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Evoluzione delle forme di allevamento nella ... - Fertirrigazione.it

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L’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> <strong>nella</strong> cerasicoltura specializzata<br />

Entwicklung von Erziehungs<strong>forme</strong>n im spezialisierten Kirschenanbau<br />

Stefano Lugli, Stefano Musacchi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Colture Arboree<br />

Alma Mater Stu<strong>di</strong>orum - Univers<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Bologna<br />

Mail: stefano.lugli@unibo.<strong>it</strong><br />

La coltivazione del ciliegio si sta orientando da alcuni anni verso un aumento <strong>delle</strong><br />

dens<strong>it</strong>à d’impianto, pur se questo richiede <strong>di</strong> risolvere alcuni aspetti storicamente<br />

problematici <strong>di</strong> questa coltura: una naturale tendenza degli alberi a raggiungere gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni; una spiccata acrotonia <strong>delle</strong> piante, con hab<strong>it</strong>us vegetativo per lo più<br />

assurgente; un periodo improduttivo iniziale–conseguenza dell'elevata vigoria–<br />

relativamente lungo. La messa a punto <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> conduzione dei ceraseti per l'alta<br />

dens<strong>it</strong>à è stata resa possibile grazie ai progressi consegu<strong>it</strong>i nelle tecniche <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e<br />

conduzione <strong>delle</strong> chiome, ed all'ottenimento <strong>di</strong> portinnesti clonali dotati <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> crescenti <strong>di</strong><br />

controllo della vigoria. Dunque si può considerare ormai aperta e ben tracciata anche nel<br />

ciliegio dolce la strada della innovazione strutturale degli impianti verso l’aumento <strong>delle</strong><br />

dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione rispetto a quelle tra<strong>di</strong>zionalmente concep<strong>it</strong>e come valide per il<br />

ciliegio.<br />

Scelte integrate<br />

Nella scelta del modello <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> un ceraseto–e dunque della forma <strong>di</strong><br />

<strong>allevamento</strong>, <strong>delle</strong> <strong>di</strong>stanze e <strong>delle</strong> dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione–intervengono <strong>di</strong>versi fattori,<br />

come la vigoria indotta dal portinnesto, quella propria della varietà, il grado <strong>di</strong> fertil<strong>it</strong>à del<br />

terreno, la <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à idrica e nutrizionale, le tecniche colturali, la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />

meccanizzare alcune operazioni, l’ampiezza e la giac<strong>it</strong>ura dell’appezzamento e, non<br />

ultimo, il livello <strong>di</strong> organizzazione aziendale e il grado <strong>di</strong> professional<strong>it</strong>à del produttore.<br />

Questo nuovo approccio verso dens<strong>it</strong>à d’impianto maggiori è stato fortemente supportato<br />

dalla possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> utilizzare varietà con caratteristiche agronomiche innovative rispetto alle<br />

tra<strong>di</strong>zionali (precoce entrata in produzione, hab<strong>it</strong>us compatto e/o spur, autofertil<strong>it</strong>à, elevata<br />

qual<strong>it</strong>à e pregevoli caratteristiche merceologiche del frutto, costanza produttiva, ecc.),<br />

portinnesti capaci <strong>di</strong> controllare la vigoria <strong>delle</strong> piante (soggetti semi-nanizzanti e<br />

nanizzanti) e tecniche <strong>di</strong> coltivazione in grado <strong>di</strong> guidare e gestire efficacemente la<br />

produzione (<strong>forme</strong> d’<strong>allevamento</strong>, potatura, concimazione, irrigazione, ecc.).<br />

Vantaggi e lim<strong>it</strong>i dei sistemi intensivi<br />

L’attuale tendenza è <strong>di</strong> concepire un modello d’impianto che sia in grado <strong>di</strong><br />

coniugare qual<strong>it</strong>à, quant<strong>it</strong>à e standar<strong>di</strong>zzazione del prodotto nell’ottica <strong>di</strong> una gestione<br />

quanto più economica e compet<strong>it</strong>iva del ceraseto. Comunque, occorre fare attenzione<br />

affinché i vantaggi imme<strong>di</strong>ati offerti dall’applicazione <strong>di</strong> dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione più alte non<br />

facciano passare in secondo piano i possibili rischi a cui il ceraseto potrà andare incontro<br />

più tar<strong>di</strong>. L’applicazione dei cr<strong>it</strong>eri e tecniche <strong>di</strong> conduzione per l’alta dens<strong>it</strong>à consentono<br />

<strong>di</strong> ridurre sia la mole degli alberi che il periodo improduttivo e <strong>di</strong> aumentare la resa<br />

produttiva un<strong>it</strong>aria. Tutto ciò si traduce in una migliore governabil<strong>it</strong>à <strong>delle</strong> piante da terra,<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


una maggiore razional<strong>it</strong>à d’impiego dei prodotti f<strong>it</strong>osan<strong>it</strong>ari e dei concimi, una maggiore<br />

efficienza d’impiego <strong>delle</strong> macchine irroratrici e dei cantieri <strong>di</strong> lavoro. L’alta dens<strong>it</strong>à<br />

consente <strong>di</strong> contenere i costi <strong>di</strong> mano d’opera complessivi (potatura e soprattutto raccolta),<br />

