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• Il cielo visto dalla Sardegna<br />

• Le attività<br />

e i progetti del club<br />

• La Fondazione <strong>Rotary</strong><br />

• La rivolta<br />

di Palabanda<br />

dicembre 2012<br />

Periodico del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Distretto 2080


<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Periodico del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Distretto 2080<br />

Anno di fondazione 1949<br />

n. 1/2<br />

dicembre 2012<br />

Pubblicazione riservata<br />

ai soci Rotariani<br />

Direttore responsabile:<br />

Lucio Artizzu<br />

Comitato di redazione:<br />

Francesco Birocchi,<br />

Salvatore Fozzi,<br />

Caterina Lilliu,<br />

Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi,<br />

Giovanni Sanjust<br />

Segretaria di redazione:<br />

Anna Maria Muru<br />

Autorizzazione<br />

del Tribunale di <strong>Cagliari</strong><br />

n. 171 del 18 agosto 1965<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Bruno Pittau – www.brokenart.org<br />

fotografie:<br />

Archivio <strong>Rotary</strong> e soci del <strong>Club</strong><br />

Stampa e allestimento:<br />

Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)<br />

_____________________________<br />

Le opinioni espresse negli<br />

articoli firmati impegnano<br />

esclusivamente i loro autori.<br />

Sommario<br />

EDITORIALE<br />

<strong>Rotary</strong> e carità – Lucio Artizzu 1<br />

L’evoluzione temporale della prassi rotariana<br />

– Angelo Cherchi 3<br />

Gli auguri del presidente – Mauro Manunza 7<br />

La Fondazione <strong>Rotary</strong>, Storia e programmi<br />

nell’impegno internazionale – Salvatore Fozzi 9<br />

Gemme di carità nella letteratura – M. Grazia Vescuso 15<br />

Le donne e la droga – Mauro Manunza 21<br />

Le chiese di Stampace – Michele Pintus 23<br />

Etica ed economia – Rafaele Corona 33<br />

Fedeltà e negazione al giuramento di Ippocrate<br />

– Angelo Deplano 41<br />

Sant’Agostino e la Sardegna – Storia e leggenda<br />

– Marcello Marchi 48<br />

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio<br />

– Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu 55<br />

La congiura di Palabanda – Antonello Angioni 59<br />

Birdi: verde o vetro? – Riccardo Lasic 63<br />

<strong>Cagliari</strong> e il Premio Alziator – Luigi Puddu 66<br />

Il Sardinia Radio Telescope ci svela i segreti dell’universo<br />

– Angelo Poma 71<br />

Commissioni anno 2012-2013 76<br />

LE RIUNIONI<br />

Le presenze 77<br />

Hanno collaborato a questo <strong>numero</strong>:<br />

Antonello Angioni • Lucio Artizzu • Ugo Carcassi • Angelo Cherchi<br />

Rafaele Corona • Angelo Deplano • Salvatore Fozzi • Riccardo Lasic<br />

Mauro Manunza • Marcello Marchi • Michele Pintus • Angelo Poma<br />

Luigi Puddu • Tiziana Pusceddu • Maria Grazia Vescuso<br />

in copertina: Sardinia Radio Telescope, San Basilio (CA), (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />

in quarta di copertina: lavori di basamento del Sardinia Radio Telescope


Il lieto squillo della campana che questa<br />

sera conclude la nostra riunione ha<br />

un duplice significato: conclude in letizia<br />

quest’anno 2012 e rappresenta,<br />

altresì, l’occasione per fare una riflessione<br />

su metà anno dell’attività rotariana.<br />

Il club ha indubbiamente vissuto un semestre<br />

di fervida attività testimoniando, in<br />

linea di massima, la fedeltà dei soci ai valori<br />

rotariani tramite la partecipazione alla<br />

vita comunitaria e l’attuazione di varie iniziative.<br />

Un tema, in particolare, ha fin qui evidenziato<br />

il programma presentato dal presidente<br />

Manunza; il tema che in questo<br />

particolare momento vede la società italiana<br />

e internazionale dibattersi in una crisi dei<br />

valori che non è soltanto finanziaria ma<br />

anche morale ed etica.<br />

Il tema, indubbiamente originale ma non<br />

estraneo alla filosofia del <strong>Rotary</strong> è la carità<br />

intesa come amore verso il prossimo, valore<br />

fondamentale del rapporto umano, come<br />

amicizia, come compassione, come desiderio<br />

del bene altrui, umanità, zelo soccorritore.<br />

Ha scritto San Paolo: «Se io parlassi le<br />

lingue degli uomini e degli angeli, ma non<br />

avessi carità, sarei un rame risonante o uno<br />

squillante cembalo. Se avessi il dono della<br />

profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la<br />

scienza e avessi tutta la fede in modo da trasportare<br />

i monti, ma non avessi carità, non<br />

sarei nulla...» (Prima lettera ai Corinzi).<br />

La carità, come l’amicizia, è paziente; è<br />

benevola; la carità non invidia, non si vanta,<br />

non si gonfia.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 1<br />

EDITORIALE<br />

<strong>Rotary</strong><br />

e carità<br />

Lucio Artizzu<br />

Questo concetto ha approfondito il presidente<br />

Manunza nel suo programma richiamando<br />

i valori fondamentali del <strong>Rotary</strong>,<br />

insistendo sui valori etici che sono alla base<br />

della sua azione. Basterebbe ricordare la<br />

grande opera umanitaria della <strong>Rotary</strong><br />

Foundation, l’esaltazione dei valori dei giovani,<br />

la generosa azione verso i popoli diseredati.<br />

«Fra le cose belle della vita – ha<br />

detto Paul Harris – niente è paragonabile<br />

all’amicizia. Si possono possedere le ricchezze<br />

di Creso, eppure se non si hanno<br />

amici, tutto sembra vuoto». E non si può<br />

pensare che la carità o l’amicizia possano<br />

trovare limiti nei confini di una nazione, di<br />

una fede religiosa o di un credo politico; la<br />

carità supera queste considerazioni e non rischia<br />

di essere eccessiva; amplia gli orizzonti<br />

e rende piacevole la vita.<br />

La carità e l’amicizia sono fra i valori<br />

fondanti del <strong>Rotary</strong>; qui esiste una fratellanza<br />

mondiale fra uomini d’affari e professionisti<br />

che si ritrovano nell’ideale del<br />

servire.<br />

Dobbiamo, come impegno personale,<br />

creare nel nostro e in tutti i club una viva<br />

consapevolezza del ruolo che il <strong>Rotary</strong> deve<br />

svolgere individuando le esigenze prioritarie<br />

della società attuale e futura; occorre lavorare<br />

per diventare sempre più <strong>numero</strong>si al<br />

fine di essere più forti, guardando con sempre<br />

maggior interesse e impegno al mondo<br />

dei giovani, acquisendo soci di alta levatura<br />

morale che onorino l’impegno dell’amicizia<br />

e della vera carità.<br />


2 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Paul e Jean Harris davanti alla finestra panoramica a Comely Bank a Chicago, Illinois, USA. Comely<br />

Bank, la casa di Paul e Jean Harris, è stata chiamata come la strada di Edimburgo, in Scozia, dove<br />

Jean è vissuta da bambina. Dicembre 1942.


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 3<br />

L’evoluzione temporale<br />

della prassi rotariana<br />

Il concetto e la prassi rotariana hanno<br />

evoluto continuamente nel tempo seguendo<br />

l’esempio di Paul Harris, il quale<br />

disse: «Il mondo sta cambiando e anche noi<br />

dobbiamo essere pronti a cambiare».<br />

La definizione attuale del <strong>Rotary</strong> è la seguente:<br />

il <strong>Rotary</strong> è una associazione di <strong>Rotary</strong><br />

<strong>Club</strong> sparsi nei cinque Continenti; i <strong>Rotary</strong><br />

<strong>Club</strong> sono costituiti da Persone, di ambo i<br />

sessi, appartenenti al mondo degli affari, delle<br />

professioni e dei servizi comunitari, unite<br />

fondamentalmente nell’ideale del servire, in<br />

altri termini nell’essere di aiuto al prossimo<br />

senza interessi personali: Service above self.<br />

Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong>?<br />

Il <strong>Rotary</strong> è nato il 23 febbraio 1905 a<br />

Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato<br />

Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai<br />

quali espose l’idea, che gli frullava nella testa<br />

da tanto tempo a seguito di tante esperienze<br />

di vita, soprattutto quelle dell’ultimo<br />

periodo della vita in una città turbolenta e<br />

scarsa in concetti ed azioni legali e corrette.<br />

Egli pensava che un club costituito da persone<br />

di attività di lavoro completamente diverse<br />

(da cui il concetto di classifica)<br />

avrebbe favorito l’insorgere di rapporti di<br />

amicizia utili a loro stessi ed agli altri. I tre<br />

amici erano: Silvester Schiele, commerciante<br />

di carbone, primo presidente del <strong>Club</strong>; Gustavus<br />

E. Loehr, fondatore di una società<br />

commerciale; Hiram E. Shorey, proprietario<br />

di una sartoria. Successivamente, Hiram<br />

non mantenne l’adesione al <strong>Club</strong>. Le adesioni<br />

al <strong>Club</strong> aumentarono rapidamente: lo<br />

stesso Paul Harris ricorda che un certo <strong>numero</strong><br />

di aderenti lasciarono il club, perché<br />

non ritenuto particolarmente utile per loro.<br />

L’obbligo della frequenza era tassativo. Se-<br />

Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong><br />

PDG Angelo Cherchi<br />

condo Paul Harris, i Soci del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di<br />

Chicago avevano in così grande considerazione<br />

l’amicizia dei loro compagni che misero<br />

da parte ogni discussione politica e religiosa<br />

nel timore che questa potesse<br />

diventare fonte di dissidio, e furono ben ricompensati<br />

per la loro previdenza. Infatti,<br />

fin dall’inizio in tale <strong>Club</strong> esistevano soci di<br />

varia provenienza (americani, inglesi, tedeschi,<br />

ebrei) e di diversa religione (protestanti,<br />

cattolici, ebrei).<br />

Il nome di <strong>Rotary</strong> originò dall’abitudine<br />

iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di lavoro<br />

dei singoli Soci, abitudine abbandonata<br />

quando il <strong>numero</strong> degli aderenti era<br />

notevolmente cresciuto, per cui iniziarono a<br />

riunirsi in vari ristoranti od alberghi per un<br />

pranzo o per la cena. L’amicizia tra i Soci<br />

crebbe rapidamente, costituendo l’elemento<br />

collante del <strong>Club</strong> e costituendo l’elemento<br />

iniziale della futura Prima Via d’azione. L’interesse<br />

personale dei primi Rotariani era certamente<br />

elevato, sia dal punto di vista spirituale<br />

che pratico, ma questo elemento<br />

personale non risultò sufficiente. Nacque<br />

pertanto un progetto di servizio alla Comunità<br />

di Chicago, consistente nell’organizzare<br />

Servizi Pubblici, allora completamente mancanti;<br />

l’iniziativa ebbe notevole successo, trasformando<br />

implicitamente il <strong>Club</strong> in una<br />

struttura di Servizio, prodromo della futura<br />

Terza via d’azione (Community Service).<br />

L’idea vincente di un <strong>Club</strong> composto da<br />

Persone di sesso maschile, appartenenti al<br />

mondo delle imprese e delle professioni,<br />

volto a sviluppare amicizie personali, ad<br />

agire in favore del prossimo, essendo anche<br />

tollerante in materia di razze e di religione<br />

portò rapidamente alla nascita di altri <strong>Club</strong>


4 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

negli Stati Uniti: 1908, San Francisco; 1909:<br />

Oakland, California; Seattle; Los Angeles;<br />

New York.<br />

Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso<br />

(Convention) del <strong>Rotary</strong>, che divenne<br />

la National Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s<br />

(Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario<br />

Chelsie Perry). L’annata rotariana<br />

cominciò ad iniziare con il primo luglio.<br />

Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà,<br />

ammesso al <strong>Rotary</strong> nell’anno seguente; e il<br />

<strong>Rotary</strong> divenne l’International Association of<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s.<br />

Nello stesso Congresso fu approvata una<br />

piattaforma, elaborata dal RC di Seattle,<br />

tendente a colmare uno spazio lasciato vuoto<br />

nello statuto e nei regolamenti, mettendo in<br />

evidenza l’importanza della condotta morale<br />

e dei valori etici negli affari, cui si aggiunse<br />

lo slogan coniato da Sheldon: «Guadagna di<br />

più chi serve meglio».<br />

Nel 1911-12 il <strong>Rotary</strong> attraversò l’Atlantico:<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Londra, Dublino, Belfast.<br />

Successivamente il <strong>Rotary</strong> si è ulteriormente<br />

e continuamente esteso a tutto il<br />

mondo, fino a raggiungere negli ultimi tempi<br />

Mosca e la Cina.<br />

In questa sede noi siamo attualmente interessati<br />

a seguire l’andamento della base<br />

teorica e strutturale della nostra organizzazione.<br />

Nel 1915 il <strong>Rotary</strong> si diede un <strong>Rotary</strong><br />

Code of Ethics permettendo all’associazione<br />

di assumere la leadership nel combattere la<br />

corruzione e le pratiche d’affari scorrette,<br />

portando, assieme allo slogan «Guadagna di<br />

più chi serve meglio», all’aurea regola: «Fa’<br />

per gli altri tutto ciò che gli altri vuoi che<br />

facciano per te».<br />

Quando il <strong>Rotary</strong> giunse in Italia, questo<br />

Codice fu malamente accettato dai nostri<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>, perché modesto come Codice<br />

etico, essendo limitato al mondo degli affari.<br />

Lo stesso Codice rappresentò uno dei contrasti<br />

tra la Chiesa Cattolica ed il <strong>Rotary</strong> assieme<br />

all’accusa di essere il <strong>Rotary</strong> una propaggine<br />

della Massoneria. Il problema fu<br />

almeno temporaneamente risolto grazie all’opera<br />

instancabile del nostro grande rotariano<br />

Ranelletti, del Presidente Internazio-<br />

nale, il cattolico messicano Sutton, e del gesuita<br />

Padre LaRosa. Paul Harris non era<br />

mai stato massone. Lo stesso Paul Harris nel<br />

valutare queste accuse, nel contesto della libertà<br />

religiosa del <strong>Rotary</strong>, liquidò il problema<br />

con le seguenti parole: «ovviamente ci<br />

sono rotariani che sono anche massoni, ma<br />

ci sono anche rotariani che sono anche cattolici;<br />

fuori del <strong>Rotary</strong> possono essere qualsiasi<br />

cosa, ma dentro il <strong>Rotary</strong> sono soltanto<br />

degli amici».<br />

Tuttavia, il Codice etico subì continue<br />

riserve portando a notevoli variazioni, come<br />

risulta ancora oggi dalle varie edizioni del<br />

Manuale di Procedura, tanto da portare al<br />

suo oscuramento: solo da poco, nella recente<br />

rassegna storica sulla seconda Via<br />

d’azione del <strong>Rotary</strong>, quella Professionale<br />

(Vocational Service), il <strong>Rotary</strong> ha orgogliosamente<br />

riaffermato che la seconda Via<br />

d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte essenziale<br />

dello spirito del <strong>Rotary</strong>, tanto che<br />

anche il primo <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> aveva organizzato<br />

una commissione sulle metodiche degli<br />

affari. Come si è già ricordato, il <strong>Rotary</strong><br />

aveva accettato il motto ideato da Arthur<br />

Frederick Shelton «He profits Most Who<br />

Serves Best». D’altra parte, il sistema delle<br />

classifiche ha rappresentato fin dall’inizio<br />

uno degli aspetti più significativi dell’associazione<br />

ed elemento qualificante della sua<br />

futura fenomenale crescita. Lo stesso Paul<br />

Harris considerava il singolo Rotariano<br />

come la connessione tra l’idealismo del <strong>Rotary</strong><br />

e la sua impresa o la sua professione.<br />

Come si è già ricordato, il Codice etico,<br />

adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori<br />

il capofila della lotta contro la corruzione<br />

e le scorrette pratiche negli affari.<br />

Tuttavia, il codice fu progressivamente contestato<br />

fino al suo oscuramento, ma i motti<br />

essenziali rimasero vivi, tanto da essere ancora<br />

i Motti del <strong>Rotary</strong>, in primis «Service<br />

Above Self» e poi «They Profits Most Who<br />

Serves Best». Il <strong>Rotary</strong> ha continuato a influenzare<br />

la seconda Via d’Azione, a cominciare<br />

dal test delle Quattro Domande, proposto<br />

dal Herbert J. Taylor nel 1943 come<br />

componente ufficiale dell’Ideale del Servizio<br />

Professionale, trasfuso nell’Oggetto del Ro-


tary: seguire elevati standard etici negli affari;<br />

dignità di tutte le occupazioni utili;<br />

considerare tutte le occupazioni come opportunità<br />

per servire la società; trasfusione<br />

del servizio professionale dal singolo Rotariano<br />

al <strong>Club</strong>; promozione dello scambio<br />

dei gruppi di studio (1965); organizzazione<br />

di laboratori di addestramento professionale<br />

e di seminari organizzativi; la dichiarazione<br />

dei Rotariani sulle imprese e sugli<br />

elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori<br />

sviluppi: Programma dei volontari rotariani;<br />

correttezza nei rapporti d’affari o professionali<br />

tra rotariani; sviluppo di rapporti di<br />

amicizia tra rotariani; lotta contro l’analfabetismo;<br />

riduzione della povertà; miglioramento<br />

della salute.<br />

Nel 1952-53 gli Scopi del <strong>Rotary</strong> sono diventati<br />

lo Scopo del <strong>Rotary</strong> con Quattro Vie<br />

d’Azione (Azione interna, professionale, di<br />

pubblico interesse, internazionale), cui recentemente<br />

si è aggiunta la quinta Via, dedicata<br />

ai Giovani.<br />

L’Azione di pubblico interesse (Community<br />

Service) concerne tutti i rapporti del<br />

singolo rotariano e dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> con la<br />

comunità in cui vive ed agisce, come è stato<br />

molto analiticamente precisato dal Congresso<br />

del 1923 (23-34) e dalle successive integrazioni<br />

e modifiche fino alla dichiarazione<br />

del 1992 (COL 92-286), estesa anche<br />

ai Corpi Rotariani Comunitari.<br />

L’Azione Internazionale ha preso piede<br />

dalla dichiarazione del 1919-20 sulla necessità<br />

della Pace e della Buona Volontà; è ribadita<br />

nel 1951-52 come sviluppo della comprensione,<br />

la buona volontà e la pace tra le<br />

nazioni. Il <strong>Rotary</strong> ha ribadito le responsabilità<br />

dei singoli rotariani e dei <strong>Club</strong> nelle relazioni<br />

tra diverse nazioni. La sua attività si<br />

esplica in molteplici modi, tra cui il World<br />

Community Service (Azione di Pubblico interesse<br />

mondiale), lotta contro la fame,<br />

scambio di visite tra rotariani, Comitati interpaese,<br />

Gruppi di amici rotariani, professionali<br />

o di svago.<br />

Nei vari momenti della sua storia il <strong>Rotary</strong><br />

ha preso iniziative in favore dei giovani,<br />

iniziative riassunte nel capitolo dedicato alla<br />

Quinta Via (Nuove Generazioni) nel Ma-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 5<br />

nuale di Procedura (Interact, Rotaract,<br />

RYLA, Scambio di giovani, Scambio di<br />

Nuove Generazioni).<br />

Ma il punto più elevato della sua storia il<br />

<strong>Rotary</strong> lo ha raggiunto con l’istituzione della<br />

<strong>Rotary</strong> Foundation, nata da una idea geniale<br />

di Arch Klemph e formalizzata in seguito<br />

come società senza fini di lucro (1983), che<br />

fornisce, attraverso contribuzioni volontarie<br />

di rotariani e di altri che liberamente vi concorrono,<br />

aiuti di carattere umanitario, culturale,<br />

educativo. Le principali erogazioni<br />

erano le seguenti: Borse di studio, Borse per<br />

docenti universitari, Scambi di gruppi di<br />

studio, Sovvenzioni paritarie, Sovvenzioni<br />

distrettuali semplificate, 3H, tutte sotto i<br />

princìpi e la guida della <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />

Ma l’apice della sua attività la <strong>Rotary</strong><br />

Foundation lo ha raggiunto partecipando<br />

alla campagna di vaccinazione Polio Plus assieme<br />

al CDC di Atlanta e all’Unicef.<br />

L’azione interna costituisce l’elemento<br />

essenziale per le’attività del <strong>Club</strong> di appartenenza<br />

dedicata alla vita del <strong>Club</strong> medesimo<br />

e a tutte le Altre attività rotariane.<br />

L’azione professionale di cui a lungo si è<br />

parlato costituisce tuttora un elemento essenziale<br />

per il <strong>Rotary</strong>, come autorevolmente<br />

si è ribadito nei Consigli di Legislazione del<br />

1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei Rotariani<br />

sulle Professioni: richiedere ed ottenere<br />

elevati standard etici e considerare il<br />

valore sociale delle professioni in rapporto ai<br />

bisogni e ai problemi della società.<br />

L’azione di interesse pubblico richiama i<br />

rotariani al servizio in favore della comunità<br />

in cui vive ed opera.<br />

L’azione internazionale ha come scopo finale<br />

lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i<br />

paesi di tutto il mondo.<br />

L’organizzazione funzionale del <strong>Rotary</strong><br />

ha subito in questi ultimi anni due importanti<br />

trasformazioni ad opera del piano direttivo<br />

del Distretto e di quello del <strong>Club</strong>. Il<br />

Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente<br />

da una commissione voluta nel<br />

1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata<br />

nel 1992 ha portato a due importanti<br />

conseguenze: la nascita della figura dell’As-


6 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

sistente del Governatore; la modifica delle<br />

Commissioni distrettuali.<br />

Inoltre, il nuovo Piano direttivo del <strong>Club</strong><br />

porta profonde modificazioni all’organizzazione<br />

del <strong>Club</strong>, rendendola più agile e funzionale.<br />

Le cinque vie d’azione costituiscono<br />

tuttora la base filosofica e pratica delle attività<br />

del <strong>Club</strong>, cui devono inspirarsi le Commissioni<br />

del <strong>Club</strong>, le quali sono state semplificate.<br />

Le Commissioni di base, permanenti,<br />

sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche relazioni<br />

del <strong>Club</strong>, Amministrazione del <strong>Club</strong>,<br />

Progetti di servizio, Fondazione <strong>Rotary</strong>. Queste<br />

Commissioni sono in armonia con i due<br />

Piani direttivi, distrettuale e di <strong>Club</strong>, e possono<br />

essere integrate con qualsiasi altro Comitato<br />

o Commissione che il club ritenga necessario<br />

ed utile.<br />

Infine, l’attività del <strong>Rotary</strong> attualmente<br />

viene aggiornata e potenziata dai Piani Strategici<br />

del <strong>Rotary</strong> International e della Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong>.<br />

L’ultima versione del Piano Strategico<br />

del <strong>Rotary</strong> International possiede una chiara<br />

Visione tendente a far diventare il <strong>Rotary</strong><br />

l’organizzazione di servizio preferita. Il<br />

Piano possiede tre priorità strategiche, così<br />

riassunte: potenziare i club, accrescere<br />

l’azione umanitaria, migliorare l’immagine<br />

pubblica del <strong>Rotary</strong>, tutte basate sui seguenti<br />

Valori fondamentali: servizio, amicizia,<br />

diversità, integrità, leadership, chiaramente<br />

riassunti nel motto: Servire al di<br />

sopra di ogni interesse personale.<br />

Il Piano strategico sta modificando profondamente<br />

anche tutta l’attività della Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong> per renderla atta a promuovere<br />

la comprensione, la buona volontà e la<br />

pace nel mondo, migliorando le condizioni<br />

di salute, sostenendo l’educazione ed attenuando<br />

la povertà.<br />

La strada per l’avvenire del <strong>Rotary</strong> è<br />

brillantemente aperta.<br />

■<br />

Giovedì 6 dicembre si sono svolte le elezioni per la nomina<br />

del Presidente per l’a.r. 2014-2015 e per il Consiglio<br />

Direttivo che collaborerà con Francesco Birocchi nel<br />

prossimo anno rotariano 2013-2014.<br />

Mario Figus è stato eletto Presidente per il 2014-2015, mentre<br />

per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Francesco<br />

Birocchi sono stati eletti: Michele Bajorek, Salvatore Ferro,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Maria Luigia Muroni,<br />

Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Michele Rossetti a cui bisogna<br />

aggiungere il PP Mauro Manunza che ne fa parte per diritto.<br />

Ai cari amici Francesco e Mario e a tutti i componenti del<br />

nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di buon lavoro<br />

da parte di tutto il <strong>Club</strong> per l’impegnativo compito che li attende.<br />

Auguri di buon <strong>Rotary</strong> a tutti.


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 7<br />

La sfida di Paul Harris<br />

Gli auguri<br />

del Presidente<br />

Pessimo periodo, questo.<br />

Crisi economica<br />

dilagante,<br />

riduzione del welfare,<br />

conflittualità sociali<br />

e duri contrasti politici,<br />

mancanza di<br />

lavoro sempre più<br />

generalizzata, famiglie<br />

in difficoltà,<br />

dilagante aumento<br />

della povertà: non<br />

sorprende che la<br />

preoccupazione coinvolga<br />

anche i rotariani,<br />

cui appare oggi maggiormente<br />

difficile lo slancio<br />

umanitario in un contesto di<br />

disagio che va espandendosi giorno<br />

dopo giorno. L’attenzione tradizionalmente<br />

rivolta a lontane aree di depressione non<br />

può non tener conto di tante precarie condizioni<br />

ormai manifeste nelle nostre province,<br />

nelle nostre città, nel nostro vicinato;<br />

ma piuttosto che allargarsi, l’azione di servizio<br />

rischia adesso di restringersi proporzionalmente<br />

all’esteso crollo delle risorse finanziarie.<br />

Com’è possibile contribuire<br />

all’azione internazionale, quando diventa<br />

problematica l’azione di pubblico interesse<br />

– cioè l’impegno per migliorare il benessere<br />

del luogo nel quale il club vive?<br />

Eppure, la nostra è una sfida che Paul<br />

Harris spiegava più o meno così: non importa<br />

tanto chiederci in che cosa debba consistere<br />

il servizio, quanto domandarci se<br />

davvero intendiamo aderire al principio che<br />

ci ispira: «Il servizio al di sopra dei propri<br />

Mauro Manunza<br />

interessi». Perciò il primo<br />

programma rotariano è<br />

di individuare un sostenibile<br />

<strong>numero</strong> di<br />

attività fra le quali<br />

scegliere quelle più<br />

consone alla propensioneindividuale<br />

e alle condizioni<br />

locali. È su<br />

questo concetto<br />

che poggia l’autonomia<br />

dei club, animati<br />

da soci disposti<br />

a impiegare tempo, lavoro<br />

e mezzi per cogliere<br />

obiettivi di raggiungibile<br />

portata. Insomma, il voler essere<br />

ingenui acchiappastelle non<br />

porta risultati. Fermo restando che non dobbiamo<br />

mai smettere di inseguire un modello<br />

di perfezione: il <strong>Rotary</strong> si sforza di contribuire<br />

all’avanzamento del progresso (civile,<br />

sociale, morale), e il progresso – diceva<br />

Oscar Wilde – è la realizzazione dell’utopia.<br />

Queste riflessioni derivano – a metà dell’anno<br />

rotariano – dalla verifica del lavoro<br />

impostato dalle commissioni del nostro<br />

club, che fin dal luglio scorso si son guardate<br />

attorno per programmare obiettivi da<br />

conseguire con impegno rivolto alla concretezza.<br />

Ci sono progetti in itinere da eseguire,<br />

perché i risultati si concretizzano nella continuità<br />

stessa del servizio (ad esempio iniziative<br />

per raccogliere risorse da destinare<br />

alla Fondazione <strong>Rotary</strong>, o il Progetto di tirocinio<br />

atipico che si sviluppa in collaborazione<br />

con il Servizio sociale per minorenni,


8 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

l’attività di Vela solidale per i giovani portatori<br />

di handicap, la campagna per la prevenzione<br />

delle tossicodipendenze, la<br />

diffusione nelle scuole dell’importanza della<br />

donazione di sangue); ci sono progetti da<br />

portare a compimento (d’interesse sociale,<br />

culturale, ambientale, sanitario a livello territoriale);<br />

ci sono azioni di respiro regionale,<br />

distrettuale e anche internazionale (educazione<br />

rotariana, Progetto per contrastare le<br />

malformazioni congenite avviato con il club<br />

di Mosca con noi gemellato); ci sono infine<br />

nuove idee e progetti embrionali che si<br />

spera trovino concretezza nella seconda<br />

metà dell’anno, mentre non è trascurata la<br />

collaborazione nella sfera interclub.<br />

Particolare attenzione è dedicata alle<br />

nuove generazioni e dunque al Rotaract e<br />

allo scambio-giovani. Il Ryla messo in cantiere<br />

riguarda un tema attinente al progetto<br />

distrettuale “Legalità e cultura dell’etica”<br />

(che intanto ha la nostra piena collaborazione).<br />

E indubbio interesse ha raccolto,<br />

fino ad ora, la serie di conversazioni che<br />

sono al centro delle riunioni settimanali e<br />

che riguardano argomenti di alto richiamo<br />

culturale e d’attualità così com’è nella con-<br />

solidata tradizione del nostro club; il principale<br />

filo conduttore che collega i momenti<br />

di questa attività è il concetto di carità, e<br />

grande attenzione è dedicata anche a temi<br />

strettamente rotariani (all’insegna del motto<br />

parliamo di noi e del nostro impegno).<br />

Notizie non buone sul fronte dell’effettivo:<br />

negli ultimi anni – questo compreso –<br />

l’organico ha preso a diminuire anziché ad<br />

aumentare. È un problema non solo nostro<br />

ma generale, di carattere internazionale, che<br />

sembra legato al lungo periodo di una diffusa<br />

crisi produttrice di confusione, preoccupazione,<br />

diffidenza e disattenzione alla<br />

socialità. I soci ne sono consci e sono chiamati<br />

a far conoscere all’esterno la natura<br />

umanitaria del <strong>Rotary</strong>, perché il reclutamento<br />

sia meno problematico e dia buoni<br />

frutti nel momento in cui si avverte maggiore<br />

il bisogno di azione solidaristica.<br />

È anche con questa speranza, e nello spirito<br />

del Natale, che assieme a Mariangela abbraccio<br />

in un sincero augurio di buone feste<br />

e sereno 2013 tutti i soci e i familiari, le amiche<br />

dell’Inner Wheel, i giovani rotaractiani<br />

e gli ospiti stranieri.<br />


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 9<br />

La Fondazione <strong>Rotary</strong><br />

Storia e programmi<br />

Nello scrivere questo articolo ho ripreso<br />

la mia conversazione svolta al<br />

club l’8 novembre 2012 in occasione<br />

del mese dedicato alla Fondazione dal R.I.<br />

Che cos’è la Fondazione <strong>Rotary</strong>, com’è<br />

organizzata e qual è il suo scopo.<br />

Nel lontano 1917 Arch Klump, allora Presidente<br />

del <strong>Rotary</strong> International, propose di<br />

istituire un fondo di dotazione costituito da<br />

26,50 USD e destinato a “fare del bene nel<br />

mondo”, motto ancora oggi utilizzato dalla<br />

Fondazione. Nel 1928 il fondo superò i 5.000<br />

USD, nel contempo fu ribattezzato “Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong>” e diventò un’entità autonoma<br />

all’interno del <strong>Rotary</strong> International. Due<br />

anni dopo la Fondazione elargì la prima<br />

sovvenzione, devolvendo 500 USD alla<br />

I.S.C.C. – la società internazionale per bambini<br />

paralitici creata dal Rotariano Edgar<br />

Allen; con il tempo la società si sviluppò<br />

nell’organizzazione internazionale Easter<br />

Seals ancor oggi attiva.<br />

La Fondazione risentì sia della crisi economica<br />

della Grande Depressione che degli<br />

effetti della seconda guerra mondiale, ma si<br />

riprese nel dopoguerra, quando l’esigenza di<br />

promuovere la pace si fece sentire ovunque<br />

nel mondo. Nel 1947, alla morte del nostro<br />

fondatore, Paul Harris, i contributi versati<br />

dai Rotariani di tutto il mondo alla sua memoria<br />

ne segnarono la rinascita finanziaria.<br />

Quello stesso anno fu istituito il primo<br />

programma educativo, precursore delle<br />

Borse degli Ambasciatori. Nel 1965-1966 furono<br />

lanciati tre nuovi programmi: scambi<br />

L’impegno internazionale<br />

Salvatore Fozzi<br />

di gruppi di studio, sovvenzioni per l’avviamento<br />

professionale e sovvenzioni per la<br />

realizzazione dell’obiettivo della Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong> – in seguito sfociato nel programma<br />

Sovvenzioni paritarie.<br />

Dalla prima donazione di 26,50 USD del<br />

1917, il sostegno alla Fondazione ha ricevuto<br />

contributi per oltre 1 miliardo di USD.<br />

Più di 70 milioni sono stati raccolti nel solo<br />

anno rotariano 2003-04. A oggi, più di un<br />

milione di sostenitori si fregiano del titolo<br />

onorifico di Amico di Paul Harris o Amico<br />

plurimo di Paul Harris.<br />

Tutti sappiamo cosa sono i PHF (Paul<br />

Harris Fellow), voglio ricordarlo specialmente<br />

per i soci di recente acquisizione. Si tratta di<br />

una speciale onorificenza che viene conferita<br />

a ogni persona, rotariana o non rotariana,<br />

che versa, o a nome della quale vengono<br />

versati alla fondazione 1000 USD (o<br />

l’equivalente in altra valuta). Versamenti successivi<br />

di pari entità danno luogo alla attribuzione<br />

alla stessa persona di PH plurimi, da<br />

una a cinque pietre blu. Esistono ulteriori riconoscimenti<br />

aggiuntivi di carattere superiore<br />

(pietre rosse (rubino) sino a tre) a cui si aggiungono<br />

i benefattori della Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong> e cioè coloro che versano in contanti<br />

o lasciano in testamento al Fondo Permanente<br />

della <strong>Rotary</strong> Foundation somme eguali<br />

o superiori a mille dollari. Se la somma versata<br />

è superiore a 10.000 USD i donatori vengono<br />

iscritti in una particolare categoria chiamata<br />

Bequest Society o lasciti testamentari.<br />

Questo costante sostegno da parte dei<br />

Rotariani di tutto il mondo continua ad assicurare<br />

il futuro della Fondazione e del suo


10 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

operare per la pace e la comprensione<br />

internazionale.<br />

Buona parte dei programmi<br />

della Fondazione si<br />

sono potuti realizzare grazie<br />

al sostegno e ai contributi conosciuti<br />

come “ogni rotariano<br />

ogni anno” che i rotariani<br />

di tutto il mondo versano<br />

volontariamente al “fondo<br />

annuale programmi”. Tali<br />

contributi hanno superato i<br />

cento milioni di USD, raggiungendo<br />

nel 2007-2008 la<br />

cifra record di 114,8 milioni di<br />

dollari.<br />

La donazione, che consiste<br />

nel versamento di cento<br />

dollari l’anno a socio, cifra<br />

che equivale oggi a circa 77<br />

euro, consente di realizzare<br />

progetti umanitari di portata<br />

eccezionale in tutto il<br />

mondo.<br />

La missione della Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong> è quella di affiancare<br />

e sostenere il <strong>Rotary</strong><br />

International nella realizzazione<br />

del suo Scopo, ossia<br />

di promuovere l’intesa, la<br />

tolleranza e la pace tra i popoli<br />

mediante iniziative umanitarie<br />

e culturali condotte a<br />

livello locale, nazionale e internazionale.<br />

In particolare il consiglio<br />

centrale del RI e il consiglio<br />

di amministrazione della<br />

fondazione puntano al conseguimento<br />

di alcuni obiettivi<br />

principali dell’associazione,<br />

come ad esempio<br />

l’eliminazione completa e<br />

definitiva della poliomielite<br />

attraverso la campagna PolioPlus,<br />

la famosa forbice del<br />

“basta così poco”, indovinato<br />

slogan pubblicitario che<br />

ha coinvolto tanti personaggi<br />

famosi, continua a stringersi.<br />

Nell’arco del 2012 (fino al 24 ottobre) sono stati riscontrati<br />

solo 175 casi di polio contro i 489 dell’analogo periodo del<br />

2011. In India, da sempre annoverata tra i paesi endemici,<br />

l’ultimo caso risale al 13 gennaio 2011. Anche se i nuovi casi<br />

di polio sono al livello più basso della storia non bisogna abbassare<br />

la guardia. Se l’eradicazione globale fallisce, la polio<br />

potrebbe riaffiorare e purtroppo vanificare almeno in<br />

parte tutto il lavoro finora svolto. Questo risultato è stato<br />

possibile non solo grazie ai contributi dei rotariani ma anche<br />

alla donazione di 355 milioni di dollari da parte della<br />

Fondazione Bill e Melinda Gates. La stessa si è impegnata<br />

con una recente decisione a pagare gli interessi su un prestito<br />

che la Banca di Sviluppo Islamico fornirà al governo<br />

del Pakistan per l’eradicazione totale della Polio in quel<br />

paese. In aggiunta il <strong>Rotary</strong> International ha da poco deciso<br />

di mettere a disposizione 75 milioni di dollari in tre anni a<br />

favore della Global Polio Eradication Initiative. Il <strong>Rotary</strong> che<br />

ha già contribuito con quasi 1,2 miliardi di dollari ha annunciato<br />

la propria decisione il 27 settembre scorso in occasione<br />

di una importante riunione sull’eradicazione della<br />

polio, convocata dal segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-<br />

