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Ambliopia e Strabismo<br />
Francesco Sala<br />
Docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini - Bologna - Optometrista S.Opt.I<br />
Introduzione<br />
Con il termine <strong>ambliopia</strong> definiamo una diminuzione<br />
dell’acuità visiva monolaterale o bilaterale, dove<br />
non è possibile riscontrare durante l’esame del<br />
fondo oculare alcuna situazione riconducibile a<br />
una patologia.<br />
Esistono differenti aspetti che causano l’<strong>ambliopia</strong>:<br />
<strong>strabismo</strong>; difetti rifrattivi non corretti, come accade<br />
ad esempio nell’anisoametropia; opacità dei<br />
mezzi diottrici e tutte quelle situazioni che implicano<br />
la deprivazione visiva.<br />
Complessivamente secondo Noorden 1 sono molti i<br />
fattori che concorrono nell’eziologia dell’<strong>ambliopia</strong>,<br />
ma è possibile riassumerli in due forme essenziali:<br />
1. lo sviluppo anomalo della visione binoculare;<br />
2. la deprivazione visiva che non permette alla<br />
fovea di sviluppare una funzione normale; questi<br />
due aspetti possono interagire tra loro, e “sommandosi”<br />
complicare maggiormente la situazione.<br />
L’età dove il sistema visivo è più sensibile alla formazione<br />
dell’<strong>ambliopia</strong> coincide con i primi 2 anni<br />
di vita, tale sensibilità è fortemente legata alla pla-
dossier<br />
sticità del sistema, progressivamente con la crescita<br />
si riduce fino alla completa maturità che si attesta<br />
attorno ai 6 o 7 anni.<br />
Dopo questo delicato periodo le vie retinocorticali<br />
e i centri visivi superiori diventano più forti e difficilmente<br />
“attaccabili” dall’<strong>ambliopia</strong>.<br />
Tuttavia alcune forme di <strong>ambliopia</strong> di minore entità<br />
possono interessare il sistema dopo il periodo di<br />
maturazione, prevalentemente nei casi di deprivazione<br />
visiva (ad esempio per opacità dei mezzi diottrici),<br />
ma rimossa la causa la condizione è reversibile<br />
velocemente mediante il trattamento dell’occlusione.<br />
Anche altri adattamenti sensoriali quali la soppressione<br />
e la corrispondenza retinica anomala (CRA)<br />
possono formarsi durante l’età plastica del sistema<br />
visivo, ricordando che sono “meccanismi” binoculari<br />
che influenzano la formazione e il grado profondità<br />
dell’<strong>ambliopia</strong>.<br />
Tra le condizioni principali che sono alla base dell’<strong>ambliopia</strong>:<br />
<strong>strabismo</strong> monolaterale; deprivazione<br />
visiva e anisoametropia, esistono differenze sostanziali<br />
quando si considerano alcuni aspetti fondamentali,<br />
quali: il trattamento riabilitativo e il grado<br />
di reversibilità della condizione.<br />
In questo articolo ci concentreremo prevalentemente<br />
sull’<strong>ambliopia</strong> monolaterale presente in caso<br />
<strong>strabismo</strong>, indicandone gli aspetti salienti e le<br />
metodiche di trattamento principali.<br />
Quando si pensa alla reversibilità dell’<strong>ambliopia</strong>, si<br />
considera la capacità del sistema visivo di recuperare<br />
inizialmente l’acuità dell’occhio interessato, e<br />
successivamente di integrare le informazioni ricevute<br />
amplificando le funzioni binoculari.<br />
Tali capacità debbono ristabilire le condizioni neurofisiologiche;<br />
anatomiche e neurochimiche della<br />
visione, compromesse da stimoli anomali o degradati<br />
ricevuti nei primi anni di vita.<br />
Noorden1 sostiene che le possibilità di recupero<br />
sono legate al grado di maturità del sistema, nel<br />
momento in cui ha inizio l’esperienza visiva anomala.<br />
Altri fattori che incidono sulla reversibilità della<br />
condizione sono: il tempo di durata della stimolazione<br />
anomala e l’età di inizio del trattamento<br />
riabilitativo.<br />
Quando la condizione visiva è interessata dall’<strong>ambliopia</strong><br />
monolaterale, spesso non vengono considerate<br />
le problematiche che possono influenzare le<br />
OFTALMOLOGIA<br />
20<br />
attività quotidiane; ma teniamo presente che nel<br />
1991 Bloch e Wick 2 sostengono che le abilità visive<br />
