Download dell'ultimo numero - Rotary Club Cagliari
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• Il cielo visto dalla Sardegna<br />
• Le attività<br />
e i progetti del club<br />
• La Fondazione <strong>Rotary</strong><br />
• La rivolta<br />
di Palabanda<br />
dicembre 2012<br />
Periodico del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Distretto 2080
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Periodico del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Distretto 2080<br />
Anno di fondazione 1949<br />
n. 1/2<br />
dicembre 2012<br />
Pubblicazione riservata<br />
ai soci Rotariani<br />
Direttore responsabile:<br />
Lucio Artizzu<br />
Comitato di redazione:<br />
Francesco Birocchi,<br />
Salvatore Fozzi,<br />
Caterina Lilliu,<br />
Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi,<br />
Giovanni Sanjust<br />
Segretaria di redazione:<br />
Anna Maria Muru<br />
Autorizzazione<br />
del Tribunale di <strong>Cagliari</strong><br />
n. 171 del 18 agosto 1965<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
Bruno Pittau – www.brokenart.org<br />
fotografie:<br />
Archivio <strong>Rotary</strong> e soci del <strong>Club</strong><br />
Stampa e allestimento:<br />
Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)<br />
_____________________________<br />
Le opinioni espresse negli<br />
articoli firmati impegnano<br />
esclusivamente i loro autori.<br />
Sommario<br />
EDITORIALE<br />
<strong>Rotary</strong> e carità – Lucio Artizzu 1<br />
L’evoluzione temporale della prassi rotariana<br />
– Angelo Cherchi 3<br />
Gli auguri del presidente – Mauro Manunza 7<br />
La Fondazione <strong>Rotary</strong>, Storia e programmi<br />
nell’impegno internazionale – Salvatore Fozzi 9<br />
Gemme di carità nella letteratura – M. Grazia Vescuso 15<br />
Le donne e la droga – Mauro Manunza 21<br />
Le chiese di Stampace – Michele Pintus 23<br />
Etica ed economia – Rafaele Corona 33<br />
Fedeltà e negazione al giuramento di Ippocrate<br />
– Angelo Deplano 41<br />
Sant’Agostino e la Sardegna – Storia e leggenda<br />
– Marcello Marchi 48<br />
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio<br />
– Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu 55<br />
La congiura di Palabanda – Antonello Angioni 59<br />
Birdi: verde o vetro? – Riccardo Lasic 63<br />
<strong>Cagliari</strong> e il Premio Alziator – Luigi Puddu 66<br />
Il Sardinia Radio Telescope ci svela i segreti dell’universo<br />
– Angelo Poma 71<br />
Commissioni anno 2012-2013 76<br />
LE RIUNIONI<br />
Le presenze 77<br />
Hanno collaborato a questo <strong>numero</strong>:<br />
Antonello Angioni • Lucio Artizzu • Ugo Carcassi • Angelo Cherchi<br />
Rafaele Corona • Angelo Deplano • Salvatore Fozzi • Riccardo Lasic<br />
Mauro Manunza • Marcello Marchi • Michele Pintus • Angelo Poma<br />
Luigi Puddu • Tiziana Pusceddu • Maria Grazia Vescuso<br />
in copertina: Sardinia Radio Telescope, San Basilio (CA), (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />
in quarta di copertina: lavori di basamento del Sardinia Radio Telescope
Il lieto squillo della campana che questa<br />
sera conclude la nostra riunione ha<br />
un duplice significato: conclude in letizia<br />
quest’anno 2012 e rappresenta,<br />
altresì, l’occasione per fare una riflessione<br />
su metà anno dell’attività rotariana.<br />
Il club ha indubbiamente vissuto un semestre<br />
di fervida attività testimoniando, in<br />
linea di massima, la fedeltà dei soci ai valori<br />
rotariani tramite la partecipazione alla<br />
vita comunitaria e l’attuazione di varie iniziative.<br />
Un tema, in particolare, ha fin qui evidenziato<br />
il programma presentato dal presidente<br />
Manunza; il tema che in questo<br />
particolare momento vede la società italiana<br />
e internazionale dibattersi in una crisi dei<br />
valori che non è soltanto finanziaria ma<br />
anche morale ed etica.<br />
Il tema, indubbiamente originale ma non<br />
estraneo alla filosofia del <strong>Rotary</strong> è la carità<br />
intesa come amore verso il prossimo, valore<br />
fondamentale del rapporto umano, come<br />
amicizia, come compassione, come desiderio<br />
del bene altrui, umanità, zelo soccorritore.<br />
Ha scritto San Paolo: «Se io parlassi le<br />
lingue degli uomini e degli angeli, ma non<br />
avessi carità, sarei un rame risonante o uno<br />
squillante cembalo. Se avessi il dono della<br />
profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la<br />
scienza e avessi tutta la fede in modo da trasportare<br />
i monti, ma non avessi carità, non<br />
sarei nulla...» (Prima lettera ai Corinzi).<br />
La carità, come l’amicizia, è paziente; è<br />
benevola; la carità non invidia, non si vanta,<br />
non si gonfia.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 1<br />
EDITORIALE<br />
<strong>Rotary</strong><br />
e carità<br />
Lucio Artizzu<br />
Questo concetto ha approfondito il presidente<br />
Manunza nel suo programma richiamando<br />
i valori fondamentali del <strong>Rotary</strong>,<br />
insistendo sui valori etici che sono alla base<br />
della sua azione. Basterebbe ricordare la<br />
grande opera umanitaria della <strong>Rotary</strong><br />
Foundation, l’esaltazione dei valori dei giovani,<br />
la generosa azione verso i popoli diseredati.<br />
«Fra le cose belle della vita – ha<br />
detto Paul Harris – niente è paragonabile<br />
all’amicizia. Si possono possedere le ricchezze<br />
di Creso, eppure se non si hanno<br />
amici, tutto sembra vuoto». E non si può<br />
pensare che la carità o l’amicizia possano<br />
trovare limiti nei confini di una nazione, di<br />
una fede religiosa o di un credo politico; la<br />
carità supera queste considerazioni e non rischia<br />
di essere eccessiva; amplia gli orizzonti<br />
e rende piacevole la vita.<br />
La carità e l’amicizia sono fra i valori<br />
fondanti del <strong>Rotary</strong>; qui esiste una fratellanza<br />
mondiale fra uomini d’affari e professionisti<br />
che si ritrovano nell’ideale del<br />
servire.<br />
Dobbiamo, come impegno personale,<br />
creare nel nostro e in tutti i club una viva<br />
consapevolezza del ruolo che il <strong>Rotary</strong> deve<br />
svolgere individuando le esigenze prioritarie<br />
della società attuale e futura; occorre lavorare<br />
per diventare sempre più <strong>numero</strong>si al<br />
fine di essere più forti, guardando con sempre<br />
maggior interesse e impegno al mondo<br />
dei giovani, acquisendo soci di alta levatura<br />
morale che onorino l’impegno dell’amicizia<br />
e della vera carità.<br />
■
2 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Paul e Jean Harris davanti alla finestra panoramica a Comely Bank a Chicago, Illinois, USA. Comely<br />
Bank, la casa di Paul e Jean Harris, è stata chiamata come la strada di Edimburgo, in Scozia, dove<br />
Jean è vissuta da bambina. Dicembre 1942.
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 3<br />
L’evoluzione temporale<br />
della prassi rotariana<br />
Il concetto e la prassi rotariana hanno<br />
evoluto continuamente nel tempo seguendo<br />
l’esempio di Paul Harris, il quale<br />
disse: «Il mondo sta cambiando e anche noi<br />
dobbiamo essere pronti a cambiare».<br />
La definizione attuale del <strong>Rotary</strong> è la seguente:<br />
il <strong>Rotary</strong> è una associazione di <strong>Rotary</strong><br />
<strong>Club</strong> sparsi nei cinque Continenti; i <strong>Rotary</strong><br />
<strong>Club</strong> sono costituiti da Persone, di ambo i<br />
sessi, appartenenti al mondo degli affari, delle<br />
professioni e dei servizi comunitari, unite<br />
fondamentalmente nell’ideale del servire, in<br />
altri termini nell’essere di aiuto al prossimo<br />
senza interessi personali: Service above self.<br />
Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong>?<br />
Il <strong>Rotary</strong> è nato il 23 febbraio 1905 a<br />
Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato<br />
Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai<br />
quali espose l’idea, che gli frullava nella testa<br />
da tanto tempo a seguito di tante esperienze<br />
di vita, soprattutto quelle dell’ultimo<br />
periodo della vita in una città turbolenta e<br />
scarsa in concetti ed azioni legali e corrette.<br />
Egli pensava che un club costituito da persone<br />
di attività di lavoro completamente diverse<br />
(da cui il concetto di classifica)<br />
avrebbe favorito l’insorgere di rapporti di<br />
amicizia utili a loro stessi ed agli altri. I tre<br />
amici erano: Silvester Schiele, commerciante<br />
di carbone, primo presidente del <strong>Club</strong>; Gustavus<br />
E. Loehr, fondatore di una società<br />
commerciale; Hiram E. Shorey, proprietario<br />
di una sartoria. Successivamente, Hiram<br />
non mantenne l’adesione al <strong>Club</strong>. Le adesioni<br />
al <strong>Club</strong> aumentarono rapidamente: lo<br />
stesso Paul Harris ricorda che un certo <strong>numero</strong><br />
di aderenti lasciarono il club, perché<br />
non ritenuto particolarmente utile per loro.<br />
L’obbligo della frequenza era tassativo. Se-<br />
Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong><br />
PDG Angelo Cherchi<br />
condo Paul Harris, i Soci del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di<br />
Chicago avevano in così grande considerazione<br />
l’amicizia dei loro compagni che misero<br />
da parte ogni discussione politica e religiosa<br />
nel timore che questa potesse<br />
diventare fonte di dissidio, e furono ben ricompensati<br />
per la loro previdenza. Infatti,<br />
fin dall’inizio in tale <strong>Club</strong> esistevano soci di<br />
varia provenienza (americani, inglesi, tedeschi,<br />
ebrei) e di diversa religione (protestanti,<br />
cattolici, ebrei).<br />
Il nome di <strong>Rotary</strong> originò dall’abitudine<br />
iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di lavoro<br />
dei singoli Soci, abitudine abbandonata<br />
quando il <strong>numero</strong> degli aderenti era<br />
notevolmente cresciuto, per cui iniziarono a<br />
riunirsi in vari ristoranti od alberghi per un<br />
pranzo o per la cena. L’amicizia tra i Soci<br />
crebbe rapidamente, costituendo l’elemento<br />
collante del <strong>Club</strong> e costituendo l’elemento<br />
iniziale della futura Prima Via d’azione. L’interesse<br />
personale dei primi Rotariani era certamente<br />
elevato, sia dal punto di vista spirituale<br />
che pratico, ma questo elemento<br />
personale non risultò sufficiente. Nacque<br />
pertanto un progetto di servizio alla Comunità<br />
di Chicago, consistente nell’organizzare<br />
Servizi Pubblici, allora completamente mancanti;<br />
l’iniziativa ebbe notevole successo, trasformando<br />
implicitamente il <strong>Club</strong> in una<br />
struttura di Servizio, prodromo della futura<br />
Terza via d’azione (Community Service).<br />
L’idea vincente di un <strong>Club</strong> composto da<br />
Persone di sesso maschile, appartenenti al<br />
mondo delle imprese e delle professioni,<br />
volto a sviluppare amicizie personali, ad<br />
agire in favore del prossimo, essendo anche<br />
tollerante in materia di razze e di religione<br />
portò rapidamente alla nascita di altri <strong>Club</strong>
4 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
negli Stati Uniti: 1908, San Francisco; 1909:<br />
Oakland, California; Seattle; Los Angeles;<br />
New York.<br />
Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso<br />
(Convention) del <strong>Rotary</strong>, che divenne<br />
la National Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s<br />
(Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario<br />
Chelsie Perry). L’annata rotariana<br />
cominciò ad iniziare con il primo luglio.<br />
Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà,<br />
ammesso al <strong>Rotary</strong> nell’anno seguente; e il<br />
<strong>Rotary</strong> divenne l’International Association of<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s.<br />
Nello stesso Congresso fu approvata una<br />
piattaforma, elaborata dal RC di Seattle,<br />
tendente a colmare uno spazio lasciato vuoto<br />
nello statuto e nei regolamenti, mettendo in<br />
evidenza l’importanza della condotta morale<br />
e dei valori etici negli affari, cui si aggiunse<br />
lo slogan coniato da Sheldon: «Guadagna di<br />
più chi serve meglio».<br />
Nel 1911-12 il <strong>Rotary</strong> attraversò l’Atlantico:<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Londra, Dublino, Belfast.<br />
Successivamente il <strong>Rotary</strong> si è ulteriormente<br />
e continuamente esteso a tutto il<br />
mondo, fino a raggiungere negli ultimi tempi<br />
Mosca e la Cina.<br />
In questa sede noi siamo attualmente interessati<br />
a seguire l’andamento della base<br />
teorica e strutturale della nostra organizzazione.<br />
Nel 1915 il <strong>Rotary</strong> si diede un <strong>Rotary</strong><br />
Code of Ethics permettendo all’associazione<br />
di assumere la leadership nel combattere la<br />
corruzione e le pratiche d’affari scorrette,<br />
portando, assieme allo slogan «Guadagna di<br />
più chi serve meglio», all’aurea regola: «Fa’<br />
per gli altri tutto ciò che gli altri vuoi che<br />
facciano per te».<br />
Quando il <strong>Rotary</strong> giunse in Italia, questo<br />
Codice fu malamente accettato dai nostri<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>, perché modesto come Codice<br />
etico, essendo limitato al mondo degli affari.<br />
Lo stesso Codice rappresentò uno dei contrasti<br />
tra la Chiesa Cattolica ed il <strong>Rotary</strong> assieme<br />
all’accusa di essere il <strong>Rotary</strong> una propaggine<br />
della Massoneria. Il problema fu<br />
almeno temporaneamente risolto grazie all’opera<br />
instancabile del nostro grande rotariano<br />
Ranelletti, del Presidente Internazio-<br />
nale, il cattolico messicano Sutton, e del gesuita<br />
Padre LaRosa. Paul Harris non era<br />
mai stato massone. Lo stesso Paul Harris nel<br />
valutare queste accuse, nel contesto della libertà<br />
religiosa del <strong>Rotary</strong>, liquidò il problema<br />
con le seguenti parole: «ovviamente ci<br />
sono rotariani che sono anche massoni, ma<br />
ci sono anche rotariani che sono anche cattolici;<br />
fuori del <strong>Rotary</strong> possono essere qualsiasi<br />
cosa, ma dentro il <strong>Rotary</strong> sono soltanto<br />
degli amici».<br />
Tuttavia, il Codice etico subì continue<br />
riserve portando a notevoli variazioni, come<br />
risulta ancora oggi dalle varie edizioni del<br />
Manuale di Procedura, tanto da portare al<br />
suo oscuramento: solo da poco, nella recente<br />
rassegna storica sulla seconda Via<br />
d’azione del <strong>Rotary</strong>, quella Professionale<br />
(Vocational Service), il <strong>Rotary</strong> ha orgogliosamente<br />
riaffermato che la seconda Via<br />
d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte essenziale<br />
dello spirito del <strong>Rotary</strong>, tanto che<br />
anche il primo <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> aveva organizzato<br />
una commissione sulle metodiche degli<br />
affari. Come si è già ricordato, il <strong>Rotary</strong><br />
aveva accettato il motto ideato da Arthur<br />
Frederick Shelton «He profits Most Who<br />
Serves Best». D’altra parte, il sistema delle<br />
classifiche ha rappresentato fin dall’inizio<br />
uno degli aspetti più significativi dell’associazione<br />
ed elemento qualificante della sua<br />
futura fenomenale crescita. Lo stesso Paul<br />
Harris considerava il singolo Rotariano<br />
come la connessione tra l’idealismo del <strong>Rotary</strong><br />
e la sua impresa o la sua professione.<br />
Come si è già ricordato, il Codice etico,<br />
adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori<br />
il capofila della lotta contro la corruzione<br />
e le scorrette pratiche negli affari.<br />
Tuttavia, il codice fu progressivamente contestato<br />
fino al suo oscuramento, ma i motti<br />
essenziali rimasero vivi, tanto da essere ancora<br />
i Motti del <strong>Rotary</strong>, in primis «Service<br />
Above Self» e poi «They Profits Most Who<br />
Serves Best». Il <strong>Rotary</strong> ha continuato a influenzare<br />
la seconda Via d’Azione, a cominciare<br />
dal test delle Quattro Domande, proposto<br />
dal Herbert J. Taylor nel 1943 come<br />
componente ufficiale dell’Ideale del Servizio<br />
Professionale, trasfuso nell’Oggetto del Ro-
tary: seguire elevati standard etici negli affari;<br />
dignità di tutte le occupazioni utili;<br />
considerare tutte le occupazioni come opportunità<br />
per servire la società; trasfusione<br />
del servizio professionale dal singolo Rotariano<br />
al <strong>Club</strong>; promozione dello scambio<br />
dei gruppi di studio (1965); organizzazione<br />
di laboratori di addestramento professionale<br />
e di seminari organizzativi; la dichiarazione<br />
dei Rotariani sulle imprese e sugli<br />
elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori<br />
sviluppi: Programma dei volontari rotariani;<br />
correttezza nei rapporti d’affari o professionali<br />
tra rotariani; sviluppo di rapporti di<br />
amicizia tra rotariani; lotta contro l’analfabetismo;<br />
riduzione della povertà; miglioramento<br />
della salute.<br />
Nel 1952-53 gli Scopi del <strong>Rotary</strong> sono diventati<br />
lo Scopo del <strong>Rotary</strong> con Quattro Vie<br />
d’Azione (Azione interna, professionale, di<br />
pubblico interesse, internazionale), cui recentemente<br />
si è aggiunta la quinta Via, dedicata<br />
ai Giovani.<br />
L’Azione di pubblico interesse (Community<br />
Service) concerne tutti i rapporti del<br />
singolo rotariano e dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> con la<br />
comunità in cui vive ed agisce, come è stato<br />
molto analiticamente precisato dal Congresso<br />
del 1923 (23-34) e dalle successive integrazioni<br />
e modifiche fino alla dichiarazione<br />
del 1992 (COL 92-286), estesa anche<br />
ai Corpi Rotariani Comunitari.<br />
L’Azione Internazionale ha preso piede<br />
dalla dichiarazione del 1919-20 sulla necessità<br />
della Pace e della Buona Volontà; è ribadita<br />
nel 1951-52 come sviluppo della comprensione,<br />
la buona volontà e la pace tra le<br />
nazioni. Il <strong>Rotary</strong> ha ribadito le responsabilità<br />
dei singoli rotariani e dei <strong>Club</strong> nelle relazioni<br />
tra diverse nazioni. La sua attività si<br />
esplica in molteplici modi, tra cui il World<br />
Community Service (Azione di Pubblico interesse<br />
mondiale), lotta contro la fame,<br />
scambio di visite tra rotariani, Comitati interpaese,<br />
Gruppi di amici rotariani, professionali<br />
o di svago.<br />
Nei vari momenti della sua storia il <strong>Rotary</strong><br />
ha preso iniziative in favore dei giovani,<br />
iniziative riassunte nel capitolo dedicato alla<br />
Quinta Via (Nuove Generazioni) nel Ma-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 5<br />
nuale di Procedura (Interact, Rotaract,<br />
RYLA, Scambio di giovani, Scambio di<br />
Nuove Generazioni).<br />
Ma il punto più elevato della sua storia il<br />
<strong>Rotary</strong> lo ha raggiunto con l’istituzione della<br />
<strong>Rotary</strong> Foundation, nata da una idea geniale<br />
di Arch Klemph e formalizzata in seguito<br />
come società senza fini di lucro (1983), che<br />
fornisce, attraverso contribuzioni volontarie<br />
di rotariani e di altri che liberamente vi concorrono,<br />
aiuti di carattere umanitario, culturale,<br />
educativo. Le principali erogazioni<br />
erano le seguenti: Borse di studio, Borse per<br />
docenti universitari, Scambi di gruppi di<br />
studio, Sovvenzioni paritarie, Sovvenzioni<br />
distrettuali semplificate, 3H, tutte sotto i<br />
princìpi e la guida della <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />
Ma l’apice della sua attività la <strong>Rotary</strong><br />
Foundation lo ha raggiunto partecipando<br />
alla campagna di vaccinazione Polio Plus assieme<br />
al CDC di Atlanta e all’Unicef.<br />
L’azione interna costituisce l’elemento<br />
essenziale per le’attività del <strong>Club</strong> di appartenenza<br />
dedicata alla vita del <strong>Club</strong> medesimo<br />
e a tutte le Altre attività rotariane.<br />
L’azione professionale di cui a lungo si è<br />
parlato costituisce tuttora un elemento essenziale<br />
per il <strong>Rotary</strong>, come autorevolmente<br />
si è ribadito nei Consigli di Legislazione del<br />
1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei Rotariani<br />
sulle Professioni: richiedere ed ottenere<br />
elevati standard etici e considerare il<br />
valore sociale delle professioni in rapporto ai<br />
bisogni e ai problemi della società.<br />
L’azione di interesse pubblico richiama i<br />
rotariani al servizio in favore della comunità<br />
in cui vive ed opera.<br />
L’azione internazionale ha come scopo finale<br />
lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i<br />
paesi di tutto il mondo.<br />
L’organizzazione funzionale del <strong>Rotary</strong><br />
ha subito in questi ultimi anni due importanti<br />
trasformazioni ad opera del piano direttivo<br />
del Distretto e di quello del <strong>Club</strong>. Il<br />
Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente<br />
da una commissione voluta nel<br />
1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata<br />
nel 1992 ha portato a due importanti<br />
conseguenze: la nascita della figura dell’As-
6 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
sistente del Governatore; la modifica delle<br />
Commissioni distrettuali.<br />
Inoltre, il nuovo Piano direttivo del <strong>Club</strong><br />
porta profonde modificazioni all’organizzazione<br />
del <strong>Club</strong>, rendendola più agile e funzionale.<br />
Le cinque vie d’azione costituiscono<br />
tuttora la base filosofica e pratica delle attività<br />
del <strong>Club</strong>, cui devono inspirarsi le Commissioni<br />
del <strong>Club</strong>, le quali sono state semplificate.<br />
Le Commissioni di base, permanenti,<br />
sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche relazioni<br />
del <strong>Club</strong>, Amministrazione del <strong>Club</strong>,<br />
Progetti di servizio, Fondazione <strong>Rotary</strong>. Queste<br />
Commissioni sono in armonia con i due<br />
Piani direttivi, distrettuale e di <strong>Club</strong>, e possono<br />
essere integrate con qualsiasi altro Comitato<br />
o Commissione che il club ritenga necessario<br />
ed utile.<br />
Infine, l’attività del <strong>Rotary</strong> attualmente<br />
viene aggiornata e potenziata dai Piani Strategici<br />
del <strong>Rotary</strong> International e della Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong>.<br />
L’ultima versione del Piano Strategico<br />
del <strong>Rotary</strong> International possiede una chiara<br />
Visione tendente a far diventare il <strong>Rotary</strong><br />
l’organizzazione di servizio preferita. Il<br />
Piano possiede tre priorità strategiche, così<br />
riassunte: potenziare i club, accrescere<br />
l’azione umanitaria, migliorare l’immagine<br />
pubblica del <strong>Rotary</strong>, tutte basate sui seguenti<br />
Valori fondamentali: servizio, amicizia,<br />
diversità, integrità, leadership, chiaramente<br />
riassunti nel motto: Servire al di<br />
sopra di ogni interesse personale.<br />
Il Piano strategico sta modificando profondamente<br />
anche tutta l’attività della Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong> per renderla atta a promuovere<br />
la comprensione, la buona volontà e la<br />
pace nel mondo, migliorando le condizioni<br />
di salute, sostenendo l’educazione ed attenuando<br />
la povertà.<br />
La strada per l’avvenire del <strong>Rotary</strong> è<br />
brillantemente aperta.<br />
■<br />
Giovedì 6 dicembre si sono svolte le elezioni per la nomina<br />
del Presidente per l’a.r. 2014-2015 e per il Consiglio<br />
Direttivo che collaborerà con Francesco Birocchi nel<br />
prossimo anno rotariano 2013-2014.<br />
Mario Figus è stato eletto Presidente per il 2014-2015, mentre<br />
per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Francesco<br />
Birocchi sono stati eletti: Michele Bajorek, Salvatore Ferro,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Maria Luigia Muroni,<br />
Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Michele Rossetti a cui bisogna<br />
aggiungere il PP Mauro Manunza che ne fa parte per diritto.<br />
Ai cari amici Francesco e Mario e a tutti i componenti del<br />
nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di buon lavoro<br />
da parte di tutto il <strong>Club</strong> per l’impegnativo compito che li attende.<br />
Auguri di buon <strong>Rotary</strong> a tutti.
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 7<br />
La sfida di Paul Harris<br />
Gli auguri<br />
del Presidente<br />
Pessimo periodo, questo.<br />
Crisi economica<br />
dilagante,<br />
riduzione del welfare,<br />
conflittualità sociali<br />
e duri contrasti politici,<br />
mancanza di<br />
lavoro sempre più<br />
generalizzata, famiglie<br />
in difficoltà,<br />
dilagante aumento<br />
della povertà: non<br />
sorprende che la<br />
preoccupazione coinvolga<br />
anche i rotariani,<br />
cui appare oggi maggiormente<br />
difficile lo slancio<br />
umanitario in un contesto di<br />
disagio che va espandendosi giorno<br />
dopo giorno. L’attenzione tradizionalmente<br />
rivolta a lontane aree di depressione non<br />
può non tener conto di tante precarie condizioni<br />
ormai manifeste nelle nostre province,<br />
nelle nostre città, nel nostro vicinato;<br />
ma piuttosto che allargarsi, l’azione di servizio<br />
rischia adesso di restringersi proporzionalmente<br />
all’esteso crollo delle risorse finanziarie.<br />
Com’è possibile contribuire<br />
all’azione internazionale, quando diventa<br />
problematica l’azione di pubblico interesse<br />
– cioè l’impegno per migliorare il benessere<br />
del luogo nel quale il club vive?<br />
Eppure, la nostra è una sfida che Paul<br />
Harris spiegava più o meno così: non importa<br />
tanto chiederci in che cosa debba consistere<br />
il servizio, quanto domandarci se<br />
davvero intendiamo aderire al principio che<br />
ci ispira: «Il servizio al di sopra dei propri<br />
Mauro Manunza<br />
interessi». Perciò il primo<br />
programma rotariano è<br />
di individuare un sostenibile<br />
<strong>numero</strong> di<br />
attività fra le quali<br />
scegliere quelle più<br />
consone alla propensioneindividuale<br />
e alle condizioni<br />
locali. È su<br />
questo concetto<br />
che poggia l’autonomia<br />
dei club, animati<br />
da soci disposti<br />
a impiegare tempo, lavoro<br />
e mezzi per cogliere<br />
obiettivi di raggiungibile<br />
portata. Insomma, il voler essere<br />
ingenui acchiappastelle non<br />
porta risultati. Fermo restando che non dobbiamo<br />
mai smettere di inseguire un modello<br />
di perfezione: il <strong>Rotary</strong> si sforza di contribuire<br />
all’avanzamento del progresso (civile,<br />
sociale, morale), e il progresso – diceva<br />
Oscar Wilde – è la realizzazione dell’utopia.<br />
Queste riflessioni derivano – a metà dell’anno<br />
rotariano – dalla verifica del lavoro<br />
impostato dalle commissioni del nostro<br />
club, che fin dal luglio scorso si son guardate<br />
attorno per programmare obiettivi da<br />
conseguire con impegno rivolto alla concretezza.<br />
Ci sono progetti in itinere da eseguire,<br />
perché i risultati si concretizzano nella continuità<br />
stessa del servizio (ad esempio iniziative<br />
per raccogliere risorse da destinare<br />
alla Fondazione <strong>Rotary</strong>, o il Progetto di tirocinio<br />
atipico che si sviluppa in collaborazione<br />
con il Servizio sociale per minorenni,
8 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
l’attività di Vela solidale per i giovani portatori<br />
di handicap, la campagna per la prevenzione<br />
delle tossicodipendenze, la<br />
diffusione nelle scuole dell’importanza della<br />
donazione di sangue); ci sono progetti da<br />
portare a compimento (d’interesse sociale,<br />
culturale, ambientale, sanitario a livello territoriale);<br />
ci sono azioni di respiro regionale,<br />
distrettuale e anche internazionale (educazione<br />
rotariana, Progetto per contrastare le<br />
malformazioni congenite avviato con il club<br />
di Mosca con noi gemellato); ci sono infine<br />
nuove idee e progetti embrionali che si<br />
spera trovino concretezza nella seconda<br />
metà dell’anno, mentre non è trascurata la<br />
collaborazione nella sfera interclub.<br />
Particolare attenzione è dedicata alle<br />
nuove generazioni e dunque al Rotaract e<br />
allo scambio-giovani. Il Ryla messo in cantiere<br />
riguarda un tema attinente al progetto<br />
distrettuale “Legalità e cultura dell’etica”<br />
(che intanto ha la nostra piena collaborazione).<br />
E indubbio interesse ha raccolto,<br />
fino ad ora, la serie di conversazioni che<br />
sono al centro delle riunioni settimanali e<br />
che riguardano argomenti di alto richiamo<br />
culturale e d’attualità così com’è nella con-<br />
solidata tradizione del nostro club; il principale<br />
filo conduttore che collega i momenti<br />
di questa attività è il concetto di carità, e<br />
grande attenzione è dedicata anche a temi<br />
strettamente rotariani (all’insegna del motto<br />
parliamo di noi e del nostro impegno).<br />
Notizie non buone sul fronte dell’effettivo:<br />
negli ultimi anni – questo compreso –<br />
l’organico ha preso a diminuire anziché ad<br />
aumentare. È un problema non solo nostro<br />
ma generale, di carattere internazionale, che<br />
sembra legato al lungo periodo di una diffusa<br />
crisi produttrice di confusione, preoccupazione,<br />
diffidenza e disattenzione alla<br />
socialità. I soci ne sono consci e sono chiamati<br />
a far conoscere all’esterno la natura<br />
umanitaria del <strong>Rotary</strong>, perché il reclutamento<br />
sia meno problematico e dia buoni<br />
frutti nel momento in cui si avverte maggiore<br />
il bisogno di azione solidaristica.<br />
È anche con questa speranza, e nello spirito<br />
del Natale, che assieme a Mariangela abbraccio<br />
in un sincero augurio di buone feste<br />
e sereno 2013 tutti i soci e i familiari, le amiche<br />
dell’Inner Wheel, i giovani rotaractiani<br />
e gli ospiti stranieri.<br />
■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 9<br />
La Fondazione <strong>Rotary</strong><br />
Storia e programmi<br />
Nello scrivere questo articolo ho ripreso<br />
la mia conversazione svolta al<br />
club l’8 novembre 2012 in occasione<br />
del mese dedicato alla Fondazione dal R.I.<br />
Che cos’è la Fondazione <strong>Rotary</strong>, com’è<br />
organizzata e qual è il suo scopo.<br />
Nel lontano 1917 Arch Klump, allora Presidente<br />
del <strong>Rotary</strong> International, propose di<br />
istituire un fondo di dotazione costituito da<br />
26,50 USD e destinato a “fare del bene nel<br />
mondo”, motto ancora oggi utilizzato dalla<br />
Fondazione. Nel 1928 il fondo superò i 5.000<br />
USD, nel contempo fu ribattezzato “Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong>” e diventò un’entità autonoma<br />
all’interno del <strong>Rotary</strong> International. Due<br />
anni dopo la Fondazione elargì la prima<br />
sovvenzione, devolvendo 500 USD alla<br />
I.S.C.C. – la società internazionale per bambini<br />
paralitici creata dal Rotariano Edgar<br />
Allen; con il tempo la società si sviluppò<br />
nell’organizzazione internazionale Easter<br />
Seals ancor oggi attiva.<br />
La Fondazione risentì sia della crisi economica<br />
della Grande Depressione che degli<br />
effetti della seconda guerra mondiale, ma si<br />
riprese nel dopoguerra, quando l’esigenza di<br />
promuovere la pace si fece sentire ovunque<br />
nel mondo. Nel 1947, alla morte del nostro<br />
fondatore, Paul Harris, i contributi versati<br />
dai Rotariani di tutto il mondo alla sua memoria<br />
ne segnarono la rinascita finanziaria.<br />
Quello stesso anno fu istituito il primo<br />
programma educativo, precursore delle<br />
Borse degli Ambasciatori. Nel 1965-1966 furono<br />
lanciati tre nuovi programmi: scambi<br />
L’impegno internazionale<br />
Salvatore Fozzi<br />
di gruppi di studio, sovvenzioni per l’avviamento<br />
professionale e sovvenzioni per la<br />
realizzazione dell’obiettivo della Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong> – in seguito sfociato nel programma<br />
Sovvenzioni paritarie.<br />
Dalla prima donazione di 26,50 USD del<br />
1917, il sostegno alla Fondazione ha ricevuto<br />
contributi per oltre 1 miliardo di USD.<br />
Più di 70 milioni sono stati raccolti nel solo<br />
anno rotariano 2003-04. A oggi, più di un<br />
milione di sostenitori si fregiano del titolo<br />
onorifico di Amico di Paul Harris o Amico<br />
plurimo di Paul Harris.<br />
Tutti sappiamo cosa sono i PHF (Paul<br />
Harris Fellow), voglio ricordarlo specialmente<br />
per i soci di recente acquisizione. Si tratta di<br />
una speciale onorificenza che viene conferita<br />
a ogni persona, rotariana o non rotariana,<br />
che versa, o a nome della quale vengono<br />
versati alla fondazione 1000 USD (o<br />
l’equivalente in altra valuta). Versamenti successivi<br />
di pari entità danno luogo alla attribuzione<br />
alla stessa persona di PH plurimi, da<br />
una a cinque pietre blu. Esistono ulteriori riconoscimenti<br />
aggiuntivi di carattere superiore<br />
(pietre rosse (rubino) sino a tre) a cui si aggiungono<br />
i benefattori della Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong> e cioè coloro che versano in contanti<br />
o lasciano in testamento al Fondo Permanente<br />
della <strong>Rotary</strong> Foundation somme eguali<br />
o superiori a mille dollari. Se la somma versata<br />
è superiore a 10.000 USD i donatori vengono<br />
iscritti in una particolare categoria chiamata<br />
Bequest Society o lasciti testamentari.<br />
Questo costante sostegno da parte dei<br />
Rotariani di tutto il mondo continua ad assicurare<br />
il futuro della Fondazione e del suo
10 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
operare per la pace e la comprensione<br />
internazionale.<br />
Buona parte dei programmi<br />
della Fondazione si<br />
sono potuti realizzare grazie<br />
al sostegno e ai contributi conosciuti<br />
come “ogni rotariano<br />
ogni anno” che i rotariani<br />
di tutto il mondo versano<br />
volontariamente al “fondo<br />
annuale programmi”. Tali<br />
contributi hanno superato i<br />
cento milioni di USD, raggiungendo<br />
nel 2007-2008 la<br />
cifra record di 114,8 milioni di<br />
dollari.<br />
La donazione, che consiste<br />
nel versamento di cento<br />
dollari l’anno a socio, cifra<br />
che equivale oggi a circa 77<br />
euro, consente di realizzare<br />
progetti umanitari di portata<br />
eccezionale in tutto il<br />
mondo.<br />
La missione della Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong> è quella di affiancare<br />
e sostenere il <strong>Rotary</strong><br />
International nella realizzazione<br />
del suo Scopo, ossia<br />
di promuovere l’intesa, la<br />
tolleranza e la pace tra i popoli<br />
mediante iniziative umanitarie<br />
e culturali condotte a<br />
livello locale, nazionale e internazionale.<br />
In particolare il consiglio<br />
centrale del RI e il consiglio<br />
di amministrazione della<br />
fondazione puntano al conseguimento<br />
di alcuni obiettivi<br />
principali dell’associazione,<br />
come ad esempio<br />
l’eliminazione completa e<br />
definitiva della poliomielite<br />
attraverso la campagna PolioPlus,<br />
la famosa forbice del<br />
“basta così poco”, indovinato<br />
slogan pubblicitario che<br />
ha coinvolto tanti personaggi<br />
famosi, continua a stringersi.<br />
Nell’arco del 2012 (fino al 24 ottobre) sono stati riscontrati<br />
solo 175 casi di polio contro i 489 dell’analogo periodo del<br />
2011. In India, da sempre annoverata tra i paesi endemici,<br />
l’ultimo caso risale al 13 gennaio 2011. Anche se i nuovi casi<br />
di polio sono al livello più basso della storia non bisogna abbassare<br />
la guardia. Se l’eradicazione globale fallisce, la polio<br />
potrebbe riaffiorare e purtroppo vanificare almeno in<br />
parte tutto il lavoro finora svolto. Questo risultato è stato<br />
possibile non solo grazie ai contributi dei rotariani ma anche<br />
alla donazione di 355 milioni di dollari da parte della<br />
Fondazione Bill e Melinda Gates. La stessa si è impegnata<br />
con una recente decisione a pagare gli interessi su un prestito<br />
che la Banca di Sviluppo Islamico fornirà al governo<br />
del Pakistan per l’eradicazione totale della Polio in quel<br />
paese. In aggiunta il <strong>Rotary</strong> International ha da poco deciso<br />
di mettere a disposizione 75 milioni di dollari in tre anni a<br />
favore della Global Polio Eradication Initiative. Il <strong>Rotary</strong> che<br />
ha già contribuito con quasi 1,2 miliardi di dollari ha annunciato<br />
la propria decisione il 27 settembre scorso in occasione<br />
di una importante riunione sull’eradicazione della<br />
polio, convocata dal segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-<br />
Moon durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a<br />
New York. Dagli ultimi dati risulta che il <strong>Rotary</strong> e i suoi partner<br />
hanno raggiunto ad oggi più di 2,5 miliardi di bambini<br />
con il vaccino anti polio orale prevenendo più di 8 milioni<br />
di casi di paralisi e centinaia di migliaia di morti in età infantile.<br />
Come è organizzata la R.F.: il consiglio di amministrazione<br />
della Fondazione è composto da 15 membri nominati<br />
dal Presidente internazionale con l’approvazione del consiglio<br />
centrale ed è amministrato da un segretario generale che<br />
è il massimo dirigente della fondazione stessa, il quale so-
vraintende alla sua amministrazione e alle sue<br />
finanze seguendo le direttive del consiglio di<br />
amministrazione e del suo presidente. Lo storico<br />
segretario generale Ed Futa, che ha lasciato<br />
l’incarico alla fine dello scorso anno,<br />
nella sua relazione di chiusura al 31-12-2011<br />
ci informa che la nostra Fondazione continua<br />
ad essere finanziariamente solida e che<br />
le riserve ammontavano a quella data a 134<br />
milioni di dollari. Aggiungo inoltre che dovremmo<br />
sentirci orgogliosi che la nostra Fondazione<br />
sia efficiente e abbia una gestione dei<br />
nostri soldi molto oculata e trasparente. Negli<br />
ultimi dieci anni l’88% delle risorse della<br />
Fondazione sono state spese per i programmi,<br />
a fronte di un media del 65% che<br />
usualmente viene attribuita a questo tipo di<br />
organizzazioni senza scopo di lucro. La spesa<br />
totale per i programmi nell’anno 2010-2011<br />