Moon durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a<br />

New York. Dagli ultimi dati risulta che il <strong>Rotary</strong> e i suoi partner<br />

hanno raggiunto ad oggi più di 2,5 miliardi di bambini<br />

con il vaccino anti polio orale prevenendo più di 8 milioni<br />

di casi di paralisi e centinaia di migliaia di morti in età infantile.<br />

Come è organizzata la R.F.: il consiglio di amministrazione<br />

della Fondazione è composto da 15 membri nominati<br />

dal Presidente internazionale con l’approvazione del consiglio<br />

centrale ed è amministrato da un segretario generale che<br />

è il massimo dirigente della fondazione stessa, il quale so-


vraintende alla sua amministrazione e alle sue<br />

finanze seguendo le direttive del consiglio di<br />

amministrazione e del suo presidente. Lo storico<br />

segretario generale Ed Futa, che ha lasciato<br />

l’incarico alla fine dello scorso anno,<br />

nella sua relazione di chiusura al 31-12-2011<br />

ci informa che la nostra Fondazione continua<br />

ad essere finanziariamente solida e che<br />

le riserve ammontavano a quella data a 134<br />

milioni di dollari. Aggiungo inoltre che dovremmo<br />

sentirci orgogliosi che la nostra Fondazione<br />

sia efficiente e abbia una gestione dei<br />

nostri soldi molto oculata e trasparente. Negli<br />

ultimi dieci anni l’88% delle risorse della<br />

Fondazione sono state spese per i programmi,<br />

a fronte di un media del 65% che<br />

usualmente viene attribuita a questo tipo di<br />

organizzazioni senza scopo di lucro. La spesa<br />

totale per i programmi nell’anno 2010-2011<br />

è stata di 227 milioni di USD, di cui 78 milioni<br />

destinati al programma Polio Plus e alle<br />

relative attività, e 150 milioni utilizzati per finanziare<br />

direttamente progetti umanitari, iniziative<br />

per l’eradicazione della Polio, progetti<br />

educativi e altri programmi. Da questi numeri<br />

rileviamo che i costi di gestione incidono<br />

solo per il 5-6% sul totale, percentuale molto<br />

inferiore a quella di altre organizzazioni<br />

similari.<br />

Tra cinque anni, nel 2017, la Fondazione<br />

celebrerà il primo secolo di vita ed è per solennizzare<br />

questa importante ricorrenza che<br />

i nostri dirigenti internazionali hanno deciso<br />

l’attuazione del “Piano di Visione Futura”<br />

pensato per la realizzazione di progetti sostenibili<br />

finalizzati ad una maggiore visibilità<br />

all’esterno. Lo stesso programma è stato<br />

sperimentato per tre anni (2009-2012) da<br />

100 Distretti pilota nel mondo, tra cui anche<br />

il nostro distretto 2080.<br />

Il piano, oltre a innovare i processi operativi,<br />

praticamente sburocratizzandoli e<br />

rendendoli più agili, ha voluto concentrare<br />

la sua attuazione su 6 aree prioritarie di intervento<br />

che, di fatto, coprono le più importanti<br />

emergenze dei bisogni delle popolazioni<br />

nel mondo.<br />

Dal prossimo primo luglio 2013 tutti i distretti<br />

del mondo dovranno attivare il nuovo<br />

piano di Visione Futura.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 11<br />

Quali sono oggi le sovvenzioni della<br />

<strong>Rotary</strong> Foundation alla luce del Piano<br />

di Visione Futura.<br />

Premetto intanto, prima di descriverle,<br />

che tutti i club all’atto della presentazione<br />

delle domande per le sovvenzioni dovranno<br />

essere “qualificati” on-line ed essere in possesso<br />

di requisiti finanziari e di buona amministrazione,<br />

con l’apertura di un conto<br />

bancario dedicato alla gestione delle sovvenzioni.<br />

Sovvenzioni distrettuali: sono sovvenzioni<br />

in blocco che consentono ai club e ai<br />

distretti di rispondere ai bisogni immediati<br />

delle comunità locali e internazionali. I distretti<br />

possono richiedere annualmente fino<br />

al 50 per cento dei FOOD (Fondo di Designazione<br />

Distrettuale) disponibili per una<br />

sovvenzione, oppure possono utilizzare<br />

meno del 50 per cento ed applicare la rimanenza<br />

al programma PolioPlus o ad una<br />

sovvenzione globale. Il distretto si occupa di<br />

gestire e distribuire i fondi per finanziare le<br />

attività sponsorizzate dai club o dal distretto,<br />

incluse le squadre di formazione<br />

professionale, le borse di studio ed i progetti<br />

di servizio umanitario, purché queste attività<br />

rientrino nella missione della Fondazione.<br />

Sovvenzioni globali: consentono di partecipare<br />

ad attività più strategiche e ad alto<br />

impatto con il supporto della Fondazione tra<br />

i 15.000 e i 200.000 USD. Queste sovvenzioni<br />

sono state ideate per finanziare progetti<br />

umanitari di maggiore portata, oltre che<br />

squadre di formazione professionale e borse<br />

di studio, con risultati sostenibili e misurabili<br />

in una o più aree di intervento. Le attività<br />

possono essere eseguite individualmente<br />

o insieme ad altre.<br />

Sovvenzioni globali predefinite: sono<br />

programmi sviluppati dalla Fondazione e<br />

dai suoi partner strategici, organizzazioni<br />

che operano nelle aree di intervento, le quali<br />

possono offrire supporto finanziario, tecnico<br />

o promozionale per i progetti delle sovvenzioni<br />

globali. Il Fondo mondiale e il partner<br />

strategico contribuiscono al 100 per


12 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

cento del finanziamento, mentre è compito<br />

dei rotariani implementare il progetto della<br />

sovvenzione attraverso la loro opera.<br />

Vorrei citare due importanti partner strategici<br />

della Fondazione: l’Aga Khan University<br />

e la Mercy Ships. La prima è<br />

un’agenzia dell’Aga Khan Development Network<br />

che si sta concentrando sull’aumento<br />

di <strong>numero</strong> e di abilità dei professionisti nei<br />

Paesi in via di sviluppo offrendo loro l’accesso<br />

all’istruzione superiore e alla ricerca,<br />

e in questo momento si sta occupando di due<br />

progetti: “Formazione degli educatori del<br />

settore sanitario” e “Borse di studio di infermieristica”.<br />

L’area d’intervento è relativa<br />

all’ambito “Salute materna e infantile”<br />

mentre i paesi interessati sono Kenya, Tanzania<br />

e Uganda.<br />

La Mercy Ships, altro strategico partner<br />

della Fondazione, utilizza la sua nave ospedale<br />

all’avanguardia, l’Africa Mercy, per fornire<br />

cure sanitarie gratuite, di alta qualità,<br />

creando capacità e sviluppo sostenibile per<br />

gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo che<br />

non hanno accesso all’assistenza medica.<br />

Attualmente porta avanti il progetto “Squadra<br />

di formazione professionale e di assi-<br />

stenza medica con Mercy Ships” nell’ambito<br />

del quale i Rotariani organizzano squadre di<br />

formazione professionale in campo medico<br />

per eseguire, o assistere, interventi chirurgici<br />

salva-vita e fornire formazione ai professionisti<br />

locali del settore medico. L’area d’intervento<br />

è quella della “prevenzione e cura<br />

delle malattie”, i paesi interessati sono Togo<br />

e Guinea.<br />

Come abbiamo visto i partner strategici<br />

del <strong>Rotary</strong> forniranno risorse e conoscenze<br />

tecniche indispensabili alla realizzazione di<br />

progetti reciproci di natura benefica che<br />

contribuiscono a migliorare ed agevolare le<br />

opportunità di intervento da parte dei rotariani.<br />

Ho accennato prima alle squadre di formazione<br />

professionale. Le stesse sono entità<br />

che viaggiano all’estero e rispondono, o studiano<br />

come rispondere a problemi in una o<br />

più aree di intervento. Ogni squadra deve essere<br />

composta come minimo da un rotariano<br />

capo gruppo e da tre partecipanti non<br />

rotariani. Non esistono limiti al <strong>numero</strong> o all’età<br />

dei partecipanti alla squadra, ma tutti<br />

i partecipanti di una singola squadra dovrebbero<br />

avere conoscenze professionali col-


legate agli obiettivi della sovvenzione nell’area<br />

di intervento.<br />

Ed infine le borse di studio. Le borse di<br />

studio sono finanziate dalle sovvenzioni distrettuali<br />

o da quelle globali. Le sovvenzioni<br />

distrettuali non hanno restrizioni per i<br />

vari livelli (laurea o corsi post laurea), durata<br />

o campo di studio. I distretti possono<br />

sviluppare i propri criteri per i borsisti, determinare<br />

l’importo della borsa, finanziare<br />

gli studenti che frequentano università del<br />

posto e le borse di studio non hanno requisiti<br />

di internazionalità.<br />

Le sovvenzioni globali sostengono invece<br />

studi internazionali, post laurea, correlati<br />

alle aree di intervento per periodi di studio<br />

da uno a quattro anni. Gli interessati dovranno<br />

anche fornire alla Fondazione i risultati<br />

accettabili degli esami di lingua<br />

presso organismi approvati dalla Fondazione,<br />

se i candidati verranno assegnati a<br />

sedi di studio dove le lezioni avvengono in<br />

una lingua ufficiale diversa dalla lingua madre<br />

del borsista.<br />

Grazie al Piano di Visione Futura anche<br />

i pagamenti da parte della R.F. relativi alle<br />

sovvenzioni saranno ora elaborati più ve-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 13<br />

locemente e anche l’iter delle stesse sarà<br />

reso più agile e più trasparente consentendo<br />

inoltre ai club e ai distretti di verificare<br />

on-line in qualsiasi momento lo stato<br />

di attuazione delle loro sovvenzioni durante<br />

le varie fasi.<br />

Vi chiederete: ma perché la Fondazione<br />

ha ritenuto opportuno cambiare il modello<br />

delle sovvenzioni ed il <strong>numero</strong> delle stesse<br />

portandole da 12 dei vecchi modelli alle tre<br />

attuali?<br />

La Fondazione ha riconosciuto il bisogno<br />

di utilizzare in maniera più efficace le sue risorse.<br />

Nel 2007 la stessa spendeva il 20% del<br />

suo bilancio annuale su programmi di sovvenzioni<br />

di grande impatto e l’80% per attività<br />

a breve termine ma con un impatto<br />

minimo. Ora il nuovo modello di sovvenzioni<br />

inverte questa tendenza in quanto<br />

l’80% delle sovvenzioni andrà a finanziare<br />

progetti di grande impatto e fortemente sostenibili,<br />

consentendo così al R.I. di soddisfare<br />

quelle priorità e quegli obiettivi previsti<br />

nel piano strategico stesso.<br />

Per concludere vorrei illustrare le sei aeree<br />

di intervento proposte dalla Fondazione<br />

e gli scopi che ciascuna si prefigge:


14 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Pace e prevenzione /<br />

risoluzione dei conflitti<br />

Promuove la pratica della pace e della<br />

prevenzione/risoluzione dei conflitti attraverso:<br />

il rafforzamento degli impegni sulla<br />

pace a livello locale; la formazione dei leader<br />

locali per prevenire e mediare il conflitto;<br />

il sostegno a lungo termine dell’edificazione<br />

della pace in aree del conflitto; l’assistenza<br />

a popolazioni vulnerabili, soprattutto giovani<br />

e bambini; il finanziamento di studi su<br />

pace e risoluzione di conflitti.<br />

Prevenzione e cura delle malattie<br />

Riduce cause ed effetti delle malattie attraverso:<br />

il miglioramento delle capacità di<br />

professionisti del sistema sanitario locale;<br />

la lotta contro la diffusione dell’HIV/AIDS,<br />

malaria e altre serie di malattie; la miglioria<br />

di infrastrutture sanitarie delle comunità locali;<br />

l’educazione e la mobilitazione delle<br />

comunità per prevenire diffusione di gravi<br />

malattie; il finanziamento di studi per prevenzione<br />

e cura delle malattie.<br />

Acqua e strutture igienico-sanitarie<br />

Assicura alla popolazione l’accesso sostenibile<br />

all’acqua e alle strutture igienicosanitarie<br />

attraverso: l’aumento dell’equo accesso<br />

della comunità all’acqua potabile<br />

sicura e alle strutture igieniche basilari; il<br />

rafforzamento della capacità della comunità<br />

di sviluppare e gestire la manutenzione<br />

dei sistemi idrici e igienico-sanitari; l’educazione<br />

della comunità sull’acqua sicura, le<br />

strutture sanitarie e l’igiene; il finanziamento<br />

degli studi relativi all’acqua e alle<br />

strutture sanitarie.<br />

Salute materna e infantile<br />

Migliora la vita delle madri e dei loro<br />

figli attraverso: la riduzione del tasso di<br />

mortalità infantile dei bambini di età inferiore<br />

ai cinque anni; la riduzione del tasso si<br />

mortalità delle gestanti; il miglioramento<br />

dell’accesso ai servizi medici essenziali e ai<br />

professionisti del sistema sanitario specializzati<br />

per assistere madri e figli; il finanziamento<br />

degli studi relativi alla salute<br />

materna e infantile.<br />

Alfabetizzazione e educazione di base<br />

Promuove l’alfabetizzazione e l’educazione<br />

di tutti attraverso: la garanzia per i<br />

bambini di avere accesso ad una educazione<br />

elementare di qualità; la riduzione della disparità<br />

nell’educazione in base al sesso; l’aumento<br />

dell’alfabetizzazione degli adulti; il<br />

rafforzamento della capacità della comunità<br />

di sostenere l’alfabetizzazione e l’educazione;<br />

il finanziamento degli studi relativi<br />

all’alfabetizzazione e educazione.<br />

Sviluppo economico e comunitario<br />

Investe nelle persone per creare un miglioramento<br />

economico misurabile e duraturo<br />

nella loro vita e comunità attraverso: il rafforzamento<br />

dello sviluppo di imprenditori e leader<br />

della comunità, soprattutto donne, nelle<br />

comunità povere; lo sviluppo delle opportunità<br />

per un lavoro decente e produttivo, soprattutto<br />

per i giovani; la realizzazione della<br />

capacità delle organizzazioni locali e dei network<br />

della comunità di sostenere lo sviluppo<br />

economico; il finanziamento degli studi relativi<br />

allo sviluppo economico e comunitario.<br />

Gli amministratori della Fondazione hanno<br />

identificato queste aree come prioritarie<br />

per risolvere questioni umanitarie critiche.<br />

Grazie agli interventi e alla esperienza del <strong>Rotary</strong><br />

nel mondo sarà possibile realizzare<br />

con successo i relativi progetti in queste aree.<br />

Tutti noi rotariani abbiamo il dovere di<br />

piantare i semi per il futuro della nostra<br />

Fondazione e voglio citarvi a chiusura di<br />

questo mio intervento un aneddoto che mi<br />

ha particolarmente colpito e che ben si collega<br />

con la missione della Fondazione.<br />

Un antico saggio vedendo un vecchio<br />

piantare un albero di carrubo gli domandò<br />

quando l’albero avrebbe dato il suo frutto.<br />

«Dopo 70 anni» gli rispose il vecchio. «Lei si<br />

aspetta di vivere altri 70 anni prima di mangiare<br />

il frutto del suo lavoro?» gli aveva ribadito<br />

il saggio. «Io non ho trovato una<br />

terra desolata quando sono venuto al<br />

mondo», gli rispose il vecchio, «e così come<br />

i miei padri hanno piantato gli alberi per me<br />

prima che io nascessi, io li pianto per coloro<br />

che verranno dopo di me». ■


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 15<br />

Gemme di carità<br />

nella letteratura<br />

Carità: un vocabolo ricchissimo di significati<br />

e di sfumature in tutte le lingue,<br />

a cominciare dall’ebraico, in cui<br />

il termine corrispondente achabà indicava<br />

l’amore sotto tutti gli aspetti, erotici e spirituali.<br />

Nelle traduzioni della Bibbia in greco,<br />

fin dalla cosiddetta Bibbia dei 70, di epoca<br />

ellenistica, il termine in alcuni passi venne<br />

reso con agape, là dove è necessario indicare<br />

un atto di amore spirituale scambievole e che<br />

nasce dalla volontarietà, atto con il quale ci<br />

si impegna a fare il bene dell’altro; non è<br />

dunque filìa, un sentimento più istintivo e<br />

personale. A questo proposito c’è da notare<br />

che il greco antico possedeva ben 5 vocaboli<br />

che indicano amore, ciascuno dei quali con<br />

una connotazione ben precisa: agape è il<br />

meno usato in età classica, ma, grazie al suo<br />

uso sempre più frequente nei testi cristiani<br />

bizantini è quello che è prevalso su tutti, anche<br />

nella forma verbale, nel greco moderno.<br />

Giotto di Bondone, San Paolo, 1291-1295 circa<br />

Un vocabolo denso di significati<br />

Maria Grazia Vescuso<br />

Nel latino charitas, dunque, si sovrappongono<br />

gradazioni e sfumature di significato,<br />

che rendono il vocabolo fortemente<br />

polisemico, soprattutto nei testi cristiani:<br />

c’è la volontarietà di un’azione che nasce da<br />

un sentimento, solo inizialmente spontaneo,<br />

di solidarietà, illuminato dalla grazia di Dio,<br />

ma anche l’affetto incondizionato verso la<br />

persona umana (cfr. carus dalla stessa radice<br />

charis in greco “grazia”).<br />

Si potrebbe continuare a lungo nel dissertare<br />

sul significato del termine, ma lasciamo<br />

il compito alle semplici e al tempo<br />

stesso ricchissime parole di S. Paolo:<br />

Se anche parlassi le lingue degli uomini<br />

e degli angeli, ma non avessi la carità,<br />

sarei un bronzo risonante o un cembalo<br />

squillante.<br />

Se avessi il dono della profezia e conoscessi<br />

tutti i misteri e tutta la scienza e<br />

avessi tutta la fede in modo da spostare le<br />

montagne, ma non avessi la carità, non<br />

sarei nulla.<br />

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire<br />

i poveri, se dessi il mio corpo per essere<br />

arso, e non avessi la carità, non mi<br />

gioverebbe a nulla.<br />

La carità è paziente, è benigna la carità;<br />

la carità non invidia, non si vanta, non<br />

si gonfia, non manca di rispetto, non cerca<br />

il proprio interesse, non si adira, non tiene<br />

conto del male ricevuto, ma si compiace<br />

della verità;<br />

tutto tollera, tutto crede, tutto spera,<br />

tutto sopporta.<br />

La carità non verrà mai meno.<br />

(S. PAOLO, 1 a Lettera ai Corinzi, cap. 13)


16 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Nel corso dei primi secoli del Medioevo, a mio parere, è<br />

S. Agostino a comprendere più a fondo il messaggio paolino,<br />

avvicinandosi totalmente, dopo qualche esitazione iniziale<br />

di giovinezza, alla Civitas Dei. Nelle Confessiones, (1.X) ci<br />

espone il suo primo vero incontro con Dio, che avviene<br />

grazie alla carità di Dio stesso, che lo chiama con un appello<br />

cui Agostino, dopo tutte le sue svariate esperienze, non può<br />

che rispondere positivamente:<br />

«Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e<br />

tanto nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri<br />

dentro di me ed io fuori: lì ti cercavo. Deforme,<br />

mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature.<br />

Eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano<br />

lontano da te le tue creature, inesistenti<br />

se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo<br />

grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo<br />

splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la<br />

tua fragranza, respirai ed ora anelo verso di te;<br />

ti gustai ed ora ho fame e sete di te; mi toccasti,<br />

e arsi dal desiderio della tua pace.»<br />

(Confessioni X, 27.38)<br />

Ma se per Agostino è finalmente facile manifestare la sua<br />

gioia nei confronti del Signore per averlo incontrato e conosciuto<br />

attraverso la Sua carità e grazia, non lo è altrettanto<br />

inizialmente verso gli altri esseri umani. Tale atto di<br />

amore verso gli uomini in Dio, ammette, è “difficilissimo”<br />

ma si può e si deve raggiungere, perché, infine, «dolcissima<br />

sarà la consapevolezza di essere ormai in possesso di tale<br />

dono».<br />

L’attività e i <strong>numero</strong>si scritti di S. Agostino, che sono<br />

illuminati da un idealismo fortemente platonico, saranno<br />

alla base di tutta la patristica successiva fin dopo il Mille<br />

quando, con la lettura accurata della filosofia aristotelica<br />

“riscoperta” attraverso la cultura araba, viene elaborata<br />

in Occidente la filosofia scolastica ad opera di S. Tommaso.<br />

Il nostro poeta più illustre, Dante Alighieri, è un ottimo<br />

discepolo di tale sistema filosofico che è certamente alla base<br />

delle sue opere.<br />

La Divina Commedia infatti rispecchia con grande precisione<br />

i dettami di tale corrente filosofica, ma è soprattutto<br />

un’opera di profonda carità: la carità di Beatrice che dall’Empireo,<br />

vedendo il suo antico amico in difficoltà nella<br />

“selva oscura”, scende nel Limbo per far accompagnare<br />

Dante attraverso Inferno e Purgatorio da Virgilio, per poi<br />

portarlo ella stessa al cospetto di Dio.<br />

Dante, nonostante le palesi difficoltà, accetta l’impresa<br />

e riversa il suo amore e la carità ritrovata sulle tante anime<br />

Sandro Botticelli, Ritratto di<br />

Dante Alighieri, 1495<br />

che incontra nel suo cammino:<br />

soprattutto nel Purgatorio,<br />

ove le anime sono<br />

bisognose di preghiere da<br />

parte dei parenti in vita, il<br />

poeta ascolta con affetto le<br />

loro parole e le loro richieste<br />

di essere ricordati, per poter<br />

accelerare il cammino verso<br />

il Paradiso. Tra esse nel c. V<br />

spicca la figura di Pia de’<br />

Tolomei, un’anima candida,<br />

dolce e timida, che parla di<br />

sé e della sua sventurata vita<br />

con grande riservatezza e<br />

rassegnazione, quasi abbia<br />

pudore di narrare il male che<br />

le hanno fatto:<br />

Siena mi fé, disfecemi<br />

Maremma: salsi colui che<br />

’nnanellata<br />

pria disposando m’avea<br />

con la sua gemma.<br />

Ma è nel c. XXVI del<br />

Purgatorio che Dante riesce<br />

a dare una spiegazione della<br />

carità secondo i dettami


Gustave Doré, illustrazione per l’Orlando Furioso<br />

della scolastica. È un canto molto difficile strutturalmente,<br />

in cui il poeta svolge in poesia ciò che la teologia afferma riguardo<br />

alla carità. Si tratta della circolarità del Bene che,<br />

partendo da Dio, Bene Supremo, viene riconosciuto dalla<br />

nostra capacità di amare, instillataci da Dio stesso. Tale capacità<br />

si riflette vicendevolmente sulle anime di tutti gli esseri,<br />

cosicché noi tendiamo a Dio e al tempo stesso ci<br />

amiamo l’un l’altro in carità.<br />

La convinzione di questo assunto, afferma Dante, che su<br />

questo arduo argomento viene interrogato da S. Giovanni,<br />

gli deriva dal suo profondo studio di Aristotele, che ha definito<br />

le essenze contingenti e le sempiterne, dalla lettura appassionata<br />

della Bibbia, che è stata ispirata da Dio, e, infine,<br />

dall’Apocalisse, proprio a S. Giovanni attribuita.<br />

Quest’ultima affermazione di lode, al Santo, fa sì che quest’ultimo<br />

promuova a pieni voti il poeta e gli conceda di continuare<br />

il suo volo verso l’Eterno.<br />

Nel Rinascimento, periodo in cui si ristudiano profondamente<br />

i classici latini e greci, la carità dai letterati viene<br />

spesso accostata all’eroismo. Prova ne è il Discorso della<br />

virtù eroica e della carità di Torquato Tasso (1580), operetta<br />

dedicata al vescovo Cesareo, fratello dell’imperatore Rodolfo<br />

D’Asburgo, in cui il poeta prende a modello tante coppie di<br />

amici della classicità, per dimostrarci come e perché l’eroismo<br />

sia esempio di carità.<br />

In effetti nei poemi cavallereschi spesso i poeti si ispirano<br />

alla famosa coppia di amici Eurialo e Niso dal IX libro dell’Eneide,<br />

personaggi che, certamente, vengono sviluppati poi<br />

con gusto e finalità diverse da ciascun autore.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 17<br />

Ad esempio, nell’Orlando<br />

Furioso di Ariosto, due fanti<br />

dell’esercito saraceno, amici<br />

per la pelle, Cloridano e Medoro,<br />

fanno una sortita di<br />

notte nel campo ove si è<br />

svolta la battaglia, per sottrarre<br />

allo scempio degli animali<br />

il corpo del loro re Dardinello.<br />

Ma trasportando<br />

insieme il cadavere, vengono<br />

inseguiti dalle truppe cristiane.<br />

Cloridano, il personaggio<br />

più grande in età e<br />

conseguentemente più concreto<br />

e smaliziato, decide allora<br />

di fuggire abbandonando<br />

il cadavere perché:<br />

«sarebbe pensiero poco<br />

accorto<br />

perder duo vivi per<br />

salvare un morto»<br />

Medoro, spinto dal suo<br />

enorme spirito di carità invece,<br />

continua faticosamente<br />

da solo a trascinare piangendo<br />

il cadavere del re, fino<br />

a quando un drappello di<br />

soldati cristiani lo raggiunge<br />

e lo ferisce gravemente. Ma<br />

la ricompensa ad un tale atto<br />

di generosità è pronta: Medoro,<br />

un umile fante saraceno,<br />

sarà trovato e curato<br />

dalla bella Angelica che tutti<br />

i paladini desiderano invano<br />

ed avrà il suo amore. Lo spirito<br />

spesso ironico dell’Ariosto<br />

qui si rivela pienamente,<br />

nel voler trovare un esito irridente<br />

a tutto quel mondo<br />

cavalleresco che ormai nel<br />

Rinascimento era tramontato.<br />

Più solenne e al tempo<br />

stesso sensuale è l’episodio<br />

della Gerusalemme Liberata<br />

del Tasso che si rifà sempre


18 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

ad Eurialo e Niso. Torquato Tasso, il poeta<br />

che chiude il Rinascimento ed apre al tempo<br />

stesso l’età del barocco e della Controriforma,<br />

crea infatti la coppia di Olindo e Sofronia,<br />

che si accusano a vicenda del furto ai<br />

danni del re saraceno di un quadro della<br />

Madonna che era stato sottratto dal re stesso<br />

ad una chiesa cristiana con l’intento di distruggerlo.<br />

La colpevole è la bella giovinetta<br />

Sofronia, ma Olindo, innamorato di lei, si accusa<br />

a sua volta per salvarla. La sorte sarebbe<br />

per entrambi di essere arsi vivi, se non<br />

intervenisse la guerriera cristiana Clorinda,<br />

che intercede per loro. Tasso non ha alcun intento<br />

irridente, anzi la sua poesia tende al<br />

drammatico, quasi voglia mettere in evidenza<br />

la “passione” della carità, ma il suo<br />

stile musicalmente tenero e sfumato arriva,<br />

come ho già accennato prima, ad un che di<br />

sensuale e di paganeggiante. Ciò, nella mente<br />

del poeta, offuscata da tormenti religiosi e<br />

personali, farà sì che tutta l’opera sarà rielaborata<br />

con il titolo della “Conquistata”: un<br />

poema noiosamente prolisso, ove tutti i passi<br />

più belli, come quello su citato, sono stati<br />

soppressi, mentre il poeta stesso scivola verso<br />

i gorghi della pazzia.<br />

Ma il periodo in cui è stata maggiormente<br />

esaltata in forme letterarie la carità è,<br />

a mio avviso, l’Ottocento: è l’epoca dell’affermazione<br />

della borghesia che, divenuta<br />

più forte con la Rivoluzione Francese, in alcuni<br />

stati ha combattuto per l’indipendenza,<br />

in altri si è legata maggiormente alle monarchie<br />

con la nascente industrializzazione<br />

e i commerci, fino a diventare la vera ossatura<br />

dello stato moderno. I princìpi di questa<br />

società sono, secondo la definizione di<br />

Mazzini, Dio, Patria, Famiglia, che si rispecchiano<br />

continuamente nel genere letterario<br />

più in voga in questo periodo: il romanzo.<br />

In esso, accanto alle peripezie dei personaggi<br />

che si concludono, per la gioia dei lettori,<br />

con il classico lieto fine, c’è una profonda<br />

dicotomia tra buoni e cattivi, tra bene<br />

e male; tale netta separazione è più accentuata<br />

nelle letterature protestanti, come<br />

quella inglese, ove solo i giovanissimi possono<br />

salvarsi per un atto di carità operato da<br />

un personaggio “buono”, come ad esempio<br />

in Oliver Twist, mentre, nei paesi di cultura<br />

cattolica, l’atto di carità è frequentemente un<br />

seme che produce altri atti di carità, anche su<br />

personaggi che fino ad allora hanno praticato<br />

la delinquenza. Ecco infatti l’ex-galeotto Jean<br />

Valjean de I Miserabili di V. Hugo che viene<br />

restituito alla società civile da un atto di carità<br />

del vescovo Myriel e che, a sua volta, divenuto<br />

un uomo onesto, strapperà dalle grinfie<br />

del perfido Thénardier la fanciulla<br />

Cosette, per avviarla ad una vita serena.<br />

Su un altro piano letterario, più alto e<br />

raffinato, si collocano I Promessi Sposi,<br />

lunga fatica letteraria del nostro A. Manzoni,<br />

che ha studiato a fondo quello che lui stesso<br />

chiama «il guazzabuglio del cuore umano»:<br />

esempi di carità in questa opera sono frequenti,<br />

lo scrittore si sofferma persino su<br />

quella falsa carità che nasconde curiosità<br />

morbose e volontà di sopraffazione, incarnata<br />

dal personaggio di Donna Prassede.<br />

Il più alto esempio di questa virtù teologale<br />

è il cardinale Federigo Borromeo, che,<br />

senza indugio alcuno, riceve con affetto l’Innominato,<br />

travagliato da una profonda crisi<br />

spirituale. Eppure, non solo i grandi sono<br />

esaltati per il loro spirito di carità, anche gli<br />

umili possono essere dotati di questo amore:<br />

come Renzo che, fuggito da Milano e attraversato<br />

l’Adda, quando si ritrova nella Repubblica<br />

di Venezia, per ringraziare il Signore<br />

per essersi salvato, dona i suoi ultimi<br />

spiccioli ad un mendicante, esclamando «La<br />

c’è la Provvidenza!» Altro grande personaggio<br />

della carità è Fra’ Cristoforo, per il<br />

quale vorrei citare un solo commovente episodio:<br />

l’invito, anche un po’ brusco, che rivolge<br />

a Renzo nel lazzaretto, di pregare insieme<br />

accanto a Don Rodrigo morente e la<br />

successiva scena, quasi silenziosa, della preghiera<br />

che si innalza a Dio in quel terribile<br />

luogo di dolore, preghiera con la quale si acquietano<br />

tutti i sentimenti di odio, di dolore<br />

e di sopraffazione, che tanti personaggi del<br />

romanzo hanno provato.<br />

Nella seconda metà dell’800, emergono<br />

nuove istanze non solo puramente letterarie,<br />

ma anche sociali ed economiche, che sconvolgono<br />

sempre più il tranquillo mondo bor-


L’incontro tra frate Cristoforo e don Rodrigo,<br />

dall’edizione del 1840 de I promessi sposi<br />

ghese: riprendono forza le correnti socialiste<br />

del primo ’800, comincia a diffondersi il<br />

marxismo, l’anarchismo, il nichilismo, il decadentismo,<br />

insomma tutti quegli “ismi”<br />

letterari che così bene ha individuato Luigi<br />

Capuana. Fondamentali inoltre, per la trasformazione<br />

in atto della cultura e della<br />

scienza, sono le teorie di Freud, il padre<br />

della psicologia moderna.<br />

Un letterato particolarmente attento agli<br />

scompensi della società del tempo è Leone<br />

Tolstoi, che, da una parte raccoglie nei suoi<br />

romanzi la grande arte del ’700 e dell’800<br />

russo, dall’altra abbraccia una sorta di anarchismo<br />

sociale e cristiano, per il quale sarà<br />

anche scomunicato dalle autorità religiose<br />

ortodosse. Anche la sua famiglia, nobile e<br />

ricca cercherà di fermarlo, ma lui continuerà<br />

la sua crociata a favore dei suoi kulaki<br />

cui, con un gesto di grande carità, distribuirà<br />

le proprie terre e i diritti di autore di<br />

uno dei suoi ultimi romanzi Resurrezione<br />

(1899). In questa opera, in parte autobiografica,<br />

Tolstoi svela i suoi forti sentimenti<br />

di amore nei confronti dei deboli, che spesso<br />

lo sono diventati a causa della sopraffazione<br />

da parte dei potenti.<br />

Infatti, in questo romanzo il principe Nechliudov,<br />

il protagonista, incontra per caso<br />

in un’aula di tribunale, la giovane prostituta<br />

Katia, accusata di aver ucciso un suo cliente,<br />

e in essa il principe riconosce la fanciulla po-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 19<br />

vera adottata dalle sue zie e che lui stesso<br />

aveva sedotto e abbandonato. Nechliudov<br />

prova un tale rimorso e una tale carità nei<br />

confronti della giovane che, non essendo<br />

riuscito a farla assolvere, la seguirà nella sua<br />

prigionia in Siberia, offrendole di sposarla<br />

una volta uscita dal carcere. Ma Katia, dopo<br />

aver espiato la sua colpa, rifiuta l’offerta, ormai<br />

anche lei è risorta a nuova vita, ed è<br />

pronta per affrontare la sua strada da sola:<br />

un’eroina già del ’900, antesignana dell’emancipazione<br />

della donna.<br />

La prima guerra mondiale, con i suoi orrori<br />

e i suoi 6 milioni di morti, spazzerà<br />

tanti ismi letterari, ma il sentimento della carità,<br />

anche là dove potrebbe sembrare sopraffatta<br />

dall’unico desiderio di sopravvivenza,<br />

è sempre splendidamente vivo, e si<br />

intravede chiaramente in autori che non<br />

sono dichiaratamente cristiani.<br />

Il testo della poesia Veglia di Giuseppe<br />

Ungaretti ce lo rivela:<br />

Un’intera nottata buttato vicino a un<br />

compagno massacrato con la sua<br />

bocca digrignata volta al plenilunio con la<br />

congestione delle sue mani penetrata nel<br />

mio silenzio ho scritto lettere piene<br />

d’amore.<br />

Non sono mai stato<br />

tanto<br />

attaccato alla vita<br />

Cima Quattro il 23 dicembre 1815<br />

Un amore, quello di Ungaretti, che altro<br />

non è che carità, carità verso uno sconosciuto<br />

che giace ucciso accanto al poeta in<br />

una buia trincea, con una terribile smorfia<br />

di sofferenza impressa sul viso.<br />

Non è solo il desiderio di vivere a prevalere<br />

in lui, affiora, senza dubbio, anche quel<br />

forte sentimento di amore verso un essere<br />

umano che ha condiviso la sua stessa sorte,<br />

ma che è stato maggiormente sfortunato. È<br />

un senso di fratellanza che non discende<br />

ancora dalla fede, ma che rivela già quella<br />

religiosità che Ungaretti ritroverà nei suoi<br />

anni maturi, come è chiaro dalla sua poesia<br />

La madre del 1930.


20 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

La letteratura ad impronta fortemente<br />

cristiana comunque continua ad affermarsi<br />

in epoca post-bellica, sia tra poeti che vengono<br />

illuminati dalla fede dopo anni di laicismo,<br />

come Giovanni Papini, sia tra la generazione<br />

educata ai princìpi religiosi che<br />

non sono mai stati abbandonati.<br />

Un esempio interessante di questi ultimi<br />

è Georges Bernanos, il cui romanzo Diario di<br />

un curato di campagna contiene messaggi di<br />

fede e soprattutto di speranza veramente<br />

notevoli.<br />

Vi si narra di un giovane curato inviato<br />

in un paesino della profonda provincia francese,<br />

ove deve combattere l’indifferenza e<br />

l’egoismo dei suoi parrocchiani, lui che è anche<br />

fortemente introverso e poco gradito<br />

alle autorità ecclesiastiche. Cionondimeno,<br />

riuscirà a vincere la riottosità di molti e lascerà<br />

un bel ricordo di sé nel paese, quando<br />

dovrà lasciare il suo incarico, a causa di un<br />

male incurabile. Si ritira allora presso un suo<br />

compagno di seminario che, fattosi prete, ha<br />

abbandonato la tonaca e convive con una<br />

donna. Nei momenti che precedono la sua<br />

morte, il curato chiede all’ex-prete di benedirlo<br />

e ricevutone un rifiuto, perché il suo<br />

ex-compagno si rende conto di essere in peccato<br />

mortale, insiste esclamando, con una<br />

frase di S. Teresa di Lisieux, «Che importa?<br />

Tutto è grazia!» Messaggio significativo dell’infinita<br />

bontà di Dio, che ama tutti gli uomini<br />

e che perdona, con la sua infinita misericordia<br />

e carità, anche coloro che<br />

sbagliano, purché, con animo puro, siano<br />

travagliati dal rimorso. Inoltre è manifesta<br />

l’indicazione: il sacerdote rimane tale per<br />

tutta la vita e il suo ministero non si potrà<br />

mai cancellare, neanche con l’abiura. Fortissimo<br />

è il sentimento di comunione e fratellanza<br />

in questo autore, nei cui romanzi<br />

brilla quella circolarità della carità, che così<br />

chiaramente abbiamo trovato spiegata fin<br />

da S. Agostino.<br />

Infine, per concludere, vorrei fare un’incursione<br />

nei testi non puramente letterari,<br />

ma piuttosto politico- economici, come<br />

quelli di Gramsci.<br />

Questo grande politico sardo, a proposito<br />

della frequente incomprensione tra classe<br />

dirigente e popolo, cosa quanto mai attuale<br />

anche oggi, auspica lo sviluppo tra le due<br />

parti della “connessione sentimentale”, grazie<br />

alla quale si riuscirebbe a comprendersi<br />

gli uni con gli altri.<br />

Ce la spiega così:<br />

«L’elemento popolare<br />

“sente”, ma non sempre<br />

comprende o sa; l’elemento<br />

intellettuale “sa”, ma non<br />

sempre comprende e<br />

specialmente “sente”. I due<br />

estremi sono pertanto la<br />

pedanteria e il filisteismo da<br />

una parte e la passione cieca e<br />

il settarismo dall’altra... Se il<br />

rapporto tra intellettuali e<br />

popolo-nazione, tra dirigenti e<br />

diretti – tra governanti e<br />

governati – è dato da una<br />

adesione organica in cui il<br />

sentimento-passione diventa<br />

comprensione e quindi sapere<br />

(non meccanicamente, ma in<br />

modo vivente), solo allora il<br />

rapporto è di rappresentanza,<br />

e avviene lo scambio di<br />

elementi individuali tra<br />

governati e governanti, tra<br />

diretti e dirigenti, cioè si<br />

realizza la vita di insieme che<br />

solo è la forza sociale; si crea il<br />

“blocco storico”».<br />

Ebbene, certamente in questo passo non<br />

si parla di carità, il senso religioso è molto<br />

lontano, ma il meccanismo auspicato da<br />

Gramsci per una profonda comprensione<br />

tra popolo e intellighenzia politica appare<br />

molto vicino alla carità nel senso lato che abbiamo<br />

cercato di illustrare, una carità, se vogliamo,<br />

laica, ma pur sempre carità... e scusate<br />

la provocazione!<br />


Psicologa e psicoterapeuta, già professore<br />

ordinario di Psicologia sociale nella<br />

facoltà di Lettere Filosofia all’Università<br />

di <strong>Cagliari</strong>, animatrice dell’associazione<br />

di volontariato “Ichnusa” che aiuta le<br />

famiglie con problemi di tossicodipendenza,<br />

la nostra Maria Pia Lai<br />

Guaita offre ora un inedito<br />

studio che affronta<br />

da una particolare angolazione<br />

le problematiche<br />

legate alla droga: è<br />

in distribuzione un suo<br />

nuovo libro (appena<br />

pubblicato dalle Edizioni<br />

Della Torre) dal significativo<br />

titolo Le donne<br />

e la droga.<br />

Nell’approfondire il<br />

rapporto fra la tossicodipendenza<br />

e il mondo<br />

femminile, la studiosa<br />

parte dall’analisi dei<br />

dati statistici emersi da<br />

una ricerca condotta in<br />

alcuni licei di <strong>Cagliari</strong> e<br />

del Medio Campidano.<br />

Attraverso le domande sulla realtà familiare,<br />

il rapporto con i genitori, la frequentazione<br />

con gli amici, l’interessamento alla<br />

politica, il tempo libero, l’uso di alcolici,<br />

viene ricostruito un quadro del mondo giovanile<br />

e dei fattori che possono influire, in<br />

età anche precocissima, sulla decisione di assumere<br />

droga e in particolare la droga alcol.<br />

È appunto dall’esame dei risultati di questa<br />

ricerca che emerge la specificità dei dati relativi<br />

al sub-campione femminile.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 21<br />

Uno studio di M. Pia Lai Guaita<br />

Le donne<br />

e la droga<br />

Mauro Manunza<br />

Il volume offre una rassegna delle droghe<br />

più conosciute, non ultime l’alcol e il tabacco<br />

i cui effetti devastanti vengono spesso sottovalutati.<br />

L’ampio spazio dedicato al rapporto<br />

delle donne con l’alcol e con il tabacco<br />

mette nella giusta luce il rilevante<br />

fenomeno, con riferimento<br />

specifico a<br />

quanto avviene ed è avvenuto<br />

in passato in<br />

Sardegna. La spiegazione<br />

di alcuni emblematici<br />

casi clinici e una<br />

lunga serie di testimonianze<br />

aiutano a capire<br />

quali elementi in una<br />

donna possono determinare<br />

la “resistenza”<br />

o la “non resistenza”<br />

alla distruttrice attrazione<br />

della droga.<br />

L’ultimo capitolo è<br />

dedicato alla reazione<br />

femminile alla tossicoesperienza<br />

in famiglia, i<br />

cui effetti vengono paragonati<br />

a quelli di uno<br />

tsunami «che si abbatte sulle dinamiche familiari,<br />

le mortifica, le distrugge, lasciandosi<br />

dietro dolore». Affrontando questo tremendo<br />

momento e combattendolo con le giuste modalità,<br />

la vita «ritrova l’opportuno percorso,<br />

perché ci possa essere una ricostruzione affettiva».<br />

Un’esperienza traumatica dunque,<br />

nella quale Maria Pia Lai Guaita individua<br />

delle fasi psicologiche nelle quali il ruolo<br />

svolto dalle madri si rivela fondamentale.


