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PDG10211_cart<strong>in</strong>a.qxp:97x68cm 14/06/11 12:55 Pag<strong>in</strong>a 2<br />

1<br />

2<br />

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7<br />

1<br />

B<br />

FOCUS<br />

TEMATICA Gli ex voto<br />

TEMATICA Le casacce<br />

A B C D E F G H I L<br />

PERCORSO Architettura barocca <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia<br />

PERCORSO Il Monte <strong>di</strong> Portof<strong>in</strong>o<br />

PERCORSO Genova:<br />

dalla Chiesa dell’Annunziata a San Donato<br />

PERCORSO Il Camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Santa Limbania<br />

numero della tappa<br />

10<br />

Legenda<br />

4<br />

C<br />

5 6 7<br />

9<br />

3<br />

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1 2 3 4 5<br />

6 7 8 9 10<br />

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9 2 3 4<br />

© Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Genova – Cartografia base: dai tipi della Regione Liguria (autorizzazione N.67 del 19/06/2001) – Elaborazione cartografica: Flavio Rossi (Direzione Politiche Formative Personale e Innovazione - Servizio Sistemi Informativi della Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Genova) – Questa cart<strong>in</strong>a è stata realizzata grazie alla collaborazione dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Genova – Testi: Dott.ssa Grazia Di Natale (U.B.C.E. Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Genova) – Foto: Archivio fotografico Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Genova e U.B.C.E. Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Genova.<br />

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F<br />

A<br />

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Nel cuore della Valle Sturla sorge l’Abbazia de<strong>di</strong>cata a San-<br />

t’Andrea, costruita dai Bizant<strong>in</strong>i, durante la guerra gotica<br />

(VI sec.), bisognosi <strong>di</strong> creare un baluardo <strong>di</strong>fensivo militare<br />

posto sulla strada che collegava le regioni transalp<strong>in</strong>e con<br />

il mare. La primitiva de<strong>di</strong>cazione era rivolta a San Giorgio,<br />

santo guerriero e <strong>di</strong>fensore, il cui culto era particolarmente<br />

caro alla spiritualità bizant<strong>in</strong>a. Risale al 1120 il primo docu-<br />

mento certo che cita l’Abbazia: si conferma la <strong>di</strong>pendenza<br />

dall’Abbazia <strong>di</strong> San Colombano <strong>di</strong> Bobbio, la cui <strong>in</strong>fluenza<br />

si estendeva <strong>in</strong> gran parte dalla regione appenn<strong>in</strong>ica f<strong>in</strong>o<br />

al mare. Dal 1184 al 1536 l’Abbazia fu retta da monaci be-<br />

nedett<strong>in</strong>i: Papa Paolo III la elesse Commenda Parrocchiale, stato che durò f<strong>in</strong>o al 1847.<br />

Inevitabile fu la decadenza della struttura che vide i primi restauri grazie all’<strong>in</strong>tervento<br />

del primo abate parroco, don Piero Repetto, che nel 1894 <strong>in</strong>tervenne nel risanamento<br />

della zona absidale. Nel 1910 l’Abbazia fu riconosciuta monumento nazionale e grazie<br />

ai parroci che si susseguirono, furono approntati <strong>di</strong>versi altri <strong>in</strong>terventi. Nel 2007, <strong>in</strong> ri-<br />

cordo dell’antica fondazione benedett<strong>in</strong>a, l’Abbazia fu nom<strong>in</strong>ata Casa <strong>di</strong> Preghiera. La<br />

struttura architettonica è <strong>di</strong> particolare pregio: l’utilizzo del mattone e della pietra nei<br />

paramenti murari denota la particolare capacità costruttiva delle maestranze e il loro<br />

s<strong>in</strong>golare gusto decorativo nell’<strong>in</strong>tervallare il colore bianco con il rosso. La maestosa<br />

torre campanaria, la cui fondazione è stata ascritta al periodo bizant<strong>in</strong>o (VII sec.), si<br />

presenta composta <strong>in</strong> grossi conci <strong>di</strong> pietra sormontata da una parte <strong>in</strong> mattoni rossi<br />

risalenti al XIII secolo: le trifore <strong>in</strong> marmo bianco sono decorate con motivi gotici. Nel<br />

prospetto est della torre, a poco più <strong>di</strong> 3 metri <strong>di</strong> altezza, è murata una lapide <strong>in</strong> marmo<br />

lunense con l’iscrizione: MCCXLIIII ABBAS. GERARDUS. DE CUCURNO. NATUS. FECIT. FIERI.<br />

HAS. ECCLESIA. ET TURREM. Sul lato nord del muro della Chiesa, si legge una piccola<br />

croce scolpita <strong>in</strong> un masso, presunta testimonianza dell’antichità del monumento e<br />

della sua consacrazione. Sugli angoli della facciata dell’e<strong>di</strong>ficio si trovano poi quattro<br />

Nel corso del XVII secolo Genova (tappa 1) <strong>di</strong>venne una delle capitali italiane dell’archi-<br />

tettura barocca. Gli anni che seguirono il Concilio <strong>di</strong> Trento (1545-63) portarono una r<strong>in</strong>-<br />

novata sp<strong>in</strong>ta e<strong>di</strong>lizia che promuoveva nuovi stilemi decorativi e costruttivi, ormai<br />

<strong>di</strong>fferenziati dal mondo me<strong>di</strong>evale. Fondamentale <strong>in</strong> questo panorama fu la figura <strong>di</strong><br />

Gian Galeazzo Alessi chiamato nel 1549 dalla famiglia Sauli per la costruzione della<br />

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI CARIGNANO. Posta sulla sommità della coll<strong>in</strong>a,<br />

la Chiesa presenta pianta a croce greca basata su identici prospetti per i quattro lati, con<br />

c<strong>in</strong>que cupole e con due campanili posti ai lati dell’ampia fronte pr<strong>in</strong>cipale coronata da<br />

un timpano; la cupola centrale a cassettoni è impostata su un alto tamburo a serliane<br />

rivestito esternamente <strong>in</strong> pietra <strong>di</strong> F<strong>in</strong>ale, con elementi decorativi <strong>in</strong> marmo bianco. Il<br />

lum<strong>in</strong>oso <strong>in</strong>terno è caratterizzato da quattro gran<strong>di</strong> pilastri – nelle cui nicchie sono <strong>in</strong>-<br />

serite le statue <strong>di</strong> Pierre Puget <strong>di</strong> San Sebastiano e del Beato Alessandro Sauli – che reg-<br />

gono la gran<strong>di</strong>osa cupola centrale, che ricorda le caratteristiche essenziali dei progetti<br />

<strong>di</strong> Bramante e Michelangelo per San Pietro <strong>in</strong> Vaticano. Vi sono conservate pregevoli<br />

opere d’arte, tra cui sculture <strong>di</strong> Pierre Puget e Filippo Paro<strong>di</strong>, tele <strong>di</strong> Domenico Piola, Luca<br />

Cambiaso, del Guerc<strong>in</strong>o e del Procacc<strong>in</strong>i. Scendendo verso il centro, lungo la ripida <strong>di</strong>-<br />

scesa <strong>di</strong> via Fieschi, attraversando piazza Dante per giungere a piazza De Ferrari, ci si av-<br />

vic<strong>in</strong>a alla CHIESA DEL GESÙ, progettata dal gesuita Giuseppe Valeriani e costruita fra<br />

il 1589 e il 1606. Padre Marcello Pallavic<strong>in</strong>o, f<strong>in</strong>anziò la costruzione, riservando per sé e la<br />

sua famiglia il privilegio del presbiterio e <strong>di</strong> una cappella. L’<strong>in</strong>terno è costituito da un’aula<br />

unica, con cupola centrale: uno splen<strong>di</strong>do rivestimento <strong>in</strong> marmi policromi orna pilastri,<br />

cappelle, pulpito e pavimento; controfacciata, navata centrale, transetto e presbiterio<br />

sono ricoperti da un ciclo <strong>di</strong> affreschi realizzati nella seconda metà del Seicento da Gio-<br />

vanni Battista Carlone, e ricordano il ruolo salvifico della Verg<strong>in</strong>e nella storia. Introdu-<br />

cendoci nel centro storico, nel cuore dei carruggi, si trova la CHIESA DI SANTA MARIA<br />

DELLE VIGNE, costruita nel VI secolo nella zona chiamata Vigna del Re. Il tempio paleo-<br />

cristiano e poi romanico fu adattato come molte altre chiese me<strong>di</strong>evali, alle esigenze <strong>di</strong><br />

culto stabilite dal concilio, <strong>in</strong> parte perché ormai fatiscenti, ma soprattutto per rispon-<br />

dere a precisi canoni liturgici che sostenevano i temi fondamentali della fede. La zona ab-<br />

sidale fu rifatta <strong>in</strong>torno alla f<strong>in</strong>e del XVI secolo con progetto <strong>di</strong> Gaspare Della Corte,<br />

mentre la zona delle navate fu ricostruita con il motivo delle colonne b<strong>in</strong>ate, ripren-<br />

dendolo dalla Chiesa <strong>di</strong> San Siro, con i lavori <strong>di</strong> Daniele Casella (1640), che pose al posto<br />

dell’antico tiburio la cupola circolare. La decorazione fu realizzata <strong>in</strong> epoca più tarda ri-<br />

spetto alla trasformazione seicentesca, a eccezione della volta del presbiterio, su cui Laz-<br />

zaro Tavarone <strong>di</strong>p<strong>in</strong>se la Gloria <strong>di</strong> Maria; all’affrescatura della Chiesa lavorarono<br />

Giuseppe Palmieri e Paolo Gerolamo Brusco (L’Invenzione della Croce e Transito <strong>di</strong> Maria)<br />

durante il ‘700, e poi ancora nell’800 Giuseppe Paganelli, Sant<strong>in</strong>o Tagliafichi e Giuseppe<br />

Passano. Accanto alla Chiesa si alza il campanile me<strong>di</strong>evale, ultimo segno, <strong>in</strong>sieme al<br />

chiostro a<strong>di</strong>acente dell’antico e<strong>di</strong>ficio. Non lontano dalla basilica delle Vigne, avvic<strong>in</strong>an-<br />

doci al tratto dell’antico asse viario <strong>di</strong> via della Maddalena, si <strong>in</strong>contra nella piccola piazza<br />

la CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA E SAN GERO<strong>LA</strong>MO EMILIANI, anch’essa co-<br />

struita <strong>in</strong> epoca me<strong>di</strong>evale su una antica cappella de<strong>di</strong>cata alla Santa. L’e<strong>di</strong>ficio barocco<br />

fu ideato da Andrea Ceresola, detto il Vannone, che si pensa abbia progettato anche la<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Siro: i padri Somaschi subentrati ai Teat<strong>in</strong>i nel XVI secolo, ottennero il giu-<br />

spatronato della famiglia Sp<strong>in</strong>ola, e vollero un e<strong>di</strong>ficio ampio articolato <strong>in</strong> tre navate <strong>di</strong>-<br />

vise da colonne b<strong>in</strong>ate. Le decorazioni pittoriche furono eseguite fra la f<strong>in</strong>e Seicento e la<br />

metà del Settecento da Sebastiano Galeotti (1729) che si impegnò ad affrescare la navata<br />

centrale, la cupola e il presbiterio con storie tratte dalla Vita della Verg<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Maria Mad-<br />

dalena. Sui transetti <strong>in</strong>vece sono raffigurate Storie <strong>di</strong> San Gerolamo Emiliani, eseguiti da<br />