dell’occhio migliore non sono paragonabili, in<br />
quanto inferiori, a quelle monoculari in caso di<br />
visione binoculare normale.<br />
L’<strong>ambliopia</strong> rappresenta un rischio che non deve<br />
essere sottovalutato, perché se viene compromessa<br />
irreparabilmente la funzione dell’occhio migliore,<br />
la persona si troverebbe di fronte a una grave condizione<br />
di menomazione visiva.<br />
Secondo lo studio condotto da Vereecken e<br />
Brabant 3 , il miglioramento dell’acuità visiva in soggetti<br />
adulti nell’occhio ambliope in seguito alla<br />
perdita dell’occhio migliore ha interessato solo il<br />
28.5% dei 203 casi considerati.<br />
Diventa essenziale sottolineare che l’aumento dell’acuità<br />
ha interessato spontaneamente il 17.4%,<br />
mentre una percentuale non trascurabile pari al<br />
11.1% ha potuto migliorare la capacità risolutiva<br />
dell’occhio ambliope dopo il trattamento pleottico.<br />
Ambliopia e <strong>strabismo</strong><br />
La possibilità di manifestare l’<strong>ambliopia</strong> in caso di<br />
<strong>strabismo</strong> è maggiore quando la condizione è<br />
monolaterale; a differenza dello <strong>strabismo</strong> alternante<br />
dove lo spostamento della fissazione da un<br />
occhio all’altro permette ai due occhi di partecipare<br />
alla visione, anche se singolarmente.<br />
Possiamo definire l’<strong>ambliopia</strong> strabica come una<br />
condizione monolaterale dove l’occhio è deviato<br />
costantemente, e il risultato della privazione nelle<br />
vie retinocorticali dello stimolo visivo comporta la<br />
diminuzione della capacità visiva dell’occhio.<br />
Questa forma di <strong>ambliopia</strong> ha molti aspetti in<br />
comune con il fenomeno della soppressione, a differenza<br />
però che quest’ultima è un “meccanismo”<br />
di adattamento binoculare.<br />
Pertanto in alcune situazioni dove è presente la<br />
soppressione, per esempio nello <strong>strabismo</strong> alternante,<br />
è possibile che l’acuità visiva rilevata singolarmente<br />
rimane normale.<br />
L’<strong>ambliopia</strong> invece può verificarsi con forme<br />
monoculari e binoculari; in caso di <strong>strabismo</strong><br />
monolaterale il fenomeno della soppressione<br />
instaura nell’occhio deviato una ridotta capacità<br />
visiva, a questo punto è possibile definirla <strong>ambliopia</strong><br />
da soppressione.<br />
Un aspetto molto interessate mette a confronto<br />
l’età di insorgenza e il tempo di durata dello stra
ismo: secondo Noorden 4 e Costembader 5 l’<strong>ambliopia</strong><br />
è strettamente legata alla durata della deviazione<br />
oculare, mentre dipende in grado minore dall’età<br />
di insorgenza dello <strong>strabismo</strong>.<br />
In fatti secondo gli autori è possibile, rimossa la<br />
causa, riportare l’acuità visiva a valori superiori<br />
rispetto a quelli presenti all’origine dello <strong>strabismo</strong><br />
monolaterale e dei conseguenti fenomeni di adattamento.<br />
Al contrario di quello che si possa pensare non è<br />
stata individuata una relazione tra la profondità dell’<strong>ambliopia</strong><br />
e l’entità dell’angolo di deviazione; probabilmente<br />
il fattore tempo diventa essenziale per<br />
l’insorgenza e la profondità dell’<strong>ambliopia</strong> 6 .<br />
Altra condizione importante per definire l’<strong>ambliopia</strong><br />
strabica è la “confusione”: è il risultato dell’incompatibilità<br />
delle immagini fornite dall’area foveolare<br />
dei due occhi ai centri superiori (figura 1).<br />
La confusione deriva dalla percezione di due immagini<br />
completamente diverse e sovrapposte, questa<br />
situazione attiva i fenomeni di soppressione a livello<br />
corticale per ristabilire durante l’acquisizione<br />
dell’informazione visiva una condizione accettabile<br />
(figura 2).<br />
Caratteristiche principali<br />
L’aspetto peculiare che definisce l’<strong>ambliopia</strong> è la<br />
diminuzione della percezione foveale, quindi eventuali<br />
differenze di acuità visiva tra i due occhi definiscono<br />
ambliope quello con la capacità risolutiva<br />
minore.<br />