<strong>di</strong> ridurre il periodo degli ammortamenti, <strong>di</strong> ottimizzare l’impiego dei mezzi tecnici portando<br />

alla riduzione dei costi colturali. Di conversa è necessario sottolineare alcuni elementi <strong>di</strong><br />

rischio: aumento degli investimenti iniziali, maggiori <strong>di</strong>fficoltà a conservare nel tempo<br />

l’efficienza produttiva del ceraseto e la qual<strong>it</strong>à <strong>delle</strong> ciliegie, riduzione della longev<strong>it</strong>à del<br />

frutteto.<br />

VANTAGGI LIMITI<br />

Precoce messa a frutto Costi investimento iniziali elevati<br />

Elevata produttiv<strong>it</strong>à (rese per ettaro) Ciclo economico ridotto<br />

Facil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> raccolta (completamente<br />

da terra)<br />

Tecnica colturale molto accurata<br />

Alte rese <strong>di</strong> raccolta Richiede elevata professional<strong>it</strong>à<br />

Riduzione costi <strong>di</strong> raccolta, potatura Richiede sistemi <strong>di</strong> protezione<br />

e altre pratiche colturali<br />

Rapido ammortamento spese<br />

impianto<br />

(antigran<strong>di</strong>ne e antipioggia)<br />

Materiale <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong><br />

partenza<br />

Facendo riferimento allo schema <strong>di</strong> segu<strong>it</strong>o riportato relativo alle dens<strong>it</strong>à d’impianto<br />

consigliate per il ciliegio dolce, si può affermare che i ceraseti con meno <strong>di</strong> 300 piante/ha<br />

(bassa dens<strong>it</strong>à) non vengono più realizzati perchè legati a una concezione ormai obsoleta<br />

<strong>di</strong> frutteto e incongruenti con le potenzial<strong>it</strong>à offerte dalle moderne tecnologie. Anche gli<br />

impianti ad altissima dens<strong>it</strong>à (> 2000piante/ha) non sono almeno per ora da prendere in<br />

considerazione, se non a livello sperimentale. Infatti, <strong>di</strong>versi fattori necess<strong>it</strong>ano <strong>di</strong><br />

un’analisi più approfon<strong>di</strong>ta per eliminare tutte le incertezze sul comportamento produttivo<br />

dei ceraseti ultraf<strong>it</strong>ti nel tempo e affinare la tecnica <strong>di</strong> gestione complessiva dell’impianto.<br />

L’in<strong>di</strong>rizzo generale segu<strong>it</strong>o <strong>nella</strong> realizzazione dei nuovi ceraseti <strong>it</strong>aliani è la me<strong>di</strong>a<br />

dens<strong>it</strong>à (400-500 albero/ha) e la dens<strong>it</strong>à me<strong>di</strong>o-elevata (600/800 albero/ha). Tali modelli <strong>di</strong><br />

impianto meglio si integrano con le nostre con<strong>di</strong>zioni pedo-climatiche, il livello<br />

professionale e la dotazione <strong>di</strong> mezzi tecnici <strong>delle</strong> aziende cerasicole <strong>it</strong>aliane.<br />

Scelta <strong>delle</strong> <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> piantagione<br />

La <strong>di</strong>stanza d’impianto ha un ruolo importante, spesso sottovalutato,<br />

nell’arch<strong>it</strong>ettura dell’impianto dato che la sua influenza sulla funzional<strong>it</strong>à del ceraseto si<br />

manifesta, in genere, avanti negli anni, quanto <strong>di</strong>venta molto <strong>di</strong>fficile, se non impossibile,<br />

effettuare degli eventuali interventi correttivi. La <strong>di</strong>stanza tra le file in genere è poco<br />

variabile, in quanto defin<strong>it</strong>a essenzialmente da due fattori principali; la presumibile altezza<br />

<strong>delle</strong> piante adulte (occorre garantire una buona illuminazione anche alla zona basale<br />

della chioma) e lo spazio necessario per l'uso dei mezzi meccanici. Questo si traduce, per<br />

gli impianti a me<strong>di</strong>o e me<strong>di</strong>o-alta dens<strong>it</strong>à, in <strong>di</strong>stanze tra le file variabili da 5,0 a 6,0 m, a<br />

seconda del modello d’impianto considerato. La <strong>di</strong>stanza sulla fila varia notevolmente in<br />

funzione della vigoria espressa dalle piante (derivante dall’interazione cultivar/portinnesto),<br />

della forma d’<strong>allevamento</strong>, della potatura adottata, ecc. Ogni forma <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong><br />

raggiunge il suo optimum <strong>di</strong> efficienza con appropriate <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> piantagione , dunque la<br />

loro scelta è fondamentale. Le <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> da adottare negli impianti moderni<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


devono favorire il rapido sviluppo della chioma al fine <strong>di</strong> massimizzare nel più breve tempo<br />

possibile l’intercettazione luminosa. E’ necessario guidare ed eventualmente correggere<br />

con opportuni interventi lo sviluppo spaziale della chioma ev<strong>it</strong>ando la creazione <strong>di</strong> zone<br />

d’ombra, causa, spesso, <strong>di</strong> effetti negativi sulla produzione e sulla qual<strong>it</strong>à dei frutti. Con<br />

l’aumento della dens<strong>it</strong>à d’impianto e la progressiva riduzione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>mensioni della pianta<br />

occorre sempre maggior attenzione alla <strong>di</strong>stribuzione e all’estensione della superficie<br />

fogliare attiva (foglie <strong>di</strong> luce) <strong>di</strong> ogni albero perché da essa <strong>di</strong>pendono le performance<br />

produttive del ceraseto. La forma della chioma deve inoltre plasmare l’albero secondo il<br />

suo hab<strong>it</strong>us vegetativo naturale, deve tenere conto della risposta dell’albero all’ambiente e<br />

alla potatura e deve, in ultima analisi, rispondere ai cr<strong>it</strong>eri <strong>di</strong> economic<strong>it</strong>à per quanto<br />

riguarda la sua conduzione sia in fase <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> che <strong>di</strong> produzione.<br />