Sigismondo Betti (1737). Uscendo dal centro storico e risalendo per via Garibal<strong>di</strong>, la Via<br />

Aurea, sui cui lati si affacciano i palazzi più significativi della Genova barocca, si percorre<br />

via Cairoli e attraversata piazza dell’Annunziata si imbocca via Balbi, costruita all’<strong>in</strong>izio<br />

del Seicento per volere <strong>di</strong> Stefano Balbi, ricchissimo esponente della famiglia, composta<br />

da impren<strong>di</strong>tori e banchieri. A metà del percorso si <strong>in</strong>contra, <strong>di</strong> fronte a Palazzo Reale, la<br />

CHIESA DI SAN CARLO, costruita su progetto <strong>di</strong> Bartolomeo Bianco (1629) per i padri Car-<br />

melitani Scalzi. Si accede alla Chiesa tramite due rampe contrapposte che immettono al-<br />

l’<strong>in</strong>terno dell’e<strong>di</strong>ficio, composto da una sola navata con spazio scan<strong>di</strong>to da cappelle<br />

laterali, secondo uno schema architettonico derivato dalla vic<strong>in</strong>a Lombar<strong>di</strong>a. Le decora-<br />

zioni della navata e della volta vennero realizzate a f<strong>in</strong>e Ottocento da Maurizio Dufour,<br />

mentre le Virtù, raffigurate sui peducci della cupola, sono state <strong>di</strong>p<strong>in</strong>te nel Settecento da<br />

Domenico Paro<strong>di</strong>. L’altare maggiore, sostituito nell’Ottocento con quello proveniente<br />

dalla <strong>di</strong>strutta Chiesa <strong>di</strong> San Domenico, conserva la scultura della Madonna della For-<br />

tuna, ricavata da una antica polena <strong>di</strong> nave. L’altare del transetto destro fu realizzato <strong>in</strong><br />

marmo nero <strong>di</strong> Portovenere da Alessandro Algar<strong>di</strong> (1654) per la Cappella della famiglia<br />

Franzone e conserva il Crocifisso bronzeo dello stesso artista. Oggi la Chiesa è officiata<br />

dai Padri della Fraternità della Santissima Verg<strong>in</strong>e Maria.<br />

Nella Riviera <strong>di</strong> levante gli stilemi architettonici e decorativi barocchi non attecchirono<br />

con straord<strong>in</strong>ario successo, forse a causa della ra<strong>di</strong>cata tra<strong>di</strong>zione legata all’architettura<br />

me<strong>di</strong>evale. I borghi limitrofi, tuttavia, conservano significativi esempi <strong>di</strong> chiese barocche,<br />

strettamente collegate alle maestranze della<br />

città: è il caso, ad esempio <strong>di</strong> Bogliasco (2), dove la<br />

CHIESA DEL<strong>LA</strong> NATIVITÀ DI MARIA SANTISSIMA,<br />

fu costruita su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Gio Antonio Ricca, ap-<br />

partenente a una famiglia <strong>di</strong> architetti impegnati<br />

nella costruzione <strong>di</strong> numerosi e<strong>di</strong>fici sacri a Ge-<br />

nova (San Torpete). La pianta ovale, con piccolo<br />

atrio e pronunciato presbiterio, conferisce all’e<strong>di</strong>-<br />

ficio un particolare senso <strong>di</strong> unità arricchito da un<br />

gioco <strong>di</strong> lesene e capitelli che movimentano la<br />

struttura. Davanti alla Chiesa si trova un prezioso risseu (1767), realizzato con ciottoli <strong>di</strong><br />

mare bianchi e neri. Proseguendo verso levante si arriva al borgo mar<strong>in</strong>aro <strong>di</strong> Camogli (3)<br />

dove si può visitare la CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA, fondata nel XII secolo, ma ri-<br />

costruita fra il f<strong>in</strong>e del XVI e l’<strong>in</strong>izio del XVII secolo. L’<strong>in</strong>terno si presenta a tre navate con<br />

cappelle laterali che conservano pregevoli altari marmorei, <strong>in</strong>tercalati da una ricca de-<br />

corazione caratterizzata da lesene <strong>in</strong> marmi policromi e stucchi dorati. La facciata e i<br />

fianchi furono rifatti nel XIX secolo: la strategica posi-<br />

zione a picco sul mare, rende una vista del golfo unica<br />

nel suo genere. Oltre il monte <strong>di</strong> Portof<strong>in</strong>o si giunge a<br />

Zoagli (4), dove <strong>in</strong> posizione un poco isolata verso la<br />

f<strong>in</strong>e del paese, si trova la CHIESA DI MART<strong>IN</strong>O, proget-<br />

tata anch’essa da Gio Antonio Ricca nel 1726-28, con il<br />

solito impianto a navata unica <strong>di</strong> forma ovale con cap-<br />

pelle laterali. All’<strong>in</strong>terno della Chiesa sono conservate<br />

opere pregevoli: la tavola <strong>di</strong> Teramo Piaggio raffigu-<br />

rante la Madonna con Santi e un Crocifisso <strong>di</strong> Anton<br />

Maria Maragliano.<br />

A Chiavari (5), sede vescovile <strong>di</strong>staccatasi dalla metro-<br />

polita Genova nel 1892 con la bolla papale <strong>di</strong> Leone XIII,<br />

si possono visitare due chiese simbolo del barocco li-<br />

gure. La CHIESA SCONSACRATA DI SAN FRANCESCO – oggi sede per esposizioni – è un <strong>in</strong>-<br />

teressante esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio me<strong>di</strong>evale a tre navate, adattato al r<strong>in</strong>novato gusto barocco<br />

da Francesco Bianco (1630), nipote del più famoso Bartolomeo. Sempre a Chiavari, si sug-<br />

gerisce la visita della CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA, posta al term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> via Raggio.<br />

La primitiva cappella costruita per volere della famiglia Fieschi nel 1178, fu totalmente ri-<br />

costruita nel XV secolo e poi nel 1624 su <strong>di</strong>segno del Vannone, il cui progetto fu rivisto da<br />

Bartolomeo Bianco solo due anni dopo per volere della famiglia dei Costaguta, <strong>di</strong> cui al-<br />

l’<strong>in</strong>terno si conservano i monumenti funebri, opera dello scultore Giuseppe Ferrand<strong>in</strong>o. Di<br />

notevole <strong>in</strong>teresse è la grande CATTEDRALE de<strong>di</strong>cata a NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO,<br />

costruita dopo la miracolosa apparizione della Verg<strong>in</strong>e<br />

a Sebastiano Descalzo, ricordata il 2 luglio 1610. Sul<br />

luogo si trovava un pilone con le raffigurazioni della<br />

Verg<strong>in</strong>e tra i Santi Sebastiano e Rocco, costruito per<br />

scongiurare la grave epidemia <strong>di</strong> peste del XV secolo. Il<br />

tempio fu e<strong>di</strong>ficato a partire dal 1613 e nell’arco <strong>di</strong> circa<br />

vent’anni fu completato <strong>in</strong> molte sue parti, che furono<br />

<strong>in</strong>tegrate nel corso del XIX e XX secolo con la costru-<br />

zione delle navate laterali, del gran<strong>di</strong>oso pronao e degli<br />

affreschi <strong>in</strong>terni. L’altare maggiore (1627) è opera del<br />

Ferrand<strong>in</strong>o, e conserva dal 1634 l’immag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Nostra<br />

Signora dell’Orto; il coro ligneo, proveniente dalla chiesa<br />

<strong>di</strong> San Francesco, è anch’esso del XVII secolo. Il Santua-<br />

rio conserva statue lignee <strong>di</strong> Anton Maria Maragliano<br />

de<strong>di</strong>cate a San Rocco, a San Francesco, a Sant’Antonio Abate. Anche nella grande cappella<br />

del Crocifisso, con un altare (sec. XVIII-XIX) proveniente dall’oratorio della Morte, si ammira<br />

il gruppo processionale del Crocifisso con la Verg<strong>in</strong>e Addolorata, sempre opera <strong>di</strong> A.M. Ma-<br />

ragliano e bottega (1735 ca.). Si <strong>in</strong>contra poi la cittad<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Sestri Levante (6), defi nita la<br />

città dei due mari per la sua particolare posizione nel golfo. La CHIESA DI SANTA MARIA<br />

DI NAZARETH sorge sulla centrale piazza Matteotti, un tempo cuore del borgo me<strong>di</strong>e-<br />

vale. La Chiesa fu costruita nei primi anni del XVII secolo e decorata fra il Settecento e<br />

l’Ottocento con pregevoli marmi: si segnala <strong>in</strong> particolare l’altare maggiore, sormontato<br />

dal gruppo scultoreo della Verg<strong>in</strong>e con Cherub<strong>in</strong>i che sorreggono la casa <strong>di</strong> Nazareth, opera<br />

<strong>di</strong> Francesco Maria Schiaff<strong>in</strong>o (1762). Sempre a Sestri Levante, la CHIESA DI SAN PIETRO <strong>IN</strong><br />

V<strong>IN</strong>COLI rappresenta un bell’esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio costruito <strong>in</strong> epoca barocca (1640) dai<br />

padri Cappucc<strong>in</strong>i, e decorata <strong>in</strong> epoca più tarda, ormai settecentesca con stucchi e pitture<br />

rococò. Significativo <strong>in</strong> questo senso sono gli affreschi <strong>di</strong> Giuseppe Galeotti (1751) eseguiti<br />

nella volta, la Gloria <strong>di</strong> San Pietro, e nel presbiterio, San Pietro <strong>in</strong> v<strong>in</strong>culi.<br />

La Riviera <strong>di</strong> ponente presenta alcuni e<strong>di</strong>fici barocchi significativi: a Sestri Ponente (7) la<br />

grande CHIESA DI NOSTRA SIGNORA ASSUNTA fu costruita su richiesta degli abitanti<br />

del borgo che risiedevano vic<strong>in</strong>o al mare e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>stavano notevolmente della par-<br />

rocchia <strong>di</strong> San Giovanni Battista, collocata nell’entroterra. L’<strong>in</strong>terno si presenta con<br />

un’ampia aula coperta da volta a botte, con altari laterali e con due cappelle poste ai lati<br />

del presbiterio. Il medaglione della volta, raffigura la Verg<strong>in</strong>e Assunta <strong>in</strong> cielo, <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to da<br />

Giulio Benso (1635). L’altare maggiore, concepito per la Cattedrale <strong>di</strong> San Lorenzo, fu ese-<br />

guito dallo scultore e architetto Rocco Pellone. Poco <strong>di</strong>stante, a Voltri (8), la CHIESA DEI<br />

SANTI NICOLÒ ED ERASMO, rappresenta un <strong>in</strong>teres-<br />

sante esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fico barocco. Fu costruito a partire<br />

dal 1652 su un precedente e<strong>di</strong>ficio me<strong>di</strong>evale conside-<br />

rato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>in</strong>sufficienti per la popolazione che<br />

