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Report Annuale di attività Clinico-Scientifica e di Ricerca Sperimentale

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Borsisti<br />

Anna Fiumani, me<strong>di</strong>co neurologo<br />

Clau<strong>di</strong>o Lucchiari, psicologo<br />

Marco De Rossi, me<strong>di</strong>co<br />

Chiara Calatozzolo, CTF<br />

Specializzando in neurologia<br />

Andrea Botturi<br />

Infermieri professionali<br />

Angela Maria Gilardoni (Infermiere Coor<strong>di</strong>natore), M.<br />

Rosaria De Souza, Alberta Giar<strong>di</strong>ni, M. Rosaria Lau<strong>di</strong>sio,<br />

Silvia Stefani, Na<strong>di</strong>a Schiavon, Tiziana Pini, Giacomina<br />

Mapelli, Silvia Stefanini, Ines Reimar Cubria, Gabriel<br />

Naranyo Munoz, Patrizia Nastasi, Gabriel Diez, Costanza<br />

Mazon<br />

OTA<br />

Antonietta Basilico, Vincenza Zaccagna, Giuseppe Zagarrio,<br />

Barbara Marcellino, Ivana Longo, Antonia Teofilo<br />

■ ELENCO ATTIVITÀ<br />

• Neuro-oncologia: resp. Amerigo Boiar<strong>di</strong>,<br />

tel 02 23942342; boiar<strong>di</strong>@istituto-besta.it<br />

• Immuno-neuro-oncologia: resp. Andrea Salmeggi<br />

tel 02 23942440; salmaggi@istituto-besta.it<br />

• Sperimentazione <strong>di</strong> nuovi farmaci e <strong>di</strong> nuove vie <strong>di</strong><br />

somministrazione: resp. Antonio Silvani<br />

tel 02 23942551-2440; silvani@istituto-besta.it<br />

• Genetica e trials clinici: resp Marica Eoli<br />

tel 02 23942440 - 2551<br />

• Archiviazione e valutazione dati: Elena Lamperti<br />

tel 02 23942440 - 2551<br />

■ ATTIVITÀ DI RICERCA<br />

L’Attività <strong>di</strong> eccellenza della neuro-oncologia clinica è<br />

costituita dalla combinazione <strong>di</strong> due momenti<br />

<strong>di</strong>agnostico-terapeutici:<br />

a) tipizazione genomica in ambito neuro-oncologico<br />

laboratorio <strong>di</strong> neuro-oncologia sperimentale<br />

b) trattamento chemioterapico intratumorale nei glomi<br />

maligni<br />

La nostra strategia <strong>di</strong> integrazione <strong>di</strong> trattamenti post<br />

chirurgici per i pazienti con glioma maligno e non solo, si è<br />

sempre focalizzata nel tentativo <strong>di</strong> controllare localmente la<br />

reci<strong>di</strong>va del tumore. In particolare sono state migliorate le<br />

proposte terapeutiche che si basano sull’inoculo locale <strong>di</strong><br />

farmaci e <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oisotopi. Da quest’anno è fattibile, per ogni<br />

paziente che rientri nel protocollo terapeutico, uno stu<strong>di</strong>o<br />

preliminare <strong>di</strong> tipo genetico per fornire un preciso in<strong>di</strong>ce<br />

prognostico finalizzato ad un protocollo <strong>di</strong> terapia<br />

personalizzato.<br />

Il Laboratorio <strong>di</strong> Neuro-Oncologia <strong>Sperimentale</strong> esegue le<br />

seguenti analisi genetiche:<br />

• Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> eterozigosi (loss of heterozigosity,<br />

LOH) in Gliomi - Nei gliomi si valuta lo stato <strong>di</strong> eterozigosi<br />

70<br />

dei cromosomi 1p, 10q, 17p e 19q. LOH 1p è pre<strong>di</strong>ttiva <strong>di</strong><br />

chemiosensibilità in oligodendrogliomi (40-90%) e<br />

oligoastrocitomi (44%), è spesso associata a LOH 19q ed a<br />

prolungata sopravvivenza. LOH 10q è un marcatore<br />

prognostico negativo nei gliomi <strong>di</strong> alto grado (frequenza del<br />