<strong>Evoluzione</strong> dei sistemi <strong>di</strong> impianto<br />

La coltivazione del ciliegio è stata tra<strong>di</strong>zionalmente legata ai frutteti estensivi,<br />

spesso promiscui, in cui le piante venivano considerate come una serie <strong>di</strong> elementi isolati.<br />

Nei moderni impianti, volti all’alta dens<strong>it</strong>à, si afferma invece l'albero inteso come porzione<br />

cost<strong>it</strong>utiva <strong>di</strong> un filare continuo produttivo. S’intende cioè creare una “parete fruttifera”,<br />

all'interno della quale, una volta entrata in piena produzione, non sono più presenti<br />

soluzioni <strong>di</strong> continu<strong>it</strong>à . Gli interventi <strong>di</strong> potatura mirano ad eliminare le <strong>di</strong>fform<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />

struttura <strong>delle</strong> piante e garantire l’equilibrato sviluppo <strong>delle</strong> ramificazioni (nel ciliegio<br />

occorre prevenire il rapido invecchiamento <strong>delle</strong> formazioni fruttifere e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

vegetazione della zona centrale-basale, della chioma).<br />

Per gli impianti fino a 500 alberi/ha possono essere adottate con successo sia le<br />

<strong>forme</strong> in volume, come il vaso e le sue varianti “vaso basso”, “slanciato” e “r<strong>it</strong>ardato”, sia le<br />

<strong>forme</strong> in parete come la “palmetta irregolare” e la “ban<strong>di</strong>era”. Le <strong>forme</strong> in volume sono<br />

<strong>di</strong>ffuse un po’ ovunque in Italia mentre molto più lim<strong>it</strong>ata è la <strong>di</strong>ffusione <strong>delle</strong> <strong>forme</strong> in<br />

parete che trovano un notevole impiego nei terreni pianeggianti dell’area vignolese. Per le<br />

dens<strong>it</strong>à fino a 1000 alberi/ha ed oltre sono in<strong>di</strong>cate altre <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> come il<br />

fusetto, e le sue varianti, l’ipsilon trasversale e la forma a V.<br />

DENSITÀ<br />

(INDICATIVA)<br />

FORMA DI<br />

ALLEVAMENTO<br />

DISTANZE (M) PORTINNESTI<br />

Bassa Vaso<br />

6,0-5,5 x 4,0-5,0<br />

(fino a 500) tra<strong>di</strong>zionale<br />

Palmetta 5,5-5,0 x 4,0-5,0<br />

Ban<strong>di</strong>era 5,5-5,0 x 3,5-4,5<br />

Me<strong>di</strong>a Vasetto basso 5,0-5,5 x 4,5-3,5<br />

(da 500 a Vaso multiasse 5,0-5,5 x 4,5-3,5<br />

800)<br />

Palmetta 5,0-5,5 x 4,5-3,5<br />

Ban<strong>di</strong>era 5,0-5,5 x 4,0-3,5<br />

Alta<br />

Vasetto basso 4,5-5,0 x 4,0-3,0<br />

(da 800 a Fusetto 4,5-5,0 x 3,5-2,5<br />

1200) Solaxe 4,5-5,0 x 3,5-2,5<br />

Altissima Fusetto 4,0-3,5 x 2,5-1,5<br />

(oltre 1200) Forma a V 4,0-3,5 x 1,5-0,5-0,3<br />

Asse colonnare 4,0-3,5 x 1,5-0,5<br />

Vigorosi<br />

Vigorosi<br />

Seminanizzanti<br />

Seminanizzanti<br />

Nanizzanti<br />

Nanizzanti<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


Tipologie <strong>di</strong> impianto<br />

Le <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e le tecniche <strong>di</strong> potatura adottate per il ciliegio hanno<br />

sub<strong>it</strong>o nel tempo profonde mo<strong>di</strong>fiche, adattandosi con notevole plastic<strong>it</strong>à alle <strong>di</strong>verse<br />

esigenze della cerasicoltura e alle con<strong>di</strong>zioni tecniche e socio-economiche <strong>delle</strong> <strong>di</strong>verse<br />

aree produttive. I trend attuali vanno verso tipologie <strong>di</strong> strutture e più in generale verso<br />

sistemi <strong>di</strong> impianto tendenti ad agevolare quanto più possibile l’esecuzione <strong>delle</strong><br />

operazioni colturali, in primo luogo la raccolta. La plastic<strong>it</strong>à del ciliegio si può verificare<br />

considerando le <strong>di</strong>verse soluzioni <strong>di</strong> impianti proposte per il ciliegio, che sono alquanto<br />

<strong>di</strong>versificate e applicabili a <strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni aziendali e operative. Tenuto conto della<br />

