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PROGETTO DI RICERCA - SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA 2005/2006<br />

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA<br />

LA SLIP WARE IN TOSCANA: PRODUZIONE E CIRCOLAZIONE DI UNA<br />

CLASSE CERAMICA POSTMEDIEVALE


1. CONTENUTO<br />

La slip ware, ceramica <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a (ormai nota <strong>in</strong> letteratura con la<br />

nomenclatura anglosassone 1 : slip=argilla semiliquida e ware=vasellame), attestata prevalentemente<br />

<strong>in</strong> manufatti da cottura e, <strong>in</strong> modo m<strong>in</strong>oritario, <strong>in</strong> vasellame da mensa, è prodotta da varie<br />

manifatture regionali italiane dalla f<strong>in</strong>e del XVI al XX secolo. Tuttavia, la maggior parte delle<br />

produzioni sembra est<strong>in</strong>guersi entro la seconda metà del XIX secolo, con l’avvento delle prime<br />

produzioni <strong>in</strong>dustriali <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriate. Si tratta <strong>di</strong> una classe d’uso comune, ovvero corrispondente ai<br />

caratteri peculiari <strong>di</strong> funzionalità e basso costo <strong>di</strong> un vasellame necessario all’espletamento <strong>di</strong><br />

attività quoti<strong>di</strong>ane, il cui requisito base risiede nel rapporto: m<strong>in</strong>imo costo-massimo ren<strong>di</strong>mento. I<br />

caratteri funzionali predom<strong>in</strong>ano su quelli stilistici: la decorazione è <strong>in</strong>fatti sommaria e stereotipata,<br />

soprattutto nelle produzioni da fuoco. L’attestazione dei r<strong>in</strong>venimenti e dei centri produttivi <strong>di</strong> slip<br />

ware appare concentrata nell’Italia centro-settentrionale. La Toscana risulta fortemente <strong>in</strong>teressata<br />

dalla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tale classe, come comprovato dall’esistenza <strong>di</strong> numerose fabbriche e dai cospicui<br />

r<strong>in</strong>venimenti <strong>di</strong> reperti, particolarmente significativi nella parte nord della regione, e dalle copiose<br />

fonti iconografiche reperite. Varie nature morte – da noi ricercate - del XVII e dell’<strong>in</strong>tero XVIII<br />

secolo documentano <strong>in</strong>fatti una considerevole attestazione del vasellame <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to ad <strong>in</strong>gobbio sotto<br />

vetr<strong>in</strong>a (figg. 1-2). Esse testimoniano il largo utilizzo <strong>di</strong> pignatti globulari (pentole monoansate), <strong>di</strong><br />

tegami troncoconici e <strong>di</strong> coperchi <strong>di</strong> slip ware nel corredo domestico delle cuc<strong>in</strong>e toscane del<br />

tempo.<br />

Nella regione Toscana sembra <strong>di</strong> poter cogliere la presenza <strong>di</strong> due tra<strong>di</strong>zioni manifatturiere <strong>di</strong> slip<br />

ware: l’una, localizzata nella parte settentrionale, specializzata <strong>in</strong> vasellame da cottura, collegata<br />

alle produzioni emiliane per repertorio morfologico e decorativo; l’altra, nella zona meri<strong>di</strong>onale,<br />

contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da una cultura ceramistica <strong>di</strong> prodotti da mensa e da recipienti da fuoco con decori<br />

più articolati, vic<strong>in</strong>a ai manufatti d’area laziale ed umbra. Si tratta tuttavia <strong>di</strong> una <strong>di</strong>cotomia dai<br />

conf<strong>in</strong>i non sempre marcati e con cospicui punti <strong>di</strong> contatto. Come esempio <strong>di</strong> dato tecnologico a<br />

livello regionale, ricor<strong>di</strong>amo che, fra il XVI ed il XVII secolo, l’uso dell’<strong>in</strong>gobbio nella decorazione<br />

<strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta sotto vetr<strong>in</strong>a si afferma <strong>in</strong> modo capillare <strong>in</strong> concomitanza con le classi ad esso legate<br />

(graffite, marmorizzate) e con le maioliche senesi, che l’utilizzano come base per lo smalto. La slip<br />

ware, <strong>in</strong>fatti, sembra <strong>in</strong>timamente connessa al periodo <strong>di</strong> grande trasformazione 2 che trae impulso<br />

dalla <strong>di</strong>ffusione della tecnologia dell’<strong>in</strong>gobbiatura e della graffitura, per <strong>in</strong>flusso delle ceramiche<br />

graffite padane e del trasferimento <strong>in</strong> Toscana <strong>di</strong> maestranze provenienti da quell’area.<br />

La nostra classe deve la sua rapida affermazione regionale all’economicità dei suoi prodotti.<br />

1 Cooper 1968.<br />

2 Milanese 1994, p. 97.<br />

1


Fig. 1 - Andrea Commo<strong>di</strong>, Giovane donna <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a (Olio su tela, cm 96x135), Firenze, collezione privata<br />

Opera <strong>di</strong> Andrea Commo<strong>di</strong> (Firenze 1560-1638), datata all’<strong>in</strong>izio del primo decennio del ‘600.<br />

Fig. 2 - Gian Domenico Ferretti, Natura morta con tizzoni ardenti, tegami e fiasco (Tela, cm 15x25),<br />

Vignola (Modena), collezione privata G.M.B. Iscrizioni: “G.D. FERRETTI FECE L’A. 1713”, sul retro.<br />

Provenienza: Grass<strong>in</strong>a (Firenze), collezione Alberto Bruschi. Gian Domenico Ferretti (Firenze 1692-1768).<br />

2


Il nostro progetto prevede uno stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to, de<strong>di</strong>cato alla produzione e alla circolazione<br />

della classe ceramica slip ware <strong>in</strong> Toscana e f<strong>in</strong>alizzato alla elaborazione <strong>di</strong> quadri delle varie<br />

tipologie locali prodotte. Il lavoro <strong>di</strong> ricerca è teso alla <strong>di</strong>sam<strong>in</strong>a, su base archeologico-stratigrafica,<br />

dell’evoluzione morfologica (quando pers<strong>in</strong>o decorativa) delle forme, attraverso la determ<strong>in</strong>azione<br />

dei tipi - con il precipuo scopo <strong>di</strong> giungere ad una puntuale configurazione della <strong>di</strong>ffusione dei vari<br />

tipi a livello regionale e sub-regionale - ed alla conoscenza <strong>di</strong> una geografia <strong>di</strong>acronica della<br />

circolazione della <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a nel territorio toscano. Uno dei nostri<br />

<strong>in</strong>tenti consiste <strong>in</strong>fatti nel conferire visibilità all’evoluzione, seppur lenta e lieve, <strong>di</strong> questa classe<br />

ceramica. Inoltre, ci auspichiamo <strong>di</strong> reperire dati f<strong>in</strong>almente significativi per far luce sulla genesi <strong>in</strong><br />

Toscana della tecnica della decorazione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a: “moda paneuropea” 3 sorta<br />

nella seconda metà del XVI secolo.<br />

La ricerca che qui proponiamo è stata ispirata dalla necessità <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care uno stu<strong>di</strong>o organico ad una<br />

classe ceramica ancora poco conosciuta e scarsamente <strong>in</strong>dagata dalla letteratura specialistica,<br />

contrariamente all’importanza e all’<strong>in</strong>teresse che riveste. La slip ware <strong>in</strong> Italia ha sofferto <strong>in</strong>fatti,<br />

f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e degli anni Settanta del ‘900, <strong>di</strong> un <strong>in</strong>giusto anonimato dovuto soprattutto alla limitata<br />

conoscenza delle produzioni ceramiche d’uso quoti<strong>di</strong>ano d’età moderna. Un approccio poco<br />

approfon<strong>di</strong>to alla nostra classe ha talvolta contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>to l’esiguo e<strong>di</strong>to relativo alle sue produzioni<br />

toscane; ma tale mancanza <strong>di</strong> organicità nello stu<strong>di</strong>o risulta imputabile all’assenza <strong>di</strong> precisi quadri<br />

crono-tipologici corroborati da attribuzioni cronologiche fondate su basi stratigrafiche.<br />

Un ulteriore approfon<strong>di</strong>mento sulla slip ware è stato ispirato da una nostra precedente <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>ecampione<br />

4 , <strong>in</strong>centrata sulla produzione <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a della città <strong>di</strong><br />

Pescia, il cui centro manifatturiero è stato <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato grazie al r<strong>in</strong>venimento <strong>di</strong> scarti <strong>di</strong> fornace <strong>di</strong> I<br />

cottura e alla documentazione <strong>di</strong> fonti scritte della seconda metà del XVIII secolo. Cent<strong>in</strong>aia <strong>di</strong><br />

manufatti pesciat<strong>in</strong>i della nostra classe della f<strong>in</strong>e del XVI f<strong>in</strong>o al XIX secolo, estremamente<br />

frammentari, restituiti nel corso <strong>di</strong> uno scavo urbano eseguito da Marco Milanese nel 1991 <strong>in</strong> una<br />

corte aperta <strong>di</strong> un palazzo del centro storico <strong>di</strong> Pescia 5 , sono stati sottoposti ad uno stu<strong>di</strong>o analitico<br />

che ha tentato <strong>di</strong> del<strong>in</strong>eare un quadro tipologico ed una crono-tipologia delle forme a livello subregionale.<br />

Dal contesto dei reperti <strong>di</strong> produzione locale presi <strong>in</strong> esame, sono emersi dati<br />

particolarmente emblematici:<br />

• l’ipotesi della genesi della produzione pesciat<strong>in</strong>a <strong>di</strong> slip ware <strong>in</strong> seguito al trasferimento <strong>di</strong><br />

maestranze specializzate dall’Emilia Romagna;<br />

3 Verrocchio, Troiano 2002, p. 38.<br />

4 Pescia: un centro produttore <strong>di</strong> slip ware: tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong> Eva Degl’Innocenti, relatore Prof. Marco Milanese, Corso<br />

<strong>di</strong> laurea <strong>in</strong> Conservazione dei Beni Culturali – <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale – Università <strong>di</strong> Pisa, Anno<br />

Accademico 2003/2004.<br />

5 Milanese 1994b.<br />

3


• l’attestazione <strong>di</strong> un’evoluzione tipologica dei manufatti <strong>di</strong> slip ware nel corso del tempo che<br />

ha consentito l’elaborazione <strong>di</strong> una crono-tipologia;<br />

• la consequenziale configurazione della slip ware come potenziale <strong>in</strong><strong>di</strong>catore cronologico e<br />