È altresì importante ricordare che una leggera differenza<br />
di acuità tra i due occhi è una condizione<br />
frequente da riscontrare durante la propria attività<br />
Fig. 1 - Principio della confusione e della diplopia visiva, indotta in<br />
caso di esotropia destra.<br />
OFTALMOLOGIA<br />
21<br />
clinica, senza però attribuire la definizione di<br />
occhio ambliope a quello che mostra la prestazione<br />
inferiore.<br />
Un metodo semplice per definire la presenza dell’<strong>ambliopia</strong><br />
è quando la differenza di acuità tra i<br />
due occhi supera le due linee dell’ottotipo, la valutazione<br />
richiede necessariamente di verificare<br />
prima con attenzione la rifrazione monoculare e il<br />
fondo oculare.<br />
Un dato interessante si verifica confrontando la<br />
misura dell’acuità visiva quando le mire vengono<br />
presentate contemporaneamente, con quella ottenuta<br />
proiettando una mira per volta: molte persone<br />
dimostrano con l’occhio ambliope di possedere una<br />
capacità risolutiva maggiore quando sono presentate<br />
singolarmente.<br />
Questa risposta dimostra la forte difficoltà dell’occhio<br />
in questione di discriminare lettere o simboli<br />
quando sono molto vicini tra loro; come accade in<br />
una normale sequenza di una tavola dell’ottotipo.<br />
Il diverso comportamento a seconda di come vengono<br />
presentate le mire è definito dal “fenomeno<br />
di affollamento” 7 .<br />
L’effetto dell’affollamento è riscontrabile anche in<br />
occhi con acuità normale quindi non ambliopi8, se<br />
per esempio vengono presentati in fila simboli<br />
compresi tra 11/10 e 15/10 la possibilità d’errore<br />
può raggiungere il 30%; mentre con gli stessi presentati<br />
singolarmente la percentuale d’errore<br />
diventa del 20%.<br />
L’occhio ambliope presenta una maggiore sensibilità<br />
verso il fenomeno dell’affollamento 9 , a conferma<br />
della ridotta funzionalità visiva, mentre per occhi<br />
normali la separazione tra le mire diventa critica<br />
Fig. 2 - Percezione visiva che stimola l’adattamento sensoriale della<br />
soppressione.<br />
dossier
dossier<br />
Grafico 1. Relazione tra acuità visiva e fissazione eccentrica.<br />
tra 3.3 e 6.6mm; l’occhio ambliope è in difficoltà<br />
per distanze superiori comprese tra 14.6 e 40.5mm,<br />
quando l’ottotipo è posto a 6 m.<br />
L’accomodazione nell’<strong>ambliopia</strong> è caratterizzata da<br />
una risposta insufficiente a confronto con lo stimolo<br />
presentato, infatti Thomas e Spielmann 10 individuano<br />
la possibilità di aumentare l’acuità visiva<br />
prossimale mediante l’addizione di lenti positive.<br />
Tuttavia non è ancora chiaro quali differenze ci<br />
siano tra la visione per lontano e quella per vicino:<br />
secondo alcuni autori 11 la capacità risolutiva è<br />
migliore a distanza prossima rispetto a quella<br />
remota; mentre per altri 12 considerando un gruppo<br />
di 46 ambliopi non trovano differenze nel 43% dei<br />
casi, nel 20% risulta migliore l’acuità per lontano e<br />
solo nel 37% quella prossimale.<br />
Thomas e Spielmann al contrario hanno individuato<br />
una migliore acuità per lontano rispetto a quella<br />
prossimale.<br />
La percezione dei colori dipende sostanzialmente<br />
dal grado di profondità dell’<strong>ambliopia</strong> 13 , maggiore è<br />
la perdita della funzione foveale e più marcata<br />
diventa l’alterazione della sensibilità cromatica.<br />
Anche l’acuità visiva per tanto è strettamente correlata<br />
al grado di alterazione della percezione<br />
foveale e alla posizione della zona di fissazione<br />
eccentrica (grafico 1).<br />
Il fenomeno di adattamento sensoriale dell’amblio-<br />
OFTALMOLOGIA<br />
22<br />
pia prevede in molti casi la formazione<br />
di una fissazione<br />
eccentrica, in questo caso quando<br />
l’occhio migliore è occluso<br />
quello ambliope non assume<br />
una fissazione centrale ma spostata,<br />
rimanendo pertanto più o<br />
meno deviato rispetto all’angolo<br />
di <strong>strabismo</strong> presente quando<br />
ambo gli occhi sono scoperti 14 .<br />
L’importanza clinica della fissazione<br />
eccentrica non è solo relativa<br />