<strong>in</strong> quegli anni era cresciuto notevolmente grazie alla<br />

costruzione delle cartiere. L’<strong>in</strong>terno – eseguito su <strong>di</strong>se-<br />

gno <strong>di</strong> Giovanni Battista Ghiso e Gio Batta Canepa - si<br />

presenta <strong>di</strong>viso <strong>in</strong> tre navate <strong>di</strong>vise da colonne b<strong>in</strong>ate<br />

<strong>in</strong> marmo bianco, che accolgono e riflettono alla strut-<br />

tura <strong>in</strong>torno una notevole quantità <strong>di</strong> luce, che entra<br />

nell’e<strong>di</strong>ficio anche grazie alla f<strong>in</strong>estre poste nella gran-<br />

<strong>di</strong>osa cupola posta sul transetto. Le cappelle conser-<br />

vano pregevoli <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti e sono decorate con marmi<br />

preziosi e stucchi dorati. Inoltrandosi sulla via Aurelia,<br />

si arriva ad Arenzano (9), che conserva significativi esempi <strong>di</strong> architettura me<strong>di</strong>evale e<br />

barocca. Da segnalare la CHIESA DEI SANTI NAZARIO E CELSO, costruita su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong><br />

Anton Maria Ricca a partire dal 1703, con proporzioni gran<strong>di</strong>ose su una pianta poligonale<br />

coperta da una volta ovoidale. Sul perimetro sono ospitate cappelle laterali <strong>di</strong>vise tra<br />

loro da pronunciate lesene che scan<strong>di</strong>scono lo spazio. Ultimo comune della Prov<strong>in</strong>cia<br />

<strong>di</strong> Genova è Cogoleto (10), antico borgo <strong>di</strong> pescatori e mar<strong>in</strong>ai. Sul lungomare si trova la<br />

CHIESA de<strong>di</strong>cata alla NATIVITÀ DI SANTA MARIA SANTISSIMA, chiesa barocca a una na-<br />

vata con un pregevole altare maggiore (donato, secondo la tra<strong>di</strong>zione, dalla famiglia <strong>di</strong><br />

Cristoforo Colombo) sul quale è collocata la pala con San Giovanni Battista che pre<strong>di</strong>ca<br />

alle genti (sec. XVII), <strong>in</strong>teressante perché ritrae alcuni alti esponenti delle famiglie lo-<br />

cali. Nella Chiesa è anche conservata la statua della Concezione <strong>di</strong> Maria attribuita ad<br />

Anton Maria Maragliano.<br />

ARCHITETTURA BAROCCA <strong>IN</strong> PROV<strong>IN</strong>CIA TRA GENOVA E <strong>LA</strong> SUA COSTA<br />

Percorso<br />

GENOVA: DAL<strong>LA</strong> CHIESA DELL’ANNUNZIATA A SAN DONATO (Porta dei Vacca – Porta Soprana)<br />

Percorso<br />

IL MONTE DI PORTOF<strong>IN</strong>O: DA RUTA LUNGO LE DIVERSE STRADE DEL MONTE<br />

Percorso<br />

IL CAMM<strong>IN</strong>O DI SANTA LIMBANIA<br />

Percorso<br />

Genova, città <strong>di</strong> sorprese e contrasti, custo<strong>di</strong>sce nelle<br />

vie del suo centro storico – riconosciuto come il più<br />

ampio d’Europa – un prezioso patrimonio artistico che<br />

testimonia la laboriosità <strong>di</strong> un popolo de<strong>di</strong>to ai traffici<br />

marittimi e al commercio <strong>di</strong> merci pregiate. Nelle pic-<br />

cole piazze e lungo le strette vie, una volta pr<strong>in</strong>cipali<br />

luoghi <strong>di</strong> transito della città me<strong>di</strong>evale e oggi impor-<br />

tanti vie commerciali, si <strong>in</strong>contrano le Chiese <strong>in</strong>titolate<br />

a Santi la cui venerazione era particolarmente sentita<br />

nella città me<strong>di</strong>oevale e barocca. La grande CHIESA<br />

DELL’ANNUNZIATA DEL VASTATO (tappa 1) fu trasfor-<br />

mata <strong>in</strong> gran<strong>di</strong>oso tempio barocco <strong>in</strong>corporando l’an-<br />

tica struttura gotica costruita dai Francescani nel XIII<br />

secolo. La Chiesa è una delle più ricche gallerie d’arte<br />

della città e custo<strong>di</strong>sce opere <strong>di</strong> Caravaggio, Rubens,<br />

Van Dyck, accanto ai pittori genovesi del secolo d’oro:<br />

De Ferrari, Strozzi, Carlone, Piola, Guidobono, Benso, As-<br />

sereto. I gran<strong>di</strong>osi affreschi esaltano il ruolo salvifico che la Verg<strong>in</strong>e ebbe nella storia<br />

della Redenzione attraverso la narrazione pittorica delle Storie <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> Maria. Non<br />

molto lontano dalla piazza dell’Annunziata si <strong>in</strong>serisce via Lomell<strong>in</strong>i che accoglie la<br />

CHIESA DI SAN FILIPPO NERI (2) e il bellissimo oratorio, officiati dai padri dell’Oratorio,<br />

i Filipp<strong>in</strong>i. Il complesso si affianca alle case degli Adorno, famiglia <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Santa Ca-<br />

ter<strong>in</strong>a Fieschi che <strong>in</strong> queste stanze <strong>in</strong>iziò la sua conversione. La cappella <strong>in</strong>titolata alla<br />

Santa de<strong>di</strong>ta alle opere <strong>di</strong> carità conserva la pala d’altare <strong>di</strong> Domenico Piola, una delle<br />

più belle conservate <strong>in</strong> <strong>di</strong>ocesi riferite all’Apparizione <strong>di</strong> Cristo a Cater<strong>in</strong>a. L’a<strong>di</strong>acente<br />

Oratorio <strong>in</strong> pianta ellittica custo<strong>di</strong>sce sull’altare la statua dell’Immacolata scolpita da<br />

Pierre Puget. Risalendo verso piazza Fossatello e via San Luca si arriva alla grande<br />

CHIESA DI SAN SIRO (3), <strong>in</strong>titolata al primo vescovo cittad<strong>in</strong>o che, secondo la tra<strong>di</strong>zione,<br />

debellò l’eresia ariana: fu la prima cattedrale della città, antica basilica paleocristiana <strong>in</strong>-<br />

titolata ai Do<strong>di</strong>ci Apostoli, ricostruita <strong>in</strong> epoca romanica durante l’affidamento ai Bene-<br />

dett<strong>in</strong>i e poi completamente rie<strong>di</strong>ficata dai Teat<strong>in</strong>i nel XVI e XVII secolo. L’<strong>in</strong>terno<br />

custo<strong>di</strong>sce affreschi <strong>di</strong> Giovanni Battista Carlone che raccontano Storie della vita <strong>di</strong> San<br />

Pietro e <strong>di</strong> San Siro (1646-1662); le cappelle, affidate <strong>in</strong> giuspatronato alle gran<strong>di</strong> famiglie<br />

nobili, espongono tele <strong>di</strong> Orazio Gentileschi, Domenico Fiasella, Cristoforo Roncalli, detto<br />

il Pomarancio. Il gran<strong>di</strong>oso altare maggiore <strong>in</strong> marmo nero <strong>di</strong> promontorio è opera <strong>di</strong><br />

Pierre Puget. Proseguendo per via San Luca si <strong>in</strong>contra, sulla piccola piazza, la CHIESA DI<br />

SAN LUCA (4), costruita nel 1188 per volere <strong>di</strong> Oberto Sp<strong>in</strong>ola su un terreno <strong>di</strong> Oberto<br />

Grimal<strong>di</strong>. Rie<strong>di</strong>ficata anch’essa nel XVII secolo, la piccola Chiesa a pianta centrale con-<br />

serva gli affreschi <strong>di</strong> Domenico Piola <strong>in</strong>titolati all’Esaltazione della Verg<strong>in</strong>e e a San Luca,<br />

l’evangelista che narra le storie dell’<strong>in</strong>fanzia <strong>di</strong> Cristo e che, secondo la tra<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong>-<br />

p<strong>in</strong>se per primo il volto della Verg<strong>in</strong>e. La gran<strong>di</strong>osa pala <strong>di</strong> Giovanni Battista Castiglione,<br />

detto il Grechetto, raffigura l’Adorazione dei Pastori (1645), mentre sull’altare maggiore<br />

è posta la statua marmorea dell’Immacolata Concezione (1649) <strong>di</strong> Filippo Paro<strong>di</strong>. La<br />

lunga via San Luca conduce a piazza Banchi sul cui fondale si <strong>in</strong>nalza la CHIESA DI SAN<br />

PIETRO <strong>IN</strong> BANCHI (5), esempio <strong>in</strong>teressante <strong>di</strong> architettura c<strong>in</strong>quecentesca, costruita<br />

sopraelevata sfruttando il ricavato della ven<strong>di</strong>ta e dell’affitto delle botteghe costruite<br />

sotto l’e<strong>di</strong>ficio. La Chiesa fu e<strong>di</strong>ficata <strong>in</strong> r<strong>in</strong>graziamento alla Verg<strong>in</strong>e per la salvezza dalla<br />

grave epidemia <strong>di</strong> peste che aveva colpito la città, come testimonia la bellissima pala <strong>di</strong><br />

Andrea Sem<strong>in</strong>o, una delle prime raffigurazioni <strong>di</strong>p<strong>in</strong>te <strong>di</strong> Maria Immacolata (1588) a Ge-<br />

nova. Lungo via Orefici al numero civico 49 si trova il sovrapporta <strong>in</strong> marmo raffigurante<br />

l’Adorazione dei Magi, bassorilievo <strong>di</strong> bottega lombarda del XV secolo. L’uso <strong>di</strong> questi<br />

sovrapporta era caratteristico nella città quattrocentesca, i cui abitanti desideravano<br />

segnare con immag<strong>in</strong>i tratte dalle vite <strong>di</strong> santi e <strong>di</strong> Cristo i palazzi cittad<strong>in</strong>i e le loro<br />

porte. Uno degli esempi più <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong> questo senso è la curia della famiglia Doria,<br />

stanziata <strong>in</strong> piazza San Matteo, salendo oltre piazza Campetto. I bellissimi portali attri-<br />

buiti a Giovanni Gag<strong>in</strong>i raffigurano San Giorgio che sconfigge il drago, recuperando la<br />

storia della Legenda aurea <strong>di</strong> Jacopo da Varag<strong>in</strong>e, vescovo <strong>di</strong> Genova nel XII secolo, che<br />

narrava la lotta del Santo contro il maligno. La piazza è circondata dalle gran<strong>di</strong> case della<br />

famiglia Doria e sullo sfondo si impone la facciata della CHIESA DI SAN MATTEO (6),<br />

patrono dei banchieri e contabili e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> della famiglia che per secoli guidò le vicende<br />

economiche della città. La facciata me<strong>di</strong>evale a fasce bianche e nere presenta sarcofagi<br />

ed epigrafi celebrative della famiglia Doria, mentre l’<strong>in</strong>terno, trasformato <strong>in</strong> epoca c<strong>in</strong>-<br />

quecentesca, celebra le vicende della Vita <strong>di</strong> San Matteo (1558-1559) con i miracoli da lui<br />

operati negli affreschi delle volte eseguiti da Luca Cambiaso e da Giovanni Battista Ca-<br />

stello, detto il Bergamasco; nel presbiterio è esaltato il sacrificio <strong>di</strong> Cristo nella storia<br />

della salvezza nel gruppo marmoreo della Pietà <strong>di</strong> Giovanni Angelo Montorsoli e delle<br />

statue dei profeti Geremia e Davide affiancate da San Giovanni Battista e Sant’Andrea<br />

