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<strong>Bilancio</strong> <strong>Sociale</strong><br />

<strong>2007</strong>- <strong>2008</strong><br />

Associazione Onlus


BILANCIO SOCIALE<br />

I volontari dell’Associazione Gabbiano Jonathan che hanno contribuito, in vario modo, alla stesura<br />

di questo progetto sono: Fulvio Silvestrini, Michela Buongiovanni, Andrea Becucci, Natalina Colantonio,<br />

Sandra Coppini, Stefania Ermanno, Valentina Grazzini, Carlotta Innocenti, Luciano Innocenti, Meri Mazzei,<br />

Norberto Pecori, Emanuele Politano, Saura Saccenti, Sara Tempestini, Ilaria Testa, Katiuscia Vaiani.<br />

Vorremmo ringraziare: il Cesvot per l’opportunità di formazione e crescita che ci ha offerto; Le Reti di Kilim,<br />

nella persona di Maurizio Catalano, per la consulenza e gli spunti di rifl essione che ha suggeriti; la Cooperativa<br />

Pane & Rose per l’amichevole collaborazione. Gli alunni della classe 4Bgr dell' indirizzo Grafi co Pubblicitario<br />

dell' Istituto F.Datini di Prato che hanno presentato i propri progetti: coordinati dal professor Gianni Fibbi e<br />

seguiti dalla responsabile del corso Manuela Giardi. Essi sono: Letizia Campofi orito, Alessandra Ciancaglini,<br />

Vanessa Deroma, Tiziana Elmi, Elisa Fusi, Carlos Gomez, Ciandrika Marcomeni, Giulia Melis, Martina Pierotti,<br />

Eleonora Poli. Il progetto selezionato è stato quello di Giulia Melis.<br />

2 3


BILANCIO SOCIALE<br />

LETTERA DI INTRODUZIONE DEL PRESIDENTE<br />

Scrivere dopo aver letto tutto il nostro bilancio sociale è più diffi cile, almeno per me. Signifi ca avere toccato con<br />

mano che il Gabbiano Jonathan è tante cose, alcune molto personali di ognuno, altre comuni, potenti, uniche di chi<br />

ha volato sulle sue ali. Così, come tutti coloro che hanno scritto la loro voce su questo bilancio, potrei raccontare<br />

la mia storia, la mia lunga, intensa e determinante storia con il Gabbiano Jonathan. E pensare che avrei potuto<br />

incontrarlo tanti anni prima..la mia cara amica Mari era da anni volontaria (ed ora socia della cooperativa) e io l’ho<br />

scoperto solo dopo la laurea...nel 1997. Stava nascendo l’idea della cooperativa ed io, in silenzio in quelle affollate<br />

riunioni, ascoltavo, guardavo osservavo che cosa e come si fa associazione. Niente è mai stato così formativo o<br />

lo era stato fi no ad allora dal liceo all’università, dalla famiglia agli amici. Che choc: dove ero stata fi no ad allora,<br />

che cosa avevo studiato, visto, sentito... che cosa pensavo dovesse essere il mio futuro di neo lau reata. Tutto in<br />

quei momenti prendeva nuove e spesso incomprensibili forme. E si apriva una sfi da, la vera di passaggio all’età<br />

adulta... la scelta di cosa e come esserlo, quali strade percorrere, insieme a chi e scegliendo chi lasciare indietro.<br />

Così la cooperativa se ne va, 10, dico 10 volontari aprono una via nuova, decidono che il Gabbiano Jonathan può<br />

e deve essere indipendente (altrimenti che Gabbiano Jonathan è) e loro anche. E Michela, Natalina e Susanna<br />

scelgono di rimanere in Associazione, di vedere che cosa succede. Tante, tante cose...che peccato sarebbe stato<br />

perderle...le notti, i progetti (arrivano Meri, Sara, Carlotta, Katiuscia, Stefania), Fulvio che pian piano ci lascia fare<br />

e ci aiuta a capire che possiamo essere punti di riferimento l’una con l’altra (il femminile bello come direbbe Fulvio).<br />

E così il Gabbiano Jonathan vola e ci fa volare in alto, si prende la nostra fatica e il nostro amore e lo trasforma<br />

in pensieri positivi, in complicità, in gruppo, in amori complessi. Forse era questo il nostro destino caro Gabbiano<br />

Jonathan, incontrarci in un momento di grande cambiamento, di passaggio della tua storia che ha accompagnato<br />

la mia, la nostra fi no a qui. Che cosa potevamo scrivere nel nostro primo <strong>Bilancio</strong> <strong>Sociale</strong> se non tutto questo,<br />

chi lo ha visto nascere, chi lo ha visto crescere, cadere appena per ripartire al volo, chi lo ha accompagnato e<br />

si è fatto accompagnare, chi è entrato, uscito, rientrato sempre in punta di piedi..perchè il viaggio del Gabbiano<br />

Jonathan non ne risentisse troppo. Tutti comunque descrivono una storia d’amore. E come tutte le storie d’amore<br />

il lieto fi ne è d’obbligo anche se invece che di fi ne si parla di nuovo inizio. Così, questo <strong>Bilancio</strong> <strong>Sociale</strong> non è<br />

solo una prima pietra, ma anche e soprattutto quelle fondamenta solide necessarie ad un edifi cio che fa del suo<br />

passato di ricordi la base per il presente e la forza per il futuro. Per questo crediamo che l’esperienza di questo<br />

bilancio sarà per chi leggerà, così come è stato per chi lo ha scritto, una guida al passato e un faro illuminante del<br />

presente. Abbiamo ancora idee, passioni ed amori grandi da condividere con il Gabbiano Jonathan, ne parliamo<br />

ogni volta che ci incontriamo e qualche volta riusciamo anche a farle volare, con progetti importanti, ognuno<br />

dei quali lascia un segno profondo, ci fa crescere ogni volta. Questo primo bilancio è un faticoso, affascinante,<br />

sentito e sofferto progetto che ci ha insegnato molto e che ancora ci insegnerà ogni volta che ci capiterà<br />

per le mani...chiedendoci di andare avanti fi no al prossimo bilancio sociale! Auguro a tutti una buona lettura.<br />

Michela Buongiovanni Presidente Associazione Gabbiano Jonathan ONLUS<br />

NOTA METODOLOGICA<br />

La defi nizione “Laboratorio di Studio e Condivisione” dell’Associazione Gabbiano Jonathan rappresenta<br />

in maniera sintetica i contenuti dell’operatività dell’associazione stessa. Un’idea maturata negli anni dal<br />

contatto con gli adolescenti/studenti e le loro paure, aspettative, aspirazioni, diffi coltà, nella scuola come<br />

nella famiglia e nella vita. Abbiamo partecipato al percorso formativo e di accompagnamento del Cesvot<br />

“Il bilancio sociale per le associazioni di volontariato” e successivamente seguito e coordinato il gruppo di<br />

lavoro del numero zero del <strong>Bilancio</strong> <strong>Sociale</strong> dell’Associazione Gabbiano Jonathan. Nella vita di ognuno di<br />

noi l’impegno e il coinvolgimento nelle attività dell’Associazione ha lasciato un segno che si rispecchia nel<br />

modo di vedere il mondo. Abbiamo potuto concretizzare la necessità di fare un punto sulla nostra storia<br />

e sul percorso valoriale dell’Associazione. L’Associazione Gabbiano Jonathan sta vivendo una nuova<br />

realtà. Pur restando fedele all’idea originaria l’evoluzione di contenuti e metodologie è stata continua<br />

e dinamica, sulla spinta delle esigenze dei nostri stake-holder, principalmente dei ragazzi e per questo<br />

abbiamo ritenuto necessario legare il nostro primo <strong>Bilancio</strong> <strong>Sociale</strong> al racconto di Fulvio Silvestrini, attuale<br />

Presidente Onorario e per anni mente, cuore e Presidente dell’Associazione e a quello di altri soci e volontari.<br />

Sandra Coppini e Stefania Ermanno<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

1. L’IDENTITÀ: CHI È IL GABBIANO JONATHAN<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

UN’ETÀ PARTICOLARE: LA CAPACITÀ DI COGLIERE I SEGNALI DEBOLI E…FELICI<br />

Il mio contatto con l’adolescenza non è avvenuto tanto per lo studio sui libri, quanto per la mia<br />

esperienza di vita e, particolarmente, durante la mia attività di insegnante di scuola media superiore,<br />

dove per 21 anni ho incontrato ragazzi dai 13 ai 18 anni. Ho percepito la diffi coltà del passaggio dalla<br />

scuola media inferiore alla scuola media superiore in un’età che io defi nisco spesso scema, un’età<br />

durante la quale non si è ne’ carne ne’ pesce. C’è questo tipo di impazzimento, quando il ragazzo<br />

comincia a chiedersi “io chi sono?”, s’interroga sul suo futuro, sul suo presente, sul mondo, sui pensieri<br />

fi losofi ci, pensieri esistenziali, sulla vita sulla morte, ideologie, tutti interrogativi che si affacciano e<br />

che però restano più raccolti nel profondo dei singoli soggetti. Specialmente le domande grosse<br />

escono raramente in pubblico, escono naturalmente con i compagni, con le amiche o gli amici con<br />

cui hanno rapporti. Rispetto alla vita e rispetto al futuro, rispetto allo studio come linguaggio generico,<br />

si sviluppa un senso di irresponsabilità, ma non con un senso di percezione chiara di questo. Così il<br />

ragazzo o la ragazza non pensa di essere irresponsabile, anzi, vive il suo presente reale, importante<br />

nonostante questo momento. Per me da adulto, insegnante o altro ruolo, coglievo invece questo<br />

senso di momento impazzito, di irresponsabilità rispetto alla vita nella sua complessità importante,<br />

da realizzare felicemente, ma con il rischio anche di drammaticità, come rispetto al futuro, rispetto<br />

alla cultura, ai saperi, quindi anche relativamente alla formazione per la quale venivano a studiare.<br />

Nel frattempo, a questa irresponsabilità, si affi ancava il bisogno di indipendenza tipico di quella età.<br />

Adolescenza-indipendenza, indipendenza dalla famiglia ed è chiarissimo quanti scontri ci sono con<br />

i propri genitori o i nonni o altro.<br />

L’ORIGINE DEL GABBIANO JONATHAN: I PERCHÉ DI UNA SCELTA<br />

Allora: perché il Gabbiano Jonathan dentro quest’età così particolare? Ho colto che le dipendenze<br />

dai genitori, dalla scuola, dalla società, eventualmente dai partiti, dalle ideologie, in fondo altro non<br />

erano che legami di paura. Magari il ragazzo non ne poteva fare a meno perché cercava qualche<br />

aggancio, ma in realtà il vero bisogno era di anarchia e di indipendenza, di non appartenenza,<br />

secondo me. Il dover studiare a casa, da soli, ascoltando lo studente percepivo che a casa non<br />

volevano sentirsi dire: -… studia, guardati allo specchio, ripeti a voce alta…-. Non ho mai creduto<br />

a questo tipo di consigli, mi sembra di istigare a essere un pazzo che parla davanti allo specchio o<br />

parla per conto suo, ritengo preferibile accendere la radio, tenere la musica come sottofondo, come<br />

compagnia. Oppure andando a studiare con gli amici. Durante la mia ora di lezione, dialogando<br />

con gli studenti e affrontando anche varie problematiche, sociali e personali, mi raccontavano che,<br />

di fatto, quando andavano dall’amico o dall’amica non aprivano talvolta neppure i libri, oppure li<br />

aprivano all’ultimo momento tanto per dire: “accontentiamo anche il professore”. In realtà, c’era<br />

un parlare d’altro, c’era bisogno di parlare d’altro. Quindi l’altro più che compagno di studi diventa<br />

compagno esistenziale e sociale, il coetaneo assume il ruolo di interlocutore, importante in quella<br />

età, più che nelle altre età che hanno priorità diverse. Ho cominciato a pensare: e se esistesse un<br />

luogo che non è né la casa propria, né la casa del compagno, né la casa della parrocchia, perché<br />

appartiene, né la casa del partito, perché appartiene…<br />

Fulvio Silvestrini<br />

Fondatore e Presidente onorario<br />

Potrei giurare che la prima volta che ho sentito Fulvio parlare dell’idea di quello che poi si sarebbe<br />

chiamato “Laboratorio di studio e condivisione Gabbiano Jonathan”, per gli amici Gabbiano, è stato<br />

nel salotto di casa mia, cioè dei miei genitori, si, perché si parla dell’inverno del 1975 e io frequentavo<br />

la II sez. E dell’Itc “P.Dagomari”. Il nome allora era l’ultima delle preoccupazioni, era solo un’idea,<br />

ma l’idea c’era tutta, eccome. Così, mentre lui parlava e cercava di spiegarmi come sognava questo<br />

posto intermedio, non casa, non scuola, dove i ragazzi avrebbero potuto confrontarsi, aiutarsi e<br />

comunicare, lontano da infl uenze scolastiche, partitiche, religiose, stando insieme per cercare,<br />

(cosa?, mah, chissene…), io ho sentito che la mia “cassetta per attrezzi mentali” era da disfare.<br />

C’era da pensare a cose nuove e si doveva fare, improvvisamente sembrava troppo facile fare,<br />

come facevo, il soldatino nell’organizzazione giovanile di un partito, anche se grande e giusto, e l’età<br />

o, più precisamente l’adolescenza, che fi no allora io consideravo come un limite, erano la mia libertà<br />

e la mia forza. Mentre Fulvio disegnava geroglifi ci strani per rappresentarmi meglio la sua idea, ho<br />

sentito l’originalità e la bellezza e non ho più scordato quello che in quel pomeriggio era solo un<br />

oggetto sconosciuto, una proposta che partiva dalla voglia di riconoscere la ricchezza di quella età.<br />

