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Marzo 2012 Anno 3 No.03 2012年三月

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intitolata Pensieri sull’arte poetica. Si trattava in<br />

realtà del primo nucleo di una più lunga riflessione<br />

che sarebbe uscita nel 1903 in Miei pensieri di varia<br />

umanità, con il titolo definitivo Il fanciullino.<br />

Egli prende spunto da un passo del Fedone<br />

di Platone dove a Socrate, che ha parlato<br />

dell’immortalità dell’anima, Cebéte e Simmia<br />

replicano che essi, pur convinti delle parole del<br />

maestro sull’immortalità dell’anima, hanno però<br />

paura della morte, come se in essi ci fosse “un<br />

fanciullino, che ha di questi sgomenti”.<br />

Il Pascoli si impadronisce di questa immagine,<br />

ma fa del fanciullino il simbolo dell’irrazionale, del<br />

modo cioè tutto particolare, ingenuo e incantato, di<br />

vedere e di sentire che ha il poeta.<br />

Questo fanciullino, egli dice, è in tutti gli uomini,<br />

ma nella maggior parte di essi, distratti e presi dalle<br />

loro attività pratiche, il fanciullino tace. In altri,<br />

invece, più sensibili e sognanti, cioè nei poeti veri<br />

e propri, il fanciullino fa sentire continuamente la<br />

sua voce di stupore davanti alla bellezza della natura<br />

e al fascino del mistero. Questo “bimbo interiore”,<br />

volta per volta descritto o invocato o introdotto<br />

in prima persona, rappresenta il nucleo di istinto,<br />

irrazionalità, ingenuità infantile alla cui permanenza<br />

nell’adulto si lega la sua creatività. La coscienza del<br />

“fanciullino”, puramente intuitiva, va al di là delle<br />

apparenze, cogliendo “nelle cose somiglianze e<br />

relazioni più ingegnose”. Cogliere “somiglianze” e<br />

“relazioni” significa individuare le vie misteriose per<br />

cui le cose entrano in contatto tra di loro. È in questo<br />

scritto tutta la grandezza simbolista di Pascoli: essa<br />

sta nell’individuare quelle misteriose relazioni tra le<br />

cose che “il fanciullino” del poeta sa evocare con la<br />

forza musicale delle parole.<br />

Il pensiero<br />

Sulla concezione dolorosa della vita di Giovanni<br />

Pascoli influirono non solo le tragedie personali,<br />

che gli ispirarono il mito del “nido” familiare da<br />

ricostruire, del quale fanno parte i vivi e idealmente<br />

i morti, legati ai vivi dai fili di una misteriosa<br />

presenza, ma anche la crisi di fine Ottocento che<br />

travolse i suoi miti più celebrati, a cominciare<br />

dalla scienza liberatrice e dal mito del progresso.<br />

Pascoli, nonostante fosse un seguace delle dottrine<br />

positivistiche, non solo riconobbe l’impotenza<br />

della scienza nella risoluzione dei problemi umani<br />

e sociali, ma l’accusò anche di aver reso più<br />

infelice l’uomo, distruggendogli la fede in Dio e<br />

nell’immortalità dell’anima, che erano stati per<br />

secoli il suo conforto:<br />

...tu sei fallita, o scienza: ed è bene: ma sii<br />

maledetta che hai rischiato di far fallire l’altra.<br />

La felicità tu non l’hai data e non la potevi dare:<br />

ebbene, se non hai distrutta, hai attenuata oscurata<br />

amareggiata quella che ci dava la fede...<br />

Perduta la fede nella forza liberatrice della<br />

scienza, Pascoli fa oggetto della sua mediazione<br />

proprio ciò che il positivismo aveva rifiutato di<br />

indagare, il mondo che sta al di là della realtà<br />

fenomenica, il mondo dell’ignoto e dell’infinito, il<br />

problema dell’angoscia dell’uomo, del significato<br />

e del fine della vita. Egli però conclude che tutto il<br />

mistero nell’universo è che gli uomini sono creature<br />

fragili ed effimere, soggette al dolore e alla morte,<br />

vittime di un destino oscuro ed imperscrutabile.<br />

Pertanto esorta gli uomini a bandire, nei loro<br />

rapporti, l’egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi<br />

e ad amarsi come fratelli nell’ambito della famiglia,<br />

della nazione e dell’umanità. Soltanto con la<br />

solidarietà e la comprensione reciproca gli uomini<br />

possono vincere il male e il destino di dolore che<br />

incombe su di essi.<br />

L a c o n d i z i o n e u m a n a è r a p p r e s e n t a t a<br />

simbolicamente dal Pascoli nella poesia I due<br />

fanciulli, in cui si parla di due fratellini, che, dopo<br />

essersi picchiati, messi a letto dalla madre, nel buio<br />

che li avvolge, simbolo del mistero, dimenticano<br />

l’odio che li aveva divisi e aizzati l’uno contro l’altro,<br />

e si abbracciano trovando l’uno nell’altro un senso<br />

di conforto e di protezione, sicché la madre, quando<br />

torna nella stanza, li vede dormire l’uno accanto<br />

all’altro e rincalza il letto con un sorriso.<br />

IL COMPLOTTO<br />

Il delitto di Ruggero Pascoli,<br />

un mistero da svelare<br />

Mostra documentaria<br />

Museo Casa Pascoli<br />

Inaugurazione SABATO 24 MARZO <strong>2012</strong><br />

Nel Centenario della morte del Poeta, il Museo<br />

Casa Pascoli promuoverà una mostra su quello<br />

che ancora oggi è uno dei più celebri delitti<br />

perché ancora avvolto nel mistero: l’omicidio di<br />

Ruggero Pascoli, padre del poeta, ritornando a<br />

casa da Cesena sul calesse trainato dalla cavalla<br />

storna.<br />

I risultati delle ricerche di archivio e il tentativo<br />

di ricostruire il periodo storico in cui visse<br />

Ruggero Pascoli apriranno qualche spiraglio di<br />

luce sulle possibili dinamiche di questo tragico<br />

evento che ha profondamente segnato la vita<br />

della famiglia Pascoli.<br />

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