22 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Le donne e la droga è un libro da leggere<br />

e da conoscere. Anche perché, come scrive<br />

nella sua prefazione la professoressa Nereide<br />

Rudas (definendo Maria Pia Lai<br />

Guaita “la massima studiosa della tossicodipendenza<br />

in Sardegna”), «è fortemente<br />

discutibile che il modello maschile, sinora<br />

privilegiato, possa essere assunto, anche nel<br />

caso della tossicodipendenza, come unico<br />

paradigma e metro di definizione e misura<br />

dell’intera sofferenza tossicomanica». Tanto<br />

più importante è questo saggio scientifico in<br />

quanto «contribuisce a dissolvere un “pre-<br />

giudizio” scientifico e culturale radicato e a<br />

vedere più profondamente questa complessa<br />

problematica», osserva Nereide Rudas: «La<br />

sua lettura ci cattura e ci spinge a capire con<br />

maggior lucidità non solo la tossicodipendenza<br />

femminile, ma la più ampia fenomenologia<br />

che la droga, piaga del nostro tempo,<br />

produce nell’intera umanità. Per questo e<br />

per molti altri validi motivi, che il lettore<br />

scoprirà, questo libro, bello e originale, va<br />

meditato e apprezzato».<br />

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Dei quattro quartieri storici di <strong>Cagliari</strong><br />

due, Castello e Marina, sono sempre<br />

stati ben delimitati e lo sono rimasti,<br />

racchiusi dalle mura, almeno fino al 1866<br />

(anno in cui cessa la funzione militare delle<br />

mura), gli altri due, Villanova e Stampace,<br />

si può dire ricomprendano tutto il rimanente<br />

territorio della città: ad oriente Villanova,<br />

ad occidente Stampace. Il nucleo più<br />

antico del quartiere di Stampace è individuabile<br />

nella parte che si addossa alle pen-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 23<br />

I tesori di <strong>Cagliari</strong><br />

Le chiese<br />

di Stampace<br />

Michele Pintus<br />

dici occidentali di Castello, del quale ripete<br />

con le sue strade strette la direzione Nord-<br />

Sud; il resto del quartiere segue la direttrice<br />

del corso Vittorio Emanuele fino alla<br />

chiesa dell’Annunziata, con frequenti aperture<br />

verso il mare. Se si superano i limiti<br />

delle mura basso medioevali, ancora oggi testimoniate<br />

dal portico dello Sperone che<br />

mette in comunicazione la via Ospedale con<br />

la via Portoscalas, possiamo ricomprendere<br />

il territorio di Stampace tra Buon Cammino<br />

Il quartiere Stampace nel 1854, sulla sinistra si snoda la via Azuni che termina, in alto, con la chiesa di<br />

S. Michele. Al centro domina la chiesa di S. Anna che presenta un solo campanile (il secondo verrà<br />

aggiunto solo nel 1937). Molte delle casupole in primo piano e sulla destra, sebbene malridotte dai futuri<br />

bombardamenti e dall’incuria, sopravviveranno sino ai giorni nostri


24 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

L’imbocco del corso Vittorio Emanuele in una veduta di fine ’800; in<br />

secondo piano la chiesa di S. Francesco<br />

In un disegno del 1854 la partenza della processione di S. Efisio dalla<br />

via S. Francesco, con l’omonima chiesa<br />

e Anfiteatro a settentrione, il mare e lo stagno nella parte<br />

meridionale e “Fangariu” a occidente in accordo con il<br />

versus Sanctam Gillam dell’atto di acquisto del terreno da<br />

parte dei Francescani nel 1275 per l’edificazione della chiesa<br />

e del convento. In tale atto le indicazioni topografiche del<br />

terreno sono segnate da strade pubbliche «...tenet unum caput<br />

versus meridien in via pubblica aliud caput versus<br />

orientem (...) latus unum versus meridiem in via pubblica,<br />

aliud versus septentriones...» per quest’ultima porzione si<br />

indica la cripta di S. Anastasia.<br />

Interessante per la delimitazione del quartiere Stampace<br />

è il manoscritto Descrizione del Littorale di Sardegna...<br />

custodito nella Biblioteca universitaria, redatto da uno degli<br />

ingegneri piemontesi, probabilmente Antonio Felice Vincenti,<br />

attivi in Sardegna intorno al 1720:<br />

«All’uscir dalla Porta Marina<br />

della Città di <strong>Cagliari</strong><br />

Capitale del Regno di Sardegna<br />

verso mezzo giorno,<br />

s’incontra un casino detto<br />

della Sanità, indi si passa la<br />

spiaggia sotto alla Cortina e<br />

Bastione di S. Agostino tutta<br />

scogliosa e sassosa dove si<br />

vede il Convento d’esso Santo<br />

rovinato dà Spagnoli, ed in<br />

seguito la Chiesa di S. Nicola<br />

e il Convento del Carmine<br />

attigui al Borgo di Estampache,<br />

molto abitato e di<br />

una Longhezza circa un miglio,<br />

ove si trova una quantità<br />

di magazzeni formentarij<br />

che servono per le provisioni<br />

et accompre de forment<br />

che si fà alla Piazza di<br />

detto borgo tanto in tempo<br />

del raccolto che in ogni altro...<br />

Il Borgo d’Estampache<br />

principia dall’uscir della<br />

sua Porta, e si estende in<br />

Larghezza dal Convento di S.<br />

Francesco in facie al Bastione<br />

del quart.e sino al<br />

prospetto del Bastione di Sta<br />

Croce 200 passi geometrici et<br />

in Longhezza dal Bastione<br />

sud.o del quartiere sino al<br />

Noviziato de’ PP. Giesuiti vi<br />

sono 200 passi. Riducendosi<br />

in appresso in una longa<br />

strada confinante con il Borgo<br />

di Sta Venere e quello di<br />

Sta Giusta (sic)».<br />

Un territorio molto ampio,<br />

quello di Stampace, che<br />

occupa fisicamente una porzione<br />

consistente della urbs<br />

romana e del suo suburbio<br />

occidentale come documentano<br />

i <strong>numero</strong>si ritrovamenti<br />

e siti archeologici in esso ricompresi.<br />

È anche un luogo<br />

ricco di cavità che possono


Stralcio planimetrico da catasto di metà Ottocento<br />

con ubicazione delle chiese allora esistenti<br />

in qualche modo richiamare una delle tante<br />

origini del nome: stampu = buco, da cui<br />

stampaxi (F. Alziator), come anche di molte<br />

chiese, legate spesso a cavità o grotte come<br />

S. Efisio, Santa Restituta, S. Guglielmo. Vittorio<br />

Angius elenca (1836) «dentro l’abitato<br />

11 chiese» e «fuori dell’abitato 4», per un<br />

totale di quindici edifici; molte di queste<br />

oggi non esistono più, anzi di alcune non rimane<br />

neppure una documentazione iconografica<br />

(S. Bernardo, S. Paolo, S. Guglielmo)<br />

e di altre si ha solo una esigua testimonianza<br />

fotografica di esterni (S. Nicolò, S. Giorgio,<br />

Santa Margherita).<br />

Una bella planimetria a colori di <strong>Cagliari</strong><br />

conservata nell’Archivio Storico del Comune,<br />

databile tra il 1822, per la presenza della colonna<br />

miliaria e 1844 per l’assenza dell’Ospedale<br />

civile del Cima, riproduce una<br />

porzione di Stampace nella quale sono chiaramente<br />

indicati gli edifici religiosi che fanno<br />

capo ad altrettante strade del borgo più antico<br />

(S. Michele, S. Efisio, Santa Restituta, S.<br />

Giorgio, Santa Margherita, Santa Chiara) e<br />

quelli sparsi nel territorio (S. Lorenzo, S.<br />

Francesco, S. Nicolò dei Napoletani, S. Agostino,<br />

Carmine, Annunziata, S. Antonio dei<br />

Cappuccini, S. Bernardo, S. Paolo, S. Pietro<br />

dei Pescatori). Un buon <strong>numero</strong> di queste<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 25<br />

Il chiostro di S. Francesco<br />

chiese sono state costruite tra Seicento e Settecento,<br />

il periodo che ha segnato maggiormente<br />

il quartiere sotto l’aspetto architettonico<br />

con realizzazioni che vanno dal Barocco<br />

di matrice spagnola (S. Michele) al Barocchetto<br />

piemontese (S. Efisio, Sant’Anna).<br />

Tra le chiese che non ci sono più, quella che<br />

maggiormente rimpiangono i cagliaritani è la<br />

chiesa di S. Francesco, andata in rovina<br />

soprattutto per l’incuria dell’Amministrazione<br />

Comunale. È del 21 ottobre 1874 la delibera<br />

della Giunta Municipale che non stanzia<br />

alcuna somma per il restauro della chiesa,<br />

nonostante il parere della Commissione conservatrice<br />

dei Monumenti e delle Belle Arti di<br />

<strong>Cagliari</strong> e la nota del Prefetto, che considerano<br />

la chiesa di S. Francesco uno dei monumenti<br />

più antichi e più significativi della<br />

città, quindi degna di conservazione e restauro.<br />

Eretto in forme gotiche con il coronamento<br />

superiore ornato di archetti pensili<br />

che seguivano la linea inclinata del timpano,<br />

l’imponente edificio si presentava con una sagoma<br />

appena interrotta dal piccolo campanile<br />

a vela. L’interno era costituito sostanzialmente<br />

da un’unica navata con copertura<br />

lignea ritmata da archi di scarico, nei cui intervalli<br />

si aprivano le cappelle realizzate in<br />

fasi successive, come documenta l’atto nota-


26 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Stampace intorno al 1920. Sono visibile oltre Sant’Anna le chiese di Santa Margherita e S. Giorgio con<br />

frontone concluso da una cornice orizzontale che sovrasta l’oculo centrale<br />

rile del 26 dicembre 1503 di concessione della<br />

cappella dell’altare maggiore alla contessa di<br />

Quirra, donna Violante Carroz. Della chiesa<br />

oltre al chiostro, utilizzato già come magazzino<br />

e oggi in completo abbandono, rimangono<br />

diverse parti inglobate in altrettante<br />

proprietà private (ristorante, negozio, ecc.),<br />

poca cosa in confronto alla poderosa antica<br />

struttura, ma certamente meritevole di recupero<br />

magari da parte della stessa amministrazione<br />

che ne ha consentito la distruzione.<br />

Altrettanto dolorosa è la perdita<br />

dell’antica chiesa di S. Agostino vecchio<br />

extra muros nella quale sembra che per almeno<br />

due secoli sia stato conservato il corpo<br />

del Santo, successivamente trasportato a Pavia<br />

e di cui ci ha parlato di recente in una<br />

brillante conversazione il nostro Marcello<br />

Marchi. In questo caso, rispetto al S. Francesco,<br />

la sofferenza è affievolita dalla nuova<br />

chiesa ricostruita entro le mura del Quartiere<br />

Marina quando nel 1576 Filippo II decise di<br />

modificare le fortificazioni. Dopo il trasferimento<br />

rimane fuori le mura solo la vecchia<br />

chiesa che, per vicissitudini diverse, nel 1884<br />

viene quasi distrutta. Acquistata dall’Amministrazione<br />

Comunale l’anno dopo, nel<br />

1894 viene ceduta «per il prezzo di L. 1550 e<br />

con l’obbligo di mantenere la cripta in stato<br />

decoroso e conservazione sia per la tutela<br />

dello storico valore sia per restituirla alla<br />

pubblica venerazione». Inglobata nel palazzo<br />

Accardo, realizzato nel 1899, la cripta<br />

è l’unica testimonianza dell’antica chiesa. Di<br />

altre chiese abbiamo solo qualche riferimento<br />

documentale o fotografico; una delibera del<br />

Consiglio Generale del 26 giugno 1611 riporta<br />

la richiesta di un contributo da parte di un<br />

eremita che ha eretto una chiesa nel borgo di<br />

Stampace intitolata a S. Onofrio, altre delibere<br />

tra il 1880 e il 1910 riguardano fatti<br />

sulle distrutte chiese di Santa Margherita e<br />

S. Giorgio, site nelle vie omonime.<br />

La Chiesa di S. Bernardo, che nel catasto<br />

di metà Ottocento è localizzata nel corso Vittorio<br />

Emanuele davanti all’incrocio con la via<br />

Carloforte, è ricordata in diverse delibere; in<br />

quella del 26 giugno 1882 il Comune «ingiunge<br />

al Sig. P. Pani di provvedere al rifacimento della<br />

facciata della ex chiesa a lui venduta e che<br />

si trova in stato di rovina e pericolo».<br />

Della chiesa di S. Paolo, distrutta nel 1854,<br />

oltre l’ubicazione sulla strada di S. Paolo che<br />

si rileva dalla planimetria catastale di metà


Chiesa rupestre di Santu Elemu<br />

(S. Guglielmo)<br />

Chiesa rupestre di Santa Restituta<br />

Ottocento, abbiamo riferimenti<br />

vari come il disegno allegato<br />

alle carte Cima e la relazione<br />

(13 dicembre 1885 e 18<br />

febbraio 1886) dello stesso<br />

arch. Cima al Sindaco sui<br />

«terreni da espropriare per il<br />

Cimitero di S. Paolo»; si tratta<br />

del cimitero dei colerosi,<br />

presso la distrutta chiesa di S.<br />

Paolo. Ricordo che presso il<br />

convento dei Francescani si<br />

trovava il cimitero dei forzati,<br />

richiamato nel Biglietto<br />

della Segreteria di Stato del<br />

25 dicembre 1786 dove si invita<br />

il Magistrato civico ad<br />

analizzare il trasferimento<br />

del cimitero attiguo alla chiesa<br />

di S. Sepolcro, nel quartiere<br />

Marina, «nel quale si<br />

seppelliscono i cadaveri che<br />

muoiono nell’ospedale di S.<br />

S. Pietro dei Pescatori<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 27<br />

Antonio... in un pezzo di terreno chiuso, dietro il convento<br />

dei PP. Claustrali di S. Francesco verso il mare, dove già sorge<br />

il cimitero dei forzati». Un altro camposanto in Stampace<br />

è quello di S. Michele in regione Palabanda.<br />

Sul prolungamento della strada di S. Paolo, rientrando verso<br />

la città, denominato stradone di S. Pietro, ritroviamo la<br />

chiesa di S. Pietro dei Pescatori, detta anche de portu o litum<br />

maris per la sua vicinanza allo stagno di S. Gilla. La chiesa<br />

la ritroviamo già nel 1090 in un documento che elenca i<br />

beni donati ai monaci Vittorini di Marsiglia, ma quel primo<br />

impianto oggi è pressoché illeggibile a causa delle modifiche<br />

avvenute nel tempo: non esiste più il vestibolo porticato, riportato<br />

nelle mappe catastali ottocentesche. L’unica navata,<br />

semplicissima, è coperta da capriate lignee rette da mensole<br />

che, secondo il Delogu, sostituiscono la originaria copertura<br />

a volta. La navata è conclusa dall’abside semicircolare<br />

coperta a catino, legata a maestranze di cultura lombardocatalana<br />

della fine dell’XI secolo. Il prospetto è tripartito da<br />

nervature a fascio che non raggiungono il coronamento; nella<br />

parte centrale si apre il bellissimo portale sormontato da<br />

un robusto arco a tutto sesto con cornice in calcare chiaro.<br />

La chiesa, legata all’antica corporazione dei pescatori dello<br />

stagno, si trova all’interno di un cortile del viale Trieste nei


28 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Chiesa e convento di S. Antonio dei Cappuccini in una immagine di<br />

metà Ottocento<br />

pressi della ferrovia. Diametralmente opposta, nel punto più<br />

alto della collina di Buon Cammino, ritroviamo la chiesa di<br />

S. Lorenzo, inizialmente intitolata a S. Pancrazio, Sanctum<br />

Brancasium com’è indicato nella relazione della visita in Sardegna<br />

del 1263 dell’arcivescovo di Pisa, Federico Visconti. È<br />

una chiesa a due navate costruita forse su una preesistenza<br />

paleocristiana, nella prima metà del XII secolo. Le due navate<br />

sono precedute da un pronao, nel quale si apre la porta<br />

di ingresso, con copertura a tetto a due spioventi. La copertura<br />

della navate è a botte con archi traversi estradossati<br />

che scaricano sulle cappelle laterali e sulla spina centrale,<br />

costituita da arcate sorrette da tozze colonne. A differenza delle<br />

altre chiese a due navate presenti in Sardegna S. Lorenzo<br />

ha absidi rettangolari anziché semicircolari. Lungo le pendici<br />

del colle di Buoncammino, in corrispondenza dell’anfiteatro<br />

romano, ritroviamo la chiesa di S. Antonio dei Cappuccini,<br />

sorta alla fine del Cinquecento quando si insediano<br />

i frati minori nel convento, oggi casa di riposo. Lo schema<br />

planimetrico della chiesa, più nota come S. Ignazio da Laconi,<br />

risente della tradizione gotico-catalana: unica navata<br />

con presbiterio, cappilla mayor, più stretto rispetto alla navata<br />

e cappelle laterali. Ancora più a valle abbiamo la chiesa<br />

della SS. Annunziata costruita dagli Scolopi poco dopo<br />

la casa del Noviziato, nella prima metà dell’Ottocento, incorporando<br />

il precedente impianto seicentesco, del quale rimane<br />

solo la grande cappella laterale dedicata alla Vergine<br />

Annunziata. La chiesa viene officiata dagli Scolopi fino alla<br />

loro soppressione, nel 1867, quando il Noviziato diventa caserma<br />

dei Carabinieri. Con l’espansione di Stampace la chiesa<br />

nel 1871 diventa parrocchia e agli inizi del Novecento viene<br />

affidata ai frati Minori conventuali; nello stesso periodo,<br />

a seguito dell’allargamento del corso Vittorio Emanuele, la<br />

chiesa subisce demolizioni e rifacimenti della facciata. Successivamente<br />

viene predisposto un ampliamento su progetto<br />

dell’ingegnere Flavio Scano che viene attuato con qualche<br />

modifica negli anni 1931-1933. Il prospetto principale è ca-<br />

ratterizzato da coppie di lesene<br />

composite, sulle quali<br />

poggia il timpano. Fra le colonne<br />

si apre il portale architravato,<br />

contenuto entro un<br />

arco a tutto sesto, retto da paraste.<br />

Sulla sinistra, ad angolo<br />

con il viale Merello, si innalza<br />

il campanile a canna quadra<br />

con lesene, nicchie e aperture<br />

ad arco ripartite da colonne<br />

composite sormontate<br />

da un architrave.<br />

Nella parte più bassa, in<br />

prossimità del mare, si trova<br />

l’antica chiesa di S. Salvatore,<br />

risalente probabilmente al<br />

XVI secolo e dedicata successivamente<br />

a Nostra Signora<br />

del Carmine. Demolita<br />

in seguito alle azioni belliche<br />

del 1943 la chiesa viene<br />

ricostruita a metà del Novecento<br />

nelle forme attuali,<br />

ampliando l’area originaria di<br />

pertinenza. La Commissione<br />

edilizia nella riunione del 28<br />

novembre 1949 esprime un<br />

parere sfavorevole per la facciata<br />

«banale, frammentaria,<br />

senza carattere e non armonizzata<br />

nel suo insieme» e per<br />

il miscuglio di elementi romanici<br />

della parte superiore<br />

e gotici di quella inferiore,<br />

con «un portale strombato<br />

alla maniera gotica ma architravato<br />

e modernizzato<br />

con un’apertura circolare<br />

male inquadrata e peggio<br />

raccordata all’insieme». Sulla<br />

stessa linea di costa si trovava<br />

la chiesa di S. Nicolò,<br />

demolita nel 1869 a seguito<br />

del piano topografico di Giuseppe<br />

Sbressa prima e Gaetano<br />

Cima dopo per realizzare<br />

un’ampia piazza, in asse<br />

con un viale alberato, a partire<br />

dal Carmine secondo il


tracciato del futuro viale S. Pietro (oggi Trieste).<br />

Il Cima nel suo piano ipotizza la piazza<br />

partendo dallo starello, un rettangolo di<br />

100 metri per 50, campione del mezzo ettaro,<br />

secondo il sistema metrico decimale, adottato<br />

in Sardegna nel 1842.<br />

Completiamo il perimetro del quartiere<br />

con la chiesa di S. Chiara a ridosso delle<br />

mura di Castello, sotto il baluardo di S. Giovanni,<br />

oggi Bastione di S. Croce dove sorgeva<br />

il monastero delle Clarisse almeno dal<br />

XIV secolo. Il primitivo nucleo del chiostro<br />

di S. Chiara viene completato nel XVII secolo<br />

con il rifacimento della chiesa omonima.<br />

La vita del convento continua anche<br />

dopo l’incameramento demaniale dei beni<br />

ecclesiastici fino al 1911 quando la chiesa diventa<br />

proprietà del Comune di <strong>Cagliari</strong>. Il<br />

convento, che già nei primi decenni del Novecento<br />

presenta gravi condizioni di degrado,<br />

subisce gravi danni in seguito ai<br />

bombardamenti del 1943 e non viene più ricostruito,<br />

ma utilizzato in gran parte come<br />

mercato rionale. Il prospetto della chiesa è<br />

concluso con due volute nel fastigio ad arco<br />

inflesso e ha due aperture simmetriche che<br />

riquadrano il grande portale sormontato da<br />

una nicchia. L’interno è a navata unica con<br />

cappelle laterali, coperta da volta a botte con<br />

archi estradossati e unghie in corrispondenza<br />

delle finestre.<br />

Al primo piano dell’ospedale civile, in corrispondenza<br />

della confluenza della raggiere<br />

con i bracci longitudinali, vi è la cappel-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 29<br />

Piazza del Carmine attorno al 1880. L’immagine abbraccia la parte tra l’attuale via Sassari a destra e via<br />

Maddalena a sinistra. Oltre il gruppo di persone in posa è oggi situato il palazzo delle Poste, mentre nella<br />

parte destra è ben visibile l’antica chiesa di S. Nicolò. In alto l’intero quartiere di Castello delimitato dalla<br />

torre S. Pancrazio e dal vecchio bastione S. Remy; al centro la Cattedrale e la Torre dell’Elefante<br />

la S. Giovanni di Dio, ultimata nel 1858, con<br />

la prima parte dell’ospedale progettato da G.<br />

Cima e iniziato il 4 novembre 1844 in un’area<br />

libera sita in località “Palabanda”. La cappella<br />

ha pianta centrale con la circonferenza<br />

segnata da sedici grosse colonne doriche che<br />

reggono la trabeazione a cornice modanata aggettante.<br />

La copertura è a cupola emisferica<br />

ornata da cassettoni affrescati. La semicirconferenza<br />

esterna della cappella, nella quale<br />

si aprono portefinestre, è cinta da una balconata<br />

con ringhiera in ferro, che si affaccia<br />

sul giardino interno. Lungo le pendici sottostanti<br />

l’ospedale civile troviamo la chiesa di<br />

S. Giuseppe, realizzata nel 1937 grazie alla<br />

generosità di Giovanni Sola, presidente degli<br />

Istituti Riuniti di Ricovero Minorile, per onorare<br />

la memoria del figlio Carlo deceduto nella<br />

grande guerra. È un piccolo edificio, completamente<br />

isolato all’interno del recinto dell’asilo<br />

infantile, a navata unica con presbiterio<br />

absidato e sagrestia, ricavata immediatamente<br />

dietro il presbiterio. Le pareti interne<br />

sono scandite da arcate cieche contenute entro<br />

lesene che reggono la cornice aggettante<br />

sulla quale si imposta la volta di copertura a<br />

botte, con unghie in corrispondenza di ogni<br />

arcata. La facciata è ripartita da coppie di lesene<br />

di differente altezza che delimitano una<br />

parte centrale e due laterali più piccole raccordate<br />

con due volute a quella centrale più<br />

alta, chiusa a timpano retto triangolare.<br />

Inserite perfettamente negli isolati che le<br />

contengono per farne parte integrante e con-


30 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

La corsa di S. Michele nella<br />

strada di S. Michele (via Azuni)<br />

in una immagine inserita nel<br />

Voyage en Sardaigne di A. Della<br />

Marmora nel 1839<br />

correre alla definizione di un<br />

tessuto viario pressoché regolare<br />

che ripete la direzione<br />

di quello del sovrastante<br />

quartiere Castello abbiamo<br />

le chiese che ancora rimangono<br />

dopo la demolizione di<br />

S. Giorgio e S. Margherita.<br />

La strada di S. Michele<br />

(oggi via Azuni), la via principale<br />

di Stampace. la ritroviamo<br />

vivacemente rappresentata<br />

in una immagine<br />

inserita nel Voyage en Sardaigne<br />

di Alberto Della Marmora<br />

nel 1839, per ricordare<br />

la corsa di carnevale, con<br />

quadriglie di cavalli e cavalieri<br />

mascherati. Questa<br />

strada raggiunge la quota<br />

più alta in corrispondenza<br />

nella chiesa di S. Michele e<br />

noviziato della compagnia di<br />

Gesù per degradare poi rapidamente<br />

fino alla chiesa<br />

di S. Anna, dove si registra<br />

la massima depressione.<br />

L’origine della chiesa è strettamente<br />

legata alla storia dei<br />

Gesuiti e alla generosità di<br />

Ricostruzione delle cupole della chiesa di Sant’Anna; è riconoscibile in<br />

primo piano la chiesa di S. Giorgio demolita nel 1952<br />

un ricco benefattore, Francescangelo Dessì, grazie al quale<br />

la chiesa viene iniziata dopo il 1674. I gesuiti, chiamati a <strong>Cagliari</strong><br />

nel 1563. hanno diverse sedi fra le quali il Noviziato<br />

trasferito da Busachi nel 1585 e sistemato in un edificio realizzato<br />

a lato delle due cappelle di S. Egidio e S. Michele in<br />

prossimità della Porta dello Sperone. La nuova chiesa, portata<br />

a termine e consacrata nel 1738, rinnova gli schemi tradizionali<br />

delle chiese gesuitiche (a navata unica longitudinale)<br />

per adottare una pianta centrale su schema ottagonale<br />

ampliato a croce greca. Lungo il perimetro si aprono sei cappelle<br />

radiali intercomunicanti, con volte a botte, e il profondo<br />

presbiterio contrapposto al vano di ingresso. La cupola<br />

ottagonale poggia su tamburo e su archi a tutto sesto<br />

che scaricano su robusti pilastri. L’apparato decorativo interno<br />

è ricchissimo, costituito dai fregi fitomorfi e antropomorfi<br />

delle paraste, insieme agli altari con colonne tortili corinzie<br />

e ai marmi e agli stucchi delle cappelle. Altrettanto<br />

ricca di decorazioni è la facciata, parallela all’asse della<br />

chiesa, che fa da sfondo alla via e che mediante le tre arcate<br />

immette nel portico, suddiviso in campate voltate a crociera.<br />

Sul lato minore del portico una scala di marmo porta alla<br />

chiesa cui si accede attraverso un portale architravato, sormontato<br />

da volute a doppia inflessione, con lo stemma<br />

della Compagnia di Gesù. Il prospetto è suddiviso in tre ordini,<br />

scanditi da colonne corinzie, e si conclude con un<br />

timpano che sovrasta una nicchia con la statua di S. Michele.<br />

Nell’ordine centrale si aprono tre finestre affiancate<br />

da cariatidi e sormontate da timpani spezzati, curvo quello<br />

centrale con al centro lo stemma della Compagnia di Gesù<br />

e triangolari i due laterali con altri due stemmi.


Sant’Anna<br />

Sulla stessa strada abbiamo la chiesa di S. Anna costruita<br />

sull’area di una chiesa precedente della quale non si<br />

conosce la veste architettonica, ma che aveva l’orientamento<br />

sull’asse est-ovest e accesso dall’attuale via S. Efisio.<br />

La costruzione della nuova chiesa, attribuita a Giuseppe<br />

Viana, ha inizio, subito dopo la demolizione della vecchia,<br />

il 27 maggio 1785, con la posa della prima pietra ad opera<br />

dell’arcivescovo Filippo Melano. A causa del costo elevato<br />

la costruzione subisce diverse interruzioni, fino alla consacrazione<br />

avvenuta nel 1817 e alla solenne apertura al culto<br />

il 25 luglio dell’anno successivo. Solo nel 1906, con la realizzazione<br />

dell’altare maggiore e di tutte le decorazioni interne,<br />

ad opera del pittore Rodolfo Gambini, la chiesa può<br />

dirsi completa nell’interno, è però mutila nel prospetto con<br />

un solo campanile: il secondo, in simmetria, viene eretto nel<br />

1938. È quindi comprensibile la popolarità del detto sa fabrica<br />

de Sant’Anna ancora in uso nel linguaggio dei cagliaritani<br />

per indicare qualcosa di interminabile. Il 26 febbraio<br />

1943, durante un’incursione aerea, la chiesa è colpita<br />

da una bomba che ne sventra le cupole e fa crollare il lato<br />

destro verso la via Fara. Nel 1945 inizia la ricostruzione nelle<br />

linee strutturali essenziali, senza più alcuna decorazione, con<br />

la riapertura al culto nell’aprile 1951. La chiesa è fortemente<br />

elevata rispetto al piano delle strade attigue e si ricollega alla<br />

via Azuni mediante un’ampia scalinata, ad andamento curvilineo,<br />

chiusa sui due lati verso le vie Fara e S. Efisio. La<br />

copertura è caratterizzata da tre cupole, di altezza e diametro<br />

diversi, poste longitudinalmente nell’asse tra le due<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 31<br />

torri campanarie. Queste, in<br />

posizione leggermente arretrata<br />

rispetto al prospetto<br />

principale, a pianta quadrata<br />

e chiuse a cupola, inquadrano<br />

la facciata. Essa è<br />

scompartita in due ordini<br />

raccordati da volute. L’ordine<br />

inferiore è spartito da<br />

coppie di lesene impostate<br />

su un alto basamento e con<br />

capitelli ionici. La parte centrale<br />

si inflette in uno spazio<br />

concavo, definito da coppie<br />

di colonne parzialmente incassate,<br />

che delimitano il<br />

portale a timpano curvo<br />

spezzato. L’ordine superiore<br />

ha paraste con capitelli compositi<br />

impostate su un basamento<br />

continuo che segue la<br />

cornice modanata e aggettante<br />

del livello inferiore.<br />

Nella parte concava centrale<br />

è situata una finestra circolare<br />

con cornice pensile terminante<br />

ai lati con volute.<br />

Conclude la facciata un ornamento<br />

a timpano triangolare<br />

che segue la concavità<br />

della parte centrale. L’interno<br />

è composto da tre<br />

parti, in successione dall’ingresso:<br />

la prima è costituita<br />

da un vano poligonale allungato<br />

inscrivibile in un’ellisse,<br />

sui cui lati ricurvi, in<br />

simmetria rispetto all’asse<br />

longitudinale, si aprono<br />

quattro vani absidati che<br />

fungono da cappelle; la<br />

parte centrale è costituita da<br />

un vano quadrato, ricoperto<br />

da un’imponente cupola su<br />

tamburo ottagono finestrato,<br />

e da due cappelle pressoché<br />

rettangolari che si affacciano<br />

e formano quasi un transetto;<br />

la terza parte è il presbiterio,<br />

sopraelevato e so-


32 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Santa Restituta<br />

vrastato da una cupola ottagonale, oltre che<br />

concluso con il coro absidato. Le volte di copertura<br />

si scaricano su colonne e pilastri<br />

con capitelli compositi attraverso un cornicione<br />

modanato e fortemente aggettante che<br />

segue l’andamento mistilineo del perimetro<br />

interno della chiesa.<br />

La chiesa di S. Efisio sorge nel cuore di<br />

Stampace in una piccola piazza ricavata all’interno<br />

dell’isolato situato tra le vie S. Restituta<br />

e S. Efisio. È un’area già occupata da<br />

una piccola chiesa di impianto altomedioevale,<br />

eretta su un ipogeo detto carcere di S.<br />

Efisio, ritenuto la prigione del santo prima della<br />

sua decapitazione eseguita a Nora. La chiesa<br />

ebbe diverse trasformazioni, come quella<br />

del 1726, quando viene realizzato un oratorio<br />

per l’Arciconfrarernita del Gonfalone,<br />

sulla base di un progetto elaborato probabilmente<br />

dall’architetto piemontese Felice De<br />

Vincenti. Lo stato attuale viene definito nel<br />

1780, quando, demolita la vecchia chiesa, si<br />

dà il via alla nuova edificazione. Sia la chiesa<br />

che l’oratorio sono inquadrabili nell’ambito<br />

dell’architettura del Barocchetto piemontese,<br />

anche se il tipo planimetrico è ancora<br />

quello tradizionale, con una navata ricoperta<br />

da volta a botte e scandita da para-<br />

ste e trabeazioni di gusto classico, e con le<br />

cappelle laterali ricavate tra i contrafforti. Il<br />

presbiterio sopraelevato è ricoperto da una<br />

cupola ottagona sostenuta da un tamburo.<br />

Una volta a botte lunettata ricopre invece il<br />

vasto oratorio, direttamente comunicante con<br />

la chiesa. La facciata si conclude con un arco<br />

a doppia inflessione, ed è contenuta entro una<br />

successione di lesene ioniche, che inquadra<br />

tre ordini progressivamente meno elevati e separati<br />

da cornici mistilinee. Il portale è sormontato<br />

da un timpano curvo spezzato, e si<br />

accompagna ad ampie finestrature cieche. Il<br />

campanile, a pianta quadrata, appartiene<br />

probabilmente alla precedente chiesa. Già interessata<br />

dai bombardamenti francesi dal<br />

mare del 1793, come ricorda la lapide incassata<br />

nella parete sinistra della navata, la chiesa<br />

non viene risparmiata dai bombardamenti<br />

aerei del 1943, che lesiona il cappellone, poi<br />

ripristinato.<br />

Eretta sopra un ambiente sotterraneo,<br />

come la vicina chiesa di S. Efisio, la chiesa<br />

di S. Restituta viene costruita nella veste attuale<br />

grazie al lascito testamentario di Salvatore<br />

Mostallino, su un’area ceduta nel luglio<br />

1637 dalla parrocchia di S. Anna.<br />

L’edificio si apre su una piccola piazza, inserita<br />

all’interno di un isolato compreso tra<br />

la le vie S. Restituta e S. Efisio. La navata<br />

unica e le cappelle laterali contenute tra i<br />

contrafforti, senza transetto e con il presbiterio<br />

(capilla mayor) rialzato, ripetono<br />

schemi ancora gotici; sui contrafforti si innesta<br />

la volta a botte, irrigidita da archi<br />

traversi estradossati. Nel semplice prospetto<br />

ad arco inflesso di gusto seicentesco si apre<br />

un portale architravato con timpano curvo<br />

spezzato, in asse con un’apertura circolare.<br />

A seguito dei danni di guerra del 1943 la<br />

chiesa non viene più officiata fino al restauro<br />

ad opera del Genio Civile negli anni<br />

tra il 1959 e il 1965.<br />

La cripta sottostante, considerata il carcere<br />

della santa, è un vasto locale a pianta<br />

libera, con alcuni ambienti ornati di altari e<br />

arredi di tipo diverso.<br />


Le riflessioni in tema di etica e di<br />

economia muovono dalla notissima 1.–<br />

vicenda di una azienda e di una banca,<br />

site in un capoluogo di provincia, florido<br />

e importante, dell’Italia settentrionale.<br />

L’azienda ricorreva al credito, che la banca<br />

generosamente erogava, facendosi rilasciare<br />

a garanzia azioni ed obbligazioni. Quando<br />

l’azienda manifestò difficoltà a restituire,<br />

la banca convinse i clienti ad acquistare<br />

le azioni e le obbligazioni, assicurando un rendimento<br />

molto elevato. Alla fine, l’azienda fallì<br />

e i risparmiatori si trovarono in mano dei<br />

titoli, che non valevano nulla: ma la banca<br />

uscì indenne. Piuttosto che sopportare il rischio<br />

inerente al credito concesso, secondo<br />

una prassi in seguito diventata usuale, la banca<br />

aveva trasferito il rischio ai risparmiatori<br />

suoi clienti i quali, per effetto del dissesto<br />

dell’azienda, perdettero tutti i loro risparmi.<br />

Non sono uno studioso di etica, né di economia:<br />

non posso fregiarmi dell’appellativo<br />

impopolare di esperto. Sono una persona<br />

qualsiasi, che legge e riflette. Nella professione<br />

di magistrato – com’è certamente capitato a<br />

tanti che si occupano di leggi e di giustizia<br />

– non è mancata l’occasione per meditare circa<br />

la rispondenza delle norme giuridiche alle<br />

regole morali.<br />

Il problema che intendo trattare è se, rispetto<br />

alle ripetute crisi economiche degli ultimi<br />

anni, la mancanza di etica presenti una<br />

certa rilevanza. In particolare, se gli interessi<br />

economici, dapprima considerati in funzione<br />

del progresso civile, siano diventati il fine<br />

piuttosto che un mezzo. Ancora, se anche<br />

nell’attività economica debba valere l’assoluta,<br />

insindacabile libertà individuale, oppure<br />

se, come ogni altro comportamento<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 33<br />

La funzione del denaro<br />

Etica ed<br />

economia<br />

Rafaele Corona<br />

dell’uomo, l’attività economica debba soggiacere<br />

a vincoli morali superiori: a valori<br />

etici oggettivi, certi e condivisi.<br />

Nessuna pretesa di svolgere un saggio<br />

scientifico intorno all’etica e all’economia;<br />

solo l’intendimento di suggerire taluni spunti<br />

di riflessione intorno al ruolo dell’etica nell’economia.<br />

L’idea dominante, il filo conduttore<br />

è che tra le cause, varie e molteplici,<br />

delle crisi economiche di questi anni importanza<br />

non secondaria assumano i comportamenti<br />

moralmente non corretti degli operatori:<br />

vale a dire, la mancanza di etica nel<br />

mondo dell’economia.<br />

– In tempi recenti, l’economia mon-<br />

2. diale ha attraversato crisi gravissime, le<br />

quali sono costate la soppressione dei posti<br />

di lavoro e la disoccupazione, mascherate da<br />

accattivanti parole inglesi (quali outsurcing<br />

= dislocamento; downsizing = ridimensionamento):<br />

le crisi hanno prodotto soppressione<br />

dei posti di lavoro e disoccupazione,<br />

emigrazioni e immigrazioni di massa. Tutto<br />

ciò significa sofferenze umane, miserie e tragedie,<br />

perché tante persone hanno perduto<br />

i posti di lavoro, le case, i risparmi, le pensioni;<br />

hanno abbandonato la propria terra,<br />

hanno reciso le loro radici e si sono avventurate<br />

verso paesi sconosciuti e spesso ostili.<br />

Gli eventi li ricordano tutti. La crisi dei<br />

mercati immobiliari del Giappone nel 1990;<br />

la crisi del Messico nel 1994; la crisi del Sudest<br />

asiatico nel 1997; la crisi della new Economy<br />

e la bolla di Internet nel 2000; la crisi<br />

bancaria negli Stati Uniti del 2007, che poi<br />

si è estesa al mondo intero ed è diventata crisi<br />

mondiale; la crisi del 2010, dalla quale l’Europa<br />

e l’Italia non riescono ad uscire.