(1547). Accanto alla Chiesa si trova il chiostro costruito fra il 1308 e il 1310 dal Magister<br />

Marcus Venetus, come riporta l’iscrizione <strong>in</strong>cisa su un capitello. Salendo lungo via Tom-<br />

maso Reggio si arriva al CHIOSTRO DEI CANONICI DI SAN LORENZO (7) che accoglie il<br />

Museo Diocesano dell’Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Genova. Nel suggestivo chiostro ricco <strong>di</strong> affreschi<br />

e marmi sono esposti reperti archeologici e importanti gruppi scultorei come la tomba<br />

del Card<strong>in</strong>ale Luca Fieschi (secolo XIV) <strong>in</strong>sieme a pale d’altare e statue appartenenti ai<br />

più importanti artisti genovesi. Il percorso museale custo<strong>di</strong>sce anche importanti sup-<br />

pellettili liturgiche e paramenti <strong>in</strong> raff<strong>in</strong>ati tessuti: una sezione particolare espone<br />

quattor<strong>di</strong>ci teli quaresimali della Passione <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti su tela considerata l’antenata<br />

del jeans (secolo XVI). Il Chiostro era anticamente collegato alla CATTEDRALE DI SAN<br />

LORENZO (8), gran<strong>di</strong>oso tempio consacrato da papa Gelasio nel 1118. Nei decenni suc-<br />

cessivi si costruì il tempio romanico: a questo periodo risalgono i due portali laterali de-<br />

<strong>di</strong>cati a San Giovanni, <strong>in</strong> <strong>di</strong>retta corrispondenza con il Battistero posto a fianco del<br />

tempio, e a San Gottardo che permetteva l’uscita delle processioni verso la via che con-<br />

duceva alla coll<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Castello, dove si trovava il palazzo arcivescovile e la Chiesa <strong>di</strong><br />

Santa Maria <strong>di</strong> Castello, affidata ai Domenicani dal XV secolo. La grande facciata ese-<br />

guita da maestri provenienti dai cantieri <strong>di</strong> Chartres e Rouen (secolo XIII) presenta un<br />

gran<strong>di</strong>oso portale che narra, attraverso le immag<strong>in</strong>i, il percorso <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> pu-<br />

rificazione che ogni uomo deve compiere per entrare nella casa del Signore. Le tre ab-<br />

si<strong>di</strong> accolgono importanti affreschi che esaltano il ruolo salvifico della Verg<strong>in</strong>e Madre<br />

<strong>di</strong> Dio (altare <strong>di</strong> testata s<strong>in</strong>istra) negli affreschi eseguiti (1565-1567) da Luca Cambiaso<br />

e dal Bergamasco; nel presbiterio, gli affreschi <strong>di</strong> Lazzaro Tavarone (1622) esaltano la<br />

figura <strong>di</strong> San Lorenzo, <strong>di</strong>acono della Chiesa primitiva che fu sottoposto al martirio della<br />

graticola per non avere ceduto alle richieste dell’imperatore Valeriano. Il grande altare<br />

maggiore è il trono simbolico per la statua della Madonna Reg<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Genova (1632),<br />

fusa <strong>in</strong> bronzo da Giovanni Battista Bianco su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Domenico Fiasella. Nella cap-<br />

pella <strong>di</strong> testata s<strong>in</strong>istra, decorata con affreschi <strong>di</strong> Giovanni Andrea Carlone, sono raffi-<br />

gurate le Storie della vita <strong>di</strong> San Sebastiano (1680), patrono della città <strong>in</strong>sieme a San<br />

Giovanni Battista, San Giorgio e San Bernardo. Il Santo è raffigurato anche nella tela <strong>di</strong>-<br />

p<strong>in</strong>ta da Federico Barrocci che raffigura la Crocifissione <strong>di</strong> Cristo con i Dolenti (1596).<br />

Sulla navata s<strong>in</strong>istra si apre la cappella de<strong>di</strong>cata a San Giovanni Battista costruita per<br />

accogliere, dentro de<strong>di</strong>cate casse processionali, le ceneri <strong>di</strong> San Giovanni Battista, por-<br />

tate <strong>in</strong> città nel 1098 dai crociati. Poco <strong>di</strong>stante dalla Cattedrale sulla grande piazza<br />

Matteotti si staglia la CHIESA DEL GESÙ (9), gran<strong>di</strong>oso tempio eretto tra la f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>-<br />

quecento e l’<strong>in</strong>izio del secolo successivo, su progetto del gesuita Giuseppe Valerano, fi-<br />

nanziato da Marcello Pallavic<strong>in</strong>o. L’<strong>in</strong>tero apparato decorativo è raccolto negli affreschi<br />

(1631-1659) <strong>di</strong> Giovanni Carlone e del fratello Giovanni Battista <strong>in</strong>sieme con marmi,<br />

stucchi e pale d’altare che esaltano il ruolo della Verg<strong>in</strong>e nella storia della redenzione<br />

e dei Santi fondatori dell’ord<strong>in</strong>e dei Gesuiti. Nel presbiterio è conservata la gran<strong>di</strong>osa<br />

pala della Circoncisione <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ta (1604) da Pier Paolo Rubens, autore anche del Miracolo<br />

<strong>di</strong> Sant’Ignazio, posto nell’altare <strong>di</strong> navata s<strong>in</strong>istra. Di fronte, la grande Madonna As-<br />

sunta (1617) <strong>di</strong> Guido Reni che <strong>in</strong>sieme a <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti <strong>di</strong> Domenico Piola, Domenico Fiasella,<br />

Valerio Castello, Domenico Scorticone, Andrea Pozzo fanno sì che il Gesù sia una delle<br />

chiese più visitate della città. Scendendo per via Pollaioli, che conserva una grande e<strong>di</strong>-<br />

cola del XVIII secolo con l’immag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Santa Cater<strong>in</strong>a da Genova, si arriva alla CHIESA<br />

DI SAN DONATO (10), costruita nel XII secolo e mantenuta dopo importanti restauri<br />

nelle sue forme orig<strong>in</strong>ali. L’<strong>in</strong>terno a tre navate <strong>di</strong>vise da colonne con rocchi bianchi e<br />

neri è sormontato da una gran<strong>di</strong>osa torre nolare che ha ancora oggi funzioni <strong>di</strong> cam-<br />

panile. Nella cappella laterale <strong>di</strong> San Giuseppe è conservato il trittico <strong>di</strong> Joos van Cleve<br />

(1515) raffigurante L’adorazione dei Magi tra Stefano Raggi, committente dell’opera, la<br />

Maddalena e il Crocifisso tra Maria e San Giovanni.<br />

Santa Limbania era una giovane cipriota che, all’<strong>in</strong>izio<br />

del XIII secolo, per volere dei genitori, doveva andare <strong>in</strong><br />

sposa a un pagano. Decise <strong>di</strong> fuggire dall’isola e,<br />

quando sembrava avesse trovato una nave genovese<br />

<strong>di</strong>sposta ad aiutarla, il comandante partì comunque<br />

senza imbarcarla. Tuttavia, senza Limbania, la nave non<br />

riuscì a prendere il largo e solo dopo che la fanciulla fu<br />

imbarcata, il viaggio poté <strong>in</strong>iziare. Arrivati nel golfo <strong>di</strong><br />

Genova, una forza misteriosa attraeva l’imbarcazione<br />

a ponente, sulla spiaggia <strong>di</strong> Voltri, dove non lontano si<br />

trovava il monastero benedett<strong>in</strong>o <strong>di</strong> San Tommaso: qui<br />

Limbania visse il resto della sua vita <strong>in</strong> una grotta sca-<br />

vata sotto il pavimento della chiesa. Per questo viaggio<br />

avventuroso <strong>di</strong>venne la protettrice dei viaggiatori, dei<br />

carrettieri e dei mulattieri, <strong>di</strong> coloro che percorrono le strade sottoposti alla fatica del la-<br />

voro. E proprio nella zona <strong>di</strong> Voltri si def<strong>in</strong>ì un percorso particolarmente solcato, che<br />

congiungeva la costa marittima al basso Piemonte: olio e sale percorrevano queste mu-<br />

lattiere <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione nord, mentre dal percorso opposto arrivavano ortaggi e v<strong>in</strong>o. Il Cam-<br />

m<strong>in</strong>o è <strong>in</strong> realtà un percorso trekk<strong>in</strong>g che collega Genova Voltri con Rocca Grimalda: le<br />

strade da percorrere sono quelle tracciate dallae mulattiere dei secoli passati, che se-<br />

condo la tra<strong>di</strong>zione viaggiavano sotto la protezione <strong>di</strong> Santa Limbania. È qu<strong>in</strong><strong>di</strong> un per-<br />

corso <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> fatica, ma che negli ultimi anni è stato riscoperto anche <strong>in</strong> chiave<br />

escursionistica. In alternativa si può seguire il percorso che segue la strada del Turch<strong>in</strong>o<br />

che congiunge Voltri a Rossiglione: cont<strong>in</strong>uando la strada, verso il Piemonte giungendo<br />

a Ovada e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a Rocca Grimalda. Partendo da Voltri, dalla piazza <strong>in</strong>titolata a Santa<br />

Limbania dove si trova una piccola Chiesa, si percorre la strada del Turch<strong>in</strong>o e si arriva<br />

a Mele (tappa 1) dove si visita l’ORATORIO DI SANT’ANTONIO ABATE, meraviglioso e<strong>di</strong>-<br />

ficio del XVI secolo decorato con stucchi rococò: al suo <strong>in</strong>terno si ammira il ciclo pitto-<br />

rico <strong>di</strong> Carlo Giuseppe Ratti con Storie <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Sant’Antonio Abate (1777-1782) e la cassa<br />

processionale <strong>di</strong> Sant’Antonio Abate <strong>di</strong> Anton Maria Maragliano (XVIII secolo). Prose-<br />

guendo verso nord si può fare una piccola deviazione dalla statale verso la Cappelletta<br />

<strong>di</strong> Masone, località che ospita un piccolo Santuario de<strong>di</strong>cato alla Verg<strong>in</strong>e, sorto a se-<br />

guito <strong>di</strong> un voto fatto da un viaggiatore assalito nel XVII secolo dai briganti. A Masone<br />

(2) si suggerisce la visita all’antica CHIESA PARROCCHIALE DI NOSTRA SIGNORA AS-<br />

SUNTA, costruita tra il 1580 e il 1584 dal feudatario Lazzaro Cebà, doge <strong>di</strong> Genova. La<br />

Chiesa presenta un’unica navata, con decorazioni a stucco della f<strong>in</strong>e del XVIII secolo.<br />