alla percentuale di incidenza<br />
(grafico 2), ma soprattutto<br />
dalle strategie di trattamento<br />
che si sono potute apprendere<br />
dalla conoscenza del fenomeno.<br />
Uno dei metodi di classificazione<br />
più conosciuti della fissazione<br />
in caso di <strong>ambliopia</strong> è definito<br />
da Bangerter: fissazione centrale;<br />
fissazione eccentrica (al di fuori della fovea)<br />
e mancanza di fissazione.<br />
La fissazione eccentrica a sua volta può essere divisa<br />
in: parafoveolare; paramaculare e periferica<br />
(figura 3).<br />
Per parafoveolare si intende quando la fissazione si<br />
trova vicino alla fovea ma non esattamente sull’area<br />
in questione; con il termine paramaculare la<br />
fissazione si sposta fuori dalla fovea ma ancora<br />
all’interno della macula, e periferica quando si<br />
localizza al di fuori della macula.<br />
Per individuare la fissazione eccentrica lo strumento<br />
più conosciuto è l’oftalmoscopio: mediante la<br />
proiezione della griglia di Linksz 15 (figura 4), l’operatore<br />
posiziona sul piano retinico una stella a<br />
quattro punte circondata da due anelli concentrici,<br />
che sottendono un angolo di 3° per quello più vicino<br />
e 5° per quello più lontano.<br />
Mentre l’occhio migliore rimane occluso, con quello<br />
ambliope la persona deve fissare la stella, in<br />
questo modo si porta sulla retina la griglia, e come<br />
una specie di mappa si osserva dove viene posizionata<br />
la stella rispetto al riflesso foveolare.<br />
Negli occhi ambliopi il riflesso di fissazione può<br />
essere spostato in una posizione eccentrica, probabilmente<br />
per la ridotta capacità risolutiva della<br />
fovea provocata dalla soppressione; tale adattamento<br />
è possibile durante il periodo di maturazio
Fig. 3. Classificazione della fissazione eccentrica secondo Bangerter.<br />
ne del sistema visivo caratterizzato dalla massima<br />
plasticità 16 .<br />
La fovea perde il suo valore di centro retinomotorio<br />
diventando una zona di fissazione eccentrica.<br />
Per stabilire l’esatta posizione della fissazione è<br />
necessario invitare il soggetto a fissare la mira,<br />
mentre l’operatore si accerta dell’eventuale decentramento<br />
della stella dalla fovea.<br />
Nel caso in cui la stella si colloca sul riflesso della<br />
Fig. 4. Griglia di Linksz.<br />
fovea la fissazione è centrale; al contrario se viene<br />
percepito lo spostamento della mira dall’area<br />
foveolare è presente una fissazione eccentrica, e<br />
OFTALMOLOGIA<br />
23<br />
mediante la griglia è possibile<br />
valutare di quanti gradi è decentrata<br />
la fissazione.<br />
L’adattamento comporta uno<br />
stretto legame tra la componente<br />
motoria del riflesso di fissazione<br />
e una zona di retina periferica<br />
che, sostituendo la fovea guida<br />
l’orientamento retinomotorio.<br />
Nelle forme più evolute questo<br />
spostamento è presente non solo<br />
in visione monoculare, ma anche<br />
in quella binoculare.<br />
Questa ulteriore fase prevede la<br />
formazione quasi certa della corrispondenza<br />
retinica anomala<br />
(CRA), e la sua coincidenza con<br />
l’angolo della fissazione eccentrica<br />
16,17,18 .<br />
Le possibilità di recupero per<br />
alcuni autori 16,17,18 sono strettamente<br />
legate alla fissazione eccentrica: tanto più è<br />
stabile lo spostamento della fissazione tanto più è<br />
difficile riportala alla fovea e raggiungere valori di<br />
acuità visiva elevati.<br />
Al contrario, a seguito di più osservazioni, l’instabilità<br />
della fissazione rende più semplice ripristinare<br />
quella foveolare, ottenendo al termine del trattamento<br />
una capacità visiva maggiore.<br />
Trattamento dell’<strong>ambliopia</strong><br />
Le motivazioni per trattare l’<strong>ambliopia</strong> ed incrementare<br />
l’acuità visiva sono legate prevalentemente<br />
al rischio di danneggiare, ad esempio per un<br />
trauma, irreparabilmente l’occhio migliore.<br />
Come detto precedentemente è possibile il recupero<br />
spontaneo della funzione visiva in età adulta dell’occhio<br />
ambliope, ma è altrettanto vero che la certezza,<br />