60-85%) ed è associato ad una ridotta aspettativa <strong>di</strong><br />

sopravvivenza (in 10q mappano <strong>di</strong>versi oncosoppressori).<br />

LOH 17p è un marcatore prognostico negativo (mappa il<br />

gene oncosoppressore TP53) nel 50% circa degli<br />

astrocitomi <strong>di</strong> II e III grado. Un prossimo impegno<br />

specifico mira allo stu<strong>di</strong>o dei profili <strong>di</strong> alterazioni genetiche<br />

ed epigenetiche (metilazione <strong>di</strong> MGMT) dei gliomi <strong>di</strong><br />

grado II e III, per selezionare i casi che devono essere trattati<br />

in modo piu’ aggressivo.<br />

• Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> metilazione del promotore del gene MGMT in<br />

Gliomi Il gene O6-metilguanina-DNA metiltransferasi<br />

(MGMT) co<strong>di</strong>fica per una proteina che ripara il DNA<br />

rimuovendo i legami tra filamenti complementari <strong>di</strong> DNA<br />

creati dagli agenti alchilanti. La formazione <strong>di</strong> tali legami<br />

può causare la morte per apoptosi della cellula tumorale.<br />

Attraverso questo meccanismo MGMT causa resistenza ai<br />

farmaci alchilanti usati nel trattamento dei gliomi. Quando<br />

la metilazione del promotore del gene MGMT ne blocca<br />

l’espressione il tumore <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> sensibile al<br />

chemioterapico alchilante. La metilazione del promotore <strong>di</strong><br />

MGMT è associata ad una prognosi migliore. La<br />

valutazione della metilazione del promotore <strong>di</strong> MGMT può<br />

fornire un’utile pre<strong>di</strong>zione della risposta del tumore agli<br />

agenti alchilanti.<br />

• Valutazione quantitativa dell’amplificazione del gene<br />

EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) in<br />

Glioblastomi<br />

• <strong>Ricerca</strong> <strong>di</strong> mutazioni del gene TP53 con DHPLC<br />

(Denaturing High Performance Liquid Chromatography)<br />

in gliomi <strong>di</strong> grado <strong>di</strong>verso.<br />

• Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> eterozigosi (LOH) in Meningiomi<br />

La strategia terapeutica per i glomi maligni recurrent ed<br />

anche primitivi consiste nella combinazione <strong>di</strong> un<br />

trattamento con temozolomide per via sistemica associato a<br />

chemioterapici iniettati localmente tramite serbatoio <strong>di</strong><br />

Ommaya (si utilizzano <strong>di</strong>versi chemioterapici, nitrosouree<br />

quali l’ACNU, derivati dell’antracen<strong>di</strong>one quale il<br />

mitoxantrone, composti del platino quali il cis-platino e<br />

derivati delle antracicline quali la doxorubicina veicolata<br />

tramite liposomi, inibitori della topoisomerasi I quali<br />

l’irinotecano).I protocolli clinici sono stati ottimizzati dopo<br />

valutazione preliminare in vitro ed in vivo su modello<br />

animale dell’ <strong>attività</strong> sinergica dei chemioterapici da<br />

utilizzare sia localmente, tramite il serbatoio posizionato<br />

<strong>di</strong>rettamente nel tessuto tumorale che per via sistemica.<br />

L’esperienza acquisita è promettente: a) i trattamenti sono<br />

fattibili senza significativi effetti collaterali; b) il trattamento<br />

non comporta preparazioni particolari ed è somministrabile<br />

in day hospital; c) i trattamenti con inoculo loco regionale<br />

<strong>di</strong> farmaci sono efficaci, nei glomi maligni permettono un<br />

aumento della sopravvivenza del 50-80% rispetto ai<br />

trattamenti tra<strong>di</strong>zionali. Una valutazione statistica dei<br />

risultati ottenuti evidenzia che l’opzione <strong>di</strong> un trattamento<br />

loco regionale ha il valore <strong>di</strong> aspetto prognostico<br />

statisticamente significativo nel trattamento dei gliomi<br />

maligni.<br />

Sono in corso anche trattamenti locali con chemioterapici<br />

somministrati tramite il sistema della convection enhanced<br />

delivery, che avviene me<strong>di</strong>ante microinfusione continua con<br />