è stata di 227 milioni di USD, di cui 78 milioni<br />
destinati al programma Polio Plus e alle<br />
relative attività, e 150 milioni utilizzati per finanziare<br />
direttamente progetti umanitari, iniziative<br />
per l’eradicazione della Polio, progetti<br />
educativi e altri programmi. Da questi numeri<br />
rileviamo che i costi di gestione incidono<br />
solo per il 5-6% sul totale, percentuale molto<br />
inferiore a quella di altre organizzazioni<br />
similari.<br />
Tra cinque anni, nel 2017, la Fondazione<br />
celebrerà il primo secolo di vita ed è per solennizzare<br />
questa importante ricorrenza che<br />
i nostri dirigenti internazionali hanno deciso<br />
l’attuazione del “Piano di Visione Futura”<br />
pensato per la realizzazione di progetti sostenibili<br />
finalizzati ad una maggiore visibilità<br />
all’esterno. Lo stesso programma è stato<br />
sperimentato per tre anni (2009-2012) da<br />
100 Distretti pilota nel mondo, tra cui anche<br />
il nostro distretto 2080.<br />
Il piano, oltre a innovare i processi operativi,<br />
praticamente sburocratizzandoli e<br />
rendendoli più agili, ha voluto concentrare<br />
la sua attuazione su 6 aree prioritarie di intervento<br />
che, di fatto, coprono le più importanti<br />
emergenze dei bisogni delle popolazioni<br />
nel mondo.<br />
Dal prossimo primo luglio 2013 tutti i distretti<br />
del mondo dovranno attivare il nuovo<br />
piano di Visione Futura.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 11<br />
Quali sono oggi le sovvenzioni della<br />
<strong>Rotary</strong> Foundation alla luce del Piano<br />
di Visione Futura.<br />
Premetto intanto, prima di descriverle,<br />
che tutti i club all’atto della presentazione<br />
delle domande per le sovvenzioni dovranno<br />
essere “qualificati” on-line ed essere in possesso<br />
di requisiti finanziari e di buona amministrazione,<br />
con l’apertura di un conto<br />
bancario dedicato alla gestione delle sovvenzioni.<br />
Sovvenzioni distrettuali: sono sovvenzioni<br />
in blocco che consentono ai club e ai<br />
distretti di rispondere ai bisogni immediati<br />
delle comunità locali e internazionali. I distretti<br />
possono richiedere annualmente fino<br />
al 50 per cento dei FOOD (Fondo di Designazione<br />
Distrettuale) disponibili per una<br />
sovvenzione, oppure possono utilizzare<br />
meno del 50 per cento ed applicare la rimanenza<br />
al programma PolioPlus o ad una<br />
sovvenzione globale. Il distretto si occupa di<br />
gestire e distribuire i fondi per finanziare le<br />
attività sponsorizzate dai club o dal distretto,<br />
incluse le squadre di formazione<br />
professionale, le borse di studio ed i progetti<br />
di servizio umanitario, purché queste attività<br />
rientrino nella missione della Fondazione.<br />
Sovvenzioni globali: consentono di partecipare<br />
ad attività più strategiche e ad alto<br />
impatto con il supporto della Fondazione tra<br />
i 15.000 e i 200.000 USD. Queste sovvenzioni<br />
sono state ideate per finanziare progetti<br />
umanitari di maggiore portata, oltre che<br />
squadre di formazione professionale e borse<br />
di studio, con risultati sostenibili e misurabili<br />
in una o più aree di intervento. Le attività<br />
possono essere eseguite individualmente<br />
o insieme ad altre.<br />
Sovvenzioni globali predefinite: sono<br />
programmi sviluppati dalla Fondazione e<br />
dai suoi partner strategici, organizzazioni<br />
che operano nelle aree di intervento, le quali<br />
possono offrire supporto finanziario, tecnico<br />
o promozionale per i progetti delle sovvenzioni<br />
globali. Il Fondo mondiale e il partner<br />
strategico contribuiscono al 100 per
12 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
cento del finanziamento, mentre è compito<br />
dei rotariani implementare il progetto della<br />
sovvenzione attraverso la loro opera.<br />
Vorrei citare due importanti partner strategici<br />
della Fondazione: l’Aga Khan University<br />
e la Mercy Ships. La prima è<br />
un’agenzia dell’Aga Khan Development Network<br />
che si sta concentrando sull’aumento<br />
di <strong>numero</strong> e di abilità dei professionisti nei<br />
Paesi in via di sviluppo offrendo loro l’accesso<br />
all’istruzione superiore e alla ricerca,<br />
e in questo momento si sta occupando di due<br />
progetti: “Formazione degli educatori del<br />
settore sanitario” e “Borse di studio di infermieristica”.<br />
L’area d’intervento è relativa<br />
all’ambito “Salute materna e infantile”<br />
mentre i paesi interessati sono Kenya, Tanzania<br />
e Uganda.<br />
La Mercy Ships, altro strategico partner<br />
della Fondazione, utilizza la sua nave ospedale<br />
all’avanguardia, l’Africa Mercy, per fornire<br />
cure sanitarie gratuite, di alta qualità,<br />
creando capacità e sviluppo sostenibile per<br />
gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo che<br />
non hanno accesso all’assistenza medica.<br />
Attualmente porta avanti il progetto “Squadra<br />
di formazione professionale e di assi-<br />
stenza medica con Mercy Ships” nell’ambito<br />
del quale i Rotariani organizzano squadre di<br />
formazione professionale in campo medico<br />
per eseguire, o assistere, interventi chirurgici<br />
salva-vita e fornire formazione ai professionisti<br />
locali del settore medico. L’area d’intervento<br />
è quella della “prevenzione e cura<br />
delle malattie”, i paesi interessati sono Togo<br />
e Guinea.<br />
Come abbiamo visto i partner strategici<br />
del <strong>Rotary</strong> forniranno risorse e conoscenze<br />
tecniche indispensabili alla realizzazione di<br />
progetti reciproci di natura benefica che<br />
contribuiscono a migliorare ed agevolare le<br />
opportunità di intervento da parte dei rotariani.<br />
Ho accennato prima alle squadre di formazione<br />
professionale. Le stesse sono entità<br />
che viaggiano all’estero e rispondono, o studiano<br />
come rispondere a problemi in una o<br />
più aree di intervento. Ogni squadra deve essere<br />
composta come minimo da un rotariano<br />
capo gruppo e da tre partecipanti non<br />
rotariani. Non esistono limiti al <strong>numero</strong> o all’età<br />
dei partecipanti alla squadra, ma tutti<br />
i partecipanti di una singola squadra dovrebbero<br />
avere conoscenze professionali col-
legate agli obiettivi della sovvenzione nell’area<br />
di intervento.<br />
Ed infine le borse di studio. Le borse di<br />
studio sono finanziate dalle sovvenzioni distrettuali<br />
o da quelle globali. Le sovvenzioni<br />
distrettuali non hanno restrizioni per i<br />
vari livelli (laurea o corsi post laurea), durata<br />
o campo di studio. I distretti possono<br />
sviluppare i propri criteri per i borsisti, determinare<br />
l’importo della borsa, finanziare<br />
gli studenti che frequentano università del<br />
posto e le borse di studio non hanno requisiti<br />
di internazionalità.<br />
Le sovvenzioni globali sostengono invece<br />
studi internazionali, post laurea, correlati<br />
alle aree di intervento per periodi di studio<br />
da uno a quattro anni. Gli interessati dovranno<br />
anche fornire alla Fondazione i risultati<br />
accettabili degli esami di lingua<br />
presso organismi approvati dalla Fondazione,<br />
se i candidati verranno assegnati a<br />
sedi di studio dove le lezioni avvengono in<br />
una lingua ufficiale diversa dalla lingua madre<br />
del borsista.<br />
Grazie al Piano di Visione Futura anche<br />
i pagamenti da parte della R.F. relativi alle<br />
sovvenzioni saranno ora elaborati più ve-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 13<br />
locemente e anche l’iter delle stesse sarà<br />
reso più agile e più trasparente consentendo<br />
inoltre ai club e ai distretti di verificare<br />
on-line in qualsiasi momento lo stato<br />
di attuazione delle loro sovvenzioni durante<br />
le varie fasi.<br />
Vi chiederete: ma perché la Fondazione<br />
ha ritenuto opportuno cambiare il modello<br />
delle sovvenzioni ed il <strong>numero</strong> delle stesse<br />
portandole da 12 dei vecchi modelli alle tre<br />
attuali?<br />
La Fondazione ha riconosciuto il bisogno<br />
di utilizzare in maniera più efficace le sue risorse.<br />
Nel 2007 la stessa spendeva il 20% del<br />
suo bilancio annuale su programmi di sovvenzioni<br />
di grande impatto e l’80% per attività<br />
a breve termine ma con un impatto<br />
minimo. Ora il nuovo modello di sovvenzioni<br />
inverte questa tendenza in quanto<br />
l’80% delle sovvenzioni andrà a finanziare<br />
progetti di grande impatto e fortemente sostenibili,<br />
consentendo così al R.I. di soddisfare<br />
quelle priorità e quegli obiettivi previsti<br />
nel piano strategico stesso.<br />
Per concludere vorrei illustrare le sei aeree<br />
di intervento proposte dalla Fondazione<br />
e gli scopi che ciascuna si prefigge:
14 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Pace e prevenzione /<br />
risoluzione dei conflitti<br />
Promuove la pratica della pace e della<br />
prevenzione/risoluzione dei conflitti attraverso:<br />
il rafforzamento degli impegni sulla<br />
pace a livello locale; la formazione dei leader<br />
locali per prevenire e mediare il conflitto;<br />
il sostegno a lungo termine dell’edificazione<br />
della pace in aree del conflitto; l’assistenza<br />
a popolazioni vulnerabili, soprattutto giovani<br />
e bambini; il finanziamento di studi su<br />
pace e risoluzione di conflitti.<br />
Prevenzione e cura delle malattie<br />
Riduce cause ed effetti delle malattie attraverso:<br />
il miglioramento delle capacità di<br />
professionisti del sistema sanitario locale;<br />
la lotta contro la diffusione dell’HIV/AIDS,<br />
malaria e altre serie di malattie; la miglioria<br />
di infrastrutture sanitarie delle comunità locali;<br />
l’educazione e la mobilitazione delle<br />
comunità per prevenire diffusione di gravi<br />
malattie; il finanziamento di studi per prevenzione<br />
e cura delle malattie.<br />
Acqua e strutture igienico-sanitarie<br />
Assicura alla popolazione l’accesso sostenibile<br />
all’acqua e alle strutture igienicosanitarie<br />
attraverso: l’aumento dell’equo accesso<br />
della comunità all’acqua potabile<br />
sicura e alle strutture igieniche basilari; il<br />
rafforzamento della capacità della comunità<br />
di sviluppare e gestire la manutenzione<br />
dei sistemi idrici e igienico-sanitari; l’educazione<br />
della comunità sull’acqua sicura, le<br />
strutture sanitarie e l’igiene; il finanziamento<br />
degli studi relativi all’acqua e alle<br />
strutture sanitarie.<br />
Salute materna e infantile<br />
Migliora la vita delle madri e dei loro<br />
figli attraverso: la riduzione del tasso di<br />
mortalità infantile dei bambini di età inferiore<br />
ai cinque anni; la riduzione del tasso si<br />
mortalità delle gestanti; il miglioramento<br />
dell’accesso ai servizi medici essenziali e ai<br />
professionisti del sistema sanitario specializzati<br />
per assistere madri e figli; il finanziamento<br />
degli studi relativi alla salute<br />
materna e infantile.<br />
Alfabetizzazione e educazione di base<br />
Promuove l’alfabetizzazione e l’educazione<br />
di tutti attraverso: la garanzia per i<br />
bambini di avere accesso ad una educazione<br />
elementare di qualità; la riduzione della disparità<br />
nell’educazione in base al sesso; l’aumento<br />
dell’alfabetizzazione degli adulti; il<br />
rafforzamento della capacità della comunità<br />
di sostenere l’alfabetizzazione e l’educazione;<br />
il finanziamento degli studi relativi<br />
all’alfabetizzazione e educazione.<br />
Sviluppo economico e comunitario<br />
Investe nelle persone per creare un miglioramento<br />
economico misurabile e duraturo<br />
nella loro vita e comunità attraverso: il rafforzamento<br />
dello sviluppo di imprenditori e leader<br />
della comunità, soprattutto donne, nelle<br />
comunità povere; lo sviluppo delle opportunità<br />
per un lavoro decente e produttivo, soprattutto<br />
per i giovani; la realizzazione della<br />
capacità delle organizzazioni locali e dei network<br />
della comunità di sostenere lo sviluppo<br />
economico; il finanziamento degli studi relativi<br />
allo sviluppo economico e comunitario.<br />
Gli amministratori della Fondazione hanno<br />
identificato queste aree come prioritarie<br />
per risolvere questioni umanitarie critiche.<br />
Grazie agli interventi e alla esperienza del <strong>Rotary</strong><br />
nel mondo sarà possibile realizzare<br />
con successo i relativi progetti in queste aree.<br />
Tutti noi rotariani abbiamo il dovere di<br />
piantare i semi per il futuro della nostra<br />
Fondazione e voglio citarvi a chiusura di<br />
questo mio intervento un aneddoto che mi<br />
ha particolarmente colpito e che ben si collega<br />
con la missione della Fondazione.<br />
Un antico saggio vedendo un vecchio<br />
piantare un albero di carrubo gli domandò<br />
quando l’albero avrebbe dato il suo frutto.<br />
«Dopo 70 anni» gli rispose il vecchio. «Lei si<br />
aspetta di vivere altri 70 anni prima di mangiare<br />
il frutto del suo lavoro?» gli aveva ribadito<br />
il saggio. «Io non ho trovato una<br />
terra desolata quando sono venuto al<br />
mondo», gli rispose il vecchio, «e così come<br />
i miei padri hanno piantato gli alberi per me<br />
prima che io nascessi, io li pianto per coloro<br />
che verranno dopo di me». ■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 15<br />
Gemme di carità<br />
nella letteratura<br />
Carità: un vocabolo ricchissimo di significati<br />
e di sfumature in tutte le lingue,<br />
a cominciare dall’ebraico, in cui<br />
il termine corrispondente achabà indicava<br />
l’amore sotto tutti gli aspetti, erotici e spirituali.<br />
Nelle traduzioni della Bibbia in greco,<br />
fin dalla cosiddetta Bibbia dei 70, di epoca<br />
ellenistica, il termine in alcuni passi venne<br />
reso con agape, là dove è necessario indicare<br />
un atto di amore spirituale scambievole e che<br />
nasce dalla volontarietà, atto con il quale ci<br />
si impegna a fare il bene dell’altro; non è<br />
dunque filìa, un sentimento più istintivo e<br />
personale. A questo proposito c’è da notare<br />
che il greco antico possedeva ben 5 vocaboli<br />
che indicano amore, ciascuno dei quali con<br />
una connotazione ben precisa: agape è il<br />
meno usato in età classica, ma, grazie al suo<br />
uso sempre più frequente nei testi cristiani<br />
bizantini è quello che è prevalso su tutti, anche<br />
nella forma verbale, nel greco moderno.<br />
Giotto di Bondone, San Paolo, 1291-1295 circa<br />
Un vocabolo denso di significati<br />
Maria Grazia Vescuso<br />
Nel latino charitas, dunque, si sovrappongono<br />
gradazioni e sfumature di significato,<br />
che rendono il vocabolo fortemente<br />
polisemico, soprattutto nei testi cristiani:<br />
c’è la volontarietà di un’azione che nasce da<br />
un sentimento, solo inizialmente spontaneo,<br />
di solidarietà, illuminato dalla grazia di Dio,<br />
ma anche l’affetto incondizionato verso la<br />
persona umana (cfr. carus dalla stessa radice<br />
charis in greco “grazia”).<br />
Si potrebbe continuare a lungo nel dissertare<br />
sul significato del termine, ma lasciamo<br />
il compito alle semplici e al tempo<br />
stesso ricchissime parole di S. Paolo:<br />
Se anche parlassi le lingue degli uomini<br />
e degli angeli, ma non avessi la carità,<br />
sarei un bronzo risonante o un cembalo<br />
squillante.<br />
Se avessi il dono della profezia e conoscessi<br />
tutti i misteri e tutta la scienza e<br />
avessi tutta la fede in modo da spostare le<br />
montagne, ma non avessi la carità, non<br />
sarei nulla.<br />
Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire<br />
i poveri, se dessi il mio corpo per essere<br />
arso, e non avessi la carità, non mi<br />
gioverebbe a nulla.<br />
La carità è paziente, è benigna la carità;<br />
la carità non invidia, non si vanta, non<br />
si gonfia, non manca di rispetto, non cerca<br />
il proprio interesse, non si adira, non tiene<br />
conto del male ricevuto, ma si compiace<br />
della verità;<br />
tutto tollera, tutto crede, tutto spera,<br />
tutto sopporta.<br />
La carità non verrà mai meno.<br />
(S. PAOLO, 1 a Lettera ai Corinzi, cap. 13)
16 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Nel corso dei primi secoli del Medioevo, a mio parere, è<br />
S. Agostino a comprendere più a fondo il messaggio paolino,<br />
avvicinandosi totalmente, dopo qualche esitazione iniziale<br />
di giovinezza, alla Civitas Dei. Nelle Confessiones, (1.X) ci<br />
espone il suo primo vero incontro con Dio, che avviene<br />
grazie alla carità di Dio stesso, che lo chiama con un appello<br />
cui Agostino, dopo tutte le sue svariate esperienze, non può<br />
che rispondere positivamente:<br />
«Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e<br />
tanto nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri<br />
dentro di me ed io fuori: lì ti cercavo. Deforme,<br />
mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature.<br />
Eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano<br />
lontano da te le tue creature, inesistenti<br />
se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo<br />
grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo<br />
splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la<br />
tua fragranza, respirai ed ora anelo verso di te;<br />
ti gustai ed ora ho fame e sete di te; mi toccasti,<br />
e arsi dal desiderio della tua pace.»<br />
(Confessioni X, 27.38)<br />
Ma se per Agostino è finalmente facile manifestare la sua<br />
gioia nei confronti del Signore per averlo incontrato e conosciuto<br />
attraverso la Sua carità e grazia, non lo è altrettanto<br />
inizialmente verso gli altri esseri umani. Tale atto di<br />
amore verso gli uomini in Dio, ammette, è “difficilissimo”<br />
ma si può e si deve raggiungere, perché, infine, «dolcissima<br />
sarà la consapevolezza di essere ormai in possesso di tale<br />
dono».<br />
L’attività e i <strong>numero</strong>si scritti di S. Agostino, che sono<br />
illuminati da un idealismo fortemente platonico, saranno<br />
alla base di tutta la patristica successiva fin dopo il Mille<br />
quando, con la lettura accurata della filosofia aristotelica<br />
“riscoperta” attraverso la cultura araba, viene elaborata<br />
in Occidente la filosofia scolastica ad opera di S. Tommaso.<br />
Il nostro poeta più illustre, Dante Alighieri, è un ottimo<br />
discepolo di tale sistema filosofico che è certamente alla base<br />
delle sue opere.<br />
La Divina Commedia infatti rispecchia con grande precisione<br />
i dettami di tale corrente filosofica, ma è soprattutto<br />
un’opera di profonda carità: la carità di Beatrice che dall’Empireo,<br />
vedendo il suo antico amico in difficoltà nella<br />
“selva oscura”, scende nel Limbo per far accompagnare<br />
Dante attraverso Inferno e Purgatorio da Virgilio, per poi<br />
portarlo ella stessa al cospetto di Dio.<br />
Dante, nonostante le palesi difficoltà, accetta l’impresa<br />
e riversa il suo amore e la carità ritrovata sulle tante anime<br />
Sandro Botticelli, Ritratto di<br />
Dante Alighieri, 1495<br />
che incontra nel suo cammino:<br />
soprattutto nel Purgatorio,<br />
ove le anime sono<br />
bisognose di preghiere da<br />
parte dei parenti in vita, il<br />
poeta ascolta con affetto le<br />
loro parole e le loro richieste<br />
di essere ricordati, per poter<br />
accelerare il cammino verso<br />
il Paradiso. Tra esse nel c. V<br />
spicca la figura di Pia de’<br />
Tolomei, un’anima candida,<br />
dolce e timida, che parla di<br />
sé e della sua sventurata vita<br />
con grande riservatezza e<br />
rassegnazione, quasi abbia<br />
pudore di narrare il male che<br />
le hanno fatto:<br />
Siena mi fé, disfecemi<br />
Maremma: salsi colui che<br />
’nnanellata<br />
pria disposando m’avea<br />
con la sua gemma.<br />
Ma è nel c. XXVI del<br />
Purgatorio che Dante riesce<br />
a dare una spiegazione della<br />
carità secondo i dettami
Gustave Doré, illustrazione per l’Orlando Furioso<br />
della scolastica. È un canto molto difficile strutturalmente,<br />
in cui il poeta svolge in poesia ciò che la teologia afferma riguardo<br />
alla carità. Si tratta della circolarità del Bene che,<br />
partendo da Dio, Bene Supremo, viene riconosciuto dalla<br />
nostra capacità di amare, instillataci da Dio stesso. Tale capacità<br />
si riflette vicendevolmente sulle anime di tutti gli esseri,<br />
cosicché noi tendiamo a Dio e al tempo stesso ci<br />
amiamo l’un l’altro in carità.<br />
La convinzione di questo assunto, afferma Dante, che su<br />
questo arduo argomento viene interrogato da S. Giovanni,<br />
gli deriva dal suo profondo studio di Aristotele, che ha definito<br />
le essenze contingenti e le sempiterne, dalla lettura appassionata<br />
della Bibbia, che è stata ispirata da Dio, e, infine,<br />
dall’Apocalisse, proprio a S. Giovanni attribuita.<br />
Quest’ultima affermazione di lode, al Santo, fa sì che quest’ultimo<br />
promuova a pieni voti il poeta e gli conceda di continuare<br />
il suo volo verso l’Eterno.<br />
Nel Rinascimento, periodo in cui si ristudiano profondamente<br />
i classici latini e greci, la carità dai letterati viene<br />
spesso accostata all’eroismo. Prova ne è il Discorso della<br />
virtù eroica e della carità di Torquato Tasso (1580), operetta<br />
dedicata al vescovo Cesareo, fratello dell’imperatore Rodolfo<br />
D’Asburgo, in cui il poeta prende a modello tante coppie di<br />
amici della classicità, per dimostrarci come e perché l’eroismo<br />
sia esempio di carità.<br />
In effetti nei poemi cavallereschi spesso i poeti si ispirano<br />
alla famosa coppia di amici Eurialo e Niso dal IX libro dell’Eneide,<br />
personaggi che, certamente, vengono sviluppati poi<br />
con gusto e finalità diverse da ciascun autore.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 17<br />
Ad esempio, nell’Orlando<br />
Furioso di Ariosto, due fanti<br />
dell’esercito saraceno, amici<br />
per la pelle, Cloridano e Medoro,<br />
fanno una sortita di<br />
notte nel campo ove si è<br />
svolta la battaglia, per sottrarre<br />
allo scempio degli animali<br />
il corpo del loro re Dardinello.<br />
Ma trasportando<br />
insieme il cadavere, vengono<br />
inseguiti dalle truppe cristiane.<br />
Cloridano, il personaggio<br />
più grande in età e<br />
conseguentemente più concreto<br />
e smaliziato, decide allora<br />
di fuggire abbandonando<br />
il cadavere perché:<br />
«sarebbe pensiero poco<br />
accorto<br />
perder duo vivi per<br />
salvare un morto»<br />
Medoro, spinto dal suo<br />
enorme spirito di carità invece,<br />
continua faticosamente<br />
da solo a trascinare piangendo<br />
il cadavere del re, fino<br />
a quando un drappello di<br />
soldati cristiani lo raggiunge<br />
e lo ferisce gravemente. Ma<br />
la ricompensa ad un tale atto<br />
di generosità è pronta: Medoro,<br />
un umile fante saraceno,<br />
sarà trovato e curato<br />
dalla bella Angelica che tutti<br />
i paladini desiderano invano<br />
ed avrà il suo amore. Lo spirito<br />
spesso ironico dell’Ariosto<br />
qui si rivela pienamente,<br />
nel voler trovare un esito irridente<br />
a tutto quel mondo<br />
cavalleresco che ormai nel<br />
Rinascimento era tramontato.<br />
Più solenne e al tempo<br />
stesso sensuale è l’episodio<br />
della Gerusalemme Liberata<br />
del Tasso che si rifà sempre
18 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
ad Eurialo e Niso. Torquato Tasso, il poeta<br />
che chiude il Rinascimento ed apre al tempo<br />
stesso l’età del barocco e della Controriforma,<br />
crea infatti la coppia di Olindo e Sofronia,<br />
che si accusano a vicenda del furto ai<br />
danni del re saraceno di un quadro della<br />
Madonna che era stato sottratto dal re stesso<br />
ad una chiesa cristiana con l’intento di distruggerlo.<br />
La colpevole è la bella giovinetta<br />
Sofronia, ma Olindo, innamorato di lei, si accusa<br />
a sua volta per salvarla. La sorte sarebbe<br />
per entrambi di essere arsi vivi, se non<br />
intervenisse la guerriera cristiana Clorinda,<br />
che intercede per loro. Tasso non ha alcun intento<br />
irridente, anzi la sua poesia tende al<br />
drammatico, quasi voglia mettere in evidenza<br />
la “passione” della carità, ma il suo<br />
stile musicalmente tenero e sfumato arriva,<br />
come ho già accennato prima, ad un che di<br />
sensuale e di paganeggiante. Ciò, nella mente<br />
del poeta, offuscata da tormenti religiosi e<br />
personali, farà sì che tutta l’opera sarà rielaborata<br />
con il titolo della “Conquistata”: un<br />
poema noiosamente prolisso, ove tutti i passi<br />
più belli, come quello su citato, sono stati<br />
soppressi, mentre il poeta stesso scivola verso<br />
i gorghi della pazzia.<br />
Ma il periodo in cui è stata maggiormente<br />
esaltata in forme letterarie la carità è,<br />
a mio avviso, l’Ottocento: è l’epoca dell’affermazione<br />
della borghesia che, divenuta<br />
più forte con la Rivoluzione Francese, in alcuni<br />
stati ha combattuto per l’indipendenza,<br />
in altri si è legata maggiormente alle monarchie<br />
con la nascente industrializzazione<br />
e i commerci, fino a diventare la vera ossatura<br />
dello stato moderno. I princìpi di questa<br />
società sono, secondo la definizione di<br />
Mazzini, Dio, Patria, Famiglia, che si rispecchiano<br />
continuamente nel genere letterario<br />
più in voga in questo periodo: il romanzo.<br />
In esso, accanto alle peripezie dei personaggi<br />
che si concludono, per la gioia dei lettori,<br />
con il classico lieto fine, c’è una profonda<br />
dicotomia tra buoni e cattivi, tra bene<br />
e male; tale netta separazione è più accentuata<br />
nelle letterature protestanti, come<br />
quella inglese, ove solo i giovanissimi possono<br />
salvarsi per un atto di carità operato da<br />
un personaggio “buono”, come ad esempio<br />
in Oliver Twist, mentre, nei paesi di cultura<br />
cattolica, l’atto di carità è frequentemente un<br />
seme che produce altri atti di carità, anche su<br />
personaggi che fino ad allora hanno praticato<br />
la delinquenza. Ecco infatti l’ex-galeotto Jean<br />
Valjean de I Miserabili di V. Hugo che viene<br />
restituito alla società civile da un atto di carità<br />
del vescovo Myriel e che, a sua volta, divenuto<br />
un uomo onesto, strapperà dalle grinfie<br />
del perfido Thénardier la fanciulla<br />
Cosette, per avviarla ad una vita serena.<br />
Su un altro piano letterario, più alto e<br />
raffinato, si collocano I Promessi Sposi,<br />
lunga fatica letteraria del nostro A. Manzoni,<br />
che ha studiato a fondo quello che lui stesso<br />
chiama «il guazzabuglio del cuore umano»:<br />
esempi di carità in questa opera sono frequenti,<br />
lo scrittore si sofferma persino su<br />
quella falsa carità che nasconde curiosità<br />
morbose e volontà di sopraffazione, incarnata<br />
dal personaggio di Donna Prassede.<br />
Il più alto esempio di questa virtù teologale<br />
è il cardinale Federigo Borromeo, che,<br />
senza indugio alcuno, riceve con affetto l’Innominato,<br />
travagliato da una profonda crisi<br />
spirituale. Eppure, non solo i grandi sono<br />
esaltati per il loro spirito di carità, anche gli<br />
umili possono essere dotati di questo amore:<br />
come Renzo che, fuggito da Milano e attraversato<br />
l’Adda, quando si ritrova nella Repubblica<br />
di Venezia, per ringraziare il Signore<br />
per essersi salvato, dona i suoi ultimi<br />
spiccioli ad un mendicante, esclamando «La<br />
c’è la Provvidenza!» Altro grande personaggio<br />
della carità è Fra’ Cristoforo, per il<br />
quale vorrei citare un solo commovente episodio:<br />
l’invito, anche un po’ brusco, che rivolge<br />
a Renzo nel lazzaretto, di pregare insieme<br />
accanto a Don Rodrigo morente e la<br />
successiva scena, quasi silenziosa, della preghiera<br />
che si innalza a Dio in quel terribile<br />
luogo di dolore, preghiera con la quale si acquietano<br />
tutti i sentimenti di odio, di dolore<br />
e di sopraffazione, che tanti personaggi del<br />
romanzo hanno provato.<br />
Nella seconda metà dell’800, emergono<br />
nuove istanze non solo puramente letterarie,<br />
ma anche sociali ed economiche, che sconvolgono<br />
sempre più il tranquillo mondo bor-
L’incontro tra frate Cristoforo e don Rodrigo,<br />
dall’edizione del 1840 de I promessi sposi<br />
ghese: riprendono forza le correnti socialiste<br />
del primo ’800, comincia a diffondersi il<br />
marxismo, l’anarchismo, il nichilismo, il decadentismo,<br />
insomma tutti quegli “ismi”<br />
letterari che così bene ha individuato Luigi<br />
Capuana. Fondamentali inoltre, per la trasformazione<br />
in atto della cultura e della<br />
scienza, sono le teorie di Freud, il padre<br />
della psicologia moderna.<br />
Un letterato particolarmente attento agli<br />
scompensi della società del tempo è Leone<br />
Tolstoi, che, da una parte raccoglie nei suoi<br />
romanzi la grande arte del ’700 e dell’800<br />
russo, dall’altra abbraccia una sorta di anarchismo<br />
sociale e cristiano, per il quale sarà<br />
anche scomunicato dalle autorità religiose<br />
ortodosse. Anche la sua famiglia, nobile e<br />
ricca cercherà di fermarlo, ma lui continuerà<br />
la sua crociata a favore dei suoi kulaki<br />
cui, con un gesto di grande carità, distribuirà<br />
le proprie terre e i diritti di autore di<br />
uno dei suoi ultimi romanzi Resurrezione<br />
(1899). In questa opera, in parte autobiografica,<br />
Tolstoi svela i suoi forti sentimenti<br />
di amore nei confronti dei deboli, che spesso<br />
lo sono diventati a causa della sopraffazione<br />
da parte dei potenti.<br />
Infatti, in questo romanzo il principe Nechliudov,<br />
il protagonista, incontra per caso<br />
in un’aula di tribunale, la giovane prostituta<br />
Katia, accusata di aver ucciso un suo cliente,<br />
e in essa il principe riconosce la fanciulla po-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 19<br />
vera adottata dalle sue zie e che lui stesso<br />
aveva sedotto e abbandonato. Nechliudov<br />
prova un tale rimorso e una tale carità nei<br />
confronti della giovane che, non essendo<br />
riuscito a farla assolvere, la seguirà nella sua<br />
prigionia in Siberia, offrendole di sposarla<br />
una volta uscita dal carcere. Ma Katia, dopo<br />
aver espiato la sua colpa, rifiuta l’offerta, ormai<br />
anche lei è risorta a nuova vita, ed è<br />
pronta per affrontare la sua strada da sola:<br />
un’eroina già del ’900, antesignana dell’emancipazione<br />
della donna.<br />
La prima guerra mondiale, con i suoi orrori<br />
e i suoi 6 milioni di morti, spazzerà<br />
tanti ismi letterari, ma il sentimento della carità,<br />
anche là dove potrebbe sembrare sopraffatta<br />
dall’unico desiderio di sopravvivenza,<br />
è sempre splendidamente vivo, e si<br />
intravede chiaramente in autori che non<br />
sono dichiaratamente cristiani.<br />
Il testo della poesia Veglia di Giuseppe<br />
Ungaretti ce lo rivela:<br />
Un’intera nottata buttato vicino a un<br />
compagno massacrato con la sua<br />
bocca digrignata volta al plenilunio con la<br />
congestione delle sue mani penetrata nel<br />
mio silenzio ho scritto lettere piene<br />
d’amore.<br />
Non sono mai stato<br />
tanto<br />
attaccato alla vita<br />
Cima Quattro il 23 dicembre 1815<br />
Un amore, quello di Ungaretti, che altro<br />
non è che carità, carità verso uno sconosciuto<br />
che giace ucciso accanto al poeta in<br />
una buia trincea, con una terribile smorfia<br />
di sofferenza impressa sul viso.<br />
Non è solo il desiderio di vivere a prevalere<br />
in lui, affiora, senza dubbio, anche quel<br />
forte sentimento di amore verso un essere<br />
umano che ha condiviso la sua stessa sorte,<br />
ma che è stato maggiormente sfortunato. È<br />
un senso di fratellanza che non discende<br />
ancora dalla fede, ma che rivela già quella<br />
religiosità che Ungaretti ritroverà nei suoi<br />
anni maturi, come è chiaro dalla sua poesia<br />
La madre del 1930.
20 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
La letteratura ad impronta fortemente<br />
cristiana comunque continua ad affermarsi<br />
in epoca post-bellica, sia tra poeti che vengono<br />
illuminati dalla fede dopo anni di laicismo,<br />
come Giovanni Papini, sia tra la generazione<br />
educata ai princìpi religiosi che<br />
non sono mai stati abbandonati.<br />
Un esempio interessante di questi ultimi<br />
è Georges Bernanos, il cui romanzo Diario di<br />
un curato di campagna contiene messaggi di<br />
fede e soprattutto di speranza veramente<br />
notevoli.<br />
Vi si narra di un giovane curato inviato<br />
in un paesino della profonda provincia francese,<br />
ove deve combattere l’indifferenza e<br />
l’egoismo dei suoi parrocchiani, lui che è anche<br />
fortemente introverso e poco gradito<br />
alle autorità ecclesiastiche. Cionondimeno,<br />
riuscirà a vincere la riottosità di molti e lascerà<br />
un bel ricordo di sé nel paese, quando<br />
dovrà lasciare il suo incarico, a causa di un<br />
male incurabile. Si ritira allora presso un suo<br />
compagno di seminario che, fattosi prete, ha<br />
abbandonato la tonaca e convive con una<br />
donna. Nei momenti che precedono la sua<br />
morte, il curato chiede all’ex-prete di benedirlo<br />
e ricevutone un rifiuto, perché il suo<br />
ex-compagno si rende conto di essere in peccato<br />
mortale, insiste esclamando, con una<br />
frase di S. Teresa di Lisieux, «Che importa?<br />
Tutto è grazia!» Messaggio significativo dell’infinita<br />
bontà di Dio, che ama tutti gli uomini<br />
e che perdona, con la sua infinita misericordia<br />
e carità, anche coloro che<br />
sbagliano, purché, con animo puro, siano<br />
travagliati dal rimorso. Inoltre è manifesta<br />
l’indicazione: il sacerdote rimane tale per<br />
tutta la vita e il suo ministero non si potrà<br />
mai cancellare, neanche con l’abiura. Fortissimo<br />
è il sentimento di comunione e fratellanza<br />
in questo autore, nei cui romanzi<br />
brilla quella circolarità della carità, che così<br />
chiaramente abbiamo trovato spiegata fin<br />
da S. Agostino.<br />
Infine, per concludere, vorrei fare un’incursione<br />
nei testi non puramente letterari,<br />
ma piuttosto politico- economici, come<br />
quelli di Gramsci.<br />
Questo grande politico sardo, a proposito<br />
della frequente incomprensione tra classe<br />
dirigente e popolo, cosa quanto mai attuale<br />
anche oggi, auspica lo sviluppo tra le due<br />
parti della “connessione sentimentale”, grazie<br />
alla quale si riuscirebbe a comprendersi<br />
gli uni con gli altri.<br />
Ce la spiega così:<br />
«L’elemento popolare<br />
“sente”, ma non sempre<br />
comprende o sa; l’elemento<br />
intellettuale “sa”, ma non<br />
sempre comprende e<br />
specialmente “sente”. I due<br />
estremi sono pertanto la<br />
pedanteria e il filisteismo da<br />
una parte e la passione cieca e<br />
il settarismo dall’altra... Se il<br />
rapporto tra intellettuali e<br />
popolo-nazione, tra dirigenti e<br />
diretti – tra governanti e<br />
governati – è dato da una<br />
adesione organica in cui il<br />
sentimento-passione diventa<br />
comprensione e quindi sapere<br />
(non meccanicamente, ma in<br />
modo vivente), solo allora il<br />
rapporto è di rappresentanza,<br />
e avviene lo scambio di<br />
elementi individuali tra<br />
governati e governanti, tra<br />
diretti e dirigenti, cioè si<br />
realizza la vita di insieme che<br />
solo è la forza sociale; si crea il<br />
“blocco storico”».<br />
Ebbene, certamente in questo passo non<br />
si parla di carità, il senso religioso è molto<br />
lontano, ma il meccanismo auspicato da<br />
Gramsci per una profonda comprensione<br />
tra popolo e intellighenzia politica appare<br />
molto vicino alla carità nel senso lato che abbiamo<br />
cercato di illustrare, una carità, se vogliamo,<br />
laica, ma pur sempre carità... e scusate<br />
la provocazione!<br />
■
Psicologa e psicoterapeuta, già professore<br />
ordinario di Psicologia sociale nella<br />
facoltà di Lettere Filosofia all’Università<br />
di <strong>Cagliari</strong>, animatrice dell’associazione<br />
di volontariato “Ichnusa” che aiuta le<br />
famiglie con problemi di tossicodipendenza,<br />
la nostra Maria Pia Lai<br />
Guaita offre ora un inedito<br />
studio che affronta<br />
da una particolare angolazione<br />
le problematiche<br />
legate alla droga: è<br />
in distribuzione un suo<br />
nuovo libro (appena<br />
pubblicato dalle Edizioni<br />
Della Torre) dal significativo<br />
titolo Le donne<br />
e la droga.<br />
Nell’approfondire il<br />
rapporto fra la tossicodipendenza<br />
e il mondo<br />
femminile, la studiosa<br />
parte dall’analisi dei<br />
dati statistici emersi da<br />
una ricerca condotta in<br />
alcuni licei di <strong>Cagliari</strong> e<br />
del Medio Campidano.<br />
Attraverso le domande sulla realtà familiare,<br />
il rapporto con i genitori, la frequentazione<br />
con gli amici, l’interessamento alla<br />
politica, il tempo libero, l’uso di alcolici,<br />
viene ricostruito un quadro del mondo giovanile<br />
e dei fattori che possono influire, in<br />
età anche precocissima, sulla decisione di assumere<br />
droga e in particolare la droga alcol.<br />
È appunto dall’esame dei risultati di questa<br />
ricerca che emerge la specificità dei dati relativi<br />
al sub-campione femminile.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 21<br />
Uno studio di M. Pia Lai Guaita<br />
Le donne<br />
e la droga<br />
Mauro Manunza<br />
Il volume offre una rassegna delle droghe<br />
più conosciute, non ultime l’alcol e il tabacco<br />
i cui effetti devastanti vengono spesso sottovalutati.<br />
L’ampio spazio dedicato al rapporto<br />
delle donne con l’alcol e con il tabacco<br />
mette nella giusta luce il rilevante<br />
fenomeno, con riferimento<br />
specifico a<br />
quanto avviene ed è avvenuto<br />
in passato in<br />
Sardegna. La spiegazione<br />
di alcuni emblematici<br />
casi clinici e una<br />
lunga serie di testimonianze<br />
aiutano a capire<br />
quali elementi in una<br />
donna possono determinare<br />
la “resistenza”<br />
o la “non resistenza”<br />
alla distruttrice attrazione<br />
della droga.<br />
L’ultimo capitolo è<br />
dedicato alla reazione<br />
femminile alla tossicoesperienza<br />
in famiglia, i<br />
cui effetti vengono paragonati<br />
a quelli di uno<br />
tsunami «che si abbatte sulle dinamiche familiari,<br />
le mortifica, le distrugge, lasciandosi<br />
dietro dolore». Affrontando questo tremendo<br />
momento e combattendolo con le giuste modalità,<br />
la vita «ritrova l’opportuno percorso,<br />
perché ci possa essere una ricostruzione affettiva».<br />
Un’esperienza traumatica dunque,<br />
nella quale Maria Pia Lai Guaita individua<br />
delle fasi psicologiche nelle quali il ruolo<br />
svolto dalle madri si rivela fondamentale.