“fossile-guida” nell’<strong>in</strong>terpretazione <strong>di</strong> un contesto abitativo;<br />

• la presenza <strong>di</strong> vere e proprie batterie <strong>di</strong> vasellame da cottura, rilevata dall’attestazione <strong>di</strong><br />

variazioni <strong>di</strong>mensionali standar<strong>di</strong>zzate all’<strong>in</strong>terno delle tre forme funzionali, prodotte a<br />

Pescia, del coperchio, del tegame e del pignatto;<br />

• il rapporto tra forme vascolari e funzioni ha rivelato: elementi <strong>di</strong> storia economica poiché la<br />

cottura “a riverbero” del pignatto <strong>in</strong><strong>di</strong>ca un contesto privo <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> calore <strong>di</strong>verse da fuoco<br />

a legna o carbonelle; la polifunzionalità dei tegami, utilizzati anche per la mensa.<br />

Gli esiti dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e-campione svolta sul centro manifatturiero <strong>di</strong> Pescia nonché la significativa<br />

attestazione <strong>di</strong> fabbriche e r<strong>in</strong>venimenti <strong>di</strong> vasellame slip ware <strong>in</strong> Toscana hanno stimolato il<br />

progetto che qui presentiamo. Infatti, i ritrovamenti <strong>di</strong> reperti <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto<br />

vetr<strong>in</strong>a e dei relativi scarti <strong>di</strong> fornace nel territorio regionale, uniti alla documentazione delle fonti<br />

scritte e <strong>di</strong> quelle iconografiche, suffragano l’importanza e la forte <strong>di</strong>ffusione della nostra classe nel<br />

contesto toscano. Lo sta<strong>di</strong>o ancora embrionale delle conoscenze <strong>in</strong>erenti alla produzione e alla<br />

circolazione della slip ware <strong>in</strong> Toscana e soprattutto l’assenza <strong>di</strong> quadri crono-tipologici regionali e<br />

subregionali hanno suggerito la necessità <strong>di</strong> una ricerca organica de<strong>di</strong>cata ad una classe molto<br />

<strong>di</strong>ffusa nella nostra regione.<br />

Uno dei punti nodali del nostro lavoro consiste nella messa a fuoco dell’<strong>in</strong>izio e della f<strong>in</strong>e delle<br />

produzioni toscane e degli aspetti tipologico-<strong>di</strong>stributivi della classe. Il progetto si basa sullo stu<strong>di</strong>o<br />

privilegiato dei reperti <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a provenienti da scavi<br />

stratigrafici, corredati <strong>di</strong> una dettagliata documentazione dei livelli d’età moderna, realizzati a:<br />

Firenze, Pisa, Pienza, Montalfonso (Castelnuovo Garfagnana, Lu), Pescia, Massa (Pt) e nell’area<br />

senese-grossetana, ma anche dai r<strong>in</strong>venimenti fortuiti, che possono fornirci preziose <strong>in</strong>formazioni<br />

sui centri manifatturieri e sulla d<strong>in</strong>amica della circolazione dei prodotti e delle maestranze <strong>di</strong> slip<br />

ware (Pietrasanta, Camaiore, Lucca, area senese-grossetana).<br />

2. LO STATO DEGLI STUDI ITALIANI SULLA SLIP WARE<br />

Questa classe ceramica, o per meglio <strong>di</strong>re sotto-classe (se la si <strong>in</strong>terpreta come sotto-gruppo della<br />

ceramica <strong>in</strong>vetriata), è contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da una penuria <strong>di</strong> bibliografia specifica, dovuta <strong>in</strong> gran parte<br />

allo scarso <strong>in</strong>teresse suscitato negli anni passati dalla ceramica postme<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> uso comune <strong>in</strong><br />

Italia. Spesso le produzioni <strong>di</strong> età moderna, compresi i prodotti da mensa, sono restituite (quando<br />

ad<strong>di</strong>rittura non recuperate) da ritrovamenti casuali e non vengono successivamente stu<strong>di</strong>ate. Si<br />

4


lamenta dunque una penuria <strong>di</strong> pubblicazioni italiane (come già sottol<strong>in</strong>eato a suo tempo da Daniele<br />

Manacorda 6 ), relative a materiali sei-settecentechi provenienti sia da contesti stratigrafici che da<br />

recuperi occasionali. In effetti, alcuni prodotti <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a si sono<br />

conosciuti attraverso esemplari <strong>in</strong>teri, emersi da r<strong>in</strong>venimenti fortuiti - qu<strong>in</strong><strong>di</strong> fuori dal loro contesto<br />

- conservati <strong>in</strong> alcuni musei e collezioni private. Ma questi pezzi, al pregio della <strong>in</strong>tegrità, utile per<br />

la ricostruzione delle forme, associano il limite dell’eccezionalità e dell’impossibilità <strong>di</strong> ricostruire<br />

il contesto culturale e cronologico <strong>di</strong> provenienza. La classe dell’<strong>in</strong>vetriata non è stata oggetto <strong>di</strong><br />

uno stu<strong>di</strong>o tipologico approfon<strong>di</strong>to. La slip ware ha sofferto pertanto <strong>in</strong> Italia, f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e degli<br />

anni Settanta del ‘900, <strong>di</strong> un <strong>in</strong>giusto anonimato a fronte <strong>di</strong> un <strong>in</strong>teresse specifico da parte degli<br />

stu<strong>di</strong>osi <strong>in</strong>glesi, a cui si deve la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> slip ware, nomenclatura mutuata dalla ceramica<br />

romana, ripresa <strong>in</strong> Italia per <strong>in</strong><strong>di</strong>care tipi simili dell’area laziale ed entrata poi nell’uso comune. Le<br />

problematiche relative alla <strong>di</strong>fficoltà dello stu<strong>di</strong>o della <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta sotto vetr<strong>in</strong>a si collegano,<br />

perciò, alla tematica generale della limitata conoscenza delle produzioni d’uso quoti<strong>di</strong>ano,<br />

imputabile alla mancanza <strong>di</strong> precisi quadri crono-tipologici fondati su basi stratigrafiche. Tuttavia,<br />

un recupero privo <strong>di</strong> documentazione stratigrafica può fornire <strong>in</strong>formazioni <strong>di</strong> carattere tecnologico<br />

e tipologico del vasellame. Grazie alle pionieristiche pubblicazioni degli scavi stratigrafici<br />

all’<strong>in</strong>terno del Palazzo Pretorio <strong>di</strong> Prato del 1978 7 , della Crypta Balbi <strong>di</strong> Roma - <strong>in</strong> particolare del<br />

Giard<strong>in</strong>o del Conservatorio <strong>di</strong> S. Cater<strong>in</strong>a della Rosa 8 e dell’immondezzaio del XVIII secolo 9 -<br />

della mostra Tor<strong>in</strong>o nel Basso Me<strong>di</strong>oevo 10 sugli scavi <strong>di</strong> Palazzo Madama <strong>di</strong> Tor<strong>in</strong>o, <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

archeologiche documentate sui «Quaderni della Sopr<strong>in</strong>tendenza Archeologica del Piemonte» e del<br />

materiale delle Civiche Collezioni tor<strong>in</strong>esi 11 , la slip ware ha com<strong>in</strong>ciato a ricevere la considerazione<br />

che merita. Ciò è avvenuto soprattutto <strong>in</strong> virtù della sua larga <strong>di</strong>ffusione nei livelli postme<strong>di</strong>evali <strong>di</strong><br />

contesti <strong>in</strong>dagati con metodologie moderne. E’ importante osservare che tale classe deve molta della<br />

sua “visibilità scientifica”: agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Sauro Gelichi sulla ceramica d’età moderna e sui relativi<br />

centri produttivi <strong>in</strong> Emilia-Romagna 12 ; a due recenti monografie sulla ceramica della collana <strong>di</strong><br />

Documenti <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Postme<strong>di</strong>evale (l’una sulla ceramica postme<strong>di</strong>evale <strong>in</strong> Abruzzo <strong>di</strong> Van<br />

Verrocchio e Diego Troiano 13 , l’altra sui centri produttori <strong>di</strong> ceramica <strong>in</strong> Piemonte nei secoli XVII-<br />

6<br />

Manacorda 1984, p. 6.<br />

7<br />

Francovich et al. 1978.<br />

8<br />

Cipriano 1984.<br />

9<br />

Bartoloni 1985.<br />

10<br />

Cortelazzo, Murer, Pantò, Vaschetti, Pett<strong>in</strong>ati 1982.<br />

11<br />

Pantò 1982.<br />

12<br />

Gelichi, Librenti 2001, pp. 13-38. Gelichi, Librenti 1997, pp. 185-228. Gelichi, Librenti 1995, pp. 253-264. Gelichi,<br />

Cur<strong>in</strong>a 1992, pp. 69-116. Gelichi 1992, pp. 1-23. Gelichi, M<strong>in</strong>guzzi 1986, pp. 51-94. Gelichi 1992, pp. 11-22. Gelichi<br />

1987, pp. 182-193.<br />

13<br />

Verrocchio, Troiano 2002.<br />

5


XIX 14 ); alle ricerche <strong>di</strong> Silvana Pannuzi 15 realizzate <strong>in</strong> Abruzzo e nel Lazio. Van Verrocchio e<br />

Diego Troiano hanno chiarito aspetti peculiari della produzione <strong>di</strong> ceramica postme<strong>di</strong>evale <strong>in</strong><br />

Abruzzo, fornendo una ricca documentazione della <strong>di</strong>stribuzione regionale dei centri manifatturieri<br />

ed elaborando gli unici quadri crono-tipologici <strong>di</strong> slip ware su base stratigrafica e<strong>di</strong>ti, grazie<br />

soprattutto allo scavo condotto nel 1994 <strong>in</strong> Piazza Caporali a Castel Frentano (Ch).<br />

Un posto <strong>di</strong> primo piano nell’approfon<strong>di</strong>mento della conoscenza sulla nostra classe occupa la rivista<br />

<strong>Archeologia</strong> Postme<strong>di</strong>evale nonché le altre pubblicazioni legate all’attività <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e <strong>di</strong> analisi<br />

capillare su materiali ceramici e manifatture della Toscana, svolta da molti anni e tuttora <strong>in</strong> corso, <strong>di</strong><br />

Marco Milanese 16 . Possiamo pertanto rilevare l’<strong>in</strong>tensificarsi, a partire dagli anni Novanta, <strong>di</strong><br />

un’attenzione particolare rivolta a questa classe da parte degli archeologi me<strong>di</strong>evisti.<br />