34 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

La domanda è: queste vicende sono causate<br />

soltanto da fattori economici e finanziari<br />

e l’etica non c’entra per nulla? Si è certi<br />

che la ferrea legge del mercato – vale a dire,<br />

il massimo profitto ad ogni costo e nel più<br />

breve periodo possibile – debba essere<br />

l’unico fine delle imprese, senza cura per la<br />

società nel suo insieme; senza attenzione<br />

per l’equilibrio economico, la stabilità del lavoro,<br />

la salute, la sicurezza, l’ambiente. In<br />

sintesi se la ferrea legge del mercato, se<br />

l’idea del massimo profitto ad ogni costo e<br />

nel più breve periodo possibile, vada esente<br />

da ogni responsabilità.<br />

– La rappresentazione del mondo degli<br />

3. affari, delle imprese, della finanza e della<br />

banca, proposta da Hollywood, riflette il<br />

cambiamento dell’opinione pubblica nel<br />

tempo. Nel film Wall Street del 1987, il protagonista<br />

Michael Douglas, elegantissimo, il<br />

profilo affilato, l’atteggiamento spavaldo, proclama<br />

senza esitazione che l’avidità è giusta,<br />

perché il progresso economico non può farne<br />

a meno. Nel film successivo del 2010 Il danaro<br />

non dorme mai, dopo poco più di due<br />

lustri, l’atmosfera è cambiata. Lo stesso protagonista<br />

Michael Douglas è sempre elegantissimo,<br />

ma non è più spavaldo, perché ha<br />

perduto le certezze di un tempo; ha mutato<br />

opinione; formula critiche, talvolta durissime,<br />

agli speculatori, ai gestori dei fondi, all’intero<br />

sistema degli affari di Wall Street; se<br />

la prende continuamente con l’altalena dei<br />

listini di borsa, la frenesia, il continuo telefonare,<br />

la paura di perdere tutto, l’avidità che<br />

spinge a volere sempre di più: se la prende,<br />

soprattutto, con la mancanza totale di finalità<br />

apprezzabili e di scrupoli.<br />

Il cinema di Hollywood è molto attento<br />

agli umori dell’opinione pubblica.<br />

– Nel secolo XIV il fiorentino Dino<br />

4. Compagni, uno dei dirigenti dell’Arte<br />

della seta, chiedeva ai commercianti «verità,<br />

onestà, integrità». Nel 1495 Luca Pacioli,<br />

inventore della partita doppia – il metodo<br />

contabile, per cui ogni operazione è registrata<br />

nelle separate sezioni di dare e avere,<br />

che devono corrispondere perfettamente –<br />

coniò il concetto di “commerciante rispettabile”.<br />

Dai comuni italiani alle città della<br />

Lega anseatica, l’ideale del “commerciante<br />

rispettabile” si diffuse in tutta l’Europa.<br />

Negli anni Trenta del Novecento, l’industriale<br />

di Stoccarda Robert Bosch, produttore<br />

degli elettrodomestici che ancora oggi<br />

sono sinonimo di eccellenza, affermò essere<br />

«la gestione onesta e corretta quella che,<br />

alla lunga, è la più remunerativa e che il<br />

mondo degli affari apprezza più di quanto<br />

non si creda».<br />

Il 15 settembre del 2008, Alan Greenspan<br />

– per diciannove anni presidente della Federal<br />

Reserve, ovverosia la banca centrale<br />

degli Stati Uniti, la banca di emissione più<br />

influente del mondo – senza reticenze dichiarò<br />

essere assolutamente errata l’ideologia,<br />

condivisa da Wall Street e da Washington,<br />

che i mercati fossero sempre capaci di<br />

autoregolarsi al meglio.<br />

Il convincimento che il mercato abbia<br />

bisogno dell’etica, dunque, non è una novità;<br />

e non è superata.<br />

L’idea è che il mercato – gli imprenditori,<br />

gli industriali, i manager, i banchieri, i finanzieri,<br />

gli assicuratori, gli stessi consumatori<br />

– debbano essere assoggettati a regole, alle<br />

quali non sembrano avere interesse e che, comunque,<br />

sono incapaci di imporsi. L’idea è<br />

che sia compito dell’opinione pubblica elaborare<br />

principi e direttive di comportamento<br />

vincolanti e che sia compito della politica<br />

imporli, pena adeguate sanzioni.<br />

– Intorno al concetto di etica ed alla<br />

5. funzione dell’etica gli scrittori più spiritosi<br />

si sono sbizzarriti. «L’etica è un lusso<br />

privato e costoso» (Henry Adams). «Un<br />

uomo che moraleggia, di solito, è un ipocrita;<br />

una donna che moraleggia invariabilmente<br />

è brutta» (Oscar Wilde).<br />

Nel Novecento l’etica non ha ricevuto, sul<br />

piano teorico, la considerazione di cui aveva<br />

beneficiato nei secoli precedenti: non grandi<br />

trattati, non memorabili monografie, non<br />

considerevoli saggi. La ragione, secondo Johan<br />

Huizinga, che «sono sensibilmente sminuite<br />

le norme della moralità in genere, la<br />

stessa teoria della morale». Per Josè Ortega


y Gasset «Siamo nudi, senza tradizione,<br />

senza più norme di condotta».<br />

Che di fronte alla decadenza morale la<br />

società contemporanea senta il bisogno, la<br />

necessità, l’urgenza dell’etica, lo dimostra la<br />

diffusione della deontologia, vocabolo ricercato<br />

e intellettualistico, ma vago e meno<br />

impegnativo. Avuto riguardo alla carenza di<br />

princìpi etici oggettivi, certi e condivisi da<br />

tutti, ogni libera professione vanta la propria<br />

deontologia ed esibisce un codice deontologico:<br />

il codice deontologico dei medici, degli<br />

ingegneri, degli avvocati e via dicendo. La<br />

società, dunque, mostra di aver bisogno<br />

della guida di princìpi morali oggettivi, certi<br />

e condivisi.<br />

Nell’economia, l’esigenza di indirizzare le<br />

attività verso finalità socialmente utili – ovverosia<br />

vantaggiose per la collettività intera<br />

e non soltanto per i gruppi imprenditoriali,<br />

bancari e finanziari – sospinge alla riscoperta<br />

dell’etica: sospinge a riscoprire i valori<br />

etici oggettivi, certi e condivisi, che indirizzino<br />

le attività economiche, bancarie e finanziarie<br />

verso fini socialmente utili. A contatto<br />

con il mondo economico, la società si<br />

rende conto essere improcrastinabile il ricorso<br />

ai valori etici, i quali rappresentino criteri<br />

di giudizio oggettivi, certi e condivisi, dai<br />

quali la politica deve ricavare le direttive da<br />

imporre all’economia.<br />

Nel mondo economico – svanita la sbornia<br />

marxista, per cui tutto doveva affidarsi allo<br />

Stato, e instaurata l’egemonia non meno opprimente<br />

del pensiero unico liberista, che Giulio<br />

Tremonti definisce “mercatismo” – emergono<br />

il bisogno, la necessità, l’urgenza di fissare<br />

al mercato regole conformi alla morale,<br />

perché il criterio soggettivo ed abnorme del<br />

massimo profitto ad ogni costo e in tempi brevi<br />

non è estraneo alle crisi, che si sono susseguite.<br />

Il criterio soggettivo ed abnorme del<br />

massimo profitto ad ogni costo e in tempi brevi<br />

non è estraneo ai danni incommensurabili<br />

recati alla efficienza produttiva; alla perdita<br />

di posti di lavoro, di case, di risparmi, di pensioni;<br />

non è estraneo ai guasti gravissimi in<br />

tema di ambiente, di coesione sociale, di sicurezza;<br />

non è estraneo alle sofferenze umane<br />

considerevoli, alle miserie e alle tragedie.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 35<br />

Le crisi, che hanno colpito l’economia<br />

dell’Occidente, hanno recato sicuramente<br />

danni alla efficienza produttiva: ma soprattutto<br />

hanno portato sofferenze umane gravissime,<br />

miserie e tragedie. La perdita di posti<br />

di lavoro, di case, di risparmi, di pensioni,<br />

le emigrazioni e le immigrazioni hanno cagionato<br />

guasti in tema di sicurezza, di ambiente,<br />

di coesione sociale. Per la verità,<br />

l’aspetto più preoccupante delle crisi sono i<br />

cospicui fenomeni di disgregazione sociale:<br />

più alto il tasso dei crimini, dei carcerati, dei<br />

divorzi, degli aborti, delle madri minorenni,<br />

del commercio della droga e, allo stesso<br />

tempo, più bassa l’affluenza alle urne. Altri<br />

aspetti non meno preoccupanti i tagli al sistema<br />

sanitario, la riduzione delle spese per<br />

l’educazione e i trasporti, la pressione fiscale<br />

che non si attenua e le Università eccellenti,<br />

che non si riprendono. Le crisi hanno pregiudicato,<br />

per un verso, lo spirito d’impresa;<br />

per altro verso, la autentica libertà di opinione<br />

e l’ampliamento dei diritti delle minoranze.<br />

Non è questa la sede – non ho la competenza,<br />

non essendo un esperto – per indagare<br />

le cause delle crisi, che sono molteplici. Non<br />

occorre essere un esperto di economia per rilevare<br />

due cambiamenti, i quali sono sotto<br />

gli occhi di tutti: il mutamento dello scopo<br />

dell’attività economica e la trasformazione<br />

della funzione del danaro. Anzitutto, il cambiamento<br />

dello scopo dell’attività economica:<br />

il fine di produrre beni e servizi a<br />

vantaggio della società è stato surrogato<br />

dallo scopo di guadagnare individualmente<br />

il più possibile e nel minore tempo possibile.<br />

L’obbiettivo degli operatori non è costruire<br />

stabilimenti per produrre beni e servizi di<br />

qualità migliore ed a prezzi più bassi, ma<br />

guadagnare danaro, guadagnare rapidamente<br />

molto danaro. La finanza ha dismesso<br />

la sua originaria ragione d’essere; ha<br />

smesso di rappresentare una fonte di servizi<br />

per l’economia ed ha sviluppato una funzione<br />

propria: la speculazione. Non occorre<br />

essere un esperto di economia per rilevare<br />

che anche il danaro ha cambiato funzione.<br />

Il danaro non costituisce più lo strumento<br />

per intraprendere le attività economiche,


36 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

per comprare le materie prime e le merci e<br />

per investire nella costruzione di fabbriche:<br />

il danaro è diventato merce, che viene scambiata<br />

nel mercato e con la quale si possono<br />

ricavare profitti più elevati che finanziando<br />

l’industria e il commercio.<br />

– La natura – si sa – opera necessaria-<br />

6. mente in conformità con la legge della<br />

causalità (naturale): in conformità con il rapporto<br />

di causa ed effetto. Si alternano sempre<br />

il giorno e la notte e senza sosta si succedono<br />

le stagioni; inevitabilmente i corpi<br />

vengono attratti in funzione della distanza e<br />

della massa, secondo la legge di gravitazione<br />

universale. Invece l’uomo, fornito di intelletto<br />

e di volontà, agisce consapevolmente<br />

e volontariamente, secondo scelte molteplici<br />

ed eterogenee. Se l’uomo fosse soltanto<br />

un essere razionale, obbedirebbe alla<br />

legge morale, che lo indirizza al bene. Ma l’uomo<br />

ha passioni, inclinazioni, impulsi, sentimenti,<br />

entusiasmi talvolta contrari alla ragione<br />

ed alla morale. Perciò per adeguarsi all’imperativo<br />

morale, l’intelletto e la volontà<br />

devono reagire contro gli elementi perturbatori,<br />

che offuscano la visione del bene.<br />

L’etica suppone la consapevolezza e la<br />

volontà di osservare la legge morale. Essendo<br />

l’uomo un soggetto libero di scegliere<br />

il bene o il male, ogni sua azione ha a che<br />

fare con la dimensione etica: ogni sua<br />

azione, cioè, è suscettibile di essere qualificata<br />

morale o immorale.<br />

Come ogni attività umana, anche l’attività<br />

economica può essere giudicata morale<br />

o immorale.<br />

Ma in che consiste il bene secondo la morale?<br />

In che consistono i princìpi e le regole,<br />

in base ai quali si valuta la condotta umana<br />

e si stabilisce se è buona o cattiva? Ha ancora<br />

senso l’antico adagio, secondo cui la libertà<br />

consente di scegliere se vivere o no secondo<br />

virtù? Tutti sono d’accordo che è bene<br />

la dedizione all’interesse comune, che è bene<br />

la pazienza ed il coraggio nelle prove e nelle<br />

difficoltà della vita, la compassione per i<br />

deboli, la moderazione nell’uso dei beni materiali,<br />

l’atteggiamento responsabile nei confronti<br />

dell’ambiente. Per altro verso, sono<br />

tutti d’accordo che è male l’omicidio, il<br />

furto, la menzogna, la frode, la violenza, la<br />

cupidigia, l’avarizia...<br />

Non basta. Occorre un criterio generale<br />

per l’etica, fondato su princìpi oggettivi,<br />

certi e condivisi.<br />

– Spiegare ciò che è morale o no, ciò<br />

7. che è giusto o ingiusto, in questa sede<br />

non è possibile: conviene una sintesi rapidissima,<br />

e inevitabilmente lacunosa.<br />

È morale tutto ciò che contribuisce alla<br />

conservazione ed alla crescita della persona<br />

umana, nella direzione della sua dignità.<br />

Alla conservazione ed alla crescita della<br />

persona nella direzione della sua dignità<br />

non giova tutto ciò che piace o che conviene<br />

in termini di utilità. È risaputo che alla salute<br />

non sempre fanno bene i cibi che piacciono.<br />

Alla conservazione ed alla crescita della<br />

persona umana nella direzione della sua dignità<br />

giova quanto si conforma alla sua natura<br />

di persona incline ad aprirsi agli altri ed<br />

a ricercare la verità sui temi fondamentali<br />

dell’esistenza: chi siamo, donde veniamo,<br />

dove andiamo?<br />

L’etica novecentesca è contrassegnata dal<br />

soggettivismo, peraltro non disgiunto dalla<br />

aspirazione ai valori oggettivi, non conseguiti<br />

sia per il difetto di strumenti metodologici<br />

idonei ad attingerli sia, principalmente,<br />

per la mancanza di una visione<br />

generale condivisa, atta a fondare gli imperativi<br />

etici in modo convincente.<br />

Certa cultura contemporanea, di matrice<br />

individualistica, infatti, vede nell’uomo un<br />

soggetto fine a se stesso; considera l’uomo<br />

come unica norma del suo agire. Perfettamente<br />

coerente con l’etica soggettivistica, del<br />

resto, in economia è la direttiva del massimo<br />

profitto nel più breve periodo possibile<br />

a vantaggio dei singoli individui e dei gruppi.<br />

Certa cultura contemporanea stima la libertà<br />

individuale come valore prioritario, cui<br />

subordina ogni altro valore, e la emancipa da<br />

qualsivoglia regola esterna. Per il pluralismo,<br />

il criterio dell’agire morale viene ad essere<br />

esclusivamente la valutazione soggettiva:<br />

l’azione risulta morale, cioè buona, in quan-


to proviene dalla libera scelta individuale ed<br />

è vantaggiosa per la persona, che la compie.<br />

Secondo il pluralismo non esiste un criterio<br />

razionale per stabilire se sia “vera” la posizione<br />

propria o quella degli altri, per determinare<br />

chi abbia ragione e chi torto.<br />

L’etica moderna, dunque, è orientata alla<br />

libera scelta individualistica, non all’etica<br />

dei valori oggettivi più alti. Ma l’etica della<br />

libera scelta (individualistica) si appiattisce<br />

sul soggetto e finisce per giustificare qualsivoglia<br />

suo comportamento: per giustificare<br />

anche il permissivismo più scadente. In economia,<br />

giustifica la direttiva del massimo<br />

profitto ad ogni costo nel più breve tempo<br />

possibile. L’etica dei valori, che pure muove<br />

dalla libertà come prerequisito indispensabile<br />

della responsabilità personale, si misura<br />

con valori oggettivi, i quali alla libertà<br />

conferiscono il contenuto e la sostanza. Ma<br />

la libertà non sempre ha valore di per sé:<br />

non sempre ha valore strumentale in relazione<br />

ai fini perseguiti ed alle azioni compiute.<br />

«Alla libertà come valore morale si è sostituito<br />

il concetto di libertà individuale, inteso<br />

come diritto di vedere riconosciuto, nei<br />

limiti della legge penale, ogni tipo di comportamento:<br />

sicché si è preteso, con arroganza,<br />

che fossero legittimati abitudini e modi<br />

di condotta i quali, forse ammissibili nella vita<br />

privata, accolti nella vita pubblica compromettono<br />

l’ordine sociale e interrompono la<br />

continuità con la tradizione, che è la parte vivente<br />

della storia. Allo stesso tempo, l’indifferenza<br />

per i valori comuni e la prevalente<br />

preoccupazione di proteggere ogni istanza individuale,<br />

indipendentemente dalla sua qualità<br />

e dalla sua concordanza con il bene comune,<br />

hanno portato alla progressiva erosione<br />

del senso critico. Nel nome della nuova<br />

concezione demenziale compendiata dall’espressione<br />

del “politicamente corretto”, si<br />

sono smantellati i canoni educativi, i quali miravano<br />

a formare i cittadini responsabili, perché<br />

consapevoli del rapporto tra libertà, vita<br />

morale ed abito critico».<br />

Del resto l’etica, sulla quale si fonda<br />

l’umanesimo europeo, non è soggettiva, ma<br />

personalista e comunitaria. L’uomo è certa-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 37<br />

mente un individuo, fatto di carne ed ossa,<br />

ma è soprattutto una persona, fornita di intelletto<br />

e di volontà. Come persona l’uomo<br />

beneficia della capacità di ricerca e di relazione,<br />

che gli permette di conoscere, di interagire<br />

con gli altri e di completare se<br />

stesso.<br />

La conoscenza e le relazioni interpersonali<br />

non hanno carattere materiale, ma spirituale<br />

e morale. Tutto ciò che è fragile e relativo,<br />

come la materia, rimanda ad un<br />

fondamento più solido ed assoluto, che lo<br />

precede, lo giustifica e gli dà senso e direzione.<br />

Lo spirito, si dice, è come il terreno<br />

fertile che non perde alcun seme.<br />

Nell’ottica della rivelazione cristiana,<br />

l’agire morale equivale a conformarsi al disegno<br />

di Dio sulla persona umana, storicamente<br />

rivelato dal Cristo. Secondo la morale<br />

cristiana, l’agire morale trova la sua piena<br />

espressione nell’amore verso Dio e verso il<br />

prossimo. Secondo quest’ottica, la libertà<br />

approda a volere il bene dell’altro, anche del<br />

nemico, in assoluta gratuità, senza aspettare<br />

alcun contraccambio.<br />

Non sembra che l’etica dell’amore sia di<br />

qualità inferiore all’etica della scelta libera,<br />

soggettiva, individualistica ed egoista...<br />

– Fino qualche tempo fa, si discuteva<br />

8. dell’economia florida e del progresso<br />

apparentemente inarrestabile dell’Europa<br />

occidentale e degli Stati Uniti, nonché del<br />

fallimento, del pari inarrestabile (nonostante<br />

la propaganda), dell’Unione Sovietica. Oggi<br />

non si può non tener conto dell’efficienza<br />

produttiva del Giappone, dello sviluppo aggressivo<br />

delle “quattro tigri asiatiche” (Corea<br />

del Sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore);<br />

dei progressi straordinari della Cina<br />

e dell’India; della crescita tumultuosa del<br />

Brasile. Oggi, a causa del passaggio dall’economia<br />

nazionale a quella globale, avvenuto<br />

ad un ritmo e ad una velocità sconosciuti,<br />

il bisogno, la necessità, l’urgenza<br />

dell’etica sono aumentati.<br />

Orbene, la globalizzazione dell’economia,<br />

della tecnologia e delle comunicazioni<br />

non può certo impedirsi, ma deve regolarsi.<br />

Non si può pensare di subire come un de-


38 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

stino ineluttabile il capitalismo sfrenato: il<br />

“mercatismo”. La globalizzazione dell’economia,<br />

della tecnologia e delle comunicazioni<br />

deve essere governata, al livello mondiale,<br />

da una politica globale. La quale deve<br />

essere guidata da un’etica globale. A patrocinare<br />

un’etica globale non sono soltanto i<br />

moralisti, ma sono proprio i finanzieri più<br />

avveduti, come George Soros.<br />

Nel sentire comune, all’etica e alla politica<br />

spetta il primato rispetto all’economia,<br />

che non può essere destinata soltanto al servizio<br />

del profitto e alla ingordigia dei singoli<br />

e del gruppi. L’economia deve essere al servizio<br />

dell’uomo e della società, al servizio di<br />

scopi sociali, politici ed etici superiori.<br />

L’etica deve elaborare i principi, la politica<br />

deve fissare le regole e l’economia, la tecnologia<br />

e le comunicazioni devono rispettarle.<br />

Laddove la politica si limita a fungere da<br />

braccio secolare dell’economia e non crea alcun<br />

quadro giuridico e istituzionale di riferimento,<br />

la società intera finisce per subire<br />

le sfrenatezze del capitalismo selvaggio.<br />

– Ho fatto cenno ad alcune delle cause<br />

9. delle crisi sottolineate dagli economisti.<br />

Ho fatto cenno al mutamento dello scopo<br />

dell’attività economica, che non si propone<br />

più di produrre beni e servizi a vantaggio<br />

della società, ma come fine ha soprattutto il<br />

massimo profitto possibile, ad ogni costo e<br />

nel più breve tempo possibile, a vantaggio<br />

dei singoli o dei gruppi. Ho fatto cenno al<br />

cambiamento della funzione del danaro, che<br />

da strumento per gli acquisti e per gli investimenti<br />

è diventato merce ed esso stesso il<br />

fine dell’attività economica.<br />

Ma oltre questi aspetti afferenti strettamente<br />

all’economia meritano attenzione taluni<br />

profili essenzialmente etici.<br />

Suggerisco di considerare se, in ordine al<br />

degrado dell’economia, abbia influito il venir<br />

meno dell’obbligo per i banchieri, per gli<br />

operatori di borsa, per i grandi manager di<br />

impiegare il denaro proprio a garanzia dei<br />

rischi, che assumono: ovverosia, il fatto che<br />

essi abbiano preso a trasferire il rischio ai<br />

terzi; a mettere a repentaglio il denaro dei<br />

clienti, senza assumere nessuna responsabi-<br />

lità per le perdite. I clienti ignorano la destinazione<br />

dei depositi, dai quali si aspettano<br />

una certa remunerazione. A loro insaputa,<br />

invece, si trovano coinvolti in operazioni<br />

pericolosissime. A questo punto si pone un<br />

problema etico e il quesito è retorico:<br />

quando gli speculatori non rischiano in proprio,<br />

con i danari propri, ma addossano il rischio<br />

ai clienti, ai quali trasferiscono titoli<br />

“spazzatura”, le speculazioni raffigurano sì<br />

o no una attività moralmente illecita, una attività<br />

propriamente truffaldina?<br />

Allo stesso tempo, mi chiedo se sul degrado<br />

dell’economia abbia inciso l’avidità<br />

vergognosa degli amministratori e dei top<br />

manager. Negli anni Sessanta, le retribuzioni<br />

degli amministratori delle grandi<br />

aziende americane erano superiori 40 volte<br />

allo stipendio medio di un dipendente: oggi<br />

sono diventate superiori 360 volte. Per conservare<br />

i bonus essi mantengono stagnati<br />

gli stipendi dei dipendenti e riducono il costo<br />

del lavoro, licenziando in massa o dislocando<br />

la produzione nei paesi dove i salari<br />

sono bassi. Anche a questo proposito si pone<br />

un problema etico. È giusto che gli amministratori<br />

ed i top manager continuino imperterriti<br />

ad incassare cifre elevatissime a<br />

scapito dei dipendenti, che vengono mal retribuiti<br />

o licenziati e sostituiti con lavoratori,<br />

pagati pochissimo?<br />

Certamente sul degrado dell’economia<br />

hanno influito le concessioni dei mutui per<br />

l’acquisto degli immobili a chi non è in<br />

grado di pagare la casa; oppure le erogazioni<br />

del credito al consumo a coloro i quali non<br />

possono restituire. Per la verità, non si tratta<br />

soltanto di operazioni economiche sbagliate,<br />

ma di attività immorali, perché i debiti delle<br />

banche in difficoltà finiscono per essere ripianati<br />

dallo Stato, cioè da tutti i cittadini,<br />

mentre non è giusto addossare alla collettività<br />

il costo di operazioni riguardanti categorie<br />

(le banche ed i cittadini spendaccioni)<br />

non meritevoli di sostegno.<br />

Mi chiedo se al degrado dell’economia<br />

non siano estranee le menzogne pubbliche<br />

degli uomini di Stato e la corruzione dei<br />

funzionari governativi, che raffigurano altrettanti<br />

fenomeni etici.


L’imperativo vetero-testamentario “non<br />

rubare” vuol dire non frodare, non corrompere,<br />

non sfruttare, non compiere ingiustizie,<br />

non intascare danaro illecitamente.<br />

Infine – questo è un tema, che la demagogia<br />

e l’ipocrisia diffuse accuratamente evitano<br />

– è giusto difendere per sempre il posto<br />

di lavoro, che costa di più dell’utile, che<br />

realizza?<br />

Sicuramente oggi l’economia di mercato<br />

non è sostituibile. Ma l’economia di mercato<br />

opera bene a due condizioni: a) che sia regolata<br />

da un quadro normativo giusto e<br />

chiaro e b) che il quadro normativo poggi<br />

sulla coscienza e sulla responsabilità morale<br />

degli operatori economici.<br />

– Per concludere, tutte le società,<br />

10. internazionali e nazionali, comprese<br />

le comunità locali, se non vogliono andare<br />

incontro alla decadenza, hanno bisogno di<br />

un nucleo essenziale di valori spirituali e<br />

morali: di valori oggettivi, certi e condivisi.<br />

La società occidentale moderna non può<br />

fare a meno dei valori dello Stato di diritto,<br />

della democrazia, della tolleranza, della<br />

eguale dignità di ogni persona, del rispetto<br />

della libertà di coscienza. Nondimeno, per<br />

resistere alle tentazioni ed alle seduzioni allettanti<br />

della passion to perfomance, della<br />

passione cieca e distruttiva di guadagnare<br />

quanto più possibile nel più breve tempo<br />

possibile; dell’avidità incontrollata, smisurata,<br />

insaziabile di accumulare profitti, la<br />

società occidentale moderna deve riscoprire<br />

un orientamento morale di fondo, configurato<br />

da un sistema di valori oggettivi, certi,<br />

condivisi... Valori che non giudichino, ma<br />

invitino; che non scomunichino, ma esortino<br />

e richiamino al senso del dovere; valori che<br />

non costituiscano imposizioni, ma aiuti per<br />

ritrovare il significato autentico della vita:<br />

valori che esprimano una convinzione oggettiva,<br />

certa e condivisa.<br />

I paesi asiatici emergenti, i quali hanno<br />

risentito meno le crisi, rifiutano la mentalità,<br />

l’orientamento, l’ideologia che si compendia<br />

ne l’american way of life, e continuano a<br />

dare importanza al ruolo primario della famiglia,<br />

all’educazione rigorosa e non per-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 39<br />

missiva, al lavoro duro, alla modestia e, non<br />

ultimo, al lavoro di squadra: al lavoro comunitario<br />

e nazionale di squadra.<br />

I valori orientali sono importanti. Ma la<br />

tradizione occidentale cristiana non è da<br />

meno. Basta riscoprire le virtù. Per esempio,<br />

le così dette virtù cardinali: la prudenza, la<br />

giustizia, la fortezza e la temperanza. Senza<br />

dimenticare le sbeffeggiate virtù “borghesi”<br />

dell’ordine, della diligenza, della parsimonia,<br />

della solidarietà.<br />

Questa è la mia opinione.<br />

Non ho svolto un saggio di prolissa sapienza.<br />

Ho esporto talune idee, suggerito<br />

riflessioni e formulato un auspicio. Se l’economia<br />

sarà governata anche dalla integrità<br />

e dalla moralità, se il mondo economico riprenderà<br />

ad operare in maniera corretta e<br />

leale, forse vi sarà ripresa durevole. Spero di<br />

essere riuscito a suscitare dubbi e ripensamenti.<br />

Scriveva Bertrand Russell: «Senza la<br />

moralità privata, la sopravvivenza delle comunità<br />

manca di valore; senza la moralità<br />

pubblica, le comunità periscono».<br />

– Negli anni trascorsi a Roma, fre-<br />

11. quentando il centro rosminiano di<br />

San Carlo al Corso, a proposito delle sfide<br />

della modernità ho meditato intorno alla<br />

“nuova evangelizzazione”. Il Vangelo è sempre<br />

lo stesso e non può essere modificato o<br />

aggiornato. Forse devono rinnovarsi i modi<br />

di annunciarlo. Non credo che basti cambiare<br />

gli strumenti di comunicazione? Forse<br />

bisogna cambiare il metodo...<br />

In sintesi, la nostra società secolarizzata<br />

respinge il sacro, ma si nutre di altri dogmi.<br />

Questi dogmi, o meglio questi miti, compendiati<br />

dalla concezione demenziale del<br />

politicamente corretto, devono essere battuti<br />

in breccia. Non ho certo la pretesa di scalzare<br />

un sistema di pensiero diffuso e saldissimo:<br />

ho semplicemente l’ambizione di suggerire<br />

qualche riflessione sullo scarso valore<br />

e sulla meschinità di questi miti, perché se<br />

non si dissoda il terreno, il seme non attecchisce.<br />

Nell’epoca moderna, la considerazione<br />

per fatti economici è sfociata in una sorta di<br />

feticismo per i numeri. Domina l’idea che


40 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

basti accumulare i numeri per capire la verità;<br />

che l’informazione permetta di fare a<br />

meno dell’intelligenza. Nel contesto specifico,<br />

domina la logica del capitale, per cui<br />

tutto ciò che si oppone a questo stato di<br />

cose è fuori dalla realtà. Disastri a parte,<br />

questa logica priva l’uomo della sua umanità.<br />

Il pensiero unico secondo cui i problemi<br />

dell’economia possano essere risolti<br />

dalla stessa economia sottende l’idea che<br />

l’azione economica si sottragga al sistema<br />

dei valori.<br />

Bisogna ripensare tutto e ridistribuire le<br />

carte.<br />

Qualche tempo fa taluni di noi hanno<br />

ascoltato, al <strong>Rotary</strong>, una conferenza bellissima<br />

di Maria Grazia Vescuso intorno alla<br />

carità nella letteratura. Davanti ad un uditorio<br />

laico e inserite in un contesto laico, tra<br />

le tesi di Tolstoj, di Ungaretti e di altri grandi<br />

scrittori, le citazioni sulla carità di San Paolo<br />

e di Sant’Agostino svettavano, mostrando<br />

una grandezza incommensurabile. L’occa-<br />

sione per i laici di riscoprire il significato e<br />

l’importanza del sacro.<br />

La ragione per cui non intendo ammainare<br />

la bandiera dei valori della mia vita:<br />

l’amor di Patria, la sovranità dello Stato<br />

nazionale, la fedeltà al sacro è che soltanto<br />

uno scatto di dignità dello Stato nazionale,<br />

interessato al bene delle sue genti, può sottrarre<br />

l’economia europea al mercatismo, al<br />

sistema del cosiddetto scambio libero, ma<br />

ineguale, allo sfruttamento degli speculatori.<br />

La fedeltà al sacro: inficiato il criterio<br />

illuminista del massimo profitto ad ogni costo<br />

e nel più breve periodo possibile, smascherato<br />

il mercatismo ineguale, riproposti i<br />

valori dell’amor di Patria e della sovranità<br />

dello Stato nazionale per la cura del bene comune,<br />

al migliore equilibrio economico e<br />

sociale un apporto decisivo verrà dal ritorno<br />

del sacro. Ma senza aver dissodato il terreno<br />

contrastando i miti del politicamente corretto,<br />

il sacro non attecchisce.<br />


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 41<br />

L’uomo valore primario<br />

Fedeltà e negazione al<br />

giuramento di Ippocrate<br />

Angelo Deplano<br />

per Apollo e Asclepio e Igea e Panacea e<br />

per tutti gli dei e le dee, chiamandoli a testi-<br />

«Giuro<br />

moni, che eseguirò, secondo le forze e il mio<br />

giudizio, questo giuramento...». È il primo capoverso del<br />

Giuramento di Ippocrate, scritto nel 400 avanti Cristo.<br />

I medici della sua scuola lo pronunciavano solennemente<br />

quando iniziavano l’esercizio professionale, impegnandosi<br />

ad astenersi da ogni atto dannoso al malato.<br />

Tuttora viene pronunciato secondo la versione antica dai<br />

laureati di molte facoltà italiane, ma oggi c’è chi ne chiede<br />

l’abolizione in quanto lo considera anacronistico e non attinente<br />

alla professione moderna per quei passaggi con i<br />

quali il medico si impegna a non praticare l’aborto e ad insegnare<br />

l’arte gratuitamente. In base a considerazioni di<br />

questo genere, l’Associazione Medica Mondiale ha approvato<br />

nel 1948 una Dichiarazione di Ginevra, e nel 1987 il filosofo<br />

australiano Peter Singer ha proposto ben quattro Nuovi Comandamenti.<br />

Nel 2007 è stato messo a punto un Giuramento<br />

di Ippocrate Moderno, che si riferisce al testo classico del<br />

giuramento ippocratico e che potrebbe essere considerato<br />

idoneo ad interpretare le esigenze della vita moderna. Si può<br />

pertanto esser d’accordo con Gianluca Sanna, che conclude<br />

il lavoro intitolato Ripensare il Giuramento di Ippocrate –<br />

Un confronto con Peter Singer col seguente concetto: «lo spirito<br />

originale del Giuramento, quello greco, esprime un valore<br />

etico universale che lo rende capace di adattarsi ai problemi<br />

etico-deontologici di tutte le epoche».<br />

Popoli di diversi costumi possono trovare motivi di coesione<br />

anche dopo periodi di ostilità: l’antica Roma sottomette<br />

la Grecia ma rimane avvinta dalla sua civiltà che,<br />

come è noto, ferum victorem coepit; infatti l’etica ellenica<br />

che regola il rapporto tra gli esseri umani e i principii morali<br />

è recepita nei tre principii che divengono i fondamenti<br />

dell’etica di Roma: honeste vivere, alterum non ledere,<br />

suum cuique tribuere, precetti ritenuti poi validi anche dal<br />

cristianesimo e quindi dalla civiltà occidentale.<br />

Persino durante l’imbarbarimento che caratterizzò le<br />

guerre del Medio Evo, si misero in evidenza medici che, in<br />

ossequio a quei dettami considerarono qualsiasi uomo un<br />

René-Nicolas Dufriche Desgenettes<br />

da giovane (1762-1837)<br />

valore primario da rispettare<br />

in qualunque circostanza, e<br />

assistettero con la stessa pietas<br />

amici e nemici.<br />

Un esempio di medico di<br />

tal genere è il dottor Nicolas<br />

René Dufriche Desgenettes,<br />

un Ufficiale Medico dell’Esercito<br />

Francese dell’epoca<br />

napoleonica, pressoché<br />

sconosciuto ai più<br />

nonostante i suoi meriti, ma<br />

particolarmente degno di<br />

rappresentare la categoria.<br />

Nasce ad Alençon il 23<br />

maggio 1762 da una famiglia<br />

di agiati borghesi. Dopo aver<br />

studiato al collegio dei Gesuiti<br />

ad Alençon, va a Parigi<br />

per studiare scienze naturali.<br />

Si orienta quindi verso la<br />

medicina e da studente frequenta<br />

il servizio ospedaliero


42 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Desgenettes Medico Capo<br />

dell’Armata d’Oriente<br />

di Pelletan e quello dell’anatomista<br />

Felix d’Azyr; poi va<br />

a Londra, Parigi, Firenze,<br />

Siena, Roma e Napoli, località<br />

nelle quali si trattiene<br />

per degli anni allo scopo di<br />

seguire le lezioni dei migliori<br />

maestri dell’arte medica.<br />

Torna in Francia nel 1789 e<br />

si laurea il 6 luglio con una<br />

tesi su La fisiologia dei vasi<br />

linfatici. Nella Francia agitata<br />

dal Terrore si schiera<br />

con i girondini, ma poi si arruola<br />

nell’Esercito.<br />

Nel marzo del 1793 è assegnato<br />

all’ospedale di pronto<br />

intervento dell’Armata del<br />

Mediterraneo, e ha l’occasione<br />

di conoscere il Capitano<br />

d’Artiglieria Napoleone<br />

Bonaparte. Combatte con<br />

successo un’epidemia di tifo<br />

e l’Esercito lo valorizza con<br />

incarichi di rilievo.<br />

Il 22 marzo 1798 è inviato<br />

come Medico Capo dell’Armata<br />

d’Oriente in Egitto,<br />

dove si impegna nella diagnosi<br />

e cura di casi di vaiolo,<br />

scorbuto, oftalmia contagiosa,<br />

e dissenteria. Quando<br />

nel 1799 il Generale Bona-<br />

Bonaparte visita gli appestati a Giaffa, Antoine-Jean Gros – 1771-1835,<br />

Louvre<br />

parte porta un Corpo di Spedizione in Siria, cerca di circoscrivere<br />

una terribile epidemia di peste bubbonica insorta<br />

tra le truppe durante la marcia nel deserto in direzione di<br />

San Giovanni d’Acri. Utilizza contro il morbo tutte le risorse<br />

allora note alla scienza medica, instaurando le più rigorose<br />

misure di igiene, ma l’epidemia si propaga inesorabile.<br />

Al fine di sostenere il morale delle truppe terrorizzate<br />

dalla paura del contagio decide di inocularsi in presenza di<br />

<strong>numero</strong>se persone il pus del bubbone di un ammalato, cercando<br />

di dimostrare che nemmeno questo atto estremo sia<br />

in grado di causargli il temuto contagio. Ma ha anche lo<br />

scopo di studiare scientificamente in vivo quale sarà la reazione<br />

del proprio organismo all’esperimento. La sua abnegazione,<br />

il suo coraggio sono premiati, è fortunato e sopravvive<br />

al proprio gesto. Nelle sue condizioni un ricercatore<br />

Desgenettes si inietta pubblicamente il pus di un bubbone pestoso


L’Ospedale degli Invalidi<br />

meno scrupoloso sottoporrebbe all’esperimento altri soggetti,<br />

eventualmente qualche prigioniero: la crudeltà di<br />

quella guerra glielo consentirebbe, ma egli rispetta l’etica del<br />

Giuramento di Ippocrate e preferisce sacrificare se stesso.<br />

Il Generale Bonaparte, costretto ad organizzare d’urgenza<br />

la ritirata dell’esercito da Haifa verso l’Egitto, chiede<br />

al dottore di somministrare a sessanta ammalati terminali<br />

intrasportabili una dose letale di oppio onde evitare a quei<br />

poveretti di esser massacrati qualora cadano vivi in mano<br />

ai turchi. Desgenettes, in linea con l’etica del Giuramento,<br />

approvata all’epoca dalla maggioranza dei medici benpensanti,<br />

risponde: «il mio dovere è quello di conservare la vita<br />

a questi sventurati».<br />

Il Generale cede davanti alla determinazione del suo Medico<br />

Capo e fa portare i moribondi fino a Giaffa, ma avendo<br />

trovato in città moltissimi altri soldati ammalati, si rivolge,<br />

come racconta Dumas nel suo Napoleone, a un farmacista<br />

disposto ad a somministrare una pozione ai moribondi.<br />

Durante un’escursione sulla sommità del monte Carmelo,<br />

dalla quale si gode lo splendido panorama che dalla città di<br />

Giaffa si estende fino a San Giovanni d’Acri, ho avuto<br />

modo di imbattermi casualmente nel modesto monumento<br />

sotto il quale, come ho appreso dall’epigrafe, sono sepolti<br />

quei sessanta soldati francesi. Rientrato in Egitto con l’esercito,<br />

il dottore organizza un grande ospedale civile, una farmacia<br />

e una scuola di medicina.<br />

Napoleone si rende conto dell’eccezionale valore di questo<br />

medico e, nonostante la libertà con la quale Desgenettes<br />

osa tenergli testa anche in altre occasioni, gli affida nel 1807<br />

la Direzione del Servizio Sanitario della Grande Armata. Nel<br />

frattempo il dottore, che è stato nominato Professore Aggiunto<br />

alla Scuola di Medicina di Parigi e Membro dell’Istituto<br />

di Francia, pubblica la Storia Medica dell’Armata<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 43<br />