micropompa a pressione costante per permettere una più<br />

ampia <strong>di</strong>stribuzione del chemioterapico nel contesto del<br />

tessuto tumorale. Stu<strong>di</strong> preclinici ed istopatologici hanno<br />

sottolineato la sicurezza e l’efficacia della convection<br />

enhaced delivery.<br />

Sempre nel tentativo <strong>di</strong> concentrare l’azione terapeutica solo<br />

sulla lesione tumorale, tramite serbatoio <strong>di</strong> Ommaya sono<br />

ormai routinari i trattamenti combinati che prevedono<br />

l’associazione <strong>di</strong> chemioterapici e <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oimunoterapia<br />

(RIT con un anticorpo monoclonale verso la tenascina cui è<br />

associato il ra<strong>di</strong>oisotopo Y90) <strong>di</strong>rettamente sul tumore (in<br />

collaborazione con l’Istituto Oncologico Europeo).<br />

• Ricerche <strong>di</strong> laboratorio con possibilità <strong>di</strong> prossime<br />

applicazioni cliniche riguardano la Vaccinazione con<br />

endotelio xenogenico in modelli animali <strong>di</strong> glioma maligno.<br />

L'immunoterapia è considerata una promettente terapia<br />

antitumorale alternativa, da associare alle terapie<br />

convenzionali. Tuttavia uno dei limiti <strong>di</strong> questo approccio<br />

consiste nella elevata instabilità degli antigeni presenti sulle<br />

cellule tumorali. L'impiego <strong>di</strong> cellule endoteliali come<br />

vaccino offre il vantaggio <strong>di</strong> una maggiore stabilità<br />

nell'espressione antigenica rispetto alle cellule tumorali. Un<br />

lavoro apparso nel 2000 su Nature Me<strong>di</strong>cine (Wei, 2000) ha<br />

<strong>di</strong>mostrato l'efficacia <strong>di</strong> una vaccinazione con cellule<br />

endoteliali xenogeniche attivamente proliferanti nel ridurre<br />

la crescita <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> tumore in un modello murino.<br />

Una immunoterapia con cellule endoteliali xenogeniche<br />

potrebbe essere in<strong>di</strong>cata anche nel controllare la crescita <strong>di</strong><br />

gliomi maligni, che sono caratterizzati da una elevata<br />

vascolarizzazione. Esperimenti preliminari <strong>di</strong> vaccinazione<br />

con cellule endoteliali <strong>di</strong> aorta bovina (BAECs) eseguiti nel<br />

nostro Laboratorio nel corso del 2003 in ratti Fisher, hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato assenza <strong>di</strong> effetti collaterali e <strong>di</strong> lesioni a livello<br />

dei principali organi ed una riduzione della crescita <strong>di</strong> un<br />

gliosarcoma <strong>di</strong> ratto in un modello sottocute. Si prevede <strong>di</strong><br />

ampliare la casistica del modello <strong>di</strong> glioma sottocutaneo<br />

(linea 9L <strong>di</strong> gliosarcoma <strong>di</strong> ratto) analizzando 3 gruppi <strong>di</strong><br />

animali (gruppo 1: animali con tumore, non vaccinati;<br />

gruppo 2: animali con tumore e vaccinati, gruppo 3:<br />

animali senza tumore, vaccinati), per confermare i risultati<br />

ottenuti. La vaccinazione verrà eseguita con BAECs in attiva<br />

proliferazione (4 somministrazioni settimanali <strong>di</strong> 5x106<br />

BAECs fissate con paraformaldeide al 4%). Inoltre si<br />

eseguiranno esperimenti con inoculo intracerebrale <strong>di</strong> 5.104<br />

cellule 9L e successiva vaccinazione con BAECs. Questo<br />

<strong>di</strong>segno sperimentale è infatti più simile alla situazione in<br />

vivo nell'uomo. Si prevede inoltre <strong>di</strong> applicare questo<br />

approccio anche ad un modello murino <strong>di</strong> glioblastoma<br />

(GL 251) in associazione con una terapia locoregionale con<br />

inibitori dell'angiogenesi (PEX), che si è già <strong>di</strong>mostrata, in<br />

esperimenti condotti dal Dr Bello (Università <strong>di</strong> Milano), in<br />

grado <strong>di</strong> inibire la crescita tumorale in modo significativo.<br />