I prodotti della nostra penisola sembrano peraltro derivare dalle produzioni <strong>di</strong> slip ware<br />

postme<strong>di</strong>evali europee, plausibilmente della Germania del Sud e della Francia meri<strong>di</strong>onale 17 , che si<br />

<strong>di</strong>ffondono rapidamente <strong>in</strong> Europa 18 dalla metà del XVI secolo, con un sostanziale <strong>in</strong>cremento nel<br />

corso del XVII.<br />

È importante osservare che <strong>in</strong> Europa, contrariamente a quanto avviene <strong>in</strong> Italia, la produzione <strong>di</strong><br />

slip ware da fuoco sembra essere m<strong>in</strong>oritaria rispetto a quella da mensa.<br />

3. QUADRO DISTRIBUTIVO DEI RINVENIMENTI E DEI CENTRI DI PRODUZIONE IN<br />

ITALIA<br />

Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> fornire una breve panoramica sulla classe ceramica oggetto del nostro progetto <strong>di</strong> ricerca<br />

e <strong>di</strong> metterne <strong>in</strong> evidenza la centralità all’<strong>in</strong>terno delle problematiche della produzione e della<br />

circolazione dei manufatti ceramici d’età moderna, visioneremo il quadro <strong>di</strong>stributivo dei<br />

r<strong>in</strong>venimenti e dei centri <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> slip ware <strong>in</strong> Italia (fig. 3).<br />

14<br />

AA.VV 2002.<br />

15<br />

Pannuzi, Staffa 1994. Pannuzi 1997. Pannuzi 2000. Pannuzi 2001.<br />

16<br />

Milanese 1991. Milanese 1994. Milanese 1994a. Milanese, 1994b. Milanese, Quirós Castillo 1994. Milanese 1997.<br />

Milanese, Quirós Castillo 1997. Milanese 2003.<br />

17<br />

Naumann 1985.<br />

18<br />

Verrocchio, Troiano 2002, pp. 36-38.<br />

6


Fig. 3 19 – Quadro <strong>di</strong>stributivo dei r<strong>in</strong>venimenti (punti) e dei centri <strong>di</strong> produzione <strong>in</strong> Italia (triangoli).<br />

Un’aura <strong>di</strong> mistero avvolge ancora l’esplosione <strong>in</strong> Italia <strong>di</strong> questa “moda paneuropea” 20 nella<br />

seconda metà del XVI secolo, relativamente al rapporto tra l’<strong>in</strong>izio delle produzioni <strong>di</strong> slip ware<br />

nella penisola e le altre manifatture europee. Inoltre, alla letteratura specialistica cont<strong>in</strong>uano a<br />

rimanere assolutamente oscure le d<strong>in</strong>amiche economico-sociali che hanno determ<strong>in</strong>ato la nascita <strong>di</strong><br />

tale prodotto nel nostro paese. Appena sorta, questa classe si impone nel panorama produttivo<br />

italiano con una forte <strong>di</strong>fferenziazione all’<strong>in</strong>terno dei vari centri a livello nazionale, regionale e subregionale.<br />

Lo scarso <strong>in</strong>teresse bibliografico per prodotti privi <strong>di</strong> pregi artistici non ha permesso<br />

ancora una precisa configurazione della <strong>di</strong>ffusione nazionale della slip ware. Tuttavia, sebbene <strong>in</strong><br />

assenza <strong>di</strong> quadri crono-tipologici organici, possiamo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare due <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te tra<strong>di</strong>zioni produttive:<br />

l’una, specializzata nella realizzazione <strong>di</strong> manufatti da mensa o comunque non da cottura, con<br />

repertori decorativi e morfologici simili ai prodotti d’oltralpe (oscurata dalla concorrenza delle<br />

smaltate e delle <strong>in</strong>gobbiate coeve, molto <strong>di</strong>ffuse fra XVI e XVIII secolo); l’altra, nella manifattura<br />

<strong>di</strong> vasellame da fuoco, scarsamente attestata <strong>in</strong> Europa, <strong>di</strong> gran lunga più capillare ed estesa, <strong>in</strong><br />

19 Verrocchio, Troa<strong>in</strong>o 2002, p. 40.<br />

20 Ibidem, p. 38.<br />

7


concomitanza con le produzioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata monocroma. Nonostante lo sta<strong>di</strong>o embrionale degli<br />

stu<strong>di</strong> sulla ceramica postme<strong>di</strong>evale delle regioni meri<strong>di</strong>onali italiane impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> focalizzare <strong>in</strong><br />

modo più nitido il problema, tuttavia sembra quantitativamente rilevante l’entità <strong>di</strong> r<strong>in</strong>venimenti<br />

concentrati nelle regioni centrali e nelle zone padane orientali ed occidentali della penisola.<br />

Purtroppo, per il momento si tratta <strong>di</strong> analisi prelim<strong>in</strong>ari, non sostenute ancora dalla conoscenza dei<br />

rapporti <strong>di</strong> <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>pendenza delle varie produzioni italiane tra loro e con quelle d’oltralpe. Le varie<br />

aree produttive ci rivelano contesti manifatturieri contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti da aspetti <strong>di</strong> estrema<br />

regionalizzazione. Queste produzioni <strong>di</strong> uso comune, <strong>in</strong>fatti, sono caratterizzate da un repertorio<br />

abbastanza standar<strong>di</strong>zzato, nella forma e nella decorazione, che non esclude tuttavia lo sviluppo, nei<br />

vari ambiti regionali, <strong>di</strong> peculiarità morfologiche e decorative <strong>di</strong> una certa evoluzione formale.<br />

4. LO STATO DEGLI STUDI SULLA SLIP WARE DI PRODUZIONE TOSCANA<br />

Dopo la pubblicazione degli scavi stratigrafici all’<strong>in</strong>terno del Palazzo Pretorio <strong>di</strong> Prato del 1978 21 ,<br />

la slip ware ha ricevuto una degna attenzione bibliografica grazie a Guido Vann<strong>in</strong>i nello stu<strong>di</strong>o del<br />

materiale ceramico proveniente dal Palazzo dei Vescovi <strong>di</strong> Pistoia 22 , ma soprattutto a Riccardo<br />

Francovich 23 e a Sauro Gelichi 24 nella presentazione dei reperti emersi dalla Fortezza Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong><br />

Grosseto nonché a Marco Milanese negli anni ‘90. Marco Milanese, dopo aver trattato la nostra<br />

classe all’<strong>in</strong>terno dello stu<strong>di</strong>o relativo ai manufatti <strong>di</strong> ceramica restituiti dagli scavi <strong>di</strong> Piazza del<br />

Duomo <strong>di</strong> Siena 25 , ha riservato una particolare attenzione all’<strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto<br />

vetr<strong>in</strong>a nelle varie attività <strong>di</strong> ricerca svolte sulla ceramica postme<strong>di</strong>evale <strong>in</strong> Toscana: <strong>in</strong> particolare,<br />

sulle produzioni e la circolazione nella Vald<strong>in</strong>ievole 26 e a Lucca 27 . Gran parte della conoscenza <strong>di</strong><br />

fabbriche e manufatti <strong>di</strong> slip ware <strong>in</strong> Toscana si fonda sulle ricerche che hanno dato orig<strong>in</strong>e al<br />

volume “La ceramica postme<strong>di</strong>evale <strong>in</strong> Toscana” 28 : a Milanese dobbiamo la rassegna organica dei<br />

centri <strong>di</strong> produzione e dei manufatti <strong>in</strong> Toscana alla luce delle fonti archeologiche.<br />

5. QUADRO DISTRIBUTIVO DEI RINVENIMENTI E DEI CENTRI DI PRODUZIONE IN<br />

TOSCANA (fig. 4)<br />

21<br />

Francovich et al. 1978.<br />

22<br />

Vann<strong>in</strong>i 1985. Vann<strong>in</strong>i 1987.<br />

23<br />

Francovich, Gelichi 1980.<br />

24<br />

Ibidem.<br />

25<br />

Milanese 1991.<br />

26<br />

Milanese 1991. Milanese 1994. Milanese, 1994b. Milanese, Quirós Castillo 1994. Milanese 1997. Milanese, Quirós<br />

Castillo 1997. Milanese 2003.<br />

27<br />

Sem<strong>in</strong>ario permanente <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla ceramica postme<strong>di</strong>evale a Lucca <strong>di</strong>retto dal prof. Marco Milanese.<br />

28<br />

Milanese 1997.<br />

8


Fig. 4 – Quadro <strong>di</strong>stributivo dei r<strong>in</strong>venimenti (punti) e dei centri <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>in</strong> Toscana (triangoli).<br />

La produzione toscana <strong>di</strong> slip ware sembra contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta – analogamente alla globalità delle altre<br />

manifatture regionali <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriate ed <strong>in</strong>gobbiate postme<strong>di</strong>evali – da “un endemico conservatorismo,<br />

ispirato a modelli tecnologici <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione tardome<strong>di</strong>evale” 29 . La <strong>di</strong>ffusione capillare delle<br />

fabbriche <strong>di</strong> vasellame <strong>in</strong> Toscana, evidenziata dalla Bilancia Commerciale del 1762 30 e soprattutto<br />

dall’<strong>in</strong>chiesta economica leopold<strong>in</strong>a Valutazione dello Stato delle Arti e Manifatture del 1765-<br />

1768 31 , si avvale dell’attività <strong>di</strong> numerose e piccole fornaci rurali – de<strong>di</strong>te alla realizzazione <strong>di</strong><br />

laterizi, vasi e vasellame d’uso comune (<strong>in</strong>vetriato o <strong>in</strong>gobbiato) – e <strong>di</strong> fabbriche più gran<strong>di</strong>, dei<br />

centri urbani, ben poco conosciute dalla documentazione archivistica. Questa penuria <strong>di</strong> fonti scritte<br />

è acuita dal fatto che le fornaci, bene terziario, non vengono solitamente menzionate nelle mappe<br />

catastali né negli atti ufficiali del Comune. Ciascun centro rimane ancorato alla propria tra<strong>di</strong>zione<br />

manifatturiera con una cont<strong>in</strong>uità che dal XVI secolo si protrae f<strong>in</strong>o al XIX secolo.<br />

29 Milanese 1994, p. 102.<br />

30 ASF, Segreteria <strong>di</strong> Gab<strong>in</strong>etto, 104-106.<br />

31 ASF, Carte Gianni, filza 39, n. 523.<br />

9


I dati s<strong>in</strong>ora emersi dall’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione dei centri produttori, me<strong>di</strong>ante scarti <strong>di</strong> fornace e fonti<br />

archivistiche, e dal consistente numero <strong>di</strong> r<strong>in</strong>venimenti nonché dall’analisi del materiale ceramico <strong>di</strong><br />

taluni contesti concorrono a del<strong>in</strong>eare un ricco panorama <strong>di</strong>stributivo della slip ware <strong>in</strong> Toscana.<br />