Barone dell’Impero, Commendatore<br />

della Legione d’Onore<br />

d’Oriente. Nel 1810 è barone<br />

dell’Impero. Nel 1812 partecipa<br />

alla Campagna di Russia<br />

e durante la ritirata lo<br />

fanno prigioniero, ma la sola<br />

enunciazione del suo nome<br />

gli vale la libertà, infatti lo<br />

Tzar lo fa liberare in segno di<br />

riconoscenza per le cure che<br />

ha prodigato ai soldati russi.<br />

Dopo la caduta dell’Impero<br />

Luigi XVIII lo fa Commendatore<br />

della Legione<br />

d’Onore; la Monarchia di<br />

Luglio lo nomina Membro<br />

Monumento ai caduti francesi sul<br />

Monte Carmelo a Giaffa


44 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Joseph Méngele, Martin Bormann e Otto Skorzeny<br />

da studenti<br />

dell’Accademia delle Scienze. Muore il 3<br />

febbraio 1837 a Parigi nell’Ospedale degli Invalidi,<br />

del quale era Medico Capo dal 1832.<br />

Ai giorni nostri l’eutanasia non è più disapprovata<br />

dalla stragrande maggioranza<br />

dei benpensanti come accadeva all’epoca di<br />

Desgenettes. Gilberto Corbellini, docente di<br />

Storia della Medicina e Bioetica, ritiene che<br />

l’evento che ha aperto la strada ai campi di<br />

concentramento in Germania sia stato l’accettazione<br />

dell’eutanasia, permessa nel 1939<br />

dalla legge tedesca, ma lo stesso Autore precisa<br />

che al giorno d’oggi l’eutanasia, ammessa<br />

da nazioni civilissime come l’Olanda,<br />

è regolata da norme ben definite che oltre al<br />

consenso dell’interessato prevedono l’attento<br />

esame delle situazioni che ne suggerirebbero<br />

la realizzazione, e delle quali deve essere<br />

accertata l’eccezionale gravità.<br />

Purtroppo la Storia della Medicina ricorda<br />

anche chi ha esercitato la professione<br />

senza alcun rispetto per i precetti ippocratici.<br />

Il dottor Joseph Méngele rappresenta bene<br />

questa categoria: nasce a Gunzburg il 10<br />

marzo 1911 da una facoltosa famiglia di imprenditori.<br />

È un giovane ambizioso, ha ferme<br />

idee politiche che lo portano a vent’anni a<br />

iscriversi negli Stahlhelm (Elmetti d’acciaio).<br />

Inizia i suoi studi all’Università Ludwig<br />

Maximilian dove consegue la laurea in Antropologia<br />

nel 1935, discutendo una tesi<br />

Sulla ricerca morfologico-razziale sul settore<br />

anteriore della mandibola in quattro gruppi<br />

Richard Baer, Josef Méngele e Rudolf Hess<br />

di razze. Nel 1937 si iscrive al partito nazionalsocialista<br />

e nel 1938 alle Schutzstaffeln<br />

(SS). Nello stesso anno si laurea in medicina<br />

nell’Università di Francoforte con una tesi<br />

sulle Ricerche sistematiche in ceppi familiari<br />

affetti da cheiloschisi o da fenditure mascellari<br />

o palatali. E, come da prassi vigente<br />

in tutte le Università tedesche, pronuncia<br />

il Giuramento di Ippocrate. Incontra<br />

il Professor Ottmar von Verschuer, col quale<br />

inizia una collaborazione scientifica sullo<br />

studio dei gemelli.<br />

Ma nel 1940 si arruola nelle Waffen SS, il<br />

ramo militare delle SS, e a sua domanda<br />

viene inviato al fronte russo nella “Panzer-<br />

Josef Méngele con alcuni colleghi delle SS


Il blocco dove Méngele eseguiva gli esperimenti ad Auschwitz<br />

division Wiking”, quale Ufficiale Medico nel Corpo Sanitario<br />

delle Waffen SS. Ferito e decorato due volte con la<br />

Croce di Ferro, è poi comandato a Berlino col grado di<br />

Hauptsturmführer, corrispondente a quello di Capitano.<br />

Sembra indispensabile far presente che nella prima metà<br />

del ventesimo secolo il nazional-socialismo, fattosi portabandiera<br />

dell’eugenetica, sulla quale fonda la dottrina per<br />

la difesa della razza ariana, cancella in Germania la civile<br />

tradizione di rispetto dovuto alla persona, consolidato nel<br />

corso dei secoli dal cristianesimo e dalla civiltà occidentale,<br />

e giunge ad organizzare dei campi di sterminio.<br />

È giusto però osservare che le idee eugeniche non furono<br />

un’invenzione della Germania hitleriana, ma erano<br />

nate fin dalla metà del settecento col medico francese La Mettrie.<br />

Un inglese, Houston Stewart Chamberlain (1885/1927)<br />

1943 – Auschwitz<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 45<br />

Mappa del campo nomadi di<br />

Auschwitz<br />

sostenne che i popoli germanici<br />

erano superiori a qualunque<br />

popolazione. E durante<br />

tutta la prima metà del Novecento<br />

furono promulgate<br />

leggi per la sterilizzazione<br />

coatta in una diecina di Stati<br />

tra i più civili del mondo,<br />

dalla Norvegia al Canada,<br />

dalla Svezia agli Stati Uniti,<br />

in base alle quali molte decine<br />

di migliaia di malati di men-<br />

Un gruppo di gemelli<br />

sopravvissuti alla camera a gas e<br />

liberati dall’Armata Rossa nel<br />

gennaio del 1945


46 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Foto segnaletica di Méngele<br />

ripresa dalla polizia di Buenos<br />

Aires nel 1956<br />

te, epilettici, criminali e antisociali<br />

furono sterilizzati a<br />

forza.<br />

L’essere stato comandato<br />

a Berlino offre a Méngele la<br />

possibilità di riprendere la<br />

collaborazione col professor<br />

Vershuer, e i due concludono<br />

che per i loro studi sui gemelli<br />

sarebbe auspicabile<br />

poter utilizzare le migliaia<br />

di ebrei deportati nei campi<br />

di sterminio.<br />

Nel maggio 1943 Joseph<br />

Méngele diventa medico del<br />

campo nomadi di Auschwitz-Birkenau<br />

e poi Medico<br />

Capo del campo principale<br />

di Birkenau: gli è così<br />

possibile mettere in pratica il<br />

programma concordato col<br />

professore. I suoi studi riguardano:<br />

“il fondamento<br />

biologico dell’ambiente sociale”,<br />

“la trasmissione dei<br />

caratteri”, “i tipi razziali” e<br />

“persone con caratteri di<br />

anormalità”.<br />

Tali studi vengono condotti<br />

quasi esclusivamente<br />

su gemelli, e in particolare<br />

sui gemelli monozigoti. Nel<br />

suo laboratorio esegue ope-<br />

razioni senza anestesia, mutilazioni, iniezioni di microorganismi<br />

vettori della lebbra e del tifo; trasfusioni incrociate<br />

tra gemelli, tentativi di cucire insieme due individui allo<br />

scopo di creare coppie di fratelli siamesi, castrazioni, sterilizzazioni...<br />

e invia regolarmente al professor Verschuer<br />

tutto il materiale sul quale ha effettuato la ricerca: feti, organi<br />

sotto vuoto, cervelli.<br />

Di segno ben diverso dai motivi etici che avevano spinto<br />

nel lontano 1799 l’Ufficiale Medico Desgenettes sono le motivazioni<br />

che spingono l’Ufficiale Medico Méngele a utilizzare<br />

migliaia di Ebrei in esperimenti volti a cercare il gene<br />

per la creazione di una “pura e sacra” razza ariana.<br />

Alcuni ne ricordano il portamento elegante e gli abiti<br />

sempre impeccabili; paradossalmente alcune prigioniere<br />

sono infatuate di lui, ma dopo aver trascorso una notte con<br />

una di loro egli non esita a ucciderla.<br />

I medici che hanno collaborato con lui durante i 21 mesi<br />

della sua permanenza ad Auschwitz hanno riferito che poteva<br />

essere una persona piacevole, ma quasi sempre si dimostra<br />

crudele, tanto da guadagnarsi l’appellativo di angelo<br />

della morte, infatti uccide senza pietà prigionieri a calci,<br />

colpi di pistola o iniezioni di fenolo.<br />

Quando gli trasmettono l’ordine di abbandonare il lager<br />

perché arrivano i russi decide di uccidere tutti i gemelli ancora<br />

vivi utilizzando il gas Zyclon B, ma è costretto a rinunciare<br />

perché ne sono esaurite le scorte. Le gemelle Miriam<br />

ed Eva Mozes, Magda e Vera Sattler sopravvivono per<br />

questo motivo. Alla liberazione saranno rimasti in vita soltanto<br />

180 dei 3000 gemelli che Méngele era riuscito a radunare.<br />

Nella fredda notte del 17 gennaio 1945 il dottore lascia<br />

Auschwitz, si disfa della divisa di Hauptsturmfuhrer e si<br />

eclissa.


Casa di Méngele a Hohenau, Itapua, Paraguay<br />

Gli anni che seguono sono di continui<br />

spostamenti per sfuggire alla commissione di<br />

inchiesta USA che ricerca i criminali di<br />

guerra, e ai servizi segreti israeliani. Segue<br />

da una fattoria della Baviera il processo<br />

contro i criminali nazisti che ha avuto inizio<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 47<br />

a Norimberga: corre l’anno 1946. Gilberto<br />

Corbellini riferisce che a quel processo si celebrava<br />

la parte che si riferiva ai medici nazisti,<br />

durante la quale gli avvocati difensori<br />

avevano dimostrato che anche gli Stati Uniti<br />

avevano effettuato esperimenti scientifici su<br />

prigionieri e su bambini degli orfanotrofi: ne<br />

era conseguita la redazione del cosiddetto<br />

“Codice di Norimberga”, contenuto nella<br />

sentenza, che disponeva esser lecito l’esperimento<br />

solo qualora fosse eseguito con l’approvazione<br />

del soggetto interessato. Restava<br />

confermato che gli esperimenti di Méngele<br />

erano stati fuori dalla legge.<br />

Il dottore riesce a salpare per Buenos Aires<br />

nel 1949. Nel 1957 fugge in Paraguay e<br />

nel ’69 in Brasile.<br />

Braccato, è sempre riuscito a fuggire: la<br />

sua condanna non è stata la cattura, ma la<br />

paura di esser catturato.<br />

Muore di infarto il 7 febbraio 1979, 34<br />

anni dopo Auschwitz.<br />

■<br />

Abbiamo appreso che alla nostra cara amica Paola Dessì,<br />

Vice Prefetto vicario ad Oristano, è stata conferita, dal<br />

Presidente della Repubblica, la onorificenza di Ufficiale al<br />

Merito della Repubblica, uno dei gradi dell’Ordine che è destinato<br />

a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione» anche<br />

«nel disimpegno di pubbliche cariche ... e di lunghi e segnalati<br />

servizi nelle carriere civili e militari».<br />

Siamo veramente lieti per il pubblico onorifico riconoscimento<br />

dei meriti di Paola, funzionario particolarmente capace, esperto<br />

ed impegnato che unisce alle doti professionali, una forte carica<br />

di simpatia e di amicizia per tutti noi, cordialmente ricambiata,<br />

che si rinnova ogni volta in cui, nonostante la permanenza in altra<br />

città, riesce ad intervenire ai nostri incontri.


48<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Un difficile contrasto da risolvere<br />

Sant’Agostino e la Sardegna<br />

Storia e leggenda<br />

Ho preso in prestito da uno studioso il<br />

titolo che esprime le incertezze del<br />

tema. Gli storici che lo hanno trattato,<br />

infatti, hanno, in vario modo, associato<br />

eventi realmente accaduti ad altri soltanto<br />

probabili o, spesso, leggendari od anche a fatti<br />

erroneamente ritenuti probanti ma, in realtà,<br />

falsi come le fonti da cui provengono.<br />

Questa nota si propone di fare un sunto<br />

di quanto si è potuto apprendere dalla lettura<br />

diretta di testi recenti, (o indiretta di essi<br />

e di quelli più antichi ricorrendo alle citazioni),<br />

che dal VI secolo sino ai nostri giorni<br />

si sono scritti su S. Agostino e sul rapporto<br />

che Egli avrebbe avuto con l’isola.<br />

Un valente storico del Cristianesimo antico,<br />

Paolo Siniscalco, in un saggio che riporta<br />

un intervento svolto in uno dei Convegni internazionali<br />

su Africa Romana, promossi dalla<br />

Università di Sassari, nel corso di una sessione<br />

specificamente dedicata al nostro<br />

tema, ha scritto:<br />

«Si è discusso se mai Agostino sia stato in<br />

Sardegna durante la sua vita e studiosi di valore<br />

non hanno escluso questa possibilità, sia<br />

pure come ipotesi. Il percorso marittimo più<br />

breve tra l’Africa del Nord e Roma passava<br />

infatti per la Sardegna. Ma la cosa è lungi dall’essere<br />

provata e sta di fatto che un tale percorso<br />

non è mai menzionato negli scritti agostiniani<br />

che parlano dei viaggi e del traffico<br />

tra le due terre».<br />

Lasciando nell’area delle ipotesi la presenza<br />

fisica di Agostino nell’isola, sia pure<br />

come tappa di viaggio e quindi di presumibile<br />

breve durata, entrando nel campo dei fatti<br />

storicamente certi, si può affermare che vi<br />

Piero della Francesca, Sant’Agostino, ca 1455-1460<br />

Marcello Marchi


è la certezza che le sue spoglie mortali siano<br />

state portate in Sardegna e qui custodite<br />

e venerate sino a quando nel secondo o terzo<br />

decennio dell’VIII secolo, Liutprando re<br />

dei Longobardi provvide al loro acquisto ed<br />

al trasporto a Pavia.<br />

L’incertezza riguarda tempi e modi della<br />

duplice traslazione. Si contrastano due tesi:<br />

• quella tradizionale che collega l’arrivo<br />

delle reliquie in terra sarda all’esilio dall’Africa,<br />

nel primo decennio del VI secolo, dei<br />

vescovi fedeli alla ortodossia cattolica disposto<br />

dall’ariano re dei Vandali, e presuppone,<br />

quindi, una permanenza di esse per oltre duecento<br />

anni;<br />

• l’altra che ritiene siano state portate via<br />

per sottrarle alle profanazioni che potevano<br />

essere operate dai Saraceni che avevano, negli<br />

ultimi anni del secolo VII, sconfitto i bizantini<br />

ed occupata l’Africa del Nord, sì che<br />

sarebbero rimaste da noi per un periodo molto<br />

breve, al massimo di una ventina d’anni,<br />

sino a quando Liutprando, per salvarle<br />

sempre da temute profanazioni degli stessi Saraceni<br />

che compivano frequenti scorrerie e<br />

temporanee occupazioni delle zone costiere<br />

sarde, le avrebbe portate in salvo a Pavia.<br />

È compito difficile risolvere il contrasto<br />

e, comunque, chi scrive non presume di avere<br />

capacità e conoscenze che gli consentano<br />

di prendere posizione per l’una o l’altra delle<br />

opposte ricostruzioni; si limiterà quindi a<br />

cercare di esporre gli argomenti che sono portati<br />

a loro sostegno; ovviamente con i riferimenti<br />

necessari ad inquadrare la vicenda, limitandosi<br />

ad un richiamo dei dati che possono<br />

essere a tutti noti ed ampliando il discorso<br />

per quelli poco conosciuti o ignoti alla<br />

maggior parte dei lettori.<br />

Il discorso deve partire da Sant’Agostino,<br />

questo Grande Dottore della Chiesa, artefice<br />

di straordinaria importanza per la formazione<br />

e la crescita di essa, come di recente<br />

ha ricordato Benedetto XVI proprio nella<br />

chiesa pavese di San Pietro in Ciel d’oro dove<br />

riposano le sue spoglie. Non è questa la sede<br />

per fare cenno della sua vita, della conver-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 49<br />

Il regno dei vandali nel V secolo d.C.<br />

sione, dell’immensa produzione di opere, del<br />

suo pensiero filosofico e teologico; qui interessa<br />

riferire che Egli, vescovo di Ippona dal<br />

396, ammalatosi gravemente, vi morì nel 430,<br />

mentre la città era assediata dai Vandali che<br />

la conquistarono nell’anno successivo. La salma<br />

venne deposta nella cattedrale come riferisce<br />

Porfirio, il primo biografo.<br />

I Vandali, popolazione germanica, dall’Europa<br />

sud orientale si erano spinti sino alla<br />

penisola iberica. Da qui, dalla Vandalusia<br />

(detta poi Andalusia), nel 429, il re Genserico,<br />

con 80.000 persone di cui 15.000 armate,<br />

attraversato lo stretto, chiamato poi di Gibilterra,<br />

sbarcò nell’Africa del Nord e, con alterne<br />

vicende nella lotta con l’Impero Romano,<br />

alla fine la conquistò. Essi avevano<br />

mire espansionistiche ma non vollero espandersi<br />

al sud per evitare la prevista forte reazione<br />

dei popoli locali e per lo scarso interesse<br />

ad occupare territori desertici e in realtà privi<br />

di sostanze. Intrapresero quindi una<br />

espansione mediterranea e nel 455 saccheggiarono<br />

Roma.<br />

Come si ritiene dagli storici, la Sardegna<br />

fu facilmente conquistata nel 456, anche se<br />

limitatamente alle città costiere; dieci anni<br />

dopo la persero perché cacciati dal dux romano<br />

Marcellino, inviato da Leone I, imperatore<br />

d’Oriente, forse su impulso del sardo<br />

Ilario, Pontefice dal 461 al 468. Dopo pochi<br />

anni tornò sotto il dominio dei Vandali ai quali<br />

nel 476 furono riconosciuti i diritti sull’isola<br />

dagli imperatori Zenone e Romolo Augustolo.<br />

Quest’ultimo, nello stesso anno, venne deposto<br />

da Odoacre. È la fine dell’Impero Romano<br />

d’Occidente.


Ario<br />

50 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

A Genserico, morto nel<br />

477 succede Unnerico: entrambi<br />

ed il loro popolo erano<br />

cristiani ma seguaci dell’eresia<br />

ariana.<br />

Ario, nato in Libia nel 280,<br />

ordinato prete nel 312, sosteneva<br />

che «il Figlio di Dio veniva<br />

dal nulla e che sarebbe di<br />

un’altra sostanza o di un’altra<br />

essenza rispetto al Padre».<br />

Venne condannato come eretico<br />

nel 321, poi dai Concili di<br />

Antiochia (324) e di Nicea<br />

(325) e, da ultimo, dopo la sua<br />

morte (336), dal Concilio di<br />

Costantinopoli (381). Particolarmente<br />

importanti gli ultimi<br />

due perché nel Credo, detto per<br />

questa origine, Credo di Nicea-<br />

Costantinopoli, o, più semplicemente,<br />

Niceno, e che i fedeli<br />

recitano nella celebrazione<br />

eucaristica, consacrarono la<br />

verità di Fede della consustanzialità<br />

di Padre e Figlio.<br />

«Credo in un solo Signore<br />

Gesù Cristo, Unigenito Figlio di<br />

Dio, nato dal Padre prima di<br />

tutti i secoli, Dio da Dio, Luce<br />

da Luce, Dio vero da Dio vero,<br />

generato, non creato, della<br />

stessa sostanza del Padre».<br />

Naturalmente l’adesione all’arianesimo dei sovrani e del<br />

popolo vandalo li metteva in contrasto con i cattolici fedeli<br />

all’ortodossia, contrasto che determinò persecuzioni più<br />

o meno aspre a seconda dei tempi, dei luoghi e dei sovrani.<br />

Genserico, pur fervente ariano, adottò in Sardegna una politica<br />

molto più conciliante assicurando così un clima di pace<br />

e tolleranza, tanto più che, altrimenti, per esercitare un ferreo<br />

controllo avrebbe dovuto inviare un forte contingente militare<br />

che non voleva, o non poteva, impegnare in una terra<br />

lontana.<br />

Unnerico cercò di arrivare ad un accordo con i cattolici<br />

ortodossi e convocò nel 484 un Concilio a Cartagine, mirando<br />

ad ottenere che accogliessero l’arianesimo ma senza raggiungere<br />

il risultato sperato. Il fallimento del Concilio lo indusse<br />

a perseguitare soprattutto i vescovi costretti in parte<br />

all’esilio; le loro sedi vennero attribuite a presuli ariani.<br />

Ad Unnerico successe Guntamondo che regnò dal 484 al<br />

496 ed attuò una opposta politica richiamando in patria i<br />

vescovi esiliati e riaffidando loro le diocesi dalle quali erano<br />

stati rimossi.<br />

Il periodo di pace si interruppe con il nuovo re Trasamondo,<br />

sul trono dal 496, che riprese l’azione antagonista<br />

ed esiliò in Sardegna molti vescovi, preti e laici. Tra essi era<br />

il Vescovo di Ruspe, Fulgenzio, poi proclamato Santo, che<br />

è un personaggio centrale nella vicenda che trattiamo.<br />

Egli, nato nel 467, apparteneva ad una famiglia molto<br />

agiata che lo avviò agli studi. A vent’anni entrò in un monastero<br />

ove svolse una intensa vita di preghiera, di mortificazione,<br />

di studio. Abbracciò totalmente la dottrina di S.<br />

Agostino e si adoperò tutta la vita per diffonderne la spiritualità<br />

monastica.<br />

Può ritenersi accertato che il suo esilio sia avvenuto nel<br />

507, perché preceduto dalla consacrazione vescovile che è di<br />

tale anno. A <strong>Cagliari</strong> costituì una comunità monastica; pur<br />

essendo considerato dagli altri esuli il pastore più autorevole<br />

per cultura e santità, volle essere chiamato maestro e dottore<br />

dei fratelli, un condiscepolo nella verità. Gli esiliati furono<br />

aiutati dal papa, S. Simmaco, un sardo che tenne la Cattedra<br />

di Pietro dal 498 al 514.<br />

Nel monastero volle entrare quel suo discepolo che scriverà<br />

la Vita Fulgentii. Si è ritenuto dai più di identificarlo<br />

nel monaco Ferrando che verrà poi ordinato diacono a Cartagine.<br />

(Di tale libro, da cui molte notizie sono tratte, ho la<br />

traduzione italiana, l’unica – altre tre sono francesi e tedesca<br />

–, curata ed annotata da Antonino Isola, docente di Letteratura<br />

cristiana antica).<br />

Dalla Vita apprendiamo che il re Trasamondo, venuto a<br />

conoscere che in lui «...nulla mancava in fatto di scienza e<br />

che sovrabbondava in grazia» lo richiamò a Cartagine sperando<br />

di metterlo alla prova. Ma Fulgenzio nei due anni che


vi trascorse, presumibilmente dal 515 al 517,<br />

non solo non cessò di combattere l’arianesimo<br />

riconquistando alla ortodossia molti<br />

eretici, ma contrastò le tesi sostenute dal re<br />

con «tre mirabili libri» – Ad Trasamundum<br />

– tanto che egli «non osò più replicare»; infine,<br />

convinto dagli ariani che temevano l’influenza<br />

negativa per la loro credenza, il sovrano<br />

lo riesiliò a <strong>Cagliari</strong>.<br />

Qui, poiché «...la moltitudine dei fratelli<br />

che lo accompagnavano, africani e sardi,<br />

non gli consentivano di abitare»... nella<br />

prima casa «con il permesso del vescovo locale,<br />

Prumasio (o Brumasio)» «...trovato un<br />

terreno libero vicino alla basilica del santo<br />

martire Saturnino (rectius Saturno) lontano<br />

dal frastuono della città... vi fece costruire a<br />

sue spese un nuovo monastero...». Il discorso<br />

che si sta svolgendo, anche per i limiti di<br />

spazio in cui va contenuto, non può allargarsi<br />

al tema, così importante per la storia del Cristianesimo<br />

in Sardegna, dello straordinario<br />

apporto di cultura e di Fede prodotto dalla<br />

permanenza di S. Fulgenzio e dei suoi monaci<br />

e della presenza di uno scriptorium da<br />

essi fondato.<br />

Nel 523 muore Trasamondo e gli succede<br />

Ilderico «re di ammirabile bontà», scrive Ferrando,<br />

che richiama in Africa tutti gli esiliati.<br />

Così Fulgenzio torna alla sua sede vescovile<br />

di Ruspe, vive ancora un decina d’anni da<br />

vescovo e da monaco e muore nel 532 a 65<br />

anni d’età e dopo 25 dalla consacrazione episcopale.<br />

La Sardegna diventa bizantina nel 534 sotto<br />

Giustiniano.<br />

Venendo all’esame delle due tesi sopra<br />

esposte, deve dirsi che quella tradizionale che<br />

vuole attribuire a Fulgenzio o ad altri con lui,<br />

la traslazione della salma di S. Agostino al<br />

periodo e a causa dell’esilio disposto dal sovrano<br />

dei Vandali, e quindi ai primi anni del<br />

VI secolo, è aspramente contraddetta da coloro<br />

che spostano di due secoli il trasporto delle<br />

reliquie ritenendolo dovuto alla necessità<br />

di sottrarle a temute profanazioni dei Saraceni<br />

che, sconfitti i bizantini, avevano conquistato<br />

l’Africa del Nord.<br />

Ad opporsi alla tradizione sono stati, in<br />

particolare, il Padre Agostiniano Alfonso Ca-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 51<br />

Icona russa che raffigura Costantino fra i Padri conciliari<br />

al primo Concilio di Nicea: il rotolo contiene il<br />

testo del Simbolo niceno-costantinopolitano<br />

millo De Romanis con il libro La duplice traslazione<br />

delle reliquie di S. Agostino dall’Africa<br />

in Sardegna e dalla Sardegna a Pavia<br />

(Roma, 1931) e, aderendo alle sue argomentazioni,<br />

Mons. Luigi Cherchi, esperto di<br />

storia ecclesiastica della Sardegna; con essi<br />

attualmente concordano molti storici.<br />

Secondo il proposito prima esposto, vediamo<br />

le ragioni che tali autori espongono e<br />

quelle che vi contrastano.<br />

Innanzitutto si afferma che Ferrando, pur<br />

contemporaneo di San Fulgenzio di cui ha<br />

condiviso le esperienze e ne ha scritto la vita,<br />

non fa alcun cenno alle reliquie e giudicano<br />

veramente singolare questo silenzio tenuto<br />

conto della devozione che vescovo e biografo<br />

avevano per Agostino. Tanto più che Ferrando<br />

riporta due circostanze che renderebbero<br />

meno probabile la traslazione. Quando<br />

Fulgenzio fu esiliato per la prima volta nel<br />

507 egli è a Ruspe, i ministri del re lo presero<br />

all’improvviso (repente) e «navim crucifixio<br />

corde et corpore nudus ascendit, habens<br />

secum plurimas divitias scientiae salutaris»;


52 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

la seconda volta, dopo i due anni trascorsi a<br />

Cartagine, viene preso nel cuore della notte<br />

e all’insaputa del popolo.<br />

Ho voluto consultare il Reverendo Vincenzo<br />

Fois, sacerdote secolare, che dal Generale degli<br />

Agostiniani è stato delegato a rappresentare<br />

l’Ordine in Sardegna ed è Rettore della<br />

Chiesa di Agostino in via Baylle. Soprattutto<br />

grazie al suo impegno molto intenso, svolto<br />

per decenni, la chiesa è stata restaurata ed<br />

è tornata al culto. Pare opportuno sottolineare<br />

l’apporto di due nostri soci: Gianni Campus<br />

per l’attività professionale impiegata per i restauri<br />

e Pinuccio Sciola per la sua arte che è<br />

rappresentata da mirabili sculture.<br />

Don Fois, profondo conoscitore delle vicende<br />

che legano Agostino alla Sardegna, è<br />

un convinto assertore della traslazione delle<br />

reliquie in periodo vandalico. Debbo ringraziarlo,<br />

anche in questa sede perché mi ha<br />

donato libri e pubblicazioni risultati molto utili<br />

per le ricerche.<br />

Dalla attenta lettura della Vita di San Fulgenzio<br />

ho tratto ragioni da opporre all’argomento<br />

fondato sul silenzio. La Vita scritta<br />

da Ferrando, come ha posto in rilievo lo<br />

storico Antonino Isola, che l’ha tradotta, non<br />

è una biografia, come possiamo intenderla<br />

oggi, ma «...si innesta nel filone variegato della<br />

letteratura agiografica, destinata a glorificare<br />

e additare a esempio tipi di eroi cristiani...».<br />

Tanto è vero che non vi sono indicazioni<br />

cronologiche e S. Agostino, possibile<br />

punto di riferimento al di fuori del richiamo<br />

alla sorte delle sue spoglie, viene nominato<br />

un sola volta e, si badi, per citarlo<br />

come autore di un sermone che rafforzò in<br />

Fulgenzio il proposito di darsi a vita monastica.<br />

Come esattamente rileva Manlio Simonetti,<br />

insigne studioso di Storia del Cristianesimo,<br />

accademico dei Lincei, docente<br />

a Roma alla Sapienza e all’Istituto Patristico<br />

Agostiniano (prima anche a <strong>Cagliari</strong> dal<br />

’59 al ’69) «...attraverso questo silenzio, il biografo<br />

ha inteso forse proteggere la grandezza<br />

del suo protagonista».<br />

Quanto alle circostanze relative ai modi<br />

crudeli che avrebbero caratterizzato l’esilio<br />

è da osservare che esse non possono essere<br />

avulse dal contesto in cui sono riferite: per<br />

quello del 507, Antonino Isola così traduce<br />

la frase latina sopra ricordata: «S’imbarcò<br />

senza risorse, crocifisso nel cuore e nel corpo,<br />

seco recando i grandi tesori di quella<br />

scienza straordinaria...»; per cui nudus va interpretato<br />

come privo di beni, mentre crocifisso<br />

nel cuore e nel corpo può avere riferimento<br />

alle condizioni fisiche di Fulgenzio, solito<br />

a mortificazioni continue. Ma Ferrando<br />

racconta che a Cartagine dove era stato portato<br />

per farlo partire «Gli si portarono molti<br />

doni» che egli devolse per il monastero che<br />

aveva ordinato di costruire. Quindi una situazione<br />

di coercizione non così totale come<br />

si vorrebbe. Parimenti risulta per il secondo<br />

esilio, quello del 517: vero che venne preso nel<br />

cuore della notte e venne «condotto alla nave,<br />

all’insaputa del popolo; ma, persistendo<br />

venti di direzione contraria, dovette attardarsi<br />

nel porto tanto a lungo che nel corso di <strong>numero</strong>si<br />

giorni quasi tutta la città poté recarsi<br />

a trovarlo e ricevere dalla sua mano la comunione,<br />

proprio mentre stava per partire».<br />

Il testo più antico in cui si parla del corpo<br />

di S. Agostino in Sardegna è la Cronaca<br />

delle sei età del mondo del benedettino inglese<br />

Beda il Venerabile, vissuto dal 672 al 735,<br />

Dottore della Chiesa, proclamato santo, che<br />

scrive, riferendo il fatto molto verosimilmente<br />

al 724/725, che Liutprando, re dal 712,<br />

«...apprendendo che i Saraceni, saccheggiata<br />

la Sardegna, disonoravano anche quei luoghi<br />

in cui i resti (ossa) del vescovo Santo Agostino<br />

erano stati una volta (olim) a causa della<br />

devastazione dei barbari (barbarorum) traslati<br />

e onorevolmente erano stati riposti, mandò<br />

e versato un grande prezzo li ricevette e<br />

li trasportò...» a Pavia ove furono custoditi<br />

con tanto onore.<br />

Ora, per gli autori già citati, la notizia data<br />

da Beda, contemporaneo dell’acquisto longobardo<br />

delle reliquie, è prova decisiva per<br />

la traslazione a Pavia, mentre è, in sostanza,<br />

contraria alla datazione al periodo vandalico<br />

dell’arrivo di esse in Sardegna. Argomentano<br />

che una corretta interpretazione dei<br />

termini OLIM e BARBARORUM porta a ritenere<br />

che il primo non è necessariamente indicativo<br />

di un tempo lontano e che barbari<br />

non viene mai usato da Beda per definire i


Vandali da lui sempre chiamati gens: ne deriva<br />

che barbari significa saraceni e che quindi<br />

la traslazione avvenne quando, alla fine del<br />

VII secolo, presa Cartagine nel 698, gli arabi<br />

stanno completando la conquista dell’Africa<br />

bizantina, iniziata nel 647 con l’occupazione<br />

della Tripolitania, proseguita poi,<br />

con alterne vicende, dal 665 sino alla definitiva<br />

sconfitta dei bizantini nel 709.<br />

Oggi, la maggior parte degli studiosi, (Pier<br />

Giorgio Spanu, Licinio Marco Gastoni, Paolo<br />

Siniscalco, Maria Antonietta Mongiu ed altri)<br />

concorda con la tesi della traslazione causata<br />

dalle profanazioni compiute in Africa dai<br />

saraceni e, per quella a Pavia, dal timore che<br />

si ripetessero in Sardegna per le incursioni che<br />

costoro compivano nei primi anni del secolo<br />

VIII con conseguenti temporanee occupazioni<br />

delle città costiere.<br />

Ancora, concorda con la tesi della traslazione<br />

tarda l’influenza che sugli autori dell’opposta<br />

datazione al periodo vandalico<br />

avrebbero avuto due clamorosi falsi storici.<br />

Un Oldradi, arcivescovo di Milano, avrebbe<br />

scritto nel 796 una lettera a Carlo Magno,<br />

nella quale, tra l’altro, riferiva che il corpo<br />

di S. Agostino sarebbe rimasto nella tomba<br />

ad Ippona per 56 anni (cioè sino al 486) per<br />

essere poi portato in Sardegna dai vescovi esiliati<br />

da Trasamondo. La lettera pubblicata<br />

nel 1586 dall’autore di una biografia del Santo,<br />

il padre agostiniano, Agostino da Fivizzano,<br />

che l’aveva ricevuta da un beneficiato<br />

della Basilica di San Pietro, Giacomo Oldradi,<br />

venne, purtroppo, ritenuta attendibile<br />

da Cesare Baronio, cardinale bibliotecario<br />

(1538-1607), autore degli Annales ecclesiastici,<br />

pubblicati a partire dal 1588, che narrano la<br />

storia della Chiesa dall’anno 1 al 1198.<br />

Ma la lettera è palesemente falsa: Trasamondo<br />

salì al trono nel 496, l’esilio avvenne<br />

nel 507, quindi vent’anni dopo il 486 riferito;<br />

Carlo fu chiamato Magno soltanto dopo<br />

la sua morte, 814; nessun vescovo, nel periodo<br />

storico nel quale si vuole collocare la lettera,<br />

avrebbe, come in essa, indicato se stesso<br />

con il cognome. In realtà si voleva portare lustro<br />

alla famiglia degli Oldradi mostrando<br />

come uno di loro, Pietro, vescovo di Milano,<br />

che figura autore di essa, fosse in ottimi rap-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 53<br />

Antica chiesa di S. Agostino<br />

porti con Carlo Magno. Rifacendosi al Baronio<br />

pertanto gli storici collegavano la tesi da loro<br />

sostenuta ad una notizia nata da un falso.<br />

Così come molti altri poi traevano ulteriore<br />

prova al loro assunto da un altro falso, le famose<br />

Carte d’Arborea, riconosciute frutto di<br />

una menzognera invenzione, e pur credute<br />

vere da Martini, da Spano, da La Marmora.<br />

Dall’altra parte si obietta che senza far ricorso<br />

al Baronio, perché i riferimenti sono anteriori<br />

alla prima pubblicazione delle notizie<br />

tratte dal falso Oldradi, vi sono stati autori<br />

come Fra Giordano di Sassonia, morto<br />

nel 1380, e Ambrogio Massari da Cori, morto<br />

nel 1485, che affermarono che le spoglie di<br />

S. Agostino rimasero in Sardegna per oltre<br />

duecento anni. Altrettanto è sostenuto, nel<br />

1580, dal Fara nel suo De rebus sardois.<br />

Lasciando impregiudicato il dato temporale,<br />

pur osservando che una permanenza<br />

ristretta nel tempo non pare giustificare<br />

la grande venerazione che le reliquie suscitarono<br />

nei sardi, dobbiamo vedere dove<br />

esse furono deposte.