Sandra Coppini<br />

Socia fondatrice e tesoriera<br />

Perché sono stata uno dei soci fondatori del Gabbiano Jonathan? Perché avevo avuto come<br />

insegnante Fulvio Silvestrini. Un insegnante che non si dimentica. Un momento della vita che non si<br />

dimentica. Le medie superiori, i 14 anni della prima classe, la maturità dopo cinque anni e sei una<br />

persona diversa. Un’età che lascia il segno, a volte l’impronta di una farfalla a volte una cicatrice. E’<br />

stata basilare per me quella età e lo è stata principalmente per l’esperienza scolastica che ho vissuto.<br />

Saura Saccenti<br />

Socia fondatrice e segretaria<br />

8 9


BILANCIO SOCIALE<br />

IL BISOGNO DI UN LUOGO DIVERSO<br />

Tutti i luoghi che appartengono in qualche maniera li ho percepiti come a rischio per questa delicata<br />

età di indipendenza e volendo restituire il rispetto a questa età, ho immaginato un ponte. Si sta su un<br />

ponte che ha la sponda del dubbio e ha la sponda dove si può toccare con mano. E’ lui che decide<br />

di toccare con mano la concretezza, prende contatto, può provare rischiando. L’età del dubbio che fa<br />

parte della vita di ognuno e consapevolmente sa di essere a questo punto. Mi piaceva anche l’idea<br />

del crocicchio, mi piacevano i nomi che mi venivano in mente. Quando cominciavo a pensare che<br />

nome dare ritenevo opportuna l’idea di ponte o di crocicchio. Il crocicchio dove, a un certo punto,<br />

tutte le strade si aprono e io posso scegliere con libertà. Ero insegnante di religione, normalmente<br />

ognuno conduce verso le appartenenze di cui è depositario, ma sentivo il bisogno di non legarlo a<br />

nulla, anche se poi qualche legame si crea perché non si sfugge alla propria identità, però, come<br />

intuizione, era di proporre un luogo e un modo di interpretare il Gabbiano Jonathan come un luogo<br />

privato, quindi una casa qualsiasi, non avuta gratuitamente ne’ dall’ARCI, né da Emmaus, né da altri<br />

soggetti. Già il fatto di andare in una casa del genere signifi cava consegnare una parte delle idee<br />

a qualcuno o comunque doverci fare i conti. E quindi ho detto -poveri ma liberi- pagare e liberi- e<br />

quindi l’idea di trovare una casa in affi tto si è concretizzato, direi casualmente, con una casa in Via<br />

Verdi 40. Per molti anni è stata quella la sede del Gabbiano Jonathan, quindi la fatica del pagare era<br />

ricompensata come intuizione della libertà, del ritrovarsi.<br />

F.S.<br />

Da insegnante Fulvio è diventato amico, il tempo è passato, ha celebrato il mio matrimonio, raccolto<br />

confi denze, giocato con i miei fi gli, continuando a intrecciare incontri con impegno civile e politico,<br />

un arricchimento continuo, spesso d’accordo, a volte no. Poi arriva l’invito alla prima riunione per<br />

meglio chiarirsi l’oggetto sconosciuto, nella stalla della colonica di via delle Casacce, primi di agosto<br />

del 1990, un caldo bestia e tanta voglia di andare al mare. Poi: – …ho trovato la casa giusta, in<br />

centro come la cercavo…- (ma come ha fatto?); poi: -…metteresti una fi rma? Pensi che potrei<br />

coinvolgere Luciano (mio marito) in questa cosa...-; poi: -…ho fi ssato la data per la costituzione<br />

dell’associazione dal notaio Balestri…- sempre Fulvio. Il resto è storia, ma il momento della nascita<br />

del Gabbiano è stato un po’ come essere autorizzati a pensare che, se lo vogliamo, possiamo<br />

riuscire, o almeno provare, a portare una goccia in questo mare del futuro, del mondo che cambia,<br />

della considerazione di energie troppe volte solo represse e incanalate quali quelle dei ragazzi.<br />

Sandra Coppini tesoriera<br />

Non è facile raccontare come e in che modo è iniziata la storia che mi ha legato e mi lega all’Associazione<br />

Gabbiano Jonathan. Non è facile perché non è solo la storia di un’esperienza, ma la storia di<br />

un’amicizia. Una storia che ha avuto alti e bassi come tutte le storie destinate a durare nel tempo.<br />

Dal passato al presente. Ricordo la piccola cucina, testimone storica e silenziosa delle chiacchiere,<br />

delle risate, dei pianti, delle gioie e dei dolori di ognuno di noi, ragazzi e operatori. Per non parlare<br />

delle grandi mangiate conviviali e terapeutiche che in quella cucina sono state consumate. Ricordo<br />

che il desiderio che avevo, di accompagnare i ragazzi adolescenti alla scoperta di se stessi e del<br />

loro posto nel mondo, da dentro di me, ha preso forma attraverso l’attività pomeridiana al Gabbiano.<br />

Ricordo che la nostra presenza (quella di noi operatori) disinteressata, attenta, costante, sensibile,<br />

amichevole, era per i ragazzi un punto di riferimento e che oltre ai bisogni scolastici, con quella<br />

presenza sostenevamo processi di costruzione di identità. Non solo quella dei ragazzi, ma anche la<br />

nostra. La mia.<br />

Sara Tempestini volontaria<br />

LA NASCITA DEL GABBIANO JONATHAN: UNA PROMESSA MANTENUTA<br />

Prima che nascesse il Gabbiano Jonathan, proprio per capire se era una mia intuizione di bisogno<br />

o nasceva dai ragazzi, oppure erano i ragazzi stessi che me l’avevano provocata, io ho posto loro<br />

un quesito: –ascoltando i vostri discorsi e intuendo i vostri bisogni, avrei in mente un luogo, come<br />

un ponte, questo spazio, questo crocicchio, questa realizzazione di indipendenza e di libertà - e<br />

più rendevo defi nita la descrizione di questo possibile luogo e più loro mi incalzavano. Ricordo<br />

–quando comincia?-…. Io ho in mente gli ultimi 2 anni di insegnamento e sentivo che avrei dovuto<br />

già cominciare, magari anche da 3 anni prima. Ho cominciato l’attività del Gabbiano Jonathan<br />

appena cessato l’insegnamento, come se stando a scuola non avessi le energie suffi cienti per fare<br />

quest’altro, oppure per qualche disagio, non so e, di fatto, non sono riuscito a farlo decollare. Da una<br />

parte ho tradito le istanze e i desideri dei ragazzi che in fondo stavano crescendo, che si aspettavano<br />

una cosa concreta, utile per loro, non per i futuri studenti. Non avevo gli strumenti facili per una<br />

realizzazione compiuta, adeguata e per cui ho rimandato la realizzazione di questo, però loro mi<br />

consideravano un adulto che stava dicendo cose serie e quindi facendo una proposta seria e fattibile.<br />

Per questo mi sento, in qualche maniera, di averli traditi perché non l’ho realizzato per quel gruppo di<br />

classi. La mia inchiesta di ricerca curiosa del volere sapere se fosse il caso di concretizzare questa<br />

storia, la domanda di curiosità e di ricerca mia come inchiesta, loro la vedevano come una proposta.<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

La differenza fra me che facevo “inchieste” per essere certo della loro condivisione e la proposta<br />

fatta a loro, non c’era spazio intermedio. Questo mi ha creato l’obbligo esistenziale e una volta<br />

lasciata la scuola mi sono portato dietro questa eredità alla quale dovevo, in tutte le maniere tentare<br />

di mantenere fede se non con gli studenti lasciati, almeno con gli altri successivi. F.S.<br />

15 ANNI DI PROGETTI: DAL 1992 AD OGGI “LABORATORIO DI STUDIO E CONDIVISIONE”<br />

1994<br />

“l’aquilone”<br />

“piccolo aquilone”<br />

“il salotto del martedì”<br />

1995 e 1996<br />

“l’aquilone”<br />

“piccolo aquilone”<br />

“il salotto del martedì”<br />

“la bussola”<br />

1997 e 1998<br />

“l’aquilone”<br />

“piccolo aquilone”<br />

“la bussola”<br />

1999<br />

“l’aquilone”<br />

“piccolo aquilone”<br />

2000 e 2001<br />

“lo scrigno”<br />

“progetto mattina”<br />

“la maison”<br />

2002<br />

“il viaggio del gabbiano”<br />

“dire, fare,...comunicare”<br />

“io nuovo cittadino del mondo”<br />

“progetto mattina”<br />

2003<br />

“il viaggio del gabbiano”<br />

“dire, fare,...comunicare”<br />

“io nuovo cittadino del mondo”<br />

“istinto di pace”<br />

“la pace vien mangiando”<br />

“ il campanello a colori”<br />

“navigare ...nell’ambiente”<br />

“crescendo in...ambiente”<br />

“progetto mattina”<br />

2004<br />

“il viaggio del gabbiano”<br />

“la pace vien mangiando”<br />

“ il campanello a colori”<br />

“navigare ...nell’ambiente”<br />

“crescendo in...ambiente”<br />

“progetto mattina”<br />

2005<br />

“il viaggio del gabbiano”<br />

“mattina”<br />

“sos terra”<br />

“crescendo tra trama e ordito”<br />

“progetto mattina”<br />

2006<br />

“il viaggio del gabbiano”<br />

“crescendo tra trama e ordito”<br />

“in ascolto”<br />

<strong>2007</strong><br />

“salotto genitori”<br />

“progetto mattina”<br />

<strong>2008</strong><br />

“laboratorio di studio e condivisione”<br />

LA COSTITUZIONE FORMALE<br />

L’Associazione Gabbiano Jonathan è stata costituita formalmente il 12 novembre del 1993 a Prato.<br />

Da allora la sua storia è stata sempre dinamica e strettamente collegata alle vicende della società<br />

civile. L’attività dell’Associazione si è sviluppata a partire dai locali di via Verdi. La scelta del centro<br />

cittadino non è stata casuale, ma espressione della volontà di favorire un raggiungimento comodo e<br />

agevole per tutti, studenti e operatori, da qualunque punto della città. Inoltre un requisito essenziale<br />

era quello dell’accoglienza e dell’appoggio agli adolescenti che si rivolgevano a Gabbiano Jonathan<br />

cercando, insieme, soluzioni alle loro problematiche scolastiche e non. Da questi presupposti si è<br />

realizzata una proposta educativa e culturale che, nel rivolgersi all’adolescente ha coinvolto genitori<br />

e insegnanti e ha avuto ricadute formative anche sugli operatori. L’incontro settimanale con gli operatori<br />

con l’andare del tempo si è connotato come momento di scambio e crescita. Inoltre la partecipazione<br />

a titolo volontario e gratuito di studenti universitari al progetto associativo ha rappresentato<br />

una spinta decisiva sia per scelte personali, sia per la nascita di realtà lavorative quali la Cooperativa<br />

Pane & Rose. L’esperienza del vissuto quotidiano è stata la motivazione a diversifi care i nostri<br />

centri di interesse, di natura non esclusivamente scolastica, ma anche ambientali e interculturali,<br />

coinvolgendo così anche altre fasce di età a partire dai bambini della scuola materna, ai genitori<br />

proponendo loro salotti di informazione e discussione.<br />

Il Gabbiano si costituisce nel 1993, sedici anni dopo il mio diploma, ma con Fulvio eravamo rimasti<br />

in contatto e così lui mi propose di farne parte. Avevo un fi glio di un anno e stavo passando le ansie<br />

di buona parte dei genitori di fronte alla prima infanzia. L’adolescenza era piuttosto lontana, ma anch’io<br />

come chi ha quell’età, vivevo momenti particolari dove un supporto e il confronto mi avrebbero<br />

fatto bene. Così ci ritroviamo tutti dal notaio e il Gabbiano prende il volo. Nei mesi successivi provai<br />

ad essere presente durante i pomeriggi cercando di dare una mano ai ragazzi che frequentavano il<br />

laboratorio, ma non ero capace di trovare le modalità giuste per rapportarmi capendo che la strada<br />

dell’insegnamento forse non era la mia.<br />

Saura Saccenti: Socia fondatrice e segretaria<br />

12 13


BILANCIO SOCIALE<br />

OLTRE IL LUOGO, UN METODO DIVERSO: IL METODO DEL GABBIANO JONATHAN<br />

Per illustrare la metodologia che caratterizza la nostra associazione cominceremo col delineare<br />

le tappe del percorso che abbiamo pensato (indirettamente o direttamente) per ogni adolescente<br />

che chieda di incontrarci; la prima tappa è il colloquio di accoglienza in cui l’adolescente<br />

alla presenza della famiglia e con l’aiuto degli operatori cerca di narrare la propri storia: ai<br />

genitori è chiesto di ascoltare in silenzio e di intervenire solo se necessario; il colloquio è infatti<br />

il momento in cui cerchiamo di offrire all’adolescente lo spazio per fare delle affermazioni di<br />

sé e di sentirsi protagonista del proprio racconto. Gli operatori si preoccuperanno di lasciar<br />

emergere i vissuti relativi alla storia di vita e non solo a quella scolastica; chiariranno inoltre che<br />

la scelta di frequentare il laboratorio di studio e condivisione dovrà essere dell’adolescente<br />

in modo tale che sia fatta con consapevolezza e motivazione. Il viaggio prosegue con una<br />

presenza continuativa al laboratorio di studio e condivisione in cui lo scambio e la relazione<br />

con gli operatori e fra pari sono determinanti non solo per il recupero delle materie scolastiche<br />

ma per sviluppare un progetto di vita: in questo luogo l’ascolto, l’incontro con l’altro e il dialogo<br />

favoriscono l’orientamento delle scelte future. Gli operatori oltre che attraverso lo studio e specifi ci<br />

momenti dedicati all’orientamento, sostengono il percorso con l’adolescente anche attraverso<br />

ulteriori -Quando si parla di metodo viene spontaneo pensare a chi ci stiamo rivolgendo, con<br />

chi stiamo interagendo. Nelle tappe sopra descritte del percorso tocchiamo i nostri più sentiti<br />