Il quadro che si viene configurando presenta lacune simili alle altre realtà regionali, a causa della<br />

mancanza <strong>di</strong> crono-tipologie fondate su basi stratigrafiche. Sono tuttora da scandagliare le<br />

d<strong>in</strong>amiche economico-sociali della genesi delle fabbriche <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto<br />

vetr<strong>in</strong>a ed i rapporti <strong>di</strong> reciproca <strong>in</strong>fluenza con le altre produzioni italiane. La documentazione<br />

scritta, al riguardo, è assente, o meglio non ancora reperita, e raramente <strong>di</strong> perfetto <strong>in</strong>crocio con le<br />

fonti archeologiche. Le testimonianze materiali, soprattutto scarti <strong>di</strong> fornace, permettono <strong>di</strong><br />

ricostruire, <strong>di</strong> fronte al silenzio <strong>di</strong> quelle scritte, il milieu economico <strong>di</strong> questa regione a struttura<br />

produttiva <strong>di</strong> tipo artigianale.<br />

E’ importante osservare che un buon contributo al censimento delle fabbriche <strong>di</strong> ceramica<br />

settecentesche è stato fornito dalla Bilancia Commerciale del 1762 e dall’Inchiesta Valutazione<br />

dello stato delle Arti e Manifatture del 1765-1768, espressione della politica economico-sociale e<br />

normativa <strong>di</strong> Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena <strong>di</strong> Toscana, contrariamente al generale vuoto<br />

documentale, dovuto “all’assenza <strong>di</strong> progetti sistematici <strong>di</strong> raccolta delle fonti archivistiche sulle<br />

produzioni regionali” 32 . La Bilancia costituisce una preziosa documentazione sulla circolazione dei<br />

manufatti e delle materie prime all’<strong>in</strong>terno del Granducato e sull’<strong>in</strong>terscambio con l’estero 33 .<br />

L’Inchiesta della Valutazione, avviata nel 1765 da Pompeo Neri, del<strong>in</strong>ea un quadro produttivo<br />

toscano relativo agli ultimi trenta-quaranta anni 34 , a partire dal primo trentennio del XVIII secolo.<br />

5.1 TOSCANA SETTENTRIONALE<br />

La parte settentrionale della regione sembra <strong>in</strong>serirsi nella tra<strong>di</strong>zione produttiva <strong>di</strong> slip ware<br />

padana 35 , <strong>in</strong> particolare emiliano-romagnola, ampiamente <strong>di</strong>ffusa nel ‘500, dalla quale trae<br />

presumibilmente l’<strong>in</strong>put della manifattura <strong>di</strong> tale classe.<br />

I centri produttori <strong>di</strong> slip ware f<strong>in</strong>ora <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati <strong>in</strong> questa zona sono: Pescia (Pt) 36 , Capraia 37 (Fi),<br />

Vico <strong>di</strong> Bagnone 38 (Ms), Pisa 39 e Montelupo Fiorent<strong>in</strong>o 40 (Fi). Fra i r<strong>in</strong>venimenti <strong>di</strong> slip ware,<br />

32 Milanese 1994, p. 81.<br />

33 Berti F. 1998, p. 54.<br />

34 Berti F. 1998, p. 32.<br />

35 Ibidem, p. 97.<br />

36 Milanese, Quirós Castillo 1994.<br />

37 Milanese 1994, p. 85.<br />

38 Biag<strong>in</strong>i 1994, pp. 188-189.<br />

39 Alberti, Stiaff<strong>in</strong>i 1995, fig. 3, 1-2.<br />

40 Berti F. 1998, pp. 224-226; p. 416, figg. 410-412; pp. 445-447.<br />

10


segnaliamo quelli <strong>di</strong>: Firenze 41 , Pescia 42 , Prato 43 , Pistoia 44 , Monsummano Castello (Pt) 45 , Larciano<br />

(Pt) 46 , Lucca 47 , Casola <strong>di</strong> Lunigiana (Ms) 48 , Le Verrucole (San Romano <strong>di</strong> Garfagnana, Lu) 49 ,<br />

Montalfonso (Castelnuovo Garfagnana, Lu) 50 , San Salvatore a Vaiano (Po) 51 , San Giovanni<br />

Valdarno (Fi) 52 , Pisa 53 , Camaiore (Lu) 54 , Pietrasanta (Lu) 55 , Massa (Pt) 56 .<br />

5.1.1 PESCIA: I RISULTATI DI UN’INDAGINE-CAMPIONE<br />

La nostra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e-campione sulla produzione pesciat<strong>in</strong>a <strong>di</strong> slip ware è stata <strong>in</strong>centrata sullo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> reperti r<strong>in</strong>venuti a Pescia e provenienti da: due scarichi d’uso, del tardo XVIII secolo e dell’<strong>in</strong>izio<br />

del XIX secolo - emersi nel già citato giard<strong>in</strong>o-orto terrazzato <strong>di</strong> via Oberdan, nel centro storico <strong>di</strong><br />

Pescia - il cui materiale è stato restituito, attraverso due saggi stratigrafici, eseguiti nel 1991 da<br />

Marco Milanese 57 ; un recupero - effettuato negli anni Settanta, durante i lavori pubblici <strong>in</strong> via<br />

Ricasoli 58 - del più significativo <strong>in</strong>sieme, s<strong>in</strong>ora r<strong>in</strong>venuto <strong>in</strong> città, <strong>di</strong> ceramiche tardoseicentesche.<br />

Una datazione importante, per l’<strong>in</strong>quadramento cronologico <strong>di</strong> questi manufatti <strong>di</strong> f<strong>in</strong>e XVII secolo,<br />

è fornita dalla data 1693, <strong>in</strong>cisa a crudo su un piatto <strong>di</strong> graffita policroma. Nel contesto <strong>di</strong> via<br />

Ricasoli sono attestate due classi pr<strong>in</strong>cipali: le <strong>in</strong>vetriate da fuoco monocrome e slip ware,<br />

documentate da scarti <strong>di</strong> fornace <strong>di</strong> prima e seconda cottura, e la ceramica <strong>in</strong>gobbiata (monocroma e<br />

graffita monocroma e policroma) da scarti <strong>di</strong> consumo. A comprovare l’orig<strong>in</strong>e locale delle<br />

<strong>in</strong>vetriate ha concorso il r<strong>in</strong>venimento <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stanziatore <strong>di</strong> cottura <strong>di</strong> forma cil<strong>in</strong>drica.<br />

I saggi stratigrafici (A e B) dell’orto terrazzato <strong>di</strong> via Oberdan hanno restituito oltre 15.000<br />

frammenti ceramici, databili dal XIV al XX secolo, con una significativa concentrazione <strong>di</strong><br />

materiali attribuibili al tardo XVIII e all’<strong>in</strong>izio del XIX secolo. Si tratta <strong>di</strong> materiali <strong>in</strong> parte prodotti<br />

41 Reperti ceramici emersi dagli scavi <strong>di</strong> via de’ Castellani e della Biblioteca Magliabechiana, a Firenze, oggetto <strong>di</strong> uno<br />

stu<strong>di</strong>o condotto sotto la <strong>di</strong>rezione scientifica del Prof. Riccardo Francovich.<br />

42 Milanese 1994b.<br />

43 Francovich et alii 1978.<br />

44 Vann<strong>in</strong>i 1985. Vann<strong>in</strong>i 1987.<br />

45 Pieri 1977, p. 4.<br />

46 Milanese 1997.<br />

47 Berti, Ciampoltr<strong>in</strong>i, Stiaff<strong>in</strong>i 1994, fig. 33, nn. 18-19, p. 583. Abela 1991, pp. 18-26.<br />

48 Deferrari 1994, p. 187, tav. 5,6.<br />

49 Materiali del tardo ‘700-<strong>in</strong>izio ‘800 da scarichi d’uso della fortezza delle Verrucole: Ciampoltr<strong>in</strong>i, Not<strong>in</strong>i, Gui<strong>di</strong><br />

2002, pp. 236-250.<br />

50 Ine<strong>di</strong>ti: nei livelli postme<strong>di</strong>evali degli scavi della Rocca <strong>di</strong> Montalfonso, <strong>di</strong>retti da Marco Milanese.<br />

51 Francovich, Vann<strong>in</strong>i 1976, p. 73; pp. 81-83.<br />

52 Boldr<strong>in</strong>i, De Luca 1988, p. 107.<br />

53 Scavi urbani <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ti e scavo <strong>di</strong> Piazza Dante: Abela 1993, pp. 640-645; reperti da scarichi d’uso della prima metà del<br />

XVI-prima metà del XVII secolo nel convento <strong>di</strong> S.Anna a Pisa: Abela 1994, pp. 26-38.<br />

54 Ine<strong>di</strong>ti.<br />

55 Ine<strong>di</strong>ti.<br />

56 Fra il materiale ceramico del XV-XIX secolo, r<strong>in</strong>venuto nei riempimenti delle colmate, realizzate per i terrazzamenti<br />

agricoli, del settore (area 1600) a sud della torre del Catrio <strong>di</strong> Massa: Milanese, Baldassarri 2004.<br />

57 Milanese 1994b.<br />

58 Milanese, Quirós Castillo 1994.<br />

11


a Pescia, <strong>in</strong> parte ascrivibili ad altre manifatture toscane (Pistoia, Doccia, Montelupo, Fucecchio,<br />

Vicopisano, Siena) e a fabbriche liguri ed <strong>in</strong>glesi.<br />

Il saggio A, primo <strong>in</strong>tervento stratigrafico urbano condotto nella città 59 , ha consentito il recupero <strong>di</strong><br />

7842 reperti sulla base <strong>di</strong> una sequenza stratigrafica documentata che ha permesso <strong>di</strong> acquisire<br />

contesti chiusi, emblematici nella messa a fuoco della circolazione dei prodotti ceramici a Pescia fra<br />

