Leggi - I Cistercensi

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01.06.2013 Views

Premessa La parola è musica Milioni di uomini, per secoli, si sono affannati in una ricerca tormentosa, intorno all'etimologia delle parole, facendone risaltare le sfumature più delicate. Pochi però si sono interrogati circa la « parola », questo mezzo preziosissimo di comunicazione che l'Onnipotenza divina ci ha donato. I filosofi parlano di segno; ma che cosa è questo segno? Il celebre avvocato Francesco Carnelutti, meditando sul mistero della parola, così si esprime: «Da sessant'anni io faccio l'avvocato, e questo vuol dire far uso delle parole, un ponte per colmare la tremenda frattura che esiste tra uomo e uomo, soprattutto quando uno giudica e l'altro è giudicato; come mai non mi sarei domandato un giorno: ma che cosa è dunque questo strumento che il Signore mi ha messo tra le mani? Naturalmente per arrivare a capirne qualcosa, io dovevo leggere il Vangelo. Per me non c'è fonte più pura del sapere, che i discorsi del Cristo. Ora tra codesti discorsi ce ne sono alcuni che rispondono proprio alla domanda proposta poco fa. La virtù della parola è la virtù del seme. Cosa nasce da questo seme? Un miracolo. È il miracolo intuito dal centurione: "Sed dic tantum verbo et sanabitur servus meus "; il miracolo che il Centurione stesso era capace di operare quando diceva a uno dei suoi soldati: "va" ed egli andava, " vieni" ed egli veniva. Come si spiega codesta virtù? Quando il Maestro ha voluto chiarire a Nicodemo la differenza tra la carne e lo spirito, gli ha detto: "Lo Spirito non sai né donde viene né dove va, ma ne odi il suono" » (1). Da quanto ci dice il Carnelutti, ci accorgiamo che non basta presentare la parola come un segno: bisogna aggiungere che è un segno sonoro. A questa conclusione, si è arrivati dopo lunghe e laboriose esperienze. Parola-musica. La tecnica moderna, per mezzo di strumenti elettronici, è arrivata a scomporre le parole lettera per lettera, con una analisi simile a quella che ha portato alla frattura dell'atomo. Ecco quanto ci dice P. Ernetti sulla parola: «La parola possiede le qualità sufficienti e necessarie per essere musica: infatti la parola possiede toni di differente efformazione, (1) F. CARNELUTTI. Prefazione al Saggio Fonico-musicale di P. Ernetti - Fondazione G. Cini - Venezia. - 254-

possiede qualità sonore nei singoli suoni (intensità, altezza e timbro), e infine possiede la sinteticità melodica polarizzata intorno alla sillaba accentata, che unisce e fonde in un tutto melodico la parola, dandole non solo un significato di idea ut sic, ma anche un significato musicale. La parola, quindi, può essere considerata un perfettissimo microcosmo musicale e, per ciò stesso, la cellula generatrice della musicalità del discorso, a conferma di quanto diceva il Capella, che la chiamava seminarium musices » (2). L'analisi elettronica ci dice che le vibrazioni di una vocale o consonante sono del tutto differenti da quelle di un'altra vocale o consonante, non solo per quanto riguarda il movimento ma anche e soprattutto per quanto riguarda la differenza numerica caratterizzata da una varietà di cicli tipici o armonici che formano le varie lettere. Il nostro orecchio, purtroppo, non riesce a percepire tutti i fattori che concorrono a formare la fisionomia acustica della singola lettera, ma percepisce solo il tutto, cioè l'insieme di questi elementi che determinano il suono. « Noi distinguiamo una vocale o consonante, in quanto differente da altre, precisamente perché questo determinato fonema è costituito da altri fonemi; inoltre, importa moltissimo per valutare la musicalità del singolo fonema componente la parola, sapere perché una vocale è aperta o chiusa. Fondandomi sulla oscillazione elettronica, credo di poter dire che una vocale è aperta precisamente perché i suoi periodi regolari o ciclici sono più numerosi, più ricchi di armonici. La vocale invece è chiusa perché i periodi regolari e tipici sono meno numerosi, con pochi armonici. E' interessante notare, ancora, che la durata di una vocale è in rapporto diretto con l'accentuazione. Infatti nella vocale accentata si osservano più numerosi i cicli periodici delle vibrazioni» (3). Da quanto abbiamo ascoltato segue che noi percepiamo una vocale più o meno lunga proprio per la presenza di cicli periodici più o meno vibra tori. Questo in qualche modo cercava di spiegare Prisciano quando diceva che nella parola «Roma» l'accento cade su «Ro », poiché «plus sonat». Ora possiamo dire che il singolo fonema, la singola sillaba, la parola, sono musica e possiedono perfetta musicalità perché possiedono le prerogative necessarie richieste dal concetto di musica. Sentiamo ancora ciò che dice P. Ernetti: «Ma, si dirà, è possibile parlare di musica, e quindi anche di musicalità di un fonema, di una sillaba, di una parola, quando non sussiste la diversità (2) P. ERNETTI. Parola-mus-ritmo. Fondazione G. Cini - Venezia. (3) P. ERNETTI. Parola-mus-ritmo. Fondazione G. Cini - Venezia. - 255-

