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a Pescia, in parte ascrivibili ad altre manifatture toscane (Pistoia, Doccia, Montelupo, Fucecchio,
Vicopisano, Siena) e a fabbriche liguri ed inglesi.
Il saggio A, primo intervento stratigrafico urbano condotto nella città 59 , ha consentito il recupero di
7842 reperti sulla base di una sequenza stratigrafica documentata che ha permesso di acquisire
contesti chiusi, emblematici nella messa a fuoco della circolazione dei prodotti ceramici a Pescia fra
Medioevo ed Età Moderna. Il saggio B, invece, da cui sono emersi 7801 frammenti, è stato limitato
allo scavo stratigrafico di alcuni scarichi omogenei di rifiuti. La parte più consistente dei reperti del
saggio B, da datarsi agli inizi del XIX secolo, sembra interpretabile come una discarica di manufatti
eliminati in un arco di tempo piuttosto breve e caratterizzati da un’evidente omogeneità. Alcuni
graffiti di proprietà, incisi a cotto sul vasellame da mensa e da cottura, ed il carattere di serialità,
rilevabili all’interno di tale nucleo di ceramiche, avevano indotto a riferire i manufatti al corredo
domestico di una qualche comunità: forse religiosa, suggerita dall’alta attestazione di iniziali incise
a cotto sul vasellame. Questo elemento peculiare contraddistingue solitamente i corredi delle
comunità monastiche. Una nostra ricerca archivistica, mirata all’acquisizione di dati mediante il
vaglio delle fonti scritte della fine del XVIII e degli inizi del XIX secolo, concernenti informazioni
sulle proprietà delle particelle catastali relative al palazzo di via Oberdan, ha messo in luce
l’esistenza di una piccola comunità monastica pesciatina, finora sconosciuta. La nostra indagine è
stata finalizzata alla ricostruzione a ritroso delle vicende catastali, relative alla corte aperta oggetto
di scavo ed alle abitazioni contigue limitrofe che si affacciano su di essa, allo scopo di evincere dati
inerenti alle cause ed alla cronologia della deposizione dello scarico del vasellame ceramico.
Abbiamo potuto peraltro collegare i graffiti incisi a cotto sul vasellame e la significativa serialità,
riscontrata nei nostri reperti ceramici, alla congregazione pesciatina dei Padri Agostiniani di S.
Maria in Selva, residente nel palazzo di via Oberdan dalla fine del ‘700. Questo ordine religioso,
fondato a Buggiano nel 1256, è stato soppresso nel 1810 dalla legislazione napoleonica.
L’abitazione della confraternita dei religiosi, costretti a lasciare nel 1810 la casa pesciatina, dietro
ingiunzione napoleonica, sarebbe stata plausibilmente acquistata o occupata da un altro proprietario
che si sarebbe liberato del vasellame del corredo domestico della comunità monastica, esautorata e
depauperata dalla normativa sull’incameramento dei beni ecclesiastici nelle casse pubbliche.
Questi dati, reperiti dallo scorporo dei fondi archivistici, ma soprattutto le cronologie desunte
dall’associazione con il restante materiale ceramico - particolarmente significative nel saggio A
documentato dalla sequenza stratigrafica - hanno consentito di elaborare quadri tipologici e crono-
tipologici della slip ware pesciatina. La determinazione delle matrici argillose e l’analisi delle
59 Milanese 1994b, p. 199.
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