Me<strong>di</strong>oevo ed Età Moderna. Il saggio B, <strong>in</strong>vece, da cui sono emersi 7801 frammenti, è stato limitato<br />

allo scavo stratigrafico <strong>di</strong> alcuni scarichi omogenei <strong>di</strong> rifiuti. La parte più consistente dei reperti del<br />

saggio B, da datarsi agli <strong>in</strong>izi del XIX secolo, sembra <strong>in</strong>terpretabile come una <strong>di</strong>scarica <strong>di</strong> manufatti<br />

elim<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> un arco <strong>di</strong> tempo piuttosto breve e caratterizzati da un’evidente omogeneità. Alcuni<br />

graffiti <strong>di</strong> proprietà, <strong>in</strong>cisi a cotto sul vasellame da mensa e da cottura, ed il carattere <strong>di</strong> serialità,<br />

rilevabili all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> tale nucleo <strong>di</strong> ceramiche, avevano <strong>in</strong>dotto a riferire i manufatti al corredo<br />

domestico <strong>di</strong> una qualche comunità: forse religiosa, suggerita dall’alta attestazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziali <strong>in</strong>cise<br />

a cotto sul vasellame. Questo elemento peculiare contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue solitamente i corre<strong>di</strong> delle<br />

comunità monastiche. Una nostra ricerca archivistica, mirata all’acquisizione <strong>di</strong> dati me<strong>di</strong>ante il<br />

vaglio delle fonti scritte della f<strong>in</strong>e del XVIII e degli <strong>in</strong>izi del XIX secolo, concernenti <strong>in</strong>formazioni<br />

sulle proprietà delle particelle catastali relative al palazzo <strong>di</strong> via Oberdan, ha messo <strong>in</strong> luce<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una piccola comunità monastica pesciat<strong>in</strong>a, f<strong>in</strong>ora sconosciuta. La nostra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è<br />

stata f<strong>in</strong>alizzata alla ricostruzione a ritroso delle vicende catastali, relative alla corte aperta oggetto<br />

<strong>di</strong> scavo ed alle abitazioni contigue limitrofe che si affacciano su <strong>di</strong> essa, allo scopo <strong>di</strong> ev<strong>in</strong>cere dati<br />

<strong>in</strong>erenti alle cause ed alla cronologia della deposizione dello scarico del vasellame ceramico.<br />

Abbiamo potuto peraltro collegare i graffiti <strong>in</strong>cisi a cotto sul vasellame e la significativa serialità,<br />

riscontrata nei nostri reperti ceramici, alla congregazione pesciat<strong>in</strong>a dei Padri Agost<strong>in</strong>iani <strong>di</strong> S.<br />

Maria <strong>in</strong> Selva, residente nel palazzo <strong>di</strong> via Oberdan dalla f<strong>in</strong>e del ‘700. Questo ord<strong>in</strong>e religioso,<br />

fondato a Buggiano nel 1256, è stato soppresso nel 1810 dalla legislazione napoleonica.<br />

L’abitazione della confraternita dei religiosi, costretti a lasciare nel 1810 la casa pesciat<strong>in</strong>a, <strong>di</strong>etro<br />

<strong>in</strong>giunzione napoleonica, sarebbe stata plausibilmente acquistata o occupata da un altro proprietario<br />

che si sarebbe liberato del vasellame del corredo domestico della comunità monastica, esautorata e<br />

depauperata dalla normativa sull’<strong>in</strong>cameramento dei beni ecclesiastici nelle casse pubbliche.<br />

Questi dati, reperiti dallo scorporo dei fon<strong>di</strong> archivistici, ma soprattutto le cronologie desunte<br />

dall’associazione con il restante materiale ceramico - particolarmente significative nel saggio A<br />

documentato dalla sequenza stratigrafica - hanno consentito <strong>di</strong> elaborare quadri tipologici e crono-<br />

tipologici della slip ware pesciat<strong>in</strong>a. La determ<strong>in</strong>azione delle matrici argillose e l’analisi delle<br />

59 Milanese 1994b, p. 199.<br />

12


vetr<strong>in</strong>e piombifere hanno permesso la <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione fra reperti <strong>di</strong> produzione locale e non e<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tre fasi produttive all’<strong>in</strong>terno dei manufatti pesciat<strong>in</strong>i:<br />

• P1 metà XVII-primi decenni XVIII secolo<br />

• P2 seconda meta’ XVIII secolo<br />

• P3 primo decennio XIX secolo<br />

I repertori decorativi, seppure piuttosto stereotipati, hanno contribuito <strong>in</strong> parte alla <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione delle<br />

tre fasi. Abbiamo potuto perciò del<strong>in</strong>eare tre quadri tipologici relativi alle tre forme funzionali del<br />

pignatto, del tegame e del coperchio, sulla base delle caratteristiche del profilo dell’orlo, ed<br />

elaborare una crono-tipologia della slip ware pesciat<strong>in</strong>a.<br />

Sebbene il vasellame <strong>di</strong> <strong>in</strong>vetriata <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a subisca piccole variazioni<br />

morfologiche nel corso del tempo, <strong>in</strong> quanto legato ad un saldo conservatorismo artigianale<br />

caratterizzato da produzioni estremamente seriali, tuttavia vi possiamo scorgere una certa<br />

evoluzione tipologica. Il repertorio morfologico e quello decorativo risultano fortemente<br />

standar<strong>di</strong>zzati e cristallizzati nella produzione delle stesse forme funzionali. Infatti, i manufatti <strong>di</strong><br />

slip ware sono legati ad una scelta “commerciale” <strong>di</strong> realizzare <strong>in</strong> serie le forme ed i tipi più<br />

richiesti, per ottenere una produzione più rapida e più abbondante possibile, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />

la domanda <strong>di</strong> un mercato soprattutto locale. I prodotti <strong>in</strong>vetriati, <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a,<br />

sembrano <strong>di</strong>pendere da una tra<strong>di</strong>zione artigianale, fortemente ra<strong>di</strong>cata, che impe<strong>di</strong>sce loro <strong>di</strong><br />

evolversi rapidamente, ma consente <strong>di</strong> subire comunque delle trasformazioni nel corso del tempo.<br />

La produzione 1, caratterizzata da una matrice compatta, a granulometria f<strong>in</strong>e, con <strong>in</strong>clusi<br />

micromicacei <strong>di</strong>sposti uniformemente, e da una vetr<strong>in</strong>a piombifera lucida, liscia al tatto, uniforme, è<br />

contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da una foggiatura più accurata: spessori sottili, solcature da tornio veloce meno<br />

accentuate. I manufatti della fase 2 sono il frutto <strong>di</strong> una produzione maggiormente standar<strong>di</strong>zzata, <strong>di</strong><br />

qualità me<strong>di</strong>o-bassa, come si ev<strong>in</strong>ce dai rivestimenti vetrosi con accentuata tendenza a scrostarsi <strong>in</strong><br />

prossimità della decorazione ad <strong>in</strong>gobbio e dalla m<strong>in</strong>ore cura nella tornitura e nella rif<strong>in</strong>itura. Gli<br />

spessori sono maggiori e le solcature del tornio, che compaiono anche all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> alcuni tegami,<br />

sono evidenti perché non lisciate. Inoltre, i motivi decorativi <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti ad <strong>in</strong>gobbio appaiono meno<br />

accurati <strong>di</strong> quelli presenti nel vasellame della produzione 1. Lo sca<strong>di</strong>mento dei prodotti <strong>di</strong> slip ware<br />

si <strong>in</strong>tensifica nella produzione 3 dei manufatti <strong>di</strong> <strong>in</strong>izio XIX secolo, <strong>in</strong> cui la matrice risulta molto<br />

grossolana e la vetr<strong>in</strong>a <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre qualità. Il modellato dei pezzi appare affrettato: le pareti dei<br />

pignatti e dei tegami hanno spessori maggiori e le solcature del tornio sono più accentuate rispetto<br />

ai manufatti della produzione 2. Sebbene la decorazione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio accomuni l’<strong>in</strong>sieme<br />

degli esemplari pesciat<strong>in</strong>i della nostra classe per il carattere estremamente sommario e stereotipato,<br />

nella produzione 3 essa risulta particolarmente affrettata, con l’<strong>in</strong>gobbio mal <strong>di</strong>stribuito ed un<br />

13


<strong>di</strong>segno molto corsivo. Sembra che il precipuo <strong>in</strong>tento del vasaio fosse il risparmio dell’argilla<br />

caol<strong>in</strong>itica.<br />

Anche le fonti scritte menzionano Pescia come centro produttore <strong>di</strong> vasellame <strong>in</strong>vetriato da cottura -<br />

le tre forme funzionali del pignatto, del tegame e del coperchio – nella relazione, realizzata a Pescia<br />

l’11 aprile del 1768 60 , per l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e granducale della sopracitata Valutazione. In essa si legge:<br />

“[…] Vi sono ancora <strong>di</strong>versi pentolai che lavorano <strong>di</strong> vasellami <strong>di</strong> terra cotta, cioè a <strong>di</strong>re pentole,<br />

tegami, testi e cose simili, le quali hanno esito sul luogo [dest<strong>in</strong>ati al consumo locale] ove son<br />

comprate da <strong>di</strong>versi battelli [ven<strong>di</strong>tori ambulanti] che le trasportano sul proprio dorso sulle<br />

montagne lucchesi e modanesi. Il prodotto <strong>di</strong> questa arte è parimenti <strong>di</strong>fficile a dettagliarsi, ma per<br />

quanto che sia è certo che ciò che viene <strong>in</strong> essa impiegato nasce tutto quivi a eccezione della<br />

schiuma <strong>di</strong> piombo, che si provvede <strong>in</strong> Livorno, e che è necessaria per la vernice <strong>di</strong> detti vasellami<br />

[…]” 61 .<br />

Questa attestazione archivistica non conferma soltanto l’orig<strong>in</strong>e locale dei manufatti <strong>in</strong>vetriati da<br />

cottura r<strong>in</strong>venuti <strong>in</strong> via Ricasoli e <strong>in</strong> via Oberdan, ma <strong>di</strong>spensa anche preziose <strong>in</strong>formazioni<br />

sull’approvvigionamento delle materie prime e sulla circolazione dei prodotti, def<strong>in</strong>iti<br />

genericamente <strong>di</strong> “terra cotta”. L’unico materiale non autoctono, necessario al ciclo produttivo,<br />

sembra essere il piombo, acquistato presso il porto <strong>di</strong> Livorno, impiegato nella vetr<strong>in</strong>a piombifera<br />

del rivestimento. Il vasellame, oltre al consumo locale, è dest<strong>in</strong>ato alla circolazione <strong>in</strong> un’area <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>fluenza della città <strong>di</strong> Pescia: quella appenn<strong>in</strong>ica lucchese e modenese. L’Inchiesta leopold<strong>in</strong>a<br />

sembra connotare le manifatture ceramiche della Vald<strong>in</strong>ievole (Pescia, Montevettol<strong>in</strong>i) come<br />

tecnologicamente molto modeste.<br />

Le pentole <strong>di</strong> Pescia vengono esportate anche via mare.<br />

Nella Bilancia del 1762 si parla del vasellame <strong>in</strong>vetriato prodotto <strong>in</strong> Vald<strong>in</strong>ievole, esportato per il<br />