“stakeholder”, i portatori di interesse, i ragazzi e le famiglie. Essi concentrano tutti i ruoli che gli<br />

stakeholder dovrebbero incarnare: soggetti interessati ad avere informazioni sull’organizzazione,<br />

che ne sono infl uenzati o che la infl uenzano nel perseguimento dei suoi scopi. L’esperienza ci<br />

ha insegnato che famiglie e ragazzi hanno da sempre concorso alla ridefi nizione degli obiettivi<br />

dell’associazione come fonte ispiratrice permanente e portatori in tempo reali del cambiamento<br />

che il mondo intorno attraversava anche attraverso o sopra di loro. I ragazzi in particolare sono<br />

stati coloro che hanno “richiesto” con la loro presenza e partecipazione, a volte molto attiva,<br />

il servizio. Nei racconti della nascita dell’idea del Gabbiano Jonathan, è molto chiaro il ruolo<br />

propulsivo diretto ed indiretto che i ragazzi hanno avuto in questa nascita. Anche dopo qualche<br />

anno il bisogno che il presidente aveva metabolizzato dai ragazzi a scuola ha trovato risposta in<br />

Via Verdi, 40. Nella descrizione del metodo tutto questo prende risalto e ne assume caratteristica<br />

determinante in un’altra azione fondamentale del metodo: la riunione degli operatori, momento<br />

formativo unico e originale durante il quale si mette in gioco e si rielaborano le forme di infl uenza<br />

dei ragazzi e delle famiglie, confrontandole con gli obiettivi dell’associazione e con i percorsi<br />

intrapresi. Insomma uno scambio a doppio binario permanente con profonde necessità di ascolto<br />

e di inventare sempre occasioni nuove per essere contaminati.<br />

”Gli adolescenti possono insegnare agli adulti l’importanza del perder tempo insieme agli altri, del<br />

chiedersi “chi sono?” e “dove sto andando?”. E’ nel tempo speso a confrontarsi con gli altri che si<br />

formano la personalità e l’identità dell’adolescente, ed è nella relazione che si cresce, si vive, si dà<br />

un senso alla nostra vita”<br />

Tratto dalla tesi di Meri Mazzei “ Adolescenza:disagio e/o risorsa?”<br />

Febbraio 2006 Relatrice prof.ssa Giulia Di Bello<br />

Quindi il colloquio era centrato sul dare la parola all’adolescente, creando silenzio attorno e ascolto. Le<br />

domande erano di tipo curioso, sociale, occasionale in modo da permettergli un auto-comunicazione in<br />

libertà. Ogni tanto quando i genitori pensavano di inserirsi per dire subito quello che volevano, venivano<br />

invitati ad avere pazienza, certamente ne avrebbero avuto la possibilità successivamente. Spesso è<br />

accaduto che non c’è stato bisogno che i genitori comunicassero delle notizie perché l’auto-comunicazione<br />

dell’adolescente era già totale e direi ancor più profonda di quello che i genitori stessi potessero pensare.<br />

Con sorpresa, per me e per gli altri operatori presenti, tante volte era accaduto che in questi dialoghi i genitori<br />

quasi manifestassero stupimento di notizie e di rifl essioni che venivano dalla loro fi glia o dal loro fi glio, non<br />

si aspettavano pensieri così di valore e di importanza quindi una stima maggiore dei loro fi gli già nasceva lì.<br />

E poi ecco alla fi ne veniva data al parola certamente anche ai genitori che completavano, correggevano e<br />

spesso nasceva un dibattito. I rapporti con la scuola li abbiamo impostati in maniera sistematica, chiedendo<br />

l’autorizzazione ai ragazzi e quindi anche alla famiglia rispetto al nostro approccio diretto con la scuola.<br />

Doveva essere chiaro a tutti il nostro ruolo, non diventavamo né degli “avvocatini” esterni né sostituivamo i<br />

genitori e questo con la scuola è sempre stato chiaro fi n da principio. Così si è potuto collaborare sulla qualità<br />

del servizio e quindi del programma che andavamo costruendo. Specialmente per chi non è mai passato<br />

da questa fase si stupisce dell’impazzimento del proprio fi glio, della propria fi glia. Dice: -Non ti riconosco<br />

più, eri così carino, eri così bambino, eri così buono e ora…-. Mi piace defi nire questo momento come il<br />

taglio per la seconda volta del cordone ombelicale e quindi in questo taglio si operano delle sofferenze di<br />

relazione. Quella con la famiglia è stata una delle cose più particolari come relazione perché da una parte<br />

offrivamo uno stacco, un’interruzione da quasi una dipendenza di una relazione troppo forte, dall’altra<br />

volevamo che la famiglia ne fosse consapevole e responsabile e anche compartecipe. Per cui nel primo<br />

colloquio, che era strutturato e preparato con pazienza, c’era la richiesta che ci fossero presenti entrambi<br />

i genitori, quindi non una delega al babbo, al marito, alla moglie, bensì una condivisione educativa perché<br />

volevamo indicare ai genitori, entrambi, che dal giorno dopo, quel colloquio il fi glio, la fi glia diventava<br />

protagonista del suo futuro nel lavoro che andava ad organizzarsi e ad organizzare con noi.<br />

14 15


BILANCIO SOCIALE<br />

E POI C’ERA IL MERCOLEDÌ… IL LUOGO DEGLI OPERATORI<br />

La riunione settimanale degli operatori è fondamentale per il percorso dei ragazzi: è l’occasione in<br />

cui essi si confrontano sulle diffi coltà e sulle conquiste di ognuno, si accordano sulle strategie che<br />

favoriscono il singolo adolescente e il gruppo. La riunione si rivela luogo di formazione informale<br />

degli operatori che si mettono in gioco sia attraverso il confronto di strategie didattico-pedagogiche,<br />

che attraverso la discussione delle dinamiche che si creano nella relazione con i ragazzi. E’ inoltre il<br />

momento in cui gli operatori si scambiano le “notizie” del territorio sia nel senso di “ciò che accade”,<br />

che delle occasioni di formazione culturale (formale) che offre e alle quali il singolo, così come il<br />

gruppo, può scegliere di partecipare.<br />

C’erano dei fondatori, 7. Per il mio modo di gestire le cose non li ho disturbati più di tanto, se non<br />

nelle evenienze associative, per quelle cose sono pigro, di conseguenza l’informazione e il<br />

coinvolgimento era parziale. Chi sentivo responsabile del quotidiano erano gli operatori e le<br />

operatrici, per questo io ero convinto che la formazione doveva essere formazione e organizzazione<br />

settimanale: quando si preparava la settimana successiva prima si valutava la settimana precedente,<br />

quindi c’era il giovedì. La formazione venne ricercata con le offerte che il territorio stesso metteva a<br />

disposizione. Il mercoledì venire dopocena al Gabbiano Jonathan per gli operatori era indiscutibile,<br />

tutte le settimane. Avevamo concordato il giovedì come giorno opportuno e quindi il giovedì non<br />

dovevano prendere impegni, per nulla o nessuno. Avevamo deciso per il dopocena perché il tempo<br />

dedicato alla libertà di sviluppo della serata doveva essere relativamente illimitato. Quindi uno si<br />

dimenticava gli amici, gli amanti, gli amori, tutto quello che voleva e questo era. Solitamente la<br />

serata iniziava con la lettura di un brano dal “Gabbiano Jonathan Livingston”. Quel libro è stato<br />

scelto per una sua storia ben precisa, poi l’ho ritenuto il libro della formazione tipica delle gabbiane e<br />

dei gabbiani, intendendo così le operatrici e gli operatori, e quindi mi ero ripromesso e l’ho fatto per<br />

diversi anni, di leggere un piccolo tratto per un quarto d’ora/20 minuti e dedicare un po’ di ascolto al<br />

commento dei commensali. Questo doveva essere nutrimento della formazione e doveva favorire<br />

lo sviluppo delle rifl essioni su quello che era accaduto nella settimana. Si realizzava un cerchio<br />

permanente di confronto sull’attività che volevamo programmare per la settimana seguente, quindi la<br />

formazione era diventata un’assemblea permanente settimanale. Le mie utopie si confondevano alle<br />

loro, le critiche… era un cerchio dove la parola era presa da qualcuno di più, da qualcuno di meno,<br />

questo è ovvio… questa è stata una delle cose più felici per me. Quando ho dovuto spostare l’orario<br />

della riunione alle 18, per venire incontro a momenti nuovi, diversi, esigenze varie, ho accettato<br />

questo, sentendo il timore del rischio che, a una certa ora, dovesse fi nire la riunione, l’ora di cena<br />

come momento conclusivo della serata. F.S.<br />

La prima volta che ho sentito nominare l’Associazione Gabbiano Jonathan è stato nel settembre del<br />

1992 a casa di Luciano e Sandra. Sandra parlava, al solito entusiasticamente, di questa Associazione<br />

(ancora inesistente dal punto di vista giuridico!) che Fulvio, il prete che li ha sposati, stava mettendo<br />

su. Un’Associazione per aiutare i ragazzi del primo biennio delle superiori con qualche diffi coltà<br />

scolastica. “Un dopo-scuola” faccio io dubbioso, “Non proprio” fa lei. Insomma, mi faccio convincere<br />

ad andare a parlare con Fulvio e a farmi spiegare in che cosa consista di preciso. Mi aspetto<br />

comunque il solito dopo-scuola. E mi sbaglio. Fulvio, quest’omino traballante, indiscutibilmente<br />

mentre ti racconta le cose ti ammalia, costringendoti a condividere il suo sogno. Non è un doposcuola<br />

che vuole Fulvio: è innanzitutto un luogo dove i ragazzi possano studiare, confrontarsi, ma<br />

soprattutto ritrovare il piacere e la motivazione allo studio. Pensa al Gabbiano come ad uno spazio<br />

alternativo alla famiglia, ma che collabori con essa. Questo sì che è un fatto nuovo e degno di nota<br />

e menzione. Si parla, ricordiamocelo del 1992, dove non c’erano i corsi di recupero a scuola, dove<br />

ancora c’erano gli esami di riparazione a settembre, insomma sono passati 15anni, ma sembra un<br />

sacco di tempo fa! Parto in quarta e mi aggrego immediatamente alla comitiva degli operatori del<br />

Gabbiano (all’epoca insegnavo matematica ed avevo 27anni).<br />

Andrea Becucci<br />

Socio fondatore<br />

Del passato ricordo la prima riunione a cui ho partecipato nella sede di Via Verdi. Era la riunione<br />

settimanale degli operatori volontari. Ricordo la stanza piena di ragazzi seduti intorno ad un grande<br />

tavolo ovale, anzi a due tavoli tondi messi l’uno accanto all’altro. Ricordo le mani piene di fotocopie<br />

distribuite da Fulvio e le discussioni che, dalla lettura di quei fogli, nascevano. Ricordo le parole di<br />

tutti, decine di idee che saltavano dalla testa alla bocca, dalla bocca in mezzo a quei tavoli tondi e da<br />

quei tavoli tondi dentro ognuno di noi. Credo di aver imparato da lì a dire la “mia”, ad intervenire su<br />

qualcosa che ritenevo profondamente ingiusto e ad avvalorare quello che ritenevo profondamente<br />

giusto. Ho imparato da quel tavolo pieno di idee a riconoscere che alcuni pensieri mi appartenevano<br />

ed altri no.<br />

Sara Tempestini<br />

volontaria<br />

16 17


BILANCIO SOCIALE<br />

A completare la metodologia dell’associazione, che è il frutto del percorso che in diversi anni gli<br />

operatori hanno fatto insieme, è il lavoro in rete: c’è lo sforzo costante di rispondere ai bisogni del<br />

territorio attraverso progetti con soggetti (siano essi scuole, enti, associazioni, gruppi di genitori o<br />

cooperative) con cui condividiamo fi nalità ed obiettivi. Le altre associazioni del territorio con cui<br />

abbiamo avviato contatti sono state, inizialmente, i Genitori Democratici, Emmaus, l’Arci, ma anche<br />

istituzioni culturali quali il Teatro Metastasio. Tutte connessioni che permettessero una pluralità di<br />

territori in cui ciascun ragazzo o famiglia potessero avere, anche direttamente, occasioni per rincontrarsi<br />

e che comunque percepissero il Gabbiano Jonathan non come una solitudine-chiusa bensì un<br />

terrazzo-aperto sul territorio. […]<br />

La relazione con la famiglia, la relazione con l’insegnante, anche se in questo tipo di rapporto qualcuno<br />

si salva. Si salva chi è in grado di ascoltarti con serietà e, possibilmente, con verità oppure la<br />

relazione con la scuola viene usata come una storia di comodo –Meno male che questo insegnante<br />

non ci insegna così si fa altro, insomma, si prende il tempo per fare nostre cose-. Devo dire però che<br />

di insegnanti che diventano signifi cativi per fortuna ce n’è sempre stato qualcuno, che credo abbia<br />

salvato tante storie individuali degli adolescenti sia relativamente allo studio, sia alla vita, che alle<br />

relazioni e altro.<br />

F.S.<br />

FOCUS - DAL VOLONTARIATO ALL’IMPRESA: LA NASCITA DI PANE E ROSE<br />

Con il passare degli anni la naturale ricerca del lavoro da parte delle gabbiane e dei gabbiani ha<br />

causato un allontanamento e non sempre hanno potuto conciliare anche il desiderio di fare volontariato<br />

con il Gabbiano Jonathan, sebbene fosse desiderato. Il lavoro alla fi ne li risucchiava e qualche volta<br />

passavano a salutare e basta. A un certo punto c’era un movimento di circa 30 operatori nell’arco<br />

della settimana, per cui, in quegli anni, vedevo questo andarsene e mi sembrava che fosse più per<br />

trovare una soluzione economica, per il loro futuro, che non per il piacere del lavoro trovato. Non<br />

ricordo che ci fosse molta corrispondenza tra la concretezza e i desideri. –Voi state capitalizzando<br />

un bene, - ho detto- i saperi per i vostri studi, l’esperienze di vita vostre e dei fratelli più piccoli di<br />

voi e state vivendo un complesso di valori sia esistenziale, sia civile sia scolastico: perché non<br />

capitalizzare questo tipo di percorso come formativo del proprio lavoro, mantenendo il gruppo degli<br />

operatori insieme, anziché disperdersi qua e la o in qualche cooperativa sociale-. Parlai loro della<br />

cooperativa Alice e della sua storia, delle 10 donne disoccupate che si erano messe insieme per<br />

cercare lavoro. Il Gabbiano Jonathan e la Cooperativa Alice erano nati quasi in simultanea, avevamo<br />

un contatto, ero molto felice della nascita di questo gruppo femminile che si organizzava per il lavoro.<br />