Sieri degli animali trattati e dei controlli verranno testati per<br />

la eventuale presenza <strong>di</strong> immunoglobuline in grado <strong>di</strong><br />

riconoscere antigeni endoteliali eterologhi. Inoltre la<br />

eventuale presenza <strong>di</strong> infiltrati <strong>di</strong> cellule immunitarie verrà<br />

valutata me<strong>di</strong>ante immunoistochimica. Infine sarà valutata<br />

la densità dei microvasi nel contesto del tumore.<br />

• Uno stu<strong>di</strong>o clinico seriato delle fluttuazioni <strong>di</strong> fattori<br />

plasmatici coinvolti nella pre<strong>di</strong>sposizione a trombosi venose<br />

profonde in pazienti con glioma <strong>di</strong> alto grado è in corso per<br />

indagarne l’eziopatogenesi ed eventualmente proporre una<br />

profilassi. Nel corso del 2004 è stata stu<strong>di</strong>ata la capacità <strong>di</strong><br />

colture primarie (10) derivate da gliomi <strong>di</strong> produrre mRNA<br />

e rilasciare nel sovranatante fattori coinvolti nella<br />

coagulazione-angiogenesi (VEGF, tPA, PAI-1, lp(a)); i dati<br />

hanno evidenziato che le cellule <strong>di</strong> glioma sono in grado <strong>di</strong><br />

produrre e rilasciare tutti questi fattori, ad eccezione <strong>di</strong><br />

lp(a). I dati sono stati confermati dalla analisi<br />

immunoistochimica condotta su 22 pezzi operatori. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o seriato dei livelli plasmatici dei fattori della<br />

coagulazione è stato condotto in 31 pazienti ed ha mostrato<br />

che l’intervento chirurgico (resezione parziale) non è in<br />

grado <strong>di</strong> ridurre significativamente i livelli plasmatici <strong>di</strong><br />

VEGF, PAI-1, tPA. Uno dei pazienti ha presentato una<br />

DVT durante il follow-up; in questo paziente erano presenti<br />

livelli plasmatici particolarmente elevati <strong>di</strong> VEGF, tPA e<br />

PAI-1. Al controllo a 4 mesi, i livelli plasmatici <strong>di</strong> PAI-1<br />

aumentavano significativamente rispetto ai valori preintervento.<br />

Il supporto psicologico nell’<strong>attività</strong> quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> assistenza<br />

neuro-oncologica contribuisce al miglioramento della<br />

qualità <strong>di</strong> vita del paziente e dei familiari che più sono<br />

coinvolgono nell’assistenza. L’esperienza continua<br />

sviluppando il tema “Qualità <strong>di</strong> vita ed aspetti psico sociali<br />

del paziente con glioma maligno e relativo nucleo familiare:<br />

validazione questionario Caregiver Reaction Assessment”<br />

(CRA, Given et. Al, 1992). A tal fine è innanzitutto<br />

necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> protocolli, possibilmente <strong>di</strong> facile e<br />

veloce applicazione, in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care allo staff me<strong>di</strong>co le<br />

situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà che possono avere importanti<br />

ricadute sulla salute del sistema familiare e quin<strong>di</strong> sui vari<br />

membri, paziente compreso. Ciò può essere ottenuto<br />

attraverso questionari self-report, che il paziente può<br />

compilare in autonomia. L’applicazione <strong>di</strong> questi strumenti<br />

in modo sistematico, può così permettere <strong>di</strong> avere<br />

maggiormente sottocontrollo la situazione relazionale ed<br />

emotiva della famiglia presa in carico. Un utile strumento in<br />

questo senso è il questionario Caregiver Reaction<br />

Assessment (CRA, Given et. Al, 1992), sviluppato in<br />

America e utilizzato in <strong>di</strong>versi paesi in relazione a pazienti<br />

oncologici e con patologie croniche. La traduzione della<br />

versione italiana ottenuta in lingua originale (backtranslation)<br />

verrà confrontata con la versione originale.<br />

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