e soprattutto il grado con cui avvenga non è<br />
assoluta.<br />
Inoltre il recupero della visione binoculare è importante<br />
per migliorare la qualità della vita e dell’attività<br />
lavorativa della persona.<br />
Metodo dell’occlusione<br />
Questa fase del trattamento permette al solo occhio<br />
ambliope di vedere e contemporaneamente quello<br />
migliore è occluso, in questo modo si cerca di eli-<br />
minare gli stimoli che durante la “visone normale” dossier
dossier<br />
Grafico 2. Incidenza della fissazione eccentrica nella popolazione dell’<strong>ambliopia</strong> strabica.<br />
hanno instaurato l’<strong>ambliopia</strong>.<br />
Quando l’occlusione è applicata a bambini di età<br />
non superiore a 5 o 6 anni, è importante tenere<br />
controllata l’acuita dell’occhio migliore, in quanto<br />
la deprivazione visiva può fare insorgere un’<strong>ambliopia</strong><br />
19,20,21 .<br />
I controlli devono essere scrupolosi, perché è riportato<br />
da alcuni autori 22 la possibilità che l’<strong>ambliopia</strong><br />
sviluppata dall’occhio occluso possa in alcuni casi<br />
diventare irreversibile.<br />
L’<strong>ambliopia</strong> da occlusione è legata alla sensibilità<br />
del sistema verso la mancanza dell’informazione<br />
visiva, conseguentemente i bambini che nei primi<br />
anni di vita sono sottoposti al trattamento vengono<br />
controllati con maggiore frequenza.<br />
La strategia del trattamento prevede a seconda dell’età<br />
l’alternanza dell’occlusione, passando la<br />
benda dall’occhio migliore a quello ambliope.<br />
Ad esempio, a un bambino di anno per tre giorni è<br />
occluso l’occhio fissante e nel quarto la benda è<br />
sistemata su quello ambliope, nel giorno successivo<br />
l’occlusione è riportata nuovamente su quello<br />
migliore.<br />
La procedura può essere definita dal rapporto 3/1;<br />
quando è applicata a bambini di età maggiore si<br />
può prolungare il periodo nel quale l’occhio fissante<br />
è coperto: a due anni 4/1; a tre anni 5/1, seguendo<br />
sempre frequentemente la risposta visiva di<br />
OFTALMOLOGIA<br />
24<br />
ambo gli occhi.<br />
Il rapporto dell’occlusione è<br />
modificato quando quello intrapreso<br />
è poco efficace, conseguentemente<br />
le modifiche<br />
apportate aumentano il periodo<br />
nel quale l’occhio migliore è<br />
bendato.<br />
L’obiettivo è quello di incrementare<br />
e se possibile raggiungere<br />
nell’occhio ambliope una capacità<br />
risolutiva pari a quella dell’occhio<br />
migliore; quando si<br />
decide di interrompere la procedura<br />
è necessario continuare ad<br />
esercitare la visione dell’occhio<br />
trattato, per consolidare il risultato<br />
ottenuto.<br />
Diventa molto difficile stabilire<br />
prima la durata del trattamento,<br />
comunque molto dipende dall’età<br />
in cui si intraprende l’occlusione: più piccolo è il<br />
bambino e più il tempo previsto è relativamente<br />
breve 23,24 .<br />
Una aspetto interessante lega la fissazione eccentrica<br />
e l’occlusione: è risultata particolarmente efficace<br />
l’occlusione dell’occhio migliore (occlusione<br />
diretta) per “sradicare” la fissazione eccentrica 25,26 ,<br />
con una particolare efficacia per bambini fino a 5<br />
anni.<br />
Metodo del prisma “inverso”<br />
Al trattamento dell’<strong>ambliopia</strong> con fissazione eccentrica<br />
può essere abbinato quello del prisma inverso<br />
27 : la metodica prevede l’occlusione parziale (filtro<br />
di Bangerter) dell’occhio fissante portandolo a<br />
una risoluzione leggermente inferiore rispetto<br />
all’altro.<br />
All’occhio ambliope sono anteposti prismi (esempio<br />
10-15 Δ ) a base interna per le esodeviazioni, e a base<br />
esterna per le exodeviazioni: l’obiettivo è di spostare<br />
sensibilmente l’immagine dalla zona di fissazione<br />
in modo da togliere i “punti di riferimento”<br />
al riflesso retinomotorio.<br />
In questo modo si lascia che il sistema riprenda a<br />
fissare con la fovea anatomica, area di maggiore<br />
peso a livello corticale; i risultati ottenuti 27 sono<br />
stati molto incoraggianti per il recupero della visione<br />
binoculare ottenuto.