<strong>di</strong>mensione aziendale, del grado <strong>di</strong> meccanizzazione e della <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> manodopera,<br />

della destinazione finale del prodotto, la scelta può ricadere:<br />

a) su <strong>forme</strong> appiatt<strong>it</strong>e, dove la chioma ha uno spessore lim<strong>it</strong>ato ed è sviluppata<br />

secondo un piano verticale (parete continua). In queste <strong>forme</strong> la raccolta viene<br />

normalmente effettuata me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> carri a piatta<strong>forme</strong> laterali. Rientrano<br />

tra queste <strong>forme</strong> la palmetta e la ban<strong>di</strong>era;<br />

b) su <strong>forme</strong> in volume, dove la chioma è meno sviluppata in altezza che in spessore<br />

e larghezza. Si cerca qui una forma in grado <strong>di</strong> fruttificare il più vicino possibile a<br />

terra, compatibilmente con le esigenze degli interventi tecnici da effettuare sotto<br />

chioma. La raccolta viene effettuata per lo più da terra o con l’utilizzo <strong>di</strong> piccole<br />

scale. Rientrano tra queste <strong>forme</strong> il vaso e il vasetto catalano o vaso basso a<br />

branche multiple e sue varianti;<br />

c) su <strong>forme</strong> ibride, inizialmente concep<strong>it</strong>e come in volume, ma in grado <strong>di</strong> cost<strong>it</strong>uire<br />

pareti fruttificanti continue, dove quin<strong>di</strong> la pianta è più libera <strong>di</strong> crescere in altezza.<br />

In base alla vigoria del portinnesto, la raccolta viene esegu<strong>it</strong>a in parte da terra o con<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> piccole scale oppure su carri a piatta<strong>forme</strong> laterali. Rientrano tra queste<br />

<strong>forme</strong> il fuso libero, il fusetto e l’<strong>allevamento</strong> a “solaxe”.<br />

d) su altre <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> adatte a impianti intensivi ad alta o altissima dens<strong>it</strong>à<br />

<strong>di</strong> piantagione con portinnesti nanizzanti in grado <strong>di</strong> creare pareti fruttifere gestibili<br />

completamente da terra (frutteti pedonali). Rientrano in questa tipologia le <strong>forme</strong> a<br />

parete singola come l’asse centrale o cordone e le <strong>forme</strong> a doppia parete inclinata<br />

come l’Y trasversale (“Tatura trellis”) e il V trasversale.<br />

a) Forme a parete verticale<br />

Le due <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> rientranti in questo gruppo (palmetta e ban<strong>di</strong>era)<br />

hanno in comune lo scarso spessore della chioma e una struttura scheletrica in<strong>di</strong>rizzata<br />

prevalentemente <strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione del filare, tale da ridurre, quanto più possibile, lo sviluppo<br />

in larghezza della chioma. Entrambe le <strong>forme</strong> richiedono una struttura <strong>di</strong> sostegno (pali e<br />

fili) per poter effettuare le legature <strong>delle</strong> branche con il giusto angolo <strong>di</strong> cresc<strong>it</strong>a.<br />

Palmetta. La palmetta è una forma classica in parete, normalmente cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da 3-4<br />

palchi <strong>di</strong> branche, adatta a terreni <strong>di</strong> pianura o <strong>di</strong> bassa collina; richiede un certo vigore e<br />

una cresc<strong>it</strong>a abbondante per la sua formazione, in risposta ai numerosi e ripetuti tagli che<br />

l’<strong>allevamento</strong> della pianta richiede. Di norma occorrono 3-4 anni per completare la<br />

struttura dell’albero. L’hab<strong>it</strong>us <strong>di</strong> vegetazione del ciliegio si adatta bene a questa forma.<br />

Occorre impostare robuste branche primarie intervenendo con tagli <strong>di</strong> raccorciamento<br />

partendo dall’astone per ottenere il primo palco, e poi sulla freccia per i palchi successivi.<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


La moderna palmetta è piuttosto libera e consente una certa cresc<strong>it</strong>a della vegetazione<br />

anche <strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione dell’interfilare con rami e corte branchette produttive <strong>di</strong>sposte in<br />

modo irregolare lungo l’asse e sulle branche primarie, cercando <strong>di</strong> mantenere un leggero<br />

gra<strong>di</strong>ente conico alla pianta. Le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> piantagione variano in funzione della vigoria<br />

propria della varietà, <strong>di</strong> quella indotta dal portinnesto e della fertil<strong>it</strong>à del terreno: tali<br />

<strong>di</strong>stanze possono variare da 5,5 a 4,5 m tra i filari, da 4,5 a 3,5 m sulla fila con portinnesti<br />

vigorosi, fino a scendere a 3,0 o 2,5 m qualora si utilizzino soggetti semi-nanizzanti o<br />

nanizzanti.<br />

Trattandosi <strong>di</strong> una specie fortemente acrotona, con questa forma, una volta raggiunta la<br />

piena produzione, è importante mantenere equilibrati i palchi e alleggerire le cime,<br />

altrimenti troppo invadenti, privilegiando a questo scopo la potatura estiva. Il<br />

mantenimento <strong>di</strong> elevati livelli <strong>di</strong> qual<strong>it</strong>à dei frutti nelle varietà più fertili viene garant<strong>it</strong>o da<br />

tagli <strong>di</strong> raccorciamento effettuati sulle branche terziarie tendenti a accelerare il rinnovo<br />