98,5% nel Pisano.<br />

Per quanto concerne la materia prima utilizzata per i prodotti <strong>di</strong> slip ware pesciat<strong>in</strong>i, che l’Inchiesta<br />

leopold<strong>in</strong>a testimonia come <strong>di</strong> approvvigionamento locale tranne il piombo, ipotizziamo un utilizzo<br />

dell’argilla caol<strong>in</strong>itica <strong>di</strong> Montecarlo (Lu), il cui Comune faceva parte del Vicariato <strong>di</strong> Pescia, per la<br />

decorazione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a. Alcune fonti conservate nell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Pescia, pur non confermando <strong>di</strong>rettamente la nostra supposizione (cui ci auguriamo <strong>di</strong> conferire, <strong>in</strong><br />

un futuro prossimo, veri<strong>di</strong>cità scientifica me<strong>di</strong>ante analisi <strong>di</strong> laboratorio), attestano un commercio <strong>di</strong><br />

60 ASF, Carte Gianni, filza 39, n. 523, <strong>in</strong>serto 50.<br />

61 Ibidem.<br />

14


“terra bianca” <strong>di</strong> questa località con le città toscane. Da Montecarlo proveniva plausibilmente anche<br />

l’<strong>in</strong>gobbio utilizzato per la decorazione del vasellame slip ware prodotto a Pescia.<br />

5.2 TOSCANA MERIDIONALE<br />

La parte meri<strong>di</strong>onale della regione, contrariamente alla <strong>di</strong>ffusione dei ritrovamenti, vanta s<strong>in</strong>ora<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione certa <strong>di</strong> un unico centro produttore <strong>di</strong> slip ware presso Monte S. Sav<strong>in</strong>o,<br />

manifattura comprovata dal sodalizio <strong>di</strong> fonti materiali e scritte, anche se sembra assai probabile<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una produzione senese (da verificare tramite lo stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong>crociato <strong>di</strong> fonti scritte e<br />

materiali). Come abbiamo precedentemente affermato, i prodotti della nostra classe provenienti<br />

dalla zona meri<strong>di</strong>onale della regione toscana, contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da una cultura ceramistica <strong>di</strong> prodotti<br />

da mensa e da recipienti da fuoco con decori più articolati, appaiono molto vic<strong>in</strong>i ai manufatti<br />

d’area laziale (<strong>in</strong> particolare, Alto Lazio) ed umbra (Deruta). A questo proposito, sembra opportuno<br />

ricordare che le fonti riportano la notizia relativa 62 al trasferimento <strong>di</strong> un ceramista <strong>di</strong> Deruta -<br />

Francesco Sciamanna - produttore <strong>di</strong> “vasi <strong>di</strong> terra”, a Monte San Sav<strong>in</strong>o nel 1648, che potrebbe<br />

essere connesso con le palesi analogie rilevabili fra i manufatti slip ware dei due centri. Inoltre,<br />

l’artigiano compare tra i fornitori dell’Abbazia sansav<strong>in</strong>ese <strong>di</strong> S. Pietro già dal 1645.<br />

La Toscana meri<strong>di</strong>onale offre un quadro <strong>di</strong>stributivo della slip ware più frammentario rispetto a<br />

quello della parte settentrionale della regione poiché è caratterizzata da un m<strong>in</strong>or numero <strong>di</strong><br />

r<strong>in</strong>venimenti e <strong>di</strong> attestazioni <strong>di</strong> centri produttivi. Ciò nonostante, confi<strong>di</strong>amo nel potenziale<br />

<strong>in</strong>formativo <strong>di</strong> mirate <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i future che concorrano a caratterizzare crono-tipologicamente i centri<br />

noti. Fra i r<strong>in</strong>venimenti <strong>di</strong> slip ware, segnaliamo quelli: del materiale emerso dagli scavi <strong>di</strong> Piazza<br />

del Duomo <strong>di</strong> Siena 63 (la nostra classe registra la maggior concentrazione <strong>di</strong> vasellame nei livelli<br />

tardo settecenteschi 64 e sembra <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uire agli <strong>in</strong>izi del XIX secolo); dei reperti recuperati<br />

all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> un cunicolo del castello del Volterraio all’Isola d’Elba 65 (con una datazione compresa<br />

fra gli ultimi decenni del XVIII ed i primi anni del XIX secolo). Inoltre, è <strong>in</strong>teressante ricordare il<br />

vasellame r<strong>in</strong>venuto all’<strong>in</strong>terno del cassero della Fortezza Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Grosseto 66 (<strong>di</strong> XVIII-XIX<br />

secolo) e soprattutto quello restituito da un pozzo <strong>di</strong> butto <strong>di</strong> Palazzo Ammannati <strong>di</strong> Pienza (Si) 67 , <strong>di</strong><br />

cui parleremo successivamente.<br />

Gli esemplari della nostra classe provenienti dalla Fortezza Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Grosseto - forse <strong>di</strong><br />

manifattura senese - presentano forti analogie (per repertorio morfologico-deorativo) con gli<br />

62 Busti, Cocchi 1996, p. 48.<br />

63 Milanese 1991, pp. 257-388.<br />

64 Ibidem, pp. 339-340.<br />

65 Berti, Tongiorgi 1976, pp. 94-100.<br />

66 Francovich, Gelichi 1980.<br />

67 Milanese 1994a.<br />

15


esemplari r<strong>in</strong>venuti a Pienza 68 , a Farnese 69 e con manufatti della Crypta Balbi 70 . Per quanto<br />

concerne il vasellame potorio restituito dal cassero, la letteratura specialistica concorda nel ritenerne<br />

assai spora<strong>di</strong>che e rare le produzioni <strong>in</strong> slip ware 71 . Tuttavia, significativi confronti reperibili per<br />

questo materiale <strong>in</strong>tercorrono fra le due borracce con corpo a parallelepipedo della Fortezza con<br />

quattro passanti laterali del contesto grossetano ed una fiasca derutese, conservata presso il Museo<br />

Comunale delle Ceramiche 72 .<br />

6. OBIETTIVI DELLA RICERCA<br />

A. CARATTERIZZAZIONE DEI CENTRI DI PRODUZIONE DI SLIP WARE E<br />

DELLE AREE PRODUTTIVE SUB-REGIONALI, IN PARTICOLARE: PISA,<br />

AREA SENESE-GROSSETANA, VERSILIA E GARFAGNANA<br />

In assenza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> organici sui vari centri produttivi <strong>di</strong> slip ware noti e sulle relative<br />

aree produttive sub-regionali della Toscana, la cui conoscenza attuale si limita<br />

prevalentemente a piccoli accenni sui materiali r<strong>in</strong>venuti nel corso <strong>di</strong> scavi o recuperi,<br />

sembra necessario procedere ad una ricerca puntuale sulle manifatture della nostra classe<br />

me<strong>di</strong>ante la lettura <strong>in</strong>crociata delle fonti scritte (nonché orali) con quelle materiali.<br />

Appare opportuno focalizzare il nostro <strong>in</strong>teresse “<strong>in</strong><strong>di</strong>ziario” su una pluralità <strong>di</strong><br />

documenti che consentirà <strong>di</strong> attuare un significativo <strong>in</strong>crocio con le fonti archeologiche.<br />

Procederemo allo spoglio dei fon<strong>di</strong> archivistici <strong>di</strong> carattere censuario e contrattuale per<br />

reperire <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni sull’ubicazione delle fabbriche e sui proprietari.<br />

Il raggiungimento dell’obiettivo prevede uno stu<strong>di</strong>o accurato dei manufatti <strong>di</strong> slip ware<br />

che privilegi gli esemplari provenienti da contesti stratigrafici, <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili per fornire<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>catori cronologici significativi. Verranno esam<strong>in</strong>ati soprattutto reperti <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ti. La<br />

caratterizzazione dei centri produttivi sarà supportata da analisi m<strong>in</strong>ero-petrografiche,<br />

tese ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare e caratterizzare le pr<strong>in</strong>cipali aree <strong>di</strong> produzione. Inoltre, ci<br />

auspichiamo <strong>di</strong> reperire dati f<strong>in</strong>almente significativi per far luce sulla genesi, nei vari<br />

centri manifatturieri - nella seconda metà del XVI secolo - della tecnica della<br />

decorazione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a. Aspiriamo ad approfon<strong>di</strong>re la conoscenza<br />

delle produzioni <strong>di</strong> area senese-grossetana, ancora poco note, me<strong>di</strong>ante la revisione dei<br />

materiali emersi nel corso delle ricerche archeologiche svolte <strong>in</strong> quell’area.<br />

68 Ibidem, p. 195; p. 198, fig. 10.<br />

69 AA.VV 1985, p. 35, fig. 2; p. 36, fig. 4.<br />

70 Bartoloni 1985, p. 479; p. 481, n. 785.<br />

71 Subbrizio 2002, p. 116.<br />

72 Busti, Cocchi 1996, p. 42, fig. 27.<br />

16


B. ELABORAZIONE DEI QUADRI TIPOLOGICI DELLE VARIE FORME<br />

DELLE DIVERSE PRODUZIONI E DI CRONO-TIPOLOGIE ATTENDIBILI<br />

Uno degli obiettivi prioritari da conseguire, attraverso lo stu<strong>di</strong>o organico della <strong>in</strong>vetriata<br />

<strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Toscana, appare la ricostruzione dell’evoluzione<br />

morfologica delle forme, me<strong>di</strong>ante la determ<strong>in</strong>azione dei tipi. Il nostro precipuo scopo si<br />

esplica nel giungere ad una puntuale configurazione, su base archeologico-stratigrafica,<br />

della <strong>di</strong>ffusione dei vari tipi a livello regionale e sub-regionale, ricostruendo quadri delle<br />

varie tipologie locali prodotte nei <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>. Confi<strong>di</strong>amo, perciò, nella possibilità <strong>di</strong><br />

ottenere la messa a fuoco dell’<strong>in</strong>izio e della f<strong>in</strong>e delle produzioni toscane e degli aspetti<br />

tipologico-<strong>di</strong>stributivi della slip ware nella regione me<strong>di</strong>ante l’elaborazione <strong>di</strong> crono-<br />

tipologie. Ci proponiamo <strong>di</strong> riuscire a pervenire alla determ<strong>in</strong>azione dei valori<br />

cronologici dei manufatti e dei loro aspetti tipologici, con la speranza <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare così<br />

le tessere del mosaico <strong>di</strong>stributivo toscano della classe.<br />

C. DETERMINAZIONE DELLA GEOGRAFIA DELLA CIRCOLAZIONE DELLA<br />

SLIP WARE IN TOSCANA<br />

Le problematiche relative alla circolazione della ceramica slip ware <strong>in</strong> Toscana<br />

rappresentano uno dei punti nevralgici della nostra ricerca poiché la determ<strong>in</strong>azione dei<br />

canali commerciali preferenziali, degli areali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dei vari tipi morfologici e<br />

delle tipologie locali risultano emblematici per la conoscenza della nostra classe<br />

ceramica. La mappatura della circolazione consentirà <strong>di</strong> scandagliare il meccanismo<br />

produttivo-fruitivo alla base delle produzioni della slip ware. Procederemo pertanto ad<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong>crociato dei dati e<strong>di</strong>ti, dei numerosi ed importanti materiali ceramici <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ti<br />

e soprattutto delle fonti scritte.<br />

7. PROBLEMATICHE DI RICERCA<br />

Le problematiche <strong>di</strong> ricerca sono state già evidenziate precedentemente, ma le enucleeremo <strong>in</strong> una<br />

breve s<strong>in</strong>tesi:<br />

• esigenza <strong>di</strong> reperire contesti stratigrafici <strong>di</strong> ampia <strong>di</strong>acronia – per i livelli post-me<strong>di</strong>evali<br />

- su cui fondare l’elaborazione <strong>di</strong> crono-tipologie atten<strong>di</strong>bili;<br />

• necessità <strong>di</strong> privilegiare lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> materiali emersi da scavi stratigrafici, corredati <strong>di</strong><br />

significative documentazioni dei livelli d’età moderna;<br />

• consapevolezza <strong>di</strong> <strong>in</strong>teragire con una classe che subisce lente evoluzioni nel corso del<br />

tempo poiché contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da un forte conservatorismo artigianale e da una palese<br />

17


standar<strong>di</strong>zzazione. La cristallizzazione del panorama formale e decorativo, con schemi<br />

piuttosto stereotipati, non impe<strong>di</strong>sce tuttavia l’evoluzione tipologica;<br />

• <strong>in</strong>fluenza esercitata da parte del sistema <strong>di</strong> circolazione culturale <strong>in</strong> cui si producono<br />

forme conosciute e accettate dalla comunità stessa 73 : esistenza <strong>di</strong> varie tipologie locali;<br />

• ricostruire i quadri dei repertori decorativi delle varie tipologie locali che presentano<br />

anche s<strong>in</strong>tassi decorative peculiari, nonostante la standar<strong>di</strong>zzazione dei motivi stilistici;<br />

• bisogno <strong>di</strong> poter accedere alla visione <strong>di</strong> reperti spesso <strong>di</strong>menticati nei depositi della<br />

Sopr<strong>in</strong>tendenza.<br />

8. METODOLOGIA DI RICERCA<br />

Adotteremo un metodo <strong>in</strong><strong>di</strong>ziario, <strong>di</strong> carand<strong>in</strong>iana ispirazione (l’archeologia come scienza<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>ziaria), che si avvarrà <strong>di</strong> una tipologia eterogenea <strong>di</strong> fonti per raggiungere gli obiettivi della<br />

nostra ricerca. Conformandosi all’essenza stessa dell’archeologia, ci baseremo sulla s<strong>in</strong>ergia fra<br />

fonti: archivistiche, materiali, iconografiche ed orali secondarie, optando per un approccio<br />

multi<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are alla ricerca.<br />

Procederemo allo stu<strong>di</strong>o dei materiali e<strong>di</strong>ti, ma soprattutto dei reperti <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ti, particolarmente<br />

significativi nel raggiungimento dei risultati che vorremmo ottenere con la realizzazione del<br />

progetto.<br />

Il vasellame e<strong>di</strong>to proviene dai contesti <strong>di</strong> Palazzo Ammannati <strong>di</strong> Pienza, delle Verrucole (San<br />

Romano <strong>di</strong> Garfagnana, Lu) 74 , Massa (Pt) 75 , <strong>di</strong> Piazza Duomo <strong>di</strong> Siena; il materiale <strong>in</strong>e<strong>di</strong>to da quelli<br />

<strong>di</strong>: Firenze, Pisa, Pescia, Pietrasanta, Montalfonso <strong>di</strong> Garfagnana (Lu) e Lucca. Ci baseremo <strong>in</strong>oltre<br />

sulla revisione dei manufatti ceramici dei contesti dell’area senese-grossetana.<br />

PIENZA<br />

Il materiale emerso nella Fortezza Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Grosseto presenta forti aff<strong>in</strong>ità con il vasellame slip<br />

ware da fuoco r<strong>in</strong>venuto <strong>in</strong> un pozzo <strong>di</strong> butto (con funzione mista <strong>di</strong> pozzo nero e <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong><br />

immon<strong>di</strong>zie domestiche) <strong>di</strong> Palazzo Ammannati <strong>di</strong> Pienza (Si): pignatti e tegami <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti ad <strong>in</strong>gobbio<br />

sotto vetr<strong>in</strong>a provenienti da uno scarico databile fra il 1670 ed il 1710. Questa breve <strong>di</strong>acronia è<br />

fornita da alcuni boccali <strong>in</strong> maiolica bianca (con lo stemma <strong>in</strong>quartato Me<strong>di</strong>ci-Balzana <strong>di</strong> Siena)<br />

datati dal 1660 al 1709. Dopo questa classe (60,8%), la slip ware risulta la classe maggiormente<br />

rappresentata (21%). Nei pignatti 76 , più numerosi dei tegami, si ravvisano forti analogie dal punto <strong>di</strong><br />

vista decorativo e morfologico con quelli “grossetani”. Alcune s<strong>in</strong>tassi decorative più complesse, a<br />

73<br />

AA.VV 1982, p. 27.<br />

74<br />

Materiali del tardo ‘700-<strong>in</strong>izio ‘800 da scarichi d’uso della fortezza delle Verrucole: Ciampoltr<strong>in</strong>i, Not<strong>in</strong>i, Gui<strong>di</strong><br />

2002, pp. 236-250.<br />

75<br />

Milanese, Baldassarri 2004.<br />

76<br />

Milanese 1994a, p. 195; p. 197, fig. 7-8; p. 198, fig. 9.<br />

18


schema metopale, riecheggiano i motivi <strong>di</strong> alcuni esemplari umbri seicenteschi 77 , simili anche nella<br />

forma. Anche i tegami 78 si ricollegano ad altre produzioni dell’Italia centrale poiché richiamano<br />

manufatti r<strong>in</strong>venuti a Farnese 79 , oltre che quelli <strong>di</strong> identica tipologia e decorazione della Fortezza<br />

Me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Grosseto 80 , con forma troncoconica, beccuccio versatoio contrapposto all’unica ansa a<br />

nastro e decorazione ad <strong>in</strong>gobbio con croce centrale e girali fra i raggi.<br />

LE VERRUCOLE (SAN ROMANO DI GARFAGNANA, LU)<br />

Analizzeremo materiali del XVIII e dell’<strong>in</strong>izio del XIX secolo provenienti da scarichi d’uso della<br />

fortezza delle Verrucole.<br />

MASSA (PT)<br />

Saranno oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o i reperti <strong>di</strong> slip ware restituiti fra il materiale ceramico del XVI-XIX<br />

secolo, r<strong>in</strong>venuto nei riempimenti delle colmate, realizzate per i terrazzamenti agricoli, del settore<br />

(area 1600) <strong>di</strong> scavo realizzato a sud della torre del Catrio <strong>di</strong> Massa. Il contesto <strong>di</strong> Massa (Pt)<br />

consentirà <strong>di</strong> scandagliare le problematiche relative alla produzione <strong>di</strong> Pescia – data la plausibile<br />

provenienza pesciat<strong>in</strong>a del vasellame emerso – e quelle <strong>in</strong>erenti alla circolazione della nostra classe<br />

nella Vald<strong>in</strong>ievole.<br />

PISA<br />

La parte della ricerca de<strong>di</strong>cata alla produzione ed alla circolazione della slip ware nella città <strong>di</strong> Pisa<br />

si avvarrà <strong>in</strong> gran parte dell’analisi dei manufatti restituiti nel corso <strong>di</strong> uno scavo stratigrafico <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio (compreso fra via Toselli e vicolo dei Facch<strong>in</strong>i) 81 , ubicato nel quartiere pisano <strong>di</strong> Ch<strong>in</strong>zica.<br />

Si tratta <strong>di</strong> vasellame <strong>di</strong> foggiatura molto accurata, proveniente da una cisterna (area 2000),<br />

riconducibile a due nuclei: il primo databile alla prima metà del XVIII secolo; il secondo (r<strong>in</strong>venuto<br />

sul livello <strong>di</strong> obliterazione della cisterna) alla f<strong>in</strong>e del ‘700.<br />

PESCIA<br />

Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> caratterizzare meglio la produzione pesciat<strong>in</strong>a <strong>di</strong> slip ware, saranno oggetto del nostro<br />

stu<strong>di</strong>o i reperti restituiti da:<br />

• uno scavo <strong>di</strong> emergenza - effettuato nel 1992 da Marco Milanese <strong>in</strong> Piazza San<br />

Romualdo - che ha consentito una lettura stratigrafica <strong>di</strong> lungo periodo (secoli X-XX) <strong>di</strong><br />

questa porzione <strong>di</strong> centro storico della città;<br />

• un recupero <strong>di</strong> materiali del XVI e XVII secolo <strong>in</strong> Piazza del Grano.<br />

77 Busti, Cocchi 1996, p. 49, fig. 36.<br />

78 Milanese 1994a, p. 195; p. 197, fig. 10.<br />

79 AA.VV 1985, p. 58.<br />

80 Francovich, Gelichi 1980, p. 142, n. 140.<br />

81 Scavo realizzato nel 2001 sotto la <strong>di</strong>rezione scientifica <strong>di</strong> Marco Milanese.<br />

19


FIRENZE<br />

Il vasellame <strong>di</strong> slip ware, restituito dagli scavi realizzati <strong>in</strong> via de’ Castellani e all’<strong>in</strong>terno della<br />

