delle vie urinarie. Il calcolo aveva dimensioni di 1,8 x 1,2 cm ed era localizzato in<br />

un idrocalice inferiore con infundibolo stenotico al livello del distretto inferiore. Inoltre, era presente reflusso<br />

pieloureterale completo nel distretto superiore.E’ stata eseguita una ureterorenoscopia con strumento flessibile<br />

senza camicia esterna. Prima è stato inciso con il laser Ho:YAG il colletto caliciale stenotico e poi è stata<br />

effettuata la litotrissia laser Ho:YAG con polverizzazione del calcolo. Alla fine e’ stato posizionato uno stent<br />

ureterale DJ e un catetere vescicale. Il decorso post-operatorio è stato complicato da urosepsi, risolto dopo<br />

terapia medica. Dopo 40 giorni la TAC addome di controllo ha evidenziato multipli frammenti caliciali inferiori<br />

residui. E’ stata <strong>qui</strong>ndi effettuata una seconda F-URS utilizzando una camicia esterna 12/14 Ch. Il colletto<br />

caliciale sì era parzialmente stenotizzato per cui è stata effettuata di nuovo l’incisione laser e poi la litolapassi<br />

completa dei frammenti residui. E‘ stato posizionato un cateterino ureterale 6 Ch per tre giorni. Non ci sono<br />

state complicanze postoperatorie. Tre mesi dopo la seconda procedura la paziente risultava libera da calcoli<br />

per cui è stato possibile pianificare l’intervento di reimpianto ureterale sinistro.ConclusioneLa RIRS è una procedura<br />

mini-invasiva che può essere utilizzata anche nella calcolosi in malformazioni delle vie urinarie, come<br />

nei casi con doppio distretto completo del rene. Inoltre, durante la procedura può essere eseguita l’incisione<br />

laser di infundibuli caliciali stenotici. Lo svantaggio principale consiste nella probabilità di dover eseguire più<br />

procedure per raggiungere gli obiettivi terapeutici. Inoltre, anche se è meno traumatica rispetto alla PCNL, non<br />

è esente da probabili complicanze, soprattutto infettive. Nel caso mostrato, malgrado l’antibioticoprofilassi, la<br />

prima procedura è stata complicata da urosepsi. Una delle probabili cause può essere il fatto che non è stata<br />

utilizzata una camicia esterna, la quale può abbassare le pressioni endocavitarie e velocizzare la procedura .<br />

35


36<br />

auronews<br />

MERCOLEdì 19<br />

GIOVEdì 20<br />

VENERdì 21<br />

SAbATO<br />

22<br />

XIV CONGRESSO AURO.IT AT A GLANCE<br />

Anno XIV numero 2 - settembre 2012<br />

SALA MAESTRALE SALA SCIROCCO SALA LIbECCIO SALA ALISEO<br />

17.00 VIDEO 1 VIDEO 2 COMUNICAZIONI 1 COMUNICAZIONI 2<br />

RIRS VS PCNL SU E GIÙ DALLA VESCICA INFERTILITÀ NEPHRON SPARING<br />

AntonioFrattini, RenzoZucconelli CarmineZoccali,DomenicoPotenzoni ScipioAnnoscia,GianrosarioRusso LAPAROSCOPICA<br />

Mauro Seveso, Andrea Polara<br />

18.00 VIDEO 3 VIDEO 4 COMUNICAZIONI 3 COMUNICAZIONI 4<br />

RENE E VIE ESCRETRICI COME TI RESECO L’ADENOMA LE NUOVE FRONTIERE DEI LAPARO, LAPARO, LAPARO<br />

Gianni Malossini, Massimo Cecchi PROSTATICO TRATTAMENTI ENDOUROLOGICI Giuseppe Simone, Walter Bozzo<br />

Antonio Serrao, Francesco Saverio Grossi Giancamillo Carluccio, Emanuele Castelli<br />

19:15 SOCIALE<br />

CERIMONIA D’APERTURA<br />

20.00<br />

08.00 VIDEO 5 COMUNICAZIONI 5 COMUNICAZIONI 6 COMUNICAZIONI 7<br />

ILRENE E SOLOSESSO NEOPLASIEVESCICALI CaPMIX<br />

LA VIDEOLAPAROSCOPIA Antonello Casarico, Maurizio Carrino Gianfranco Savoca, Maurizio Moroni Giorgio Napodano, Antonello Paulesu<br />