54 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Cripta in cui fu depositato il corpo di S. Agostino<br />

Nel Convegno sull’Africa Romana citato,<br />

Anna Saiu Deidda interviene con un saggio<br />

sul santuario sotterraneo di S. Agostino a <strong>Cagliari</strong>.<br />

Il nostro <strong>Club</strong> ha il piacere di avere<br />

come socio un illustre specialista dell’architettura<br />

rupestre in Sardegna, Michele Pintus<br />

che, tra l’altro, si è occupato anche di quella<br />

cripta sotterranea, nel volume Stampace,<br />

della serie dedicata ai quartieri di <strong>Cagliari</strong>.<br />

Spero siano pochi i lettori che non la conoscano<br />

o non l’abbiano mai visitata, essa è inclusa<br />

nel Palazzo Accardo, nel Largo Carlo<br />

Felice, quasi alla confluenza con la via Crispi,<br />

l’ingresso è proprio davanti all’edicola.<br />

Da un androne, per una scala a chiocciola in<br />

metallo, si scende ad un «...ambiente a<br />

pianta rettangolare, dove è il loculo nel<br />

quale, secondo la tradizione furono conservate<br />

le spoglie di Sant’Agostino. Davanti al<br />

loculo si trova l’altare di marmo, a timpano<br />

spezzato, con una nicchia che contiene la sta-<br />

tua del santo. Il paliotto della mensa è in marmi<br />

policromi a intarsi e contiene una iscrizione<br />

a memoria dell’anno di esecuzione<br />

(1638) e un bassorilievo raffigurante Sant’Agostino<br />

che muore assistito da due angeli»<br />

(Pintus).<br />

Riferisce la Saiu Deidda che «...il Santuario<br />

... dovette conoscere un lungo periodo<br />

di abbandono in conseguenza della traslazione<br />

delle spoglie del Santo...» ma «...che<br />

ne restava viva la memoria se, nel momento<br />

in cui gli eremitani di S. Agostino si stabilirono<br />

a <strong>Cagliari</strong>, lo scelsero per costruirvi<br />

accanto il loro convento». Sopra l’ipogeo<br />

venne costruita una cappella, in stile gotico<br />

catalano, con una scala interna che consentiva<br />

di accedervi. La costruzione risale, secondo<br />

il Martini, a data di poco anteriore al<br />

1421. Chiesa e convento sono riportati «... nella<br />

prima veduta di <strong>Cagliari</strong>, quella che Sigismondo<br />

Arquer realizzò per la Cosmographia<br />

di Sebastiano Münster nel 1550, nella dizione<br />

S. Agostino, munistero». Sono extra<br />

muros e contrassegnati dal <strong>numero</strong> 4. Nel<br />

1575, sotto Filippo II, l’ingegner Jacopo Paleario<br />

Fratino, che con il fratello Giorgio, era<br />

stato incaricato di modificare le fortificazioni<br />

di <strong>Cagliari</strong>, rilevò che occorreva abbattere «el<br />

monasterio de Sant’Agostin por que impide<br />

mucho, procurando con la meyor manera que<br />

se pudiere conservar la capilla a onde estuvo<br />

aquel cuerpo santo». Abbattuto il convento<br />

(gli ultimi ruderi verranno interamente distrutti<br />

solo nel 1637) si inizia, per volontà e<br />

a spese del re, la costruzione di S. Agostino<br />

entro le mura, nel quartiere della Marina. Resta<br />

la Cappella che subisce però delle modifiche<br />

alla facciata per allinearla al fronte del<br />

Largo Carlo Felice; esiste sino al 1884, tanto<br />

che poté essere vista e descritta dal Canonico<br />

Spano e dal Martini che la raffigurò<br />

in diversi disegni, ma in quell’anno fu abbattuta<br />

per costruirvi il Palazzo Accardo, salvando,<br />

per fortuna, l’ipogeo a memoria di una<br />

tradizione più che millenaria.<br />


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 55<br />

Michelangelo Merisi<br />

detto il Caravaggio<br />

Le ossa che sono state attribuite a Caravaggio<br />

appartengono veramente al<br />

pittore? Su questo punto, esistono<br />

forti dubbi. I reperti scheletrici sono stati ottenuti<br />

mediante scavi effettuati nel cimitero<br />

di Porto Ercole. Nonostante le affermazioni<br />

dei ricercatori dell’Università di Bologna e<br />

dell’Aquila e del Centro Ricerche Ambientali<br />

di Ravenna, le riserve sollevate dagli esperti<br />

in storia dell’arte sono molte. I biografi ufficiali<br />

hanno dato per certa la nascita del<br />

Merisi a Caravaggio (Bergamo) ed hanno ripetutamente<br />

affermato che il pittore “maledetto”<br />

aveva cessato di vivere per un accesso<br />

malarico a Porto Ercole.<br />

Secondo recenti ricerche il Caravaggio invece<br />

sarebbe nato a Milano. Lo proverebbe<br />

il certificato di battesimo che recita “MICH.<br />

ANGEL. MARISIUS DE CARAVAGGIO /<br />

EQUES HIEROSOLIMITANUS / NATURAE<br />

AEMULATOR EXIMIUS / VIX ANN.<br />

XXXVI M. IX D. XX / MORITUR XVIII IU-<br />

LII MDCX”. Tale certificato è stato scoperto<br />

da un appassionato studioso di storia dell’arte,<br />

Vittorio Pirami, nell’Archivio storico<br />

diocesano di Milano. Secondo questo documento<br />

l’artista sarebbe stato battezzato il 30<br />

settembre del 1571 nella Parrocchia milanese<br />

di Santo Stefano in Brolo (piazza Santo<br />

Stefano). Il padre Fermo e la madre Lucia<br />

Aratori si erano sposati (esiste il certificato<br />

di matrimonio) a Caravaggio verso la metà<br />

di gennaio del 1571. Testimone niente di meno<br />

il Marchese Francesco I Sforza. Il piccolo borgo<br />

infatti era posseduto da questa potente famiglia<br />

milanese che vi soggiornava spesso a<br />

lungo. Si è mormorato che Michelangelo fosse<br />

in realtà figlio di Francesco I e di Lucia<br />

Aratori. Il nonno di quest’ultima, Giovanni<br />

Gli enigmi: reali o presunti?<br />

Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu<br />

Antonio era stato Sindaco o Tesoriere del Comune<br />

di Caravaggio, carica questa che presupponeva<br />

la protezione da parte degli Sforza.<br />

Fermo Merisi, in cambio del matrimonio<br />

con Lucia, sarebbe stato promosso da muratore<br />

a Maestro di casa degli Sforza e trasferito<br />

a Milano con la giovane sposa. Nella<br />

città lombarda, sarebbe “circa” otto mesi<br />

dopo nato il Michelangelo.<br />

Caravaggio aveva ucciso a Roma in un<br />

duello alla spada un certo Ranuccio Tomassoni,<br />

protetto dai Farnese, per scommesse riguardanti<br />

il gioco della pallacorda. Condannato<br />

a morte era stato costretto a vagare<br />

esule per circa 4 anni. Si era alla fine rifugiato<br />

a Malta nel luglio del 1607 dove era


56 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Caravaggio - Alof de Wignacourt, 1608 circa<br />

stato accolto con benevolenza dal Gran Maestro dell’Ordine<br />

dei Cavalieri di San Giovanni, Alof De Wignacourt, suo estimatore.<br />

Grazie alla protezione di quest’ultimo, era stato ammesso<br />

a far parte dell’Ordine come Cavaliere di Obbedienza<br />

e si era potuto dedicare con una certa tranquillità alla<br />

pittura. Tra l’altro aveva anche dipinto un bel quadro in cui<br />

riprendeva in maniera maestosa proprio il Gran Maestro<br />

dell’Ordine ed il suo giovane paggio.<br />

La sua appartenenza a questo antico e prestigioso sodalizio<br />

era stata breve. Egli era stato rinchiuso nel Forte Sant’Angelo,<br />

una delle fortezze di Malta, accusato di aver in una<br />

lite gravemente offeso un potente Cavaliere. Per questo motivo<br />

era stato condannato a due mesi di prigione. Desta perplessità<br />

che per una colpa, tutto considerato non gravissima,<br />

il Caravaggio avesse preferito fuggire invece di scontare<br />

la pena ed accettare l’espulsione dall’Ordine. Evidente-<br />

mente il Merisi sospettava che<br />

il vero motivo dell’imprigionamento<br />

e del processo fosse<br />

un altro molto più grave ed<br />

importante. Sembra infatti<br />

che egli avesse insidiato il giovane<br />

paggio del Gran Maestro<br />

che teneva molto a questo<br />

leggiadro giovinetto. Questo<br />

tipo di offesa doveva essere<br />

punita con la morte. La motivazione<br />

dell’espulsione dall’Ordine<br />

dei Cavalieri di Malta<br />

recitava «tamquam membrum<br />

putridum et foetidum»,<br />

cioè «in quanto membro putrido<br />

e fetido», terminologia<br />

questa molto simile al «putridum<br />

et foetidum» con cui<br />

la Chiesa bollava il peccato<br />

nefando della sodomia di cui<br />

assolutamente non si doveva<br />

né si poteva parlare.<br />

Che il Merisi fosse aperto<br />

a tutti i tipi di esperienze<br />

“sentimentali” è cosa nota.<br />

Il pittore ancora una<br />

volta si era imbarcato su una<br />

galera comandata da Fabrizio<br />

Colonna ed era fuggito<br />

dall’isola. Egli faceva affidamento<br />

sulla sua maestria<br />

di pittore e sul successo dei<br />

suoi quadri per poter ottenere<br />

il perdono papale per il<br />

delitto commesso a Roma.<br />

Su tale aspettativa il potente<br />

maltese basava il suo piano<br />

che doveva consentire l’uccisione<br />

del pittore. Al Caravaggio<br />

era stato fatto credere<br />

che con l’appoggio del<br />

Cardinale Sforza, Segretario<br />

dello Stato Vaticano e suo<br />

estimatore, avrebbe potuto<br />

ottenere il condono della<br />

pena capitale purché si fosse<br />

volontariamente consegnato<br />

alle autorità pontificie. Con<br />

questa speranza aveva la-


Caravaggio - Giuditta che taglia la testa a Oloferne (1598-1599)<br />

sciato Napoli, dove era ospite della Marchesa<br />

Colonna, su di una feluca diretta a Civitavecchia<br />

portando con sé tre tele.<br />

A questo punto, come già accennato, gli<br />

avvenimenti si confondono. Caravaggio non<br />

sarebbe morto a Porto Ercole, ma sarebbe<br />

stato assassinato a Palo Laziale, porticciolo<br />

vicino a Civitavecchia dove era sbarcato nel<br />

tentativo di raggiungere Roma per ricevere<br />

la Grazia da parte del Pontefice. Questo è<br />

quanto affermato dal Professor Vincenzo<br />

Pacelli, esperto del Caravaggio e Professore<br />

nell’Università di Napoli. Nei registri della<br />

Chiesa di Porto Ercole tutt’ora disponibili<br />

non esiste traccia della morte e sepoltura di<br />

individui che nel luglio del 1610 possano riconoscersi<br />

nel Caravaggio.<br />

Che le circostanze della morte fossero<br />

poco chiare è dimostrato dal fatto che per un<br />

po’ di tempo era stato affermato che il pittore<br />

fosse morto a Procida. Era stata poi accettata<br />

l’ipotesi che lo dava per defunto a<br />

Porto Ercole.<br />

Giulio Mancini, medico, amico e biografo<br />

del Merisi, 10 anni dopo la morte del pittore,<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 57<br />

aveva stilato la versione “accettata” degli ultimi<br />

giorni di vita dell’artista. «Partitosi con<br />

speranza di rimettersi, viene a Portercole<br />

dove, soprapreso da febbre maligna, incolmo<br />

di sua gloria, che era d’età di 35 in 40<br />

anni morse di stento e senza cura et in un<br />

luogo ivi vicino fu seppellito». Sembra invece<br />

che il Mancini abbia inizialmente scritto<br />

non Porto Ercole, ma Civitavecchia, cioè il<br />

posto più logico che poi qualcuno aveva<br />

cancellato e/o corretto. Civitavecchia era<br />

l’approdo più vicino per raggiungere Roma,<br />

ma era anche il più affollato e controllato.<br />

Quindi se chi trasportava il Merisi voleva<br />

evitare scomodi testimoni allora luoghi disagiati<br />

come Porto Ercole o Palo Laziale<br />

acquistavano un senso, soprattutto quest’ultima<br />

piazza fortificata dello Stato Pontificio<br />

non lontana da Civitavecchia.<br />

Per ottenere la Grazia, Merisi doveva prima<br />

consegnarsi alle autorità pontificie. Di<br />

questo arresto parla un autorevole autore, il<br />

Baglione, che non menziona alcuna specifica<br />

località e soprattutto omette ogni riferimento<br />

a Porto Ercole. Questo racconto ap-


58 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Certificato di battesimo di<br />

Michelangelo Merisi<br />

Le presunte ossa di Michelangelo<br />

Merisi<br />

pare finora se non il più attendibile,<br />

certamente il più<br />

sensato. L’artista era stato<br />

probabilmente persuaso ad<br />

evitare l’affollata Civitavecchia<br />

per sbarcare nel vicino<br />

ed isolato avamposto militare<br />

di Palo. Ciò corrisponde<br />

bene al contenuto della lettera<br />

del nunzio apostolico Gentile<br />

a Scipione Borghese, Segretario<br />

di Stato di Papa<br />

Paolo V, estimatore del Merisi<br />

ed interessato ad acquisire<br />

alcune delle tele che l’artista<br />

portava con sé. I dubbi<br />

si accentuano a proposito di<br />

quanto sarebbe accaduto<br />

dopo il rilascio del Merisi a<br />

Palo Laziale. L’artista, sconvolto<br />

per la scomparsa della<br />

feluca con tutte le sue cose,<br />

avrebbe vagato disperato sotto<br />

il sole rovente sulla spiaggia<br />

ed avrebbe poi corso lungo<br />

le paludi malariche costiere<br />

inseguendo un battello<br />

salpato ben 2 giorni prima<br />

per raggiungere Porto Ercole<br />

distante oltre 100 Km da<br />

Palo Laziale.<br />

Palazzo dell'Ordine dei Cavalieri di Malta - Malta<br />

Sembra invece che Caravaggio sia sbarcato nel porticciolo<br />

fortificato di Palo Laziale dove si sarebbe subito consegnato<br />

(e di questo esistono le prove) alle autorità pontificie,<br />

ma appena rilasciato sarebbe stato ucciso dai sicari del<br />

Cavaliere di Malta che ne avrebbero fatto scomparire il cadavere.<br />

I dati già citati, concernenti le ricerche condotte sui resti<br />

ossei recuperati nel cimitero di Porto Ercole apparentemente<br />

attribuibili al Caravaggio, avrebbero confermato la<br />

tesi dello sbarco a Porto Ercole sostenuta sia dalle datazioni<br />

con il carbonio, sia in base all’analisi del DNA. Trattandosi<br />

di DNA antico e deteriorato, gli esami hanno fornito risultati<br />

con un coefficiente di attendibilità che si aggira intorno<br />

al 85%, valore non sufficiente a garantire al di sopra di ogni<br />

ragionevole dubbio la identificazione dei resti.<br />

Il Professor Pacelli, maggior esperto italiano sul Caravaggio,<br />

conferma, in base a documenti dell’Archivio di<br />

Stato e dell’Archivio Vaticano, da lui acquisiti di recente, lo<br />

sbarco e la morte del Caravaggio a Palo Laziale.<br />

D’altra parte alcuni si sono domandati perché per gli<br />

studi di genetica molecolare siano stati presi in considerazione<br />

solo gli individui della zona bergamasca col cognome<br />

Merisi e non siano stati anche studiati soggetti appartenenti<br />

o discendenti degli Sforza in considerazione del fatto che il<br />

Merisi potesse, sia pure come bastardo, appartenere alla Casata<br />

sforzesca.<br />

Le polemiche quindi non solo continuano, ma si accentuano.<br />

Il mistero sulla fine di Caravaggio perdura e non appare<br />

di immediata o prossima soluzione.<br />


Il 1812 fu un anno particolarmente duro<br />

per la città di <strong>Cagliari</strong>. Le condizioni di<br />

vita della popolazione erano peggiorate<br />

sotto ogni profilo: crisi economica, diffusione<br />

di epidemie, analfabetismo dilagante.<br />

Un anno difficile da dimenticare, tant’è che<br />

ancora oggi, a due secoli di distanza, nell’immaginario<br />

collettivo cagliaritano, s’annu<br />

doxi è sinonimo di carestia.<br />

È in questo contesto che trovò linfa vitale<br />

l’opinione antigovernativa e si organizzò<br />

una congiura che passerà alla storia col<br />

nome della località ove i cospiratori erano<br />

soliti riunirsi, “Palabanda”: una zona corrispondente<br />

all’attuale Orto Botanico, allora<br />

di proprietà del vecchio avvocato Salvatore<br />

Cadeddu. Si trattava di un complotto di<br />

ispirazione liberale che prevedeva la sollevazione<br />

generale, la conquista del Castello,<br />

la cacciata dei piemontesi e la sostituzione<br />

del comandante militare della piazza. Per<br />

capire l’audacia del piano, occorre considerare<br />

che in quegli anni – a seguito dell’invasione<br />

napoleonica – il re di Sardegna Vittorio<br />

Emanuele I si era rifugiato a <strong>Cagliari</strong><br />

con tutto il seguito di Corte.<br />

L’impegno dei cospiratori e le cautele adottate<br />

per mantenere il massimo riserbo furono<br />

particolarmente efficaci e le autorità rimasero<br />

del tutto all’oscuro del complotto sino<br />

a quando uno dei congiurati – proprio alla vigilia<br />

dell’azione (fissata nella notte tra il 30<br />

e il 31 ottobre 1812) – si lasciò sfuggire una confidenza.<br />

La leggerezza risultò fatale. La trama<br />

venne scoperta e il re, informato all’ultimo<br />

momento, ordinò una repressione durissima.<br />

I congiurati vennero tutti condannati e<br />

finirono al patibolo o dovettero darsi alla latitanza<br />

nell’isola o riparare all’estero.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 59<br />

Echi de “s’annu doxi”<br />

La congiura<br />

di Palabanda<br />

Antonello Angioni<br />

Nella sentenza si afferma che i congiurati,<br />

radunatisi al Carmine, avrebbero dovuto<br />

entrare nottetempo nel quartiere della<br />

Marina attraverso la porta di Sant’Agostino,<br />

lasciata socchiusa dai soldati invalidi che la<br />

custodivano. Quindi, con l’aiuto dei due sergenti<br />

del battaglione “Real Marina” e degli<br />

altri militari loro complici, dopo essersi appropriati<br />

delle armi, avrebbero dovuto occupare<br />

le porte di Stampace e Villanova,<br />

assalire il Castello, impadronirsi delle fortificazioni<br />

e del palazzo regio, scacciare dalla<br />

città e dall’isola i piemontesi e sostituire nel<br />

comando della piazza il colonnello Giacomo<br />

Pes di Villamarina col maggiore Gabriele<br />

Asquer visconte di Flumini.<br />

Secondo lo storico Lorenzo Del Piano, le<br />

origini della congiura sono da ricercare innanzitutto<br />

nelle tendenze progressiste di<br />

parte del ceto medio cagliaritano maturate<br />

nella prima fase del periodo rivoluzionario,<br />

che fece seguito alla vittoriosa resistenza<br />

opposta ai tentativi d’invasione francese del


60 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Don Giacomo Pes di Villamarina<br />

1793. In secondo luogo è da<br />

tener presente il malcontento<br />

popolare che si accentuò in<br />

occasione della carestia del<br />

1812. Ulteriore motivo di risentimento<br />

potrebbe essere<br />

individuato nella reazione<br />

dei cagliaritani all’alterigia<br />

dei piemontesi.<br />

Sul senso generale della<br />

“congiura” ancora oggi esiste<br />

più di una perplessità,<br />

anche per la scarsezza di documenti.<br />

Sulla base delle<br />

fonti d’archivio è comunque<br />

possibile una ricostruzione<br />

della vicenda.<br />

Poco prima della fine del<br />

mese di ottobre del 1812, uno<br />

dei rappresentanti del quartiere<br />

di Stampace, Girolamo<br />

Boi, aveva confidato ad un<br />

amico, Proto Meloni, che ricopriva<br />

l’ufficio di sostituto<br />

avvocato fiscale, l’imminenza<br />

di un’insurrezione popolare<br />

per cui esortava lo<br />

stesso a mettersi in salvo. Il<br />

Meloni riferì la cosa al suo<br />

superiore gerarchico, l’avvocato<br />

fiscale regio Raimondo<br />

Garau, e questi al re.<br />

Vittorio Emanuele I<br />

chiese conferma della notizia<br />

al comandante della piazza,<br />

il Pes di Villamarina, il quale<br />

era del tutto all’oscuro dei<br />

fatti ed anzi – poiché sosteneva di essere sempre al corrente<br />

di tutto ciò che accadeva in città – escluse l’esistenza della<br />

congiura. Del resto anche qualche mese prima si era sparsa<br />

la voce di una prossima insurrezione (della quale si precisava<br />

persino la data, il 16 aprile) e non era successo nulla.<br />

Tuttavia questa volta la voce era fondata.<br />

Il Villamarina peraltro, ignaro dei rischi, non adottò<br />

speciali misure di sicurezza salvo ordinare la consueta ronda<br />

di soldati. Durante la notte del 30 ottobre, la ronda si imbatté<br />

in Giacomo Floris, figlio del proprietario di una fornace<br />

ubicata nei pressi della chiesa del Carmine, e gli domandò<br />

cosa facesse in giro a quell’ora. Il Floris inventò una<br />

scusa qualsiasi e poi, anziché portare a termine la missione<br />

affidatagli (che consisteva nello stabilire il collegamento col<br />

gruppo di congiurati del quartiere di Villanova), fece ritorno<br />

al Carmine, dove erano radunati circa ottanta uomini, e<br />

gettò tutti nel panico dando per certa la scoperta della congiura<br />

per cui non restava che mettersi in salvo. Parte dei<br />

congiurati si ritirò, parte restò in attesa di eventi che non si<br />

verificarono.<br />

Solo all’alba il Villamarina si fece vedere in giro pressoché<br />

senza scorta. Uno dei congiurati, il sarto Giovanni Putzolu,<br />

voleva sparargli ritenendo che la morte del comandante<br />

della piazza avrebbe indotto anche gli incerti a<br />

partecipare all’insurrezione. Tuttavia gli altri congiurati si<br />

opposero. Il Putzolu allora buttò via la pistola ed osservò che<br />

ormai era arrivata la fine. L’orefice Pasquale Fanni, che con<br />

pochi altri congiurati voleva far insorgere i quartieri di<br />

Stampace e Marina, venne costretto a desistere. Il tentativo<br />

di insurrezione dunque poteva considerarsi concluso.<br />

Peraltro, sia pure con ritardo, il governo si convinse dell’esistenza<br />

di una vera congiura. Quindi nominò una commissione<br />

(composta dai giudici Pilo, Musio e Gaffodio) incaricata<br />

di coordinare le indagini. Nel contempo venivano<br />

promesse l’impunità e ricompense in danaro a quanti, anche<br />

se complici, avessero consentito la cattura dei capi. Si<br />

procedeva altresì all’arresto di Giovanni e Luigi Cadeddu,<br />

che furono sorpresi in casa. L’istruttoria fu particolarmente<br />

rapida e il processo si concluse con l’irrogazione di pene assai<br />

severe.<br />

Come fu possibile accertare per le rivelazioni di uno dei<br />

congiurati, Francesco Garau (il quale sperava di ottenere<br />

l’impunità che invece gli venne negata), il capo della congiura<br />

era Salvatore Cadeddu, già distintosi nelle agitazioni<br />

del cosiddetto triennio rivoluzionario (1793-1796) e proprietario<br />

della casa di campagna di Palabanda, località allora<br />

extraurbana, vicina al quartiere di Stampace, nella<br />

quale si riunivano i congiurati e dove avrebbe avuto sede<br />

uno dei tre club giacobini che si diceva essere stati costituiti<br />

in città dopo il 1793. Cadeddu – che all’epoca dei fatti rico-


priva le funzioni di segretario dell’Università<br />

e tesoriere del Municipio – era personaggio<br />

molto noto e stimato in città. Rappresentando<br />

gli elementi politicamente più aperti,<br />

si era attestato su posizioni che, in qualche<br />

misura, potremo considerare democratiche<br />

e persino “autonomiste”.<br />

Il piano rivoluzionario, accuratamente<br />

organizzato, coinvolse esponenti della borghesia<br />

intellettuale cagliaritana (professionisti,<br />

docenti universitari, magistrati, funzionari,<br />

ecc.) ai quali si unirono <strong>numero</strong>si<br />

artigiani e popolani. Dall’originario piccolo<br />

gruppo di amici fidati che si riuniva segretamente<br />

si passò, nell’arco di alcuni mesi, a<br />

adesioni numericamente consistenti al punto<br />

che, nell’animo dei congiurati, si consolidò<br />

la certezza della vittoria: certezza che non<br />

derivava tanto dal <strong>numero</strong> dei cospiratori<br />

ma dall’appartenenza dei medesimi ai più<br />

diversi strati sociali.<br />

Oltre Giacomo Floris, Pasquale Fanni e<br />

Giovanni Putzolu (già citati), facevano parte<br />

del gruppo avvocati e alti funzionari come<br />

Salvatore e Giovanni Cadeddu, Antonio<br />

Massa Murroni, Gerolamo Boi e Francesco<br />

Garau, il notaio Gerolamo Tatti, il medico<br />

Gaetano Cadeddu, il docente universitario di<br />

diritto Giuseppe Zedda, il conciatore Raimondo<br />

Sorgia, il pescatore Ignazio Fanni,<br />

Gavino Muroni, fratello dell’ex parroco di<br />

Semestene, e con loro <strong>numero</strong>si negozianti,<br />

operai e persino militari e religiosi. Tra i<br />

congiurati vi erano anche due sergenti del<br />

battaglione “Real Marina”, costituito dai<br />

piemontesi che, arruolati nell’esercito francese<br />

e mandati a combattere in Spagna,<br />

avevano disertato, arrendendosi agli inglesi<br />

che li avevano consegnati a Vittorio Emanuele<br />

I. I due sergenti avevano aderito anche<br />

a nome di altri appartenenti al loro reparto.<br />

Il Tribunale, composto dal reggente Casazza<br />

e da quattro giudici della Reale<br />

Udienza, al voto dei quali si unì quello dei<br />

magistrati della pubblica accusa, condannò<br />

a morte Salvatore Cadeddu, Raimondo Sorgia<br />

e Giovanni Putzolu. Gli ultimi due vennero<br />

giustiziati il 13 maggio 1813, mentre il<br />

Cadeddu, riuscito a sottrarsi all’arresto immediato,<br />

venne catturato nel Sulcis e giu-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 61<br />

stiziato il 2 settembre dello stesso anno fra il<br />

generale compianto.<br />

Vennero condannati a morte in contumacia<br />

anche Gaetano Cadeddu, Giuseppe<br />

Zedda e Francesco Garau, che presero la<br />

strada dell’esilio, Il Cadeddu (che sarebbe<br />

riuscito a sottrarsi all’arresto perché avvertito,<br />

si disse, da Maria Teresa) si trasferì a<br />

Tunisi, dove morì dopo molti anni. Il Zedda<br />

emigrò in Corsica ed ottenne la grazia solo<br />

nel 1848. Il Garau raggiunse la Francia ove,<br />

durante l’impero, godette di un sussidio accordatogli<br />

da Napoleone; insegnò italiano e<br />

spagnolo al liceo di Aix, dove morì nel 1849.<br />

Alla galera a vita furono condannati Giovanni<br />

Cadeddu, Pasquale Fanni e Giacomo<br />

Floris, che morirono durante la detenzione.<br />

Al carcere a vita fu condannato l’avvocato<br />

Massa Murroni, che venne graziato nel 1833.<br />

Luigi Cadeddu invece fu condannato a vent’anni<br />

che scontò per intero.<br />

Della congiura fecero parte, oltre gli arrestati,<br />

molti altri cagliaritani, dei quali poco<br />

o nulla si riuscì a sapere: tra questi l’avvocato<br />

Stanislao Deplano, membro della Facoltà<br />

di Giurisprudenza, più tardi costretto<br />

a stabilirsi a Mandas; l’avvocato Carro, prefetto<br />

di Iglesias, dove fu subito rispedito;<br />

l’avvocato Giuseppe Ortu, nonno materno di<br />

Francesco Cocco Ortu, il quale, in segno di<br />

gratitudine verso Raimondo Sorgia che non<br />

la aveva denunciato, ne ospitò in casa per<br />

tutta la vita una figlia minorata. Molti personaggi<br />

non identificati, soprattutto avvocati<br />

e notai, parteciparono alla cospirazione e tra<br />

gli altri un misterioso uomo mascherato che,<br />

per dissapori insorti con Gaetano Cadeddu,<br />

avrebbe impedito agli uomini dallo stesso reclutati<br />

a Quartu ed a Quartucciu di raggiungere<br />

<strong>Cagliari</strong>.<br />

Altra figura interessante è quella dello<br />

padre scolopio Paolo Melis, molto apprezzato<br />

a Corte e in seguito promosso ad alte cariche,<br />

il quale chiese in prestito al negoziante Giacomo<br />

Viale 3.000 scudi confidando allo<br />

stesso che servivano per pagare la bassa forza<br />

coinvolta nel complotto. Poiché, per tale ragione,<br />

non li ottenne, il professor Zedda fu<br />

costretto a chiederne 2.000 ad un altro commerciante,<br />

Giacomo Federici.


62 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Pronunciata la sentenza, un inconsueto<br />

silenzio calò sulla vicenda e ogni tentativo di<br />

fare chiarezza risultò vano. Gli atti del processo<br />

scomparvero misteriosamente dalla<br />

Cancelleria, e non furono poche le perplessità<br />

per il rifiuto del Tribunale di accogliere<br />

le deposizioni di alcuni imputati che coinvolgevano<br />

personaggi di altissimo rango assai<br />

vicini alla stessa Corte, definendole frutto<br />

di fantasia malata o disperato tentativo di<br />

salvare la vita. Nasceva così il sospetto che,<br />

dietro i cospiratori individuati si celasse ben<br />

altro.<br />

La voce che si diffuse, e che riaffiora nei<br />

lavori di diversi storici, è che personaggi insospettabili,<br />

rimasti nell’ombra, avessero incoraggiato<br />

il Cadeddu e gli altri a cospirare.<br />

Ma chi, e perché? Una prima ipotesi,<br />

da scartare senz’altro, è che il re volesse<br />

prendere lo spunto da una sollevazione popolare<br />

per liberarsi dei cortigiani e dei funzionari<br />

che lo avevano seguito dal Piemonte<br />

e sostituirli con altri, possibilmente sardi.<br />

Un’altra ipotesi sulla quale si è lavorato<br />

parecchio è che la congiura fosse stata ispirata<br />

da Carlo Felice. L’appiglio viene offerto<br />

da una certa rivalità che sembra esistesse<br />

tra la sua Corte e quella del re.<br />

Peraltro, come è noto, Carlo Felice era molto<br />

legato al Manca di Villahermosa ed al Pes di<br />

Villamarina, ma proprio il Villahermosa,<br />

dopo la scoperta della congiura, fu incaricato<br />

di riordinare le forze armate, ed in particolare<br />

il “Real Marina” (ridotto da battaglione<br />

a centuria): incarico che certo non gli<br />

sarebbe stato affidato se non si fosse stati più<br />

che sicuri della sua lealtà verso Vittorio<br />

Emanuele I.<br />

Il contegno del Villamarina lascia più<br />

perplessi. Pietro Martini osserva che il comandante<br />

della piazza «o mancava affatto<br />

di finezza poliziesca, od era stipato da agenti<br />

imbecilli o traditori». Se tuttavia avesse promosso<br />

o incoraggiato la cospirazione, negandone<br />

al re l’esistenza, che necessità ci sarebbe<br />

stata di pensare alla sua sostituzione<br />

col visconte Asquer? Ad ipotesi suggestive<br />

ha dato luogo il fatto che il Villamarina si<br />

fece consegnare il fascicolo processuale che<br />

non restituì mai.<br />

Il fascicolo, che dopo la morte del Villamarina<br />

passò al suo erede conte del Campo,<br />

secondo alcuni storici, conteneva notizie di<br />

grande interesse che si vollero tenere segrete<br />

incollandone alcune pagine. Il Martini però<br />

scrive che il suo amico notaio Giuseppe Maria<br />

Cara, segretario della commissione inquirente,<br />

che ebbe in visione il fascicolo dal<br />

relatore Musio, gli confidò che nei fogli suggellati<br />

era trascritta solo la deposizione del<br />

comandante del “Real Marina” Demay, il<br />

quale aveva chiesto che venissero incollati i<br />

fogli che lo riguardavano per evitare che<br />

venisse sospettato di essere stato il primo a<br />

denunciare l’esistenza della congiura. Anche<br />

questa spiegazione però è stata ritenuta insufficiente.<br />

Altri elementi da considerare sono l’opposizione<br />

di Prospero Balbo alla concessione<br />

della grazia ai detenuti ed il trasferimento a<br />

Torino, ad opera di Carlo Felice, dei giudici<br />

Musio e Garau: premio per non avere rivelato<br />

chi c’era dietro i congiurati, o punizione<br />

per avere gli stessi partecipato alla<br />

congiura? Come si vede, non mancano gli<br />

elementi romanzeschi, che rendono particolarmente<br />

avvincente l’episodio.<br />

Qualcuno ha persino adombrato responsabilità<br />

nascoste dell’Inghilterra, che desiderava<br />

controllare anche i porti sardi per<br />

completare il suo dominio nel Mediterraneo;<br />

altri della Francia, che mirava ad instaurare<br />

un governo amico di Napoleone.<br />

Ma, oltre a ciò, occorrerà chiedersi fino a che<br />

punto siano state coinvolte nella vicenda alcune<br />

frange della Corte sabauda che forse<br />

speravano di detronizzare il malvisto Vittorio<br />

Emanuele I. E, in quest’ultimo caso, potrebbe<br />

essere stato interessato all’intrigo lo<br />

stesso fratello del sovrano, Carlo Felice, diventato<br />

re di Sardegna nel 1821.<br />

Le diverse ipotesi sono tutte stimolanti e,<br />

quale che sia quella da accreditare, è certo<br />

che l’episodio assume particolare rilevanza<br />

avuto riguardo sia alle motivazioni che l’animarono<br />

che gli interrogativi posti. Agli storici<br />

il compito di chiarire le <strong>numero</strong>se zone<br />

d’ombra che, a due secoli di distanza, tuttora<br />

permangono.<br />


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 63<br />

Un ruolo importante nella vita dell’uomo<br />

Birdi:<br />

verde o vetro?<br />

Birdi è una parola antica che identifica<br />

un materiale attraverso il suo colore.<br />

Oggi il vetro è cosa ben diversa e questo<br />

richiamo al colore parrebbe aver perso in<br />

gran parte la propria valenza.<br />

Parlando di vetro in termini chimici ci si<br />

riferisce ad un silicato (silice o sabbia) sodocalcico<br />

(soda + calce) ottenuto dalla fusione<br />

di una miscela ad alta temperatura. Gli elementi<br />

che la compongono sono:<br />

• la sabbia silicea, che conferisce al vetro<br />

la struttura ed ha la funzione di vetrificante<br />

o costituente del reticolo cristallino SiO 2;<br />

• il carbonato di sodio o soda, che agendo<br />

da agente fondente abbassa il punto di fusione<br />

della silice e migliora l’omogeneità<br />

della pasta attraverso l’eliminazione delle<br />

bolle;<br />

• il carbonato di calcio, che opera come<br />

stabilizzatore e conferisce al vetro la sua resistenza<br />

chimica;<br />

• gli agenti affinanti, che consentono di<br />

eliminare i residui gassosi dalla miscela fusa<br />

ed ottenere una qualità uniforme;<br />

• gli ossidi metallici, che migliorano le<br />

caratteristiche meccaniche, la resistenza agli<br />

agenti atmosferici e conferiscono al vetro<br />

l’eventuale colorazione.<br />

Sono disponibili altri tipi di vetro quali:<br />

• il vetro borosilicato, utilizzato in particolare<br />

per applicazioni farmaceutiche e di<br />

laboratorio grazie al basso coefficiente di<br />

espansione;<br />

• il vetroceramico, composto da una fase<br />

cristallina e da una fase vetrosa residua e caratterizzato<br />

da un coefficiente di espansione<br />

lineare praticamente nullo che lo rende<br />

ideale nell’utilizzo, tra le altre cose, per la<br />

fabbricazione dei piani di cottura;<br />

Riccardo Lasic<br />

• il vetro alcalino, rinforzato chimicamente<br />

ed utilizzato nei moderni apparati<br />

elettronici per la protezione dei display;<br />

• il vetro ad elevato contenuto di piombo<br />

(70%), che riduce sostanzialmente il passaggio<br />

dei raggi x ed è utilizzato nella realizzazione<br />

di schermi per laboratori radiologici<br />

e processi industriali che richiedono<br />

schermature;<br />

• il cristallo, contenente come minimo il<br />

24% di ossido di piombo e caratterizzato da<br />

particolare brillantezza e risonanza.<br />

La grande varietà di applicazioni mette<br />

in luce l’importanza che il vetro riveste nella<br />

nostra vita di tutti i giorni e come esso influisca<br />

sulle attività umane. Quest’ultime<br />

vengono esercitate principalmente in luoghi<br />

chiusi molto diversi tra loro ed a volte con<br />

destinazioni specifiche, ma con una comune<br />

esigenza di salubrità, sicurezza e comfort<br />

ambientale.