Premessa<br />

La parola è musica<br />

Milioni di uomini, per secoli, si sono affannati in una ricerca<br />

tormentosa, intorno all'etimologia delle parole, facendone risaltare le<br />

sfumature più delicate. Pochi però si sono interrogati circa la « parola »,<br />

questo mezzo preziosissimo di comunicazione che l'Onnipotenza divina<br />

ci ha donato. I filosofi parlano di segno; ma che cosa è questo segno? Il<br />

celebre avvocato Francesco Carnelutti, meditando sul mistero della parola,<br />

così si esprime: «Da sessant'anni io faccio l'avvocato, e questo vuol<br />

dire far uso delle parole, un ponte per colmare la tremenda frattura<br />

che esiste tra uomo e uomo, soprattutto quando uno giudica e l'altro<br />

è giudicato; come mai non mi sarei domandato un giorno: ma che cosa<br />

è dunque questo strumento che il Signore mi ha messo tra le mani?<br />

Naturalmente per arrivare a capirne qualcosa, io dovevo leggere il<br />

Vangelo. Per me non c'è fonte più pura del sapere, che i discorsi del<br />

Cristo. Ora tra codesti discorsi ce ne sono alcuni che rispondono proprio<br />

alla domanda proposta poco fa. La virtù della parola è la virtù<br />

del seme. Cosa nasce da questo seme? Un miracolo. È il miracolo<br />

intuito dal centurione: "Sed dic tantum verbo et sanabitur servus<br />

meus "; il miracolo che il Centurione stesso era capace di operare<br />

quando diceva a uno dei suoi soldati: "va" ed egli andava, " vieni" ed<br />

egli veniva. Come si spiega codesta virtù? Quando il Maestro ha voluto<br />

chiarire a Nicodemo la differenza tra la carne e lo spirito, gli ha<br />

detto: "Lo Spirito non sai né donde viene né dove va, ma ne odi il<br />

suono" » (1). Da quanto ci dice il Carnelutti, ci accorgiamo che non<br />

basta presentare la parola come un segno: bisogna aggiungere che<br />

è un segno sonoro. A questa conclusione, si è arrivati dopo lunghe<br />

e laboriose esperienze.<br />

Parola-musica.<br />

La tecnica moderna, per mezzo di strumenti elettronici, è arrivata<br />

a scomporre le parole lettera per lettera, con una analisi simile a quella<br />

che ha portato alla frattura dell'atomo. Ecco quanto ci dice P. Ernetti<br />

sulla parola: «La parola possiede le qualità sufficienti e necessarie per essere<br />

musica: infatti la parola possiede toni di differente efformazione,<br />

(1) F. CARNELUTTI. Prefazione al Saggio Fonico-musicale di P. Ernetti - Fondazione<br />

G. Cini - Venezia.<br />

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