22 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Le donne e la droga è un libro da leggere<br />
e da conoscere. Anche perché, come scrive<br />
nella sua prefazione la professoressa Nereide<br />
Rudas (definendo Maria Pia Lai<br />
Guaita “la massima studiosa della tossicodipendenza<br />
in Sardegna”), «è fortemente<br />
discutibile che il modello maschile, sinora<br />
privilegiato, possa essere assunto, anche nel<br />
caso della tossicodipendenza, come unico<br />
paradigma e metro di definizione e misura<br />
dell’intera sofferenza tossicomanica». Tanto<br />
più importante è questo saggio scientifico in<br />
quanto «contribuisce a dissolvere un “pre-<br />
giudizio” scientifico e culturale radicato e a<br />
vedere più profondamente questa complessa<br />
problematica», osserva Nereide Rudas: «La<br />
sua lettura ci cattura e ci spinge a capire con<br />
maggior lucidità non solo la tossicodipendenza<br />
femminile, ma la più ampia fenomenologia<br />
che la droga, piaga del nostro tempo,<br />
produce nell’intera umanità. Per questo e<br />
per molti altri validi motivi, che il lettore<br />
scoprirà, questo libro, bello e originale, va<br />
meditato e apprezzato».<br />
■<br />
<strong>Rotary</strong> sul web<br />
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Dei quattro quartieri storici di <strong>Cagliari</strong><br />
due, Castello e Marina, sono sempre<br />
stati ben delimitati e lo sono rimasti,<br />
racchiusi dalle mura, almeno fino al 1866<br />
(anno in cui cessa la funzione militare delle<br />
mura), gli altri due, Villanova e Stampace,<br />
si può dire ricomprendano tutto il rimanente<br />
territorio della città: ad oriente Villanova,<br />
ad occidente Stampace. Il nucleo più<br />
antico del quartiere di Stampace è individuabile<br />
nella parte che si addossa alle pen-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 23<br />
I tesori di <strong>Cagliari</strong><br />
Le chiese<br />
di Stampace<br />
Michele Pintus<br />
dici occidentali di Castello, del quale ripete<br />
con le sue strade strette la direzione Nord-<br />
Sud; il resto del quartiere segue la direttrice<br />
del corso Vittorio Emanuele fino alla<br />
chiesa dell’Annunziata, con frequenti aperture<br />
verso il mare. Se si superano i limiti<br />
delle mura basso medioevali, ancora oggi testimoniate<br />
dal portico dello Sperone che<br />
mette in comunicazione la via Ospedale con<br />
la via Portoscalas, possiamo ricomprendere<br />
il territorio di Stampace tra Buon Cammino<br />
Il quartiere Stampace nel 1854, sulla sinistra si snoda la via Azuni che termina, in alto, con la chiesa di<br />
S. Michele. Al centro domina la chiesa di S. Anna che presenta un solo campanile (il secondo verrà<br />
aggiunto solo nel 1937). Molte delle casupole in primo piano e sulla destra, sebbene malridotte dai futuri<br />
bombardamenti e dall’incuria, sopravviveranno sino ai giorni nostri
24 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
L’imbocco del corso Vittorio Emanuele in una veduta di fine ’800; in<br />
secondo piano la chiesa di S. Francesco<br />
In un disegno del 1854 la partenza della processione di S. Efisio dalla<br />
via S. Francesco, con l’omonima chiesa<br />
e Anfiteatro a settentrione, il mare e lo stagno nella parte<br />
meridionale e “Fangariu” a occidente in accordo con il<br />
versus Sanctam Gillam dell’atto di acquisto del terreno da<br />
parte dei Francescani nel 1275 per l’edificazione della chiesa<br />
e del convento. In tale atto le indicazioni topografiche del<br />
terreno sono segnate da strade pubbliche «...tenet unum caput<br />
versus meridien in via pubblica aliud caput versus<br />
orientem (...) latus unum versus meridiem in via pubblica,<br />
aliud versus septentriones...» per quest’ultima porzione si<br />
indica la cripta di S. Anastasia.<br />
Interessante per la delimitazione del quartiere Stampace<br />
è il manoscritto Descrizione del Littorale di Sardegna...<br />
custodito nella Biblioteca universitaria, redatto da uno degli<br />
ingegneri piemontesi, probabilmente Antonio Felice Vincenti,<br />
attivi in Sardegna intorno al 1720:<br />
«All’uscir dalla Porta Marina<br />
della Città di <strong>Cagliari</strong><br />
Capitale del Regno di Sardegna<br />
verso mezzo giorno,<br />
s’incontra un casino detto<br />
della Sanità, indi si passa la<br />
spiaggia sotto alla Cortina e<br />
Bastione di S. Agostino tutta<br />
scogliosa e sassosa dove si<br />
vede il Convento d’esso Santo<br />
rovinato dà Spagnoli, ed in<br />
seguito la Chiesa di S. Nicola<br />
e il Convento del Carmine<br />
attigui al Borgo di Estampache,<br />
molto abitato e di<br />
una Longhezza circa un miglio,<br />
ove si trova una quantità<br />
di magazzeni formentarij<br />
che servono per le provisioni<br />
et accompre de forment<br />
che si fà alla Piazza di<br />
detto borgo tanto in tempo<br />
del raccolto che in ogni altro...<br />
Il Borgo d’Estampache<br />
principia dall’uscir della<br />
sua Porta, e si estende in<br />
Larghezza dal Convento di S.<br />
Francesco in facie al Bastione<br />
del quart.e sino al<br />
prospetto del Bastione di Sta<br />
Croce 200 passi geometrici et<br />
in Longhezza dal Bastione<br />
sud.o del quartiere sino al<br />
Noviziato de’ PP. Giesuiti vi<br />
sono 200 passi. Riducendosi<br />
in appresso in una longa<br />
strada confinante con il Borgo<br />
di Sta Venere e quello di<br />
Sta Giusta (sic)».<br />
Un territorio molto ampio,<br />
quello di Stampace, che<br />
occupa fisicamente una porzione<br />
consistente della urbs<br />
romana e del suo suburbio<br />
occidentale come documentano<br />
i <strong>numero</strong>si ritrovamenti<br />
e siti archeologici in esso ricompresi.<br />
È anche un luogo<br />
ricco di cavità che possono
Stralcio planimetrico da catasto di metà Ottocento<br />
con ubicazione delle chiese allora esistenti<br />
in qualche modo richiamare una delle tante<br />
origini del nome: stampu = buco, da cui<br />
stampaxi (F. Alziator), come anche di molte<br />
chiese, legate spesso a cavità o grotte come<br />
S. Efisio, Santa Restituta, S. Guglielmo. Vittorio<br />
Angius elenca (1836) «dentro l’abitato<br />
11 chiese» e «fuori dell’abitato 4», per un<br />
totale di quindici edifici; molte di queste<br />
oggi non esistono più, anzi di alcune non rimane<br />
neppure una documentazione iconografica<br />
(S. Bernardo, S. Paolo, S. Guglielmo)<br />
e di altre si ha solo una esigua testimonianza<br />
fotografica di esterni (S. Nicolò, S. Giorgio,<br />
Santa Margherita).<br />
Una bella planimetria a colori di <strong>Cagliari</strong><br />
conservata nell’Archivio Storico del Comune,<br />
databile tra il 1822, per la presenza della colonna<br />
miliaria e 1844 per l’assenza dell’Ospedale<br />
civile del Cima, riproduce una<br />
porzione di Stampace nella quale sono chiaramente<br />
indicati gli edifici religiosi che fanno<br />
capo ad altrettante strade del borgo più antico<br />
(S. Michele, S. Efisio, Santa Restituta, S.<br />
Giorgio, Santa Margherita, Santa Chiara) e<br />
quelli sparsi nel territorio (S. Lorenzo, S.<br />
Francesco, S. Nicolò dei Napoletani, S. Agostino,<br />
Carmine, Annunziata, S. Antonio dei<br />
Cappuccini, S. Bernardo, S. Paolo, S. Pietro<br />
dei Pescatori). Un buon <strong>numero</strong> di queste<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 25<br />
Il chiostro di S. Francesco<br />
chiese sono state costruite tra Seicento e Settecento,<br />
il periodo che ha segnato maggiormente<br />
il quartiere sotto l’aspetto architettonico<br />
con realizzazioni che vanno dal Barocco<br />
di matrice spagnola (S. Michele) al Barocchetto<br />
piemontese (S. Efisio, Sant’Anna).<br />
Tra le chiese che non ci sono più, quella che<br />
maggiormente rimpiangono i cagliaritani è la<br />
chiesa di S. Francesco, andata in rovina<br />
soprattutto per l’incuria dell’Amministrazione<br />
Comunale. È del 21 ottobre 1874 la delibera<br />
della Giunta Municipale che non stanzia<br />
alcuna somma per il restauro della chiesa,<br />
nonostante il parere della Commissione conservatrice<br />
dei Monumenti e delle Belle Arti di<br />
<strong>Cagliari</strong> e la nota del Prefetto, che considerano<br />
la chiesa di S. Francesco uno dei monumenti<br />
più antichi e più significativi della<br />
città, quindi degna di conservazione e restauro.<br />
Eretto in forme gotiche con il coronamento<br />
superiore ornato di archetti pensili<br />
che seguivano la linea inclinata del timpano,<br />
l’imponente edificio si presentava con una sagoma<br />
appena interrotta dal piccolo campanile<br />
a vela. L’interno era costituito sostanzialmente<br />
da un’unica navata con copertura<br />
lignea ritmata da archi di scarico, nei cui intervalli<br />
si aprivano le cappelle realizzate in<br />
fasi successive, come documenta l’atto nota-
26 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Stampace intorno al 1920. Sono visibile oltre Sant’Anna le chiese di Santa Margherita e S. Giorgio con<br />
frontone concluso da una cornice orizzontale che sovrasta l’oculo centrale<br />
rile del 26 dicembre 1503 di concessione della<br />
cappella dell’altare maggiore alla contessa di<br />
Quirra, donna Violante Carroz. Della chiesa<br />
oltre al chiostro, utilizzato già come magazzino<br />
e oggi in completo abbandono, rimangono<br />
diverse parti inglobate in altrettante<br />
proprietà private (ristorante, negozio, ecc.),<br />
poca cosa in confronto alla poderosa antica<br />
struttura, ma certamente meritevole di recupero<br />
magari da parte della stessa amministrazione<br />
che ne ha consentito la distruzione.<br />
Altrettanto dolorosa è la perdita<br />
dell’antica chiesa di S. Agostino vecchio<br />
extra muros nella quale sembra che per almeno<br />
due secoli sia stato conservato il corpo<br />
del Santo, successivamente trasportato a Pavia<br />
e di cui ci ha parlato di recente in una<br />
brillante conversazione il nostro Marcello<br />
Marchi. In questo caso, rispetto al S. Francesco,<br />
la sofferenza è affievolita dalla nuova<br />
chiesa ricostruita entro le mura del Quartiere<br />
Marina quando nel 1576 Filippo II decise di<br />
modificare le fortificazioni. Dopo il trasferimento<br />
rimane fuori le mura solo la vecchia<br />
chiesa che, per vicissitudini diverse, nel 1884<br />
viene quasi distrutta. Acquistata dall’Amministrazione<br />
Comunale l’anno dopo, nel<br />
1894 viene ceduta «per il prezzo di L. 1550 e<br />
con l’obbligo di mantenere la cripta in stato<br />
decoroso e conservazione sia per la tutela<br />
dello storico valore sia per restituirla alla<br />
pubblica venerazione». Inglobata nel palazzo<br />
Accardo, realizzato nel 1899, la cripta<br />
è l’unica testimonianza dell’antica chiesa. Di<br />
altre chiese abbiamo solo qualche riferimento<br />
documentale o fotografico; una delibera del<br />
Consiglio Generale del 26 giugno 1611 riporta<br />
la richiesta di un contributo da parte di un<br />
eremita che ha eretto una chiesa nel borgo di<br />
Stampace intitolata a S. Onofrio, altre delibere<br />
tra il 1880 e il 1910 riguardano fatti<br />
sulle distrutte chiese di Santa Margherita e<br />
S. Giorgio, site nelle vie omonime.<br />
La Chiesa di S. Bernardo, che nel catasto<br />
di metà Ottocento è localizzata nel corso Vittorio<br />
Emanuele davanti all’incrocio con la via<br />
Carloforte, è ricordata in diverse delibere; in<br />
quella del 26 giugno 1882 il Comune «ingiunge<br />
al Sig. P. Pani di provvedere al rifacimento della<br />
facciata della ex chiesa a lui venduta e che<br />
si trova in stato di rovina e pericolo».<br />
Della chiesa di S. Paolo, distrutta nel 1854,<br />
oltre l’ubicazione sulla strada di S. Paolo che<br />
si rileva dalla planimetria catastale di metà
Chiesa rupestre di Santu Elemu<br />
(S. Guglielmo)<br />
Chiesa rupestre di Santa Restituta<br />
Ottocento, abbiamo riferimenti<br />
vari come il disegno allegato<br />
alle carte Cima e la relazione<br />
(13 dicembre 1885 e 18<br />
febbraio 1886) dello stesso<br />
arch. Cima al Sindaco sui<br />
«terreni da espropriare per il<br />
Cimitero di S. Paolo»; si tratta<br />
del cimitero dei colerosi,<br />
presso la distrutta chiesa di S.<br />
Paolo. Ricordo che presso il<br />
convento dei Francescani si<br />
trovava il cimitero dei forzati,<br />
richiamato nel Biglietto<br />
della Segreteria di Stato del<br />
25 dicembre 1786 dove si invita<br />
il Magistrato civico ad<br />
analizzare il trasferimento<br />
del cimitero attiguo alla chiesa<br />
di S. Sepolcro, nel quartiere<br />
Marina, «nel quale si<br />
seppelliscono i cadaveri che<br />
muoiono nell’ospedale di S.<br />
S. Pietro dei Pescatori<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 27<br />
Antonio... in un pezzo di terreno chiuso, dietro il convento<br />
dei PP. Claustrali di S. Francesco verso il mare, dove già sorge<br />
il cimitero dei forzati». Un altro camposanto in Stampace<br />
è quello di S. Michele in regione Palabanda.<br />
Sul prolungamento della strada di S. Paolo, rientrando verso<br />
la città, denominato stradone di S. Pietro, ritroviamo la<br />
chiesa di S. Pietro dei Pescatori, detta anche de portu o litum<br />
maris per la sua vicinanza allo stagno di S. Gilla. La chiesa<br />
la ritroviamo già nel 1090 in un documento che elenca i<br />
beni donati ai monaci Vittorini di Marsiglia, ma quel primo<br />
impianto oggi è pressoché illeggibile a causa delle modifiche<br />
avvenute nel tempo: non esiste più il vestibolo porticato, riportato<br />
nelle mappe catastali ottocentesche. L’unica navata,<br />
semplicissima, è coperta da capriate lignee rette da mensole<br />
che, secondo il Delogu, sostituiscono la originaria copertura<br />
a volta. La navata è conclusa dall’abside semicircolare<br />
coperta a catino, legata a maestranze di cultura lombardocatalana<br />
della fine dell’XI secolo. Il prospetto è tripartito da<br />
nervature a fascio che non raggiungono il coronamento; nella<br />
parte centrale si apre il bellissimo portale sormontato da<br />
un robusto arco a tutto sesto con cornice in calcare chiaro.<br />
La chiesa, legata all’antica corporazione dei pescatori dello<br />
stagno, si trova all’interno di un cortile del viale Trieste nei
28 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Chiesa e convento di S. Antonio dei Cappuccini in una immagine di<br />
metà Ottocento<br />
pressi della ferrovia. Diametralmente opposta, nel punto più<br />
alto della collina di Buon Cammino, ritroviamo la chiesa di<br />
S. Lorenzo, inizialmente intitolata a S. Pancrazio, Sanctum<br />
Brancasium com’è indicato nella relazione della visita in Sardegna<br />
del 1263 dell’arcivescovo di Pisa, Federico Visconti. È<br />
una chiesa a due navate costruita forse su una preesistenza<br />
paleocristiana, nella prima metà del XII secolo. Le due navate<br />
sono precedute da un pronao, nel quale si apre la porta<br />
di ingresso, con copertura a tetto a due spioventi. La copertura<br />
della navate è a botte con archi traversi estradossati<br />
che scaricano sulle cappelle laterali e sulla spina centrale,<br />
costituita da arcate sorrette da tozze colonne. A differenza delle<br />
altre chiese a due navate presenti in Sardegna S. Lorenzo<br />
ha absidi rettangolari anziché semicircolari. Lungo le pendici<br />
del colle di Buoncammino, in corrispondenza dell’anfiteatro<br />
romano, ritroviamo la chiesa di S. Antonio dei Cappuccini,<br />
sorta alla fine del Cinquecento quando si insediano<br />
i frati minori nel convento, oggi casa di riposo. Lo schema<br />
planimetrico della chiesa, più nota come S. Ignazio da Laconi,<br />
risente della tradizione gotico-catalana: unica navata<br />
con presbiterio, cappilla mayor, più stretto rispetto alla navata<br />
e cappelle laterali. Ancora più a valle abbiamo la chiesa<br />
della SS. Annunziata costruita dagli Scolopi poco dopo<br />
la casa del Noviziato, nella prima metà dell’Ottocento, incorporando<br />
il precedente impianto seicentesco, del quale rimane<br />
solo la grande cappella laterale dedicata alla Vergine<br />
Annunziata. La chiesa viene officiata dagli Scolopi fino alla<br />
loro soppressione, nel 1867, quando il Noviziato diventa caserma<br />
dei Carabinieri. Con l’espansione di Stampace la chiesa<br />
nel 1871 diventa parrocchia e agli inizi del Novecento viene<br />
affidata ai frati Minori conventuali; nello stesso periodo,<br />
a seguito dell’allargamento del corso Vittorio Emanuele, la<br />
chiesa subisce demolizioni e rifacimenti della facciata. Successivamente<br />
viene predisposto un ampliamento su progetto<br />
dell’ingegnere Flavio Scano che viene attuato con qualche<br />
modifica negli anni 1931-1933. Il prospetto principale è ca-<br />
ratterizzato da coppie di lesene<br />
composite, sulle quali<br />
poggia il timpano. Fra le colonne<br />
si apre il portale architravato,<br />
contenuto entro un<br />
arco a tutto sesto, retto da paraste.<br />
Sulla sinistra, ad angolo<br />
con il viale Merello, si innalza<br />
il campanile a canna quadra<br />
con lesene, nicchie e aperture<br />
ad arco ripartite da colonne<br />
composite sormontate<br />
da un architrave.<br />
Nella parte più bassa, in<br />
prossimità del mare, si trova<br />
l’antica chiesa di S. Salvatore,<br />
risalente probabilmente al<br />
XVI secolo e dedicata successivamente<br />
a Nostra Signora<br />
del Carmine. Demolita<br />
in seguito alle azioni belliche<br />
del 1943 la chiesa viene<br />
ricostruita a metà del Novecento<br />
nelle forme attuali,<br />
ampliando l’area originaria di<br />
pertinenza. La Commissione<br />
edilizia nella riunione del 28<br />
novembre 1949 esprime un<br />
parere sfavorevole per la facciata<br />
«banale, frammentaria,<br />
senza carattere e non armonizzata<br />
nel suo insieme» e per<br />
il miscuglio di elementi romanici<br />
della parte superiore<br />
e gotici di quella inferiore,<br />
con «un portale strombato<br />
alla maniera gotica ma architravato<br />
e modernizzato<br />
con un’apertura circolare<br />
male inquadrata e peggio<br />
raccordata all’insieme». Sulla<br />
stessa linea di costa si trovava<br />
la chiesa di S. Nicolò,<br />
demolita nel 1869 a seguito<br />
del piano topografico di Giuseppe<br />
Sbressa prima e Gaetano<br />
Cima dopo per realizzare<br />
un’ampia piazza, in asse<br />
con un viale alberato, a partire<br />
dal Carmine secondo il
tracciato del futuro viale S. Pietro (oggi Trieste).<br />
Il Cima nel suo piano ipotizza la piazza<br />
partendo dallo starello, un rettangolo di<br />
100 metri per 50, campione del mezzo ettaro,<br />
secondo il sistema metrico decimale, adottato<br />
in Sardegna nel 1842.<br />
Completiamo il perimetro del quartiere<br />
con la chiesa di S. Chiara a ridosso delle<br />
mura di Castello, sotto il baluardo di S. Giovanni,<br />
oggi Bastione di S. Croce dove sorgeva<br />
il monastero delle Clarisse almeno dal<br />
XIV secolo. Il primitivo nucleo del chiostro<br />
di S. Chiara viene completato nel XVII secolo<br />
con il rifacimento della chiesa omonima.<br />
La vita del convento continua anche<br />
dopo l’incameramento demaniale dei beni<br />
ecclesiastici fino al 1911 quando la chiesa diventa<br />
proprietà del Comune di <strong>Cagliari</strong>. Il<br />
convento, che già nei primi decenni del Novecento<br />
presenta gravi condizioni di degrado,<br />
subisce gravi danni in seguito ai<br />
bombardamenti del 1943 e non viene più ricostruito,<br />
ma utilizzato in gran parte come<br />
mercato rionale. Il prospetto della chiesa è<br />
concluso con due volute nel fastigio ad arco<br />
inflesso e ha due aperture simmetriche che<br />
riquadrano il grande portale sormontato da<br />
una nicchia. L’interno è a navata unica con<br />
cappelle laterali, coperta da volta a botte con<br />
archi estradossati e unghie in corrispondenza<br />
delle finestre.<br />
Al primo piano dell’ospedale civile, in corrispondenza<br />
della confluenza della raggiere<br />
con i bracci longitudinali, vi è la cappel-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 29<br />
Piazza del Carmine attorno al 1880. L’immagine abbraccia la parte tra l’attuale via Sassari a destra e via<br />
Maddalena a sinistra. Oltre il gruppo di persone in posa è oggi situato il palazzo delle Poste, mentre nella<br />
parte destra è ben visibile l’antica chiesa di S. Nicolò. In alto l’intero quartiere di Castello delimitato dalla<br />
torre S. Pancrazio e dal vecchio bastione S. Remy; al centro la Cattedrale e la Torre dell’Elefante<br />
la S. Giovanni di Dio, ultimata nel 1858, con<br />
la prima parte dell’ospedale progettato da G.<br />
Cima e iniziato il 4 novembre 1844 in un’area<br />
libera sita in località “Palabanda”. La cappella<br />
ha pianta centrale con la circonferenza<br />
segnata da sedici grosse colonne doriche che<br />
reggono la trabeazione a cornice modanata aggettante.<br />
La copertura è a cupola emisferica<br />
ornata da cassettoni affrescati. La semicirconferenza<br />
esterna della cappella, nella quale<br />
si aprono portefinestre, è cinta da una balconata<br />
con ringhiera in ferro, che si affaccia<br />
sul giardino interno. Lungo le pendici sottostanti<br />
l’ospedale civile troviamo la chiesa di<br />
S. Giuseppe, realizzata nel 1937 grazie alla<br />
generosità di Giovanni Sola, presidente degli<br />
Istituti Riuniti di Ricovero Minorile, per onorare<br />
la memoria del figlio Carlo deceduto nella<br />
grande guerra. È un piccolo edificio, completamente<br />
isolato all’interno del recinto dell’asilo<br />
infantile, a navata unica con presbiterio<br />
absidato e sagrestia, ricavata immediatamente<br />
dietro il presbiterio. Le pareti interne<br />
sono scandite da arcate cieche contenute entro<br />
lesene che reggono la cornice aggettante<br />
sulla quale si imposta la volta di copertura a<br />
botte, con unghie in corrispondenza di ogni<br />
arcata. La facciata è ripartita da coppie di lesene<br />
di differente altezza che delimitano una<br />
parte centrale e due laterali più piccole raccordate<br />
con due volute a quella centrale più<br />
alta, chiusa a timpano retto triangolare.<br />
Inserite perfettamente negli isolati che le<br />
contengono per farne parte integrante e con-
30 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
La corsa di S. Michele nella<br />
strada di S. Michele (via Azuni)<br />
in una immagine inserita nel<br />
Voyage en Sardaigne di A. Della<br />
Marmora nel 1839<br />
correre alla definizione di un<br />
tessuto viario pressoché regolare<br />
che ripete la direzione<br />
di quello del sovrastante<br />
quartiere Castello abbiamo<br />
le chiese che ancora rimangono<br />
dopo la demolizione di<br />
S. Giorgio e S. Margherita.<br />
La strada di S. Michele<br />
(oggi via Azuni), la via principale<br />
di Stampace. la ritroviamo<br />
vivacemente rappresentata<br />
in una immagine<br />
inserita nel Voyage en Sardaigne<br />
di Alberto Della Marmora<br />
nel 1839, per ricordare<br />
la corsa di carnevale, con<br />
quadriglie di cavalli e cavalieri<br />
mascherati. Questa<br />
strada raggiunge la quota<br />
più alta in corrispondenza<br />
nella chiesa di S. Michele e<br />
noviziato della compagnia di<br />
Gesù per degradare poi rapidamente<br />
fino alla chiesa<br />
di S. Anna, dove si registra<br />
la massima depressione.<br />
L’origine della chiesa è strettamente<br />
legata alla storia dei<br />
Gesuiti e alla generosità di<br />
Ricostruzione delle cupole della chiesa di Sant’Anna; è riconoscibile in<br />
primo piano la chiesa di S. Giorgio demolita nel 1952<br />
un ricco benefattore, Francescangelo Dessì, grazie al quale<br />
la chiesa viene iniziata dopo il 1674. I gesuiti, chiamati a <strong>Cagliari</strong><br />
nel 1563. hanno diverse sedi fra le quali il Noviziato<br />
trasferito da Busachi nel 1585 e sistemato in un edificio realizzato<br />
a lato delle due cappelle di S. Egidio e S. Michele in<br />
prossimità della Porta dello Sperone. La nuova chiesa, portata<br />
a termine e consacrata nel 1738, rinnova gli schemi tradizionali<br />
delle chiese gesuitiche (a navata unica longitudinale)<br />
per adottare una pianta centrale su schema ottagonale<br />
ampliato a croce greca. Lungo il perimetro si aprono sei cappelle<br />
radiali intercomunicanti, con volte a botte, e il profondo<br />
presbiterio contrapposto al vano di ingresso. La cupola<br />
ottagonale poggia su tamburo e su archi a tutto sesto<br />
che scaricano su robusti pilastri. L’apparato decorativo interno<br />
è ricchissimo, costituito dai fregi fitomorfi e antropomorfi<br />
delle paraste, insieme agli altari con colonne tortili corinzie<br />
e ai marmi e agli stucchi delle cappelle. Altrettanto<br />
ricca di decorazioni è la facciata, parallela all’asse della<br />
chiesa, che fa da sfondo alla via e che mediante le tre arcate<br />
immette nel portico, suddiviso in campate voltate a crociera.<br />
Sul lato minore del portico una scala di marmo porta alla<br />
chiesa cui si accede attraverso un portale architravato, sormontato<br />
da volute a doppia inflessione, con lo stemma<br />
della Compagnia di Gesù. Il prospetto è suddiviso in tre ordini,<br />
scanditi da colonne corinzie, e si conclude con un<br />
timpano che sovrasta una nicchia con la statua di S. Michele.<br />
Nell’ordine centrale si aprono tre finestre affiancate<br />
da cariatidi e sormontate da timpani spezzati, curvo quello<br />
centrale con al centro lo stemma della Compagnia di Gesù<br />
e triangolari i due laterali con altri due stemmi.
Sant’Anna<br />
Sulla stessa strada abbiamo la chiesa di S. Anna costruita<br />
sull’area di una chiesa precedente della quale non si<br />
conosce la veste architettonica, ma che aveva l’orientamento<br />
sull’asse est-ovest e accesso dall’attuale via S. Efisio.<br />
La costruzione della nuova chiesa, attribuita a Giuseppe<br />
Viana, ha inizio, subito dopo la demolizione della vecchia,<br />
il 27 maggio 1785, con la posa della prima pietra ad opera<br />
dell’arcivescovo Filippo Melano. A causa del costo elevato<br />
la costruzione subisce diverse interruzioni, fino alla consacrazione<br />
avvenuta nel 1817 e alla solenne apertura al culto<br />
il 25 luglio dell’anno successivo. Solo nel 1906, con la realizzazione<br />
dell’altare maggiore e di tutte le decorazioni interne,<br />
ad opera del pittore Rodolfo Gambini, la chiesa può<br />
dirsi completa nell’interno, è però mutila nel prospetto con<br />
un solo campanile: il secondo, in simmetria, viene eretto nel<br />
1938. È quindi comprensibile la popolarità del detto sa fabrica<br />
de Sant’Anna ancora in uso nel linguaggio dei cagliaritani<br />
per indicare qualcosa di interminabile. Il 26 febbraio<br />
1943, durante un’incursione aerea, la chiesa è colpita<br />
da una bomba che ne sventra le cupole e fa crollare il lato<br />
destro verso la via Fara. Nel 1945 inizia la ricostruzione nelle<br />
linee strutturali essenziali, senza più alcuna decorazione, con<br />
la riapertura al culto nell’aprile 1951. La chiesa è fortemente<br />
elevata rispetto al piano delle strade attigue e si ricollega alla<br />
via Azuni mediante un’ampia scalinata, ad andamento curvilineo,<br />
chiusa sui due lati verso le vie Fara e S. Efisio. La<br />
copertura è caratterizzata da tre cupole, di altezza e diametro<br />
diversi, poste longitudinalmente nell’asse tra le due<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 31<br />
torri campanarie. Queste, in<br />
posizione leggermente arretrata<br />
rispetto al prospetto<br />
principale, a pianta quadrata<br />
e chiuse a cupola, inquadrano<br />
la facciata. Essa è<br />
scompartita in due ordini<br />
raccordati da volute. L’ordine<br />
inferiore è spartito da<br />
coppie di lesene impostate<br />
su un alto basamento e con<br />
capitelli ionici. La parte centrale<br />
si inflette in uno spazio<br />
concavo, definito da coppie<br />
di colonne parzialmente incassate,<br />
che delimitano il<br />
portale a timpano curvo<br />
spezzato. L’ordine superiore<br />
ha paraste con capitelli compositi<br />
impostate su un basamento<br />
continuo che segue la<br />
cornice modanata e aggettante<br />
del livello inferiore.<br />
Nella parte concava centrale<br />
è situata una finestra circolare<br />
con cornice pensile terminante<br />
ai lati con volute.<br />
Conclude la facciata un ornamento<br />
a timpano triangolare<br />
che segue la concavità<br />
della parte centrale. L’interno<br />
è composto da tre<br />
parti, in successione dall’ingresso:<br />
la prima è costituita<br />
da un vano poligonale allungato<br />
inscrivibile in un’ellisse,<br />
sui cui lati ricurvi, in<br />
simmetria rispetto all’asse<br />
longitudinale, si aprono<br />
quattro vani absidati che<br />
fungono da cappelle; la<br />
parte centrale è costituita da<br />
un vano quadrato, ricoperto<br />
da un’imponente cupola su<br />
tamburo ottagono finestrato,<br />
e da due cappelle pressoché<br />
rettangolari che si affacciano<br />
e formano quasi un transetto;<br />
la terza parte è il presbiterio,<br />
sopraelevato e so-
32 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Santa Restituta<br />
vrastato da una cupola ottagonale, oltre che<br />
concluso con il coro absidato. Le volte di copertura<br />
si scaricano su colonne e pilastri<br />
con capitelli compositi attraverso un cornicione<br />
modanato e fortemente aggettante che<br />
segue l’andamento mistilineo del perimetro<br />
interno della chiesa.<br />
La chiesa di S. Efisio sorge nel cuore di<br />
Stampace in una piccola piazza ricavata all’interno<br />
dell’isolato situato tra le vie S. Restituta<br />
e S. Efisio. È un’area già occupata da<br />
una piccola chiesa di impianto altomedioevale,<br />
eretta su un ipogeo detto carcere di S.<br />
Efisio, ritenuto la prigione del santo prima della<br />
sua decapitazione eseguita a Nora. La chiesa<br />
ebbe diverse trasformazioni, come quella<br />
del 1726, quando viene realizzato un oratorio<br />
per l’Arciconfrarernita del Gonfalone,<br />
sulla base di un progetto elaborato probabilmente<br />
dall’architetto piemontese Felice De<br />
Vincenti. Lo stato attuale viene definito nel<br />
1780, quando, demolita la vecchia chiesa, si<br />
dà il via alla nuova edificazione. Sia la chiesa<br />
che l’oratorio sono inquadrabili nell’ambito<br />
dell’architettura del Barocchetto piemontese,<br />
anche se il tipo planimetrico è ancora<br />
quello tradizionale, con una navata ricoperta<br />
da volta a botte e scandita da para-<br />
ste e trabeazioni di gusto classico, e con le<br />
cappelle laterali ricavate tra i contrafforti. Il<br />
presbiterio sopraelevato è ricoperto da una<br />
cupola ottagona sostenuta da un tamburo.<br />
Una volta a botte lunettata ricopre invece il<br />
vasto oratorio, direttamente comunicante con<br />
la chiesa. La facciata si conclude con un arco<br />
a doppia inflessione, ed è contenuta entro una<br />
successione di lesene ioniche, che inquadra<br />
tre ordini progressivamente meno elevati e separati<br />
da cornici mistilinee. Il portale è sormontato<br />
da un timpano curvo spezzato, e si<br />
accompagna ad ampie finestrature cieche. Il<br />
campanile, a pianta quadrata, appartiene<br />
probabilmente alla precedente chiesa. Già interessata<br />
dai bombardamenti francesi dal<br />
mare del 1793, come ricorda la lapide incassata<br />
nella parete sinistra della navata, la chiesa<br />
non viene risparmiata dai bombardamenti<br />
aerei del 1943, che lesiona il cappellone, poi<br />
ripristinato.<br />
Eretta sopra un ambiente sotterraneo,<br />
come la vicina chiesa di S. Efisio, la chiesa<br />
di S. Restituta viene costruita nella veste attuale<br />
grazie al lascito testamentario di Salvatore<br />
Mostallino, su un’area ceduta nel luglio<br />
1637 dalla parrocchia di S. Anna.<br />
L’edificio si apre su una piccola piazza, inserita<br />
all’interno di un isolato compreso tra<br />
la le vie S. Restituta e S. Efisio. La navata<br />
unica e le cappelle laterali contenute tra i<br />
contrafforti, senza transetto e con il presbiterio<br />
(capilla mayor) rialzato, ripetono<br />
schemi ancora gotici; sui contrafforti si innesta<br />
la volta a botte, irrigidita da archi<br />
traversi estradossati. Nel semplice prospetto<br />
ad arco inflesso di gusto seicentesco si apre<br />
un portale architravato con timpano curvo<br />
spezzato, in asse con un’apertura circolare.<br />
A seguito dei danni di guerra del 1943 la<br />
chiesa non viene più officiata fino al restauro<br />
ad opera del Genio Civile negli anni<br />
tra il 1959 e il 1965.<br />
La cripta sottostante, considerata il carcere<br />
della santa, è un vasto locale a pianta<br />
libera, con alcuni ambienti ornati di altari e<br />
arredi di tipo diverso.<br />
■
Le riflessioni in tema di etica e di<br />
economia muovono dalla notissima 1.–<br />
vicenda di una azienda e di una banca,<br />
site in un capoluogo di provincia, florido<br />
e importante, dell’Italia settentrionale.<br />
L’azienda ricorreva al credito, che la banca<br />
generosamente erogava, facendosi rilasciare<br />
a garanzia azioni ed obbligazioni. Quando<br />
l’azienda manifestò difficoltà a restituire,<br />
la banca convinse i clienti ad acquistare<br />
le azioni e le obbligazioni, assicurando un rendimento<br />
molto elevato. Alla fine, l’azienda fallì<br />
e i risparmiatori si trovarono in mano dei<br />
titoli, che non valevano nulla: ma la banca<br />
uscì indenne. Piuttosto che sopportare il rischio<br />
inerente al credito concesso, secondo<br />
una prassi in seguito diventata usuale, la banca<br />
aveva trasferito il rischio ai risparmiatori<br />
suoi clienti i quali, per effetto del dissesto<br />
dell’azienda, perdettero tutti i loro risparmi.<br />
Non sono uno studioso di etica, né di economia:<br />
non posso fregiarmi dell’appellativo<br />
impopolare di esperto. Sono una persona<br />
qualsiasi, che legge e riflette. Nella professione<br />
di magistrato – com’è certamente capitato a<br />
tanti che si occupano di leggi e di giustizia<br />
– non è mancata l’occasione per meditare circa<br />
la rispondenza delle norme giuridiche alle<br />
regole morali.<br />
Il problema che intendo trattare è se, rispetto<br />
alle ripetute crisi economiche degli ultimi<br />
anni, la mancanza di etica presenti una<br />
certa rilevanza. In particolare, se gli interessi<br />
economici, dapprima considerati in funzione<br />
del progresso civile, siano diventati il fine<br />
piuttosto che un mezzo. Ancora, se anche<br />
nell’attività economica debba valere l’assoluta,<br />
insindacabile libertà individuale, oppure<br />
se, come ogni altro comportamento<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 33<br />
La funzione del denaro<br />
Etica ed<br />
economia<br />
Rafaele Corona<br />
dell’uomo, l’attività economica debba soggiacere<br />
a vincoli morali superiori: a valori<br />
etici oggettivi, certi e condivisi.<br />
Nessuna pretesa di svolgere un saggio<br />
scientifico intorno all’etica e all’economia;<br />
solo l’intendimento di suggerire taluni spunti<br />
di riflessione intorno al ruolo dell’etica nell’economia.<br />
L’idea dominante, il filo conduttore<br />
è che tra le cause, varie e molteplici,<br />
delle crisi economiche di questi anni importanza<br />
non secondaria assumano i comportamenti<br />
moralmente non corretti degli operatori:<br />
vale a dire, la mancanza di etica nel<br />
mondo dell’economia.<br />
– In tempi recenti, l’economia mon-<br />
2. diale ha attraversato crisi gravissime, le<br />
quali sono costate la soppressione dei posti<br />
di lavoro e la disoccupazione, mascherate da<br />
accattivanti parole inglesi (quali outsurcing<br />
= dislocamento; downsizing = ridimensionamento):<br />
le crisi hanno prodotto soppressione<br />
dei posti di lavoro e disoccupazione,<br />
emigrazioni e immigrazioni di massa. Tutto<br />
ciò significa sofferenze umane, miserie e tragedie,<br />
perché tante persone hanno perduto<br />
i posti di lavoro, le case, i risparmi, le pensioni;<br />
hanno abbandonato la propria terra,<br />
hanno reciso le loro radici e si sono avventurate<br />
verso paesi sconosciuti e spesso ostili.<br />
Gli eventi li ricordano tutti. La crisi dei<br />
mercati immobiliari del Giappone nel 1990;<br />
la crisi del Messico nel 1994; la crisi del Sudest<br />
asiatico nel 1997; la crisi della new Economy<br />
e la bolla di Internet nel 2000; la crisi<br />
bancaria negli Stati Uniti del 2007, che poi<br />
si è estesa al mondo intero ed è diventata crisi<br />
mondiale; la crisi del 2010, dalla quale l’Europa<br />
e l’Italia non riescono ad uscire.