Nel prosieguo del tempo, pur seguendole con simpatia, non ne è nata nessuna relazione. Quando<br />

ho cominciato a pensare che il Gabbiano Jonathan potesse partorire anche una propria capacità di<br />

produzione occupazionale con il suo percorso formativo, confrontando le due esperienze, tenevo<br />

conto che per la Cooperativa Alice la spinta era stata il bisogno di lavorare insieme ad una coscienza<br />

civile scaturita anche da un femminismo in quel momento abbastanza forte. Nel Gabbiano Jonathan,<br />

invece, forse si sentiva meno la pressione del bisogno di lavoro perché ancora i genitori contribuivano<br />

in qualche maniera, però era forte il valore cultura, il valore sapere, il valore educativo. Chiesi se<br />

c’era chi volesse dedicare del tempo come potenzialità/possibilità, sperando almeno in una decina<br />

di operatori, per mettere in piedi una cooperativa che nasceva dagli operatori stessi. A questo punto<br />

si passò alle assemblee, parlando e confrontandosi, fi nché 10, mi sembra, liberamente decisero<br />

di tentare. Abbiamo dedicato un anno a questo tipo di percorso formativo, collaborando anch’io.<br />

Negli ultimi tempi, quando si doveva decidere il nome, iniziai ad allontanarmi, ormai era deciso che<br />

andavano avanti. La discussione era restare nella sede del Gabbiano Jonathan, dentro la cuccia,<br />

o cercare altrove. In quel momento i soldi non c’erano per andare altrove facilmente. Concludendo<br />

la storia del percorso di Pane e Rose ricordo il giorno in cui, entrando nel mio uffi cio al Gabbiano<br />

Jonathan, vedo sull’armadietto mezza pagnotta di pane e infi lata dentro una rosa e un biglietto -Il<br />

nome della cooperativa è questo: Pane e Rose-. Per me è stata una felice sorpresa perché non<br />

era mai esistito nei precedenti discorsi, quando c’erano due posizioni e cioè chi voleva un nome<br />

che avesse riferimento più diretto al Gabbiano Jonathan, sfruttando l’immagine di continuità, chi<br />

invece voleva un fi glio completamente nuovo, altro nome. Non mi affascinava molto un nome che<br />

richiamasse direttamente il Gabbiano Jonathan…mi affascinava la loro indipendenza, perciò li ho<br />

lasciati liberi. Quindi questo nome, così completamente nuovo per me, è stata una sorpresa felice.<br />

Pane e Rose dice tutta la storia di Pane e Rose. F.S.<br />

Per raccontare il mio rapporto con l’ Associazione Gabbiano Jonathan forse non basterebbe un libro….<br />

Sono arrivata al Gabbiano Jonathan per caso, visto che dovevo svolgere le mie 400 ore di tirocinio per<br />

il Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, e fra gli enti che avevo visionato ho scelto il Gabbiano<br />

Jonathan all’inizio per convenienza. Ancora oggi mi soffermo a pensare come a volte una scelta casuale<br />

possa dare una svolta alla vita di ognuno di noi... Il 2 novembre 1999 è stato il mio primo giorno al<br />

Gabbiano Jonathan, la Cooperativa Pane&Rose si era da poco costituita e in associazione i volontari<br />

erano rimasti ben pochi. Per tre mesi ho seguito Fulvio in ogni suo spostamento seminari, convegni,<br />

incontri in Comune, riunioni del Pentolone (a quei tempi s’iniziava a parlare di politiche giovanili a Prato),<br />

mi si è aperto un mondo sconosciuto; ma l’incontro col Gabbiano Jonathan non mi ha aperto solo<br />

un mondo nuovo culturalmente e professionalmente, mi ha soprattutto fatto crescere.<br />

Meri Mazzei - Vice presidente<br />

18 19


BILANCIO SOCIALE<br />

La cooperativa Pane&Rose è una cooperativa sociale di tipo A costituita nel 1998 per iniziativa di<br />

10 soci accomunati dall’esperienza di volontariato condotta all’interno dell’Associazione Gabbiano<br />

Jonathan di Prato. Tale esperienza, maturata in servizi educativi e culturali per adolescenti che<br />

manifestavano problematiche di tipo scolastico e relazionale, ha portato ad elaborare una serie di<br />

proposte e di progetti, in cui l’elemento didattico e culturale si sposava con l’attività più propriamente<br />

sociale di prevenzione del disagio giovanile. La necessità di sviluppare professionalmente le<br />

competenze acquisite, migliorando qualitativamente gli interventi ideati e, parallelamente, rendendo<br />

inquadrabile il lavoro svolto in un contesto contrattualmente riconosciuto sia dal punto di vista delle<br />

convenzioni con gli enti pubblici, che del trattamento degli operatori, ha costituito la spinta ad uscire<br />

dall’Associazione e costituire la Cooperativa Pane&Rose.<br />

Nei primi due anni di lavoro, le attività di Pane&Rose nel rispetto della mission originaria sono state<br />

concentrate principalmente sull’offerta di servizi di prevenzione del disagio giovanile e di promozione<br />

del benessere dei minori. I primi progetti della Cooperativa sono stati realizzati grazie al fi nanziamento<br />

della L. 285 del 1997.<br />

IN PARTICOLARE, SONO DA RICORDARE:<br />

1. il progetto Aquilone, realizzato grazie al contributo della Provincia di Prato, Assessorato alle<br />

Politiche Sociali, ideato e realizzato già all’interno dell’Associazione Gabbiano Jonathan, e poi<br />

trasferito come titolarità alla cooperativa stessa<br />

2. il Servizio in favore dei minori in situazione di disagio familiare convenzionato con il Comune di<br />

Montemurlo, e condotto per 5 anni consecutivi<br />

3. la convenzione con la Circoscrizione Ovest di Prato, per la gestione del Punto Giovani<br />

Borgonuovo<br />

Più recentemente, il settore della prevenzione del disagio ha visto altri importanti risultati, ma<br />

dopo i primi 2 anni di attività, si è reso necessario lo sviluppo di altri settori, sia per diversifi care gli<br />

investimenti, che per soddisfare le richieste professionali di alcuni soci.<br />

Si è così “inaugurato”il settore dell’infanzia, che, grazie anche all’apertura di numerosi servizi<br />

integrativi in convenzione con varie circoscrizioni del Comune di Prato, rappresenta oggi uno dei<br />

settori con maggior fatturato.<br />

Negli ultimi anni, Pane&Rose ha investito nuove risorse, economiche ed umane, nello sviluppo e<br />

potenziamento di altri settori, in particolare quello dei disabili, e quello della formazione, Parallelamente<br />

a queste esperienze, è continuato l’impegno anche in settori e attività, sicuramente meno incisive dal<br />

punto di vista delle entrate, ma rilevanti per l’organizzazione, come: i campi estivi, l’animazione, i<br />

servizi di pre-post scuola e i vari laboratori scolastici condotti in diversi Istituti della Provincia.<br />

Infi ne si è aperto ancora un nuovo settore, dedicato ai servizi per migranti, per la mediazione<br />

linguistica, i corsi di alfabetizzazione e altra l’attività interculturale.<br />

Ad oggi, la cooperativa Pane&Rose conta circa 60 addetti di cui 30 soci-lavoratori, 1 sede centrale<br />

e 3 sedi operative, più di 400 famiglie iscritte ai vari servizi, numerose convenzioni con Enti Pubblici<br />

della Provincia di Prato e un fatturato che per il 2006 ha superato di poco il milione di euro. I<br />

servizi sono molto diversifi cati ma, ad oggi, il core business di Pane&Rose è ancora costituito dai<br />

servizi di prevenzione del disagio minorile. Si tratta di una scelta senz’altro rischiosa dal punto<br />

di vista imprenditoriale, ma che ha come obiettivo la realizzazione di interventi sempre più mirati,<br />

professionalmente riconosciuti e “scientifi camente” validi. Questa è la vera e più importante eredità<br />

che l’esperienza comune dentro l’Associazione Gabbiano Jonathan ha lasciato a tutta la compagine<br />

sociale della Cooperativa.<br />

I soci fondatori della Cooperativa sono tutti accomunati da questa esperienza e negli anni hanno<br />

ricalibrato e affi nato più volte le modalità educative apprese nelle stanze dell’Associazione. I<br />

lunghi colloqui che il Presidente dell’Associazione svolgeva con i ragazzi che si avvicinavano<br />

all’Associazione e con le loro famiglie è diventato uno dei punti fondamentali del metodo di lavoro<br />

adottato in Cooperativa: l’ascolto. La Cooperativa ad esempio è la prima azienda del suo genere<br />

ad offrire ai propri utenti uno “sportello accoglienza” in cui uno dei soci della Pane&Rose incontra<br />

ragazzi/e e le loro famiglie per ascoltare le loro necessità, richieste, problematiche… e poi cercare<br />

di offrire un sostegno che può anche trovarsi fuori dalla Cooperativa stessa.<br />

Marco Paolicchi e Sara Staffi eri<br />

IL GABBIANO JONATHAN OGGI<br />

Lasciata la sede di via Verdi, diventata troppo onerosa, il Gabbiano Jonathan ha trovato ospitalità<br />

presso la Casa del Popolo “Lanciotto Ballerini” a Mezzana cogliendo un’ulteriore sfi da legata alla realtà<br />

delle periferie. Si è concluso un percorso di evoluzione sull’identità dell’Associazione confrontandosi<br />

con il gruppo dei soci fondatori. Questo “nuovo” incontro è stata un’ulteriore occasione di crescita<br />

e stimolo sia per l’Associazione che per i soci stessi, chiamati in causa per ripensare e ridefi nire i<br />

nuovi valori senza perdere l’identità originaria. Questo nuovo lavoro ha trovato sua concretezza in un<br />

nuovo statuto che, pur mantenendo i presupposti ideali culturali ed educativi, si è arricchito di nuovi<br />

contenuti ispirati dai mutamenti sociali. Allo stesso modo un avvicendamento nelle cariche sociali ha<br />

completato il percorso associativo.<br />

20 21


BILANCIO SOCIALE<br />

L’Associazione Gabbiano Jonathan è un’Associazione di volontariato ai sensi della legge 11 agosto<br />

1991, n. 266 e come tale non ha fi ni di lucro neanche indiretto ed opera esclusivamente per fi ni<br />

di solidarietà sociale, umana, civile e culturale. (Art. 3 dello Statuto). In quanto associazione<br />

di volontariato iscritta al Registro del Volontariato tenuto dalla Provincia di Prato è ONLUS –<br />

Organizzazione Non Lucrativa di Utilità <strong>Sociale</strong>.<br />

Per molto tempo sono stata poco presente, ho partecipato ad alcune cene, a poche riunioni. Tutto<br />

ciò fi no ad un paio di anni fa quando il Gabbiano Jonathan ha vissuto un momento di discussione<br />

interna e di ripensamento che ha coinvolto anche i soci fondatori, quasi fosse necessario, per chi<br />

operava nell’associazione, sentirsi ripetere i motivi per cui il Gabbiano Jonathan esisteva. Questa<br />

ultima esperienza, fatta di riunioni frequenti, di traslochi, di nuove sedi, di discussioni sullo statuto,<br />

mi ha fatto riprovare l’entusiasmo di quando si è convinti di costruire qualcosa di importante per gli<br />

altri ed anche per te, senza prospettive di guadagno, solo perché tutti abbiamo diritto alla felicità.<br />

Il Gabbiano Jonathan oggi sperimenta una nuova stagione, com’è ovvio densa di speranze ed<br />

incertezze, ma mentre chi opera con i ragazzi discute di un caso o di un fatto e ti rendi conto che<br />

siamo stati in grado di offrire qualcosa, là provi davvero quella felicità a cui aspiravi.<br />

Saura Saccenti<br />

Socia fondatrice e segretaria<br />

Adesso il Gabbiano Jonathan si è evoluto e, sforzandosi, tra crisi e assestamenti, cerca una sua<br />

dimensione in questa realtà sociale così molteplice e complicata…ma per me l’idea di base è<br />

sempre la stessa, anzi è più completa, e l’impegno del gruppo delle operatrici ancora lo fa volare<br />

alto, è una grande gioia. E’ per questo che quella sera parlandone con Andrea (Becucci) mi sentivo<br />

contenta e convincente, come ora: chi può dire di vedere ancora vitale, fresca e realizzata un’idea<br />

della quale ci si è innamorati a 16 anni?<br />

Sandra Coppini<br />

Socia fondatrice e tesoriera<br />

L’ASSETTO ORGANIZZATIVO<br />

CONSIGLIO DIRETTIVO<br />

È composto da un numero di membri non inferiore a tre e non<br />

superiore a undici. Le cariche durano tre anni.<br />

PRESIDENTE (Michela Buongiovanni)<br />

VICEPRESIDENTE (Meri Mazzei)<br />

TESORIERE (Sandra Coppini)<br />

SEGRETARIO (Saura Saccenti)<br />

ASSEMBLEA DEI SOCI<br />

È composta da tutti i soci (sostenitori ed effettivi). Tutti i soci godono<br />

degli stessi diritti e sono assoggettati agli stessi doveri. Possono<br />

essere soci sia le persone fi siche sia le persone giuridiche, sia le<br />

associazioni di fatto<br />

PRESIDENTE ONORARIO (Fulvio Silvestrini)<br />

Su richiesta del Consiglio Direttivo, al Presidente Onorario può<br />

essere affi data una funzione consultiva e di rappresentanza nelle<br />

sedi pubbliche o istituzionali dell’Associazione.<br />

22 23


BILANCIO SOCIALE<br />

COMPITI E FUNZIONI DEGLI ORGANI ASSOCIATIVI¹<br />

L’ASSEMBLEA DEI SOCI<br />

L’assemblea è il massimo organo deliberante. Alcuni compiti sono:<br />

• di esaminare i problemi di ordine generale e di fi ssare le direttive per l’attività dell’Associazione<br />

nonché di discutere e di deliberare sulle relazioni dell’attività sociale;<br />

• di eleggere i membri del Consiglio Direttivo.<br />

L’assemblea è convocata almeno una volta l’anno.<br />

IL CONSIGLIO DIRETTIVO<br />

Il Consiglio Direttivo ha il compito:<br />

• di attuare le direttive generali stabilite dall’Assemblea;<br />

• di promuovere ogni iniziativa Dagli volta al conseguimento degli scopi sociali;<br />