Biblioteca Magliabechiana a Firenze, attestato fra i reperti ceramici <strong>di</strong> XVI, <strong>di</strong> XVII e della prima<br />

metà del XVIII secolo, risulta riferibile al “pentolame” da cuc<strong>in</strong>a <strong>di</strong> produzione toscana,<br />

rappresentato dalle quattro forme funzionali del tegame, della pentola, del pignatto (pentola<br />

monoansata) e del coperchio. All’<strong>in</strong>terno dei reperti <strong>in</strong>vetriati da cuc<strong>in</strong>a, si riscontra una forte<br />

presenza della nostra classe. L’attestazione <strong>di</strong> variazioni <strong>di</strong>mensionali, standar<strong>di</strong>zzate all’<strong>in</strong>terno<br />

delle forme funzionali, sembra rivelare la presenza <strong>di</strong> vere e proprie batterie <strong>di</strong> vasellame da cottura.<br />

I manufatti sono realizzati al tornio veloce, con l’impiego <strong>di</strong> argille rosse refrattarie per gli impasti e<br />

<strong>di</strong> vetr<strong>in</strong>e piombifere <strong>in</strong>colori o con aggiunta <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> metallici per i rivestimenti vetrosi dei corpi<br />

ceramici. La classe dell’<strong>in</strong>vetriata risulta essere la ceramica d’uso comune maggiormente<br />

documentata dal XVI al XVIII secolo. Fra i reperti settecenteschi, è <strong>in</strong>teressante ricordare la<br />

presenza <strong>di</strong> due pignatt<strong>in</strong>i che possono essere plausibilmente <strong>in</strong>terpretati – date le ridotte <strong>di</strong>mensioni<br />

nonché alcuni confronti bibliografici – come vasellame giocattolo, ovvero copie m<strong>in</strong>iaturizzate dei<br />

recipienti d’uso. Se alcuni prodotti <strong>di</strong> slip ware <strong>di</strong> via de’ Castellani e della Biblioteca<br />

Magliabechiana sono attribuibili a manifatture toscane note - quali Montelupo Fiorent<strong>in</strong>o (centro<br />

produttore <strong>di</strong> pentolame da cottura dal 1720), Capraia (Fi) (dal XVIII secolo), Pescia (Pt), altri<br />

potrebbero essere riferiti ad un centro manifatturiero ancora sconosciuto poiché la forte richiesta <strong>di</strong><br />

vasellame da cuc<strong>in</strong>a ha determ<strong>in</strong>ato sicuramente una <strong>di</strong>stribuzione capillare delle fabbriche <strong>di</strong> questi<br />

manufatti nel territorio. Presumiamo perciò che il numero dei centri produttivi fosse più elevato <strong>di</strong><br />

quanto emerge dall’e<strong>di</strong>to e dalle fonti archivistiche.<br />

La maggior parte del vasellame <strong>di</strong> slip ware emerso dagli scavi <strong>di</strong> via de’ Castellani e della<br />

Biblioteca Magliabechiana presenta aff<strong>in</strong>ità con le tra<strong>di</strong>zioni manifatturiere della parte<br />

settentrionale della regione, specializzata <strong>in</strong> vasellame da cottura, collegata alle produzioni emiliane<br />

per repertorio morfologico e decorativo, quali Pescia (Pt), Capraia (Fi) e Montelupo Fiorent<strong>in</strong>o (Fi);<br />

taluni prodotti, <strong>in</strong>vece, si ricollegano alla zona meri<strong>di</strong>onale, contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta da una cultura<br />

ceramistica vic<strong>in</strong>a ai manufatti d’area laziale ed umbra, come Monte S. Sav<strong>in</strong>o. I reperti sono<br />

contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti dalle stesse forme funzionali della ceramica <strong>in</strong>vetriata monocroma – pentola,<br />

pignatto, tegame e coperchio – e da impasti fortemente simili a quelli del vasellame privo <strong>di</strong><br />

decorazione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a. Fra il materiale <strong>di</strong> f<strong>in</strong>e XVIII e <strong>di</strong> XIX secolo,<br />

risultano particolarmente degni <strong>di</strong> nota i prodotti che utilizzano pennellate <strong>di</strong> verde ram<strong>in</strong>a oppure<br />

<strong>di</strong> bruno manganese unitamente ai decori <strong>in</strong> <strong>in</strong>gobbio bianco: come due gran<strong>di</strong> coperchi<br />

troncoconici da tegame, con confronti con un esemplare esposto alla Galleria dell’Istituto degli<br />

Innocenti <strong>di</strong> Firenze), <strong>di</strong> cui uno <strong>di</strong> plausibile manifattura <strong>di</strong> Capraia. Nonostante l’analogia<br />

20


iscontrata fra alcuni reperti <strong>di</strong> slip ware <strong>di</strong> via de’ Castellani e della Biblioteca Magliabechiana e<br />

manufatti prodotti a Capraia, Pescia e Montelupo Fiorent<strong>in</strong>o, la peculiarità <strong>di</strong> taluni motivi<br />

decorativi avallerebbe l’ipotesi della presenza <strong>di</strong> vasellame proveniente da un centro produttore <strong>di</strong><br />

area fiorent<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>ora sconosciuto.<br />

PIETRASANTA<br />

Analizzeremo il materiale proveniente dal Convento della Santissima Annunziata <strong>di</strong> Pietrasanta,<br />

recuperato dal prof. Bruno Antonucci negli anni ’80 e conservato nei depositi del Museo Antonucci<br />

della cittad<strong>in</strong>a. Antonucci, pur non realizzando un vero scavo stratigrafico, contrassegnò con una<br />

sigla i vari contesti <strong>di</strong> giacitura con cui furono poi siglate le ceramiche stesse. Inoltre, documenti<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Pisa forniscono una cronologia atten<strong>di</strong>bile dell’e<strong>di</strong>ficazione delle varie<br />

parti del convento, offrendo preziosi <strong>in</strong><strong>di</strong>catori per attribuire un term<strong>in</strong>us ante quem ai vari contesti<br />

<strong>di</strong> giacitura dei manufatti.<br />

Riguardo alla produzione ceramistica postme<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> questa zona, le fonti scritte 82 attestano<br />

l’attività <strong>di</strong> un vasaio - Matteo Belloca da Seravezza - dal 1598 al 1626, specializzata nella<br />

produzione <strong>di</strong> tegole, mattoni, tegami, pignatte ed altre stoviglie.<br />

MONTALFONSO (CASTELNUOVO GARFAGNANA, LU)<br />

I livelli postme<strong>di</strong>evali degli scavi della Rocca <strong>di</strong> Montalfonso hanno restituito vasellame <strong>di</strong> slip<br />

ware <strong>di</strong> XVII-XVIII e XIX secolo, il cui stu<strong>di</strong>o, unito all’esame dei reperti delle Verrucole, potrà<br />

concorrere a del<strong>in</strong>eare un quadro degli aspetti tipologico-<strong>di</strong>stributivi della nostra classe <strong>in</strong><br />

Garfagnana.<br />

LUCCA<br />

Saranno oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o alcuni pignatti e tegami <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti ad <strong>in</strong>gobbio sotto vetr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>teri o<br />

parzialmente <strong>in</strong>tegri, emersi casualmente <strong>in</strong> occasione dei lavori per l’adeguamento del palazzo<br />

dell’opera del Duomo <strong>di</strong> san Mart<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Lucca e per la sua dest<strong>in</strong>azione a museo. Il vasellame,<br />

recuperato nel 1990 da Giovanni Roncaglia (Sopr<strong>in</strong>tendenza Archeologica della Toscana) ed<br />

attualmente conservato nei depositi del Museo Nazionale <strong>di</strong> Villa Gu<strong>in</strong>igi, proviene da una cisterna<br />

a<strong>di</strong>bita a pozzo nero, nella quale era contenuta una grande quantità <strong>di</strong> ceramica postme<strong>di</strong>evale. Si<br />

tratta <strong>di</strong> reperti riferibili ad una fase deposizionale circoscrivibile alla f<strong>in</strong>e del XVIII-<strong>in</strong>izi XIX<br />

secolo. I manufatti presentano evidenti analogie con i prodotti <strong>di</strong> Pescia, tanto da far supporre una<br />

loro possibile orig<strong>in</strong>e pesciat<strong>in</strong>a.<br />

8.1 STRUMENTI<br />

Gli strumenti che verranno utilizzati per realizzare il nostro progetto saranno:<br />

82 Milanese 1994, p. 90.<br />

21


• esame <strong>di</strong>retto dei materiali provenienti dai contesti sopracitati e da nuovi scavi urbani<br />

realizzati nei centri <strong>di</strong> nostro <strong>in</strong>teresse;<br />

• esame dei reperti r<strong>in</strong>venuti <strong>in</strong> associazione: <strong>in</strong> particolare delle classi ceramiche datanti,<br />

quali la maiolica;<br />

• elaborazione <strong>di</strong> un database contenente le schede dei reperti, corredate <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni,<br />

fotografie e riferimenti alla sequenza stratigrafica del sito;<br />

• <strong>di</strong>sam<strong>in</strong>a <strong>di</strong> tutta la bibliografia <strong>di</strong>sponibile;<br />

• spoglio dei fon<strong>di</strong> archivistici per reperire dati <strong>in</strong>erenti alle fabbriche <strong>di</strong> slip ware ed alla<br />

circolazione dei prodotti;<br />

• ricerca <strong>di</strong> fonti iconografiche che ritraggano vasellame della nostra classe;<br />

• analisi m<strong>in</strong>ero-petrografiche tese a caratterizzare le pr<strong>in</strong>cipali aree <strong>di</strong> produzione.<br />

9. TEMPI DI REALIZZAZIONE<br />

1. Entro il primo anno, si prevede <strong>di</strong> analizzare i materiali <strong>di</strong> Firenze, Lucca, Pescia, Massa<br />

(Pt), Pisa, Pietrasanta, delle Verrucole (San Romano <strong>di</strong> Garfagnana, Lu) e <strong>di</strong> Montalfonso <strong>di</strong><br />

Garfagnana (Lu) con schedatura/<strong>di</strong>segni/documentazione fotografica/ricostruzione delle<br />

sequenze stratigrafiche relative ai siti <strong>in</strong>dagati/ analisi m<strong>in</strong>ero-petrografiche/ricerca <strong>di</strong> fonti<br />

iconografiche.<br />

2. Durante il secondo anno, ci proponiamo <strong>di</strong> sottoporre allo stesso tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o i reperti dei<br />

contesti <strong>di</strong> Pienza e altri materiali provenienti da scavi archeologici realizzati nell’area<br />

senese-grossetana.<br />

3. Il terzo anno sarà de<strong>di</strong>cato all’elaborazione dei quadri delle varie tipologie locali prodotte e<br />

delle crono-tipologie nonché alla realizzazione delle carte <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei tipi<br />

morfologici ed alla conseguente ricostruzione della geografia <strong>di</strong>acronica della slip ware nel<br />

territorio toscano.<br />

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