34 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
La domanda è: queste vicende sono causate<br />
soltanto da fattori economici e finanziari<br />
e l’etica non c’entra per nulla? Si è certi<br />
che la ferrea legge del mercato – vale a dire,<br />
il massimo profitto ad ogni costo e nel più<br />
breve periodo possibile – debba essere<br />
l’unico fine delle imprese, senza cura per la<br />
società nel suo insieme; senza attenzione<br />
per l’equilibrio economico, la stabilità del lavoro,<br />
la salute, la sicurezza, l’ambiente. In<br />
sintesi se la ferrea legge del mercato, se<br />
l’idea del massimo profitto ad ogni costo e<br />
nel più breve periodo possibile, vada esente<br />
da ogni responsabilità.<br />
– La rappresentazione del mondo degli<br />
3. affari, delle imprese, della finanza e della<br />
banca, proposta da Hollywood, riflette il<br />
cambiamento dell’opinione pubblica nel<br />
tempo. Nel film Wall Street del 1987, il protagonista<br />
Michael Douglas, elegantissimo, il<br />
profilo affilato, l’atteggiamento spavaldo, proclama<br />
senza esitazione che l’avidità è giusta,<br />
perché il progresso economico non può farne<br />
a meno. Nel film successivo del 2010 Il danaro<br />
non dorme mai, dopo poco più di due<br />
lustri, l’atmosfera è cambiata. Lo stesso protagonista<br />
Michael Douglas è sempre elegantissimo,<br />
ma non è più spavaldo, perché ha<br />
perduto le certezze di un tempo; ha mutato<br />
opinione; formula critiche, talvolta durissime,<br />
agli speculatori, ai gestori dei fondi, all’intero<br />
sistema degli affari di Wall Street; se<br />
la prende continuamente con l’altalena dei<br />
listini di borsa, la frenesia, il continuo telefonare,<br />
la paura di perdere tutto, l’avidità che<br />
spinge a volere sempre di più: se la prende,<br />
soprattutto, con la mancanza totale di finalità<br />
apprezzabili e di scrupoli.<br />
Il cinema di Hollywood è molto attento<br />
agli umori dell’opinione pubblica.<br />
– Nel secolo XIV il fiorentino Dino<br />
4. Compagni, uno dei dirigenti dell’Arte<br />
della seta, chiedeva ai commercianti «verità,<br />
onestà, integrità». Nel 1495 Luca Pacioli,<br />
inventore della partita doppia – il metodo<br />
contabile, per cui ogni operazione è registrata<br />
nelle separate sezioni di dare e avere,<br />
che devono corrispondere perfettamente –<br />
coniò il concetto di “commerciante rispettabile”.<br />
Dai comuni italiani alle città della<br />
Lega anseatica, l’ideale del “commerciante<br />
rispettabile” si diffuse in tutta l’Europa.<br />
Negli anni Trenta del Novecento, l’industriale<br />
di Stoccarda Robert Bosch, produttore<br />
degli elettrodomestici che ancora oggi<br />
sono sinonimo di eccellenza, affermò essere<br />
«la gestione onesta e corretta quella che,<br />
alla lunga, è la più remunerativa e che il<br />
mondo degli affari apprezza più di quanto<br />
non si creda».<br />
Il 15 settembre del 2008, Alan Greenspan<br />
– per diciannove anni presidente della Federal<br />
Reserve, ovverosia la banca centrale<br />
degli Stati Uniti, la banca di emissione più<br />
influente del mondo – senza reticenze dichiarò<br />
essere assolutamente errata l’ideologia,<br />
condivisa da Wall Street e da Washington,<br />
che i mercati fossero sempre capaci di<br />
autoregolarsi al meglio.<br />
Il convincimento che il mercato abbia<br />
bisogno dell’etica, dunque, non è una novità;<br />
e non è superata.<br />
L’idea è che il mercato – gli imprenditori,<br />
gli industriali, i manager, i banchieri, i finanzieri,<br />
gli assicuratori, gli stessi consumatori<br />
– debbano essere assoggettati a regole, alle<br />
quali non sembrano avere interesse e che, comunque,<br />
sono incapaci di imporsi. L’idea è<br />
che sia compito dell’opinione pubblica elaborare<br />
principi e direttive di comportamento<br />
vincolanti e che sia compito della politica<br />
imporli, pena adeguate sanzioni.<br />
– Intorno al concetto di etica ed alla<br />
5. funzione dell’etica gli scrittori più spiritosi<br />
si sono sbizzarriti. «L’etica è un lusso<br />
privato e costoso» (Henry Adams). «Un<br />
uomo che moraleggia, di solito, è un ipocrita;<br />
una donna che moraleggia invariabilmente<br />
è brutta» (Oscar Wilde).<br />
Nel Novecento l’etica non ha ricevuto, sul<br />
piano teorico, la considerazione di cui aveva<br />
beneficiato nei secoli precedenti: non grandi<br />
trattati, non memorabili monografie, non<br />
considerevoli saggi. La ragione, secondo Johan<br />
Huizinga, che «sono sensibilmente sminuite<br />
le norme della moralità in genere, la<br />
stessa teoria della morale». Per Josè Ortega
y Gasset «Siamo nudi, senza tradizione,<br />
senza più norme di condotta».<br />
Che di fronte alla decadenza morale la<br />
società contemporanea senta il bisogno, la<br />
necessità, l’urgenza dell’etica, lo dimostra la<br />
diffusione della deontologia, vocabolo ricercato<br />
e intellettualistico, ma vago e meno<br />
impegnativo. Avuto riguardo alla carenza di<br />
princìpi etici oggettivi, certi e condivisi da<br />
tutti, ogni libera professione vanta la propria<br />
deontologia ed esibisce un codice deontologico:<br />
il codice deontologico dei medici, degli<br />
ingegneri, degli avvocati e via dicendo. La<br />
società, dunque, mostra di aver bisogno<br />
della guida di princìpi morali oggettivi, certi<br />
e condivisi.<br />
Nell’economia, l’esigenza di indirizzare le<br />
attività verso finalità socialmente utili – ovverosia<br />
vantaggiose per la collettività intera<br />
e non soltanto per i gruppi imprenditoriali,<br />
bancari e finanziari – sospinge alla riscoperta<br />
dell’etica: sospinge a riscoprire i valori<br />
etici oggettivi, certi e condivisi, che indirizzino<br />
le attività economiche, bancarie e finanziarie<br />
verso fini socialmente utili. A contatto<br />
con il mondo economico, la società si<br />
rende conto essere improcrastinabile il ricorso<br />
ai valori etici, i quali rappresentino criteri<br />
di giudizio oggettivi, certi e condivisi, dai<br />
quali la politica deve ricavare le direttive da<br />
imporre all’economia.<br />
Nel mondo economico – svanita la sbornia<br />
marxista, per cui tutto doveva affidarsi allo<br />
Stato, e instaurata l’egemonia non meno opprimente<br />
del pensiero unico liberista, che Giulio<br />
Tremonti definisce “mercatismo” – emergono<br />
il bisogno, la necessità, l’urgenza di fissare<br />
al mercato regole conformi alla morale,<br />
perché il criterio soggettivo ed abnorme del<br />
massimo profitto ad ogni costo e in tempi brevi<br />
non è estraneo alle crisi, che si sono susseguite.<br />
Il criterio soggettivo ed abnorme del<br />
massimo profitto ad ogni costo e in tempi brevi<br />
non è estraneo ai danni incommensurabili<br />
recati alla efficienza produttiva; alla perdita<br />
di posti di lavoro, di case, di risparmi, di pensioni;<br />
non è estraneo ai guasti gravissimi in<br />
tema di ambiente, di coesione sociale, di sicurezza;<br />
non è estraneo alle sofferenze umane<br />
considerevoli, alle miserie e alle tragedie.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 35<br />
Le crisi, che hanno colpito l’economia<br />
dell’Occidente, hanno recato sicuramente<br />
danni alla efficienza produttiva: ma soprattutto<br />
hanno portato sofferenze umane gravissime,<br />
miserie e tragedie. La perdita di posti<br />
di lavoro, di case, di risparmi, di pensioni,<br />
le emigrazioni e le immigrazioni hanno cagionato<br />
guasti in tema di sicurezza, di ambiente,<br />
di coesione sociale. Per la verità,<br />
l’aspetto più preoccupante delle crisi sono i<br />
cospicui fenomeni di disgregazione sociale:<br />
più alto il tasso dei crimini, dei carcerati, dei<br />
divorzi, degli aborti, delle madri minorenni,<br />
del commercio della droga e, allo stesso<br />
tempo, più bassa l’affluenza alle urne. Altri<br />
aspetti non meno preoccupanti i tagli al sistema<br />
sanitario, la riduzione delle spese per<br />
l’educazione e i trasporti, la pressione fiscale<br />
che non si attenua e le Università eccellenti,<br />
che non si riprendono. Le crisi hanno pregiudicato,<br />
per un verso, lo spirito d’impresa;<br />
per altro verso, la autentica libertà di opinione<br />
e l’ampliamento dei diritti delle minoranze.<br />
Non è questa la sede – non ho la competenza,<br />
non essendo un esperto – per indagare<br />
le cause delle crisi, che sono molteplici. Non<br />
occorre essere un esperto di economia per rilevare<br />
due cambiamenti, i quali sono sotto<br />
gli occhi di tutti: il mutamento dello scopo<br />
dell’attività economica e la trasformazione<br />
della funzione del danaro. Anzitutto, il cambiamento<br />
dello scopo dell’attività economica:<br />
il fine di produrre beni e servizi a<br />
vantaggio della società è stato surrogato<br />
dallo scopo di guadagnare individualmente<br />
il più possibile e nel minore tempo possibile.<br />
L’obbiettivo degli operatori non è costruire<br />
stabilimenti per produrre beni e servizi di<br />
qualità migliore ed a prezzi più bassi, ma<br />
guadagnare danaro, guadagnare rapidamente<br />
molto danaro. La finanza ha dismesso<br />
la sua originaria ragione d’essere; ha<br />
smesso di rappresentare una fonte di servizi<br />
per l’economia ed ha sviluppato una funzione<br />
propria: la speculazione. Non occorre<br />
essere un esperto di economia per rilevare<br />
che anche il danaro ha cambiato funzione.<br />
Il danaro non costituisce più lo strumento<br />
per intraprendere le attività economiche,
36 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
per comprare le materie prime e le merci e<br />
per investire nella costruzione di fabbriche:<br />
il danaro è diventato merce, che viene scambiata<br />
nel mercato e con la quale si possono<br />
ricavare profitti più elevati che finanziando<br />
l’industria e il commercio.<br />
– La natura – si sa – opera necessaria-<br />
6. mente in conformità con la legge della<br />
causalità (naturale): in conformità con il rapporto<br />
di causa ed effetto. Si alternano sempre<br />
il giorno e la notte e senza sosta si succedono<br />
le stagioni; inevitabilmente i corpi<br />
vengono attratti in funzione della distanza e<br />
della massa, secondo la legge di gravitazione<br />
universale. Invece l’uomo, fornito di intelletto<br />
e di volontà, agisce consapevolmente<br />
e volontariamente, secondo scelte molteplici<br />
ed eterogenee. Se l’uomo fosse soltanto<br />
un essere razionale, obbedirebbe alla<br />
legge morale, che lo indirizza al bene. Ma l’uomo<br />
ha passioni, inclinazioni, impulsi, sentimenti,<br />
entusiasmi talvolta contrari alla ragione<br />
ed alla morale. Perciò per adeguarsi all’imperativo<br />
morale, l’intelletto e la volontà<br />
devono reagire contro gli elementi perturbatori,<br />
che offuscano la visione del bene.<br />
L’etica suppone la consapevolezza e la<br />
volontà di osservare la legge morale. Essendo<br />
l’uomo un soggetto libero di scegliere<br />
il bene o il male, ogni sua azione ha a che<br />
fare con la dimensione etica: ogni sua<br />
azione, cioè, è suscettibile di essere qualificata<br />
morale o immorale.<br />
Come ogni attività umana, anche l’attività<br />
economica può essere giudicata morale<br />
o immorale.<br />
Ma in che consiste il bene secondo la morale?<br />
In che consistono i princìpi e le regole,<br />
in base ai quali si valuta la condotta umana<br />
e si stabilisce se è buona o cattiva? Ha ancora<br />
senso l’antico adagio, secondo cui la libertà<br />
consente di scegliere se vivere o no secondo<br />
virtù? Tutti sono d’accordo che è bene<br />
la dedizione all’interesse comune, che è bene<br />
la pazienza ed il coraggio nelle prove e nelle<br />
difficoltà della vita, la compassione per i<br />
deboli, la moderazione nell’uso dei beni materiali,<br />
l’atteggiamento responsabile nei confronti<br />
dell’ambiente. Per altro verso, sono<br />
tutti d’accordo che è male l’omicidio, il<br />
furto, la menzogna, la frode, la violenza, la<br />
cupidigia, l’avarizia...<br />
Non basta. Occorre un criterio generale<br />
per l’etica, fondato su princìpi oggettivi,<br />
certi e condivisi.<br />
– Spiegare ciò che è morale o no, ciò<br />
7. che è giusto o ingiusto, in questa sede<br />
non è possibile: conviene una sintesi rapidissima,<br />
e inevitabilmente lacunosa.<br />
È morale tutto ciò che contribuisce alla<br />
conservazione ed alla crescita della persona<br />
umana, nella direzione della sua dignità.<br />
Alla conservazione ed alla crescita della<br />
persona nella direzione della sua dignità<br />
non giova tutto ciò che piace o che conviene<br />
in termini di utilità. È risaputo che alla salute<br />
non sempre fanno bene i cibi che piacciono.<br />
Alla conservazione ed alla crescita della<br />
persona umana nella direzione della sua dignità<br />
giova quanto si conforma alla sua natura<br />
di persona incline ad aprirsi agli altri ed<br />
a ricercare la verità sui temi fondamentali<br />
dell’esistenza: chi siamo, donde veniamo,<br />
dove andiamo?<br />
L’etica novecentesca è contrassegnata dal<br />
soggettivismo, peraltro non disgiunto dalla<br />
aspirazione ai valori oggettivi, non conseguiti<br />
sia per il difetto di strumenti metodologici<br />
idonei ad attingerli sia, principalmente,<br />
per la mancanza di una visione<br />
generale condivisa, atta a fondare gli imperativi<br />
etici in modo convincente.<br />
Certa cultura contemporanea, di matrice<br />
individualistica, infatti, vede nell’uomo un<br />
soggetto fine a se stesso; considera l’uomo<br />
come unica norma del suo agire. Perfettamente<br />
coerente con l’etica soggettivistica, del<br />
resto, in economia è la direttiva del massimo<br />
profitto nel più breve periodo possibile<br />
a vantaggio dei singoli individui e dei gruppi.<br />
Certa cultura contemporanea stima la libertà<br />
individuale come valore prioritario, cui<br />
subordina ogni altro valore, e la emancipa da<br />
qualsivoglia regola esterna. Per il pluralismo,<br />
il criterio dell’agire morale viene ad essere<br />
esclusivamente la valutazione soggettiva:<br />
l’azione risulta morale, cioè buona, in quan-
to proviene dalla libera scelta individuale ed<br />
è vantaggiosa per la persona, che la compie.<br />
Secondo il pluralismo non esiste un criterio<br />
razionale per stabilire se sia “vera” la posizione<br />
propria o quella degli altri, per determinare<br />
chi abbia ragione e chi torto.<br />
L’etica moderna, dunque, è orientata alla<br />
libera scelta individualistica, non all’etica<br />
dei valori oggettivi più alti. Ma l’etica della<br />
libera scelta (individualistica) si appiattisce<br />
sul soggetto e finisce per giustificare qualsivoglia<br />
suo comportamento: per giustificare<br />
anche il permissivismo più scadente. In economia,<br />
giustifica la direttiva del massimo<br />
profitto ad ogni costo nel più breve tempo<br />
possibile. L’etica dei valori, che pure muove<br />
dalla libertà come prerequisito indispensabile<br />
della responsabilità personale, si misura<br />
con valori oggettivi, i quali alla libertà<br />
conferiscono il contenuto e la sostanza. Ma<br />
la libertà non sempre ha valore di per sé:<br />
non sempre ha valore strumentale in relazione<br />
ai fini perseguiti ed alle azioni compiute.<br />
«Alla libertà come valore morale si è sostituito<br />
il concetto di libertà individuale, inteso<br />
come diritto di vedere riconosciuto, nei<br />
limiti della legge penale, ogni tipo di comportamento:<br />
sicché si è preteso, con arroganza,<br />
che fossero legittimati abitudini e modi<br />
di condotta i quali, forse ammissibili nella vita<br />
privata, accolti nella vita pubblica compromettono<br />
l’ordine sociale e interrompono la<br />
continuità con la tradizione, che è la parte vivente<br />
della storia. Allo stesso tempo, l’indifferenza<br />
per i valori comuni e la prevalente<br />
preoccupazione di proteggere ogni istanza individuale,<br />
indipendentemente dalla sua qualità<br />
e dalla sua concordanza con il bene comune,<br />
hanno portato alla progressiva erosione<br />
del senso critico. Nel nome della nuova<br />
concezione demenziale compendiata dall’espressione<br />
del “politicamente corretto”, si<br />
sono smantellati i canoni educativi, i quali miravano<br />
a formare i cittadini responsabili, perché<br />
consapevoli del rapporto tra libertà, vita<br />
morale ed abito critico».<br />
Del resto l’etica, sulla quale si fonda<br />
l’umanesimo europeo, non è soggettiva, ma<br />
personalista e comunitaria. L’uomo è certa-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 37<br />
mente un individuo, fatto di carne ed ossa,<br />
ma è soprattutto una persona, fornita di intelletto<br />
e di volontà. Come persona l’uomo<br />
beneficia della capacità di ricerca e di relazione,<br />
che gli permette di conoscere, di interagire<br />
con gli altri e di completare se<br />
stesso.<br />
La conoscenza e le relazioni interpersonali<br />
non hanno carattere materiale, ma spirituale<br />
e morale. Tutto ciò che è fragile e relativo,<br />
come la materia, rimanda ad un<br />
fondamento più solido ed assoluto, che lo<br />
precede, lo giustifica e gli dà senso e direzione.<br />
Lo spirito, si dice, è come il terreno<br />
fertile che non perde alcun seme.<br />
Nell’ottica della rivelazione cristiana,<br />
l’agire morale equivale a conformarsi al disegno<br />
di Dio sulla persona umana, storicamente<br />
rivelato dal Cristo. Secondo la morale<br />
cristiana, l’agire morale trova la sua piena<br />
espressione nell’amore verso Dio e verso il<br />
prossimo. Secondo quest’ottica, la libertà<br />
approda a volere il bene dell’altro, anche del<br />
nemico, in assoluta gratuità, senza aspettare<br />
alcun contraccambio.<br />
Non sembra che l’etica dell’amore sia di<br />
qualità inferiore all’etica della scelta libera,<br />
soggettiva, individualistica ed egoista...<br />
– Fino qualche tempo fa, si discuteva<br />
8. dell’economia florida e del progresso<br />
apparentemente inarrestabile dell’Europa<br />
occidentale e degli Stati Uniti, nonché del<br />
fallimento, del pari inarrestabile (nonostante<br />
la propaganda), dell’Unione Sovietica. Oggi<br />
non si può non tener conto dell’efficienza<br />
produttiva del Giappone, dello sviluppo aggressivo<br />
delle “quattro tigri asiatiche” (Corea<br />
del Sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore);<br />
dei progressi straordinari della Cina<br />
e dell’India; della crescita tumultuosa del<br />
Brasile. Oggi, a causa del passaggio dall’economia<br />
nazionale a quella globale, avvenuto<br />
ad un ritmo e ad una velocità sconosciuti,<br />
il bisogno, la necessità, l’urgenza<br />
dell’etica sono aumentati.<br />
Orbene, la globalizzazione dell’economia,<br />
della tecnologia e delle comunicazioni<br />
non può certo impedirsi, ma deve regolarsi.<br />
Non si può pensare di subire come un de-
38 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
stino ineluttabile il capitalismo sfrenato: il<br />
“mercatismo”. La globalizzazione dell’economia,<br />
della tecnologia e delle comunicazioni<br />
deve essere governata, al livello mondiale,<br />
da una politica globale. La quale deve<br />
essere guidata da un’etica globale. A patrocinare<br />
un’etica globale non sono soltanto i<br />
moralisti, ma sono proprio i finanzieri più<br />
avveduti, come George Soros.<br />
Nel sentire comune, all’etica e alla politica<br />
spetta il primato rispetto all’economia,<br />
che non può essere destinata soltanto al servizio<br />
del profitto e alla ingordigia dei singoli<br />
e del gruppi. L’economia deve essere al servizio<br />
dell’uomo e della società, al servizio di<br />
scopi sociali, politici ed etici superiori.<br />
L’etica deve elaborare i principi, la politica<br />
deve fissare le regole e l’economia, la tecnologia<br />
e le comunicazioni devono rispettarle.<br />
Laddove la politica si limita a fungere da<br />
braccio secolare dell’economia e non crea alcun<br />
quadro giuridico e istituzionale di riferimento,<br />
la società intera finisce per subire<br />
le sfrenatezze del capitalismo selvaggio.<br />
– Ho fatto cenno ad alcune delle cause<br />
9. delle crisi sottolineate dagli economisti.<br />
Ho fatto cenno al mutamento dello scopo<br />
dell’attività economica, che non si propone<br />
più di produrre beni e servizi a vantaggio<br />
della società, ma come fine ha soprattutto il<br />
massimo profitto possibile, ad ogni costo e<br />
nel più breve tempo possibile, a vantaggio<br />
dei singoli o dei gruppi. Ho fatto cenno al<br />
cambiamento della funzione del danaro, che<br />
da strumento per gli acquisti e per gli investimenti<br />
è diventato merce ed esso stesso il<br />
fine dell’attività economica.<br />
Ma oltre questi aspetti afferenti strettamente<br />
all’economia meritano attenzione taluni<br />
profili essenzialmente etici.<br />
Suggerisco di considerare se, in ordine al<br />
degrado dell’economia, abbia influito il venir<br />
meno dell’obbligo per i banchieri, per gli<br />
operatori di borsa, per i grandi manager di<br />
impiegare il denaro proprio a garanzia dei<br />
rischi, che assumono: ovverosia, il fatto che<br />
essi abbiano preso a trasferire il rischio ai<br />
terzi; a mettere a repentaglio il denaro dei<br />
clienti, senza assumere nessuna responsabi-<br />
lità per le perdite. I clienti ignorano la destinazione<br />
dei depositi, dai quali si aspettano<br />
una certa remunerazione. A loro insaputa,<br />
invece, si trovano coinvolti in operazioni<br />
pericolosissime. A questo punto si pone un<br />
problema etico e il quesito è retorico:<br />
quando gli speculatori non rischiano in proprio,<br />
con i danari propri, ma addossano il rischio<br />
ai clienti, ai quali trasferiscono titoli<br />
“spazzatura”, le speculazioni raffigurano sì<br />
o no una attività moralmente illecita, una attività<br />
propriamente truffaldina?<br />
Allo stesso tempo, mi chiedo se sul degrado<br />
dell’economia abbia inciso l’avidità<br />
vergognosa degli amministratori e dei top<br />
manager. Negli anni Sessanta, le retribuzioni<br />
degli amministratori delle grandi<br />
aziende americane erano superiori 40 volte<br />
allo stipendio medio di un dipendente: oggi<br />
sono diventate superiori 360 volte. Per conservare<br />
i bonus essi mantengono stagnati<br />
gli stipendi dei dipendenti e riducono il costo<br />
del lavoro, licenziando in massa o dislocando<br />
la produzione nei paesi dove i salari<br />
sono bassi. Anche a questo proposito si pone<br />
un problema etico. È giusto che gli amministratori<br />
ed i top manager continuino imperterriti<br />
ad incassare cifre elevatissime a<br />
scapito dei dipendenti, che vengono mal retribuiti<br />
o licenziati e sostituiti con lavoratori,<br />
pagati pochissimo?<br />
Certamente sul degrado dell’economia<br />
hanno influito le concessioni dei mutui per<br />
l’acquisto degli immobili a chi non è in<br />
grado di pagare la casa; oppure le erogazioni<br />
del credito al consumo a coloro i quali non<br />
possono restituire. Per la verità, non si tratta<br />
soltanto di operazioni economiche sbagliate,<br />
ma di attività immorali, perché i debiti delle<br />
banche in difficoltà finiscono per essere ripianati<br />
dallo Stato, cioè da tutti i cittadini,<br />
mentre non è giusto addossare alla collettività<br />
il costo di operazioni riguardanti categorie<br />
(le banche ed i cittadini spendaccioni)<br />
non meritevoli di sostegno.<br />
Mi chiedo se al degrado dell’economia<br />
non siano estranee le menzogne pubbliche<br />
degli uomini di Stato e la corruzione dei<br />
funzionari governativi, che raffigurano altrettanti<br />
fenomeni etici.