• di assumere tutti i provvedimenti necessari per l’amministrazione ordinaria e straordinaria,<br />

l’organizzazione e il funzionamento dell’Associazione, l’assunzione eventuale di personale<br />

dipendente;<br />

• di predisporre il bilancio dell’Associazione, sottoponendolo poi all’approvazione dell’Assemblea;<br />

• di nominare tra i suoi membri il Presidente dell’Associazione, il Vicepresidente, il Tesoriere ed il<br />

Segretario. 1. dallo Statuto<br />

Il PRESIDENTE<br />

E’ eletto dal Consiglio Direttivo, ha la legale rappresentanza dell’Associazione.<br />

• sorveglia il buon andamento amministrativo dell’Associazione;<br />

• cura l’osservanza del presente Statuto, promuovendone la riforma, qualora si renda necessaria;<br />

• convoca e presiede le sedute del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea dei Soci;<br />

• spettano al Presidente tutti i poteri che il Consiglio Direttivo delibera di assegnargli.<br />

IL VICEPRESIDENTE<br />

In caso di assenza ed impedimento temporaneo del Presidente subentra con gli stessi poteri.<br />

Il SEGRETARIO<br />

E’ nominato dal Consiglio Direttivo.<br />

Ha il compito di:<br />

• redigere i verbali del Consiglio Direttivo;<br />

• diramare gli inviti per le convocazioni del Presidente;<br />

• tenere la corrispondenza e curare i documenti dell’Associazione;<br />

• assistere il Presidente in tutte le sue funzioni relative all’attuazione delle deliberazioni dell’Assemblea<br />

e del Consiglio Direttivo.<br />

Il TESORIERE<br />

Spetta il compito:<br />

• di tenere e aggiornare i libri contabili<br />

• di predisporre il bilancio dell’Associazione.<br />

ALTRI ORGANI PREVISTI DALLO STATUTO<br />

CONSIGLIO DEGLI OPERATORI<br />

E’ costituito dal Presidente, dal Vicepresidente e da tutti gli operatori volontari e non. Esso ha<br />

funzioni consultive e propositive sulle attività dell’Associazione. Si riunisce settimanalmente.<br />

Il valore fondante dell’Associazione è la condivisione che si basa sulla partecipazione attiva.<br />

L’operatore partecipa al Consiglio sia per esprimere valutazioni sulle attività dell’associazione sia<br />

come stakeholder. Il consiglio degli operatori svolge un ruolo di analisi e controllo ma, allo stesso<br />

tempo, accoglie e propone le richieste e i bisogni dei ragazzi.<br />

IL GABBIANO JONATHAN, UN’ASSOCIAZIONE QUASI TUTTA AL FEMMINILE<br />

Il fatto che attualmente ci siano quasi esclusivamente donne nel Gabbiano Jonathan o comunque<br />

che negli ultimi anni è avvenuto un processo di affermazione di presenza femminile che ha resistito<br />

ai tempi critici, fi no al consolidarsi in assunzioni di responsabilità, l’ho letto come un fatto importante.<br />

Non mi interessa che siano solo donne o solo uomini, ma, nel divenire del Gabbiano Jonathan, il fatto<br />

stesso che delle donne si sono sentite la responsabilità di non farlo morire, di tentare di svilupparlo,<br />

per me è stato un valore che il Gabbiano Jonathan stesso ha trasmesso dal suo passato, con i suoi<br />

valori, che si sono conservati naturalmente con la volontà. Ero ben felice il giorno che mi è stato<br />

detto – noi ci stiamo a continuare, ci prendiamo la responsabilità giuridica del suo presente e futuro-.<br />

Conosco queste donne e sento che non è il femminismo per il femminile, ma è la dignità dell’uomo<br />

nella sua parte femminile che è così trascurata dalla storia. Ho voluto leggere un segno dei tempi,<br />

nel futuro delle donne che hanno e il maschile e il femminile dentro di loro, come altrettanto i maschi.<br />

24 25


BILANCIO SOCIALE<br />

L’apertura al maschile è ovvia. Quando ascolto il loro gruppo, ho verifi cato quanto la loro cordialità,<br />

l’amicizia, la sincerità siano spontanee. I valori del loro gruppo sono universali, è un femminile che<br />

si vuole bene, si vuole bene sinceramente, c’è una grossa comunicazione, sono donne che hanno<br />

costruito dei rapporti umani, di valore, di critica, di autocritica. Quando si vedono le donne tutte<br />

insieme, si pensa che sono pericolose, sì, sono pericolose nel dir male, ma anche nel far bene…<br />

F.S.<br />

Attualmente 25 soci<br />

Età media dei volontari è di 38 anni<br />

Anzianità media: Anni di volontariato nel Gabbiano Jonathan 9 anni<br />

Età media dei soci che hanno cariche sociali: 42 anni<br />

DOVE VOLA IL GABBIANO JONATHAN<br />

L’Associazione, nell’intento di proseguire il percorso avviato dalla sua nascita ad oggi, sviluppato sul<br />

valore della tutela e sulla promozione dei diritti degli adolescenti attraverso strade di condivisione dei<br />

soggetti in relazione tra loro, sceglie:<br />

- di valorizzare il volontariato come espressione della relazione e della condivisione;<br />

- di approfondirne la sua funzione culturale dove i valori diventano patrimonio di tutti;<br />

- di promuovere il benessere, i diritti, la qualità della vita e il superamento della discriminazione,<br />

- di accrescere e valorizzare il contesto sociale in cui opera, coinvolgendo e formando i soggetti che<br />

ne fanno parte.<br />

A tal fi ne adotta un approccio propositivo che, sulla base dell’ascolto e dell’accoglienza dell’altro, si<br />

orienti sul territorio con una posizione di confronto e di scambio diretto alla ricerca di risposte innovative.<br />

(Art. 4 dello Statuto)<br />

Riguardo ai nuovi settori di intervento del Gabbiano Jonathan credo che dovrei pensarci ancora<br />

perché ritengo questo un momento drammatico per l’adolescenza. Oggi ancor più drammatico e<br />

ancor più affascinante. I ragazzi stanno prendendo atto di essere più grandi di noi adulti, ma nel<br />

contempo è più drammatico perché non hanno radici, anticorpi, storia, memoria che non viene più<br />

raccontata. Per questo ho fatto la battaglia al consumismo, perché percepivo, in accordo con le<br />

idee di Pasolini, che tagliavano le radici della storia ai nostri fi gli, quindi al futuro e quindi questi<br />

adolescenti entrati nella fase di alta drammaticità vanno a morire sulle strade, per le droghe o altro:<br />

polli d’allevamento puri. Contemporaneamente, quando hanno dei lampi di serenità o di cultura,<br />

nasce una percezione maggiore di responsabilità della specie umana rispetto a una società impazzita<br />

degli adulti. Quindi più sani i fi gli dei loro padri e dei loro nonni. Per questo sento il bisogno che nasca<br />

un gruppo di lavoro, dove vorrei esserci anch’io, insieme a tanti soggetti, per interrogarci su quale<br />

potrebbe essere per l’adolescente il bisogno, un nuovo pensiero, una nuova struttura sociale, tutto<br />

da ripensare. Appartengo a una famiglia dove eravamo 8 fi gli e babbo muratore. Ci hanno fatto<br />

studiare fi nché si è voluto, per fortuna qualcuno si è fermato, altrimenti non so se ce la facevano…<br />

riconosco l’enorme sacrifi cio economico e umano, questo perché c’era la consegna che il Sapere<br />

ti aiuta a dare senso al lavoro, alla vita e ereditando questo dall’Umbria, da dove sono venuto, ho<br />

trovato a Prato più scommessa nel lavoro per riuscire a guadagnare. Con mia sorpresa ho trovato<br />

il bisogno del guadagno come bisogno più importante per potere costruire il futuro. Infatti, i genitori<br />

hanno sempre detto ai fi gli: -Studia, così domani potrai affermarti in qualsiasi lavoro-. Lo studio non<br />

produce più questo amore ai saperi, amore alla vita, sta depistando in un parcheggio esistenziale<br />

adolescenti, universitari. Penso ci sia il bisogno di offrire agli adolescenti dei percorsi dal fare al sapere<br />

rispetto alla scuola, che promette dal sapere al fare, ma poi come fare non lo spiega mai. Perché non<br />

riprendere contatto con i propri sensi, con il proprio corpo? Quindi di ricerca che produce il sapere, la<br />

curiosità, la genialità, la golosità… perché non attivare questo tipo di percezioni e da lì far scattare il<br />

bisogno del sapere e il bisogno di curiosare. Alla fi ne nella ricerca dei saperi è l’individuo che diventa<br />

protagonista nel desiderio perché ne sente bisogno e piacere, piacere e bisogno. Anziché dei polli<br />

d’allevamento che hanno studiato, ma non desiderano più nulla, riprendere in mano il bambino che<br />

desidera tanto e tutto. Ho giocato con i bambini piccoli da un po’ di tempo e ho sentito che emozioni<br />

ti danno, del fare e sapere. Perché non dare sbocco e sviluppo a questo?<br />

F.S.<br />

IN COSA CREDE IL GABBIANO JONATHAN<br />

L’Associazione si rivolge alla persona come portatrice di potenzialità, bisogni, emozioni, desideri,<br />

diritti, valori, sensibilità unici con particolare attenzione alla crescita dei bambini e delle bambine,<br />

degli adolescenti e delle adolescenti. L’ascolto, il dialogo informale ed empatico, il capire e il capirsi,<br />

costituiscono il metodo quotidiano della relazione intesa come processo formativo permanente.<br />

L’Associazione si propone di valorizzare l’unità della persona nella sua universalità interculturale e<br />

intergenerazionale e di promuoverne il bene-essere attraverso la scoperta delle proprie potenzialità<br />

e la costruzione del sé, al fi ne di acquisire una maggiore consapevolezza e capacità critica nei<br />

confronti delle proprie scelte di vita.<br />

(Art . 5 dello Statuto)<br />

26 27


BILANCIO SOCIALE<br />

Erano tempi in cui le ideologie ormai morivano con i partiti stessi per cui percepivo la gravità del<br />

futuro, di una non responsabilità dell’umanità, del futuro della specie umana. Ho pensato che la<br />

tipologia della scuola voluta dai partiti è una scuola che ha diviso, occorre una scuola che unisca,<br />

che dia il senso dell’uomo che ha diritto a stare sulla terra, qualunque siano le condizioni esistenziali,<br />

economiche, culturali, quindi un senso civico unitario. Mi sono preoccupato di non portare dentro<br />

nessuna bandiera, tranne quando è comparsa, a un certo punto, la bandiera della pace, ma ho pensato<br />

che alla pace sia consentito entrare in scena. Non ho voluto portare nessun crocifi sso perché non ci<br />

fosse nessuna appartenenza alle religioni con il rispetto più profondo delle coscienze personali, delle<br />

storie familiari. Questo senso civico della formazione mi dava sicurezza e mi dicevo che un domani<br />

tra questi soggetti ne sarebbero usciti dei nuovi che avrebbero servito la società. Ho proposto loro<br />

non un concetto di soccorso assistenziale o di recupero scolastico, a me non interessava molto che<br />

uno prendesse il 6, mi interessava che studiasse con il piacere di sapere. Sarebbe potuto uscire<br />

fuori anche il 6, che poteva accontentarci come un doposcuola classico con classiche ripetizioni,<br />

ma in realtà dico che il 6 deve diventare 8, deve diventare 9, se vogliamo quantifi carlo. A questo<br />

punto lo studente si appropria e prende atto delle sue competenze, conoscenze, responsabilità e il<br />

suo impegno deve fruttare di più, quindi con trascinamento dei compagni, del gruppo, del lavoro di<br />

gruppo, delle imitazioni del gruppo. Il valore di fondo è la libertà. Il ragazzo può andare a studiare in<br />

questo luogo e deve poter dire – io oggi ci vado o non ci vado –. Non c’è un impegno precostituito<br />

rigido, perché deve essere un luogo che esiste. La famiglia è nata, il fi glio è nato dalla famiglia, quindi<br />

è indiscutibile la sua necessità. La scuola l’hanno inventata gli uomini, i partiti li hanno inventati gli<br />

uomini, tante cose hanno inventato gli uomini e allora io ritengo che la libertà sia uno dei doni più<br />

straordinari che la vita umana si è ritrovata e quindi chi gliela ruba mi faceva paura. Un luogo dove si<br />

potesse studiare, eventualmente andarci, con libertà, tutti i giorni, garantendo la presenza di servizio,<br />

che in quel momento si poteva garantire tutti i giorni, in modo che il ragazzo o la ragazza potesse<br />

leggere da solo o da sola, consultarsi con i compagni che a questo punto non erano più compagni di<br />

casa o di amicizia, che erano a rischio, ma diventavano compagni che, motivatamente, raggiungeva<br />

lì. La relazione con l’adulto che si chiama operatore/operatrice doveva essere amicale, di ruolo ben<br />

defi nito, di autorevolezza, ma non autorevole da avere una sedia a parte, una poltrona a parte, un<br />

tavolo in alto, ma una fi gura che sta con i ragazzi a un tavolo circolare in modo che l’autorevolezza<br />

si esprimeva nella cordialità e si poteva consumare la curiosità dello scambio.<br />