<strong>delle</strong> formazioni fruttifere.<br />

Ban<strong>di</strong>era. Applicata per la prima volta in Francia negli anno ’60-’70 nell’<strong>allevamento</strong> del<br />

melo e del pero (“Drapeau Marchand”), la ban<strong>di</strong>era è stata più recentemente utilizzata nel<br />

ciliegio nel tentativo, riusc<strong>it</strong>o, <strong>di</strong> contenere la <strong>di</strong>mensione degli alberi, <strong>di</strong> anticipare la loro<br />

entrata in produzione rispetto ad altre <strong>forme</strong> a parete come la palmetta. Nella ban<strong>di</strong>era lo<br />

scheletro dell’albero è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un asse principale inclinato con una gradazione<br />

variabile (da 30 a 45° secondo le <strong>di</strong>stanze adottate sulla fila) e portante un certo numero <strong>di</strong><br />

branche allevate inclinate in <strong>di</strong>rezione opposta a quella dell’asse principale e inser<strong>it</strong>e su<br />

questo con un angolo <strong>di</strong> circa 85-90°. Orientativame nte, i sesti <strong>di</strong> impianto consigliati per la<br />

ban<strong>di</strong>era possono variare dai 5,5 ai 4,5 m tra i filari e dai 5 ai 3 m sulla fila. Anche questa<br />

forma richiede una struttura <strong>di</strong> sostegno cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da pali e 2-3 fili.<br />

b) Forme in volume<br />

Le <strong>forme</strong> in volume adottate nel ciliegio sono riconducibili a un vaso, più o meno<br />

libero. Questa forma, che deriva da quella libera (o naturale) un tempo largamente <strong>di</strong>ffusa<br />

<strong>nella</strong> frutticoltura promiscua, è ancora presente nei ceraseti specializzati realizzati fino agli<br />

anni ’90; in quelli più recenti la forma a vaso tra<strong>di</strong>zionale è stata in gran parte sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dal<br />

vasetto basso a branche multiple e, più recentemente, dal vaso multiasse.<br />

Vaso classico. La struttura scheletrica del vaso classico è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da un tronco da cui,<br />

all’altezza <strong>di</strong> 70-80 cm dal suolo, si <strong>di</strong>partono generalmente tre (più raramente quattro)<br />

branche primarie sulle quali sono inser<strong>it</strong>e alcune branche secondarie <strong>di</strong> vario or<strong>di</strong>ne a<br />

<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong>verse a seconda della vigoria degli alberi. Rispetto all’asse verticale le branche<br />

primarie sono <strong>di</strong>sposte ra<strong>di</strong>almente a 120° (se tre) o a 90° (se in numero <strong>di</strong> quattro) l’una<br />

dall’altra e inclinate <strong>di</strong> circa 35-40°. Quelle seco ndarie risultano più inclinate <strong>delle</strong> prime e<br />

<strong>di</strong>rette obliquamente in modo da occupare gli spazi esistenti tra le branche primarie.<br />

Ciascuna branca secondaria è poi rivest<strong>it</strong>a <strong>di</strong> branchette <strong>di</strong> sfruttamento e <strong>di</strong> produzioni<br />

fruttifere (dar<strong>di</strong>, rami misti e brin<strong>di</strong>lli). Nel vaso tra<strong>di</strong>zionale, se la potatura <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong><br />

viene esegu<strong>it</strong>a correttamente, la chioma assume una forma finale tendenzialmente troncoconica,<br />

internamente spoglia <strong>di</strong> vegetazione. Il tempo necessario per completare la<br />

struttura <strong>di</strong> una forma a vaso classico può variare dai 3 ai 5 anni in relazione alla vigoria<br />

degli alberi e al numero <strong>di</strong> branche secondarie voluto. Orientativamente, le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong><br />

piantagione consigliate per le <strong>forme</strong> a vaso, con portinnesti tra<strong>di</strong>zionali, variano dai 6 ai 5<br />

m tra le file e dai 6 ai 4 m sulla fila.<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


Vasetto basso. Il vasetto basso è una forma <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> particolarmente in<strong>di</strong>cata per il<br />

ciliegio, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da un tronco piuttosto corto sul quale sono inser<strong>it</strong>e più branche principali<br />

(da 3 a 5) con ampio angolo <strong>di</strong> inserzione (80°) e p ortanti più branchette fruttifere in<br />

posizione quasi orizzontale, con lunghezza decrescente dalla base verso l’apice<br />

dell’albero. Per assicurare una ramificazione abbondante (la forma è conosciuta anche<br />

come vasetto basso a branche multiple), secondo le due tecniche <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> <strong>di</strong><br />

segu<strong>it</strong>o descr<strong>it</strong>te, si interviene nei primi anni con ripetuti tagli per lo più al verde (nel<br />

vasetto basso catalano) o al bruno (nel vaso basso mo<strong>di</strong>ficato). con tagli <strong>di</strong><br />

raccorciamento effettuati sui rami destinati a formare le branche principali e secondarie. Al<br />

termine del periodo <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> dell’albero (normalmente al 3°-4° anno) si ottiene una<br />

forma “a cespuglio”, globosa, che verrà man mano svuotata internamente. Con questa<br />

forma, che non richiede strutture <strong>di</strong> sostegno ed è <strong>di</strong> facile formazione, vengono ridotte le<br />