L’imperativo vetero-testamentario “non<br />
rubare” vuol dire non frodare, non corrompere,<br />
non sfruttare, non compiere ingiustizie,<br />
non intascare danaro illecitamente.<br />
Infine – questo è un tema, che la demagogia<br />
e l’ipocrisia diffuse accuratamente evitano<br />
– è giusto difendere per sempre il posto<br />
di lavoro, che costa di più dell’utile, che<br />
realizza?<br />
Sicuramente oggi l’economia di mercato<br />
non è sostituibile. Ma l’economia di mercato<br />
opera bene a due condizioni: a) che sia regolata<br />
da un quadro normativo giusto e<br />
chiaro e b) che il quadro normativo poggi<br />
sulla coscienza e sulla responsabilità morale<br />
degli operatori economici.<br />
– Per concludere, tutte le società,<br />
10. internazionali e nazionali, comprese<br />
le comunità locali, se non vogliono andare<br />
incontro alla decadenza, hanno bisogno di<br />
un nucleo essenziale di valori spirituali e<br />
morali: di valori oggettivi, certi e condivisi.<br />
La società occidentale moderna non può<br />
fare a meno dei valori dello Stato di diritto,<br />
della democrazia, della tolleranza, della<br />
eguale dignità di ogni persona, del rispetto<br />
della libertà di coscienza. Nondimeno, per<br />
resistere alle tentazioni ed alle seduzioni allettanti<br />
della passion to perfomance, della<br />
passione cieca e distruttiva di guadagnare<br />
quanto più possibile nel più breve tempo<br />
possibile; dell’avidità incontrollata, smisurata,<br />
insaziabile di accumulare profitti, la<br />
società occidentale moderna deve riscoprire<br />
un orientamento morale di fondo, configurato<br />
da un sistema di valori oggettivi, certi,<br />
condivisi... Valori che non giudichino, ma<br />
invitino; che non scomunichino, ma esortino<br />
e richiamino al senso del dovere; valori che<br />
non costituiscano imposizioni, ma aiuti per<br />
ritrovare il significato autentico della vita:<br />
valori che esprimano una convinzione oggettiva,<br />
certa e condivisa.<br />
I paesi asiatici emergenti, i quali hanno<br />
risentito meno le crisi, rifiutano la mentalità,<br />
l’orientamento, l’ideologia che si compendia<br />
ne l’american way of life, e continuano a<br />
dare importanza al ruolo primario della famiglia,<br />
all’educazione rigorosa e non per-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 39<br />
missiva, al lavoro duro, alla modestia e, non<br />
ultimo, al lavoro di squadra: al lavoro comunitario<br />
e nazionale di squadra.<br />
I valori orientali sono importanti. Ma la<br />
tradizione occidentale cristiana non è da<br />
meno. Basta riscoprire le virtù. Per esempio,<br />
le così dette virtù cardinali: la prudenza, la<br />
giustizia, la fortezza e la temperanza. Senza<br />
dimenticare le sbeffeggiate virtù “borghesi”<br />
dell’ordine, della diligenza, della parsimonia,<br />
della solidarietà.<br />
Questa è la mia opinione.<br />
Non ho svolto un saggio di prolissa sapienza.<br />
Ho esporto talune idee, suggerito<br />
riflessioni e formulato un auspicio. Se l’economia<br />
sarà governata anche dalla integrità<br />
e dalla moralità, se il mondo economico riprenderà<br />
ad operare in maniera corretta e<br />
leale, forse vi sarà ripresa durevole. Spero di<br />
essere riuscito a suscitare dubbi e ripensamenti.<br />
Scriveva Bertrand Russell: «Senza la<br />
moralità privata, la sopravvivenza delle comunità<br />
manca di valore; senza la moralità<br />
pubblica, le comunità periscono».<br />
– Negli anni trascorsi a Roma, fre-<br />
11. quentando il centro rosminiano di<br />
San Carlo al Corso, a proposito delle sfide<br />
della modernità ho meditato intorno alla<br />
“nuova evangelizzazione”. Il Vangelo è sempre<br />
lo stesso e non può essere modificato o<br />
aggiornato. Forse devono rinnovarsi i modi<br />
di annunciarlo. Non credo che basti cambiare<br />
gli strumenti di comunicazione? Forse<br />
bisogna cambiare il metodo...<br />
In sintesi, la nostra società secolarizzata<br />
respinge il sacro, ma si nutre di altri dogmi.<br />
Questi dogmi, o meglio questi miti, compendiati<br />
dalla concezione demenziale del<br />
politicamente corretto, devono essere battuti<br />
in breccia. Non ho certo la pretesa di scalzare<br />
un sistema di pensiero diffuso e saldissimo:<br />
ho semplicemente l’ambizione di suggerire<br />
qualche riflessione sullo scarso valore<br />
e sulla meschinità di questi miti, perché se<br />
non si dissoda il terreno, il seme non attecchisce.<br />
Nell’epoca moderna, la considerazione<br />
per fatti economici è sfociata in una sorta di<br />
feticismo per i numeri. Domina l’idea che
40 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
basti accumulare i numeri per capire la verità;<br />
che l’informazione permetta di fare a<br />
meno dell’intelligenza. Nel contesto specifico,<br />
domina la logica del capitale, per cui<br />
tutto ciò che si oppone a questo stato di<br />
cose è fuori dalla realtà. Disastri a parte,<br />
questa logica priva l’uomo della sua umanità.<br />
Il pensiero unico secondo cui i problemi<br />
dell’economia possano essere risolti<br />
dalla stessa economia sottende l’idea che<br />
l’azione economica si sottragga al sistema<br />
dei valori.<br />
Bisogna ripensare tutto e ridistribuire le<br />
carte.<br />
Qualche tempo fa taluni di noi hanno<br />
ascoltato, al <strong>Rotary</strong>, una conferenza bellissima<br />
di Maria Grazia Vescuso intorno alla<br />
carità nella letteratura. Davanti ad un uditorio<br />
laico e inserite in un contesto laico, tra<br />
le tesi di Tolstoj, di Ungaretti e di altri grandi<br />
scrittori, le citazioni sulla carità di San Paolo<br />
e di Sant’Agostino svettavano, mostrando<br />
una grandezza incommensurabile. L’occa-<br />
sione per i laici di riscoprire il significato e<br />
l’importanza del sacro.<br />
La ragione per cui non intendo ammainare<br />
la bandiera dei valori della mia vita:<br />
l’amor di Patria, la sovranità dello Stato<br />
nazionale, la fedeltà al sacro è che soltanto<br />
uno scatto di dignità dello Stato nazionale,<br />
interessato al bene delle sue genti, può sottrarre<br />
l’economia europea al mercatismo, al<br />
sistema del cosiddetto scambio libero, ma<br />
ineguale, allo sfruttamento degli speculatori.<br />
La fedeltà al sacro: inficiato il criterio<br />
illuminista del massimo profitto ad ogni costo<br />
e nel più breve periodo possibile, smascherato<br />
il mercatismo ineguale, riproposti i<br />
valori dell’amor di Patria e della sovranità<br />
dello Stato nazionale per la cura del bene comune,<br />
al migliore equilibrio economico e<br />
sociale un apporto decisivo verrà dal ritorno<br />
del sacro. Ma senza aver dissodato il terreno<br />
contrastando i miti del politicamente corretto,<br />
il sacro non attecchisce.<br />
■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 41<br />
L’uomo valore primario<br />
Fedeltà e negazione al<br />
giuramento di Ippocrate<br />
Angelo Deplano<br />
per Apollo e Asclepio e Igea e Panacea e<br />
per tutti gli dei e le dee, chiamandoli a testi-<br />
«Giuro<br />
moni, che eseguirò, secondo le forze e il mio<br />
giudizio, questo giuramento...». È il primo capoverso del<br />
Giuramento di Ippocrate, scritto nel 400 avanti Cristo.<br />
I medici della sua scuola lo pronunciavano solennemente<br />
quando iniziavano l’esercizio professionale, impegnandosi<br />
ad astenersi da ogni atto dannoso al malato.<br />
Tuttora viene pronunciato secondo la versione antica dai<br />
laureati di molte facoltà italiane, ma oggi c’è chi ne chiede<br />
l’abolizione in quanto lo considera anacronistico e non attinente<br />
alla professione moderna per quei passaggi con i<br />
quali il medico si impegna a non praticare l’aborto e ad insegnare<br />
l’arte gratuitamente. In base a considerazioni di<br />
questo genere, l’Associazione Medica Mondiale ha approvato<br />
nel 1948 una Dichiarazione di Ginevra, e nel 1987 il filosofo<br />
australiano Peter Singer ha proposto ben quattro Nuovi Comandamenti.<br />
Nel 2007 è stato messo a punto un Giuramento<br />
di Ippocrate Moderno, che si riferisce al testo classico del<br />
giuramento ippocratico e che potrebbe essere considerato<br />
idoneo ad interpretare le esigenze della vita moderna. Si può<br />
pertanto esser d’accordo con Gianluca Sanna, che conclude<br />
il lavoro intitolato Ripensare il Giuramento di Ippocrate –<br />
Un confronto con Peter Singer col seguente concetto: «lo spirito<br />
originale del Giuramento, quello greco, esprime un valore<br />
etico universale che lo rende capace di adattarsi ai problemi<br />
etico-deontologici di tutte le epoche».<br />
Popoli di diversi costumi possono trovare motivi di coesione<br />
anche dopo periodi di ostilità: l’antica Roma sottomette<br />
la Grecia ma rimane avvinta dalla sua civiltà che,<br />
come è noto, ferum victorem coepit; infatti l’etica ellenica<br />
che regola il rapporto tra gli esseri umani e i principii morali<br />
è recepita nei tre principii che divengono i fondamenti<br />
dell’etica di Roma: honeste vivere, alterum non ledere,<br />
suum cuique tribuere, precetti ritenuti poi validi anche dal<br />
cristianesimo e quindi dalla civiltà occidentale.<br />
Persino durante l’imbarbarimento che caratterizzò le<br />
guerre del Medio Evo, si misero in evidenza medici che, in<br />
ossequio a quei dettami considerarono qualsiasi uomo un<br />
René-Nicolas Dufriche Desgenettes<br />
da giovane (1762-1837)<br />
valore primario da rispettare<br />
in qualunque circostanza, e<br />
assistettero con la stessa pietas<br />
amici e nemici.<br />
Un esempio di medico di<br />
tal genere è il dottor Nicolas<br />
René Dufriche Desgenettes,<br />
un Ufficiale Medico dell’Esercito<br />
Francese dell’epoca<br />
napoleonica, pressoché<br />
sconosciuto ai più<br />
nonostante i suoi meriti, ma<br />
particolarmente degno di<br />
rappresentare la categoria.<br />
Nasce ad Alençon il 23<br />
maggio 1762 da una famiglia<br />
di agiati borghesi. Dopo aver<br />
studiato al collegio dei Gesuiti<br />
ad Alençon, va a Parigi<br />
per studiare scienze naturali.<br />
Si orienta quindi verso la<br />
medicina e da studente frequenta<br />
il servizio ospedaliero
42 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Desgenettes Medico Capo<br />
dell’Armata d’Oriente<br />
di Pelletan e quello dell’anatomista<br />
Felix d’Azyr; poi va<br />
a Londra, Parigi, Firenze,<br />
Siena, Roma e Napoli, località<br />
nelle quali si trattiene<br />
per degli anni allo scopo di<br />
seguire le lezioni dei migliori<br />
maestri dell’arte medica.<br />
Torna in Francia nel 1789 e<br />
si laurea il 6 luglio con una<br />
tesi su La fisiologia dei vasi<br />
linfatici. Nella Francia agitata<br />
dal Terrore si schiera<br />
con i girondini, ma poi si arruola<br />
nell’Esercito.<br />
Nel marzo del 1793 è assegnato<br />
all’ospedale di pronto<br />
intervento dell’Armata del<br />
Mediterraneo, e ha l’occasione<br />
di conoscere il Capitano<br />
d’Artiglieria Napoleone<br />
Bonaparte. Combatte con<br />
successo un’epidemia di tifo<br />
e l’Esercito lo valorizza con<br />
incarichi di rilievo.<br />
Il 22 marzo 1798 è inviato<br />
come Medico Capo dell’Armata<br />
d’Oriente in Egitto,<br />
dove si impegna nella diagnosi<br />
e cura di casi di vaiolo,<br />
scorbuto, oftalmia contagiosa,<br />
e dissenteria. Quando<br />
nel 1799 il Generale Bona-<br />
Bonaparte visita gli appestati a Giaffa, Antoine-Jean Gros – 1771-1835,<br />
Louvre<br />
parte porta un Corpo di Spedizione in Siria, cerca di circoscrivere<br />
una terribile epidemia di peste bubbonica insorta<br />
tra le truppe durante la marcia nel deserto in direzione di<br />
San Giovanni d’Acri. Utilizza contro il morbo tutte le risorse<br />
allora note alla scienza medica, instaurando le più rigorose<br />
misure di igiene, ma l’epidemia si propaga inesorabile.<br />
Al fine di sostenere il morale delle truppe terrorizzate<br />
dalla paura del contagio decide di inocularsi in presenza di<br />
<strong>numero</strong>se persone il pus del bubbone di un ammalato, cercando<br />
di dimostrare che nemmeno questo atto estremo sia<br />
in grado di causargli il temuto contagio. Ma ha anche lo<br />
scopo di studiare scientificamente in vivo quale sarà la reazione<br />
del proprio organismo all’esperimento. La sua abnegazione,<br />
il suo coraggio sono premiati, è fortunato e sopravvive<br />
al proprio gesto. Nelle sue condizioni un ricercatore<br />
Desgenettes si inietta pubblicamente il pus di un bubbone pestoso
L’Ospedale degli Invalidi<br />
meno scrupoloso sottoporrebbe all’esperimento altri soggetti,<br />
eventualmente qualche prigioniero: la crudeltà di<br />
quella guerra glielo consentirebbe, ma egli rispetta l’etica del<br />
Giuramento di Ippocrate e preferisce sacrificare se stesso.<br />
Il Generale Bonaparte, costretto ad organizzare d’urgenza<br />
la ritirata dell’esercito da Haifa verso l’Egitto, chiede<br />
al dottore di somministrare a sessanta ammalati terminali<br />
intrasportabili una dose letale di oppio onde evitare a quei<br />
poveretti di esser massacrati qualora cadano vivi in mano<br />
ai turchi. Desgenettes, in linea con l’etica del Giuramento,<br />
approvata all’epoca dalla maggioranza dei medici benpensanti,<br />
risponde: «il mio dovere è quello di conservare la vita<br />
a questi sventurati».<br />
Il Generale cede davanti alla determinazione del suo Medico<br />
Capo e fa portare i moribondi fino a Giaffa, ma avendo<br />
trovato in città moltissimi altri soldati ammalati, si rivolge,<br />
come racconta Dumas nel suo Napoleone, a un farmacista<br />
disposto ad a somministrare una pozione ai moribondi.<br />
Durante un’escursione sulla sommità del monte Carmelo,<br />
dalla quale si gode lo splendido panorama che dalla città di<br />
Giaffa si estende fino a San Giovanni d’Acri, ho avuto<br />
modo di imbattermi casualmente nel modesto monumento<br />
sotto il quale, come ho appreso dall’epigrafe, sono sepolti<br />
quei sessanta soldati francesi. Rientrato in Egitto con l’esercito,<br />
il dottore organizza un grande ospedale civile, una farmacia<br />
e una scuola di medicina.<br />
Napoleone si rende conto dell’eccezionale valore di questo<br />
medico e, nonostante la libertà con la quale Desgenettes<br />
osa tenergli testa anche in altre occasioni, gli affida nel 1807<br />
la Direzione del Servizio Sanitario della Grande Armata. Nel<br />
frattempo il dottore, che è stato nominato Professore Aggiunto<br />
alla Scuola di Medicina di Parigi e Membro dell’Istituto<br />
di Francia, pubblica la Storia Medica dell’Armata<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 43<br />
Barone dell’Impero, Commendatore<br />
della Legione d’Onore<br />
d’Oriente. Nel 1810 è barone<br />
dell’Impero. Nel 1812 partecipa<br />
alla Campagna di Russia<br />
e durante la ritirata lo<br />
fanno prigioniero, ma la sola<br />
enunciazione del suo nome<br />
gli vale la libertà, infatti lo<br />
Tzar lo fa liberare in segno di<br />
riconoscenza per le cure che<br />
ha prodigato ai soldati russi.<br />
Dopo la caduta dell’Impero<br />
Luigi XVIII lo fa Commendatore<br />
della Legione<br />
d’Onore; la Monarchia di<br />
Luglio lo nomina Membro<br />
Monumento ai caduti francesi sul<br />
Monte Carmelo a Giaffa
44 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Joseph Méngele, Martin Bormann e Otto Skorzeny<br />
da studenti<br />
dell’Accademia delle Scienze. Muore il 3<br />
febbraio 1837 a Parigi nell’Ospedale degli Invalidi,<br />
del quale era Medico Capo dal 1832.<br />
Ai giorni nostri l’eutanasia non è più disapprovata<br />
dalla stragrande maggioranza<br />
dei benpensanti come accadeva all’epoca di<br />
Desgenettes. Gilberto Corbellini, docente di<br />
Storia della Medicina e Bioetica, ritiene che<br />
l’evento che ha aperto la strada ai campi di<br />
concentramento in Germania sia stato l’accettazione<br />
dell’eutanasia, permessa nel 1939<br />
dalla legge tedesca, ma lo stesso Autore precisa<br />
che al giorno d’oggi l’eutanasia, ammessa<br />
da nazioni civilissime come l’Olanda,<br />
è regolata da norme ben definite che oltre al<br />
consenso dell’interessato prevedono l’attento<br />
esame delle situazioni che ne suggerirebbero<br />
la realizzazione, e delle quali deve essere<br />
accertata l’eccezionale gravità.<br />
Purtroppo la Storia della Medicina ricorda<br />
anche chi ha esercitato la professione<br />
senza alcun rispetto per i precetti ippocratici.<br />
Il dottor Joseph Méngele rappresenta bene<br />
questa categoria: nasce a Gunzburg il 10<br />
marzo 1911 da una facoltosa famiglia di imprenditori.<br />
È un giovane ambizioso, ha ferme<br />
idee politiche che lo portano a vent’anni a<br />
iscriversi negli Stahlhelm (Elmetti d’acciaio).<br />
Inizia i suoi studi all’Università Ludwig<br />
Maximilian dove consegue la laurea in Antropologia<br />
nel 1935, discutendo una tesi<br />
Sulla ricerca morfologico-razziale sul settore<br />
anteriore della mandibola in quattro gruppi<br />
Richard Baer, Josef Méngele e Rudolf Hess<br />
di razze. Nel 1937 si iscrive al partito nazionalsocialista<br />
e nel 1938 alle Schutzstaffeln<br />
(SS). Nello stesso anno si laurea in medicina<br />
nell’Università di Francoforte con una tesi<br />
sulle Ricerche sistematiche in ceppi familiari<br />
affetti da cheiloschisi o da fenditure mascellari<br />
o palatali. E, come da prassi vigente<br />
in tutte le Università tedesche, pronuncia<br />
il Giuramento di Ippocrate. Incontra<br />
il Professor Ottmar von Verschuer, col quale<br />
inizia una collaborazione scientifica sullo<br />
studio dei gemelli.<br />
Ma nel 1940 si arruola nelle Waffen SS, il<br />
ramo militare delle SS, e a sua domanda<br />
viene inviato al fronte russo nella “Panzer-<br />
Josef Méngele con alcuni colleghi delle SS
Il blocco dove Méngele eseguiva gli esperimenti ad Auschwitz<br />
division Wiking”, quale Ufficiale Medico nel Corpo Sanitario<br />
delle Waffen SS. Ferito e decorato due volte con la<br />
Croce di Ferro, è poi comandato a Berlino col grado di<br />
Hauptsturmführer, corrispondente a quello di Capitano.<br />
Sembra indispensabile far presente che nella prima metà<br />
del ventesimo secolo il nazional-socialismo, fattosi portabandiera<br />
dell’eugenetica, sulla quale fonda la dottrina per<br />
la difesa della razza ariana, cancella in Germania la civile<br />
tradizione di rispetto dovuto alla persona, consolidato nel<br />
corso dei secoli dal cristianesimo e dalla civiltà occidentale,<br />
e giunge ad organizzare dei campi di sterminio.<br />
È giusto però osservare che le idee eugeniche non furono<br />
un’invenzione della Germania hitleriana, ma erano<br />
nate fin dalla metà del settecento col medico francese La Mettrie.<br />
Un inglese, Houston Stewart Chamberlain (1885/1927)<br />
1943 – Auschwitz<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 45<br />
Mappa del campo nomadi di<br />
Auschwitz<br />
sostenne che i popoli germanici<br />
erano superiori a qualunque<br />
popolazione. E durante<br />
tutta la prima metà del Novecento<br />
furono promulgate<br />
leggi per la sterilizzazione<br />
coatta in una diecina di Stati<br />
tra i più civili del mondo,<br />
dalla Norvegia al Canada,<br />
dalla Svezia agli Stati Uniti,<br />
in base alle quali molte decine<br />
di migliaia di malati di men-<br />
Un gruppo di gemelli<br />
sopravvissuti alla camera a gas e<br />
liberati dall’Armata Rossa nel<br />
gennaio del 1945
46 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Foto segnaletica di Méngele<br />
ripresa dalla polizia di Buenos<br />
Aires nel 1956<br />
te, epilettici, criminali e antisociali<br />
furono sterilizzati a<br />
forza.<br />
L’essere stato comandato<br />
a Berlino offre a Méngele la<br />
possibilità di riprendere la<br />
collaborazione col professor<br />
Vershuer, e i due concludono<br />
che per i loro studi sui gemelli<br />
sarebbe auspicabile<br />
poter utilizzare le migliaia<br />
di ebrei deportati nei campi<br />
di sterminio.<br />
Nel maggio 1943 Joseph<br />
Méngele diventa medico del<br />
campo nomadi di Auschwitz-Birkenau<br />
e poi Medico<br />
Capo del campo principale<br />
di Birkenau: gli è così<br />
possibile mettere in pratica il<br />
programma concordato col<br />
professore. I suoi studi riguardano:<br />
“il fondamento<br />
biologico dell’ambiente sociale”,<br />
“la trasmissione dei<br />
caratteri”, “i tipi razziali” e<br />
“persone con caratteri di<br />
anormalità”.<br />
Tali studi vengono condotti<br />
quasi esclusivamente<br />
su gemelli, e in particolare<br />
sui gemelli monozigoti. Nel<br />
suo laboratorio esegue ope-<br />
razioni senza anestesia, mutilazioni, iniezioni di microorganismi<br />
vettori della lebbra e del tifo; trasfusioni incrociate<br />
tra gemelli, tentativi di cucire insieme due individui allo<br />
scopo di creare coppie di fratelli siamesi, castrazioni, sterilizzazioni...<br />
e invia regolarmente al professor Verschuer<br />
tutto il materiale sul quale ha effettuato la ricerca: feti, organi<br />
sotto vuoto, cervelli.<br />
Di segno ben diverso dai motivi etici che avevano spinto<br />
nel lontano 1799 l’Ufficiale Medico Desgenettes sono le motivazioni<br />
che spingono l’Ufficiale Medico Méngele a utilizzare<br />
migliaia di Ebrei in esperimenti volti a cercare il gene<br />
per la creazione di una “pura e sacra” razza ariana.<br />
Alcuni ne ricordano il portamento elegante e gli abiti<br />
sempre impeccabili; paradossalmente alcune prigioniere<br />
sono infatuate di lui, ma dopo aver trascorso una notte con<br />
una di loro egli non esita a ucciderla.<br />
I medici che hanno collaborato con lui durante i 21 mesi<br />
della sua permanenza ad Auschwitz hanno riferito che poteva<br />
essere una persona piacevole, ma quasi sempre si dimostra<br />
crudele, tanto da guadagnarsi l’appellativo di angelo<br />
della morte, infatti uccide senza pietà prigionieri a calci,<br />
colpi di pistola o iniezioni di fenolo.<br />
Quando gli trasmettono l’ordine di abbandonare il lager<br />
perché arrivano i russi decide di uccidere tutti i gemelli ancora<br />
vivi utilizzando il gas Zyclon B, ma è costretto a rinunciare<br />
perché ne sono esaurite le scorte. Le gemelle Miriam<br />
ed Eva Mozes, Magda e Vera Sattler sopravvivono per<br />
questo motivo. Alla liberazione saranno rimasti in vita soltanto<br />
180 dei 3000 gemelli che Méngele era riuscito a radunare.<br />
Nella fredda notte del 17 gennaio 1945 il dottore lascia<br />
Auschwitz, si disfa della divisa di Hauptsturmfuhrer e si<br />
eclissa.
Casa di Méngele a Hohenau, Itapua, Paraguay<br />
Gli anni che seguono sono di continui<br />
spostamenti per sfuggire alla commissione di<br />
inchiesta USA che ricerca i criminali di<br />
guerra, e ai servizi segreti israeliani. Segue<br />
da una fattoria della Baviera il processo<br />
contro i criminali nazisti che ha avuto inizio<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 47<br />
a Norimberga: corre l’anno 1946. Gilberto<br />
Corbellini riferisce che a quel processo si celebrava<br />
la parte che si riferiva ai medici nazisti,<br />
durante la quale gli avvocati difensori<br />
avevano dimostrato che anche gli Stati Uniti<br />
avevano effettuato esperimenti scientifici su<br />
prigionieri e su bambini degli orfanotrofi: ne<br />
era conseguita la redazione del cosiddetto<br />
“Codice di Norimberga”, contenuto nella<br />
sentenza, che disponeva esser lecito l’esperimento<br />
solo qualora fosse eseguito con l’approvazione<br />
del soggetto interessato. Restava<br />
confermato che gli esperimenti di Méngele<br />
erano stati fuori dalla legge.<br />
Il dottore riesce a salpare per Buenos Aires<br />
nel 1949. Nel 1957 fugge in Paraguay e<br />
nel ’69 in Brasile.<br />
Braccato, è sempre riuscito a fuggire: la<br />
sua condanna non è stata la cattura, ma la<br />
paura di esser catturato.<br />
Muore di infarto il 7 febbraio 1979, 34<br />
anni dopo Auschwitz.<br />
■<br />
Abbiamo appreso che alla nostra cara amica Paola Dessì,<br />
Vice Prefetto vicario ad Oristano, è stata conferita, dal<br />
Presidente della Repubblica, la onorificenza di Ufficiale al<br />
Merito della Repubblica, uno dei gradi dell’Ordine che è destinato<br />
a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione» anche<br />
«nel disimpegno di pubbliche cariche ... e di lunghi e segnalati<br />
servizi nelle carriere civili e militari».<br />
Siamo veramente lieti per il pubblico onorifico riconoscimento<br />
dei meriti di Paola, funzionario particolarmente capace, esperto<br />
ed impegnato che unisce alle doti professionali, una forte carica<br />
di simpatia e di amicizia per tutti noi, cordialmente ricambiata,<br />
che si rinnova ogni volta in cui, nonostante la permanenza in altra<br />
città, riesce ad intervenire ai nostri incontri.
48<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Un difficile contrasto da risolvere<br />
Sant’Agostino e la Sardegna<br />
Storia e leggenda<br />
Ho preso in prestito da uno studioso il<br />
titolo che esprime le incertezze del<br />
tema. Gli storici che lo hanno trattato,<br />
infatti, hanno, in vario modo, associato<br />
eventi realmente accaduti ad altri soltanto<br />
probabili o, spesso, leggendari od anche a fatti<br />
erroneamente ritenuti probanti ma, in realtà,<br />
falsi come le fonti da cui provengono.<br />
Questa nota si propone di fare un sunto<br />
di quanto si è potuto apprendere dalla lettura<br />
diretta di testi recenti, (o indiretta di essi<br />
e di quelli più antichi ricorrendo alle citazioni),<br />
che dal VI secolo sino ai nostri giorni<br />
si sono scritti su S. Agostino e sul rapporto<br />
che Egli avrebbe avuto con l’isola.<br />
Un valente storico del Cristianesimo antico,<br />
Paolo Siniscalco, in un saggio che riporta<br />
un intervento svolto in uno dei Convegni internazionali<br />
su Africa Romana, promossi dalla<br />
Università di Sassari, nel corso di una sessione<br />
specificamente dedicata al nostro<br />
tema, ha scritto:<br />
«Si è discusso se mai Agostino sia stato in<br />
Sardegna durante la sua vita e studiosi di valore<br />
non hanno escluso questa possibilità, sia<br />
pure come ipotesi. Il percorso marittimo più<br />
breve tra l’Africa del Nord e Roma passava<br />
infatti per la Sardegna. Ma la cosa è lungi dall’essere<br />
provata e sta di fatto che un tale percorso<br />
non è mai menzionato negli scritti agostiniani<br />
che parlano dei viaggi e del traffico<br />
tra le due terre».<br />
Lasciando nell’area delle ipotesi la presenza<br />
fisica di Agostino nell’isola, sia pure<br />
come tappa di viaggio e quindi di presumibile<br />
breve durata, entrando nel campo dei fatti<br />
storicamente certi, si può affermare che vi<br />
Piero della Francesca, Sant’Agostino, ca 1455-1460<br />
Marcello Marchi
è la certezza che le sue spoglie mortali siano<br />
state portate in Sardegna e qui custodite<br />
e venerate sino a quando nel secondo o terzo<br />
decennio dell’VIII secolo, Liutprando re<br />
dei Longobardi provvide al loro acquisto ed<br />
al trasporto a Pavia.<br />
L’incertezza riguarda tempi e modi della<br />
duplice traslazione. Si contrastano due tesi:<br />
• quella tradizionale che collega l’arrivo<br />
delle reliquie in terra sarda all’esilio dall’Africa,<br />
nel primo decennio del VI secolo, dei<br />
vescovi fedeli alla ortodossia cattolica disposto<br />
dall’ariano re dei Vandali, e presuppone,<br />
quindi, una permanenza di esse per oltre duecento<br />
anni;<br />
• l’altra che ritiene siano state portate via<br />
per sottrarle alle profanazioni che potevano<br />
essere operate dai Saraceni che avevano, negli<br />
ultimi anni del secolo VII, sconfitto i bizantini<br />
ed occupata l’Africa del Nord, sì che<br />
sarebbero rimaste da noi per un periodo molto<br />
breve, al massimo di una ventina d’anni,<br />
sino a quando Liutprando, per salvarle<br />
sempre da temute profanazioni degli stessi Saraceni<br />
che compivano frequenti scorrerie e<br />
temporanee occupazioni delle zone costiere<br />
sarde, le avrebbe portate in salvo a Pavia.<br />
È compito difficile risolvere il contrasto<br />
e, comunque, chi scrive non presume di avere<br />
capacità e conoscenze che gli consentano<br />
di prendere posizione per l’una o l’altra delle<br />
opposte ricostruzioni; si limiterà quindi a<br />
cercare di esporre gli argomenti che sono portati<br />
a loro sostegno; ovviamente con i riferimenti<br />
necessari ad inquadrare la vicenda, limitandosi<br />
ad un richiamo dei dati che possono<br />
essere a tutti noti ed ampliando il discorso<br />
per quelli poco conosciuti o ignoti alla<br />
maggior parte dei lettori.<br />
Il discorso deve partire da Sant’Agostino,<br />
questo Grande Dottore della Chiesa, artefice<br />
di straordinaria importanza per la formazione<br />
e la crescita di essa, come di recente<br />
ha ricordato Benedetto XVI proprio nella<br />
chiesa pavese di San Pietro in Ciel d’oro dove<br />
riposano le sue spoglie. Non è questa la sede<br />
per fare cenno della sua vita, della conver-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 49<br />
Il regno dei vandali nel V secolo d.C.<br />
sione, dell’immensa produzione di opere, del<br />
suo pensiero filosofico e teologico; qui interessa<br />
riferire che Egli, vescovo di Ippona dal<br />
396, ammalatosi gravemente, vi morì nel 430,<br />
mentre la città era assediata dai Vandali che<br />
la conquistarono nell’anno successivo. La salma<br />
venne deposta nella cattedrale come riferisce<br />
Porfirio, il primo biografo.<br />
I Vandali, popolazione germanica, dall’Europa<br />
sud orientale si erano spinti sino alla<br />
penisola iberica. Da qui, dalla Vandalusia<br />
(detta poi Andalusia), nel 429, il re Genserico,<br />
con 80.000 persone di cui 15.000 armate,<br />
attraversato lo stretto, chiamato poi di Gibilterra,<br />
sbarcò nell’Africa del Nord e, con alterne<br />
vicende nella lotta con l’Impero Romano,<br />
alla fine la conquistò. Essi avevano<br />
mire espansionistiche ma non vollero espandersi<br />
al sud per evitare la prevista forte reazione<br />
dei popoli locali e per lo scarso interesse<br />
ad occupare territori desertici e in realtà privi<br />
di sostanze. Intrapresero quindi una<br />
espansione mediterranea e nel 455 saccheggiarono<br />
Roma.<br />
Come si ritiene dagli storici, la Sardegna<br />
fu facilmente conquistata nel 456, anche se<br />
limitatamente alle città costiere; dieci anni<br />
dopo la persero perché cacciati dal dux romano<br />
Marcellino, inviato da Leone I, imperatore<br />
d’Oriente, forse su impulso del sardo<br />
Ilario, Pontefice dal 461 al 468. Dopo pochi<br />
anni tornò sotto il dominio dei Vandali ai quali<br />
nel 476 furono riconosciuti i diritti sull’isola<br />
dagli imperatori Zenone e Romolo Augustolo.<br />
Quest’ultimo, nello stesso anno, venne deposto<br />
da Odoacre. È la fine dell’Impero Romano<br />
d’Occidente.
Ario<br />
50 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
A Genserico, morto nel<br />
477 succede Unnerico: entrambi<br />
ed il loro popolo erano<br />
cristiani ma seguaci dell’eresia<br />
ariana.<br />
Ario, nato in Libia nel 280,<br />
ordinato prete nel 312, sosteneva<br />
che «il Figlio di Dio veniva<br />
dal nulla e che sarebbe di<br />
un’altra sostanza o di un’altra<br />
essenza rispetto al Padre».<br />
Venne condannato come eretico<br />
nel 321, poi dai Concili di<br />
Antiochia (324) e di Nicea<br />
(325) e, da ultimo, dopo la sua<br />
morte (336), dal Concilio di<br />
Costantinopoli (381). Particolarmente<br />
importanti gli ultimi<br />
due perché nel Credo, detto per<br />
questa origine, Credo di Nicea-<br />
Costantinopoli, o, più semplicemente,<br />
Niceno, e che i fedeli<br />
recitano nella celebrazione<br />
eucaristica, consacrarono la<br />
verità di Fede della consustanzialità<br />
di Padre e Figlio.<br />
«Credo in un solo Signore<br />
Gesù Cristo, Unigenito Figlio di<br />
Dio, nato dal Padre prima di<br />
tutti i secoli, Dio da Dio, Luce<br />
da Luce, Dio vero da Dio vero,<br />
generato, non creato, della<br />
stessa sostanza del Padre».<br />
Naturalmente l’adesione all’arianesimo dei sovrani e del<br />
popolo vandalo li metteva in contrasto con i cattolici fedeli<br />
all’ortodossia, contrasto che determinò persecuzioni più<br />
o meno aspre a seconda dei tempi, dei luoghi e dei sovrani.<br />
Genserico, pur fervente ariano, adottò in Sardegna una politica<br />
molto più conciliante assicurando così un clima di pace<br />
e tolleranza, tanto più che, altrimenti, per esercitare un ferreo<br />
controllo avrebbe dovuto inviare un forte contingente militare<br />
che non voleva, o non poteva, impegnare in una terra<br />
lontana.<br />
Unnerico cercò di arrivare ad un accordo con i cattolici<br />
ortodossi e convocò nel 484 un Concilio a Cartagine, mirando<br />
ad ottenere che accogliessero l’arianesimo ma senza raggiungere<br />
il risultato sperato. Il fallimento del Concilio lo indusse<br />
a perseguitare soprattutto i vescovi costretti in parte<br />
all’esilio; le loro sedi vennero attribuite a presuli ariani.<br />
Ad Unnerico successe Guntamondo che regnò dal 484 al<br />
496 ed attuò una opposta politica richiamando in patria i<br />
vescovi esiliati e riaffidando loro le diocesi dalle quali erano<br />
stati rimossi.<br />
Il periodo di pace si interruppe con il nuovo re Trasamondo,<br />
sul trono dal 496, che riprese l’azione antagonista<br />
ed esiliò in Sardegna molti vescovi, preti e laici. Tra essi era<br />
il Vescovo di Ruspe, Fulgenzio, poi proclamato Santo, che<br />
è un personaggio centrale nella vicenda che trattiamo.<br />
Egli, nato nel 467, apparteneva ad una famiglia molto<br />
agiata che lo avviò agli studi. A vent’anni entrò in un monastero<br />
ove svolse una intensa vita di preghiera, di mortificazione,<br />
di studio. Abbracciò totalmente la dottrina di S.<br />
Agostino e si adoperò tutta la vita per diffonderne la spiritualità<br />
monastica.<br />
Può ritenersi accertato che il suo esilio sia avvenuto nel<br />
507, perché preceduto dalla consacrazione vescovile che è di<br />
tale anno. A <strong>Cagliari</strong> costituì una comunità monastica; pur<br />
essendo considerato dagli altri esuli il pastore più autorevole<br />
per cultura e santità, volle essere chiamato maestro e dottore<br />
dei fratelli, un condiscepolo nella verità. Gli esiliati furono<br />
aiutati dal papa, S. Simmaco, un sardo che tenne la Cattedra<br />
di Pietro dal 498 al 514.<br />
Nel monastero volle entrare quel suo discepolo che scriverà<br />
la Vita Fulgentii. Si è ritenuto dai più di identificarlo<br />
nel monaco Ferrando che verrà poi ordinato diacono a Cartagine.<br />
(Di tale libro, da cui molte notizie sono tratte, ho la<br />
traduzione italiana, l’unica – altre tre sono francesi e tedesca<br />
–, curata ed annotata da Antonino Isola, docente di Letteratura<br />
cristiana antica).<br />
Dalla Vita apprendiamo che il re Trasamondo, venuto a<br />
conoscere che in lui «...nulla mancava in fatto di scienza e<br />
che sovrabbondava in grazia» lo richiamò a Cartagine sperando<br />
di metterlo alla prova. Ma Fulgenzio nei due anni che
vi trascorse, presumibilmente dal 515 al 517,<br />
non solo non cessò di combattere l’arianesimo<br />
riconquistando alla ortodossia molti<br />
eretici, ma contrastò le tesi sostenute dal re<br />
con «tre mirabili libri» – Ad Trasamundum<br />
– tanto che egli «non osò più replicare»; infine,<br />
convinto dagli ariani che temevano l’influenza<br />
negativa per la loro credenza, il sovrano<br />
lo riesiliò a <strong>Cagliari</strong>.<br />
Qui, poiché «...la moltitudine dei fratelli<br />
che lo accompagnavano, africani e sardi,<br />
non gli consentivano di abitare»... nella<br />
prima casa «con il permesso del vescovo locale,<br />
Prumasio (o Brumasio)» «...trovato un<br />
terreno libero vicino alla basilica del santo<br />
martire Saturnino (rectius Saturno) lontano<br />
dal frastuono della città... vi fece costruire a<br />
sue spese un nuovo monastero...». Il discorso<br />
che si sta svolgendo, anche per i limiti di<br />
spazio in cui va contenuto, non può allargarsi<br />
al tema, così importante per la storia del Cristianesimo<br />
in Sardegna, dello straordinario<br />
apporto di cultura e di Fede prodotto dalla<br />
permanenza di S. Fulgenzio e dei suoi monaci<br />
e della presenza di uno scriptorium da<br />
essi fondato.<br />
Nel 523 muore Trasamondo e gli succede<br />
Ilderico «re di ammirabile bontà», scrive Ferrando,<br />
che richiama in Africa tutti gli esiliati.<br />
Così Fulgenzio torna alla sua sede vescovile<br />
di Ruspe, vive ancora un decina d’anni da<br />
vescovo e da monaco e muore nel 532 a 65<br />
anni d’età e dopo 25 dalla consacrazione episcopale.<br />
La Sardegna diventa bizantina nel 534 sotto<br />
Giustiniano.<br />
Venendo all’esame delle due tesi sopra<br />
esposte, deve dirsi che quella tradizionale che<br />
vuole attribuire a Fulgenzio o ad altri con lui,<br />
la traslazione della salma di S. Agostino al<br />
periodo e a causa dell’esilio disposto dal sovrano<br />
dei Vandali, e quindi ai primi anni del<br />
VI secolo, è aspramente contraddetta da coloro<br />
che spostano di due secoli il trasporto delle<br />
reliquie ritenendolo dovuto alla necessità<br />
di sottrarle a temute profanazioni dei Saraceni<br />
che, sconfitti i bizantini, avevano conquistato<br />
l’Africa del Nord.<br />
Ad opporsi alla tradizione sono stati, in<br />
particolare, il Padre Agostiniano Alfonso Ca-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 51<br />
Icona russa che raffigura Costantino fra i Padri conciliari<br />
al primo Concilio di Nicea: il rotolo contiene il<br />
testo del Simbolo niceno-costantinopolitano<br />
millo De Romanis con il libro La duplice traslazione<br />
delle reliquie di S. Agostino dall’Africa<br />
in Sardegna e dalla Sardegna a Pavia<br />
(Roma, 1931) e, aderendo alle sue argomentazioni,<br />
Mons. Luigi Cherchi, esperto di<br />
storia ecclesiastica della Sardegna; con essi<br />
attualmente concordano molti storici.<br />
Secondo il proposito prima esposto, vediamo<br />
le ragioni che tali autori espongono e<br />
quelle che vi contrastano.<br />
Innanzitutto si afferma che Ferrando, pur<br />
contemporaneo di San Fulgenzio di cui ha<br />
condiviso le esperienze e ne ha scritto la vita,<br />
non fa alcun cenno alle reliquie e giudicano<br />
veramente singolare questo silenzio tenuto<br />
conto della devozione che vescovo e biografo<br />
avevano per Agostino. Tanto più che Ferrando<br />
riporta due circostanze che renderebbero<br />
meno probabile la traslazione. Quando<br />
Fulgenzio fu esiliato per la prima volta nel<br />
507 egli è a Ruspe, i ministri del re lo presero<br />
all’improvviso (repente) e «navim crucifixio<br />
corde et corpore nudus ascendit, habens<br />
secum plurimas divitias scientiae salutaris»;
52 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
la seconda volta, dopo i due anni trascorsi a<br />
Cartagine, viene preso nel cuore della notte<br />
e all’insaputa del popolo.<br />
Ho voluto consultare il Reverendo Vincenzo<br />
Fois, sacerdote secolare, che dal Generale degli<br />
Agostiniani è stato delegato a rappresentare<br />
l’Ordine in Sardegna ed è Rettore della<br />
Chiesa di Agostino in via Baylle. Soprattutto<br />
grazie al suo impegno molto intenso, svolto<br />
per decenni, la chiesa è stata restaurata ed<br />
è tornata al culto. Pare opportuno sottolineare<br />
l’apporto di due nostri soci: Gianni Campus<br />
per l’attività professionale impiegata per i restauri<br />
e Pinuccio Sciola per la sua arte che è<br />
rappresentata da mirabili sculture.<br />
Don Fois, profondo conoscitore delle vicende<br />
che legano Agostino alla Sardegna, è<br />
un convinto assertore della traslazione delle<br />
reliquie in periodo vandalico. Debbo ringraziarlo,<br />
anche in questa sede perché mi ha<br />
donato libri e pubblicazioni risultati molto utili<br />
per le ricerche.<br />
Dalla attenta lettura della Vita di San Fulgenzio<br />
ho tratto ragioni da opporre all’argomento<br />
fondato sul silenzio. La Vita scritta<br />
da Ferrando, come ha posto in rilievo lo<br />
storico Antonino Isola, che l’ha tradotta, non<br />
è una biografia, come possiamo intenderla<br />
oggi, ma «...si innesta nel filone variegato della<br />
letteratura agiografica, destinata a glorificare<br />
e additare a esempio tipi di eroi cristiani...».<br />
Tanto è vero che non vi sono indicazioni<br />
cronologiche e S. Agostino, possibile<br />
punto di riferimento al di fuori del richiamo<br />
alla sorte delle sue spoglie, viene nominato<br />
un sola volta e, si badi, per citarlo<br />
come autore di un sermone che rafforzò in<br />
Fulgenzio il proposito di darsi a vita monastica.<br />
Come esattamente rileva Manlio Simonetti,<br />
insigne studioso di Storia del Cristianesimo,<br />
accademico dei Lincei, docente<br />
a Roma alla Sapienza e all’Istituto Patristico<br />
Agostiniano (prima anche a <strong>Cagliari</strong> dal<br />
’59 al ’69) «...attraverso questo silenzio, il biografo<br />
ha inteso forse proteggere la grandezza<br />
del suo protagonista».<br />
Quanto alle circostanze relative ai modi<br />
crudeli che avrebbero caratterizzato l’esilio<br />
è da osservare che esse non possono essere<br />
avulse dal contesto in cui sono riferite: per<br />
quello del 507, Antonino Isola così traduce<br />
la frase latina sopra ricordata: «S’imbarcò<br />
senza risorse, crocifisso nel cuore e nel corpo,<br />
seco recando i grandi tesori di quella<br />
scienza straordinaria...»; per cui nudus va interpretato<br />
come privo di beni, mentre crocifisso<br />
nel cuore e nel corpo può avere riferimento<br />
alle condizioni fisiche di Fulgenzio, solito<br />
a mortificazioni continue. Ma Ferrando<br />
racconta che a Cartagine dove era stato portato<br />
per farlo partire «Gli si portarono molti<br />
doni» che egli devolse per il monastero che<br />
aveva ordinato di costruire. Quindi una situazione<br />
di coercizione non così totale come<br />
si vorrebbe. Parimenti risulta per il secondo<br />
esilio, quello del 517: vero che venne preso nel<br />
cuore della notte e venne «condotto alla nave,<br />
all’insaputa del popolo; ma, persistendo<br />
venti di direzione contraria, dovette attardarsi<br />
nel porto tanto a lungo che nel corso di <strong>numero</strong>si<br />
giorni quasi tutta la città poté recarsi<br />
a trovarlo e ricevere dalla sua mano la comunione,<br />
proprio mentre stava per partire».<br />
Il testo più antico in cui si parla del corpo<br />
di S. Agostino in Sardegna è la Cronaca<br />
delle sei età del mondo del benedettino inglese<br />
Beda il Venerabile, vissuto dal 672 al 735,<br />
Dottore della Chiesa, proclamato santo, che<br />
scrive, riferendo il fatto molto verosimilmente<br />
al 724/725, che Liutprando, re dal 712,<br />
«...apprendendo che i Saraceni, saccheggiata<br />
la Sardegna, disonoravano anche quei luoghi<br />
in cui i resti (ossa) del vescovo Santo Agostino<br />
erano stati una volta (olim) a causa della<br />
devastazione dei barbari (barbarorum) traslati<br />
e onorevolmente erano stati riposti, mandò<br />
e versato un grande prezzo li ricevette e<br />
li trasportò...» a Pavia ove furono custoditi<br />
con tanto onore.<br />
Ora, per gli autori già citati, la notizia data<br />
da Beda, contemporaneo dell’acquisto longobardo<br />
delle reliquie, è prova decisiva per<br />
la traslazione a Pavia, mentre è, in sostanza,<br />
contraria alla datazione al periodo vandalico<br />
dell’arrivo di esse in Sardegna. Argomentano<br />
che una corretta interpretazione dei<br />
termini OLIM e BARBARORUM porta a ritenere<br />
che il primo non è necessariamente indicativo<br />
di un tempo lontano e che barbari<br />
non viene mai usato da Beda per definire i
Vandali da lui sempre chiamati gens: ne deriva<br />
che barbari significa saraceni e che quindi<br />
la traslazione avvenne quando, alla fine del<br />
VII secolo, presa Cartagine nel 698, gli arabi<br />
stanno completando la conquista dell’Africa<br />
bizantina, iniziata nel 647 con l’occupazione<br />
della Tripolitania, proseguita poi,<br />
con alterne vicende, dal 665 sino alla definitiva<br />
sconfitta dei bizantini nel 709.<br />
Oggi, la maggior parte degli studiosi, (Pier<br />
Giorgio Spanu, Licinio Marco Gastoni, Paolo<br />
Siniscalco, Maria Antonietta Mongiu ed altri)<br />
concorda con la tesi della traslazione causata<br />
dalle profanazioni compiute in Africa dai<br />
saraceni e, per quella a Pavia, dal timore che<br />
si ripetessero in Sardegna per le incursioni che<br />
costoro compivano nei primi anni del secolo<br />
VIII con conseguenti temporanee occupazioni<br />
delle città costiere.<br />
Ancora, concorda con la tesi della traslazione<br />
tarda l’influenza che sugli autori dell’opposta<br />
datazione al periodo vandalico<br />
avrebbero avuto due clamorosi falsi storici.<br />
Un Oldradi, arcivescovo di Milano, avrebbe<br />
scritto nel 796 una lettera a Carlo Magno,<br />
nella quale, tra l’altro, riferiva che il corpo<br />
di S. Agostino sarebbe rimasto nella tomba<br />
ad Ippona per 56 anni (cioè sino al 486) per<br />
essere poi portato in Sardegna dai vescovi esiliati<br />
da Trasamondo. La lettera pubblicata<br />
nel 1586 dall’autore di una biografia del Santo,<br />
il padre agostiniano, Agostino da Fivizzano,<br />
che l’aveva ricevuta da un beneficiato<br />
della Basilica di San Pietro, Giacomo Oldradi,<br />
venne, purtroppo, ritenuta attendibile<br />
da Cesare Baronio, cardinale bibliotecario<br />
(1538-1607), autore degli Annales ecclesiastici,<br />
pubblicati a partire dal 1588, che narrano la<br />
storia della Chiesa dall’anno 1 al 1198.<br />
Ma la lettera è palesemente falsa: Trasamondo<br />
salì al trono nel 496, l’esilio avvenne<br />
nel 507, quindi vent’anni dopo il 486 riferito;<br />
Carlo fu chiamato Magno soltanto dopo<br />
la sua morte, 814; nessun vescovo, nel periodo<br />
storico nel quale si vuole collocare la lettera,<br />
avrebbe, come in essa, indicato se stesso<br />
con il cognome. In realtà si voleva portare lustro<br />
alla famiglia degli Oldradi mostrando<br />
come uno di loro, Pietro, vescovo di Milano,<br />
che figura autore di essa, fosse in ottimi rap-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 53<br />
Antica chiesa di S. Agostino<br />
porti con Carlo Magno. Rifacendosi al Baronio<br />
pertanto gli storici collegavano la tesi da loro<br />
sostenuta ad una notizia nata da un falso.<br />
Così come molti altri poi traevano ulteriore<br />
prova al loro assunto da un altro falso, le famose<br />
Carte d’Arborea, riconosciute frutto di<br />
una menzognera invenzione, e pur credute<br />
vere da Martini, da Spano, da La Marmora.<br />
Dall’altra parte si obietta che senza far ricorso<br />
al Baronio, perché i riferimenti sono anteriori<br />
alla prima pubblicazione delle notizie<br />
tratte dal falso Oldradi, vi sono stati autori<br />
come Fra Giordano di Sassonia, morto<br />
nel 1380, e Ambrogio Massari da Cori, morto<br />
nel 1485, che affermarono che le spoglie di<br />
S. Agostino rimasero in Sardegna per oltre<br />
duecento anni. Altrettanto è sostenuto, nel<br />
1580, dal Fara nel suo De rebus sardois.<br />
Lasciando impregiudicato il dato temporale,<br />
pur osservando che una permanenza<br />
ristretta nel tempo non pare giustificare<br />
la grande venerazione che le reliquie suscitarono<br />
nei sardi, dobbiamo vedere dove<br />
esse furono deposte.