F.S.<br />

Il Gabbiano Jonathan per me è stato un luogo d’incontro, di confronto, d’appoggio dove potevo dire la<br />

mia e realizzare le mie idee insieme con gli altri, dove gli altri non mi hanno mai giudicato, mi hanno<br />

accolta ed ascoltata sempre; e così ancora adesso che mi sono momentaneamente allontanata<br />

sento ancora il calore, l’amore e il sostegno di tutti coloro che ne fanno parte. La libertà, il dare<br />

senza chiedere niente in cambio, la passione per la vita, l’amore per gli altri sono i valori universali<br />

che potrai sempre trovare entrando al Gabbiano Jonathan........il bello è che puoi uscire da quella<br />

porta e rientrarci dopo anni e ti sembra di aver salutato tutti il giorno prima. E poi il rapporto con i<br />

ragazzi, quanti adolescenti abbiamo visto passare felici o tristi, instabili o sereni ed ognuno di loro ha<br />

lasciato un segno nella storia dell’Associazione! Oggi faccio l’educatrice in Centro Socio Educativo<br />

di Pistoia e con me porto sempre il “ metodo Gabbiano”: la condivisione, l’ascolto, l’empatia, la<br />

valorizzazione dei ragazzi che stanno crescendo ed hanno soltanto bisogno di un appiglio, di adulti<br />

stabili, del silenzio per poter rifl ettere. Ma se oggi, come direbbe Fulvio, non sono più un “pollo<br />

d’allevamento”, il merito è delle giornate e delle nottate passate al Gabbiano Jonathan con i ragazzi<br />

e gli operatori.............Grazie davvero!<br />

Meri Mazzei<br />

Vice presidente<br />

LE FINALITÀ DEL GABBIANO JONATHAN<br />

In particolare l’Associazione intende:<br />

- ascoltare e co-progettare con i bambini e gli adolescenti gli interventi educativi riuscendo<br />

a far emergere le grandi risorse che essi racchiudono;<br />

- condividere e sviluppare con i vari soggetti del territorio (famiglie, scuola, associazioni,<br />

ecc.) una rete capace di promuovere i diritti della persona, di migliorarne la qualità delle<br />

relazioni, di riconoscere e rispondere ai bisogni emergenti;<br />

-promuovere il valore formativo del volontariato con i giovani, come esperienza di partecipazione<br />

responsabile, pratica di cittadinanza attiva ed espressione della condivisione con l’altro.<br />

(Art . 5 dello Statuto)<br />

Quindi un’amicizia che permettesse le domande anche più libere, a prescindere dal programma<br />

scolastico, perché appunto il Gabbiano Jonathan voleva raggiungere sia l’obbiettivo di una cultura<br />

per la vita, per la professione certamente, ma soprattutto per il futuro, per dare il senso esistenziale,<br />

per dare un senso civico e per dare un senso professionale: valore esistenziale, valore civico e valore<br />

28 29


BILANCIO SOCIALE<br />

personale e professionale. Il valore esistenziale è perché, appunto, potessero passare un tempo della<br />

loro vita dentro il desiderio del Sapere, come piacere del Sapere, anche fatica del Sapere. Faticapiacere.<br />

In modo che lo studio non fosse rimandato al mibocciano-nonmibocciano, copioilcompitononcopioilcompito,<br />

tutti i giochini dell’inganno in qualche maniera venivano svalutati sul campo, per<br />

cui uno scopriva il piacere del sapere nel gioco della condivisione della ricerca. I dubbi solitari e a<br />

rischio comunicazione (di comunicare i dubbi perché potresti passare male davanti a quel compagno<br />

o a quel professore) non avevano più motivo, quindi tutto poteva accadere attorno a questo tavolo in<br />

cerchio, sia con il compagno-insegnante sia con l’operatore diciamo amico-insegnante.<br />

LE ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE<br />

L’Associazione realizza le varie fi nalità attraverso:<br />

- il “Laboratorio di studio e condivisione”, adottando un modello consolidato e adeguandolo al bisogno<br />

specifi co del contesto di accoglienza;<br />

- l’orientamento sul territorio, percorsi personalizzati e/o di gruppo per il raggiungimento del successo<br />

formativo per ragazzi e ragazze esclusi dai percorsi scolastici tradizionali;<br />

- l’accompagnamento dei ragazzi e delle ragazze migranti e delle loro famiglie all’inserimento<br />

scolastico, sia burocratico che didattico, facilitandone i processi di interazione culturale;<br />

- l’offerta formativa per adulti, giovani e tirocinanti universitari attraverso l’affi ancamento all’attività<br />

operativa dei volontari, la partecipazione all’incontro associativo settimanale, corsi di approfondimento,<br />

convegni, seminari, incontri tematici e di progettazione partecipata, corsi di formazione per volontari,<br />

incontri ed eventi istituzionali ed informali, testimonianze, ecc.;<br />

- un incontro settimanale per i volontari dove tutti possono essere protagonisti dei processi decisionali<br />

inerenti alla vita dell’Associazione;<br />

- progettazione e programmazione di attività laboratoriali di educazione ambientale dentro nelle<br />

scuole e di un “centro” di educazione ambientale permanente territorialmente diffuso.<br />

F.S.<br />

(Art . 5 dello Statuto)<br />

Sono arrivato al Gabbiano nel settembre 2002 in maniera un po’ casuale, dopo aver letto un annuncio<br />

su un quotidiano cittadino. A dire il vero il nome di Fulvio, allora presidente dell’Associazione, non<br />

mi era del tutto nuovo: ne avevo sentito parlare qualche volta da una mia zia, che era stata sua<br />

collega quando Fulvio ancora insegnava, ma non per questo posso dire che avessi in mente un’idea<br />

precisa di quello che si faceva al Gabbiano, e soprattutto degli obiettivi. Ecco, mi viene da pensare<br />

che quel primo incontro, avvenuto sotto il segno della casualità, abbia fi nito per dare l’impronta, in<br />

qualche modo, anche al mio rapporto iniziale con l’associazione: un rapporto fatto d’entusiasmo,<br />

è vero, ma anche di un generico, e forse egoistico, desiderio di socializzazione, che mi faceva<br />

perdere di vista l’importanza del mio ruolo nei confronti dei ragazzi. Dico primo incontro perché<br />

sono tornato al Gabbiano dopo un’interruzione di circa un anno e mezzo: da una parte per un senso<br />

di riconoscenza verso gli altri volontari, con cui avevo condiviso importanti esperienze formative;<br />

dall’altra perché sentivo che il Gabbiano avrebbe potuto continuare ad essere un banco di prova per<br />

i miei desideri e le mie aspirazioni, anche professionali. Ora le mie esigenze, rispetto ad allora, sono<br />

cambiate: il tempo che posso dedicare all’associazione è minore ma, nonostante questo, sento di<br />

avere motivazioni più grandi e consapevoli e di poter garantire così un impegno più qualifi cato.<br />

30 31<br />

Emanuele Politano<br />

volontario


BILANCIO SOCIALE<br />

2. LA RELAZIONE SOCIALE: COSA FA IL GABBIANO JONATHAN<br />

32 33


BILANCIO SOCIALE<br />

I PROGETTI DEL GABBIANO JONATHAN<br />

Negli ultimi anni l’Associazione Gabbiano Jonathan Onlus ha svolto e tuttora attiva progetti sul<br />

territorio del Comune di Prato, sia educativi che di formazione degli operatori e dei volontari, di cui<br />

di seguito si elencano e si descrivono i contenuti.<br />

SALOTTO GENITORI (Marzo/Aprile <strong>2007</strong>)<br />

Percorso di incontri rivolti ai genitori di adolescenti delle scuole medie e del biennio delle scuole<br />

superiori incentrati sui seguenti temi: “La sfi da dell’adolescenza”, “Adolescenza e sessualità”, “Il<br />

progetto Gabbiano Jonathan per una comunità educante: genitori, scuola e territorio” e “L’adolescentegenitore<br />

e l’ascolto del sé”<br />

CORSO CESVOT “IN ASCOLTO” (Marzo/Maggio 2006)<br />

Progetto di formazione CESVOT in collaborazione con Cooperativa Pane&Rose, Atletic Nadir, La<br />

lunga Domenica e Centro di Solidarietà Prato. Corso di formazione di 51 ore rivolto a volontari che<br />

operano con gli adolescenti, fi nalizzato all’acquisizione di competenze di ascolto attivo, di gestione<br />

di un colloquio, nonché di modalità operative di documentazione degli interventi educativi.<br />

CRESCENDO TRA TRAMA E ORDITO (Settembre 2005/Giugno2006)<br />

Finanziato con Bando INFEA in partnenariato con il Comune di Prato - Servizi Educativi e Museo<br />

del Tessuto, progetto di educazione ambientale rivolto a bambini e bambine di 4-5 anni delle scuole<br />

dell’infanzia comunali, ai loro insegnanti e genitori sul tema del riciclaggio della lana; nella prospettiva<br />

di attivare e rafforzare un circolo virtuoso che provochi comportamenti sempre più adeguati ad un’idea<br />

di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. A partire dalle peculiarità del territorio pratese, noto<br />

nel mondo per i manufatti tessili, il progetto ha previsto di seguire la fi liera del riciclaggio della lana<br />

come obiettivo di contribuire ad innalzare una consapevolezza antropologica, il recupero di una<br />

memoria e ricostruire il senso di appartenenza ad un territorio.<br />

La scelta del riciclaggio come fi lo conduttore delle attività previste dal progetto sta a sottolineare<br />

che in un contesto europeo – globale, la qualità della vita passa anche attraverso prassi di rispetto<br />

dell’ambiente e dei diritti sociali, di cui anche il “mercato” si potrà avvalere sempre di più, senza<br />

perdere vantaggi economici.<br />

SOS TERRA (Gennaio/Giugno 2005)<br />

Il progetto fi nanziato con Bando INFEA, rivolto ai bambini e alle bambine che frequentano l’Istituto<br />

Comprensivo Lippi, si è proposto di perseguire obiettivi fi nalizzati all’introduzione del concetto che<br />

il miglioramento e la tutela dell’ambiente non dipendono solo dalla soluzione dei grandi problemi<br />

planetari ma, anche, dall’adozione di una serie di comportamenti quotidiani legati alla consapevolezza<br />

individuale. E’ stata una scelta strategica fondamentale quella di investire parallelamente sulla<br />

risorsa bambino, come primo educatore nei comportamenti ambientali all’interno della famiglia e<br />

del proprio territorio. Il progetto ha integrato le dimensioni della globalità, della multidisciplinarità<br />

e dell’interculturalità nell’educazione ambientale e ha previsto a sostegno delle pari opportunità<br />

formative l’adozione di modalità che permettano la piena partecipazione di tutti gli alunni ai moduli<br />

formativi.<br />

PROGETTO MATTINA (Settembre 2003/Giugno <strong>2008</strong>)<br />

Progetto fi nanziato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, rivolto ai ragazzi usciti dal percorso<br />

scolastico obbligatorio (drop-out) ed ai giovani immigrati in età scolare, che vogliono inserirsi o<br />

reinserirsi nel circuito scolastico regolare. Nasce dal progetto Abdel, una prima esperienza di<br />

orientamento ed accompagnamento di un giovane marocchino uscito precocemente dal percorso<br />

dell’obbligo scolastico segnalato all’associazione dalla Cooperativa Pane & Rose e che ha ottenuto<br />

il diploma di terza media grazie a percorsi di facilitazione allo studio.<br />

CRESCENDO IN...AMBIENTE (Ottobre 2003/ Giugno 2004)<br />

Finanziato con Bando Infea, in collaborazione con Comune di Prato - Servizi Educativi e ASMIU;<br />

progetto rivolto a bambini e bambine di 5 anni che frequentano le scuole dell’infanzia comunali, ai loro<br />

insegnanti e genitori, nella prospettiva di attivare e rafforzare comportamenti sempre più adeguati<br />

ad un’idea di sviluppo sostenibile in particolare sul tema del riciclaggio, riuso e differenziazione dei<br />

rifi uti.<br />

NAVIGARE ...NELL’AMBIENTE (Ottobre 2003/ Giugno 2004)<br />

Finanziato con bando INFEA, in collaborazione con l’Istituto V circolo didattico. Il progetto rivolto<br />

ai bambini che frequentano le scuole elementari Ciliani, Puddu e Meucci ha proposto l’idea che<br />

l’educazione ambientale come miglioramento e tutela dell’ambiente non dipendono solo dalla<br />

soluzione dei grandi problemi planetari ma, anche, dall’adozione di una serie di comportamenti<br />

quotidiani legati alla consapevolezza individuale quindi sensibilizzare i bambini sui temi ambientali<br />

riguardanti il proprio territorio. Secondo l’età e le classi sono stati attivati percorsi diversi : Il giardino<br />

e l’orto creare un legame affettivo con il giardino e quindi con un legame primario con l’ambiente;<br />

la risorsa Acqua: osservazione studio della fl ora e della fauna dei fi umi Bisenzio e Bardena;<br />

ecologia, ecosistemi e biodiversità; come proteggere e tutelare l’ambiente a a partire dai saperi<br />

locali che attraverso la valorizzazione della biodiversità rappresentano una risorsa fondamentale<br />

34 35


BILANCIO SOCIALE<br />

per l’educazione ambientale; il bosco: mutamento e trasformazione; leggere, interpretare e valutare<br />

il territorio attraverso i suoi segni e segnali.<br />

IL CAMPANELLO A COLORI (Ottobre 2003/Giugno 2004)<br />

Finanziato con il Bando di Innovazione Cesvot con Arci Nuova Associazione Prato e collaborazione<br />

con CGIL. Il progetto si è posto l’intento di ridurre il disagio nelle situazioni di immigrazione, favorendo<br />

la costruzione di una rete fra i vari soggetti che singolarmente agiscono in quell’ambito.<br />

Particolare attenzione è stata data alle fasce deboli (donne e minori) dei soggetti di riferimento.<br />