Paolo Casale, Franco Bardari<br />

09.30 PLENARIA 1<br />

CHALLENGE THE EXPERT<br />

5ARIS, PSA, HIGH GRADE PCA:<br />

WHAT IS CHANGING IN THE CLINICAL PRACTICE?<br />

Paolo Puppo<br />

10:45 COFFEE BREAK<br />

11:00 PLENARIA 2<br />

DIBATTITO STRUTTURATO<br />

COME COMPORTARSI CON GLI ECM OBBLIGATORI<br />

Fulvio Moirano, Giovanni Muto<br />

12.30 SEMI-PLENARIA 1 SPECIALE 1 SPECIALE 2<br />

LA SALUTE DELL’OSSO E UROLOGIA SUPERSPECIALISTICA UROLOGIA SUPERSPECIALISTICA<br />

GLI EVENTI SCHELETRICI NEL LUTD: NUOVA ENTITÀ CLINICA GESTIONE DEI TRAUMI URETRALI<br />

PAZIENTE CON CARCINOMA O SOLO UN NUOVO Enzo Palminteri<br />

DELLA PROSTATA: PREVENIRE ACRONIMO?<br />

È MEGLIO CHE CURARE? Massimo Capone<br />

Giario Conti<br />

13.30 LUNCH<br />

14.30 VIDEO 6 COMUNICAZIONI 8 COMUNICAZIONI 9 COMUNICAZIONI 10<br />

PROSTATECTOMIA ROBOTICA NON SOLO SESSO IL TUMORE RENALE ANCORA NEOPLASIE<br />

O VIDEOLAPAROSCOPICA? Rossella Radice, Carlo Saltutti Andrea Galosi, Mauro Medica VESCICALI<br />

Gianluigi Taverna, Vincenzo Ferrara Matteo Spagni, Franco Bertolotto<br />

15.20 SEMI-PLENARIA 2 TAVOLA ROTONDA 1<br />

SPAZIO AUROFUTURO: LA PROFESSIONE PROSTATITE UNA STORIA INFINITA?<br />

UROLOGICA NEL 2022 MassimoPerachino,MaurizioSimone<br />

Carlo Introini, Enrico Severini<br />

16:30<br />

10:15 APERTURA ASSEMBLEA<br />

10:30 PLENARIA 3<br />

EXPERTS UNDER FIRE MUSCLE INVASIVE BLADDER CANCER AND NEOADJUVANT<br />

CHEMOTHERAPY: THE STATE OF THE ART OR AN UNCERTAIN FUTURE?<br />

Renzo Colombo, Wiking Mansson<br />

IN COLLABORAZIONE CON EAU E SIURO<br />

12:00 VIDEO 7 COMUNICAZIONI 11 COMUNICAZIONI 12 COMUNICAZIONI 13<br />

CHIRURGIA NEPHRON SPARING CARCINOMA DELLA PROSTATA IPB E INCONTINENZA MISCELLANEA<br />

LAPAROSCOPICA Luigi Filippo Da Pozzo, Alberto Mandressi Christian Gozzi, Ivano Vavassori Roberto Nucciotti, Pietro Cozzupoli<br />

Massimo Dal Bianco, Paolo Parma<br />

13:30 LUNCH<br />

14:30 PLENARIA 4<br />

AUROSAFE MANUALE DI SOPRAVVIVENZA LEGALE:<br />

FRA “PERLE PERITALI” E “SOLITUDINE” DEL CHIRURGO<br />

Francesco Francesca<br />

15:45 SEMI - PLENARIA 3 SPECIALE 3 FACE TO FACE<br />

USO E ABUSO DI FOLLOW-UP: PROBLEMATICHE DI UROLOGIA AGONISTI E ANTAGONISTI: SI<br />

CLINICAL CASE CONTEST SU TERRITORIALE: LO SCREENING APRONO NUOVI SCENARI PER<br />

CASI URONCOLOGICI OPPORTUNISTICO DEL IL TRATTAMENTO DEL CaP?<br />

Pierpaolo Graziotti, Francesco Boccardo CARCINOMA PROSTATICO Andrea Fandella, Michele Gallucci<br />

Giuseppe Di Giovacchino,<br />

Carlo De Dominicis, Vincenzo Gentile<br />

IN COLLABORAZIONE CON SIUT E UTICS<br />

17:00 COFFEE BREAK<br />

17:15 SEMI-PLENARIA 4 TAVOLA ROTONDA 2 LETTURA SIEUN 17:15 - 17:45<br />

ULTIM’ORA UROLOGICA TERAPIE TRATTAMENTO CHIRURGICO UROLOGIA OSPEDALIERA PRIVATA:<br />

UROLOGICHE DIETRO L’ANGOLO DELL’INCONTINENZA URINARI I MEZZI DI CONTRASTO IN ECOGRAFIA UROLOGICA<br />

Sebastiano Spatafora, Giario Conti MASCHILE IATROGENA: LUCI ED OMBRE Pasquale Martino, Paolo Consonni<br />

Carlo Introini IN COLLABORAZIONE CON S.I.E.U.N.<br />

18:45 ASSEMBLEA GENERALE<br />

21:00 SERATA AURO.IT<br />

SPECIALE 4 17:45 - 18:45<br />

NEOPLASIE NON MUSCOLO INVASIVE DELLA VESCICA AD ALTO GRADO:<br />

LE QUESTIONI APERTE<br />

Paolo Fedelini, Roberto Giulianelli<br />

IN COLLABORAZIONE CON UROP<br />

08:30 EMERALD SESSION CORSO INFERMIERI<br />

10:00 PLAY OFF “TARGHE SMERALDO” NURSING UROLOGICO:<br />

LE NUOVE SFIDE<br />

12:30<br />

Antonio Casarico, Loredana Sasso

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