54 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Cripta in cui fu depositato il corpo di S. Agostino<br />
Nel Convegno sull’Africa Romana citato,<br />
Anna Saiu Deidda interviene con un saggio<br />
sul santuario sotterraneo di S. Agostino a <strong>Cagliari</strong>.<br />
Il nostro <strong>Club</strong> ha il piacere di avere<br />
come socio un illustre specialista dell’architettura<br />
rupestre in Sardegna, Michele Pintus<br />
che, tra l’altro, si è occupato anche di quella<br />
cripta sotterranea, nel volume Stampace,<br />
della serie dedicata ai quartieri di <strong>Cagliari</strong>.<br />
Spero siano pochi i lettori che non la conoscano<br />
o non l’abbiano mai visitata, essa è inclusa<br />
nel Palazzo Accardo, nel Largo Carlo<br />
Felice, quasi alla confluenza con la via Crispi,<br />
l’ingresso è proprio davanti all’edicola.<br />
Da un androne, per una scala a chiocciola in<br />
metallo, si scende ad un «...ambiente a<br />
pianta rettangolare, dove è il loculo nel<br />
quale, secondo la tradizione furono conservate<br />
le spoglie di Sant’Agostino. Davanti al<br />
loculo si trova l’altare di marmo, a timpano<br />
spezzato, con una nicchia che contiene la sta-<br />
tua del santo. Il paliotto della mensa è in marmi<br />
policromi a intarsi e contiene una iscrizione<br />
a memoria dell’anno di esecuzione<br />
(1638) e un bassorilievo raffigurante Sant’Agostino<br />
che muore assistito da due angeli»<br />
(Pintus).<br />
Riferisce la Saiu Deidda che «...il Santuario<br />
... dovette conoscere un lungo periodo<br />
di abbandono in conseguenza della traslazione<br />
delle spoglie del Santo...» ma «...che<br />
ne restava viva la memoria se, nel momento<br />
in cui gli eremitani di S. Agostino si stabilirono<br />
a <strong>Cagliari</strong>, lo scelsero per costruirvi<br />
accanto il loro convento». Sopra l’ipogeo<br />
venne costruita una cappella, in stile gotico<br />
catalano, con una scala interna che consentiva<br />
di accedervi. La costruzione risale, secondo<br />
il Martini, a data di poco anteriore al<br />
1421. Chiesa e convento sono riportati «... nella<br />
prima veduta di <strong>Cagliari</strong>, quella che Sigismondo<br />
Arquer realizzò per la Cosmographia<br />
di Sebastiano Münster nel 1550, nella dizione<br />
S. Agostino, munistero». Sono extra<br />
muros e contrassegnati dal <strong>numero</strong> 4. Nel<br />
1575, sotto Filippo II, l’ingegner Jacopo Paleario<br />
Fratino, che con il fratello Giorgio, era<br />
stato incaricato di modificare le fortificazioni<br />
di <strong>Cagliari</strong>, rilevò che occorreva abbattere «el<br />
monasterio de Sant’Agostin por que impide<br />
mucho, procurando con la meyor manera que<br />
se pudiere conservar la capilla a onde estuvo<br />
aquel cuerpo santo». Abbattuto il convento<br />
(gli ultimi ruderi verranno interamente distrutti<br />
solo nel 1637) si inizia, per volontà e<br />
a spese del re, la costruzione di S. Agostino<br />
entro le mura, nel quartiere della Marina. Resta<br />
la Cappella che subisce però delle modifiche<br />
alla facciata per allinearla al fronte del<br />
Largo Carlo Felice; esiste sino al 1884, tanto<br />
che poté essere vista e descritta dal Canonico<br />
Spano e dal Martini che la raffigurò<br />
in diversi disegni, ma in quell’anno fu abbattuta<br />
per costruirvi il Palazzo Accardo, salvando,<br />
per fortuna, l’ipogeo a memoria di una<br />
tradizione più che millenaria.<br />
■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 55<br />
Michelangelo Merisi<br />
detto il Caravaggio<br />
Le ossa che sono state attribuite a Caravaggio<br />
appartengono veramente al<br />
pittore? Su questo punto, esistono<br />
forti dubbi. I reperti scheletrici sono stati ottenuti<br />
mediante scavi effettuati nel cimitero<br />
di Porto Ercole. Nonostante le affermazioni<br />
dei ricercatori dell’Università di Bologna e<br />
dell’Aquila e del Centro Ricerche Ambientali<br />
di Ravenna, le riserve sollevate dagli esperti<br />
in storia dell’arte sono molte. I biografi ufficiali<br />
hanno dato per certa la nascita del<br />
Merisi a Caravaggio (Bergamo) ed hanno ripetutamente<br />
affermato che il pittore “maledetto”<br />
aveva cessato di vivere per un accesso<br />
malarico a Porto Ercole.<br />
Secondo recenti ricerche il Caravaggio invece<br />
sarebbe nato a Milano. Lo proverebbe<br />
il certificato di battesimo che recita “MICH.<br />
ANGEL. MARISIUS DE CARAVAGGIO /<br />
EQUES HIEROSOLIMITANUS / NATURAE<br />
AEMULATOR EXIMIUS / VIX ANN.<br />
XXXVI M. IX D. XX / MORITUR XVIII IU-<br />
LII MDCX”. Tale certificato è stato scoperto<br />
da un appassionato studioso di storia dell’arte,<br />
Vittorio Pirami, nell’Archivio storico<br />
diocesano di Milano. Secondo questo documento<br />
l’artista sarebbe stato battezzato il 30<br />
settembre del 1571 nella Parrocchia milanese<br />
di Santo Stefano in Brolo (piazza Santo<br />
Stefano). Il padre Fermo e la madre Lucia<br />
Aratori si erano sposati (esiste il certificato<br />
di matrimonio) a Caravaggio verso la metà<br />
di gennaio del 1571. Testimone niente di meno<br />
il Marchese Francesco I Sforza. Il piccolo borgo<br />
infatti era posseduto da questa potente famiglia<br />
milanese che vi soggiornava spesso a<br />
lungo. Si è mormorato che Michelangelo fosse<br />
in realtà figlio di Francesco I e di Lucia<br />
Aratori. Il nonno di quest’ultima, Giovanni<br />
Gli enigmi: reali o presunti?<br />
Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu<br />
Antonio era stato Sindaco o Tesoriere del Comune<br />
di Caravaggio, carica questa che presupponeva<br />
la protezione da parte degli Sforza.<br />
Fermo Merisi, in cambio del matrimonio<br />
con Lucia, sarebbe stato promosso da muratore<br />
a Maestro di casa degli Sforza e trasferito<br />
a Milano con la giovane sposa. Nella<br />
città lombarda, sarebbe “circa” otto mesi<br />
dopo nato il Michelangelo.<br />
Caravaggio aveva ucciso a Roma in un<br />
duello alla spada un certo Ranuccio Tomassoni,<br />
protetto dai Farnese, per scommesse riguardanti<br />
il gioco della pallacorda. Condannato<br />
a morte era stato costretto a vagare<br />
esule per circa 4 anni. Si era alla fine rifugiato<br />
a Malta nel luglio del 1607 dove era
56 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Caravaggio - Alof de Wignacourt, 1608 circa<br />
stato accolto con benevolenza dal Gran Maestro dell’Ordine<br />
dei Cavalieri di San Giovanni, Alof De Wignacourt, suo estimatore.<br />
Grazie alla protezione di quest’ultimo, era stato ammesso<br />
a far parte dell’Ordine come Cavaliere di Obbedienza<br />
e si era potuto dedicare con una certa tranquillità alla<br />
pittura. Tra l’altro aveva anche dipinto un bel quadro in cui<br />
riprendeva in maniera maestosa proprio il Gran Maestro<br />
dell’Ordine ed il suo giovane paggio.<br />
La sua appartenenza a questo antico e prestigioso sodalizio<br />
era stata breve. Egli era stato rinchiuso nel Forte Sant’Angelo,<br />
una delle fortezze di Malta, accusato di aver in una<br />
lite gravemente offeso un potente Cavaliere. Per questo motivo<br />
era stato condannato a due mesi di prigione. Desta perplessità<br />
che per una colpa, tutto considerato non gravissima,<br />
il Caravaggio avesse preferito fuggire invece di scontare<br />
la pena ed accettare l’espulsione dall’Ordine. Evidente-<br />
mente il Merisi sospettava che<br />
il vero motivo dell’imprigionamento<br />
e del processo fosse<br />
un altro molto più grave ed<br />
importante. Sembra infatti<br />
che egli avesse insidiato il giovane<br />
paggio del Gran Maestro<br />
che teneva molto a questo<br />
leggiadro giovinetto. Questo<br />
tipo di offesa doveva essere<br />
punita con la morte. La motivazione<br />
dell’espulsione dall’Ordine<br />
dei Cavalieri di Malta<br />
recitava «tamquam membrum<br />
putridum et foetidum»,<br />
cioè «in quanto membro putrido<br />
e fetido», terminologia<br />
questa molto simile al «putridum<br />
et foetidum» con cui<br />
la Chiesa bollava il peccato<br />
nefando della sodomia di cui<br />
assolutamente non si doveva<br />
né si poteva parlare.<br />
Che il Merisi fosse aperto<br />
a tutti i tipi di esperienze<br />
“sentimentali” è cosa nota.<br />
Il pittore ancora una<br />
volta si era imbarcato su una<br />
galera comandata da Fabrizio<br />
Colonna ed era fuggito<br />
dall’isola. Egli faceva affidamento<br />
sulla sua maestria<br />
di pittore e sul successo dei<br />
suoi quadri per poter ottenere<br />
il perdono papale per il<br />
delitto commesso a Roma.<br />
Su tale aspettativa il potente<br />
maltese basava il suo piano<br />
che doveva consentire l’uccisione<br />
del pittore. Al Caravaggio<br />
era stato fatto credere<br />
che con l’appoggio del<br />
Cardinale Sforza, Segretario<br />
dello Stato Vaticano e suo<br />
estimatore, avrebbe potuto<br />
ottenere il condono della<br />
pena capitale purché si fosse<br />
volontariamente consegnato<br />
alle autorità pontificie. Con<br />
questa speranza aveva la-
Caravaggio - Giuditta che taglia la testa a Oloferne (1598-1599)<br />
sciato Napoli, dove era ospite della Marchesa<br />
Colonna, su di una feluca diretta a Civitavecchia<br />
portando con sé tre tele.<br />
A questo punto, come già accennato, gli<br />
avvenimenti si confondono. Caravaggio non<br />
sarebbe morto a Porto Ercole, ma sarebbe<br />
stato assassinato a Palo Laziale, porticciolo<br />
vicino a Civitavecchia dove era sbarcato nel<br />
tentativo di raggiungere Roma per ricevere<br />
la Grazia da parte del Pontefice. Questo è<br />
quanto affermato dal Professor Vincenzo<br />
Pacelli, esperto del Caravaggio e Professore<br />
nell’Università di Napoli. Nei registri della<br />
Chiesa di Porto Ercole tutt’ora disponibili<br />
non esiste traccia della morte e sepoltura di<br />
individui che nel luglio del 1610 possano riconoscersi<br />
nel Caravaggio.<br />
Che le circostanze della morte fossero<br />
poco chiare è dimostrato dal fatto che per un<br />
po’ di tempo era stato affermato che il pittore<br />
fosse morto a Procida. Era stata poi accettata<br />
l’ipotesi che lo dava per defunto a<br />
Porto Ercole.<br />
Giulio Mancini, medico, amico e biografo<br />
del Merisi, 10 anni dopo la morte del pittore,<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 57<br />
aveva stilato la versione “accettata” degli ultimi<br />
giorni di vita dell’artista. «Partitosi con<br />
speranza di rimettersi, viene a Portercole<br />
dove, soprapreso da febbre maligna, incolmo<br />
di sua gloria, che era d’età di 35 in 40<br />
anni morse di stento e senza cura et in un<br />
luogo ivi vicino fu seppellito». Sembra invece<br />
che il Mancini abbia inizialmente scritto<br />
non Porto Ercole, ma Civitavecchia, cioè il<br />
posto più logico che poi qualcuno aveva<br />
cancellato e/o corretto. Civitavecchia era<br />
l’approdo più vicino per raggiungere Roma,<br />
ma era anche il più affollato e controllato.<br />
Quindi se chi trasportava il Merisi voleva<br />
evitare scomodi testimoni allora luoghi disagiati<br />
come Porto Ercole o Palo Laziale<br />
acquistavano un senso, soprattutto quest’ultima<br />
piazza fortificata dello Stato Pontificio<br />
non lontana da Civitavecchia.<br />
Per ottenere la Grazia, Merisi doveva prima<br />
consegnarsi alle autorità pontificie. Di<br />
questo arresto parla un autorevole autore, il<br />
Baglione, che non menziona alcuna specifica<br />
località e soprattutto omette ogni riferimento<br />
a Porto Ercole. Questo racconto ap-
58 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Certificato di battesimo di<br />
Michelangelo Merisi<br />
Le presunte ossa di Michelangelo<br />
Merisi<br />
pare finora se non il più attendibile,<br />
certamente il più<br />
sensato. L’artista era stato<br />
probabilmente persuaso ad<br />
evitare l’affollata Civitavecchia<br />
per sbarcare nel vicino<br />
ed isolato avamposto militare<br />
di Palo. Ciò corrisponde<br />
bene al contenuto della lettera<br />
del nunzio apostolico Gentile<br />
a Scipione Borghese, Segretario<br />
di Stato di Papa<br />
Paolo V, estimatore del Merisi<br />
ed interessato ad acquisire<br />
alcune delle tele che l’artista<br />
portava con sé. I dubbi<br />
si accentuano a proposito di<br />
quanto sarebbe accaduto<br />
dopo il rilascio del Merisi a<br />
Palo Laziale. L’artista, sconvolto<br />
per la scomparsa della<br />
feluca con tutte le sue cose,<br />
avrebbe vagato disperato sotto<br />
il sole rovente sulla spiaggia<br />
ed avrebbe poi corso lungo<br />
le paludi malariche costiere<br />
inseguendo un battello<br />
salpato ben 2 giorni prima<br />
per raggiungere Porto Ercole<br />
distante oltre 100 Km da<br />
Palo Laziale.<br />
Palazzo dell'Ordine dei Cavalieri di Malta - Malta<br />
Sembra invece che Caravaggio sia sbarcato nel porticciolo<br />
fortificato di Palo Laziale dove si sarebbe subito consegnato<br />
(e di questo esistono le prove) alle autorità pontificie,<br />
ma appena rilasciato sarebbe stato ucciso dai sicari del<br />
Cavaliere di Malta che ne avrebbero fatto scomparire il cadavere.<br />
I dati già citati, concernenti le ricerche condotte sui resti<br />
ossei recuperati nel cimitero di Porto Ercole apparentemente<br />
attribuibili al Caravaggio, avrebbero confermato la<br />
tesi dello sbarco a Porto Ercole sostenuta sia dalle datazioni<br />
con il carbonio, sia in base all’analisi del DNA. Trattandosi<br />
di DNA antico e deteriorato, gli esami hanno fornito risultati<br />
con un coefficiente di attendibilità che si aggira intorno<br />
al 85%, valore non sufficiente a garantire al di sopra di ogni<br />
ragionevole dubbio la identificazione dei resti.<br />
Il Professor Pacelli, maggior esperto italiano sul Caravaggio,<br />
conferma, in base a documenti dell’Archivio di<br />
Stato e dell’Archivio Vaticano, da lui acquisiti di recente, lo<br />
sbarco e la morte del Caravaggio a Palo Laziale.<br />
D’altra parte alcuni si sono domandati perché per gli<br />
studi di genetica molecolare siano stati presi in considerazione<br />
solo gli individui della zona bergamasca col cognome<br />
Merisi e non siano stati anche studiati soggetti appartenenti<br />
o discendenti degli Sforza in considerazione del fatto che il<br />
Merisi potesse, sia pure come bastardo, appartenere alla Casata<br />
sforzesca.<br />
Le polemiche quindi non solo continuano, ma si accentuano.<br />
Il mistero sulla fine di Caravaggio perdura e non appare<br />
di immediata o prossima soluzione.<br />
■
Il 1812 fu un anno particolarmente duro<br />
per la città di <strong>Cagliari</strong>. Le condizioni di<br />
vita della popolazione erano peggiorate<br />
sotto ogni profilo: crisi economica, diffusione<br />
di epidemie, analfabetismo dilagante.<br />
Un anno difficile da dimenticare, tant’è che<br />
ancora oggi, a due secoli di distanza, nell’immaginario<br />
collettivo cagliaritano, s’annu<br />
doxi è sinonimo di carestia.<br />
È in questo contesto che trovò linfa vitale<br />
l’opinione antigovernativa e si organizzò<br />
una congiura che passerà alla storia col<br />
nome della località ove i cospiratori erano<br />
soliti riunirsi, “Palabanda”: una zona corrispondente<br />
all’attuale Orto Botanico, allora<br />
di proprietà del vecchio avvocato Salvatore<br />
Cadeddu. Si trattava di un complotto di<br />
ispirazione liberale che prevedeva la sollevazione<br />
generale, la conquista del Castello,<br />
la cacciata dei piemontesi e la sostituzione<br />
del comandante militare della piazza. Per<br />
capire l’audacia del piano, occorre considerare<br />
che in quegli anni – a seguito dell’invasione<br />
napoleonica – il re di Sardegna Vittorio<br />
Emanuele I si era rifugiato a <strong>Cagliari</strong><br />
con tutto il seguito di Corte.<br />
L’impegno dei cospiratori e le cautele adottate<br />
per mantenere il massimo riserbo furono<br />
particolarmente efficaci e le autorità rimasero<br />
del tutto all’oscuro del complotto sino<br />
a quando uno dei congiurati – proprio alla vigilia<br />
dell’azione (fissata nella notte tra il 30<br />
e il 31 ottobre 1812) – si lasciò sfuggire una confidenza.<br />
La leggerezza risultò fatale. La trama<br />
venne scoperta e il re, informato all’ultimo<br />
momento, ordinò una repressione durissima.<br />
I congiurati vennero tutti condannati e<br />
finirono al patibolo o dovettero darsi alla latitanza<br />
nell’isola o riparare all’estero.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 59<br />
Echi de “s’annu doxi”<br />
La congiura<br />
di Palabanda<br />
Antonello Angioni<br />
Nella sentenza si afferma che i congiurati,<br />
radunatisi al Carmine, avrebbero dovuto<br />
entrare nottetempo nel quartiere della<br />
Marina attraverso la porta di Sant’Agostino,<br />
lasciata socchiusa dai soldati invalidi che la<br />
custodivano. Quindi, con l’aiuto dei due sergenti<br />
del battaglione “Real Marina” e degli<br />
altri militari loro complici, dopo essersi appropriati<br />
delle armi, avrebbero dovuto occupare<br />
le porte di Stampace e Villanova,<br />
assalire il Castello, impadronirsi delle fortificazioni<br />
e del palazzo regio, scacciare dalla<br />
città e dall’isola i piemontesi e sostituire nel<br />
comando della piazza il colonnello Giacomo<br />
Pes di Villamarina col maggiore Gabriele<br />
Asquer visconte di Flumini.<br />
Secondo lo storico Lorenzo Del Piano, le<br />
origini della congiura sono da ricercare innanzitutto<br />
nelle tendenze progressiste di<br />
parte del ceto medio cagliaritano maturate<br />
nella prima fase del periodo rivoluzionario,<br />
che fece seguito alla vittoriosa resistenza<br />
opposta ai tentativi d’invasione francese del
60 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Don Giacomo Pes di Villamarina<br />
1793. In secondo luogo è da<br />
tener presente il malcontento<br />
popolare che si accentuò in<br />
occasione della carestia del<br />
1812. Ulteriore motivo di risentimento<br />
potrebbe essere<br />
individuato nella reazione<br />
dei cagliaritani all’alterigia<br />
dei piemontesi.<br />
Sul senso generale della<br />
“congiura” ancora oggi esiste<br />
più di una perplessità,<br />
anche per la scarsezza di documenti.<br />
Sulla base delle<br />
fonti d’archivio è comunque<br />
possibile una ricostruzione<br />
della vicenda.<br />
Poco prima della fine del<br />
mese di ottobre del 1812, uno<br />
dei rappresentanti del quartiere<br />
di Stampace, Girolamo<br />
Boi, aveva confidato ad un<br />
amico, Proto Meloni, che ricopriva<br />
l’ufficio di sostituto<br />
avvocato fiscale, l’imminenza<br />
di un’insurrezione popolare<br />
per cui esortava lo<br />
stesso a mettersi in salvo. Il<br />
Meloni riferì la cosa al suo<br />
superiore gerarchico, l’avvocato<br />
fiscale regio Raimondo<br />
Garau, e questi al re.<br />
Vittorio Emanuele I<br />
chiese conferma della notizia<br />
al comandante della piazza,<br />
il Pes di Villamarina, il quale<br />
era del tutto all’oscuro dei<br />
fatti ed anzi – poiché sosteneva di essere sempre al corrente<br />
di tutto ciò che accadeva in città – escluse l’esistenza della<br />
congiura. Del resto anche qualche mese prima si era sparsa<br />
la voce di una prossima insurrezione (della quale si precisava<br />
persino la data, il 16 aprile) e non era successo nulla.<br />
Tuttavia questa volta la voce era fondata.<br />
Il Villamarina peraltro, ignaro dei rischi, non adottò<br />
speciali misure di sicurezza salvo ordinare la consueta ronda<br />
di soldati. Durante la notte del 30 ottobre, la ronda si imbatté<br />
in Giacomo Floris, figlio del proprietario di una fornace<br />
ubicata nei pressi della chiesa del Carmine, e gli domandò<br />
cosa facesse in giro a quell’ora. Il Floris inventò una<br />
scusa qualsiasi e poi, anziché portare a termine la missione<br />
affidatagli (che consisteva nello stabilire il collegamento col<br />
gruppo di congiurati del quartiere di Villanova), fece ritorno<br />
al Carmine, dove erano radunati circa ottanta uomini, e<br />
gettò tutti nel panico dando per certa la scoperta della congiura<br />
per cui non restava che mettersi in salvo. Parte dei<br />
congiurati si ritirò, parte restò in attesa di eventi che non si<br />
verificarono.<br />
Solo all’alba il Villamarina si fece vedere in giro pressoché<br />
senza scorta. Uno dei congiurati, il sarto Giovanni Putzolu,<br />
voleva sparargli ritenendo che la morte del comandante<br />
della piazza avrebbe indotto anche gli incerti a<br />
partecipare all’insurrezione. Tuttavia gli altri congiurati si<br />
opposero. Il Putzolu allora buttò via la pistola ed osservò che<br />
ormai era arrivata la fine. L’orefice Pasquale Fanni, che con<br />
pochi altri congiurati voleva far insorgere i quartieri di<br />
Stampace e Marina, venne costretto a desistere. Il tentativo<br />
di insurrezione dunque poteva considerarsi concluso.<br />
Peraltro, sia pure con ritardo, il governo si convinse dell’esistenza<br />
di una vera congiura. Quindi nominò una commissione<br />
(composta dai giudici Pilo, Musio e Gaffodio) incaricata<br />
di coordinare le indagini. Nel contempo venivano<br />
promesse l’impunità e ricompense in danaro a quanti, anche<br />
se complici, avessero consentito la cattura dei capi. Si<br />
procedeva altresì all’arresto di Giovanni e Luigi Cadeddu,<br />
che furono sorpresi in casa. L’istruttoria fu particolarmente<br />
rapida e il processo si concluse con l’irrogazione di pene assai<br />
severe.<br />
Come fu possibile accertare per le rivelazioni di uno dei<br />
congiurati, Francesco Garau (il quale sperava di ottenere<br />
l’impunità che invece gli venne negata), il capo della congiura<br />
era Salvatore Cadeddu, già distintosi nelle agitazioni<br />
del cosiddetto triennio rivoluzionario (1793-1796) e proprietario<br />
della casa di campagna di Palabanda, località allora<br />
extraurbana, vicina al quartiere di Stampace, nella<br />
quale si riunivano i congiurati e dove avrebbe avuto sede<br />
uno dei tre club giacobini che si diceva essere stati costituiti<br />
in città dopo il 1793. Cadeddu – che all’epoca dei fatti rico-
priva le funzioni di segretario dell’Università<br />
e tesoriere del Municipio – era personaggio<br />
molto noto e stimato in città. Rappresentando<br />
gli elementi politicamente più aperti,<br />
si era attestato su posizioni che, in qualche<br />
misura, potremo considerare democratiche<br />
e persino “autonomiste”.<br />
Il piano rivoluzionario, accuratamente<br />
organizzato, coinvolse esponenti della borghesia<br />
intellettuale cagliaritana (professionisti,<br />
docenti universitari, magistrati, funzionari,<br />
ecc.) ai quali si unirono <strong>numero</strong>si<br />
artigiani e popolani. Dall’originario piccolo<br />
gruppo di amici fidati che si riuniva segretamente<br />
si passò, nell’arco di alcuni mesi, a<br />
adesioni numericamente consistenti al punto<br />
che, nell’animo dei congiurati, si consolidò<br />
la certezza della vittoria: certezza che non<br />
derivava tanto dal <strong>numero</strong> dei cospiratori<br />
ma dall’appartenenza dei medesimi ai più<br />
diversi strati sociali.<br />
Oltre Giacomo Floris, Pasquale Fanni e<br />
Giovanni Putzolu (già citati), facevano parte<br />
del gruppo avvocati e alti funzionari come<br />
Salvatore e Giovanni Cadeddu, Antonio<br />
Massa Murroni, Gerolamo Boi e Francesco<br />
Garau, il notaio Gerolamo Tatti, il medico<br />
Gaetano Cadeddu, il docente universitario di<br />
diritto Giuseppe Zedda, il conciatore Raimondo<br />
Sorgia, il pescatore Ignazio Fanni,<br />
Gavino Muroni, fratello dell’ex parroco di<br />
Semestene, e con loro <strong>numero</strong>si negozianti,<br />
operai e persino militari e religiosi. Tra i<br />
congiurati vi erano anche due sergenti del<br />
battaglione “Real Marina”, costituito dai<br />
piemontesi che, arruolati nell’esercito francese<br />
e mandati a combattere in Spagna,<br />
avevano disertato, arrendendosi agli inglesi<br />
che li avevano consegnati a Vittorio Emanuele<br />
I. I due sergenti avevano aderito anche<br />
a nome di altri appartenenti al loro reparto.<br />
Il Tribunale, composto dal reggente Casazza<br />
e da quattro giudici della Reale<br />
Udienza, al voto dei quali si unì quello dei<br />
magistrati della pubblica accusa, condannò<br />
a morte Salvatore Cadeddu, Raimondo Sorgia<br />
e Giovanni Putzolu. Gli ultimi due vennero<br />
giustiziati il 13 maggio 1813, mentre il<br />
Cadeddu, riuscito a sottrarsi all’arresto immediato,<br />
venne catturato nel Sulcis e giu-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 61<br />
stiziato il 2 settembre dello stesso anno fra il<br />
generale compianto.<br />
Vennero condannati a morte in contumacia<br />
anche Gaetano Cadeddu, Giuseppe<br />
Zedda e Francesco Garau, che presero la<br />
strada dell’esilio, Il Cadeddu (che sarebbe<br />
riuscito a sottrarsi all’arresto perché avvertito,<br />
si disse, da Maria Teresa) si trasferì a<br />
Tunisi, dove morì dopo molti anni. Il Zedda<br />
emigrò in Corsica ed ottenne la grazia solo<br />
nel 1848. Il Garau raggiunse la Francia ove,<br />
durante l’impero, godette di un sussidio accordatogli<br />
da Napoleone; insegnò italiano e<br />
spagnolo al liceo di Aix, dove morì nel 1849.<br />
Alla galera a vita furono condannati Giovanni<br />
Cadeddu, Pasquale Fanni e Giacomo<br />
Floris, che morirono durante la detenzione.<br />
Al carcere a vita fu condannato l’avvocato<br />
Massa Murroni, che venne graziato nel 1833.<br />
Luigi Cadeddu invece fu condannato a vent’anni<br />
che scontò per intero.<br />
Della congiura fecero parte, oltre gli arrestati,<br />
molti altri cagliaritani, dei quali poco<br />
o nulla si riuscì a sapere: tra questi l’avvocato<br />
Stanislao Deplano, membro della Facoltà<br />
di Giurisprudenza, più tardi costretto<br />
a stabilirsi a Mandas; l’avvocato Carro, prefetto<br />
di Iglesias, dove fu subito rispedito;<br />
l’avvocato Giuseppe Ortu, nonno materno di<br />
Francesco Cocco Ortu, il quale, in segno di<br />
gratitudine verso Raimondo Sorgia che non<br />
la aveva denunciato, ne ospitò in casa per<br />
tutta la vita una figlia minorata. Molti personaggi<br />
non identificati, soprattutto avvocati<br />
e notai, parteciparono alla cospirazione e tra<br />
gli altri un misterioso uomo mascherato che,<br />
per dissapori insorti con Gaetano Cadeddu,<br />
avrebbe impedito agli uomini dallo stesso reclutati<br />
a Quartu ed a Quartucciu di raggiungere<br />
<strong>Cagliari</strong>.<br />
Altra figura interessante è quella dello<br />
padre scolopio Paolo Melis, molto apprezzato<br />
a Corte e in seguito promosso ad alte cariche,<br />
il quale chiese in prestito al negoziante Giacomo<br />
Viale 3.000 scudi confidando allo<br />
stesso che servivano per pagare la bassa forza<br />
coinvolta nel complotto. Poiché, per tale ragione,<br />
non li ottenne, il professor Zedda fu<br />
costretto a chiederne 2.000 ad un altro commerciante,<br />
Giacomo Federici.
62 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Pronunciata la sentenza, un inconsueto<br />
silenzio calò sulla vicenda e ogni tentativo di<br />
fare chiarezza risultò vano. Gli atti del processo<br />
scomparvero misteriosamente dalla<br />
Cancelleria, e non furono poche le perplessità<br />
per il rifiuto del Tribunale di accogliere<br />
le deposizioni di alcuni imputati che coinvolgevano<br />
personaggi di altissimo rango assai<br />
vicini alla stessa Corte, definendole frutto<br />
di fantasia malata o disperato tentativo di<br />
salvare la vita. Nasceva così il sospetto che,<br />
dietro i cospiratori individuati si celasse ben<br />
altro.<br />
La voce che si diffuse, e che riaffiora nei<br />
lavori di diversi storici, è che personaggi insospettabili,<br />
rimasti nell’ombra, avessero incoraggiato<br />
il Cadeddu e gli altri a cospirare.<br />
Ma chi, e perché? Una prima ipotesi,<br />
da scartare senz’altro, è che il re volesse<br />
prendere lo spunto da una sollevazione popolare<br />
per liberarsi dei cortigiani e dei funzionari<br />
che lo avevano seguito dal Piemonte<br />
e sostituirli con altri, possibilmente sardi.<br />
Un’altra ipotesi sulla quale si è lavorato<br />
parecchio è che la congiura fosse stata ispirata<br />
da Carlo Felice. L’appiglio viene offerto<br />
da una certa rivalità che sembra esistesse<br />
tra la sua Corte e quella del re.<br />
Peraltro, come è noto, Carlo Felice era molto<br />
legato al Manca di Villahermosa ed al Pes di<br />
Villamarina, ma proprio il Villahermosa,<br />
dopo la scoperta della congiura, fu incaricato<br />
di riordinare le forze armate, ed in particolare<br />
il “Real Marina” (ridotto da battaglione<br />
a centuria): incarico che certo non gli<br />
sarebbe stato affidato se non si fosse stati più<br />
che sicuri della sua lealtà verso Vittorio<br />
Emanuele I.<br />
Il contegno del Villamarina lascia più<br />
perplessi. Pietro Martini osserva che il comandante<br />
della piazza «o mancava affatto<br />
di finezza poliziesca, od era stipato da agenti<br />
imbecilli o traditori». Se tuttavia avesse promosso<br />
o incoraggiato la cospirazione, negandone<br />
al re l’esistenza, che necessità ci sarebbe<br />
stata di pensare alla sua sostituzione<br />
col visconte Asquer? Ad ipotesi suggestive<br />
ha dato luogo il fatto che il Villamarina si<br />
fece consegnare il fascicolo processuale che<br />
non restituì mai.<br />
Il fascicolo, che dopo la morte del Villamarina<br />
passò al suo erede conte del Campo,<br />
secondo alcuni storici, conteneva notizie di<br />
grande interesse che si vollero tenere segrete<br />
incollandone alcune pagine. Il Martini però<br />
scrive che il suo amico notaio Giuseppe Maria<br />
Cara, segretario della commissione inquirente,<br />
che ebbe in visione il fascicolo dal<br />
relatore Musio, gli confidò che nei fogli suggellati<br />
era trascritta solo la deposizione del<br />
comandante del “Real Marina” Demay, il<br />
quale aveva chiesto che venissero incollati i<br />
fogli che lo riguardavano per evitare che<br />
venisse sospettato di essere stato il primo a<br />
denunciare l’esistenza della congiura. Anche<br />
questa spiegazione però è stata ritenuta insufficiente.<br />
Altri elementi da considerare sono l’opposizione<br />
di Prospero Balbo alla concessione<br />
della grazia ai detenuti ed il trasferimento a<br />
Torino, ad opera di Carlo Felice, dei giudici<br />
Musio e Garau: premio per non avere rivelato<br />
chi c’era dietro i congiurati, o punizione<br />
per avere gli stessi partecipato alla<br />
congiura? Come si vede, non mancano gli<br />
elementi romanzeschi, che rendono particolarmente<br />
avvincente l’episodio.<br />
Qualcuno ha persino adombrato responsabilità<br />
nascoste dell’Inghilterra, che desiderava<br />
controllare anche i porti sardi per<br />
completare il suo dominio nel Mediterraneo;<br />
altri della Francia, che mirava ad instaurare<br />
un governo amico di Napoleone.<br />
Ma, oltre a ciò, occorrerà chiedersi fino a che<br />
punto siano state coinvolte nella vicenda alcune<br />
frange della Corte sabauda che forse<br />
speravano di detronizzare il malvisto Vittorio<br />
Emanuele I. E, in quest’ultimo caso, potrebbe<br />
essere stato interessato all’intrigo lo<br />
stesso fratello del sovrano, Carlo Felice, diventato<br />
re di Sardegna nel 1821.<br />
Le diverse ipotesi sono tutte stimolanti e,<br />
quale che sia quella da accreditare, è certo<br />
che l’episodio assume particolare rilevanza<br />
avuto riguardo sia alle motivazioni che l’animarono<br />
che gli interrogativi posti. Agli storici<br />
il compito di chiarire le <strong>numero</strong>se zone<br />
d’ombra che, a due secoli di distanza, tuttora<br />
permangono.<br />
■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 63<br />
Un ruolo importante nella vita dell’uomo<br />
Birdi:<br />
verde o vetro?<br />
Birdi è una parola antica che identifica<br />
un materiale attraverso il suo colore.<br />
Oggi il vetro è cosa ben diversa e questo<br />
richiamo al colore parrebbe aver perso in<br />
gran parte la propria valenza.<br />
Parlando di vetro in termini chimici ci si<br />
riferisce ad un silicato (silice o sabbia) sodocalcico<br />
(soda + calce) ottenuto dalla fusione<br />
di una miscela ad alta temperatura. Gli elementi<br />
che la compongono sono:<br />
• la sabbia silicea, che conferisce al vetro<br />
la struttura ed ha la funzione di vetrificante<br />
o costituente del reticolo cristallino SiO 2;<br />
• il carbonato di sodio o soda, che agendo<br />
da agente fondente abbassa il punto di fusione<br />
della silice e migliora l’omogeneità<br />
della pasta attraverso l’eliminazione delle<br />
bolle;<br />
• il carbonato di calcio, che opera come<br />
stabilizzatore e conferisce al vetro la sua resistenza<br />
chimica;<br />
• gli agenti affinanti, che consentono di<br />
eliminare i residui gassosi dalla miscela fusa<br />
ed ottenere una qualità uniforme;<br />
• gli ossidi metallici, che migliorano le<br />
caratteristiche meccaniche, la resistenza agli<br />
agenti atmosferici e conferiscono al vetro<br />
l’eventuale colorazione.<br />
Sono disponibili altri tipi di vetro quali:<br />
• il vetro borosilicato, utilizzato in particolare<br />
per applicazioni farmaceutiche e di<br />
laboratorio grazie al basso coefficiente di<br />
espansione;<br />
• il vetroceramico, composto da una fase<br />
cristallina e da una fase vetrosa residua e caratterizzato<br />
da un coefficiente di espansione<br />
lineare praticamente nullo che lo rende<br />
ideale nell’utilizzo, tra le altre cose, per la<br />
fabbricazione dei piani di cottura;<br />
Riccardo Lasic<br />
• il vetro alcalino, rinforzato chimicamente<br />
ed utilizzato nei moderni apparati<br />
elettronici per la protezione dei display;<br />
• il vetro ad elevato contenuto di piombo<br />
(70%), che riduce sostanzialmente il passaggio<br />
dei raggi x ed è utilizzato nella realizzazione<br />
di schermi per laboratori radiologici<br />
e processi industriali che richiedono<br />
schermature;<br />
• il cristallo, contenente come minimo il<br />
24% di ossido di piombo e caratterizzato da<br />
particolare brillantezza e risonanza.<br />
La grande varietà di applicazioni mette<br />
in luce l’importanza che il vetro riveste nella<br />
nostra vita di tutti i giorni e come esso influisca<br />
sulle attività umane. Quest’ultime<br />
vengono esercitate principalmente in luoghi<br />
chiusi molto diversi tra loro ed a volte con<br />
destinazioni specifiche, ma con una comune<br />
esigenza di salubrità, sicurezza e comfort<br />
ambientale.
