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intitolata Pensieri sull’arte poetica. Si trattava in<br />
realtà del primo nucleo di una più lunga riflessione<br />
che sarebbe uscita nel 1903 in Miei pensieri di varia<br />
umanità, con il titolo definitivo Il fanciullino.<br />
Egli prende spunto da un passo del Fedone<br />
di Platone dove a Socrate, che ha parlato<br />
dell’immortalità dell’anima, Cebéte e Simmia<br />
replicano che essi, pur convinti delle parole del<br />
maestro sull’immortalità dell’anima, hanno però<br />
paura della morte, come se in essi ci fosse “un<br />
fanciullino, che ha di questi sgomenti”.<br />
Il Pascoli si impadronisce di questa immagine,<br />
ma fa del fanciullino il simbolo dell’irrazionale, del<br />
modo cioè tutto particolare, ingenuo e incantato, di<br />
vedere e di sentire che ha il poeta.<br />
Questo fanciullino, egli dice, è in tutti gli uomini,<br />
ma nella maggior parte di essi, distratti e presi dalle<br />
loro attività pratiche, il fanciullino tace. In altri,<br />
invece, più sensibili e sognanti, cioè nei poeti veri<br />
e propri, il fanciullino fa sentire continuamente la<br />
sua voce di stupore davanti alla bellezza della natura<br />
e al fascino del mistero. Questo “bimbo interiore”,<br />
volta per volta descritto o invocato o introdotto<br />
in prima persona, rappresenta il nucleo di istinto,<br />
irrazionalità, ingenuità infantile alla cui permanenza<br />
nell’adulto si lega la sua creatività. La coscienza del<br />
“fanciullino”, puramente intuitiva, va al di là delle<br />
apparenze, cogliendo “nelle cose somiglianze e<br />
relazioni più ingegnose”. Cogliere “somiglianze” e<br />
“relazioni” significa individuare le vie misteriose per<br />
cui le cose entrano in contatto tra di loro. È in questo<br />
scritto tutta la grandezza simbolista di Pascoli: essa<br />
sta nell’individuare quelle misteriose relazioni tra le<br />
cose che “il fanciullino” del poeta sa evocare con la<br />
forza musicale delle parole.<br />
Il pensiero<br />
Sulla concezione dolorosa della vita di Giovanni<br />
Pascoli influirono non solo le tragedie personali,<br />
che gli ispirarono il mito del “nido” familiare da<br />
ricostruire, del quale fanno parte i vivi e idealmente<br />
i morti, legati ai vivi dai fili di una misteriosa<br />
presenza, ma anche la crisi di fine Ottocento che<br />
travolse i suoi miti più celebrati, a cominciare<br />
dalla scienza liberatrice e dal mito del progresso.<br />
Pascoli, nonostante fosse un seguace delle dottrine<br />
positivistiche, non solo riconobbe l’impotenza<br />
della scienza nella risoluzione dei problemi umani<br />
e sociali, ma l’accusò anche di aver reso più<br />
infelice l’uomo, distruggendogli la fede in Dio e<br />
nell’immortalità dell’anima, che erano stati per<br />
secoli il suo conforto:<br />
...tu sei fallita, o scienza: ed è bene: ma sii<br />
maledetta che hai rischiato di far fallire l’altra.<br />
La felicità tu non l’hai data e non la potevi dare:<br />
ebbene, se non hai distrutta, hai attenuata oscurata<br />
amareggiata quella che ci dava la fede...<br />
Perduta la fede nella forza liberatrice della<br />
scienza, Pascoli fa oggetto della sua mediazione<br />
proprio ciò che il positivismo aveva rifiutato di<br />
indagare, il mondo che sta al di là della realtà<br />
fenomenica, il mondo dell’ignoto e dell’infinito, il<br />
problema dell’angoscia dell’uomo, del significato<br />
e del fine della vita. Egli però conclude che tutto il<br />
mistero nell’universo è che gli uomini sono creature<br />
fragili ed effimere, soggette al dolore e alla morte,<br />
vittime di un destino oscuro ed imperscrutabile.<br />
Pertanto esorta gli uomini a bandire, nei loro<br />
rapporti, l’egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi<br />
e ad amarsi come fratelli nell’ambito della famiglia,<br />
della nazione e dell’umanità. Soltanto con la<br />
solidarietà e la comprensione reciproca gli uomini<br />
possono vincere il male e il destino di dolore che<br />
incombe su di essi.<br />
L a c o n d i z i o n e u m a n a è r a p p r e s e n t a t a<br />
simbolicamente dal Pascoli nella poesia I due<br />
fanciulli, in cui si parla di due fratellini, che, dopo<br />
essersi picchiati, messi a letto dalla madre, nel buio<br />
che li avvolge, simbolo del mistero, dimenticano<br />
l’odio che li aveva divisi e aizzati l’uno contro l’altro,<br />
e si abbracciano trovando l’uno nell’altro un senso<br />
di conforto e di protezione, sicché la madre, quando<br />
torna nella stanza, li vede dormire l’uno accanto<br />
all’altro e rincalza il letto con un sorriso.<br />
IL COMPLOTTO<br />
Il delitto di Ruggero Pascoli,<br />
un mistero da svelare<br />
Mostra documentaria<br />
Museo Casa Pascoli<br />
Inaugurazione SABATO 24 MARZO <strong>2012</strong><br />
Nel Centenario della morte del Poeta, il Museo<br />
Casa Pascoli promuoverà una mostra su quello<br />
che ancora oggi è uno dei più celebri delitti<br />
perché ancora avvolto nel mistero: l’omicidio di<br />
Ruggero Pascoli, padre del poeta, ritornando a<br />
casa da Cesena sul calesse trainato dalla cavalla<br />
storna.<br />
I risultati delle ricerche di archivio e il tentativo<br />
di ricostruire il periodo storico in cui visse<br />
Ruggero Pascoli apriranno qualche spiraglio di<br />
luce sulle possibili dinamiche di questo tragico<br />
evento che ha profondamente segnato la vita<br />
della famiglia Pascoli.<br />
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