<strong>di</strong>mensioni finali <strong>delle</strong> piante rispetto alle <strong>forme</strong> a vaso tra<strong>di</strong>zionale, gli alberi entrano più<br />

precocemente in produzione, specialmente dove si fa ricorso alla potatura verde. Il vaso<br />

basso è adatto a dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione me<strong>di</strong>e o me<strong>di</strong>o alte; le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> impianto<br />

<strong>di</strong>pendono dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fertil<strong>it</strong>à del terreno, dalla <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à idrico-nutrizionale e<br />

dalla combinazione varietà/portinnesto: possono variare da 5 a 4 m tra i filari e da 4 a 3 m<br />

sulla fila. Di norma, per questa forma, si utilizzano portinnesti vigorosi o semi-nanizzanti.<br />

Al vasetto basso afferiscono due varianti: il vaso basso catalano e il vaso basso<br />

mo<strong>di</strong>ficato.<br />

Vaso basso catalano. La potatura <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> <strong>di</strong> questa forma privilegia gli<br />

interventi al verde. Di conseguenza questo modello trova facile applicazione negli<br />

ambienti, come quelli meri<strong>di</strong>onali, dove la cresc<strong>it</strong>a vegetativa è generalmente<br />

prolungata oltre l’estate. La forma a vaso basso necess<strong>it</strong>a <strong>di</strong> terreni piuttosto fertili,<br />

irrigui e portinnesti <strong>di</strong> buona vigoria.<br />

Vaso basso mo<strong>di</strong>ficato. In linea <strong>di</strong> massima si tratta della stessa tecnica adottata<br />

per il vaso basso catalano, con la <strong>di</strong>fferenza che gli interventi <strong>di</strong> raccorciamento<br />

vengono esegu<strong>it</strong>i unicamente con la potatura invernale. Tale forma è particolarmente<br />

in<strong>di</strong>cata negli ambienti collinari, dove la pendenza del terreno rende le <strong>forme</strong> a parere<br />

<strong>di</strong>fficilmente gestibili, o più in generale, nelle aree dove la vigoria e lo sviluppo <strong>delle</strong><br />

piante sono contenuti perché i terreni sono meno fertili e l’irrigazione non sempre<br />

<strong>di</strong>sponibile. In queste con<strong>di</strong>zioni non solo non è necessaria, ma può risultare<br />

sconveniente l’esecuzione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> potatura al verde.<br />

Vaso multi-asse. Le <strong>forme</strong> a vaso o a vasetto basso utilizzano la potatura <strong>di</strong><br />

raccorciamento per dare la forma alla pianta, per lim<strong>it</strong>arne l’altezza e per regolare la<br />

produzione. Il lim<strong>it</strong>e principale <strong>di</strong> questa tecnica, che prevede l’eliminazione <strong>di</strong> buona parte<br />

del legno giovane (germogli e rami), è l’allungamento della fase giovanile degli alberi e il<br />

conseguente r<strong>it</strong>ardo nell’entrata in produzione. Nel vaso multi-asse viene privilegiata<br />

invece la potatura “lunga” (la branche non sono raccorciate) che, insieme a alcuni<br />

interventi <strong>di</strong> piegatura <strong>di</strong> rami e branche, porta a un anticipo <strong>nella</strong> messa a frutto <strong>delle</strong><br />

piante, dovuto a una più precoce ed intensa <strong>di</strong>fferenziazione <strong>delle</strong> formazioni fruttifere<br />

(dar<strong>di</strong>). L’inconveniente principale <strong>di</strong> questa tecnica è che porta spesso a un sovraccarico<br />

<strong>di</strong> frutti: interventi <strong>di</strong> potatura come l’eliminazione o il raccorciamento <strong>delle</strong> branchette a<br />

frutto in eccesso spesso non sono sufficientemente risolutivi. In questi casi, la regolazione<br />

del carico dei frutti dell’albero si effettua attraverso l’estinzione artificiale dei dar<strong>di</strong> in<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


sovrannumero. Nelle operazioni <strong>di</strong> curvatura-piegatura dei rami e <strong>delle</strong> branchette molta<br />

attenzione viene rivolta al vigore proprio della varietà e a quello indotto dal portinnesto:<br />

normalmente, le piegature saranno <strong>di</strong> intens<strong>it</strong>à (ovvero: angolo) tanto maggiore quanto la<br />

varietà sarà vigorosa e lenta <strong>nella</strong> messa a frutto. Va però considerato che inclinazioni<br />

eccessive possono annullare la cresc<strong>it</strong>a e sbilanciare l’equilibrio vegeto-produttivo verso<br />

una eccessiva formazione <strong>di</strong> gemme a fiore e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> frutti. Nelle varietà con portamento<br />

assurgente, piegature eccessive possono inoltre favorire l’emissione <strong>di</strong> germogli<br />

eccessivamente vigorosi (dunque inutili) in corrispondenza dei punti <strong>di</strong> massima curvatura.<br />