64 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Per quanto riguarda quest’ultimo<br />
aspetto, in effetti, solo dagli anni ’40 prende<br />
piede il concetto di “vetrata isolante” come<br />
strumento per migliorare l’isolamento termico<br />
degli ambienti e solo negli anni ’70, con<br />
la crisi energetica, se ne avrà la sua vera affermazione.<br />
Anche mio padre, che in quegli anni svolgeva<br />
l’attività d’ingegnere ed imprenditore<br />
edile, realizzando in Sardegna opere per<br />
aziende al passo coi tempi come l’AGIP e la<br />
SES, prese coscienza di questa nuova esigenza<br />
e di un nuovo spazio di mercato che<br />
si apriva. Nel 1959 decise di avviare un’attività<br />
funzionale alla propria impresa di costruzioni<br />
che chiamò Sardavetri. Come tante<br />
altre realtà del settore il laboratorio di un<br />
tempo ha dovuto evolversi in stabilimento e<br />
le attività svolte manualmente sono state<br />
sostituite da impianti a controllo numerico,<br />
passo imprescindibile per ottenere le certificazioni<br />
di prodotto che oggi regolano questo<br />
comparto in continua evoluzione.<br />
Uno dei principali obiettivi per il settore della<br />
produzione e trasformazione del vetro indirizzato<br />
all’edilizia, in termini di evoluzione<br />
della materia prima “vetro”, è stato dunque<br />
quello di coniugare la funzione primaria della<br />
trasmissione luminosa con il raggiungimento<br />
dei citati fattori di benessere ottemperando<br />
inoltre, in tempi più recenti, a precise norme<br />
in materia di risparmio energetico.<br />
Lo sviluppo di vetri con depositi metallici<br />
superficiali (coating) ha garantito risposte<br />
di alta gamma per il controllo dell’energia<br />
solare. L’attuale produzione<br />
vetraria destinata alle costruzioni ha inoltre<br />
integrato tale funzione con altre quali l’isolare<br />
fisicamente ed in sicurezza l’interno<br />
dall’esterno e l’operare sull’abbattimento<br />
acustico ed ha attribuito altresì al vetro valenze<br />
nuove come quelle di barriera antinfortunistica,<br />
di elemento architettonico ed<br />
anche strutturale.<br />
La vetrata isolante (vetrocamera) rappresenta<br />
sempre più la punta di diamante<br />
nella trasformazione del vetro destinato all’edilizia;<br />
la sua funzione è quella di garantire<br />
un isolamento termico superiore a quello<br />
della lastra monolitica.<br />
I componenti di una vetrata isolante<br />
Grazie all’assemblaggio di più lastre di<br />
vetro anche partiture vetrate di grandi dimensioni<br />
come le facciate continue sono in<br />
grado di assicurare, attraverso le sinergie che<br />
scaturiscono dall’utilizzo contestuale di elementi<br />
con specificità diverse, quali profili distanziatori<br />
a taglio termico e gas inseriti<br />
nelle intercapedini tra i vetri, il massimo<br />
isolamento, limitando il passaggio del calore<br />
e lasciandosi attraversare dalla luce. L’utilizzo<br />
di vetrate isolanti con trattamenti superficiali<br />
di tipo basso-emissivo e selettivo<br />
agevola il raggiungimento in tutte le stagioni<br />
di temperature e luminosità ideali; la riduzione<br />
della trasmissione del calore trasportato<br />
dalle radiazioni infrarosse ad onde corte<br />
e lunghe, ottenuta attraverso il trattamento<br />
basso-emissivo dei vetri, consente di ridimensionare<br />
nella stagione estiva il fabbisogno<br />
di aria condizionata e nel periodo invernale<br />
la produzione di riscaldamento; la<br />
selezione delle radiazioni solari consente allo<br />
stesso tempo di non penalizzare il passaggio<br />
della luce naturale. Entrambe le funzioni garantiscono<br />
una minore incidenza della bolletta<br />
energetica ed un conseguente minore<br />
impatto ambientale derivanti da quella che<br />
è può essere la comune gestione climatica ed<br />
illuminotecnica di un fabbricato ad uso abitativo<br />
o per il terziario.<br />
Le prestazioni di sicurezza di una vetrata<br />
si ottengono attraverso il processo di<br />
stratifica e/o di tempra.<br />
Il processo di stratifica consiste nel far<br />
aderire più lastre di vetro tra loro mediante<br />
intercalari di materiale plastico (polivinilbutirrale<br />
o PVB); il processo avviene in autoclave<br />
e garantisce la perfetta trasparenza<br />
del prodotto finito. In funzione della com-
Vetrata basso-emissiva selettiva<br />
posizione e dello spessore di<br />
ogni elemento il vetro stratificato<br />
assume caratteristiche<br />
di sicurezza diverse, dall’anti<br />
infortunistica all’anti proiettile,<br />
garantendo persone e<br />
beni. In caso di urto le<br />
schegge che si producono restano<br />
coese al materiale plastico<br />
evitando il ferimento<br />
delle persone e l’attraversamento<br />
della lastra. Il vetro<br />
stratificato consente inoltre<br />
l’abbattimento fino al 99%<br />
delle radiazioni UV evitando<br />
l’alterazione dei colori negli<br />
oggetti.<br />
Il processo di tempra<br />
rende il vetro più duro e resistente<br />
agli sbalzi termici,<br />
agli impatti ed alle flessioni.<br />
In caso di rottura il vetro<br />
temprato si sbriciola e non<br />
produce schegge in grado di<br />
ferire, risultando adatto ad<br />
applicazioni che richiedono<br />
proprietà anti infortunistiche.<br />
A differenza del vetro<br />
stratificato non ha prestazioni<br />
anti caduta nel vuoto e<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 65<br />
non può essere usato per sotto-quadri di finestre, balaustre<br />
o parapetti.<br />
L’abbattimento acustico attraverso il vetro si ottiene utilizzando<br />
nel processo di stratifica plastici con bassa densità<br />
o resine atti ad attenuare le vibrazioni e diminuire la trasmissione<br />
dei rumori.<br />
Il vetro fornisce ottime prestazioni in termini di reazione<br />
al fuoco, ovvero di non apporto allo sviluppo delle fiamme;<br />
è normalmente inserito in un elenco di materiali che rientrano<br />
nella classe A1 e non richiedono l’esecuzione di alcuna<br />
prova specifica prima dell’utilizzo. Per quel che riguarda la<br />
resistenza al fuoco è invece necessario valutare fattori quali<br />
la tenuta alle fiamme, la capacità di limitare l’irraggiamento<br />
del calore e la capacità di isolamento termico. Buoni risultati<br />
possono essere raggiunti attraverso l’armatura metallica<br />
della lastra di vetro, il processo di tempra, l’uso di depositi<br />
sulle superfici o d’intercalari intumescenti nel caso di vetri<br />
stratificati.<br />
Il vetro ha un ruolo importante anche nella decorazione<br />
e rifinitura degli edifici sia per le facciate sia per gli interni:<br />
si tratta quasi sempre di vetri di sicurezza, stratificati e/o<br />
temprati, che sono stati sottoposti a processi quali la laccatura,<br />
la satinatura o incisione ad acido, l’argentatura, l’inserimento<br />
tra più lastre di plastici opachi o decorati, di led<br />
o di circuiti elettrici in grado di modificare l’estetica della<br />
lastra a seconda delle esigenze.<br />
Attraverso la combinazione dei processi di tempera e<br />
stratificazione si possono ottenere dei prodotti in grado di<br />
assumere funzione strutturale o autoportante. L’utilizzo di<br />
fori con svasature ed accessori in acciaio permette di assemblare<br />
tra loro lastre anche di notevoli dimensioni e di<br />
realizzare strutture e spazi “tutto vetro”.<br />
Un’ultima annotazione riguarda la possibilità di riciclare<br />
il vetro e come esso, con una corretta politica, possa rappresentare<br />
un prodotto a basso impatto per l’ambiente.<br />
Questa considerazione ed il risparmio energetico apportato<br />
dal vetro per il conseguimento del nostro benessere abitativo<br />
portano a dover rivedere quanto affermato all’inizio,<br />
rendendo quanto mai attuale il termine “birdi” attraverso<br />
la comune accezione ecologica che è attribuita al colore<br />
“verde”, pertanto si potrebbe scrivere:<br />
Birdi: (campidanese) verde (ecologico), vetro.<br />
Per la stesura del presente articolo si è fatto riferimento a:<br />
www.saint-gobain-glass di Saint-Gobain Glass Italia<br />
www.yourglass.it di AGC Glass<br />
presso questi siti sono disponibili approfondimenti, allegati tecnici,<br />
normative e tabelle.<br />
■
66 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
VI edizione della manifestazione in ricordo del grande scrittore<br />
<strong>Cagliari</strong><br />
e il Premio Alziator<br />
La sesta edizione del Premio letterario<br />
intitolato alla memoria dell’illustre<br />
cagliaritano Francesco Alziator segna<br />
una svolta importante nell’organizzazione di<br />
una manifestazione sempre più internazionale<br />
che colloca <strong>Cagliari</strong> quale punto nodale<br />
del Bacino culturale del Mediterraneo.<br />
Il testimone passa dal Comune di <strong>Cagliari</strong><br />
– che nel 2007 l’ha creato grazie all’impegno<br />
del suo ideatore Maurizio Porcelli,<br />
all’epoca presidente della Commissione<br />
Cultura, e di Ada Lai, anche lei perno fondamentale<br />
della macchina comunale quale<br />
dirigente dell’Area servizi alla Cittadinanza<br />
e oggi Capo di Gabinetto della Presidenza<br />
della Giunta Regionale, con il sostegno dell’ex<br />
Sindaco Emilio Floris, il quale ha da subito<br />
creduto nel progetto – alla Fondazione<br />
Francesco Alziator, Associazione Culturale<br />
istituita da eminenti personalità del mondo<br />
culturale sardo e nazionale.<br />
Fanno parte della Fondazione – intitolata<br />
a colui che fu anche membro del <strong>Rotary</strong><br />
<strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>, quel Professore colto e sensibile<br />
che ha lasciato a ricordo della sua importante<br />
opera, alcuni straordinari ed efficacissimi<br />
affreschi di una città suggestiva e<br />
caratteristica che in molte parti del mondo<br />
ci invidiano, <strong>Cagliari</strong>, appunto, con tutte le<br />
sue peculiarità e ricchezze storiche e paesaggistiche<br />
– professori del calibro di Ugo<br />
Carcassi, eminenza grigia dei rotariani sardi<br />
e preside storico della facoltà di medicina,<br />
Bachisio Bandinu, antropologo di successo,<br />
Francesco Luigi Nonnis, scrittore ed ex preside<br />
amatissimo dai giovani.<br />
E ancora Tonino Oppes, uno dei giornalisti<br />
più sensibili e appassionati alla letteratura,<br />
caporedattore del TGR Sardegna,<br />
Luigi Puddu<br />
l’ideatore del Premio Maurizio Porcelli, consigliere<br />
comunale e membro del CdA del Teatro<br />
Lirico di <strong>Cagliari</strong>, e la decana degli<br />
scienziati sardi impegnati nel mondo della psichiatria,<br />
la Professoressa Nereide Rudas,<br />
una delle personalità del mondo scientifico sardo<br />
più apprezzata oltre Tirreno e all’estero.<br />
Per i suoi meriti e la sua straordinaria caratura<br />
umana e culturale Nereide Rudas è<br />
stata nominata per acclamazione Presidente<br />
della Fondazione.<br />
La Presidente onoraria è invece la figlia<br />
del grande scrittore, Cristiana, che, assieme<br />
al marito Salvatore Cubeddu, studioso e<br />
profondo conoscitore del panorama letterario<br />
sardo, fin dal primo momento ha salutato<br />
con grande favore questa importante<br />
iniziativa per <strong>Cagliari</strong> e la Sardegna.<br />
La proposta della Fondazione Alziator, di<br />
proseguire il cammino del Premio seppure<br />
con minori possibilità economiche ma con<br />
quella forza determinata dall’impegno e<br />
dalla passione del direttivo, è stata accolta<br />
con entusiasmo dal Presidente della Regione<br />
Ugo Cappellacci, dal Presidente della Fondazione<br />
Banco di Sardegna Antonello Arru<br />
e dal Sindaco di <strong>Cagliari</strong> Massimo Zedda.<br />
Ogni istituzione ha contribuito secondo le<br />
proprie possibilità consentendo la realizzazione<br />
della sesta edizione del Premio, un’annata<br />
caratterizzata da grandi novità e da<br />
una sempre maggiore attenzione verso la figura<br />
di Alziator.
Scrittore, giornalista e studioso, Alziator<br />
ha dedicato diversi studi antropologici alla<br />
città di <strong>Cagliari</strong>, privilegiando la ricerca di<br />
una forte identità storica e sociale da valorizzare<br />
e trasmettere nel tempo; pertanto, il<br />
premio a lui dedicato, si pone l’obiettivo di<br />
rafforzare l’interesse e la conoscenza per il<br />
nostro capoluogo da parte di tutti gli abitanti<br />
dei Paesi del Bacino del Mediterraneo<br />
prioritariamente, ma aprendosi anche all’Europa<br />
Continentale ed ai Paesi Oltreoceano<br />
che apprezzano la cultura italiana ed<br />
in particolare la storia della nostra città e di<br />
tutta l’Isola.<br />
<strong>Cagliari</strong> aspira ad imporsi come polo culturale<br />
d’interesse internazionale in quanto<br />
cuore del Mediterraneo col quale condivide<br />
un passato di notevole interesse che è ancora<br />
visibile nelle architetture, nella letteratura,<br />
nelle tradizioni. È dunque importante il confronto<br />
tra queste culture sorelle sia come<br />
regione sia come nazione. Una manifestazione<br />
che si pone dunque, partendo dalla<br />
propria identità locale, l’obiettivo d’interloquire<br />
e confrontarsi con l’attuale realtà letteraria<br />
nazionale e internazionale, con un’attenzione<br />
particolare agli aspetti<br />
antropologici dell’evolversi delle culture.<br />
L’esigenza di far diventare il Premio<br />
Francesco Alziator punto di riferimento del<br />
panorama turistico e culturale del Mediterraneo<br />
è legata al successo ottenuto in questi<br />
anni che ha registrato nelle varie edizioni<br />
una media annuale di circa 300 libri in gara<br />
tra Narrativa, Saggistica e Sezione Speciale<br />
(autori stranieri del Mediterraneo), la presenza<br />
delle più importanti case editrici nazionali<br />
(Mondadori, Bompiani, Baldini Castoldi<br />
Dalai, Einaudi, Rizzoli, Marsilio,<br />
Sellerio, Adelphi, Laterza, Carocci ...) e di<br />
tutti i paesi del Mediterraneo e Balcanici<br />
(Spagna, Francia, Turchia, Algeria, Tunisia,<br />
Egitto, Bosnia, Croazia, Israele, Palestina,<br />
Marocco, Serbia), la presenza in gara di<br />
nomi illustri (Giuseppe Beccaria, Tiziana<br />
Ferrario, Giuseppe Ayala, Giorgio Faletti).<br />
Sono stati ospiti della serata finale nelle precedenti<br />
edizioni: Luca Goldoni, Nicola<br />
Lecca, Salvatore Niffoi, Marcello Fois, Kalhed<br />
Foud Allam, Dacia Maraini, Paola Gas-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 67<br />
sman, Ugo Pagliai, Anna Galiena, Lidia Ravera,<br />
Beppe Pisanu, Giovanni Floris, Souad<br />
Sbai, Karim Mezran. Hanno presentato il<br />
Galà finale: Maria Teresa Ruta (2007),<br />
Franco Di Mare (2008), Michele Mirabella e<br />
Nadia Bengala (2009), Rosanna Cancellieri<br />
(2010), Dario Vergassola e Mario Sechi<br />
(2011).<br />
Quest’anno, come da tradizione, le categorie<br />
in concorso erano tre: narrativa, saggistica<br />
e sezione speciale riservata ai Paesi<br />
del Bacino Mediterraneo ed i lavori, pervenuti<br />
entro il 7 luglio, sono stati esaminati da<br />
una prestigiosa Giuria presieduta da Giovanni<br />
Follesa e composta da Sergio Atzeni,<br />
collaboratore de L’Unione Sarda, Francesca<br />
Figus caposervizio de L’Unione Sarda,<br />
Franco Mannoni Vice Presidente della Fondazione<br />
Banco di Sardegna, Enrico Pilia<br />
vicecaporedattore de L’Unione Sarda, Giorgio<br />
Pisano una delle firme storiche de<br />
L’Unione Sarda e oggi autore dei ritratti<br />
domenicali a personaggi sardi e internazionali<br />
di spicco, Massimiliano Rais di Sardegna<br />
1 e Felice Testa giornalista de La Nuova<br />
Sardegna.<br />
Il montepremi, di oltre 20.000,00 euro<br />
con un prestigioso Primo Premio di 6.000,00<br />
euro oltre agli altri riconoscimenti per il secondo<br />
e terzo classificato, è stato conteso tra<br />
i 293 volumi in concorso.<br />
Una scelta difficile che ha impegnato la<br />
giuria per oltre due mesi di interessanti letture<br />
e intenso lavoro.<br />
A settembre – nel corso di un riuscitissimo<br />
galà presentato da Ottavio Nieddu,<br />
volto noto della televisione sarda e studioso<br />
delle tradizioni popolari del folclore sardo, e<br />
ospitato dall’editore Sergio Zuncheddu nell’accogliente<br />
piazza Unione Sarda, un gioiello<br />
urbanistico in una zona degradata della<br />
città che grazie all’investimento dell’Immobiliare<br />
Europea ha cambiato volto ad una<br />
parte del quartiere di Sant’Avendrace – la<br />
Giuria ha comunicato le terne finaliste.<br />
Per la Sezione Narrativa: Fabio Bussotti,<br />
Il cameriere di Borges, edito Perdisa Pop;<br />
Matteo Nucci, Il toro non sbaglia mai, casa<br />
editrice Ponte alle grazie; Niccolò Migheli,<br />
Hidalgos, edito da Arkadia.
68 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Ritratto giovanile di Francesco Alziator (1909-1977)<br />
Per la saggistica; Concita De Gregorio,<br />
Così è la vita, Imparare a dirsi addio, editore<br />
Einaudi; Luciano Canfora, Il mondo di<br />
Atene, edizioni Laterza; Nicolò Amato, I<br />
giorni del dolore, la notte della ragione, Armando<br />
Editore.<br />
Per la Sezione speciale dedicata ai paesi<br />
del bacino del Mediterraneo; Anilda Ibrahimi,<br />
Non c’è dolcezza, editore Einaudi; Régis<br />
de Moreira, Il libraio, editore Aìsara;<br />
Soti Triantafillou, Scatole cinesi: 4 stagioni<br />
per il detective Malone, casa editrice Voland.<br />
Ospite d’onore il giornalista Mario Sechi,<br />
già direttore de L’Unione Sarda e oggi al timone<br />
del prestigioso quotidiano romano Il<br />
Tempo.<br />
A deliziare gli oltre 500 spettatori accorsi<br />
per il primo evento del Premio Alziator un<br />
concerto pianistico di altissimo livello con il<br />
Duo Gershwin composto da Alessandra Taglieri<br />
e Roberto Genitoni, una delle coppie<br />
pianistiche a 4 mani più apprezzate a livello<br />
nazionale.<br />
La suadente voce di Daniela Deidda, attrice<br />
raffinata e sensibile, ha aperto il galà<br />
con una poesia di sua composizione dedicata<br />
a <strong>Cagliari</strong> e a Francesco Alziator.<br />
Piazza Unione Sarda è stata teatro di<br />
un’altra interessante iniziativa culturale sul<br />
rapporto tra Alziator e la sua città natale.<br />
Nella Sala conferenze de L’Unione Sarda,<br />
si è svolta una conversazione di Antonello<br />
Angioni su La <strong>Cagliari</strong> dorata di Francesco<br />
Alziator: un itinerario storico, artistico e<br />
sentimentale tra i luoghi più cari dello scrittore<br />
cagliaritano.<br />
Ad arricchire l’esposizione curata e particolareggiata<br />
di Angioni, la proiezione del<br />
cortometraggio di Federico Boy <strong>Cagliari</strong>...<br />
appunti di vista a cura della Società Umanitaria<br />
e la conversazione di Antonello<br />
Zanda su <strong>Cagliari</strong> nel cinema: sguardi sulla<br />
città.<br />
Zanda, direttore del Centro Servizi Culturali<br />
della Società Umanitaria e della Cineteca<br />
Sarda, da più di trent’anni si occupa<br />
di cultura e di cinema promuovendo<br />
iniziative nazionali di grande importanza<br />
per l’Isola. Angioni, avvocato-scrittore, è<br />
autore di <strong>numero</strong>si libri sulla <strong>Cagliari</strong> di<br />
oggi e di ieri e nel corso della sua infaticabile<br />
opera ha dato alle stampe una decina di<br />
interessanti saggi che sono punto di riferimento<br />
per gli studiosi e gli appassionati<br />
sardi e della Penisola. Sono Guida alla città<br />
di <strong>Cagliari</strong>, <strong>Cagliari</strong>, magia nei secoli, La<br />
congiura di Camarassa (romanzo storico),<br />
La sagra di Sant’Efisio, patrimonio dell’umanità,<br />
Profilo storico della città di <strong>Cagliari</strong>,<br />
Castello: i palazzi, le famiglie, le<br />
strade, le chiese e <strong>Cagliari</strong> va a teatro.<br />
La proiezioni è stata una sorpresa ed una<br />
scoperta per tutto il pubblico presente che<br />
ha apprezzato un lavoro di straordinaria<br />
valenza storica che mette a confronto la <strong>Cagliari</strong><br />
della prima metà del secolo scorso con<br />
la città moderna che oggi vediamo quotidianamente.<br />
A fine ottobre il pubblico cagliaritano ha<br />
festeggiato i vincitori del premio in una appassionante<br />
cerimonia finale, per la regia di<br />
Ottavio Nieddu, presentata con la consueta<br />
professionalità ed eleganza da Rosanna Can-
cellieri, telegiornalista Rai e conduttrice di<br />
varie rubriche di moda, cultura e spettacolo.<br />
La cerimonia, ospitata al Teatro Lirico di<br />
<strong>Cagliari</strong> grazie alla sensibilità del Sindaco<br />
Massimo Zedda che è anche presidente della<br />
Fondazione musicale cittadina, ha visto la<br />
partecipazione di illustri personalità del panorama<br />
artistico, letterario, giornalistico e<br />
giudiziario del nostro Paese.<br />
A partire dai testimonial di questa edizione.<br />
Mario Sechi, già presidente della Commissione<br />
del premio nella scorsa edizione e<br />
opinionista televisivo molto apprezzato, ha<br />
presentato in prima assoluta in Sardegna il<br />
suo esordio letterario per Mondadori Tutte le<br />
volte che ce l’abbiamo fatta, un libro che<br />
colpisce il lettore per la straordinaria vivacità<br />
della scrittura e per l’originalità dei<br />
contenuti.<br />
A parlare del mondo arabo il giornalista<br />
Saber Mounia, redattore dell’unico quotidiano<br />
cartaceo italiano interamente in lingua<br />
araba, Almaghrebiya, e responsabile del<br />
centro culturale Averroè di Roma, unico organismo<br />
a Roma di cultura araba aperto a<br />
cittadini italiani, arabi e di tutto il mondo<br />
con una fornitissima biblioteca di testi in lingua<br />
araba.<br />
Infine una personalità del mondo giudiziario<br />
di grande prestigio alla sua settima<br />
uscita editoriale, Nicola Gratteri, Procuratore<br />
di Reggio Calabria ed uno dei più attivi<br />
componenti del nucleo della Direzione Distrettuale<br />
Antimafia, da anni in prima linea<br />
contro la ’ndrangheta e protagonista di importanti<br />
operazioni internazionali contro la<br />
criminalità organizzata.<br />
Ha parlato del suo ultimo libro Dire e<br />
non dire appena uscito per Mondadori destando<br />
forti emozioni nell’attenta platea del<br />
Teatro.<br />
Molte le personalità di prestigio del<br />
mondo giudiziario e delle forze dell’ordine<br />
presenti in sala, tra cui il Presidente del Tribunale<br />
Francesco Sette, il Gup Cristina Ornano,<br />
il Comandante Provinciale della Guardia<br />
di Finanza Francesco Bucarelli, il<br />
Comandante Provinciale dei Carabinieri Davide<br />
Angrisani e il Garante per i diritti del-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 69<br />
l’infanzia della Provincia Gianluigi Ferrero<br />
già Presidente del Tribunale per i Minorenni.<br />
Anche il mondo accademico e scientifico<br />
era ben rappresentato e sedevano accanto<br />
alla Presidente Rudas i professori delle Facoltà<br />
di Scienze Politiche e Giurisprudenza<br />
Pippo Puggioni, Isa Castangia e Guido<br />
Chessa Miglior, nostro socio, e la direttrice<br />
del Centro per il Trattamento dei disturbi<br />
Psichiatrici Alcool-correlati della ASL 8<br />
Graziella Boi.<br />
Visto l’altissimo livello delle opere in concorso<br />
la giuria ha assegnato anche 5 menzioni<br />
speciali per volumi particolarmente<br />
significativi e di straordinaria rilevanza sociale,<br />
culturale e narrativa.<br />
Milena Agus con Sottosopra, edizioni<br />
Nottetempo, Emanuele Cioglia con Asia non<br />
esiste, Arkadia editore, Giampietro Ibba con<br />
E poi?... Chiara lo sa, Edizioni San Paolo,<br />
Anthony Muroni con Cossiga dalla A alla Z,<br />
Ethos Edizioni e Guido Pegna con La strada<br />
per Nebida edito da Effequ.<br />
A punteggiare tutte le fasi della premiazione<br />
la GBOrchestra diretta da Giorgio<br />
Baggiani, una delle compagini strumentali<br />
di maggiore prestigio, che vanta la presenza<br />
di illustri solisti della scena musicale sarda,<br />
fondata dal trombettista cagliaritano, docente<br />
al Conservatorio di <strong>Cagliari</strong>, Vice Direttore<br />
della Scuola Civica di Musica del<br />
Comune di <strong>Cagliari</strong> e componente del CdA<br />
del Teatro Lirico di <strong>Cagliari</strong>.<br />
In apertura un’intensa lettura tratta da<br />
La Città del Sole di Alziator interpretata da<br />
Daniela Deidda, mentre il Duo Rossini ha<br />
proposto una milonga per due chitarre in<br />
omaggio alla Presidente della Fondazione<br />
Nereide Rudas.<br />
A fine serata l’atteso momento della proclamazione<br />
dei vincitori.<br />
Per la sezione narrativa si è aggiudicato<br />
il primo premio Il toro non sbaglia mai,<br />
casa editrice Ponte alle Grazie del bravissimo<br />
Matteo Nucci, già finalista allo Strega<br />
con il suo primo libro nel 2010.<br />
A premiare lo scrittore romano il Presidente<br />
della Giuria Giovanni Follesa, l’ideatore<br />
del Premio Maurizio Porcelli e la giurata
70 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Francesca Figus che ha scritto le motivazioni<br />
della scelta: «Il coraggio percorre una distanza<br />
breve; dal cuore alla testa, ma<br />
quando se ne va non si può sapere dove si<br />
ferma; in un’emorragia, forse, o in una<br />
donna, ed è un guaio essere nella corrida<br />
quando se n’è andato, dovunque sia andato»,<br />
scriveva Ernest Hemingway. Matteo<br />
Nucci ci ha raccontato tutto questo. Il coraggio,<br />
la forza, la passione. In un romanzo<br />
che mescola sapiente l’arte del racconto e lo<br />
studio della filosofia, da Dumas a Platone,<br />
dosando le parole, i tempi, i modi. Perché<br />
quel silenzio pieno di sole dell’arena ci avvolga,<br />
e ci prenda. Ricordandoci che sono le<br />
nostre paure a renderci uomini, nonostante<br />
tutto».<br />
La sezione internazionale dedicata agli<br />
autori dei Paesi del Bacino del Mediterraneo<br />
ha visto prevalere la scrittrice greca Soti<br />
Triantafillou, personalità eclettica e di straordinaria<br />
simpatia, che si è imposta con<br />
Scatole cinesi: 4 stagioni per il detective<br />
Malone, casa editrice Voland.<br />
A premiare questa significativa sezione<br />
l’Assessore alla Cultura del Comune di <strong>Cagliari</strong><br />
Enrica Puggioni, giovane studiosa,<br />
laureata in filosofia, trapiantata in Germania<br />
dove ha conseguito il dottorato di ricerca<br />
in letteratura comparata presso l’Università<br />
di Stoccarda, nella quale ha anche svolto attività<br />
di docenza, fino al prestigioso incarico<br />
lavorativo all’EPO, l’Ufficio Europeo dei<br />
Brevetti con sede a Monaco.<br />
Con lei sul palco la Presidente Nereide<br />
Rudas per consegnare il primo premio di<br />
6.000 euro alla scrittrice greca con una motivazione<br />
della Giuria molto significativa:<br />
«Un affresco della New York di fine anni Ottanta,<br />
una città in cui a fatica convivevano<br />
popoli diversi per razza e cultura pronti a<br />
combattersi senza regole per il predominio<br />
dei loro malaffari in ogni quartiere dietro<br />
potenti organizzazioni mafiose che gestivano<br />
furti, omicidi, spaccio di droga. Il tutto<br />
all’alba del diffondersi di una malattia semisconosciuta<br />
come l’AIDS, che dilagherà<br />
nel mondo come una vera e propria epidemia.<br />
Permeato dall’inizio alla fine di cultura<br />
cinese, una cultura tanto affascinante proprio<br />
perché così diversa dalla nostra, contraddistinto<br />
da un’ottima caratterizzazione<br />
dei personaggi, un romanzo che è molto più<br />
che un thriller: è narrativa pura, ricco di<br />
colpi di scena che emozionano il lettore».<br />
A leggere alcuni passi dei testi vincitori<br />
una grande attrice italiana, Valeria Ciangottini,<br />
giunta a <strong>Cagliari</strong> grazie all’amicizia<br />
con il Presidente del Circuito regionale del<br />
teatro di prosa Antonio Cabiddu, socio del<br />
<strong>Club</strong> <strong>Rotary</strong> di Quartu S. Elena.<br />
Archiviata la sesta edizione del Premio<br />
Alziator le manifestazioni organizzate dalla<br />
Fondazione continuano fino al prossimo<br />
anno con presentazioni di libri, conferenze,<br />
concerti e con un premio collaterale che sarà<br />
dedicato sempre alla città di <strong>Cagliari</strong> e incentrato<br />
sulla settima arte, il cinema.<br />
A dicembre la Fondazione Alziator consegnerà<br />
i premi ai vincitori del concorso per<br />
cortometraggi Tre Minuti di Celebrità a <strong>Cagliari</strong><br />
ricordando Alziator, voluto dalla Presidente<br />
Nereide Rudas sulla scia di un’analoga<br />
iniziativa creata a <strong>Cagliari</strong> da Maurizio<br />
Porcelli e organizzato in collaborazione con<br />
la Società Umanitaria, la Cineteca Sarda,<br />
l’Associazione Schermi Rubati e la Multisala<br />
Cineword di viale Monastir a <strong>Cagliari</strong>.<br />
Professionisti, appassionati e studenti potranno<br />
creare storie sullo sfondo della bellissima<br />
Città del Sole, inventare personaggi<br />
o semplicemente proporre all’attenzione del<br />
pubblico e delle istituzioni alcuni temi cittadini<br />
di interesse generale o disegnare piccoli<br />
affreschi di una città incantevole che desta,<br />
nel visitatore attento o nel turista<br />
frettoloso, con i suoi scorci, i colori, il clima,<br />
l’architettura, il mare, la spiaggia, lo stagno,<br />
stupore ed emozioni, meraviglia e sensazioni<br />
irripetibili.<br />
■
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 71<br />
Un’oasi internazionale in Sardegna<br />
Il Sardinia Radio Telescope<br />
ci svela i segreti dell’universo<br />
Pranu Sanguni è un altopiano del Gerrei,<br />
a circa 700 metri sul livello del<br />
mare e 35 Km a nord di <strong>Cagliari</strong>, le cui<br />
colline Emilio Lussu descriveva “dall’aspetto<br />
geologico d’alta montagna”. La<br />
zona è caratterizzata da una vegetazione<br />
che in primavera tende al rossastro, da cui<br />
il nome che la leggenda attribuisce al sangue<br />
di un drago sconfitto da San Giorgio.<br />
È a questo angolo della Sardegna che la<br />
comunità scientifica internazionale, e non<br />
solo, guarda da tempo con crescente interesse<br />
perché nella parte del territorio di San<br />
Basilio che costeggia la provinciale per Silius,<br />
si trova il sito del Sardinia Radio Telescope<br />
(SRT), il moderno radiotelescopio di<br />
Angelo Poma<br />
64 metri la cui costruzione è stata ultimata<br />
nei primi mesi del 2012.<br />
Per curiosa coincidenza, Hydra, un altro<br />
mostro mitologico, è il nome latino del primo<br />
oggetto osservato con successo da SRT, una<br />
radiogalassia distante da noi circa 840 milioni<br />
anni luce. L’evento che gli astronomi<br />
chiamano “prima luce” è avvenuto lo scorso<br />
8 agosto, di pomeriggio – i radiotelescopi<br />
hanno il vantaggio di poter osservare il cielo<br />
anche di giorno e anche se è nuvolo – e costituisce<br />
un primo significativo traguardo<br />
dopo un decennio di cantieri sull’altipiano,<br />
per parafrasare il già citato Emilio Lussu.<br />
Un tempo apparentemente lungo, ma del<br />
tutto congruo per la realizzazione di un pro-
72 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Apertura al pubblico del cantiere di SRT il 22 aprile 2007 per la Settimana scientifica. A quella data erano<br />
terminati i lavori del basamento e iniziavano quelli per il montaggio della struttura metallica portante<br />
totipo altamente sperimentale e in linea con<br />
i tempi medi di altre analoghe imprese internazionali.<br />
In realtà la storia del progetto è ancora<br />
più lunga se si considerano anche le fasi<br />
di ideazione, progettazione e programmazione,<br />
ricerca di finanziamenti e scelta del sito.<br />
Risale infatti a più di 20 anni fa l’idea di<br />
un radiotelescopio in Sardegna in quanto<br />
naturale completamento della rete radioastronomica<br />
italiana costituita dalle due antenne<br />
di 32 metri di diametro esistenti dal<br />
1983 a Medicina (vicino a Bologna) e a Noto<br />
in Sicilia, dal 1988. Per la posizione occidentale<br />
dell’isola, un terzo strumento in Sardegna,<br />
disegna un ideale triangolo di grandi<br />
dimensioni con gli altri due. Una configurazione<br />
ottimale per la rete italiana perché<br />
una delle importanti proprietà dei radiotelescopi<br />
è quella di poter operare anche insieme<br />
e a grande distanza e, sfruttando il<br />
principio di interferenza delle onde elettromagnetiche,<br />
di aumentare notevolmente il<br />
proprio potere di risoluzione, integrandosi<br />
come un unico grande strumento di dimensioni<br />
pari alle reciproche distanze.<br />
La Sardegna presentava e presenta inoltre<br />
altre favorevoli condizioni: un territorio<br />
geologicamente molto stabile con bassa se<br />
non nulla sismicità (importante specialmente<br />
per le osservazioni nel campo della<br />
geodinamica), un ridotto tasso d’inquinamento<br />
elettromagnetico soprattutto nelle<br />
zone interne (fattore determinante nella<br />
scelta di un sito per un radiotelescopio),<br />
l’esistenza nell’isola di un osservatorio astronomico<br />
e di corsi universitari di astronomia.<br />
Il progetto muove i primi concreti passi<br />
alla fine del secolo scorso con l’arrivo dei<br />
primi importanti finanziamenti da parte del<br />
Ministero dell’Università e Ricerca e della<br />
Regione Sardegna, nell’ambito del piano di<br />
sviluppo del sistema scientifico e tecnologico<br />
del Meridione, cui si aggiungerà in seguito<br />
quello dell’Agenzia Spaziale Italiana, interessata<br />
all’utilizzo dell’antenna per il controllo<br />
delle sonde interplanetarie.<br />
Nel frattempo era stato completato un<br />
primo studio di fattibilità e individuato il<br />
sito in una piccola valle di Pranu Sanguni,<br />
dopo <strong>numero</strong>se ed accurate campagne di
Il Sardinia Radio telescope (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />
misura e sopraluoghi in diverse zone della<br />
Sardegna, per valutarne il tasso d’inquinamento<br />
elettromagnetico artificiale, le condizioni<br />
meteorologiche, le caratteristiche geomorfologiche<br />
ed altri fattori più generali.<br />
Per avere un’idea delle difficoltà e dei<br />
lunghi tempi di realizzazione dell’intero progetto<br />
va innanzitutto ricordato che, sin dall’inizio,<br />
SRT è stato concepito come uno<br />
strumento molto versatile, moderno ed innovativo.<br />
I media, che hanno sempre seguito<br />
con attenzione lo sviluppo del progetto,<br />
ne hanno spesso sottolineato<br />
soprattutto la grandezza (gigantesca parabola,<br />
grande orecchio, ma anche grande occhio,<br />
etc.). Colpiscono senz’altro i complessivi<br />
70 metri circa di altezza, i 64 metri di<br />
diametro della parabola, le tremila tonnellate<br />
della struttura che posano e possono<br />
ruotare su una fondazione speciale di 40<br />
metri di diametro; e poi si sa o comunque si<br />
intuisce che in un telescopio, ottico o radio,<br />
le dimensioni contano.<br />
Ma SRT non è solo mera mannu, per<br />
dirlo in lingua sarda. Ciò che lo caratterizza<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 73<br />
e lo classifica fra i primi al mondo e unico in<br />
Europa, sono soprattutto le <strong>numero</strong>se innovazioni<br />
tecnologiche, prima fra tutte la superficie<br />
“attiva” della parabola, composta<br />
da un sofisticato mosaico di 1.008 pannelli<br />
in alluminio, dotati di sensori e finemente<br />
regolabili da servosistemi in modo da assicurare<br />
al paraboloide di mantenere sempre<br />
il suo assetto geometrico ottimale, compensando<br />
in tempo reale le inevitabili flessioni<br />
causate sia dal suo stesso peso o dal suo<br />
movimento che dagli effetti termici o del<br />
vento, alterazioni piccole ma di non poco disturbo<br />
per la ricezione, soprattutto delle alte<br />
frequenze (da 23 a 100 GHz). Questo ed altri<br />
pregi non sono ovviamente fini a se stessi,<br />
ma sono finalizzati ad ottenere altissime<br />
prestazioni nelle osservazioni riducendo gli<br />
errori sperimentali e, come avviene per molti<br />
sistemi complessi, il miglioramento di una<br />
componente può da solo non essere sufficiente<br />
se non vengono anche ridotte tutte le<br />
altri fonti di errore. Ad esempio, la sola progettazione<br />
e costruzione del basamento in<br />
calcestruzzo, precedute ed accompagnate
74 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Il Sardinia Radio telescope (© INAF-OAC foto G. Alvito)<br />
da <strong>numero</strong>se e raffinate analisi geologiche e<br />
geognostiche, hanno richiesto complessivamente<br />
circa sei anni, perché dovevano essere<br />
innanzitutto valutate e minimizzate con soluzioni<br />
di progetto tutte le possibili deformazioni<br />
sistematiche del terreno che una<br />
massa di 3.000 tonnellate, per di più in movimento,<br />
inevitabilmente comporta.<br />
Ma questo ormai fa parte della storia del<br />
progetto. La prima luce di SRT rende ora<br />
concretamente più vicine le prospettive<br />
scientifiche, tecnologiche e di sviluppo legate<br />
alla presenza del radiotelescopio in Sardegna.<br />
Da un punto di vista realistico e, in senso<br />
lato, economico gli strumenti astronomici di<br />
avanguardia sono innanzitutto imprese che,<br />
anche per il loro costo, devono raggiungere<br />
un alto rendimento, ovvero produrre dati<br />
scientifici di alta qualità e per il maggior<br />
tempo possibile. Per raggiungere questi<br />
obiettivi, se indispensabile, gli astronomi<br />
non esitano a operare in deserti o in isolati<br />
picchi di montagne ad alta quota. Ma<br />
quando non sono richieste condizioni<br />
estreme, la collocazione di uno strumento in<br />
un territorio non sperduto, può contemporaneamente<br />
raggiungere le proprie finalità<br />
scientifiche e giocare un ruolo attivo nello<br />
sviluppo del territorio stesso, come dimostra<br />
l’esperienza di altre realtà nel mondo.<br />
Per quanto riguarda SRT, alcune iniziative<br />
in questo senso sono già partite e sono<br />
state, di recente, tema della terza conferenza<br />
sulla ricerca e innovazione organizzata<br />
dalla Regione Sardegna a <strong>Cagliari</strong> lo scorso<br />
settembre. Anche per ragioni di spazio ci limitiamo<br />
a citarne qualcuna.<br />
È giusto ricordare che il progetto SRT è<br />
stato portato avanti principalmente dall’Istituto<br />
di Radioastronomia di Bologna e<br />
dagli Osservatori astronomici di <strong>Cagliari</strong> e<br />
Arcetri (Firenze), strutture dell’Istituto Nazionale<br />
di Astrofisica (INAF). È quindi interamente<br />
italiano. Ma come avviene in tutto<br />
il mondo per tutte le altre strumentazioni<br />
scientifiche di alto livello da terra e dallo<br />
spazio, le osservazioni con il radiotelescopio<br />
SRT saranno aperte a tutta la comunità<br />
scientifica internazionale ed i tempi di os-
Il logo di SRT. Realizzato dal<br />
grafico cagliaritano Stefano Asili<br />
si ispira ai petroglifi megalitici di<br />
Genna Arrele (Laconi).<br />
servazione saranno assegnati<br />
da un comitato di esperti<br />
sulla sola base della bontà<br />
scientifica delle proposte di<br />
ricerca. In questo modo il radiotelescopio<br />
assicura un<br />
continuo e di alto livello<br />
scambio scientifico e culturale,<br />