Pleottica<br />
La pleottica consiste nella stimolazione<br />
strumentale dell’occhio<br />
ambliope per migliorare l’acuità<br />
visiva ed eliminare la fissazione<br />
eccentrica.<br />
Bangerter 28 mediante un oftalmoscopio<br />
modificato inizia a<br />
trattare i pazienti abbagliando<br />
l’area di fissazione eccentrica;<br />
mentre l’area foveolare è protetta<br />
dalla luce attraverso un disco<br />
proiettato sul piano retinico.<br />
Nel contempo l’area maculare è<br />
stimolata da flashes luminosi<br />
intermittenti; l’obiettivo è quello<br />
di ridurre la dimensione dello<br />
scotoma centrale e di enfatizzare<br />
la fissazione foveolare.<br />
Molti sono stati gli strumenti<br />
prodotti per la pleottica, ma il<br />
requisito necessario rimane quello della collaborazione<br />
della persona alla quale è proposto il trattamento;<br />
in caso di fissazione eccentrica più si è<br />
distanti dall’età plastica del sistema visivo e maggiore<br />
è l’impegno richiesto per ottenere risultati<br />
soddisfacenti.<br />
Oggi, anche se ancora con difficoltà, l’importanza<br />
del controllo da parte dello specialista fin dai primi<br />
mesi di vita ha acquisito una notevole importanza,<br />
ogni trattamento ottiene una maggiore efficacia se<br />
profuso nel periodo di maggiore plasticità del sistema<br />
visivo.<br />
Conclusioni<br />
Un dato particolarmente interessante è legato alla<br />
variazione dell’acuità visiva a lungo termine, finito<br />
il trattamento riabilitativo 29 .<br />
Considerando 22 bambini di età compresa tra 2 e 9<br />
anni, con <strong>ambliopia</strong> strabica, trattati tra il 1983 e il<br />
1993 mediante il metodo dell’occlusione, dopo<br />
circa 1 anno possiedono in media un valore di<br />
acuità visiva vicino a 4/10.<br />
Dopo circa 9 anni dalla fine del trattamento è stata<br />
rilevata una diminuzione dell’acuità visiva per 12<br />
bambini (55%) di circa 1/10; mentre per 8 (36%) la<br />
riduzione dell’acuità è risultata superiore a 1/10, e<br />
per i rimanenti 2 bambini (9%) fortunatamente è<br />
aumentata per valori superiori a 1/10.<br />
Grafico 3. Modifica dell’acuità visiva in pazienti con <strong>ambliopia</strong> strabica dopo 9 anni dal trattamento.<br />
OFTALMOLOGIA<br />
25<br />
In conclusione, secondo questi risultati, a lungo<br />
termine è possibile aspettarsi una riduzione della<br />
migliore acuità di circa 1/10, e più difficilmente un<br />
miglioramento (grafico 3).<br />
Preservare il risultato ottenuto terminato il trattamento<br />
diventa un aspetto essenziale, quindi è<br />
importante educare il paziente e la famiglia a mantenere<br />
attivo il programma dei controlli, e se necessario<br />
continuare la rieducazione per mantenere stabile<br />
il risultato.<br />
dossier
dossier<br />
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