Notevole è l’altare <strong>in</strong> marmi policromi (1769) e il coro ligneo scolpito (XVIII secolo) <strong>in</strong><br />

stile barocco piemontese; la pala d’altare rappresentate la Natività <strong>di</strong> Maria, <strong>di</strong> scuola<br />

genovese del Settecento, già collocata sopra l’altar maggiore nell’Oratorio della Natività<br />

<strong>di</strong> Maria Santissima, e la statua processionale <strong>in</strong> legno<br />

policromo della Madonna del Rosario. A s<strong>in</strong>istra dell’al-<br />

tare, una scala conduce alla cripta, riscoperta e ristrut-<br />

turata nel 1975: qui venivano sepolti i monaci, i defunti<br />

del paese e i forestieri s<strong>in</strong>o al 1817. A<strong>di</strong>acente alla Chiesa<br />

si trova l’ex CONVENTO DEGLI AGOST<strong>IN</strong>IANI, costruito<br />

nel XVII secolo: l’e<strong>di</strong>ficio conserva <strong>in</strong>tegra molti suoi<br />

ambienti, come la cappella e le celle dei frati. La strada<br />

del Turch<strong>in</strong>o conduce a Campoligure (3), uno dei pr<strong>in</strong>-<br />

cipali centri europei per la produzione della filigrana.<br />

Quest’arte orafa consiste nel lavorare f<strong>in</strong>issimi fili <strong>di</strong><br />

metallo prezioso per produrre oggetti dal <strong>di</strong>segno lieve<br />

e ricercato. Entrando nel centro storico dalla via pr<strong>in</strong>ci-<br />

pale, si <strong>in</strong>contra l’ORATORIO DEI SANTI SEBASTIANO E<br />

ROCCO, costruito nel 1647 con gusto barocco. Tra le pit-<br />

ture conservate al suo <strong>in</strong>terno, si segnala il Martirio <strong>di</strong><br />

San Sebastiano della scuola <strong>di</strong> Domenico Piola. Sulla piazza pr<strong>in</strong>cipale del centro sto-<br />

rico si affacciano la CHIESA DEL<strong>LA</strong> NATIVITÀ DI MARIA VERG<strong>IN</strong>E e Palazzo Sp<strong>in</strong>ola. La<br />

Chiesa fu probabilmente costruita nel XVI secolo, ma fu rie<strong>di</strong>ficata a metà del Sette-<br />

cento a seguito <strong>di</strong> un rov<strong>in</strong>oso <strong>in</strong>cen<strong>di</strong>o. L’architetto <strong>in</strong>caricato, Carlo Mutone, progettò<br />

un e<strong>di</strong>ficio con un’ampia navata coperta da una volta a botte affrescata da Luigi Gai-<br />

notti e Carlo Orgero. Sull’altare de<strong>di</strong>cato a Santa Lucia si trova la pala <strong>di</strong> Bernardo Strozzi<br />

che raffigura il Martirio <strong>di</strong> Santa Lucia (1598).<br />

La strada prov<strong>in</strong>ciale 456 conduce a Rossiglione (4), paese con due borgate <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te che<br />

un tempo appartenevano a due <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong>verse, Acqui e Casale Monferrato. Nella bor-<br />

gata superiore si trova la CHIESA DI SANTA CATER<strong>IN</strong>A, e<strong>di</strong>ficio ricostruito su una pre-<br />

cedente Chiesa quattrocentesca. All’<strong>in</strong>terno sono conservate importanti opere<br />

pittoriche tra le quali si ricordano l’Assunzione della Verg<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Bernardo Castello, la Vis-<br />

itazione <strong>di</strong> Camillo Procacc<strong>in</strong>i, sistemate accanto all’<strong>in</strong>gresso per la sacrestia e la Verg<strong>in</strong>e<br />

e Santi <strong>di</strong> Giuseppe Palmieri (sec. XVIII). Notevole anche la Madonna del Rosario <strong>di</strong> Filippo<br />

Paro<strong>di</strong>. La CHIESA DI NOSTRA SIGNORA ASSUNTA<br />

si trova <strong>in</strong>vece nella borgata <strong>in</strong>feriore: al suo <strong>in</strong>terno<br />

è conservata la cassa processionale raffigurante il<br />

Transito <strong>di</strong> San Giuseppe, realizzato dai Fratelli Mon-<br />

tecucco <strong>di</strong> Gavi (1866).<br />

La strada prov<strong>in</strong>ciale prosegue poi <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Belforte Monferrato (5), già <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Alessan-<br />

dria, posto sul torrente Stura: deve le sue orig<strong>in</strong>i a<br />

una antichissima colonia monastica benedett<strong>in</strong>a <strong>di</strong><br />

San Colombano che fondò il paese battezzandolo<br />

con il nome <strong>di</strong> Uxetium. Si arriva dunque a Ovada<br />

(6), dove ci si può soffermare a visitare il centro sto-<br />

rico, caratterizzato dalla particolare <strong>di</strong>sposizione<br />

delle case, come nei carrugi genovesi. Si <strong>in</strong>contra la<br />

casa natale <strong>di</strong> San Paolo della Croce, fondatore dei<br />

Passionisti, e la CHIESA DI NOSTRA SIGNORA AS-<br />

SUNTA della f<strong>in</strong>e del Settecento. È una costruzione<br />

gran<strong>di</strong>osa, stretta fra due alti campanili e sovrastata dall’ampia cupola. Notevoli i vic<strong>in</strong>i<br />

ORATORI DEL<strong>LA</strong> SANTISSIMA ANNUNZIATA E DI SAN GIOVANNI BATTISTA: quest’ultimo<br />

conserva la gran<strong>di</strong>osa cassa processionale della Decollazione <strong>di</strong> San Giovanni Battista,<br />

opera <strong>di</strong> Anton Maria Maragliano. Al term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> percorso de<strong>di</strong>cato a Santa Limbania si ar-<br />

riva a Rocca Grimalda (7), borgo <strong>in</strong>teressante che conserva ancora un impianto me<strong>di</strong>e-<br />

vale. Oltre alla CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO, <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e romanica, ampliata<br />

e trasformata nei secoli seguenti, vale una visita l’ORATORIO DEL<strong>LA</strong> MADONNA DELLE<br />

GRAZIE, che conserva al suo <strong>in</strong>terno numerose opere <strong>di</strong> devozione popolare nonché una<br />

pregevole statua processionale del Settecento. Inf<strong>in</strong>e, percorrendo a pie<strong>di</strong> la Strada delle<br />

vecchie, con tracce <strong>di</strong> un antico selciato, si arriva sulla sommità <strong>di</strong> Rocca, alle spalle del-<br />

l’antico Castello. Qui si trova la CHIESETTA<br />

DI SANTA LIMBANIA, che conserva prege-<br />

voli affreschi del C<strong>in</strong>quecento. La Chiesetta<br />

<strong>di</strong>venne nel tempo una sorta <strong>di</strong> piccolo<br />

Santuario per tutti coloro che attraversa-<br />

vano questi monti con i carri da lavoro. La<br />

statua lignea <strong>di</strong> Santa Limbania era legata<br />

a una tra<strong>di</strong>zione popolare: le donne del<br />

luogo <strong>in</strong>tagliavano delle piccole schegge<br />

che <strong>in</strong>viavano come reliquia ai figli e ai ma-<br />

riti partiti per la guerra. Santa Limbania,<br />

oggi, è una Santa poco nota, celebrata con<br />

devozione soltanto da piccole comunità.<br />

Ma non è sempre stato così, e la frequenza<br />

con la quale questo percorso è svolto,<br />

rende la misura della volontà <strong>di</strong> riscoprire<br />

antichi sentimenti.<br />

Una l<strong>in</strong>gua <strong>di</strong> terra che si affaccia sul mare e che <strong>di</strong>-<br />

vide il Golfo Para<strong>di</strong>so dal Golfo del Tigullio. Il Monte <strong>di</strong><br />

Portof<strong>in</strong>o appare a coloro che giungono dal mare<br />

come una propagg<strong>in</strong>e <strong>di</strong> terra che si allunga nelle<br />

acque blu, costellata da una densa vegetazione che<br />

accoglie e conserva gelosamente i luoghi sacri del<br />

Monte; questo promontorio è <strong>in</strong> realtà uno scrigno<br />

sacro, costellato da ben c<strong>in</strong>que fondazioni religiose<br />

che nei secoli hanno attirato pellegr<strong>in</strong>i e devoti <strong>di</strong><br />

ogni rango sociale. La stazione <strong>di</strong> partenza per le vie<br />

del Monte è il valico <strong>di</strong> Ruta: da qui partono i percorsi<br />

tracciati f<strong>in</strong> dall’antichità e che nei secoli, dall’epoca<br />

preistorica a oggi, hanno conosciuto <strong>di</strong>fferenti perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> frequentazione. Sopra Ruta (tappa 1) si trova la<br />

CHIESA DEL<strong>LA</strong> MILLENARIA, de<strong>di</strong>cata a San Michele, fondata presumibilmente <strong>in</strong><br />

epoca longobarda e ricostruita nel XII secolo da maestranze antelamiche locali. La<br />

Chiesa presenta una semplice struttura con facciata a capanna e torre campanaria:<br />

il sagrato si affaccia su uno dei punti panoramici più suggestivi del Monte. Scen-<br />

dendo verso il piccolo borgo <strong>di</strong> San Rocco (2), si <strong>in</strong>contra un punto <strong>di</strong> snodo degli iti-<br />

nerari del Monte: la piccola CHIESA DI SAN ROCCO fondata nel XV secolo e ricostruita<br />

nel 1863 si presenta <strong>in</strong> forme neoclassiche e conserva <strong>in</strong>teressanti <strong>di</strong>p<strong>in</strong>ti ex voto, do-<br />

cumenti <strong>di</strong> semplice vita offerta alla fede. La de<strong>di</strong>ca a San Rocco è collegata alla tra-<br />

<strong>di</strong>zione secondo la quale, durante la grande epidemia <strong>di</strong> peste che colpì, nel 1622,<br />