64 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Per quanto riguarda quest’ultimo<br />

aspetto, in effetti, solo dagli anni ’40 prende<br />

piede il concetto di “vetrata isolante” come<br />

strumento per migliorare l’isolamento termico<br />

degli ambienti e solo negli anni ’70, con<br />

la crisi energetica, se ne avrà la sua vera affermazione.<br />

Anche mio padre, che in quegli anni svolgeva<br />

l’attività d’ingegnere ed imprenditore<br />

edile, realizzando in Sardegna opere per<br />

aziende al passo coi tempi come l’AGIP e la<br />

SES, prese coscienza di questa nuova esigenza<br />

e di un nuovo spazio di mercato che<br />

si apriva. Nel 1959 decise di avviare un’attività<br />

funzionale alla propria impresa di costruzioni<br />

che chiamò Sardavetri. Come tante<br />

altre realtà del settore il laboratorio di un<br />

tempo ha dovuto evolversi in stabilimento e<br />

le attività svolte manualmente sono state<br />

sostituite da impianti a controllo numerico,<br />

passo imprescindibile per ottenere le certificazioni<br />

di prodotto che oggi regolano questo<br />

comparto in continua evoluzione.<br />

Uno dei principali obiettivi per il settore della<br />

produzione e trasformazione del vetro indirizzato<br />

all’edilizia, in termini di evoluzione<br />

della materia prima “vetro”, è stato dunque<br />

quello di coniugare la funzione primaria della<br />

trasmissione luminosa con il raggiungimento<br />

dei citati fattori di benessere ottemperando<br />

inoltre, in tempi più recenti, a precise norme<br />

in materia di risparmio energetico.<br />

Lo sviluppo di vetri con depositi metallici<br />

superficiali (coating) ha garantito risposte<br />

di alta gamma per il controllo dell’energia<br />

solare. L’attuale produzione<br />

vetraria destinata alle costruzioni ha inoltre<br />

integrato tale funzione con altre quali l’isolare<br />

fisicamente ed in sicurezza l’interno<br />

dall’esterno e l’operare sull’abbattimento<br />

acustico ed ha attribuito altresì al vetro valenze<br />

nuove come quelle di barriera antinfortunistica,<br />

di elemento architettonico ed<br />

anche strutturale.<br />

La vetrata isolante (vetrocamera) rappresenta<br />

sempre più la punta di diamante<br />

nella trasformazione del vetro destinato all’edilizia;<br />

la sua funzione è quella di garantire<br />

un isolamento termico superiore a quello<br />

della lastra monolitica.<br />

I componenti di una vetrata isolante<br />

Grazie all’assemblaggio di più lastre di<br />

vetro anche partiture vetrate di grandi dimensioni<br />

come le facciate continue sono in<br />

grado di assicurare, attraverso le sinergie che<br />

scaturiscono dall’utilizzo contestuale di elementi<br />

con specificità diverse, quali profili distanziatori<br />

a taglio termico e gas inseriti<br />

nelle intercapedini tra i vetri, il massimo<br />

isolamento, limitando il passaggio del calore<br />

e lasciandosi attraversare dalla luce. L’utilizzo<br />

di vetrate isolanti con trattamenti superficiali<br />

di tipo basso-emissivo e selettivo<br />

agevola il raggiungimento in tutte le stagioni<br />

di temperature e luminosità ideali; la riduzione<br />

della trasmissione del calore trasportato<br />

dalle radiazioni infrarosse ad onde corte<br />

e lunghe, ottenuta attraverso il trattamento<br />

basso-emissivo dei vetri, consente di ridimensionare<br />

nella stagione estiva il fabbisogno<br />

di aria condizionata e nel periodo invernale<br />

la produzione di riscaldamento; la<br />

selezione delle radiazioni solari consente allo<br />

stesso tempo di non penalizzare il passaggio<br />

della luce naturale. Entrambe le funzioni garantiscono<br />

una minore incidenza della bolletta<br />

energetica ed un conseguente minore<br />

impatto ambientale derivanti da quella che<br />

è può essere la comune gestione climatica ed<br />

illuminotecnica di un fabbricato ad uso abitativo<br />

o per il terziario.<br />

Le prestazioni di sicurezza di una vetrata<br />

si ottengono attraverso il processo di<br />

stratifica e/o di tempra.<br />

Il processo di stratifica consiste nel far<br />

aderire più lastre di vetro tra loro mediante<br />

intercalari di materiale plastico (polivinilbutirrale<br />

o PVB); il processo avviene in autoclave<br />

e garantisce la perfetta trasparenza<br />

del prodotto finito. In funzione della com-


Vetrata basso-emissiva selettiva<br />

posizione e dello spessore di<br />

ogni elemento il vetro stratificato<br />

assume caratteristiche<br />

di sicurezza diverse, dall’anti<br />

infortunistica all’anti proiettile,<br />

garantendo persone e<br />

beni. In caso di urto le<br />

schegge che si producono restano<br />

coese al materiale plastico<br />

evitando il ferimento<br />

delle persone e l’attraversamento<br />

della lastra. Il vetro<br />

stratificato consente inoltre<br />

l’abbattimento fino al 99%<br />

delle radiazioni UV evitando<br />

l’alterazione dei colori negli<br />

oggetti.<br />

Il processo di tempra<br />

rende il vetro più duro e resistente<br />

agli sbalzi termici,<br />

agli impatti ed alle flessioni.<br />

In caso di rottura il vetro<br />

temprato si sbriciola e non<br />

produce schegge in grado di<br />

ferire, risultando adatto ad<br />

applicazioni che richiedono<br />

proprietà anti infortunistiche.<br />

A differenza del vetro<br />

stratificato non ha prestazioni<br />

anti caduta nel vuoto e<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 65<br />

non può essere usato per sotto-quadri di finestre, balaustre<br />

o parapetti.<br />

L’abbattimento acustico attraverso il vetro si ottiene utilizzando<br />

nel processo di stratifica plastici con bassa densità<br />

o resine atti ad attenuare le vibrazioni e diminuire la trasmissione<br />

dei rumori.<br />

Il vetro fornisce ottime prestazioni in termini di reazione<br />

al fuoco, ovvero di non apporto allo sviluppo delle fiamme;<br />

è normalmente inserito in un elenco di materiali che rientrano<br />

nella classe A1 e non richiedono l’esecuzione di alcuna<br />

prova specifica prima dell’utilizzo. Per quel che riguarda la<br />

resistenza al fuoco è invece necessario valutare fattori quali<br />

la tenuta alle fiamme, la capacità di limitare l’irraggiamento<br />

del calore e la capacità di isolamento termico. Buoni risultati<br />

possono essere raggiunti attraverso l’armatura metallica<br />

della lastra di vetro, il processo di tempra, l’uso di depositi<br />

sulle superfici o d’intercalari intumescenti nel caso di vetri<br />

stratificati.<br />

Il vetro ha un ruolo importante anche nella decorazione<br />

e rifinitura degli edifici sia per le facciate sia per gli interni:<br />

si tratta quasi sempre di vetri di sicurezza, stratificati e/o<br />

temprati, che sono stati sottoposti a processi quali la laccatura,<br />

la satinatura o incisione ad acido, l’argentatura, l’inserimento<br />

tra più lastre di plastici opachi o decorati, di led<br />

o di circuiti elettrici in grado di modificare l’estetica della<br />

lastra a seconda delle esigenze.<br />

Attraverso la combinazione dei processi di tempera e<br />

stratificazione si possono ottenere dei prodotti in grado di<br />

assumere funzione strutturale o autoportante. L’utilizzo di<br />

fori con svasature ed accessori in acciaio permette di assemblare<br />

tra loro lastre anche di notevoli dimensioni e di<br />

realizzare strutture e spazi “tutto vetro”.<br />

Un’ultima annotazione riguarda la possibilità di riciclare<br />

il vetro e come esso, con una corretta politica, possa rappresentare<br />

un prodotto a basso impatto per l’ambiente.<br />

Questa considerazione ed il risparmio energetico apportato<br />

dal vetro per il conseguimento del nostro benessere abitativo<br />

portano a dover rivedere quanto affermato all’inizio,<br />

rendendo quanto mai attuale il termine “birdi” attraverso<br />

la comune accezione ecologica che è attribuita al colore<br />

“verde”, pertanto si potrebbe scrivere:<br />

Birdi: (campidanese) verde (ecologico), vetro.<br />

Per la stesura del presente articolo si è fatto riferimento a:<br />

www.saint-gobain-glass di Saint-Gobain Glass Italia<br />

www.yourglass.it di AGC Glass<br />

presso questi siti sono disponibili approfondimenti, allegati tecnici,<br />

normative e tabelle.<br />


66 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

VI edizione della manifestazione in ricordo del grande scrittore<br />

<strong>Cagliari</strong><br />

e il Premio Alziator<br />

La sesta edizione del Premio letterario<br />

intitolato alla memoria dell’illustre<br />

cagliaritano Francesco Alziator segna<br />

una svolta importante nell’organizzazione di<br />

una manifestazione sempre più internazionale<br />

che colloca <strong>Cagliari</strong> quale punto nodale<br />

del Bacino culturale del Mediterraneo.<br />

Il testimone passa dal Comune di <strong>Cagliari</strong><br />

– che nel 2007 l’ha creato grazie all’impegno<br />

del suo ideatore Maurizio Porcelli,<br />

all’epoca presidente della Commissione<br />

Cultura, e di Ada Lai, anche lei perno fondamentale<br />

della macchina comunale quale<br />

dirigente dell’Area servizi alla Cittadinanza<br />

e oggi Capo di Gabinetto della Presidenza<br />

della Giunta Regionale, con il sostegno dell’ex<br />

Sindaco Emilio Floris, il quale ha da subito<br />

creduto nel progetto – alla Fondazione<br />

Francesco Alziator, Associazione Culturale<br />

istituita da eminenti personalità del mondo<br />

culturale sardo e nazionale.<br />

Fanno parte della Fondazione – intitolata<br />

a colui che fu anche membro del <strong>Rotary</strong><br />

<strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>, quel Professore colto e sensibile<br />

che ha lasciato a ricordo della sua importante<br />

opera, alcuni straordinari ed efficacissimi<br />

affreschi di una città suggestiva e<br />

caratteristica che in molte parti del mondo<br />

ci invidiano, <strong>Cagliari</strong>, appunto, con tutte le<br />

sue peculiarità e ricchezze storiche e paesaggistiche<br />

– professori del calibro di Ugo<br />

Carcassi, eminenza grigia dei rotariani sardi<br />

e preside storico della facoltà di medicina,<br />

Bachisio Bandinu, antropologo di successo,<br />

Francesco Luigi Nonnis, scrittore ed ex preside<br />

amatissimo dai giovani.<br />

E ancora Tonino Oppes, uno dei giornalisti<br />

più sensibili e appassionati alla letteratura,<br />

caporedattore del TGR Sardegna,<br />

Luigi Puddu<br />

l’ideatore del Premio Maurizio Porcelli, consigliere<br />

comunale e membro del CdA del Teatro<br />

Lirico di <strong>Cagliari</strong>, e la decana degli<br />

scienziati sardi impegnati nel mondo della psichiatria,<br />

la Professoressa Nereide Rudas,<br />

una delle personalità del mondo scientifico sardo<br />

più apprezzata oltre Tirreno e all’estero.<br />

Per i suoi meriti e la sua straordinaria caratura<br />

umana e culturale Nereide Rudas è<br />

stata nominata per acclamazione Presidente<br />

della Fondazione.<br />

La Presidente onoraria è invece la figlia<br />

del grande scrittore, Cristiana, che, assieme<br />

al marito Salvatore Cubeddu, studioso e<br />

profondo conoscitore del panorama letterario<br />

sardo, fin dal primo momento ha salutato<br />

con grande favore questa importante<br />

iniziativa per <strong>Cagliari</strong> e la Sardegna.<br />

La proposta della Fondazione Alziator, di<br />

proseguire il cammino del Premio seppure<br />

con minori possibilità economiche ma con<br />

quella forza determinata dall’impegno e<br />

dalla passione del direttivo, è stata accolta<br />

con entusiasmo dal Presidente della Regione<br />

Ugo Cappellacci, dal Presidente della Fondazione<br />

Banco di Sardegna Antonello Arru<br />

e dal Sindaco di <strong>Cagliari</strong> Massimo Zedda.<br />

Ogni istituzione ha contribuito secondo le<br />

proprie possibilità consentendo la realizzazione<br />

della sesta edizione del Premio, un’annata<br />

caratterizzata da grandi novità e da<br />

una sempre maggiore attenzione verso la figura<br />

di Alziator.


Scrittore, giornalista e studioso, Alziator<br />

ha dedicato diversi studi antropologici alla<br />

città di <strong>Cagliari</strong>, privilegiando la ricerca di<br />

una forte identità storica e sociale da valorizzare<br />

e trasmettere nel tempo; pertanto, il<br />

premio a lui dedicato, si pone l’obiettivo di<br />

rafforzare l’interesse e la conoscenza per il<br />

nostro capoluogo da parte di tutti gli abitanti<br />

dei Paesi del Bacino del Mediterraneo<br />

prioritariamente, ma aprendosi anche all’Europa<br />

Continentale ed ai Paesi Oltreoceano<br />

che apprezzano la cultura italiana ed<br />

in particolare la storia della nostra città e di<br />

tutta l’Isola.<br />

<strong>Cagliari</strong> aspira ad imporsi come polo culturale<br />

d’interesse internazionale in quanto<br />

cuore del Mediterraneo col quale condivide<br />

un passato di notevole interesse che è ancora<br />

visibile nelle architetture, nella letteratura,<br />

nelle tradizioni. È dunque importante il confronto<br />

tra queste culture sorelle sia come<br />

regione sia come nazione. Una manifestazione<br />

che si pone dunque, partendo dalla<br />

propria identità locale, l’obiettivo d’interloquire<br />

e confrontarsi con l’attuale realtà letteraria<br />

nazionale e internazionale, con un’attenzione<br />

particolare agli aspetti<br />

antropologici dell’evolversi delle culture.<br />

L’esigenza di far diventare il Premio<br />

Francesco Alziator punto di riferimento del<br />

panorama turistico e culturale del Mediterraneo<br />

è legata al successo ottenuto in questi<br />

anni che ha registrato nelle varie edizioni<br />

una media annuale di circa 300 libri in gara<br />

tra Narrativa, Saggistica e Sezione Speciale<br />

(autori stranieri del Mediterraneo), la presenza<br />

delle più importanti case editrici nazionali<br />

(Mondadori, Bompiani, Baldini Castoldi<br />

Dalai, Einaudi, Rizzoli, Marsilio,<br />

Sellerio, Adelphi, Laterza, Carocci ...) e di<br />

tutti i paesi del Mediterraneo e Balcanici<br />

(Spagna, Francia, Turchia, Algeria, Tunisia,<br />

Egitto, Bosnia, Croazia, Israele, Palestina,<br />

Marocco, Serbia), la presenza in gara di<br />

nomi illustri (Giuseppe Beccaria, Tiziana<br />

Ferrario, Giuseppe Ayala, Giorgio Faletti).<br />

Sono stati ospiti della serata finale nelle precedenti<br />

edizioni: Luca Goldoni, Nicola<br />

Lecca, Salvatore Niffoi, Marcello Fois, Kalhed<br />

Foud Allam, Dacia Maraini, Paola Gas-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 67<br />

sman, Ugo Pagliai, Anna Galiena, Lidia Ravera,<br />

Beppe Pisanu, Giovanni Floris, Souad<br />

Sbai, Karim Mezran. Hanno presentato il<br />

Galà finale: Maria Teresa Ruta (2007),<br />

Franco Di Mare (2008), Michele Mirabella e<br />

Nadia Bengala (2009), Rosanna Cancellieri<br />

(2010), Dario Vergassola e Mario Sechi<br />

(2011).<br />

Quest’anno, come da tradizione, le categorie<br />

in concorso erano tre: narrativa, saggistica<br />

e sezione speciale riservata ai Paesi<br />

del Bacino Mediterraneo ed i lavori, pervenuti<br />

entro il 7 luglio, sono stati esaminati da<br />

una prestigiosa Giuria presieduta da Giovanni<br />

Follesa e composta da Sergio Atzeni,<br />

collaboratore de L’Unione Sarda, Francesca<br />

Figus caposervizio de L’Unione Sarda,<br />

Franco Mannoni Vice Presidente della Fondazione<br />

Banco di Sardegna, Enrico Pilia<br />

vicecaporedattore de L’Unione Sarda, Giorgio<br />

Pisano una delle firme storiche de<br />

L’Unione Sarda e oggi autore dei ritratti<br />

domenicali a personaggi sardi e internazionali<br />

di spicco, Massimiliano Rais di Sardegna<br />

1 e Felice Testa giornalista de La Nuova<br />

Sardegna.<br />

Il montepremi, di oltre 20.000,00 euro<br />

con un prestigioso Primo Premio di 6.000,00<br />

euro oltre agli altri riconoscimenti per il secondo<br />

e terzo classificato, è stato conteso tra<br />

i 293 volumi in concorso.<br />

Una scelta difficile che ha impegnato la<br />

giuria per oltre due mesi di interessanti letture<br />

e intenso lavoro.<br />

A settembre – nel corso di un riuscitissimo<br />

galà presentato da Ottavio Nieddu,<br />

volto noto della televisione sarda e studioso<br />

delle tradizioni popolari del folclore sardo, e<br />

ospitato dall’editore Sergio Zuncheddu nell’accogliente<br />

piazza Unione Sarda, un gioiello<br />

urbanistico in una zona degradata della<br />

città che grazie all’investimento dell’Immobiliare<br />

Europea ha cambiato volto ad una<br />

parte del quartiere di Sant’Avendrace – la<br />

Giuria ha comunicato le terne finaliste.<br />

Per la Sezione Narrativa: Fabio Bussotti,<br />

Il cameriere di Borges, edito Perdisa Pop;<br />

Matteo Nucci, Il toro non sbaglia mai, casa<br />

editrice Ponte alle grazie; Niccolò Migheli,<br />

Hidalgos, edito da Arkadia.


68 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Ritratto giovanile di Francesco Alziator (1909-1977)<br />

Per la saggistica; Concita De Gregorio,<br />

Così è la vita, Imparare a dirsi addio, editore<br />

Einaudi; Luciano Canfora, Il mondo di<br />

Atene, edizioni Laterza; Nicolò Amato, I<br />

giorni del dolore, la notte della ragione, Armando<br />

Editore.<br />

Per la Sezione speciale dedicata ai paesi<br />

del bacino del Mediterraneo; Anilda Ibrahimi,<br />

Non c’è dolcezza, editore Einaudi; Régis<br />

de Moreira, Il libraio, editore Aìsara;<br />

Soti Triantafillou, Scatole cinesi: 4 stagioni<br />

per il detective Malone, casa editrice Voland.<br />

Ospite d’onore il giornalista Mario Sechi,<br />

già direttore de L’Unione Sarda e oggi al timone<br />

del prestigioso quotidiano romano Il<br />

Tempo.<br />

A deliziare gli oltre 500 spettatori accorsi<br />

per il primo evento del Premio Alziator un<br />

concerto pianistico di altissimo livello con il<br />

Duo Gershwin composto da Alessandra Taglieri<br />

e Roberto Genitoni, una delle coppie<br />

pianistiche a 4 mani più apprezzate a livello<br />

nazionale.<br />

La suadente voce di Daniela Deidda, attrice<br />

raffinata e sensibile, ha aperto il galà<br />

con una poesia di sua composizione dedicata<br />

a <strong>Cagliari</strong> e a Francesco Alziator.<br />

Piazza Unione Sarda è stata teatro di<br />

un’altra interessante iniziativa culturale sul<br />

rapporto tra Alziator e la sua città natale.<br />

Nella Sala conferenze de L’Unione Sarda,<br />

si è svolta una conversazione di Antonello<br />

Angioni su La <strong>Cagliari</strong> dorata di Francesco<br />

Alziator: un itinerario storico, artistico e<br />

sentimentale tra i luoghi più cari dello scrittore<br />

cagliaritano.<br />

Ad arricchire l’esposizione curata e particolareggiata<br />

di Angioni, la proiezione del<br />

cortometraggio di Federico Boy <strong>Cagliari</strong>...<br />

appunti di vista a cura della Società Umanitaria<br />

e la conversazione di Antonello<br />

Zanda su <strong>Cagliari</strong> nel cinema: sguardi sulla<br />

città.<br />

Zanda, direttore del Centro Servizi Culturali<br />

della Società Umanitaria e della Cineteca<br />

Sarda, da più di trent’anni si occupa<br />

di cultura e di cinema promuovendo<br />

iniziative nazionali di grande importanza<br />

per l’Isola. Angioni, avvocato-scrittore, è<br />

autore di <strong>numero</strong>si libri sulla <strong>Cagliari</strong> di<br />

oggi e di ieri e nel corso della sua infaticabile<br />

opera ha dato alle stampe una decina di<br />

interessanti saggi che sono punto di riferimento<br />

per gli studiosi e gli appassionati<br />

sardi e della Penisola. Sono Guida alla città<br />

di <strong>Cagliari</strong>, <strong>Cagliari</strong>, magia nei secoli, La<br />

congiura di Camarassa (romanzo storico),<br />

La sagra di Sant’Efisio, patrimonio dell’umanità,<br />

Profilo storico della città di <strong>Cagliari</strong>,<br />

Castello: i palazzi, le famiglie, le<br />

strade, le chiese e <strong>Cagliari</strong> va a teatro.<br />

La proiezioni è stata una sorpresa ed una<br />

scoperta per tutto il pubblico presente che<br />

ha apprezzato un lavoro di straordinaria<br />

valenza storica che mette a confronto la <strong>Cagliari</strong><br />

della prima metà del secolo scorso con<br />

la città moderna che oggi vediamo quotidianamente.<br />

A fine ottobre il pubblico cagliaritano ha<br />

festeggiato i vincitori del premio in una appassionante<br />

cerimonia finale, per la regia di<br />

Ottavio Nieddu, presentata con la consueta<br />

professionalità ed eleganza da Rosanna Can-


cellieri, telegiornalista Rai e conduttrice di<br />

varie rubriche di moda, cultura e spettacolo.<br />

La cerimonia, ospitata al Teatro Lirico di<br />

<strong>Cagliari</strong> grazie alla sensibilità del Sindaco<br />

Massimo Zedda che è anche presidente della<br />

Fondazione musicale cittadina, ha visto la<br />

partecipazione di illustri personalità del panorama<br />

artistico, letterario, giornalistico e<br />

giudiziario del nostro Paese.<br />

A partire dai testimonial di questa edizione.<br />

Mario Sechi, già presidente della Commissione<br />

del premio nella scorsa edizione e<br />

opinionista televisivo molto apprezzato, ha<br />

presentato in prima assoluta in Sardegna il<br />

suo esordio letterario per Mondadori Tutte le<br />

volte che ce l’abbiamo fatta, un libro che<br />

colpisce il lettore per la straordinaria vivacità<br />

della scrittura e per l’originalità dei<br />

contenuti.<br />

A parlare del mondo arabo il giornalista<br />

Saber Mounia, redattore dell’unico quotidiano<br />

cartaceo italiano interamente in lingua<br />

araba, Almaghrebiya, e responsabile del<br />

centro culturale Averroè di Roma, unico organismo<br />

a Roma di cultura araba aperto a<br />

cittadini italiani, arabi e di tutto il mondo<br />

con una fornitissima biblioteca di testi in lingua<br />

araba.<br />

Infine una personalità del mondo giudiziario<br />

di grande prestigio alla sua settima<br />

uscita editoriale, Nicola Gratteri, Procuratore<br />

di Reggio Calabria ed uno dei più attivi<br />

componenti del nucleo della Direzione Distrettuale<br />

Antimafia, da anni in prima linea<br />

contro la ’ndrangheta e protagonista di importanti<br />

operazioni internazionali contro la<br />

criminalità organizzata.<br />

Ha parlato del suo ultimo libro Dire e<br />

non dire appena uscito per Mondadori destando<br />

forti emozioni nell’attenta platea del<br />

Teatro.<br />

Molte le personalità di prestigio del<br />

mondo giudiziario e delle forze dell’ordine<br />

presenti in sala, tra cui il Presidente del Tribunale<br />

Francesco Sette, il Gup Cristina Ornano,<br />

il Comandante Provinciale della Guardia<br />

di Finanza Francesco Bucarelli, il<br />

Comandante Provinciale dei Carabinieri Davide<br />

Angrisani e il Garante per i diritti del-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 69<br />

l’infanzia della Provincia Gianluigi Ferrero<br />

già Presidente del Tribunale per i Minorenni.<br />

Anche il mondo accademico e scientifico<br />

era ben rappresentato e sedevano accanto<br />

alla Presidente Rudas i professori delle Facoltà<br />

di Scienze Politiche e Giurisprudenza<br />

Pippo Puggioni, Isa Castangia e Guido<br />

Chessa Miglior, nostro socio, e la direttrice<br />

del Centro per il Trattamento dei disturbi<br />

Psichiatrici Alcool-correlati della ASL 8<br />

Graziella Boi.<br />

Visto l’altissimo livello delle opere in concorso<br />

la giuria ha assegnato anche 5 menzioni<br />

speciali per volumi particolarmente<br />

significativi e di straordinaria rilevanza sociale,<br />

culturale e narrativa.<br />

Milena Agus con Sottosopra, edizioni<br />

Nottetempo, Emanuele Cioglia con Asia non<br />

esiste, Arkadia editore, Giampietro Ibba con<br />

E poi?... Chiara lo sa, Edizioni San Paolo,<br />

Anthony Muroni con Cossiga dalla A alla Z,<br />

Ethos Edizioni e Guido Pegna con La strada<br />

per Nebida edito da Effequ.<br />

A punteggiare tutte le fasi della premiazione<br />

la GBOrchestra diretta da Giorgio<br />

Baggiani, una delle compagini strumentali<br />

di maggiore prestigio, che vanta la presenza<br />

di illustri solisti della scena musicale sarda,<br />

fondata dal trombettista cagliaritano, docente<br />

al Conservatorio di <strong>Cagliari</strong>, Vice Direttore<br />

della Scuola Civica di Musica del<br />

Comune di <strong>Cagliari</strong> e componente del CdA<br />

del Teatro Lirico di <strong>Cagliari</strong>.<br />

In apertura un’intensa lettura tratta da<br />

La Città del Sole di Alziator interpretata da<br />

Daniela Deidda, mentre il Duo Rossini ha<br />

proposto una milonga per due chitarre in<br />

omaggio alla Presidente della Fondazione<br />

Nereide Rudas.<br />

A fine serata l’atteso momento della proclamazione<br />

dei vincitori.<br />

Per la sezione narrativa si è aggiudicato<br />

il primo premio Il toro non sbaglia mai,<br />

casa editrice Ponte alle Grazie del bravissimo<br />

Matteo Nucci, già finalista allo Strega<br />

con il suo primo libro nel 2010.<br />

A premiare lo scrittore romano il Presidente<br />

della Giuria Giovanni Follesa, l’ideatore<br />

del Premio Maurizio Porcelli e la giurata


70 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Francesca Figus che ha scritto le motivazioni<br />

della scelta: «Il coraggio percorre una distanza<br />

breve; dal cuore alla testa, ma<br />

quando se ne va non si può sapere dove si<br />

ferma; in un’emorragia, forse, o in una<br />

donna, ed è un guaio essere nella corrida<br />

quando se n’è andato, dovunque sia andato»,<br />

scriveva Ernest Hemingway. Matteo<br />

Nucci ci ha raccontato tutto questo. Il coraggio,<br />

la forza, la passione. In un romanzo<br />

che mescola sapiente l’arte del racconto e lo<br />

studio della filosofia, da Dumas a Platone,<br />

dosando le parole, i tempi, i modi. Perché<br />

quel silenzio pieno di sole dell’arena ci avvolga,<br />

e ci prenda. Ricordandoci che sono le<br />

nostre paure a renderci uomini, nonostante<br />

tutto».<br />

La sezione internazionale dedicata agli<br />

autori dei Paesi del Bacino del Mediterraneo<br />

ha visto prevalere la scrittrice greca Soti<br />

Triantafillou, personalità eclettica e di straordinaria<br />

simpatia, che si è imposta con<br />

Scatole cinesi: 4 stagioni per il detective<br />

Malone, casa editrice Voland.<br />

A premiare questa significativa sezione<br />

l’Assessore alla Cultura del Comune di <strong>Cagliari</strong><br />

Enrica Puggioni, giovane studiosa,<br />

laureata in filosofia, trapiantata in Germania<br />

dove ha conseguito il dottorato di ricerca<br />

in letteratura comparata presso l’Università<br />

di Stoccarda, nella quale ha anche svolto attività<br />

di docenza, fino al prestigioso incarico<br />

lavorativo all’EPO, l’Ufficio Europeo dei<br />

Brevetti con sede a Monaco.<br />

Con lei sul palco la Presidente Nereide<br />

Rudas per consegnare il primo premio di<br />

6.000 euro alla scrittrice greca con una motivazione<br />

della Giuria molto significativa:<br />

«Un affresco della New York di fine anni Ottanta,<br />

una città in cui a fatica convivevano<br />

popoli diversi per razza e cultura pronti a<br />

combattersi senza regole per il predominio<br />

dei loro malaffari in ogni quartiere dietro<br />

potenti organizzazioni mafiose che gestivano<br />

furti, omicidi, spaccio di droga. Il tutto<br />

all’alba del diffondersi di una malattia semisconosciuta<br />

come l’AIDS, che dilagherà<br />

nel mondo come una vera e propria epidemia.<br />

Permeato dall’inizio alla fine di cultura<br />

cinese, una cultura tanto affascinante proprio<br />

perché così diversa dalla nostra, contraddistinto<br />

da un’ottima caratterizzazione<br />

dei personaggi, un romanzo che è molto più<br />

che un thriller: è narrativa pura, ricco di<br />

colpi di scena che emozionano il lettore».<br />

A leggere alcuni passi dei testi vincitori<br />

una grande attrice italiana, Valeria Ciangottini,<br />

giunta a <strong>Cagliari</strong> grazie all’amicizia<br />

con il Presidente del Circuito regionale del<br />

teatro di prosa Antonio Cabiddu, socio del<br />

<strong>Club</strong> <strong>Rotary</strong> di Quartu S. Elena.<br />

Archiviata la sesta edizione del Premio<br />

Alziator le manifestazioni organizzate dalla<br />

Fondazione continuano fino al prossimo<br />

anno con presentazioni di libri, conferenze,<br />

concerti e con un premio collaterale che sarà<br />

dedicato sempre alla città di <strong>Cagliari</strong> e incentrato<br />

sulla settima arte, il cinema.<br />

A dicembre la Fondazione Alziator consegnerà<br />

i premi ai vincitori del concorso per<br />

cortometraggi Tre Minuti di Celebrità a <strong>Cagliari</strong><br />

ricordando Alziator, voluto dalla Presidente<br />

Nereide Rudas sulla scia di un’analoga<br />

iniziativa creata a <strong>Cagliari</strong> da Maurizio<br />

Porcelli e organizzato in collaborazione con<br />

la Società Umanitaria, la Cineteca Sarda,<br />

l’Associazione Schermi Rubati e la Multisala<br />

Cineword di viale Monastir a <strong>Cagliari</strong>.<br />

Professionisti, appassionati e studenti potranno<br />

creare storie sullo sfondo della bellissima<br />

Città del Sole, inventare personaggi<br />

o semplicemente proporre all’attenzione del<br />

pubblico e delle istituzioni alcuni temi cittadini<br />

di interesse generale o disegnare piccoli<br />

affreschi di una città incantevole che desta,<br />

nel visitatore attento o nel turista<br />

frettoloso, con i suoi scorci, i colori, il clima,<br />

l’architettura, il mare, la spiaggia, lo stagno,<br />

stupore ed emozioni, meraviglia e sensazioni<br />

irripetibili.<br />


dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 71<br />

Un’oasi internazionale in Sardegna<br />

Il Sardinia Radio Telescope<br />

ci svela i segreti dell’universo<br />

Pranu Sanguni è un altopiano del Gerrei,<br />

a circa 700 metri sul livello del<br />

mare e 35 Km a nord di <strong>Cagliari</strong>, le cui<br />

colline Emilio Lussu descriveva “dall’aspetto<br />

geologico d’alta montagna”. La<br />

zona è caratterizzata da una vegetazione<br />

che in primavera tende al rossastro, da cui<br />

il nome che la leggenda attribuisce al sangue<br />

di un drago sconfitto da San Giorgio.<br />

È a questo angolo della Sardegna che la<br />

comunità scientifica internazionale, e non<br />

solo, guarda da tempo con crescente interesse<br />

perché nella parte del territorio di San<br />

Basilio che costeggia la provinciale per Silius,<br />

si trova il sito del Sardinia Radio Telescope<br />

(SRT), il moderno radiotelescopio di<br />

Angelo Poma<br />

64 metri la cui costruzione è stata ultimata<br />

nei primi mesi del 2012.<br />

Per curiosa coincidenza, Hydra, un altro<br />

mostro mitologico, è il nome latino del primo<br />

oggetto osservato con successo da SRT, una<br />

radiogalassia distante da noi circa 840 milioni<br />

anni luce. L’evento che gli astronomi<br />

chiamano “prima luce” è avvenuto lo scorso<br />

8 agosto, di pomeriggio – i radiotelescopi<br />

hanno il vantaggio di poter osservare il cielo<br />

anche di giorno e anche se è nuvolo – e costituisce<br />

un primo significativo traguardo<br />

dopo un decennio di cantieri sull’altipiano,<br />

per parafrasare il già citato Emilio Lussu.<br />

Un tempo apparentemente lungo, ma del<br />

tutto congruo per la realizzazione di un pro-


72 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Apertura al pubblico del cantiere di SRT il 22 aprile 2007 per la Settimana scientifica. A quella data erano<br />

terminati i lavori del basamento e iniziavano quelli per il montaggio della struttura metallica portante<br />

totipo altamente sperimentale e in linea con<br />

i tempi medi di altre analoghe imprese internazionali.<br />

In realtà la storia del progetto è ancora<br />

più lunga se si considerano anche le fasi<br />

di ideazione, progettazione e programmazione,<br />

ricerca di finanziamenti e scelta del sito.<br />

Risale infatti a più di 20 anni fa l’idea di<br />

un radiotelescopio in Sardegna in quanto<br />

naturale completamento della rete radioastronomica<br />

italiana costituita dalle due antenne<br />

di 32 metri di diametro esistenti dal<br />

1983 a Medicina (vicino a Bologna) e a Noto<br />

in Sicilia, dal 1988. Per la posizione occidentale<br />

dell’isola, un terzo strumento in Sardegna,<br />

disegna un ideale triangolo di grandi<br />

dimensioni con gli altri due. Una configurazione<br />

ottimale per la rete italiana perché<br />

una delle importanti proprietà dei radiotelescopi<br />

è quella di poter operare anche insieme<br />

e a grande distanza e, sfruttando il<br />

principio di interferenza delle onde elettromagnetiche,<br />

di aumentare notevolmente il<br />

proprio potere di risoluzione, integrandosi<br />

come un unico grande strumento di dimensioni<br />

pari alle reciproche distanze.<br />

La Sardegna presentava e presenta inoltre<br />

altre favorevoli condizioni: un territorio<br />

geologicamente molto stabile con bassa se<br />

non nulla sismicità (importante specialmente<br />

per le osservazioni nel campo della<br />

geodinamica), un ridotto tasso d’inquinamento<br />

elettromagnetico soprattutto nelle<br />

zone interne (fattore determinante nella<br />

scelta di un sito per un radiotelescopio),<br />

l’esistenza nell’isola di un osservatorio astronomico<br />

e di corsi universitari di astronomia.<br />

Il progetto muove i primi concreti passi<br />

alla fine del secolo scorso con l’arrivo dei<br />

primi importanti finanziamenti da parte del<br />

Ministero dell’Università e Ricerca e della<br />

Regione Sardegna, nell’ambito del piano di<br />

sviluppo del sistema scientifico e tecnologico<br />

del Meridione, cui si aggiungerà in seguito<br />

quello dell’Agenzia Spaziale Italiana, interessata<br />

all’utilizzo dell’antenna per il controllo<br />

delle sonde interplanetarie.<br />

Nel frattempo era stato completato un<br />

primo studio di fattibilità e individuato il<br />

sito in una piccola valle di Pranu Sanguni,<br />

dopo <strong>numero</strong>se ed accurate campagne di


Il Sardinia Radio telescope (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />

misura e sopraluoghi in diverse zone della<br />

Sardegna, per valutarne il tasso d’inquinamento<br />

elettromagnetico artificiale, le condizioni<br />

meteorologiche, le caratteristiche geomorfologiche<br />

ed altri fattori più generali.<br />

Per avere un’idea delle difficoltà e dei<br />

lunghi tempi di realizzazione dell’intero progetto<br />

va innanzitutto ricordato che, sin dall’inizio,<br />

SRT è stato concepito come uno<br />

strumento molto versatile, moderno ed innovativo.<br />

I media, che hanno sempre seguito<br />

con attenzione lo sviluppo del progetto,<br />

ne hanno spesso sottolineato<br />

soprattutto la grandezza (gigantesca parabola,<br />

grande orecchio, ma anche grande occhio,<br />

etc.). Colpiscono senz’altro i complessivi<br />

70 metri circa di altezza, i 64 metri di<br />

diametro della parabola, le tremila tonnellate<br />

della struttura che posano e possono<br />

ruotare su una fondazione speciale di 40<br />

metri di diametro; e poi si sa o comunque si<br />

intuisce che in un telescopio, ottico o radio,<br />

le dimensioni contano.<br />

Ma SRT non è solo mera mannu, per<br />

dirlo in lingua sarda. Ciò che lo caratterizza<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 73<br />