E’ stato inteso di favorire percorsi di indipendenza e autonomia degli immigrati, attraverso corsi<br />

di apprendimento della lingua italiana, percorsi di educazione alla legalità, informazioni sulla<br />

legislazione del lavoro, informazione sui diritti, con attenzione particolare a quelli relativi ai minori,<br />

sostegno all’assolvimento degli obblighi di legge. Per fare ciò, sono stati costruiti rapporti diretti con gli<br />

immigrati e previste modalità diverse di informazione. Attraverso il rapporto fra i soggetti, le comunità<br />

di immigrati, i circoli ARCI e le associazioni, obiettivo è far crescere la cultura del volontariato già<br />

esistente, favorendo altresì l’attivazione, l’inserimento e la costituzione di associazionismo.<br />

LA PACE VIEN MANGIANDO (2003/ 2004)<br />

In collaborazione con le insegnanti delle scuole elementari De Andrè e Ciliani di Prato, il progetto ha<br />

previsto l’attivazione di percorsi ludico-didattici sulle migrazioni dei cibi nella storia e la valorizzazione<br />

delle culture della tavola nel mondo fi nalizzato all’accoglienza e all’inserimento di bambini stranieri<br />

nelle classi.<br />

CENTRO GIOCO EDUCATIVO “ISTINTO DI PACE” (Maggio/Settembre 2003)<br />

Progetto educativo, che prevedeva in continuità con la scuola dopo la sospensione delle attività<br />

didattiche l’organizzazione di un campo gioco per bambini e bambine dai 5 agli 11 anni. Il progetto<br />

mirava a costruire spazi a misura di bambino in un’area territoriale in cui si sono consolidati soprattutto<br />

spazi adibiti all’incontro e ad attività di adolescenti ed anziani; ha offerto ai genitori un luogo vicino<br />

alla propria casa dove poter accompagnare i propri fi gli e non solo quando ad impegnarli erano il<br />

lavoro e le faccende domestiche, ma anche quando avevano bisogno di momenti indispensabili per<br />

la cura e la serenità della propria persona.<br />

“IL VIAGGIO DEL GABBIANO” (2002-2006)<br />

Il progetto è stato presentato nell’ambito dei PISR della zona socio -sanitaria pratese ed è stato<br />

fi nanziato per 4 anni consecutivi. L’ambito di riferimento previsto nel piano di zona era nell’area<br />

minori e disagio, anche se il lavoro dell’associazione e il suo contributo progettuale si sono sempre<br />

concentrate sulla prevenzione e la promozione delle potenzialità uniche e originali dell’adolescenza.<br />

Infatti da sempre il Laboratorio di studio e condivisione “Gabbiano Jonathan” opera dal 1991 nei<br />

settori:<br />

• Prevenzione e recupero del drop out rivolto ad adolescenti nel periodo scolastico obbligatorio (12-<br />

16) mediante lo sviluppo e il potenziamento delle iniziative educative e culturali;<br />

• Orientamento nel riconoscimento di sé e delle proprie capacità e competenze personali.<br />

• Sostegno al ruolo genitoriale e conquista del benessere della famiglia.<br />

• Formazione culturale e civile dei giovani universitari volontari e tirocinanti<br />

In particolare in questo progetto l’associazione riesce a portare fuori e mettere in atto i suoi valori e<br />

l’innovatività con la quale si può entrare nel mondo degli adolescenti con e attraverso loro.<br />

DIRE, FARE,...COMUNICARE (Novembre2002/Ottobre2003)<br />

Progetto FSE misura c2 che prevedeva come destinatari diretti degli interventi gli studenti<br />

del penultimo anno dell’obbligo scolastico (8 classi di 2 scuole Medie inferiori), i genitori e<br />

i docenti; tale progetto si è proposto di sviluppare capacità relazionali e di incentivare al<br />

confronto e alla collaborazione gli attori coinvolti e di stimolare all’aggiornamento continuo<br />

per favorire la stima di sé e relazioni interpersonali più felici.<br />

IO NUOVO CITTADINO DEL MONDO (Novembre 2002/Maggio 2003)<br />

Progetto, in collaborazione con l’Assessorato alla Città Multietnica del Comune di Prato, che<br />

prevedeva un percorso di alfabetizzazione di secondo livello ed educazione alla cittadinanza<br />

attiva per cittadini stranieri fi nalizzato a creare soggetti di riferimento capaci di essere<br />

mediatori interculturali e coordinatori fra la comunità di origine e quella di accoglienza.<br />

CORSO CESVOT “LO SCRIGNO” (Marzo/Maggio 2002)<br />

Percorso formativo con l’intento di consolidare le competenze dei volontari per lo sviluppo<br />

di rapporti positivi, multiformi e plurali all’interno delle organizzazioni di appartenenza e di<br />

queste con una pluralità di soggetti esterni.<br />

Il corso ha previsto lezioni in aula, seminari semi-residenziali, un incontro fi nale di verifi ca<br />

in cerchio, intorno ad un tavolo in un momento conviviale.<br />

PROGETTO “LA MAISON” (2000/2001)<br />

Progetto didattico, culturale ed educativo che si rivolge ai bambini nell’età della preadolescenza<br />

(10-11 anni) quinta elementare e prima media, il tempo del passaggio dalla<br />

scuola elementare alla scuola media. Questo progetto si propone un ascolto attento, dolce<br />

36 37


BILANCIO SOCIALE<br />

e critico dell’esperienza delle scuole elementari, per aiutare il bambino ad affrontare con<br />

nuove motivazioni e più sicurezza la scuola media. Il nome del progetto mette in risalto la<br />

scelta di svolgere le attività in forma itinerante nelle case dei bambini con tutto il gruppo (a<br />

differenza del Laboratorio che invece è il luogo altro dalle mura domestiche come conquista<br />

dell’adolescenza) cercando di valorizzare il luogo casa e l’incontro fra i compagni in un<br />

luogo “amico” creando quelle sicurezze che li aiuteranno ad uscire da casa in cerca di<br />

autonomia da adolescenti non come protesta ma come naturale crescita, come una scelta<br />

consapevole. Il progetto si propone di:<br />

• Offrire ad un gruppo di preadolescenti un’occasione per scoprire il diritto e il piacere di<br />

imparare, sapere, comunicare.<br />

• Curiosare e sperimentare, in cerchio con i ragazzi, nuove metodologie nella “conquista<br />

del sapere”.<br />

• Valorizzare o recuperare la casa come luogo di ricerca didattico-culturale e di scambio fra<br />

ragazzi e con i genitori e gli altri familiari<br />

LA BUSSOLA (1995-1998)<br />

Laboratorio di orientamento e scoperta del territorio destinato ai giovani di età compresa tra i 14 e i<br />

17 anni che hanno interrotto gli studi e che ancora non lavorano. L’attività si articolava in te mattinate<br />

di lezioni interdisciplinari: cittadinanza attiva e diritti civili (con visite a uffi ci di collocamento, sindacati,<br />

virgola, luoghi di lavoro e luoghi di interesse per gli utenti), linguaggio, espressività, comunicazione<br />

con incontri sull’importanza e i modi del comunicare, lingua inglese con lezioni e dialoghi, “far di<br />

conto” con annessi rudimenti di ragioneria. Obiettivo del progetto era fornire informazioni e strumenti<br />

concreti per accrescere l’autonomia dei ragazzi e renderli capaci di fronteggiare positivamente un<br />

eventuale inserimento lavorativo attraverso un uso appropriato delle risorse culturali, sociali e civiche<br />

del territorio.<br />

PROGETTO “L’AQUILONE” (1994-1999)<br />

Progetto didattico, educativo e di orientamento che si rivolge ai ragazzi delle seconde e terze medie<br />

nel momento in cui il Laboratorio di studio e condivisione era frequentato prevalentemente da ragazzi<br />

dalla prima alla terza della scuola media superiore. L’aquilone era anche fi sicamente, poiché si<br />

svolgeva in uno spazio altro, un luogo dedicato ai più “piccoli” con un rapporto educatore/ragazzo<br />

più stretto. Rimane comunque invariata la metodologia Gabbiano, con un’attenzione all’inizio<br />

del percorso che porterà i ragazzi alla scelta della scuola superiore. A fi anco della didattica e del<br />

recupero scolastico si porrà particolare attenzione all’orientamento ed accompagnamento alla scelta<br />

consapevole della propria “carriera” scolastica ed al raggiungimento del successo formativo. Con la<br />

costituzione della Cooperativa Pane & Rose il progetto passerà di titolarità alla cooperativa stessa.<br />

L’Associazione accoglierà nel laboratorio dal 2000 in poi ragazzi della terza media.<br />

PROGETTO PICCOLO AQUILONE (1994-1999)<br />

Progetto didattico ed educativo che si rivolge ai ragazzi della prima media nel momento in cui il<br />

Laboratorio di studio e condivisione era frequentato prevalentemente da ragazzi dalla prima alla terza<br />

della scuola media superiore. L’aquilotto è anche fi sicamente, poiché si svolgeva in uno spazio altro,<br />

un luogo dedicato ai più “piccoli” con un rapporto educatore/ragazzo più stretto. Rimane comunque<br />

invariata la metodologia Gabbiano, con particolare cura e attenzione agli effetti del passaggio dalla<br />

scuola elementare alla scuola media. Questo progetto si propone un ascolto attento, dolce e critico<br />

dell’esperienza delle scuole elementari, per aiutare il bambino ad affrontare con nuove motivazioni<br />

e più sicurezza la scuola media. Con la costituzione della Cooperativa Pane & Rose il progetto<br />

passerà di titolarità alla cooperativa stessa. L’Associazione nel 2000arà un nuovo progetto chiamato<br />

“La Maison” che si allargherà anche i bambini della quinta elementare.<br />

SALOTTO CULTURALE DEL MARTEDI’ (1993 -1996)<br />

Il salotto culturale del martedì prevedeva incontri ogni 15 giorni organizzati da associazioni di<br />

insegnanti, genitori e l’associazione Gabbiano Jonathan. Gli incontri, aperti a tutti i cittadini,<br />

affrontavano temi relativi alla scuola, alla società e in particolare all’adolescenza con il supporto di<br />

psicologi e specialisti.<br />

Ricordo tutto il tempo trascorso a scrivere i progetti da presentare alle istituzioni. Quei giorni fumosi<br />

passati insieme a Meri e Michela davanti ad un computer a defi nire CONTESTO, PROBLEMI,<br />

OBIETTIVI all’interno di uno strano formulario che doveva raccontare di noi (l’associazione), del<br />

nostro lavoro, del nostro futuro. Credo che quei giorni siano stati la base su cui si è poi costruita la<br />

mia professionalità e non è stata l’unica. Il Gabbiano Jonathan ha fatto volare grandi educatori, bravi<br />

progettisti, bravi insegnanti. Ed è per tutta questa serie di ricordi che dopo anni di lavoro, da moglie<br />

e madre, ho sentito il bisogno, di tornare a sedermi intorno a quel tavolo tondo e rimettere in moto<br />

nuovi pensieri, nuove idee e nuovi progetti. Perché la storia del Gabbiano Jonathan, dei suoi ragazzi,<br />

dei suoi operatori, è parte della mia vita e della mia identità.<br />

Sara Tempestini<br />

volontaria<br />

38 39


BILANCIO SOCIALE<br />

DUE PROGETTI STORICI: “IL VIAGGIO DEL GABBIANO”<br />

E LABORATORIO DI STUDIO E CONDIVISIONE<br />

Da sempre il Laboratorio di studio e condivisione “Gabbiano Jonathan” opera e ha operato dal 1991<br />

nei settori:<br />

• Prevenzione e recupero del drop out rivolto ad adolescenti nel periodo scolastico obbligatorio (12-<br />

16) mediante lo sviluppo e il potenziamento delle iniziative educative e culturali;<br />

• Orientamento nel riconoscimento di sé e delle proprie capacità e competenze personali.<br />

• Sostegno al ruolo genitoriale e conquista del benessere della famiglia.<br />

• Formazione culturale e civile dei giovani universitari volontari e tirocinanti<br />

Ne “Il Viaggio del Gabbiano” in particolare l’associazione riesce a portare fuori e mettere in<br />

atto i suoi valori e l’innovatività con la quale si può entrare nel mondo degli adolescenti con<br />

e attraverso loro. L’Associazione, infatti, si rivolge con particolare attenzione alla crescita<br />

del ragazzo come individuo portatore di potenzialità, bisogni, diritti, valori, sensibilità uniche.<br />

L’obiettivo principale del laboratorio è di promuovere il piacere e il diritto di sapere negli<br />

adolescenti. L’ascolto, il dialogo informale ed empatico, costituiscono il metodo quotidiano<br />

della relazione di collaborazione tra operatori e i ragazzi stessi. Gli operatori e operatrici<br />

sono giovani, studenti universitari e tirocinanti che accompagnano nelle attività pomeridiane i<br />

ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori e svolgono anche il ruolo di mediatori culturali<br />

ed educativi fra le varie e complesse realtà che circondano il ragazzo; per questo hanno<br />

contatti e collaborano con gli insegnanti, i genitori e gli operatori sociali del territorio. Si adotta<br />

il colloquio iniziale con i genitori e la famiglia come momento di conoscenza ed incontro, ma<br />

anche come primo passo di consapevolezza che il ragazzo fa nei confronti dell’associazione<br />

e del suo “futuro” al suo interno. E’ in quel momento infatti che il ragazzo sceglie di essere<br />

protagonista del suo bisogno educativo , tra essere Gabbiano o pollo d’allevamento. Il<br />

laboratorio di studio e condivisione del Gabbiano Jonathan è soprattutto un luogo di incontro,<br />

che magari all’inizio spaventa un po’ i ragazzi timorosi di uscire dalle mura scolastiche per<br />

rientrare in altre altrettanto poco amiche ma poi quasi tutti riescono a sentirsi a proprio agio e<br />

a percepire questo luogo con familiarità, un po’ come una seconda casa, uscendo dal proprio<br />

guscio e risolvendo parte delle diffi coltà scolastiche -la ragione principale per cui arrivano-<br />

attraverso il dialogo con i coetanei e gli operatori, la partecipazione attiva e spontanea, il<br />

silenzio e il chiasso insieme. I ragazzi imparano a gestire il proprio tempo fra momenti per lo<br />

studio individuale, di gruppo o a stretto contatto dell’operatore/operatrice e momenti ricreativi<br />

e di dialogo.<br />

L’obiettivo principale del laboratorio è di promuovere il piacere e il diritto di sapere negli adolescenti<br />

attraverso:<br />

• Tecniche di apprendimento attivo, ascolto di se stessi e degli altri<br />

• Utilizzo degli spazi in maniera differenziata: dalla zona per lo studio silenzioso alla “stanza delle<br />

prove”, dove il ragazzo è il protagonista nell’esposizione della materia<br />

• Attività laboratoriali fi nalizzate al riconoscimento delle potenzialità dell’adolescente<br />