Genova e le riviere, Camogli rimase illesa grazie alla protezione del Santo. Dal piaz-<br />

zale <strong>di</strong> San Rocco si scende verso il percorso che conduce a Punta Chiappa, uno dei più<br />

noti e frequentati, che attraversa il borgo <strong>di</strong> San Nicolò <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte (3), luogo che<br />

fu nel me<strong>di</strong>oevo centro <strong>di</strong> <strong>in</strong>tensa spiritualità, fondato dai canonici <strong>di</strong> San Rufo che<br />

si impegnarono a coltivare le fasce <strong>di</strong> terreno circostanti con alberi da frutto e tipici<br />

prodotti locali. La CHIESA DI SAN NICOLÒ passò negli anni sotto la protezione delle<br />

famiglie Fieschi e Durazzo f<strong>in</strong>o al XIX secolo, quando <strong>di</strong>venne proprietà privata <strong>di</strong> un<br />

generoso camogl<strong>in</strong>o, Andrea Bozzo, che <strong>in</strong>iziò i primi lavori <strong>di</strong> restauro. La semplice<br />

struttura architettonica a una navata term<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> tre absi<strong>di</strong> – caratteristica forma<br />

a tau – custo<strong>di</strong>sce un affresco che raffigura la Madonna assisa sulla poppa <strong>di</strong> un barca,<br />

icona venerata dai mar<strong>in</strong>ai che, scampati alle <strong>in</strong>temperie mar<strong>in</strong>e, si recavano qui per<br />

r<strong>in</strong>graziare la Verg<strong>in</strong>e del dono della salvezza. Il piazzale è decorato con il risseu che<br />

conduce alla <strong>di</strong>scesa per Punta Chiappa, dove si apre il piccolo porto – chiamato non<br />

a caso Porto Pidocchio – dove un tempo venivano riparate le navi dei pescatori e dei<br />

naviganti che proseguivano verso la salita del Monte. Qui si trova una piccola icona<br />

a mosaico (che sostituisce un antico affresco e una piccola statua corrosa dalla sal-<br />

sed<strong>in</strong>e) raffigurante Maria Stella Maris, punto <strong>di</strong> r<strong>in</strong>graziamento per chi approdava<br />

e <strong>di</strong> preghiera per chi partiva.<br />

Se dal piazzale della Chiesa <strong>di</strong> San Rocco si costeggia<br />

il fianco dell’e<strong>di</strong>ficio, si <strong>in</strong>contra il sentiero che passa<br />

per le Pietre Strette e si <strong>in</strong>erpica all’<strong>in</strong>terno della<br />

macchia me<strong>di</strong>terranea, dove si trovano piccole e<strong>di</strong>-<br />

cole <strong>in</strong> pietra e ceramica raffiguranti i Misteri del<br />

Rosario, realizzate nel 1996 dall’artista Ceccar<strong>in</strong>i, su<br />

bozzetto eseguito nel 1955 da A. Del Pozzo: da qui si<br />

scende lungo un sentiero pedonale tortuoso e si ar-<br />

riva alla torre c<strong>in</strong>quecentesca dei Doria, costruita per<br />

proteggere il Monte dalle <strong>in</strong>cursioni saracene. Pro-<br />

seguendo, si arriva al borgo <strong>di</strong> San Fruttuoso (4),<br />

luogo storico per eccellenza, che raccoglie tracce a<br />

partire dal periodo romano. Secondo la tra<strong>di</strong>zione qui<br />

furono portate nell’VIII secolo le reliquie <strong>di</strong> San Frut-<br />

tuoso, vescovo <strong>di</strong> Tarragona, morto martire durante<br />

la persecuzione dell’imperatore Valeriano nel III se-<br />

colo. Il primo documento risale al 977 e attesta la<br />

presenza <strong>di</strong> un MONASTERO ben organizzato, <strong>in</strong><br />

forte espansione territoriale. Significativa fu la pre-<br />

senza della famiglia Doria che f<strong>in</strong> dal XII secolo im-<br />

pose la sua presenza sull’Abbazia, offrendo territori e<br />

privilegi, ma sfruttandone lo strategico luogo d’ap-<br />

prodo. In particolare Andrea Doria provvide, a partire<br />

dal 1529, alla ristrutturazione del complesso mona-<br />

stico, promuovendo l’ampliamento della Chiesa e del<br />

Monastero e caratterizzando le facciate che si<br />

aprono sulla spiaggia con la caratteristica struttura<br />

architettonica che oggi si vede. Tuttavia, il decl<strong>in</strong>o<br />

del complesso fu <strong>in</strong>evitabile e nonostante gli sforzi<br />

compiuti dai <strong>di</strong>scendenti Doria, l’Abbazia cadde <strong>in</strong><br />

uno stato <strong>di</strong> fatiscenza che fu arg<strong>in</strong>ato dagli ere<strong>di</strong><br />

Doria Pamphilj che lo donarono nel 1983 al F.A.I. -<br />

Fondo Ambiente Italiano. La piccola Chiesa esercita<br />

funzioni <strong>di</strong> parrocchia e si presenta con un <strong>in</strong>terno<br />

<strong>di</strong>viso <strong>in</strong> tre navate term<strong>in</strong>anti <strong>in</strong> tre absi<strong>di</strong>, coperte<br />

da volte <strong>in</strong> muratura <strong>in</strong>tonacata. La cupola sul pre-<br />

sbiterio è <strong>in</strong>globata sulla torre nolare con pianta ot-<br />

tagonale. All’<strong>in</strong>terno non sono conservate opere<br />

d’arte <strong>di</strong> notevole rilievo: sono le pietre che parlano...<br />

Accanto alla Chiesa si apre il chiostro a un piano, co-<br />

struito fra il XII e XIV secolo, con arcate e capitelli <strong>in</strong><br />

stile romanico. Al livello <strong>in</strong>feriore del chiostro si tro-<br />

vano le tombe della famiglia Doria, dove riposano<br />

sette membri della nobile casata cittad<strong>in</strong>a, morti fra<br />

il 1275 e il 1305. Si presentano con la forma ad arco-<br />

solio, <strong>in</strong> marmo bianco e pietra grigia con paramento<br />

alternato, secondo il tipico uso genovese. Le sale del<br />

complesso monastico sono state restaurate negli<br />

anni Novanta: l’operazione ha riportato alla luce l’an-<br />

tica struttura romanica nella quale è stato allestito il<br />

Museo dell’Abbazia che raccoglie testimonianze<br />

della vita monacale.<br />

La baia antistante San Fruttuoso custo<strong>di</strong>sce il CRI-<br />

STO DEGLI ABISSI, statua <strong>in</strong> bronzo realizzata da<br />

Guido Galletti nel 1954. Posta a 15 metri <strong>di</strong> profon-<br />

<strong>di</strong>tà, la statua vuole ricordare tutti coloro che hanno<br />

de<strong>di</strong>cato al mare la propria esistenza. Durante l’ul-<br />

timo sabato del mese <strong>di</strong> luglio, si compie la bene<strong>di</strong>-<br />

zione delle acque, seguita dalla fiaccolata e<br />

dall’immersione dei subacquei che pongono sul<br />

fondo corone <strong>di</strong> ricordo e r<strong>in</strong>graziamento.<br />

Giungere a Portof<strong>in</strong>o (5) dal mare è sempre sugge-<br />

stivo: sembra <strong>di</strong> entrare <strong>in</strong> una baia privata, con ac-<br />

cesso riservato a pochi: colpiscono i colori delle case<br />

e l’immag<strong>in</strong>e della CHIESA DI SAN GIORGIO che si<br />

<strong>in</strong>nalza sul fianco del Monte. L’e<strong>di</strong>ficio è de<strong>di</strong>cato al<br />

santo protettore dei crociati e dei navigatori geno-<br />

vesi che nei secoli solcarono i mari: secondo la tra<strong>di</strong>-<br />

zione qui sono conservate le reliquie del martire nato<br />

<strong>in</strong> Cappadocia, la cui storia descritta nella Legenda<br />

aurea <strong>di</strong> Jacopo da Varag<strong>in</strong>e (secolo XII) racconta la<br />

liberazione <strong>di</strong> una pr<strong>in</strong>cipessa <strong>di</strong> una popolo op-<br />

presso dalle fauci <strong>di</strong> un drago malvagio. La piccola<br />

Chiesa a pianta ovale fu fondata nel 1154, ma fu rico-<br />

struita ben quattro volte a seguito <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi danni<br />

bellici: notevole la collezione <strong>di</strong> ex voto conservata<br />

all’<strong>in</strong>terno. Nel cuore del borgo, <strong>in</strong> via Roma si trova<br />

l’ORATORIO DI NOSTRA SIGNORA ASSUNTA, segnato<br />

da un portale <strong>in</strong> ardesia c<strong>in</strong>quecentesco. All’<strong>in</strong>terno<br />

sono custo<strong>di</strong>ti due Crocifissi processionali che du-<br />

rante la festa patronale <strong>di</strong> San Giorgio (23 aprile)<br />

sono portati <strong>in</strong> processione.<br />

Da Portof<strong>in</strong>o partono <strong>di</strong>versi sentieri che permettono<br />

<strong>di</strong> risalire il Monte per raggiungere Portof<strong>in</strong>o vetta<br />

attraverso il sentiero delle Pietre Strette, oppure si<br />

può costeggiare il Monte per giungere al piccolo<br />

borgo <strong>di</strong> Paraggi e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> all’Abbazia della Cervara.<br />

Tuttavia prima <strong>di</strong> arrivare sull’altura che dom<strong>in</strong>a il<br />

golfo verso Santa Margherita (6), vale la pena soffer-<br />

marsi presso il piccolo EREMO DI SANT’ANTONIO DI<br />

NIASCA, a metà strada tra Portof<strong>in</strong>o e Paraggi: il<br />

luogo è custo<strong>di</strong>to dalla variegata vegetazione e que-<br />

sto suo isolamento fa ben <strong>in</strong>tendere perché fu con-<br />

cepito, almeno f<strong>in</strong>o al XVIII secolo, come luogo <strong>di</strong><br />

eremitaggio e <strong>di</strong> preghiera. Le acque ver<strong>di</strong> e blu <strong>di</strong><br />

Paraggi (7) accompagnano f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>gresso dell’AB-<br />

BAZIA DI SAN GERO<strong>LA</strong>MO DEL<strong>LA</strong> CERVARA, costruita<br />

nel 1361 per volere <strong>di</strong> Lanfranco Ottone, cappellano<br />

della Chiesa <strong>di</strong> Santo Stefano <strong>di</strong> Genova, che la affida<br />

subito ai monaci benedett<strong>in</strong>i. Qui soggiornarono Ca-<br />

ter<strong>in</strong>a da Siena, il Re <strong>di</strong> Francia Francesco I e Papa<br />

Gregorio XI, e sempre da qui passarono Francesco Pe-<br />

trarca e Guglielmo Marconi. La Chiesa si presenta <strong>in</strong><br />

stile gotico, affiancata da un chiostro quadrangolare<br />

e dalla torre costruita nel XVI secolo. La proprietà del<br />

complesso passò nei secoli dai Padri Somaschi ai Cer-<br />

tos<strong>in</strong>i, per <strong>di</strong>venire monumento <strong>di</strong> importanza na-<br />

zionale e nel 1937 proprietà privata. Sull’altare<br />

maggiore era custo<strong>di</strong>to il gran<strong>di</strong>oso polittico raffi-<br />

gurante la Crocifissione <strong>di</strong> Gesù, commissionata, nel 1506, da V<strong>in</strong>cenzo Sauli a Gerard<br />

David, nativo <strong>di</strong> Bruges, città fiamm<strong>in</strong>ga che <strong>in</strong>tratteneva con Genova notevoli<br />

scambi economici. In seguito allo smembramento del Monastero i sette pannelli fu-<br />

rono <strong>di</strong>visi e sono oggi conservati alla Galleria <strong>di</strong> Palazzo Bianco a Genova, al Metro-<br />

politan Museum <strong>di</strong> New York e al Louvre <strong>di</strong> Parigi.<br />

croci: sono queste le cosiddette “mamme longobarde”, pietre scolpite <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e anti-<br />

chissima, legate ai riti della fertilità. L’<strong>in</strong>terno, orientato con l’abside rivolto a est, è a na-<br />

vata unica: punto focale dell’e<strong>di</strong>ficio è l’altare <strong>in</strong> stucco del XVIII secolo sul quale<br />

campeggia un grande Crocifisso, attribuito da alcuni stu<strong>di</strong>osi ad Anton Maria Mara-<br />

gliano, scultore genovese del XVIII secolo. Nella zona dell’abside si apre il coro ligneo, ar-<br />

ricchito dal badalone, datato al 1849. Nella navata s<strong>in</strong>istra si trova l’altare de<strong>di</strong>cato a<br />