Nella realizzazione <strong>di</strong> ceraseti specializzati e intensivi con gestione <strong>delle</strong> piante per lo più<br />

da terra, i concetti del vaso multi-asse trovano le migliori applicazioni con portinnesti della<br />

classe dei semi-nanizzanti, o, comunque, meno vigorosi del franco o del Santa Lucia e su<br />

terreni non eccessivamente fertili.<br />

c) Forme derivate<br />

Si tratta <strong>di</strong> <strong>forme</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> relativamente nuove per il ciliegio, mutuate per<br />

molti aspetti dal melo e dal pero, pur con le opportune <strong>di</strong>fferenze legate al <strong>di</strong>verso hab<strong>it</strong>us<br />

vegetativo e produttivo del ciliegio. Con queste <strong>forme</strong> si realizzano pareti fruttificanti<br />

continue per impianti a dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione me<strong>di</strong>o-alte o alte, secondo il portinnesto<br />

utilizzato. Consentono la formazione <strong>di</strong> piante con <strong>di</strong>mensioni relativamente contenute, <strong>di</strong><br />

precoce ed elevata produttiv<strong>it</strong>à.<br />

Fusetto. La forma a fusetto, sviluppatasi inizialmente in Germania, avvalendosi <strong>di</strong><br />

portinnesti semi-nanizzanti o nanizzanti, è in grado <strong>di</strong> contenere lo sviluppo del ciliegio in<br />

una forma verticale, conica, gestibile pressoché interamente da terra. Si adatta bene alle<br />

alte dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> piantagione (800-1.200 alberi/ha) e le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> impianto possono variare,<br />

a seconda della vigoria del portinnesto e della varietà, della fertil<strong>it</strong>à del terreno e della<br />

tecnica colturale adottata, da 5 a 4,5 m tra i filari e da 3 a 1,5 m sulla fila. Le piante<br />

entrano precocemente in produzione e le rese produttive/ha sono in genere elevate. La<br />

forma necess<strong>it</strong>a <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> sostegno (pali e fili); inoltre, almeno <strong>nella</strong> fase iniziale <strong>di</strong><br />

<strong>allevamento</strong>, è necessario un tutore (canna) <strong>di</strong> supporto per ogni singola pianta. La<br />

tecnica <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> è <strong>di</strong>versa secondo il materiale vivaistico <strong>di</strong> partenza: astone <strong>di</strong> un<br />

anno o pianta a gemma dormiente o innesto a <strong>di</strong>mora. La pianta ideale per un <strong>allevamento</strong><br />

<strong>nella</strong> forma a fusetto dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: altezza <strong>di</strong> 180-200 cm,<br />

presenza me<strong>di</strong>a 6-8 rami anticipati (minima <strong>di</strong> 4) con lunghezza superiore a 40 cm, ben<br />

maturi, inser<strong>it</strong>i a un’altezza compresa tra i 70 e i 90 cm dal colletto, <strong>di</strong>ametro del fusto<br />

sopra il punto <strong>di</strong> innesto <strong>di</strong> almeno 20 mm.<br />

Solaxe. Si tratta <strong>di</strong> una nuova forma <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>, ideata in Francia per il melo,<br />

adattabile a ceraseti intensivi, irrigui, preferibilmente realizzati con portinnesti seminanizzanti<br />

(Simard, 2006). L’<strong>allevamento</strong> avviene su un unico asse centrale, con curvatura<br />

sotto l’orizzontale <strong>delle</strong> branche fruttifere sulle quali vengono applicati i concetti della<br />

potatura lunga e dell’estinzione dei dar<strong>di</strong>. Il concetto del Solaxe integra la progressiva<br />

formazione della pianta nel tempo con la perenn<strong>it</strong>à <strong>delle</strong> formazioni fruttifere future. La<br />

pianta allevata con questo sistema presenta una forma assiale evolutiva verso l’acrotonia<br />

con un portamento più libero e naturale. Sull’asse centrale, che viene lasciato integro,<br />

sono inser<strong>it</strong>e le branche fruttifere, anch’esse lasciate integre, dunque mai raccorciate o<br />

semplificate. Durante lo sviluppo, le branche si rivestono <strong>di</strong> formazioni fruttifere (dar<strong>di</strong>). In<br />

questo modo la pianta raggiunge, molto velocemente e in modo naturale, un equilibrio tra<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

mano”, Ferrara 5 Giugno 2009


l’accrescimento vegetativo e l’entrata in produzione, senza dover intervenire con<br />

operazioni <strong>di</strong> potatura <strong>di</strong> costruzione della pianta. Con il sistema a Solaxe la pianta<br />

assume un aspetto che evolve dalla forma a cono, tipica del fusetto, a quella<br />

procombente, come un salice piangente, poiché le branche, a causa degli interventi <strong>di</strong><br />

piegatura o del peso dei frutti, si orientano verso il basso.<br />

d) Forme per impianti a alta o altissima dens<strong>it</strong>à<br />

Pur conservando in molte realtà la loro vali<strong>di</strong>tà tecnica ed economica, le <strong>forme</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>allevamento</strong> classiche a parete (palmetta e ban<strong>di</strong>era) e in volume (vaso o vasetto basso)<br />

vengono sempre più affiancate da nuove <strong>forme</strong> realizzabili anche nel ciliegio grazie alla<br />

<strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> portinnesti nanizzanti o semi-nanizzanti. L’incremento della dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />

piantagione ha mo<strong>di</strong>ficato, in certi casi ra<strong>di</strong>calmente, i cr<strong>it</strong>eri <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong><br />

<strong>allevamento</strong> <strong>delle</strong> piante, tendenti a cost<strong>it</strong>uire pareti continue fruttificanti <strong>di</strong>sposte su<br />

un’unica parete (<strong>forme</strong> a asse colonnare) o su una doppia parete (<strong>forme</strong> a V o a Y<br />

trasversale). Queste <strong>forme</strong> consentono <strong>di</strong> realizzare impianti intensivi con gestione <strong>delle</strong><br />

principali operazioni colturali, come raccolta e potatura, totalmente da terra. Non a caso,<br />

in Francia, queste tipologie <strong>di</strong> impianti vengono defin<strong>it</strong>i “verger pieton” (frutteti pedonali).<br />