e lo classifica fra i primi al mondo e unico in<br />

Europa, sono soprattutto le <strong>numero</strong>se innovazioni<br />

tecnologiche, prima fra tutte la superficie<br />

“attiva” della parabola, composta<br />

da un sofisticato mosaico di 1.008 pannelli<br />

in alluminio, dotati di sensori e finemente<br />

regolabili da servosistemi in modo da assicurare<br />

al paraboloide di mantenere sempre<br />

il suo assetto geometrico ottimale, compensando<br />

in tempo reale le inevitabili flessioni<br />

causate sia dal suo stesso peso o dal suo<br />

movimento che dagli effetti termici o del<br />

vento, alterazioni piccole ma di non poco disturbo<br />

per la ricezione, soprattutto delle alte<br />

frequenze (da 23 a 100 GHz). Questo ed altri<br />

pregi non sono ovviamente fini a se stessi,<br />

ma sono finalizzati ad ottenere altissime<br />

prestazioni nelle osservazioni riducendo gli<br />

errori sperimentali e, come avviene per molti<br />

sistemi complessi, il miglioramento di una<br />

componente può da solo non essere sufficiente<br />

se non vengono anche ridotte tutte le<br />

altri fonti di errore. Ad esempio, la sola progettazione<br />

e costruzione del basamento in<br />

calcestruzzo, precedute ed accompagnate


74 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Il Sardinia Radio telescope (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />

da <strong>numero</strong>se e raffinate analisi geologiche e<br />

geognostiche, hanno richiesto complessivamente<br />

circa sei anni, perché dovevano essere<br />

innanzitutto valutate e minimizzate con soluzioni<br />

di progetto tutte le possibili deformazioni<br />

sistematiche del terreno che una<br />

massa di 3.000 tonnellate, per di più in movimento,<br />

inevitabilmente comporta.<br />

Ma questo ormai fa parte della storia del<br />

progetto. La prima luce di SRT rende ora<br />

concretamente più vicine le prospettive<br />

scientifiche, tecnologiche e di sviluppo legate<br />

alla presenza del radiotelescopio in Sardegna.<br />

Da un punto di vista realistico e, in senso<br />

lato, economico gli strumenti astronomici di<br />

avanguardia sono innanzitutto imprese che,<br />

anche per il loro costo, devono raggiungere<br />

un alto rendimento, ovvero produrre dati<br />

scientifici di alta qualità e per il maggior<br />

tempo possibile. Per raggiungere questi<br />

obiettivi, se indispensabile, gli astronomi<br />

non esitano a operare in deserti o in isolati<br />

picchi di montagne ad alta quota. Ma<br />

quando non sono richieste condizioni<br />

estreme, la collocazione di uno strumento in<br />

un territorio non sperduto, può contemporaneamente<br />

raggiungere le proprie finalità<br />

scientifiche e giocare un ruolo attivo nello<br />

sviluppo del territorio stesso, come dimostra<br />

l’esperienza di altre realtà nel mondo.<br />

Per quanto riguarda SRT, alcune iniziative<br />

in questo senso sono già partite e sono<br />

state, di recente, tema della terza conferenza<br />

sulla ricerca e innovazione organizzata<br />

dalla Regione Sardegna a <strong>Cagliari</strong> lo scorso<br />

settembre. Anche per ragioni di spazio ci limitiamo<br />

a citarne qualcuna.<br />

È giusto ricordare che il progetto SRT è<br />

stato portato avanti principalmente dall’Istituto<br />

di Radioastronomia di Bologna e<br />

dagli Osservatori astronomici di <strong>Cagliari</strong> e<br />

Arcetri (Firenze), strutture dell’Istituto Nazionale<br />

di Astrofisica (INAF). È quindi interamente<br />

italiano. Ma come avviene in tutto<br />

il mondo per tutte le altre strumentazioni<br />

scientifiche di alto livello da terra e dallo<br />

spazio, le osservazioni con il radiotelescopio<br />

SRT saranno aperte a tutta la comunità<br />

scientifica internazionale ed i tempi di os-


Il logo di SRT. Realizzato dal<br />

grafico cagliaritano Stefano Asili<br />

si ispira ai petroglifi megalitici di<br />

Genna Arrele (Laconi).<br />

servazione saranno assegnati<br />

da un comitato di esperti<br />

sulla sola base della bontà<br />

scientifica delle proposte di<br />

ricerca. In questo modo il radiotelescopio<br />

assicura un<br />

continuo e di alto livello<br />

scambio scientifico e culturale,<br />

diventa un centro di eccellenza<br />

e di alta formazione<br />

e consolida l’ottimo lavoro<br />

dell’Osservatorio e dell’Università<br />

di <strong>Cagliari</strong> in questi<br />

ultimi anni sia nella ricerca<br />

che nella didattica con risultati<br />

scientifici di punta (ad<br />

es. la scoperta della doppia<br />

pulsar) e <strong>numero</strong>se tesi di<br />

laurea e di dottorato. Nel<br />

2012, ad esempio, l’Osservatorio<br />

di <strong>Cagliari</strong> ha organizzato,<br />

in collaborazione con la<br />

Regione Sardegna e per il se-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 75<br />

condo anno consecutivo, due scuole estive internazionali su<br />

temi astronomici e di tecnologie radio che hanno visto una<br />

larga partecipazione di docenti e giovani ricercatori da<br />

tutte le parti del mondo. Non meno importante è il coinvolgimento<br />

dell’Osservatorio e di SRT anche nel progetto regionale<br />

Summer Students che prevede qualificati periodi di<br />

stage di studenti degli ultimi anni delle scuole superiori nei<br />

centri di ricerca sardi.<br />

La vita scientifica ed il mantenimento di standard elevati<br />

di qualità del radiotelescopio sono legati anche al continuo<br />

sviluppo di nuove apparecchiature e strumentazione,<br />

per es. ricevitori ma anche risorse di supercalcolo, che sono<br />

per la gran parte prodotti nei laboratori di radioastronomia<br />

e che spesso danno luogo ad applicazioni in altri campi<br />

(sono nate dalle esigenze della radioastronomia, ad es. le<br />

connessioni wi-fi). Significativo in questo contesto è il recente<br />

progetto, nell’ambito dell’Accordo di Collaborazione<br />

tra la Regione Sardegna e la Regione Lombardia, per la realizzazione<br />

di laboratori di ricerca nel settore delle microonde<br />

presso l’Università di Milano e l’Osservatorio di <strong>Cagliari</strong>,<br />

aperti alla collaborazione ed alla sinergia con le piccole e<br />

medie imprese ad alto contenuto tecnologico presenti nelle<br />

due regioni. E va anche ricordato che già in tutti questi anni<br />

vi è stato un ritorno positivo non solo in termini economici<br />

ma anche di crescita professionale per le imprese sarde che<br />

hanno operato nella costruzione del radiotelescopio.<br />

Sin dall’inizio, come filosofia, il sito del radiotelescopio<br />

è stato pensato come una sede aperta anche al pubblico e,<br />

infatti, fra le prime opere del progetto complessivo degli edifici<br />

è stato inserito un centro visitatori, attualmente in corso<br />

di ultimazione. Già da più di un anno, pur se al momento<br />

limitate a qualche giorno al mese e con alcune misure di sicurezza<br />

dettate dalla presenza di cantieri, vi è un programma<br />

di visite guidate sia e soprattutto per le scuole ma<br />

anche per gruppi, associazioni o semplici cittadini. Anche<br />

in questo caso l’esperienza di altri importanti centri radioastronomici<br />

in Italia e all’estero dice che esistono le potenzialità<br />

per organizzare intorno al radiotelescopio un polo<br />

del cosiddetto turismo scientifico, un’opportunità di rilancio<br />

per una zona come il Gerrei, povera attualmente di attività<br />

economiche ma ricca di bellezze naturali e archeologiche<br />

come il parco di Pranu Muttedu a Goni.<br />

Lo spazio è sempre tiranno ma per tante altre notizie, informazioni<br />

e curiosità c’è sempre il sito www.srt.inaf.it ma<br />

anche l’opportunità di un visita a Pranu Sanguni, alla<br />

quale tutti i soci del <strong>Rotary</strong> sono cordialmente invitati.<br />


76 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

COMMISSIONI ANNO 2012 – 2013<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

DEL CLUB<br />

Presidente coordinatore:<br />

Paolo PICCALUGA<br />

E-mail: paolopiccaluga@alice.it<br />

PROGRAMMI<br />

PRESIDENTE: Marinella<br />

FERRAI COCCO ORTU<br />

E-mail: ferrai.marinella@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Guido Chessa Miglior,<br />

Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />

Gaetano Giua Marassi, Caterina Lilliu,<br />

Pasquale Mistretta, Paola Piras<br />

ASSIDUITÀ E<br />

AFFIATAMENTO<br />

PRESIDENTE: Giuseppe CASCÌU<br />

E-mail: beppecasciu@libero.it<br />

COMPONENTI: Angelo Deplano, Massimo<br />

Frongia, Antonio Lenza, Margherita Mugoni,<br />

Maria Luigia Muroni, Alessandro Palmieri<br />

RIVISTA E BOLLETTINO<br />

DEL CLUB<br />

PRESIDENTE: Lucio ARTIZZU<br />

E-mail: lucioartizzu@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Francesco Birocchi,<br />

Salvatore Fozzi, Caterina Lilliu,<br />

Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada<br />

SITO WEB DEL CLUB<br />

PRESIDENTE: Michele ROSSETTI<br />

E-mail: rossetti@sardi.it<br />

COMPONENTI: Francesco Birocchi,<br />

Caterina Lilliu, Roberto Nati<br />

EFFETTIVO<br />

Presidente coordinatore:<br />

Cecilia ONNIS<br />

E-mail: ceonni@tiscali.it<br />

AMMISSIONI, CLASSIFICHE<br />

E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO<br />

PRESIDENTE: Rafaele CORONA<br />

COMPONENTI: Giovanni Barrocu, Ugo Carcassi,<br />

Piergiorgio Corrias, Salvatore Ferro,<br />

Gaetano Giua Marassi<br />

INFORMAZIONE E<br />

FORMAZIONE ROTARIANA<br />

PRESIDENTE: Angelo CHERCHI<br />

E-mail: cherchi.angelo@alice.it<br />

COMPONENTI: Lucio Artizzu, Salvatore Fozzi,<br />

Marcello Marchi, Roberto Nati,<br />

Paolo Piccaluga, Gian Paolo Ritossa<br />

PROGETTI<br />

DI SERVIZIO<br />

Presidente coordinatore:<br />

Giovanni BARROCU<br />

E-mail: barrocu@tiscali.it<br />

AZIONE INTERNAZIONALE<br />

PRESIDENTE: Giovanni BARROCU<br />

E-mail: barrocu@tiscali<br />

COMPONENTI: Angelo Aru, Giulia Casula,<br />

Angelo Deplano, Alessio Grazietti, Franco<br />

Passamonti, Lucia Pagella, Giorgio Sanna<br />

EVENTI SPECIALI<br />

PRESIDENTE: Luigi PUDDU<br />

E-mail: luigi.puddu@alice.it<br />

COMPONENTI: Stefano Liguori, Guido Maxia,<br />

Stefano Oddini Carboni, Alessandro Palmieri,<br />

Marco Rodrigues, Giulia Vacca Cau<br />

SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />

Aspetti Culturali (<strong>Rotary</strong> per la Città)<br />

PRESIDENTE: Michele PINTUS<br />

E-mail: michelepintus@gmail.com<br />

COMPONENTI: Ercole Bartoli, Guido Chessa<br />

Miglior, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Marcello<br />

Marchi, Maria Luigia Muroni, Lucia Pagella<br />

SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />

Ambiente, Territorio, Ecoparco<br />

PRESIDENTE: Mario FIGUS<br />

E-mail: mario.figus@tin.it<br />

COMPONENTI: Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,<br />

Ginevra Balletto, Maurizio Boaretto, Antonio<br />

Pillai, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli<br />

SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />

Aspetti Sanitari<br />

PRESIDENTE: Giuseppe MASNATA<br />

E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />

COMPONENTI: Efisio Baire, Carlo Carcassi,<br />

Giovanni Cascìu, Giuseppe Cocco, Ulisse Figus,<br />

Giorgio La Nasa, Salvatore Lostia di Santa Sofia<br />

SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />

Aspetti Sociali<br />

PRESIDENTE: Giorgio LA NASA<br />

E-mail: lanasa@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Michele Bajorek, Carlo Carcassi,<br />

Mario Graziano Figus, Gaetano Giua Marassi<br />

SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />

Prevenzione Tossicodipendenza<br />

PRESIDENTE: Maria Pia LAI GUAITA<br />

E-mail: valguaita@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Michele Bajorek,<br />

Gianfranco De Gesu, Paola Dessì,<br />

Ulisse Figus, Gaetano Giua Marassi<br />

COMUNICAZIONE<br />

Presidente coordinatore:<br />

Ettore ATZORI<br />

E-mail: ettoreatzori@libero.it<br />

RAPPORTI CON<br />

LE ISTITUZIONI<br />

PRESIDENTE: Michele ROSSETTI<br />

E-mail: rossetti@sardi.it<br />

COMPONENTI: Paola Dessì,<br />

Salvatore Fozzi, Giampaolo Piras<br />

RAPPORTI CON I MEDIA<br />

PRESIDENTE: Giovanni<br />

SANJUST DI TEULADA<br />

COMPONENTI: Francesco Birocchi, Maria Luigia<br />

Muroni, Roberto Nati, Luigi Puddu<br />

NUOVE GENERAZIONI<br />

Presidente coordinatore:<br />

Antonio CABRAS<br />

E-mail: ninnicabras@alice.it<br />

ROTARACT<br />

PRESIDENTE: Riccardo LASIC<br />

E-mail: riccardo.lasic@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Christian Cadeddu, Marcello<br />

Caletti, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati,<br />

Paola Giuntelli Pietrangeli<br />

RYLA<br />

PRESIDENTE: Enzo PINNA<br />

E-mail: enzo.pinna@legalmail.com<br />

COMPONENTI: Giuliano Frau, Andrea Lixi,<br />

Cecilia Onnis, Paola Piras<br />

SCAMBIO GIOVANI<br />

PRESIDENTE: Pier Francesco STAFFA<br />

E-mail: italiainghilterra@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Ezio Castagna, Vincenzo Cincotta,<br />

Salvatore Ferro, Cecilia Onnis<br />

FONDAZIONE ROTARY<br />

Presidente coordinatore:<br />

Salvatore FOZZI<br />

E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />

FONDO PERMANENTE<br />

E PolioPlus<br />

PRESIDENTE: Salvatore FOZZI<br />

E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />

COMPONENTI: Lucio Artizzu, Antonio Cabras,<br />

Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Lai,<br />

Marcello Marchi, Luigi Puddu<br />

BORSE DI STUDIO<br />

Ex BORSISTI, ALUMNI (GSE)<br />

SCAMBIO DI GRUPPI DI STUDIO<br />

PRESIDENTE: Antonio CABRAS<br />

E-mail: ninnicabras@alice.it<br />

COMPONENTI: Flavio Carboni, Giuseppe Fois,<br />

Giampaolo Piras, Pier Francesco Staffa


Le riunioni del <strong>Club</strong><br />

24 MAGGIO<br />

Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />

Relatore: il generale LUIGI ROBUSTO, comandante<br />

della Legione Carabinieri Sardegna<br />

Titolo: “L’ARMA DEI CARABINIERI E LA<br />

SARDEGNA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Francesco Birocchi, Antonio<br />

Cabras, Giovanni Maria Campus, Carlo<br />

Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu,<br />

Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />

Ciani, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Paola<br />

Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />

Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Gaetano Giua Marassi, Alberto Lai, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />

Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita<br />

Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />

Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovani<br />

Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele<br />

Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo<br />

Ritossa, Mauro Rosella, Giovanni<br />

Sanjust, Pier Francesco Staffa<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Mirella<br />

Campus, Antonella Cherchi, Maria Grazia Rosella.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>: il colonnello Davide<br />

Angrisani, comandante provinciale carabinieri<br />

di <strong>Cagliari</strong>.<br />

Sono ospiti dei soci: di Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu il figlio avv. Francesco Cocco Ortu.<br />

31 MAGGIO<br />

Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />

Relatore: il nostro socio ing.<br />

MAURIZIO BOARETTO<br />

Titolo: “L’EREDITÀ DELL’ATTIVITÀ<br />

MINERARIA. UN PATRIMONIO DI CUI<br />

ANDAR FIERI”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek,<br />

Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu,<br />

Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Ugo Carcassi,<br />

Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />

Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />

Corrias, Silvano Costa, Gianfranco De<br />

Gesu, Dessì Alfonso, Marinella Ferrai Cocco<br />

Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe<br />

Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />

Lilliu, Marcello Marchi, Giuseppe Ma-<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 77<br />

snata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni,<br />

Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella,<br />

Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo<br />

Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Andrea<br />

Rusconi, Pier Francesco Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Franca Boaretto, Elia Maria<br />

Cabras, Giulietta Cascìu, Rossana Cocco, Antonella<br />

Figus, Maria Teresa Piccaluga.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>: l’on. Gianfranco Tunis,<br />

l’ing.Giorgio Bognin, il prof. arch. Franco<br />

Mancuso, l’arch. Giacomo Chiesa, l’ing.<br />

Alberto Zuddas; 22 giovani laureati partecipanti<br />

all’Eco-Campus; 6 giovani dell’AEGE;<br />

i giovani del Rotaract: dott, Antonello Fiori,<br />

vicepresidente; Francesca Fiorilla, presidente<br />

incoming; dott. Nicola Cossu e Riccardo<br />

Succu, soci.<br />

Sono ospiti dei soci: di Maurizio Boaretto:<br />

la figlia ing. Stefania.<br />

7 GIUGNO<br />

Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />

Riunione Interclub <strong>Rotary</strong> di <strong>Cagliari</strong><br />

Titolo: “PREMIO LA MARMORA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra<br />

Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,<br />

Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Ugo<br />

Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe<br />

Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />

Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano,<br />

Dessì Paola, Dessì Alfonso, Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />

Giorgio La Nasa, Riccardo Lasic, Marcello<br />

Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia<br />

Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele<br />

Pintus, Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Andrea<br />

Rusconi, Giovanni Sanjust, Pier Francesco<br />

Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Marina Birocchi, Elia Maria<br />

Cabras, Antonella Cherchi, Franca Cincotta,<br />

Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Paola<br />

Deplano, Paola Dessì, Tiziana Masnata,<br />

Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus,<br />

Maura Rossetti, Maria Rosaria Rusconi.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>:<br />

- per lo Scambio Giovani: Nola Lee Heyes e<br />

Suzanne Richelle Kanavell.<br />

- i giovani del Rotaract: dott, Nicola Satta,<br />

presidente; Giorgia Fiorilla, segretario.<br />

Sono ospiti dei soci: di Riccardo Lasic l’architetto<br />

Fonti; di Cecilia Onnis la dott.ssa Francesca<br />

Cozzoli.<br />

Sono ospiti dei <strong>Club</strong> di <strong>Cagliari</strong>:<br />

- il dott. Lorenzo Giannuzzi, Direttore Generale<br />

del Forte Village Resort; il dott.Gen.<br />

Piero Caramelli, Comandante del Compartimento<br />

della Polizia Stradale della Sardegna;<br />

il Gen.di Corpo d’Armata Claudio Tozzi, comandante<br />

del Comando Militare Autonomo<br />

della Sardegna, e rotariano di <strong>Cagliari</strong> Est,<br />

con la signora Francesca Filippone;<br />

- il sig. Rodolfo della famiglia Mori Ubaldini<br />

degli Alberti, discendente della famiglia<br />

La Marmora.<br />

21 GIUGNO<br />

Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />

ASSEMBLEA N. 4 DI FINE ANNO, nel corso<br />

della quale il Presidente del <strong>Club</strong>, i Presidenti<br />

delle Commissioni e i Coordinatori hanno illustrato<br />

l’attività svolta dal <strong>Club</strong>, i progetti<br />

realizzati e quelli che verranno completati<br />

nel prossimo anno rotariano.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />

Antonio Cabras, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />

Cascìu, Angelo Cherchi, Giuseppe<br />

Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />

Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />

Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua<br />

Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />

Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />

Masnata, Pasquale Mistretta, Maria<br />

Luigia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella,<br />

Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />

Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa,<br />

Mauro Rosella, Giovanni Sanjust,<br />

Antonio Scrugli.<br />

28 GIUGNO<br />

Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />

Argomento della serata: PASSAGGIO<br />

DELLA CAMPANA.<br />

Sono presenti<br />

i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto,<br />

Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,<br />

Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni<br />

Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />

Ciani, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco<br />

Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />

Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Angelo Deplano,<br />

Paola Dessì, Alfonso Dessì, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario<br />

Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />

Frau, Paola Giuntelli, Giorgio La Nasa,


78 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />

Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro<br />

Manunza, Marcello Marchi, Michele Marini,<br />

Giuseppe Masnata, Guido Maxia, Pasquale<br />

Mistretta, Margherita Mugoni Contini,<br />

Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia<br />

Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />

Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />

Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust,<br />

Antonio Scrugli, Pierfrancesco Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Mariuccia<br />

Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras,<br />

Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Antonella<br />

Cherchi, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />

Corona, Maria Corrias, Germana Cudoni,<br />

Paola Deplano, Paola Dessì, Pietrina Ferro,<br />

Antonella Figus, Lina Fois, Franca Fozzi, Paola<br />

Lasic, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Mariangela<br />

Manunza, Tiziana Masnata, Maria<br />

Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina<br />

Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti,<br />

Maria Rosaria Rusconi, Elisabetta Sanjust.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>:<br />

- l’Assistente del Governatore Rita Dedola,<br />

socia del R.C. CA/Anfiteatro;<br />

- i Presidenti dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>:<br />

Graziano Sanna-<strong>Cagliari</strong>/Est con la consorte<br />

sig.ra Silvana; Anna Maria Bonomo-<strong>Cagliari</strong>/Sud;<br />

Vincenzo Carrozza-<strong>Cagliari</strong>/Nord;<br />

Rossella Ricciardi-<strong>Cagliari</strong>/Anfiteatro, col consorte<br />

Gabriele Andria, rotariano di Ca/Nord;<br />

Giovanni Duni-Quartu S. Elena;<br />

- l’on. Gianfranco Tunis, Sindaco di Narcao;<br />

- il Presidente del R.C. Carbonia Aldo Atzeni<br />

con la consorte Eliana;<br />

- Roberto Monticelli, socio del R.C. Carbonia;<br />

- del Rotaract: Nicola Satta, past President;<br />

Antonello Fiori, Paola Carcassi e Davide Rossetti;<br />

- la presidente dell’Associazione Burraco <strong>Cagliari</strong>,<br />

Lilli Balletto;<br />

- la segretaria dell’Associazione Burraco<br />

<strong>Cagliari</strong>, Carla Castangia col marito Giulio Anchisi;<br />

- i giovani della AEGEE <strong>Cagliari</strong>: Marco Pischedda<br />

e Martina Littera.<br />

Ospiti dei Soci:<br />

di Michele Rossetti la cognata sig.na Roberta<br />

Cosentino; di Mauro Manunza la sorella<br />

sig.ra Marcella; di Maria Luigia Muroni la<br />

dott.ssa Efisia Mostallino; di Cecilia Onnis la<br />

dott.ssa Francesca Cozzoli; di Lucia Pagella<br />

la prof.ssa Ornella Gabrielli; di Marcello Marchi<br />

la sorella sig.ra Cecilia; di Mauro Rosel-<br />

la la figlia Liliana con il marito dott. Corrado<br />

Fontanarosa e la piccola Lavinia, la<br />

dott.ssa Ines Manca Fontanarosa e Claudia<br />

Fontanarosa.<br />

5 LUGLIO<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Argomento della serata:<br />

ASSEMBLEA DEI SOCI.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Efisio Baire, Michele Bajorek,<br />

Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu,<br />

Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni<br />

Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido<br />

Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco,<br />

Rafaele Corona, Gianfranco De Gesu, Angelo<br />

Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />

Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano<br />

Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano<br />

Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza,<br />

Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />

Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni<br />

Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />

Larry Pagella, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo<br />

Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Marco<br />

Rodrigues, Michele Rossetti, Pier Francesco<br />

Staffa.<br />

12 LUGLIO<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Argomento della serata:<br />

CONVIVIALE DI AFFIATAMENTO.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Berto Balduzzi, Francesco Birocchi,<br />

Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Giovanni<br />

Maria Campus, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu,<br />

Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido<br />

Chessa Miglior, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />

Gianfranco De Gesu, Salvatore Fozzi, Gaetano<br />

Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />

Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea<br />

Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Michele Marini, Margherita Mugoni Contini,<br />

Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Franco Passamonti,<br />

Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian<br />

Paolo Ritossa, Michele Rossetti.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi,<br />

Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti,<br />

Mirella Campus, Maria Vittoria Carcassi,<br />

Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Antonella<br />

Cherchi, Maria Rosaria Corona, Franca Foz-<br />

zi, Luisanna Giua Marassi, Paola Lasic, Maria<br />

Rosaria Lenza, Lia Lixi, Mariangela Manunza,<br />

Giovanna Passamonti, Maria Teresa<br />

Piccaluga, Barbara Pinna, Marina Pintus, Loredana<br />

Piras, Giuseppina Ritossa, Maura Rossetti.<br />

Ospiti dei soci:<br />

di Marcello Caletti: il dott. Giovanni Caria con<br />

la consorte sig.ra Iole; di Riccardo Lasic: il dott.<br />

Gabriele Andria con la consorte dott.ssa Rossella<br />

Ricciardi e il sig. Enzo Ugliano con la consorte<br />

sig.ra Alessandra Desotgiu; di Mauro<br />

Manunza: la sorella sig.ra Marcella Manunza,<br />

la prof.ssa Gisella Caddeo, il dott. Paolo<br />

Bargellini; di Marcello Marchi: la sorella<br />

sig.ra Cecilia Marchi Masnata; di Paolo Piccaluga:<br />

la cognata sig.ra Rita Masala.<br />

6 SETTEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il PDG prof.<br />

LUCIANO DI MARTINO<br />

Titolo: “IL ROTARY INTERNATIONAL E LE<br />

NUOVE GENERAZIONI: PROBLEMI E<br />

PROGETTI”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />

Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Cocco<br />

Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />

Silvano Costa, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />

Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />

Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />

Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Paolo<br />

Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Luigi<br />

Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />

Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria<br />

Corona, Maria Corrias, Maria Grazia Rosella.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>:<br />

il relatore PDG prof. Luciano di Martino, l’avv.<br />

Rita Dedola (assistente del governatore in carica<br />

Silvio Piccioni), il Presidente del Rotaract<br />

Francesca Fiorillo, il segretario del Rotaract<br />

Sara Pintus e due protagonisti dell’esperienza<br />

scambio-giovani: Keren Bakke (giunta nei<br />

giorni scorsi a <strong>Cagliari</strong> dagli Stati Uniti<br />

d’America, oggi accompagnata dai suoi<br />

ospiti sigg. Silvio Murru e Pina Bracci) e Edoardo<br />

Lenza (cagliaritano, appena rientrato<br />

dall’India).


13 SETTEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il direttore della Rai Tv Sardegna<br />

dott. ROMANO CANNAS<br />

Titolo:“UN’ISOLA IN RETE”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />

Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco<br />

Birocchi, Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giuseppe<br />

Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa<br />

Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />

Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus,<br />

Salvatore Fozzi, Giorgio La Nasa, Maria Pia<br />

Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina<br />

Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Michele Marini, Giuseppe Masnata, Pasquale<br />

Mistretta, Margherita Mugoni Contini,<br />

Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry<br />

Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Luigi Puddu,Gian Paolo Ritossa,<br />

Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />

Sanjust di Teulada.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Giulietta Cascìu,<br />

Antonella Cherchi, Rita Cocco Ortu, Maria<br />

Rosaria Corona, Elisabetta La Nasa, Maria<br />

Rosaria Lenza.<br />

20 SETTEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il linguista e filologo prof.<br />

EDUARDO BLASCO FERRER<br />

Titolo:“IL SARDO: UNA LINGUA MOZZATA?”<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Giovanni Barrocu, Antonio Cabras,<br />

Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Angelo Cherchi,<br />

Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona,<br />

Silvano Costa, Angelo Deplano, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />

Fois, Giuliano Frau, Alberto Lai, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza,<br />

Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />

Marchi, Margherita Mugoni Contini, Maria<br />

Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis,<br />

Larry Pagella, Paolo Piccaluga, Piras Giampaolo,Gian<br />

Paolo Ritossa, Marco Rodriguez,<br />

Mauro Rosella, Michele Rossetti, Andrea<br />

Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada, Pier<br />

Francesco Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Vittoria<br />

Carcassi, Lina Fois, Antonella Cherchi,<br />

Maria Rosaria Lenza, Mariangela Manunza,<br />

Gabriella Olla, Maria Grazia Rosella.<br />

dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 79<br />

Ospiti dei soci: di Mauro Manunza il dott.<br />

Paolo Zedda.<br />

27 SETTEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: la nostra socia ing.<br />

GINEVRA BALLETTO<br />

Titolo: “IL PRELIEVO MINERARIO TRA<br />

NECESSITÀ E CONFLITTI. IL CASO DELLE<br />

CAVE STORICHE IN SARDEGNA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Giovanni<br />

Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio<br />

Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus,<br />

Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />

Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,<br />

Rafaele Corona, Angelo Deplano, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Alberto<br />

Lai, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro<br />

Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />

Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />

Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Larry<br />

Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Piras<br />

Giampaolo, Luigi Puddu, Michele Rossetti,<br />

Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />

Pier Francesco Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Antonella<br />

Cherchi.<br />

Ospiti dei soci: di Angelo Deplano il figlio<br />

ing. Marcello Deplano.<br />

4 OTTOBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il Direttore della Caritas diocesana<br />

Don MARCO LAI<br />

Titolo: “LA CHIESA CATTOLICA NELLA<br />

CARITÀ”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />

Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />

Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni<br />

Maria Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,<br />

Angelo Cherchi, Alberto Cocco Ortu, Rafaele<br />

Corona, Piergiorgio Corrias, Gianfranco<br />

De Gesu, Marinella Ferrai Cocco<br />

Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Alberto<br />

Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Luigi<br />

Lepori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro<br />

Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,<br />

Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia<br />

Muroni, Stefano Odini Carboni, Larry Pagella,<br />

Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />

Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />

Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />

Sanjust di Teulada.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella<br />

Caletti, Mirella Campus, Giulietta<br />

Cascìu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona,<br />

Maria Corrias, Ginetta Lepori, Lia<br />

Lixi, Maria Grazia Rosella.<br />

11 OTTOBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il direttore dell’Osservatorio<br />

Astronomico di <strong>Cagliari</strong> dott.<br />

ANDREA POSSENTI<br />

Titolo: “ASTEROIDI E COMETE: FATTI E<br />

MISCREDENZE”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />

Balletto, Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto,<br />

Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,<br />

Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido<br />

Chessa Miglior, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu,<br />

Rafaele Corona, Angelo Deplano, Dessì Alfonso,<br />

Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />

Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Alessio<br />

Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Giorgio<br />

La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />

Lasic, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta,<br />

Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella,<br />

Giampaolo Piras,Gian Paolo Ritossa, Michele<br />

Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria<br />

Corona.<br />

Sono ospiti dei soci: di Salvatore Fozzi il<br />

dott. Angelo Poma; di Marcello Marchi le nipoti<br />

Sara e Elena Oviglia.<br />

18 OTTOBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: la prof.<br />

MARIA GRAZIA VESCUSO<br />

Titolo: “GEMME DI CARITÀ NELLA<br />

LETTERATURA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Giovanni<br />

Barrocu, Francesco Birocchi, Marcello<br />

Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />

Cascìu, Giuseppe Cascìu, Giulia Casula, Angelo<br />

Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona,<br />

Piergiorgio Corrias, Gianfranco De Gesu, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />

Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua<br />

Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,<br />

Caterina Lilliu, Salvatore Lostia di Santa<br />

Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Ro-


80 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />

berto Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella,<br />

Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />

Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo<br />

Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />

Andrea Rusconi.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Maria<br />

Vittoria Carcassi, Maria Rosaria Corona,<br />

Maria Corrias, Lina Fois, Giovanna Passamonti,<br />

Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />

Sono ospiti dei soci: di Mauro Rosella: il<br />

sig. Fabrizio Maltinti con la consorte sig.ra<br />

Paola.<br />

25 OTTOBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il nostro socio dott.<br />

MARCELLO MARCHI<br />

Titolo:“SANT’AGOSTINO E LA SARDEGNA:<br />

STORIA E LEGGENDA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />

Efisio Baire, Michele Bajorek, Giovanni<br />

Barrocu, Ercole Bartoli, Giovanni Campus,<br />

Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />

Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,<br />

Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Gianfranco<br />

De Gesu, Alfonso Dessì, Paola Dessì,<br />

Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Alessio Grazietti,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />

Lenza, Luigi Lepori, Caterina Lilliu, Andrea<br />

Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni Contini,<br />

Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Mauro<br />

Rosella, Michele Rossetti, Andrea Rusconi,<br />

Giovanni Sanjust di Teulada.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Giulia Baire, Haydee Cascìu,<br />

Antonella Cherchi, Marinella Chessa Miglior,<br />

Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Maria Rosaria<br />

Lenza, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Gabriella<br />

Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus,<br />

Maria Grazia Rosella.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>: il dott. Giacomo Bertocchi<br />

del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> Pokrovka di Mosca.<br />

8 NOVEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il nostro socio SALVATORE FOZZI<br />

Titolo:“LA FONDAZIONE ROTARY<br />

NELL’IMPEGNO INTERNAZIONALE”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore At-<br />

zori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto,<br />

Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Christian<br />

Cadeddu, Antonio Cabras, Giovanni<br />

Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,<br />

Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />

Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />

Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Alberto Lai,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />

Lenza; Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale<br />

Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria<br />

Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis,<br />

Larry Pagella, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,<br />

Mauro Rosella, Michele Rossetti, Andrea<br />

Rusconi, Antonio Scrugli.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Maria Grazia Rosella.<br />

15 NOVEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: il nostro socio prof. ing.<br />

PASQUALE MISTRETTA<br />

Titolo: “LA SARDEGNA TRA PROVINCE E<br />

POLITICHE TERRITORIALI”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Michele Bajorek,<br />

Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio<br />

Cabras, Marcello Caletti, Giovanni<br />

Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />

Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi,<br />

Guido Chessa Miglior,Vincenzo Cincotta, Alberto<br />

Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />

Corrias, Silvano Costa, Angelo Deplano,<br />

Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />

Ferro, Mario Figus, Alessio Grazietti,<br />

Gaetano Giua Marassi, Alberto Lai, Maria Pia<br />

Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza; Caterina<br />

Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />

Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni<br />

Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />

Larry Pagella, Franco Passamonti, Enzo Pinna,<br />

Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />

Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele<br />

Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />

Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella<br />

Caletti, Antonella Cherchi, Franca Cincotta,<br />

Maria Rosaria Corona, Maria Corrias.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>: di Pasquale Mistretta<br />

la dott.ssa Donatella Carta.<br />

22 NOVEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: Il giornalista e critico cinematografico<br />

SERGIO NAITZA<br />

Titolo: “L’IMMAGINE DELLA SARDEGNA E<br />

DEI SARDI IN 100 ANNI DI CINEMA IN<br />

SARDEGNA”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />

Balletto, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi,<br />

Antonio Cabras, Giovanni Campus, Angelo<br />

Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano<br />

Costa, Angelo Deplano, Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />

Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa,<br />

Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />

Lasic, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Mauro<br />

Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />

Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />

Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro<br />

Palmieri, Enzo Pinna, Giampaolo Piras,<br />

Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro<br />

Rosella, Michele Rossetti, Giulia Vacca Cau.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />

Artizzu, Luisanna Giua Marassi, Elisabetta La<br />

Nasa, Maria Rosaria Lenza, Maria Grazia Rossella,<br />

Giulia Naitza.<br />

Sono ospiti del <strong>Club</strong>: i rotaractiani: il Prefetto<br />

Antonello Fiori e Davide Rossetti.<br />

Sono ospiti dei soci: di Silvano Costa: l’ing.<br />

Iosto Musio.<br />

29 NOVEMBRE<br />

Presiede: MAURO MANUNZA<br />

Relatore: Il prof. STEFANO PIRA<br />

Titolo: “LA CONGIURA DI PALABANDA E<br />

S’ANNU DOXI”.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Francesco<br />

Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Campus,<br />

Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo<br />

Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco<br />

Ortu, Piergiorgio Corrias, Paola Dessì, Alfonso<br />

Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />

Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Riccardo Lasic, Antonio<br />

Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,<br />

Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni,<br />

Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella,<br />

Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />

Puddu, Gian Paolo Ritossa, Michele Rossetti,<br />

Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />

Pier Francesco Staffa.<br />

Sono presenti in sala le Signore:<br />

Maria Corrias, Rita Dedola, Maria Grazia Figus,<br />

Maria Rosaria Lenza, Marina Pintus, Elisabetta<br />

Sanjust.<br />


Presidente<br />

Presidente<br />

uscente<br />

Presidente<br />

eletto<br />

Vice Presidente<br />

Segretario<br />

Tesoriere<br />

Prefetto<br />

Consiglieri<br />

ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA<br />

ROTARY CLUB CAGLIARI<br />

ORGANIGRAMMA DEL CLUB<br />

Anno Rotariano 2012 / 2013<br />

Mauro MANUNZA<br />

Michele ROSSETTI<br />

Francesco BIROCCHI<br />

Paolo RITOSSA<br />

Michele BAJOREK<br />

Salvatore FERRO<br />

Lucia PAGELLA<br />

Maria Pia LAI GUAITA<br />

Caterina LILLIU<br />

Maria Luigia MURONI<br />

Enzo PINNA<br />

E-mail: manunza@unionesarda.it<br />

E-mail: rossetti@sardi.it<br />

E-mail: f.birocchi@tin.it<br />

E-mail: studioritossa@tiscali.it<br />

E-mail: michelebajorek@libero.it<br />

E-mail: sorref@tin.it<br />

E-mail: lucia.pagella@alice.it<br />

E-mail: valguaita@tiscali.it<br />

E-mail: caterinalll@tiscali.it<br />

E-mail: marialuigiamuroni@gmail.com<br />

E-mail: enzo.pinna@legalmail.it

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