Sant’Anna, unico sacello rimasto <strong>in</strong>tegro dopo i restauri: la statua lignea raffigura Maria<br />

bamb<strong>in</strong>a tenuta per mano dall’anziana madre che la <strong>in</strong>troduce alla comprensione delle<br />

Sacre Scritture. Nella navata <strong>di</strong> destra si colloca l’altare de<strong>di</strong>cato alla Verg<strong>in</strong>e con Gesù<br />

Bamb<strong>in</strong>o, dove si conserva la statua marmorea opera <strong>di</strong> Leonardo Mirano, scultore ge-<br />

novese attivo nel XVII secolo <strong>in</strong> molte zone della Liguria e della vic<strong>in</strong>a Provenza. L’opera<br />

<strong>di</strong> maggior pregio dell’Abbazia non è conservata nel complesso monumentale, ma<br />

presso il Museo Diocesano <strong>di</strong> Chiavari: si tratta del Polittico <strong>di</strong> Sant’Andrea, opera <strong>di</strong><br />

Carlo Braccesco, <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to su tavola nel 1484 per il committente abate Alessandro Rava-<br />

schieri. L’opera monumentale raffigura Sant’Andrea, patrono dell’Abbazia, seduto men-<br />

tre regge la croce, simbolo del suo martirio, e il libro delle Sacre Scritture. L’abate<br />

committente è <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to <strong>in</strong> basso a destra avvolto nel manto nero, mentre le altre figure<br />

dei Santi sono ritratte nei <strong>di</strong>versi scomparti del <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to, sui quali sovrasta al centro la<br />

scena della Crocifissione. La tavola testimonia l’importanza che l’Abbazia <strong>di</strong> Borzone ri-<br />

copriva nel panorama culturale e spirituale del XV secolo: la presenza, <strong>in</strong>fatti, <strong>di</strong> Carlo<br />

Braccesco, pittore <strong>di</strong> formazione lombarda con <strong>in</strong>fluenze stilistiche liguri e provenzali,<br />

puntualizza il ruolo <strong>di</strong> crocevia e <strong>di</strong> <strong>in</strong>contro che Sant’Andrea <strong>di</strong> Borzone ebbe nel corso<br />

del XV secolo.<br />

COME RAGGIUNGERE L’ABBAZIA<br />

<strong>IN</strong> AUTO: AUTOSTRADA GENOVA-LIVORNO, USCITA <strong>LA</strong>VAGNA, DIREZIONE MARASCO-BORZONASCA (10KM). GIUNTI A BORZONASCA, GIRARE A DESTRA<br />

PER L’ABBAZIA (83 KM) <strong>IN</strong> TRENO: STAZIONE DI CHIAVARI, PULLMAN PER BORZONASCA O SANTO STEFANO D’AVETO, SCENDERE A BORZONASCA E TELE-<br />

FONARE ALL’ABBAZIA - GIÀ PREAVVISATA - AL N. 0185.340056. SI SEGNA<strong>LA</strong> CHE I PULLMAN SONO IMPOSSIBILITATI A SALIRE ALL’ABBAZIA DI BORZONE<br />

A CAUSA DELLE SCARSA AMPIEZZA DEL<strong>LA</strong> CARREGGIATA.<br />

Secondo la tra<strong>di</strong>zione, la Ba<strong>di</strong>a fu fondata il 18 ottobre 1120<br />

da un gruppo <strong>di</strong> monaci cistercensi provenienti dall’Abba-<br />

zia borgognona <strong>di</strong> La Ferrè: l’ord<strong>in</strong>e cistercense fu fondato<br />

da Roberto <strong>di</strong> Molesmes nel 1098, all’<strong>in</strong>terno dell’ord<strong>in</strong>e<br />

benedett<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Cluny, con il desiderio <strong>di</strong> maggiore auste-<br />

rità e <strong>di</strong> stretta osservanza della regola <strong>di</strong> San Benedetto<br />

per il lavoro manuale. La comunità che si <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ò a Tiglieto<br />

bonificò la zona, costruendo lungo le rive del fiume Orba<br />

numerose aziende rurali, chiamate grange, che produce-<br />

vano prodotti alimentari <strong>di</strong> vario genere. In poco tempo l’Abbazia conobbe un florido<br />

sviluppo economico, accompagnato da una fervida vita spirituale riconosciuta non solo<br />

dalle popolazioni locali, ma anche dai pontefici e dai comuni circostanti: esistono, <strong>in</strong>-<br />

fatti, documenti che citano la presenza dell’Abate <strong>di</strong> Tiglieto come garante della pace<br />

tra Genova e Pisa (1208). Tuttavia, il decl<strong>in</strong>o f<strong>in</strong>anziario fu <strong>in</strong>evitabile e nel 1442 Papa Eu-<br />

genio IV decise <strong>di</strong> convertire l’Abbazia <strong>in</strong> Commenda affidandola al Card<strong>in</strong>ale Giorgio<br />

Fieschi. Nel 1635 la gestione passò al Card<strong>in</strong>ale Lorenzo Raggi, che ottenne per il fratello<br />

Giovanni Battista Raggi il passaggio della proprietà <strong>in</strong> enfiteusi (<strong>di</strong>ritto reale <strong>di</strong> go<strong>di</strong>-<br />

mento su una proprietà altrui). La Ba<strong>di</strong>a rimarrà <strong>in</strong> questo stato f<strong>in</strong>o ad oggi, curata<br />

con spirito impren<strong>di</strong>toriale dalla famiglia Salvago Raggi. La Chiesa si presenta con<br />

pianta basilicale a tre navate, con transetto <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> pianta: l’e<strong>di</strong>ficio ha subito nei se-<br />

coli ra<strong>di</strong>cali trasformazioni che avevano notevolmente compromesso la lettura del mo-<br />

numento orig<strong>in</strong>ario. Caratteristiche sono le murature realizzate con laterizi eseguiti <strong>in</strong><br />

loco, arricchiti dalla presenza <strong>di</strong> conci <strong>di</strong> pietra verde dell’Orba: questi sono <strong>in</strong> realtà gli<br />

unici elementi decorativi della Ba<strong>di</strong>a, presenti anche nel semplice portale decorato solo<br />

da semplici capitelli a foglie d’acqua. Accanto alla Chiesa sorgevano gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> servi-<br />

zio monastico: il chiostro era il cuore dell’Abbazia, luogo dove si svolgeva la vita della<br />

comunità, ma oggi è purtroppo perduto.<br />

COME ARRIVARE AL<strong>LA</strong> BADIA<br />

PER RAGGIUNGERE <strong>LA</strong> BADIA DI TIGLIETO, DOPO AVER SUPERATO L’ABITATO DI CASAVECCHIA (SEDE DEL MUNICIPIO) OCCORRE PERCORRERE <strong>LA</strong> STRADA<br />

PROV<strong>IN</strong>CIALE CHE COLLEGA TIGLIETO CON IL COMUNE URBE. ATTRAVERSATO IL PONTE SUL FIUME ORBA TROVATE A DESTRA L’ANTICO PONTE ROMA-<br />

NICO, ATTUALMENTE PERCORRIBILE SOLO A PIEDI, E SUBITO DOPO, IL BIVIO PER OLBICEL<strong>LA</strong>, QU<strong>IN</strong>DI UN PICCOLO SPIAZZO. È POSSIBILE <strong>LA</strong>SCIARE L’AUTO<br />

PRESSO L’<strong>IN</strong>CROCIO E <strong>IN</strong>CAMM<strong>IN</strong>ARSI A PIEDI LUNGO L’UNICA STRADA STERRATA PRESENTE. LO STERRATOÈBREVE(CA. 400 M) MA CONSENTE DI AM-<br />

MIRARE TUTTA <strong>LA</strong> PIANA. <strong>IN</strong> ALTERNATIVA SI PUÒ RAGGIUNGERE IL COMPLESSO <strong>LA</strong>SCIANDO L’AUTO NEL COMODO PARCHEGGIO SITUATO A CIRCA 400<br />

M <strong>IN</strong> DIREZIONE DI OLBICEL<strong>LA</strong>. PRESSO IL PARCHEGGIO È STATA CREATA NEL 2009 UN’AREA ATTREZZATA CON PANCHE E SERVIZI MA SOPRATTUTTO SI<br />

POSSONO PERCORRERE I CIRCA 300 M DI DISTANZA DAL<strong>LA</strong> BADIA LUNGO UNO DEI CAMM<strong>IN</strong>AMENTI USATI S<strong>IN</strong> DAL<strong>LA</strong> SUA FONDAZIONE. AVVERTENZE:<br />

SI TRATTA DI PROPRIETÀ PRIVATA E QU<strong>IN</strong>DI OCCORRE MASSIMO RISPETTO, SIA PERCHÉ NON CI SI TROVA DI FRONTE AD UN LUOGO ABBANDONATO, SIA<br />

PERCHÉ LE CASE ADIACENTI SONO ABITATE DA PERSONE CHE QUI VIVONO E <strong>LA</strong>VORANO. SI RICORDA <strong>IN</strong>OLTRE CHE <strong>LA</strong> BADIA È R<strong>IN</strong>ATA NON SOLO DAL<br />

PUNTO DI VISTA ARCHITETTONICO MA ANCHE SPIRITUALE PER CUI È META DI RITIRI. SULL’ORARIO DI VISITA DEL<strong>LA</strong> BADIA È BENE CHIEDERE TELEFONI-<br />

CAMENTE <strong>IN</strong>FORMAZIONI AI MONACI AL NUMERO 010 929419.<br />

Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Santa Maria alla Croce – TIGLIETO<br />

La devozione a Gesù Bamb<strong>in</strong>o nacque nel 1628 a Praga<br />

con padre Giovanni Ludovico dell’Assunta, il quale, ap-<br />

pena eletto priore del convento dei Carmelitani Scalzi,<br />

volle che i novizi potessero pregare <strong>di</strong> fronte a una sta-<br />

tua che raffigurava Il figlio <strong>di</strong> Dio <strong>in</strong> forma <strong>in</strong>fantile. La sta-<br />

tua fu donata nel 1628 dalla pr<strong>in</strong>cipessa Polissena <strong>di</strong><br />