Asse colonnare o cordone. E’ una forma per ceraseti intensivi (1000-1500 alberi/ha) o<br />

superintensivi (fino a 5000 alberi/ha); il cordone altro non è che un fusetto mo<strong>di</strong>ficato, con<br />

uni<strong>forme</strong> rivestimento <strong>di</strong> branchette fruttifere <strong>di</strong> uguale ed equilibrata vigoria, inser<strong>it</strong>e<br />

<strong>di</strong>rettamente sull’asse centrale permanente. Con portinnesti nanizzanti, l’altezza massima<br />

raggiunta da questa forma non supera normalmente i 2-2,5 m. Richiede una struttura <strong>di</strong><br />

sostegno con pali e almeno un paio <strong>di</strong> fili. Le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> impianto possono variare dai 4 ai<br />

3,5 m tra le file e da 1 a 0,5 m sulla fila. Il cordone è facilmente ottenibile partendo da<br />

astoni “lisci”, <strong>di</strong> altezza adeguata, oppure da piante ramificate, provviste <strong>di</strong> numerosi e<br />

corti rami anticipati. Gli interventi <strong>di</strong> potatura dell’asse colonnare si lim<strong>it</strong>ano<br />

all’asportazione <strong>di</strong> germogli troppo vigorosi o mal posizionati, raccorciamento <strong>delle</strong><br />

branchette fruttifere troppo sviluppate, rinnovo <strong>delle</strong> stesse con tagli <strong>di</strong> r<strong>it</strong>orno, incisioni per<br />

favorire la formazione <strong>di</strong> germogli laterali.<br />

Doppia parete inclinata. Le <strong>forme</strong> a doppia parete (Y e V trasversale) consentono la<br />

realizzazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> ciliegio intensivi, molto contenuti in altezza e gestibili quasi<br />

totalmente da terra, grazie alla <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> portinnesti nanizzanti.<br />

Y trasversale. Rispetto alla versione originale (Tatura trellis, dal nome della stazione<br />

sperimentale australiana Tatura, che ha ideato tale forma), la forma a Y adottata in<br />

Italia si <strong>di</strong>fferenzia per <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> impianto minori tra i filari (4,0-5,0 m) e maggiori<br />

sulla fila (1,0-2,0 m); secondo la vigoria del portinnesto e la fertil<strong>it</strong>à del terreno le<br />

dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> impianto possono variare dalle 1000 alle 2500 piante/ha. Ogni albero è<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due branche principali a V orientate ognuna in <strong>di</strong>rezione opposta verso<br />

l’interfilare e inclinate dai 30° ai 45° rispetto a lla verticale. Le branche si <strong>di</strong>partono dal<br />

tronco ad un’altezza <strong>di</strong> 50-60 cm. L’impianto può essere esegu<strong>it</strong>o sia con astoni<br />

provvisti <strong>di</strong> un buon apparato ra<strong>di</strong>cale, sia con piante a gemma dormiente o con<br />

portinnesti innestati sul posto. Il sistema a Y prevede una doppia intelaiatura fissa <strong>di</strong><br />

pali e fili; si presta bene alla realizzazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> ciliegio con coperture<br />

antipioggia del tipo a arco. L’astone viene cimato a 50-60 cm per ottenere l’emissione<br />

<strong>di</strong> germogli vigorosi; ne verranno scelti due tra quelli meglio orientati verso l’interfila.<br />

Sintesi della relazione presentata al Convegno “ Il ciliegio ad alta dens<strong>it</strong>à: il futuro a portata <strong>di</strong><br />

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La loro inclinazione verrà ottenuta gradualmente me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>varicatori o cavalletti.<br />

Altre operazioni nei primi anni dall’impianto riguardano l’eliminazione dei germogli<br />

posti dorsalmente alla branca principale e l’alleggerimento della cima (potatura al<br />

verde). Andrà quin<strong>di</strong> favor<strong>it</strong>o lo sviluppo <strong>di</strong> branchette laterali in modo da ottenere,<br />

nel tempo, una doppia parete fruttificante continua. In produzione si provvederà al<br />

rinnovo <strong>delle</strong> branchette fruttifere.<br />

Forma a V. Consente <strong>di</strong> intensificare ulteriormente le dens<strong>it</strong>à <strong>di</strong> impianto, potendo<br />

arrivare, nelle migliori con<strong>di</strong>zioni pedologiche, a superare le 3000-5000 piante/ha,<br />

con <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> 3,5-4,0 m tra i filari e 0,5-1,0 metro sulla fila. Si realizza mettendo a<br />

<strong>di</strong>mora astoni <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> innesto <strong>di</strong> sufficiente altezza (1,2-1,5 m), in posizione<br />

leggermente inclinata verso l’interfilare (15-20° r ispetto alla verticale)<br />

alternativamente in senso opposto lungo il filare. Anche questa forma necess<strong>it</strong>a <strong>di</strong><br />

una struttura <strong>di</strong> sostegno rappresentata da pali, fili e uno o due corti braccetti<br />

<strong>di</strong>varicatori. I cr<strong>it</strong>eri <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e potatura sono identici a quelli dell’asse<br />

colonnare.<br />

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