• Accompagnamento individualizzato alla scoperta delle risorse del territorio<br />

40 41


BILANCIO SOCIALE<br />

3. IL BILANCIO: LE RISORSE DEL GABBIANO JONATHAN<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

PREMESSA<br />

“Una organizzazione di volontariato non può prescindere, nell’ambito del proprio bilancio sociale, dalla<br />

rendicontazione degli aspetti economico-fi nanziari. Si tratta di aspetti che, seppur non rappresentativi<br />

delle fi nalità perseguite e di quelle raggiunte, assumono una forte valenza gestionale. Da una parte,<br />

si tratta di rendere conto all’insieme di soggetti interessati delle modalità di acquisizione e di impiego<br />

delle risorse che permettono la realizzazione delle attività. Dall’altra, il mantenimento dell’equilibrio<br />

sia economico che fi nanziario costituisce una condizione necessaria per garantire la sopravvivenza<br />

e l’autonomia dell’organizzazione. Dunque, si ritiene opportuno chiarire il rapporto tra il bilancio<br />

sociale ed il tradizionale bilancio d’esercizio, contenente le informazioni di tipo economico, fi nanziario<br />

e patrimoniale, in modo da decidere l’effettiva portata della presente sezione. L’esistenza dei dati<br />

economico-fi nanziari all’interno di un bilancio sociale può rispondere a tre fi nalità:<br />

• esigenza di “semplifi care” la lettura del tradizionale bilancio d’esercizio;<br />

• opportunità di approfondire l’illustrazione delle dinamiche quantitativo-monetarie oltre quanto<br />

presentato nel bilancio d’esercizio<br />

• trasformare il bilancio sociale nel bilancio “complessivo” dell’OdV, integrando la parte economicofi<br />

nanziaria.<br />

IL PATRIMONIO<br />

In un’associazione di volontariato piccola come il Gabbiano Jonathan, parlare di patrimonio inteso in<br />

termini economici assume certamente una importanza marginale. Il vero patrimonio, come dimostrato<br />

nelle pagine precedenti, è composto dalla storia, i valori, le esperienze e soprattutto le persone che<br />

hanno “volato” con l’associazione per periodi più o meno lunghi. D’altra parte, come indicato in<br />

premessa, non si può prescindere da offrire un quadro trasparente e aggiornato della situazione<br />

economica e patrimoniale dell’associazione, completando il quadro offerto dalle informazioni dei<br />

primi due capitoli. Di seguito viene presentato lo Stato Patrimoniale con spiegazione di alcune voci.<br />

Tutti gli importi si intendono espressi in euro (€).<br />

BILANCIO ECONOMICO <strong>2007</strong> <strong>2008</strong><br />

A) CREDITI VERSO ASSOCIATI PER VERSAMENTO QUOTE 0 0<br />

Totale A) 0 0<br />

B) IMMOBILIZZAZIONI<br />

I - Immobilizzazioni immateriali 347,19 0<br />

II - Immobilizzazioni materiali 590,40 0<br />

III - Immobilizzazioni fi nanziarie 0 0<br />

Totale B) 937,59 0<br />

C) ATTIVO CIRCOLANTE<br />

I-Rimanenze 0<br />

II- Crediti 1.915,41 3.435,26<br />

III- Attività fi nanziarie che non costituiscono immob.:<br />

IV- Disponibilità liquide 7.382,78* 7.570,02<br />

Totale C) 9.298,19 11.005,28<br />

D) RATEI E RISCONTI 4,11 4.10<br />

Totale C) 9.298,19 11.005,28<br />

Totale A pareggio (somma di A+B+C+D) 10.239,89 11.009,38<br />

Dal Quaderno CESVOT n. 34 “ Il bilancio sociale delle organizzazioni di volontariato. Guida Pratica” pubblicato nel <strong>2007</strong> e curato<br />

dal prof. Luca Bagnoli del Dipartimento di Scienze Aziendali di Firenze.<br />

* Le disponibilità liquide si riferiscono a depositi bancari per 6.696,24 e alla cassa per € 686,54.<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

BILANCIO ECONOMICO <strong>2007</strong> <strong>2008</strong><br />

PASSIVO<br />

A) PATRIMONIO NETTO:<br />

* I - Patrimonio libero<br />

1) Risultato gestionale esercizio in corso (positivo o negativo) - 1.547,08 + 1.065,65<br />

2) Risultato gestionale da esercizi precedenti - 7.430,46 - 8.977,54<br />

3) Riserve statutarie 0 0<br />

4) Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili 0 0<br />

Totale Patrimonio libero - € 8.977,54 € 7.911,89<br />

II – Fondo di dotazione dell’associazione 13.807,00 13.807,00<br />

III – Patrimonio vincolato 0 0<br />

Totale A) € 4.829,46 € 5.895,11<br />

B) FONDI PER RISCHI E ONERI 0 0<br />

Totale B) 0 0<br />

C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUB. 0 0<br />

Totale C) 0 0<br />

* D) DEBITI<br />

Totale D) € 5.394,84 € 5.114,27<br />

E) RATEI E RISCONTI € 15,59 0<br />

Totale E) € 15,59 0<br />

Totale Passivo € 5.410,43 € 5.114,27<br />

Totale a pareggio € 10.239,89 € 11.009,38<br />

* Come è possibile vedere il patrimonio a disposizione dell’associazione si è ridotto per fare fronte alle perdite sostenute nel<br />

<strong>2007</strong> e per quelle maturate negli anni precedenti.<br />

* I debiti in essere riguardano debiti verso fornitori per € 984,35 e la restante parte di € 4.410,49 per (indicare!)<br />

ENTRATE E USCITE<br />

Il conto economico rappresenta le entrate per provenienza e le uscita per natura, ovvero per tipologia<br />

di costo. Come è facile vedere dal prospetto sottostante le entrate prevalenti provengono da contratti<br />

con Enti Pubblici, in particolare ci si riferisce ai progetti “Il viaggio del gabbiano” , il “Laboratorio di<br />

studio e condivisione” e il ”Progetto mattina”. Altra entrata rilevante – nella voce altri proventi – è il<br />

contributo erogato dal CESVOT a fronte del progetto speciale “Libero dai conti” che rimborsa l’80%<br />

dei costi amministrativi fi no ad un massimo di 1.000 euro. Tra le uscite, oltre alle voci dettagliate dopo<br />

il rendiconto gestionale, si evidenziano 70,65 euro di interessi passivi maturati su prestiti bancari e<br />

500 euro per la locazione della sede associativa.<br />

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BILANCIO SOCIALE<br />

ENTRATE - da dove arrivano le risorse <strong>2007</strong> <strong>2008</strong><br />

1) PROVENTI DA ATTIVITÀ TIPICHE<br />

1.1) DA CONTRIBUTI SU<br />

PROGETTI<br />

1.2) DA CONTRATTI CON ENTI<br />

PUBBLICI E PRIVATI<br />

0 3.600<br />

5.911,36 1.300,45<br />

1.3) DA SOCI ED ASSOCIATI 0 0<br />

1.4) DA NON SOCI 0 0<br />

1.5) ALTRI PROVENTI 1.000 600<br />

TOTALE € 6.911,36 € 5.500,45<br />

2) PROVENTI DA RACCOLTA<br />

FONDI<br />

0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

3) PROVENTI DA ATTIVITÀ<br />

ACCESSORIE<br />

0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

4 ) PROVENTI FINANZIARI<br />

E PATRIMONIALI (SU C/C)<br />

1,58 73,54<br />

TOTALE € 1,58 € 73,54<br />

5) PROVENTI STRAORDINARI 0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

TOTALE € 6.912,94 € 5.573,99<br />

DISAVANZO DI GESTIONE - € 1.547,08 0<br />

TOTALE A PAREGGIO € 6.912,94 € 5.573,99<br />

COSTI - COME VENGONO SPESE LE RISORSE <strong>2007</strong> <strong>2008</strong><br />

1) ONERI DA ATTIVITÀ TIPICHE<br />

1.1) MATERIE PRIME 0 0<br />

1.2) SERVIZI (*) 5.887,44 2.607,28<br />

1.3) GODIMENTO BENI DI TERZI 0 0<br />

LOCAZIONE BENI DI TERZI 500,00 0<br />

1.4) PERSONALE 0 0<br />

1.5) AMMORTAMENTI 0 0<br />

1.6) ONERI DIVERSI DI GESTIONE (**) 1.886,20 963,47<br />

TOTALE € 8.273,64 € 3.570,75<br />

2) ONERI PROMOZIONALI<br />

E DI RACCOLTA FONDI<br />

0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

3) ONERI DA ATTIVITÀ<br />

ACCESSORIE<br />

0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

4) ONERI FINANZIARI<br />

E PATRIMONIALI<br />

70,65 0<br />

TOTALE € 70,65 0<br />

5) ONERI STRAORDINARI 0 0<br />

6) ONERI DI SUPPORTO GENERALE 115,73 937,59<br />

TOTALE € 115,73 € 937,59<br />

7) ALTRI ONERI 0 0<br />

TOTALE 0 0<br />

TOTALE € 8.460,02 € 4.508,34<br />

AVANZO DI GESTIONE 0 1.065,65<br />

TOTALE A PAREGGIO € 1.547,08 € 5.573,99<br />

ALCUNE VOCI IN DETTAGLIO<br />

BILANCIO ECONOMICO <strong>2007</strong> <strong>2008</strong><br />

ENERGIA ELETTRICA 0 0<br />

SERVIZI AMMINISTRATIVI € 1.116,90 € 628,99<br />

ACQUISTI MATERIALE EDUCATIVO € 179,26 € 54,01<br />

ALTRE UTENZE € 600,00 € 600,00<br />

CONSULENZE / DOCENZE € 2.355,86 0<br />

ALTRI SERVIZI € 675,60 € 615,48<br />

SPESE TELEFONICHE € 959,82 € 573,90<br />

SPESE DI CANCELLERIA 0 € 27,81<br />

SPESE VARIE € 584,88 € 550,22<br />

ASSICURAZIONI € 148,69 € 150,38<br />

SPESE BANCARIE € 228,63 € 126,96<br />

RISTORANTI ED ALBERGHI € 924,00 € 243,00<br />

(*) - 1.2) Servizi (€ 5.887,44)<br />

(**) - 1.6) Oneri diversi di gestione (€ 1.886,20)<br />

48 49


BILANCIO SOCIALE<br />

UN PO’ DI ECONOMIA...<br />

Un altro dato interessante può derivare dalla valorizzazione del lavoro volontario. Un volontario fa<br />

circa 100-140 ore di volontariato all’anno suddivise tra l’operatività dell’attività con i ragazzi e/o la<br />

gestione dell’associazione stessa e le riunioni settimanali. Inoltre i soci che si occupano solamente<br />

dei ruoli associativi fanno circa 25-30 ore l’anno. Ipotizzando quindi circa 100 ore per ciascuno dei<br />

10 volontari impegnati in attività di sostegno scolastico e applicando una tariffa oraria “di mercato”<br />

pari a 15 euro si può ipotizzare complessivamente un importo di euro 15.000. Tale somma, più<br />

che doppia rispetto alle entrate reali del bilancio, esprime da un lato la quantifi cazione della<br />

capacità dell’associazione di raccogliere dalla comunità risorse (il tempo) a titolo gratuito, facendo<br />

così aumentare - idealmente - i proventi a disposizione dell’associazione. Tale somma può altresì<br />

rappresentare il risparmio per le circa 15 famiglie dei ragazzi che hanno fruito delle attività del <strong>GJ</strong> dal<br />

momento che possono evitare di mandare a ripetizione privata il proprio fi glio.<br />

LE RETI DI KILIM<br />

è una cooperativa di servizi che mira a diffondere una cultura imprenditoriale e manageriale<br />

orientata ai principi della sostenibilità e dell’economia solidale. Vuole favorire, come agorà<br />

dell’impresa socialmente responsabile ed eco-sostenibile, l’interazione tra l’economia solidale<br />

e quella di mercato, sviluppando una rete di relazioni e di scambi signifi cativi tra soggetti<br />

profi t, non profi t e Pubblici; sperimentando modelli e strumenti innovativi e “alter(n)ativi” di<br />

gestione; costruendo sinergie e progettualità comuni. Si rivolge, in particolare, al mondo<br />

dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione per stimolarne la crescita, l’autonomia<br />

e la propositività. Le Reti di Kilim, composta da professionisti provenienti da esperienze individuali<br />

di associazionismo e volontariato, offre servizi nel campo della consulenza amministrativa,<br />

fi scale e contabile; della qualità sociale; dell’accompagnamento progettuale; dello sviluppo<br />

organizzativo; della comunicazione; dell’ambiente e del turismo responsabile www.retidikilim.it<br />

IN COLLABORAZIONE CON CON IL CONTRIBUTO DI<br />

Michela Buongiovanni<br />

Valentina Grazzini<br />

Stefania Ermanno<br />

Katiuscia Katiuscia Vaiani Vaiani<br />

Il nostro simbolo...<br />

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Associazione Onlus<br />

Associazione Gabbino Jonathan onlus<br />

Via del Cittadino, n°39 - 59100 Prato - ph. +39 335 1237521<br />

www.gabbianojonathan.it - info@gabbianojonathan.it<br />

progetto grafi co Giulia Melis

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