diventa un centro di eccellenza<br />
e di alta formazione<br />
e consolida l’ottimo lavoro<br />
dell’Osservatorio e dell’Università<br />
di <strong>Cagliari</strong> in questi<br />
ultimi anni sia nella ricerca<br />
che nella didattica con risultati<br />
scientifici di punta (ad<br />
es. la scoperta della doppia<br />
pulsar) e <strong>numero</strong>se tesi di<br />
laurea e di dottorato. Nel<br />
2012, ad esempio, l’Osservatorio<br />
di <strong>Cagliari</strong> ha organizzato,<br />
in collaborazione con la<br />
Regione Sardegna e per il se-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 75<br />
condo anno consecutivo, due scuole estive internazionali su<br />
temi astronomici e di tecnologie radio che hanno visto una<br />
larga partecipazione di docenti e giovani ricercatori da<br />
tutte le parti del mondo. Non meno importante è il coinvolgimento<br />
dell’Osservatorio e di SRT anche nel progetto regionale<br />
Summer Students che prevede qualificati periodi di<br />
stage di studenti degli ultimi anni delle scuole superiori nei<br />
centri di ricerca sardi.<br />
La vita scientifica ed il mantenimento di standard elevati<br />
di qualità del radiotelescopio sono legati anche al continuo<br />
sviluppo di nuove apparecchiature e strumentazione,<br />
per es. ricevitori ma anche risorse di supercalcolo, che sono<br />
per la gran parte prodotti nei laboratori di radioastronomia<br />
e che spesso danno luogo ad applicazioni in altri campi<br />
(sono nate dalle esigenze della radioastronomia, ad es. le<br />
connessioni wi-fi). Significativo in questo contesto è il recente<br />
progetto, nell’ambito dell’Accordo di Collaborazione<br />
tra la Regione Sardegna e la Regione Lombardia, per la realizzazione<br />
di laboratori di ricerca nel settore delle microonde<br />
presso l’Università di Milano e l’Osservatorio di <strong>Cagliari</strong>,<br />
aperti alla collaborazione ed alla sinergia con le piccole e<br />
medie imprese ad alto contenuto tecnologico presenti nelle<br />
due regioni. E va anche ricordato che già in tutti questi anni<br />
vi è stato un ritorno positivo non solo in termini economici<br />
ma anche di crescita professionale per le imprese sarde che<br />
hanno operato nella costruzione del radiotelescopio.<br />
Sin dall’inizio, come filosofia, il sito del radiotelescopio<br />
è stato pensato come una sede aperta anche al pubblico e,<br />
infatti, fra le prime opere del progetto complessivo degli edifici<br />
è stato inserito un centro visitatori, attualmente in corso<br />
di ultimazione. Già da più di un anno, pur se al momento<br />
limitate a qualche giorno al mese e con alcune misure di sicurezza<br />
dettate dalla presenza di cantieri, vi è un programma<br />
di visite guidate sia e soprattutto per le scuole ma<br />
anche per gruppi, associazioni o semplici cittadini. Anche<br />
in questo caso l’esperienza di altri importanti centri radioastronomici<br />
in Italia e all’estero dice che esistono le potenzialità<br />
per organizzare intorno al radiotelescopio un polo<br />
del cosiddetto turismo scientifico, un’opportunità di rilancio<br />
per una zona come il Gerrei, povera attualmente di attività<br />
economiche ma ricca di bellezze naturali e archeologiche<br />
come il parco di Pranu Muttedu a Goni.<br />
Lo spazio è sempre tiranno ma per tante altre notizie, informazioni<br />
e curiosità c’è sempre il sito www.srt.inaf.it ma<br />
anche l’opportunità di un visita a Pranu Sanguni, alla<br />
quale tutti i soci del <strong>Rotary</strong> sono cordialmente invitati.<br />
■
76 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
COMMISSIONI ANNO 2012 – 2013<br />
AMMINISTRAZIONE<br />
DEL CLUB<br />
Presidente coordinatore:<br />
Paolo PICCALUGA<br />
E-mail: paolopiccaluga@alice.it<br />
PROGRAMMI<br />
PRESIDENTE: Marinella<br />
FERRAI COCCO ORTU<br />
E-mail: ferrai.marinella@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Guido Chessa Miglior,<br />
Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />
Gaetano Giua Marassi, Caterina Lilliu,<br />
Pasquale Mistretta, Paola Piras<br />
ASSIDUITÀ E<br />
AFFIATAMENTO<br />
PRESIDENTE: Giuseppe CASCÌU<br />
E-mail: beppecasciu@libero.it<br />
COMPONENTI: Angelo Deplano, Massimo<br />
Frongia, Antonio Lenza, Margherita Mugoni,<br />
Maria Luigia Muroni, Alessandro Palmieri<br />
RIVISTA E BOLLETTINO<br />
DEL CLUB<br />
PRESIDENTE: Lucio ARTIZZU<br />
E-mail: lucioartizzu@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Francesco Birocchi,<br />
Salvatore Fozzi, Caterina Lilliu,<br />
Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada<br />
SITO WEB DEL CLUB<br />
PRESIDENTE: Michele ROSSETTI<br />
E-mail: rossetti@sardi.it<br />
COMPONENTI: Francesco Birocchi,<br />
Caterina Lilliu, Roberto Nati<br />
EFFETTIVO<br />
Presidente coordinatore:<br />
Cecilia ONNIS<br />
E-mail: ceonni@tiscali.it<br />
AMMISSIONI, CLASSIFICHE<br />
E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO<br />
PRESIDENTE: Rafaele CORONA<br />
COMPONENTI: Giovanni Barrocu, Ugo Carcassi,<br />
Piergiorgio Corrias, Salvatore Ferro,<br />
Gaetano Giua Marassi<br />
INFORMAZIONE E<br />
FORMAZIONE ROTARIANA<br />
PRESIDENTE: Angelo CHERCHI<br />
E-mail: cherchi.angelo@alice.it<br />
COMPONENTI: Lucio Artizzu, Salvatore Fozzi,<br />
Marcello Marchi, Roberto Nati,<br />
Paolo Piccaluga, Gian Paolo Ritossa<br />
PROGETTI<br />
DI SERVIZIO<br />
Presidente coordinatore:<br />
Giovanni BARROCU<br />
E-mail: barrocu@tiscali.it<br />
AZIONE INTERNAZIONALE<br />
PRESIDENTE: Giovanni BARROCU<br />
E-mail: barrocu@tiscali<br />
COMPONENTI: Angelo Aru, Giulia Casula,<br />
Angelo Deplano, Alessio Grazietti, Franco<br />
Passamonti, Lucia Pagella, Giorgio Sanna<br />
EVENTI SPECIALI<br />
PRESIDENTE: Luigi PUDDU<br />
E-mail: luigi.puddu@alice.it<br />
COMPONENTI: Stefano Liguori, Guido Maxia,<br />
Stefano Oddini Carboni, Alessandro Palmieri,<br />
Marco Rodrigues, Giulia Vacca Cau<br />
SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />
Aspetti Culturali (<strong>Rotary</strong> per la Città)<br />
PRESIDENTE: Michele PINTUS<br />
E-mail: michelepintus@gmail.com<br />
COMPONENTI: Ercole Bartoli, Guido Chessa<br />
Miglior, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Marcello<br />
Marchi, Maria Luigia Muroni, Lucia Pagella<br />
SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />
Ambiente, Territorio, Ecoparco<br />
PRESIDENTE: Mario FIGUS<br />
E-mail: mario.figus@tin.it<br />
COMPONENTI: Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,<br />
Ginevra Balletto, Maurizio Boaretto, Antonio<br />
Pillai, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli<br />
SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />
Aspetti Sanitari<br />
PRESIDENTE: Giuseppe MASNATA<br />
E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />
COMPONENTI: Efisio Baire, Carlo Carcassi,<br />
Giovanni Cascìu, Giuseppe Cocco, Ulisse Figus,<br />
Giorgio La Nasa, Salvatore Lostia di Santa Sofia<br />
SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />
Aspetti Sociali<br />
PRESIDENTE: Giorgio LA NASA<br />
E-mail: lanasa@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Michele Bajorek, Carlo Carcassi,<br />
Mario Graziano Figus, Gaetano Giua Marassi<br />
SVILUPPO DELLA COMUNITÀ<br />
Prevenzione Tossicodipendenza<br />
PRESIDENTE: Maria Pia LAI GUAITA<br />
E-mail: valguaita@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Michele Bajorek,<br />
Gianfranco De Gesu, Paola Dessì,<br />
Ulisse Figus, Gaetano Giua Marassi<br />
COMUNICAZIONE<br />
Presidente coordinatore:<br />
Ettore ATZORI<br />
E-mail: ettoreatzori@libero.it<br />
RAPPORTI CON<br />
LE ISTITUZIONI<br />
PRESIDENTE: Michele ROSSETTI<br />
E-mail: rossetti@sardi.it<br />
COMPONENTI: Paola Dessì,<br />
Salvatore Fozzi, Giampaolo Piras<br />
RAPPORTI CON I MEDIA<br />
PRESIDENTE: Giovanni<br />
SANJUST DI TEULADA<br />
COMPONENTI: Francesco Birocchi, Maria Luigia<br />
Muroni, Roberto Nati, Luigi Puddu<br />
NUOVE GENERAZIONI<br />
Presidente coordinatore:<br />
Antonio CABRAS<br />
E-mail: ninnicabras@alice.it<br />
ROTARACT<br />
PRESIDENTE: Riccardo LASIC<br />
E-mail: riccardo.lasic@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Christian Cadeddu, Marcello<br />
Caletti, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati,<br />
Paola Giuntelli Pietrangeli<br />
RYLA<br />
PRESIDENTE: Enzo PINNA<br />
E-mail: enzo.pinna@legalmail.com<br />
COMPONENTI: Giuliano Frau, Andrea Lixi,<br />
Cecilia Onnis, Paola Piras<br />
SCAMBIO GIOVANI<br />
PRESIDENTE: Pier Francesco STAFFA<br />
E-mail: italiainghilterra@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Ezio Castagna, Vincenzo Cincotta,<br />
Salvatore Ferro, Cecilia Onnis<br />
FONDAZIONE ROTARY<br />
Presidente coordinatore:<br />
Salvatore FOZZI<br />
E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />
FONDO PERMANENTE<br />
E PolioPlus<br />
PRESIDENTE: Salvatore FOZZI<br />
E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />
COMPONENTI: Lucio Artizzu, Antonio Cabras,<br />
Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Lai,<br />
Marcello Marchi, Luigi Puddu<br />
BORSE DI STUDIO<br />
Ex BORSISTI, ALUMNI (GSE)<br />
SCAMBIO DI GRUPPI DI STUDIO<br />
PRESIDENTE: Antonio CABRAS<br />
E-mail: ninnicabras@alice.it<br />
COMPONENTI: Flavio Carboni, Giuseppe Fois,<br />
Giampaolo Piras, Pier Francesco Staffa
Le riunioni del <strong>Club</strong><br />
24 MAGGIO<br />
Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />
Relatore: il generale LUIGI ROBUSTO, comandante<br />
della Legione Carabinieri Sardegna<br />
Titolo: “L’ARMA DEI CARABINIERI E LA<br />
SARDEGNA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Francesco Birocchi, Antonio<br />
Cabras, Giovanni Maria Campus, Carlo<br />
Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu,<br />
Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />
Ciani, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Paola<br />
Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Gaetano Giua Marassi, Alberto Lai, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />
Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita<br />
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />
Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovani<br />
Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele<br />
Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo<br />
Ritossa, Mauro Rosella, Giovanni<br />
Sanjust, Pier Francesco Staffa<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Mirella<br />
Campus, Antonella Cherchi, Maria Grazia Rosella.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>: il colonnello Davide<br />
Angrisani, comandante provinciale carabinieri<br />
di <strong>Cagliari</strong>.<br />
Sono ospiti dei soci: di Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu il figlio avv. Francesco Cocco Ortu.<br />
31 MAGGIO<br />
Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />
Relatore: il nostro socio ing.<br />
MAURIZIO BOARETTO<br />
Titolo: “L’EREDITÀ DELL’ATTIVITÀ<br />
MINERARIA. UN PATRIMONIO DI CUI<br />
ANDAR FIERI”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek,<br />
Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu,<br />
Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Ugo Carcassi,<br />
Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />
Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />
Corrias, Silvano Costa, Gianfranco De<br />
Gesu, Dessì Alfonso, Marinella Ferrai Cocco<br />
Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe<br />
Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />
Lilliu, Marcello Marchi, Giuseppe Ma-<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 77<br />
snata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni,<br />
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella,<br />
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo<br />
Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Andrea<br />
Rusconi, Pier Francesco Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Franca Boaretto, Elia Maria<br />
Cabras, Giulietta Cascìu, Rossana Cocco, Antonella<br />
Figus, Maria Teresa Piccaluga.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>: l’on. Gianfranco Tunis,<br />
l’ing.Giorgio Bognin, il prof. arch. Franco<br />
Mancuso, l’arch. Giacomo Chiesa, l’ing.<br />
Alberto Zuddas; 22 giovani laureati partecipanti<br />
all’Eco-Campus; 6 giovani dell’AEGE;<br />
i giovani del Rotaract: dott, Antonello Fiori,<br />
vicepresidente; Francesca Fiorilla, presidente<br />
incoming; dott. Nicola Cossu e Riccardo<br />
Succu, soci.<br />
Sono ospiti dei soci: di Maurizio Boaretto:<br />
la figlia ing. Stefania.<br />
7 GIUGNO<br />
Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />
Riunione Interclub <strong>Rotary</strong> di <strong>Cagliari</strong><br />
Titolo: “PREMIO LA MARMORA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra<br />
Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,<br />
Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Ugo<br />
Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe<br />
Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />
Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano,<br />
Dessì Paola, Dessì Alfonso, Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />
Giorgio La Nasa, Riccardo Lasic, Marcello<br />
Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia<br />
Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele<br />
Pintus, Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Andrea<br />
Rusconi, Giovanni Sanjust, Pier Francesco<br />
Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Marina Birocchi, Elia Maria<br />
Cabras, Antonella Cherchi, Franca Cincotta,<br />
Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Paola<br />
Deplano, Paola Dessì, Tiziana Masnata,<br />
Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus,<br />
Maura Rossetti, Maria Rosaria Rusconi.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>:<br />
- per lo Scambio Giovani: Nola Lee Heyes e<br />
Suzanne Richelle Kanavell.<br />
- i giovani del Rotaract: dott, Nicola Satta,<br />
presidente; Giorgia Fiorilla, segretario.<br />
Sono ospiti dei soci: di Riccardo Lasic l’architetto<br />
Fonti; di Cecilia Onnis la dott.ssa Francesca<br />
Cozzoli.<br />
Sono ospiti dei <strong>Club</strong> di <strong>Cagliari</strong>:<br />
- il dott. Lorenzo Giannuzzi, Direttore Generale<br />
del Forte Village Resort; il dott.Gen.<br />
Piero Caramelli, Comandante del Compartimento<br />
della Polizia Stradale della Sardegna;<br />
il Gen.di Corpo d’Armata Claudio Tozzi, comandante<br />
del Comando Militare Autonomo<br />
della Sardegna, e rotariano di <strong>Cagliari</strong> Est,<br />
con la signora Francesca Filippone;<br />
- il sig. Rodolfo della famiglia Mori Ubaldini<br />
degli Alberti, discendente della famiglia<br />
La Marmora.<br />
21 GIUGNO<br />
Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />
ASSEMBLEA N. 4 DI FINE ANNO, nel corso<br />
della quale il Presidente del <strong>Club</strong>, i Presidenti<br />
delle Commissioni e i Coordinatori hanno illustrato<br />
l’attività svolta dal <strong>Club</strong>, i progetti<br />
realizzati e quelli che verranno completati<br />
nel prossimo anno rotariano.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />
Antonio Cabras, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />
Cascìu, Angelo Cherchi, Giuseppe<br />
Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />
Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />
Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua<br />
Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina<br />
Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />
Masnata, Pasquale Mistretta, Maria<br />
Luigia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella,<br />
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />
Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa,<br />
Mauro Rosella, Giovanni Sanjust,<br />
Antonio Scrugli.<br />
28 GIUGNO<br />
Presiede: MICHELE ROSSETTI<br />
Argomento della serata: PASSAGGIO<br />
DELLA CAMPANA.<br />
Sono presenti<br />
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto,<br />
Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,<br />
Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni<br />
Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo<br />
Ciani, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco<br />
Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />
Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Angelo Deplano,<br />
Paola Dessì, Alfonso Dessì, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario<br />
Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />
Frau, Paola Giuntelli, Giorgio La Nasa,
78 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />
Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro<br />
Manunza, Marcello Marchi, Michele Marini,<br />
Giuseppe Masnata, Guido Maxia, Pasquale<br />
Mistretta, Margherita Mugoni Contini,<br />
Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia<br />
Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />
Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust,<br />
Antonio Scrugli, Pierfrancesco Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Mariuccia<br />
Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras,<br />
Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Antonella<br />
Cherchi, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />
Corona, Maria Corrias, Germana Cudoni,<br />
Paola Deplano, Paola Dessì, Pietrina Ferro,<br />
Antonella Figus, Lina Fois, Franca Fozzi, Paola<br />
Lasic, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Mariangela<br />
Manunza, Tiziana Masnata, Maria<br />
Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina<br />
Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti,<br />
Maria Rosaria Rusconi, Elisabetta Sanjust.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>:<br />
- l’Assistente del Governatore Rita Dedola,<br />
socia del R.C. CA/Anfiteatro;<br />
- i Presidenti dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>:<br />
Graziano Sanna-<strong>Cagliari</strong>/Est con la consorte<br />
sig.ra Silvana; Anna Maria Bonomo-<strong>Cagliari</strong>/Sud;<br />
Vincenzo Carrozza-<strong>Cagliari</strong>/Nord;<br />
Rossella Ricciardi-<strong>Cagliari</strong>/Anfiteatro, col consorte<br />
Gabriele Andria, rotariano di Ca/Nord;<br />
Giovanni Duni-Quartu S. Elena;<br />
- l’on. Gianfranco Tunis, Sindaco di Narcao;<br />
- il Presidente del R.C. Carbonia Aldo Atzeni<br />
con la consorte Eliana;<br />
- Roberto Monticelli, socio del R.C. Carbonia;<br />
- del Rotaract: Nicola Satta, past President;<br />
Antonello Fiori, Paola Carcassi e Davide Rossetti;<br />
- la presidente dell’Associazione Burraco <strong>Cagliari</strong>,<br />
Lilli Balletto;<br />
- la segretaria dell’Associazione Burraco<br />
<strong>Cagliari</strong>, Carla Castangia col marito Giulio Anchisi;<br />
- i giovani della AEGEE <strong>Cagliari</strong>: Marco Pischedda<br />
e Martina Littera.<br />
Ospiti dei Soci:<br />
di Michele Rossetti la cognata sig.na Roberta<br />
Cosentino; di Mauro Manunza la sorella<br />
sig.ra Marcella; di Maria Luigia Muroni la<br />
dott.ssa Efisia Mostallino; di Cecilia Onnis la<br />
dott.ssa Francesca Cozzoli; di Lucia Pagella<br />
la prof.ssa Ornella Gabrielli; di Marcello Marchi<br />
la sorella sig.ra Cecilia; di Mauro Rosel-<br />
la la figlia Liliana con il marito dott. Corrado<br />
Fontanarosa e la piccola Lavinia, la<br />
dott.ssa Ines Manca Fontanarosa e Claudia<br />
Fontanarosa.<br />
5 LUGLIO<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Argomento della serata:<br />
ASSEMBLEA DEI SOCI.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Baire, Michele Bajorek,<br />
Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu,<br />
Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni<br />
Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido<br />
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco,<br />
Rafaele Corona, Gianfranco De Gesu, Angelo<br />
Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />
Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano<br />
Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano<br />
Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza,<br />
Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />
Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni<br />
Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />
Larry Pagella, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo<br />
Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Marco<br />
Rodrigues, Michele Rossetti, Pier Francesco<br />
Staffa.<br />
12 LUGLIO<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Argomento della serata:<br />
CONVIVIALE DI AFFIATAMENTO.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Berto Balduzzi, Francesco Birocchi,<br />
Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Giovanni<br />
Maria Campus, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu,<br />
Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido<br />
Chessa Miglior, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />
Gianfranco De Gesu, Salvatore Fozzi, Gaetano<br />
Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />
Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea<br />
Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Michele Marini, Margherita Mugoni Contini,<br />
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Franco Passamonti,<br />
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian<br />
Paolo Ritossa, Michele Rossetti.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi,<br />
Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti,<br />
Mirella Campus, Maria Vittoria Carcassi,<br />
Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Antonella<br />
Cherchi, Maria Rosaria Corona, Franca Foz-<br />
zi, Luisanna Giua Marassi, Paola Lasic, Maria<br />
Rosaria Lenza, Lia Lixi, Mariangela Manunza,<br />
Giovanna Passamonti, Maria Teresa<br />
Piccaluga, Barbara Pinna, Marina Pintus, Loredana<br />
Piras, Giuseppina Ritossa, Maura Rossetti.<br />
Ospiti dei soci:<br />
di Marcello Caletti: il dott. Giovanni Caria con<br />
la consorte sig.ra Iole; di Riccardo Lasic: il dott.<br />
Gabriele Andria con la consorte dott.ssa Rossella<br />
Ricciardi e il sig. Enzo Ugliano con la consorte<br />
sig.ra Alessandra Desotgiu; di Mauro<br />
Manunza: la sorella sig.ra Marcella Manunza,<br />
la prof.ssa Gisella Caddeo, il dott. Paolo<br />
Bargellini; di Marcello Marchi: la sorella<br />
sig.ra Cecilia Marchi Masnata; di Paolo Piccaluga:<br />
la cognata sig.ra Rita Masala.<br />
6 SETTEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il PDG prof.<br />
LUCIANO DI MARTINO<br />
Titolo: “IL ROTARY INTERNATIONAL E LE<br />
NUOVE GENERAZIONI: PROBLEMI E<br />
PROGETTI”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />
Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Cocco<br />
Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />
Silvano Costa, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />
Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />
Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />
Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Paolo<br />
Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Luigi<br />
Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria<br />
Corona, Maria Corrias, Maria Grazia Rosella.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>:<br />
il relatore PDG prof. Luciano di Martino, l’avv.<br />
Rita Dedola (assistente del governatore in carica<br />
Silvio Piccioni), il Presidente del Rotaract<br />
Francesca Fiorillo, il segretario del Rotaract<br />
Sara Pintus e due protagonisti dell’esperienza<br />
scambio-giovani: Keren Bakke (giunta nei<br />
giorni scorsi a <strong>Cagliari</strong> dagli Stati Uniti<br />
d’America, oggi accompagnata dai suoi<br />
ospiti sigg. Silvio Murru e Pina Bracci) e Edoardo<br />
Lenza (cagliaritano, appena rientrato<br />
dall’India).
13 SETTEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il direttore della Rai Tv Sardegna<br />
dott. ROMANO CANNAS<br />
Titolo:“UN’ISOLA IN RETE”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />
Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco<br />
Birocchi, Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giuseppe<br />
Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa<br />
Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />
Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus,<br />
Salvatore Fozzi, Giorgio La Nasa, Maria Pia<br />
Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina<br />
Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Michele Marini, Giuseppe Masnata, Pasquale<br />
Mistretta, Margherita Mugoni Contini,<br />
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry<br />
Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Luigi Puddu,Gian Paolo Ritossa,<br />
Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />
Sanjust di Teulada.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Giulietta Cascìu,<br />
Antonella Cherchi, Rita Cocco Ortu, Maria<br />
Rosaria Corona, Elisabetta La Nasa, Maria<br />
Rosaria Lenza.<br />
20 SETTEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il linguista e filologo prof.<br />
EDUARDO BLASCO FERRER<br />
Titolo:“IL SARDO: UNA LINGUA MOZZATA?”<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Giovanni Barrocu, Antonio Cabras,<br />
Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Angelo Cherchi,<br />
Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona,<br />
Silvano Costa, Angelo Deplano, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />
Fois, Giuliano Frau, Alberto Lai, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza,<br />
Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />
Marchi, Margherita Mugoni Contini, Maria<br />
Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis,<br />
Larry Pagella, Paolo Piccaluga, Piras Giampaolo,Gian<br />
Paolo Ritossa, Marco Rodriguez,<br />
Mauro Rosella, Michele Rossetti, Andrea<br />
Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada, Pier<br />
Francesco Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Vittoria<br />
Carcassi, Lina Fois, Antonella Cherchi,<br />
Maria Rosaria Lenza, Mariangela Manunza,<br />
Gabriella Olla, Maria Grazia Rosella.<br />
dicembre 2012 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 79<br />
Ospiti dei soci: di Mauro Manunza il dott.<br />
Paolo Zedda.<br />
27 SETTEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: la nostra socia ing.<br />
GINEVRA BALLETTO<br />
Titolo: “IL PRELIEVO MINERARIO TRA<br />
NECESSITÀ E CONFLITTI. IL CASO DELLE<br />
CAVE STORICHE IN SARDEGNA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Giovanni<br />
Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio<br />
Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus,<br />
Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />
Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,<br />
Rafaele Corona, Angelo Deplano, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Alberto<br />
Lai, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro<br />
Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />
Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />
Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Larry<br />
Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Piras<br />
Giampaolo, Luigi Puddu, Michele Rossetti,<br />
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />
Pier Francesco Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Antonella<br />
Cherchi.<br />
Ospiti dei soci: di Angelo Deplano il figlio<br />
ing. Marcello Deplano.<br />
4 OTTOBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il Direttore della Caritas diocesana<br />
Don MARCO LAI<br />
Titolo: “LA CHIESA CATTOLICA NELLA<br />
CARITÀ”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele<br />
Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi,<br />
Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni<br />
Maria Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,<br />
Angelo Cherchi, Alberto Cocco Ortu, Rafaele<br />
Corona, Piergiorgio Corrias, Gianfranco<br />
De Gesu, Marinella Ferrai Cocco<br />
Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Alberto<br />
Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Luigi<br />
Lepori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro<br />
Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,<br />
Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia<br />
Muroni, Stefano Odini Carboni, Larry Pagella,<br />
Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />
Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella,<br />
Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />
Sanjust di Teulada.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella<br />
Caletti, Mirella Campus, Giulietta<br />
Cascìu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona,<br />
Maria Corrias, Ginetta Lepori, Lia<br />
Lixi, Maria Grazia Rosella.<br />
11 OTTOBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il direttore dell’Osservatorio<br />
Astronomico di <strong>Cagliari</strong> dott.<br />
ANDREA POSSENTI<br />
Titolo: “ASTEROIDI E COMETE: FATTI E<br />
MISCREDENZE”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />
Balletto, Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto,<br />
Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,<br />
Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido<br />
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu,<br />
Rafaele Corona, Angelo Deplano, Dessì Alfonso,<br />
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Alessio<br />
Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Giorgio<br />
La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />
Lasic, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta,<br />
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella,<br />
Giampaolo Piras,Gian Paolo Ritossa, Michele<br />
Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria<br />
Corona.<br />
Sono ospiti dei soci: di Salvatore Fozzi il<br />
dott. Angelo Poma; di Marcello Marchi le nipoti<br />
Sara e Elena Oviglia.<br />
18 OTTOBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: la prof.<br />
MARIA GRAZIA VESCUSO<br />
Titolo: “GEMME DI CARITÀ NELLA<br />
LETTERATURA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Giovanni<br />
Barrocu, Francesco Birocchi, Marcello<br />
Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />
Cascìu, Giuseppe Cascìu, Giulia Casula, Angelo<br />
Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona,<br />
Piergiorgio Corrias, Gianfranco De Gesu, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />
Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua<br />
Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,<br />
Caterina Lilliu, Salvatore Lostia di Santa<br />
Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Ro-
80 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — dicembre 2012<br />
berto Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella,<br />
Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus,<br />
Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo<br />
Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />
Andrea Rusconi.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Maria<br />
Vittoria Carcassi, Maria Rosaria Corona,<br />
Maria Corrias, Lina Fois, Giovanna Passamonti,<br />
Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />
Sono ospiti dei soci: di Mauro Rosella: il<br />
sig. Fabrizio Maltinti con la consorte sig.ra<br />
Paola.<br />
25 OTTOBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il nostro socio dott.<br />
MARCELLO MARCHI<br />
Titolo:“SANT’AGOSTINO E LA SARDEGNA:<br />
STORIA E LEGGENDA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />
Efisio Baire, Michele Bajorek, Giovanni<br />
Barrocu, Ercole Bartoli, Giovanni Campus,<br />
Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe<br />
Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,<br />
Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Gianfranco<br />
De Gesu, Alfonso Dessì, Paola Dessì,<br />
Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Alessio Grazietti,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />
Lenza, Luigi Lepori, Caterina Lilliu, Andrea<br />
Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni Contini,<br />
Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Mauro<br />
Rosella, Michele Rossetti, Andrea Rusconi,<br />
Giovanni Sanjust di Teulada.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Giulia Baire, Haydee Cascìu,<br />
Antonella Cherchi, Marinella Chessa Miglior,<br />
Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Maria Rosaria<br />
Lenza, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Gabriella<br />
Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus,<br />
Maria Grazia Rosella.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>: il dott. Giacomo Bertocchi<br />
del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> Pokrovka di Mosca.<br />
8 NOVEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il nostro socio SALVATORE FOZZI<br />
Titolo:“LA FONDAZIONE ROTARY<br />
NELL’IMPEGNO INTERNAZIONALE”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore At-<br />
zori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto,<br />
Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Christian<br />
Cadeddu, Antonio Cabras, Giovanni<br />
Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,<br />
Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />
Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />
Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Alberto Lai,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio<br />
Lenza; Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale<br />
Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria<br />
Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis,<br />
Larry Pagella, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,<br />
Mauro Rosella, Michele Rossetti, Andrea<br />
Rusconi, Antonio Scrugli.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Maria Grazia Rosella.<br />
15 NOVEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: il nostro socio prof. ing.<br />
PASQUALE MISTRETTA<br />
Titolo: “LA SARDEGNA TRA PROVINCE E<br />
POLITICHE TERRITORIALI”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Michele Bajorek,<br />
Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio<br />
Cabras, Marcello Caletti, Giovanni<br />
Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />
Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi,<br />
Guido Chessa Miglior,Vincenzo Cincotta, Alberto<br />
Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />
Corrias, Silvano Costa, Angelo Deplano,<br />
Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />
Ferro, Mario Figus, Alessio Grazietti,<br />
Gaetano Giua Marassi, Alberto Lai, Maria Pia<br />
Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza; Caterina<br />
Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi,<br />
Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni<br />
Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />
Larry Pagella, Franco Passamonti, Enzo Pinna,<br />
Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />
Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele<br />
Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni<br />
Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella<br />
Caletti, Antonella Cherchi, Franca Cincotta,<br />
Maria Rosaria Corona, Maria Corrias.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>: di Pasquale Mistretta<br />
la dott.ssa Donatella Carta.<br />
22 NOVEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: Il giornalista e critico cinematografico<br />
SERGIO NAITZA<br />
Titolo: “L’IMMAGINE DELLA SARDEGNA E<br />
DEI SARDI IN 100 ANNI DI CINEMA IN<br />
SARDEGNA”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra<br />
Balletto, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi,<br />
Antonio Cabras, Giovanni Campus, Angelo<br />
Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano<br />
Costa, Angelo Deplano, Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />
Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa,<br />
Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo<br />
Lasic, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Mauro<br />
Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />
Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia<br />
Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro<br />
Palmieri, Enzo Pinna, Giampaolo Piras,<br />
Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Mauro<br />
Rosella, Michele Rossetti, Giulia Vacca Cau.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />
Artizzu, Luisanna Giua Marassi, Elisabetta La<br />
Nasa, Maria Rosaria Lenza, Maria Grazia Rossella,<br />
Giulia Naitza.<br />
Sono ospiti del <strong>Club</strong>: i rotaractiani: il Prefetto<br />
Antonello Fiori e Davide Rossetti.<br />
Sono ospiti dei soci: di Silvano Costa: l’ing.<br />
Iosto Musio.<br />
29 NOVEMBRE<br />
Presiede: MAURO MANUNZA<br />
Relatore: Il prof. STEFANO PIRA<br />
Titolo: “LA CONGIURA DI PALABANDA E<br />
S’ANNU DOXI”.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Francesco<br />
Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Campus,<br />
Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo<br />
Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco<br />
Ortu, Piergiorgio Corrias, Paola Dessì, Alfonso<br />
Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />
Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Riccardo Lasic, Antonio<br />
Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,<br />
Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni,<br />
Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella,<br />
Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi<br />
Puddu, Gian Paolo Ritossa, Michele Rossetti,<br />
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />
Pier Francesco Staffa.<br />
Sono presenti in sala le Signore:<br />
Maria Corrias, Rita Dedola, Maria Grazia Figus,<br />
Maria Rosaria Lenza, Marina Pintus, Elisabetta<br />
Sanjust.<br />
■
Presidente<br />
Presidente<br />
uscente<br />
Presidente<br />
eletto<br />
Vice Presidente<br />
Segretario<br />
Tesoriere<br />
Prefetto<br />
Consiglieri<br />
ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA<br />
ROTARY CLUB CAGLIARI<br />
ORGANIGRAMMA DEL CLUB<br />
Anno Rotariano 2012 / 2013<br />
Mauro MANUNZA<br />
Michele ROSSETTI<br />
Francesco BIROCCHI<br />
Paolo RITOSSA<br />
Michele BAJOREK<br />
Salvatore FERRO<br />
Lucia PAGELLA<br />
Maria Pia LAI GUAITA<br />
Caterina LILLIU<br />
Maria Luigia MURONI<br />
Enzo PINNA<br />
E-mail: manunza@unionesarda.it<br />
E-mail: rossetti@sardi.it<br />
E-mail: f.birocchi@tin.it<br />
E-mail: studioritossa@tiscali.it<br />
E-mail: michelebajorek@libero.it<br />
E-mail: sorref@tin.it<br />
E-mail: lucia.pagella@alice.it<br />
E-mail: valguaita@tiscali.it<br />
E-mail: caterinalll@tiscali.it<br />
E-mail: marialuigiamuroni@gmail.com<br />
E-mail: enzo.pinna@legalmail.it