Lobkowicz al convento: fu prima posta nell’oratorio e poi<br />

nella chiesa per essere venerata da un maggiore numero<br />

<strong>di</strong> fedeli. Il culto del Bamb<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Praga arrivò ad Arenzano<br />

nel 1889, quando padre Leopoldo Beccaro fondò una<br />

nuova casa religiosa <strong>in</strong>titolata a Santa Teresa <strong>di</strong> Gesù. Il 25 settembre 1900, padre Gio-<br />

vanni della Croce pose un piccolo quadro raffigurante Gesù Bamb<strong>in</strong>o sotto la statua<br />

della Madonna del Carm<strong>in</strong>e custo<strong>di</strong>ta nella piccola chiesa del convento. L’icona fu so-<br />

stituita da una statua donata dalla marchesa Delf<strong>in</strong>a Gavotti <strong>di</strong> Savona e pochi anni<br />

dopo (1904) si <strong>in</strong>iziò a costruire il Santuario; il 7 settembre 1924, <strong>in</strong> seguito a un decreto<br />

del Capitolo Vaticano, la statua <strong>di</strong> Gesù Bamb<strong>in</strong>o fu solennemente <strong>in</strong>coronata dal car-<br />

d<strong>in</strong>ale Merry del Val con una corona benedetta personalmente da papa Pio XI. Il San-<br />

tuario fu consacrato nel 1928 dal vescovo ausiliare <strong>di</strong> Genova, mons. Giacomo De<br />

Amicis, e ricevette <strong>in</strong> quell’occasione il titolo <strong>di</strong> “basilica m<strong>in</strong>ore”. Subito la chiesa <strong>di</strong>-<br />

venne il centro <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione del culto per il Bamb<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Praga <strong>in</strong> tutto il mondo, col-<br />

legato <strong>di</strong>rettamente alla chiesa dei carmelitani <strong>di</strong> Santa Maria della Vittoria a Praga.<br />

Il Santuario fu ampliato nel 1962 visto il notevole afflusso <strong>di</strong> pellegr<strong>in</strong>i e devoti e con-<br />

temporaneamente si provvide a decorarlo con opere d’arte significative. Sul piazzale<br />

si pose la colonna con la statua <strong>di</strong> Gesù Bamb<strong>in</strong>o: da qui si può vedere sulla coll<strong>in</strong>a<br />

una torre <strong>di</strong> avvistamento eretta nel X secolo, per segnalare le <strong>in</strong>cursioni dei saraceni.<br />

La facciata <strong>in</strong> stile r<strong>in</strong>ascimentale è ornata ai lati del portale con le due statue della<br />

Verg<strong>in</strong>e e <strong>di</strong> San Giuseppe <strong>di</strong> Guido Galletti. L’<strong>in</strong>terno, <strong>di</strong>viso <strong>in</strong> tre navate con tran-<br />

setto, ha come centro visivo e devozionale l’altare maggiore, sul quale è posta, come<br />

su un trono, la statua del Gesù Bamb<strong>in</strong>o. Il cat<strong>in</strong>o absidale raffigura l’Umanità afflitta,<br />

tra la quale sono riconoscibili i volti <strong>di</strong> papa Giovanni XXIII, del dottor Schweitzer (pre-<br />

mio Nobel per la pace) e del religioso Fra’ Tarcisio. Le statue <strong>di</strong> bronzo dell’altare mag-<br />

giore sono dei profeti Elia ed Eliseo e dei Santissimi Teresa <strong>di</strong> Gesù e Giovanni della<br />

Croce. Nel transetto sono raccolte le sculture maiolicate <strong>di</strong> Angelo Bianc<strong>in</strong>i: nella parte<br />

<strong>di</strong> s<strong>in</strong>istra sono raccolte Storie della Verg<strong>in</strong>e, dallo Sposalizio f<strong>in</strong>o alle Nozze <strong>di</strong> Cana,<br />

mentre nella zona <strong>di</strong> destra sono raccolte le Storie dell’<strong>in</strong>fanzia <strong>di</strong> Gesù, dando spe-<br />

ciale rilievo alla figura <strong>di</strong> San Giuseppe. Le cappelle laterali sono de<strong>di</strong>cate alla devo-<br />

zione <strong>di</strong> Santi Carmelitani che richiamano, con i loro motti, il pellegr<strong>in</strong>o alla fede <strong>in</strong><br />

Cristo. Di particolare <strong>in</strong>teresse è il complesso scultoreo <strong>di</strong> A. Bianc<strong>in</strong>i che raffigura la<br />

Proclamazione <strong>di</strong> Santa Teresa <strong>di</strong> Gesù a Dottore della Chiesa, celebrata nel 1970 da<br />

papa Paolo VI. Nella cupola è raffigurato Il mistero dell’In-<br />

carnazione del Verbo Div<strong>in</strong>o con la scena dell’Annuncia-<br />

zione e <strong>di</strong> Maria, Madre della Chiesa.<br />

Sul lato s<strong>in</strong>istro del Santuario si accede al chiostro che per-<br />

mette l’<strong>in</strong>gresso ipogeo al Presepe Sal<strong>in</strong>o, opera <strong>di</strong> Eliseo<br />

Sal<strong>in</strong>o, artista <strong>di</strong> Albisola, che decorò le statu<strong>in</strong>e come se<br />

fossero personaggi provenienti dai caruggi genovesi.<br />

COME ARRIVARE AL SANTUARIO<br />

<strong>IN</strong> AUTO: AUTOSTRADA A10 GENOVA-VENTIMIGLIA (25 KM DA GENOVA DIREZIONE VENTIMIGLIA), USCITA ARENZANO, PROSEGUIRE A S<strong>IN</strong>ISTRA VERSO<br />

IL MARE. IL SANTUARIO È <strong>IN</strong>DICATO CON SEGNALETICA TURISTICA MARRONE. LUNGO VIA DI FRANCIA SI RAGGIUNGE UNA GRANDE ROTONDA, PREN-<br />

DERE <strong>LA</strong> 3° USCITA (DIREZIONE STAZIONE FS). SEGUENDO <strong>LA</strong> STRADA PR<strong>IN</strong>CIPALE, PERCORRERE TUTTA <strong>LA</strong> PIAZZA DEL<strong>LA</strong> STAZIONE E SALIRE LUNGO VIA<br />

DON M<strong>IN</strong>ZONI, POI VIA ZUN<strong>IN</strong>O. ALL’<strong>IN</strong>CROCIO, SVOLTARE A S<strong>IN</strong>ISTRA LUNGO VIA SANZIO E VIALE DELLE RIMEMBRANZE. <strong>IN</strong> TRENO: <strong>LA</strong> STAZIONE FER-<br />

ROVIARIA DI ARENZANO È <strong>IN</strong> PIAZZA GOLGI. GIRANDO A S<strong>IN</strong>ISTRA, PERCORRERE TUTTA VIA DON M<strong>IN</strong>ZONI, VIA ZUN<strong>IN</strong>O E VIA PAL<strong>LA</strong>VIC<strong>IN</strong>O. ALL’<strong>IN</strong>-<br />

CROCIO, SVOLTARE A S<strong>IN</strong>ISTRA LUNGO VIA SANZIO E CONT<strong>IN</strong>UARE <strong>LA</strong> SALITA LUNGO IL VIALE ALBERATO DELLE RIMEMBRANZE.<br />

Santuario Gesù Bamb<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Praga – ARENZANO<br />

Focus C<br />

Cogorno <strong>di</strong>sta pochi chilometri dal centro <strong>di</strong> Lavagna, ed è un piccolo angolo <strong>di</strong> pace<br />

nella zona affollata e movimentata della Riviera <strong>di</strong> levante. Il m<strong>in</strong>uscolo borgo sorge<br />

sulla strada che conduceva i pellegr<strong>in</strong>i a Roma lungo la via Francigena e rappresen-<br />

tava una importante tappa nel percorso. La Basilica fu costruita a partire dal 1245 per<br />

volere <strong>di</strong> Papa Innocenzo IV, <strong>di</strong>scendente della famiglia Fieschi che nel XII e XIII secolo<br />

dom<strong>in</strong>arono la Val Fontanabuona e parte della Val d’Aveto. Fu consacrata da Otto-<br />

bono Fieschi, che <strong>di</strong>venne Papa nel 1276 con il nome <strong>di</strong> Adriano IV, dopo essere stata<br />

<strong>di</strong>strutta dall’imperatore Federico II<br />

<strong>di</strong> Svevia, che per questo atto fu sco-<br />

municato. La ricostruzione, <strong>in</strong>iziata<br />

nel 1252, previde la sistemazione del-<br />

l’<strong>in</strong>tero borgo come oggi lo si può<br />

ammirare, costituito dalla Chiesa ro-<br />

manica-gotica <strong>di</strong> San Salvatore, dal<br />

Palazzo dei Fieschi e dall’Oratorio<br />

barocco. La Chiesa <strong>in</strong>titolata a San<br />

Salvatore presenta una facciata ri-<br />

vestita da una copertura <strong>di</strong> ardesia,<br />

estratta dalle vic<strong>in</strong>e cave della Val<br />

Fontanabuona e del monte San Gia-<br />

como, mentre nella porzione me-<br />

<strong>di</strong>ana si presenta a fasce <strong>di</strong> marmo<br />

bianco alternate alla lavagna, seguendo stilemi monumentali presenti a Genova. Al<br />

centro, è posizionato un vistoso rosone sormontato da archetti <strong>in</strong> marmo <strong>in</strong> stile go-<br />

tico-romanico, e il portale con una lunetta affrescata nel quattrocento, con le im-<br />

mag<strong>in</strong>i <strong>di</strong> Gesù Crocifisso tra Maria e San Giovanni, il pontefice Innocenzo IV e il<br />

card<strong>in</strong>ale Ottobono; nell’architrave sottostante si legge un’iscrizione <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o af-<br />

fiancata da tre ton<strong>di</strong> con la Madonna con Gesù Bamb<strong>in</strong>o, San Pietro e San Paolo. Al-<br />

l’<strong>in</strong>crocio tra il transetto e la navata maggiore si eleva la possente torre nolare,<br />

qualificata da un doppio ord<strong>in</strong>e <strong>di</strong> quadrifore e coronata da un’alta cuspide ottago-<br />

nale con p<strong>in</strong>nacoli piramidali sugli spigoli. L’<strong>in</strong>terno dell’e<strong>di</strong>ficio è <strong>di</strong>viso <strong>in</strong> tre na-<br />

vate, con coperture lignee, separate da un filare <strong>di</strong> colonne <strong>in</strong> pietra con capitelli<br />

decorati. L’apparato decorativo scultoreo della basilica si ispira al tema della Reden-<br />

zione: sulla facciata, negli archetti <strong>di</strong> coronamento, i temi raffigurati richiamano la<br />

simbologia paleocristiana (uva, pesci), il repertorio iconografico me<strong>di</strong>evale (gigli, ani-<br />

mali fantastici, teste barbute o alate), o richiamano forme astratte (stelle racchiuse<br />

<strong>in</strong> un cerchio). Anche all’<strong>in</strong>terno, i capitelli re-<br />

cuperano l’iconografia paleocristiana (co-<br />

lombe che si abbeverano a un calice,<br />

l’Agnello, le Croci) e me<strong>di</strong>evale (gigli, aquile).<br />

I Papi Fieschi amarono molto questa Basilica<br />

e il borgo <strong>in</strong> generale: Papa Adriano V donò<br />

alla Chiesa una reliquia della Vera Croce,<br />

posta <strong>in</strong> una teca <strong>di</strong> cristallo <strong>di</strong> rocca <strong>di</strong> ma-<br />

nifattura veneziana del XIII secolo custo<strong>di</strong>ta<br />

oggi al Museo Diocesano <strong>di</strong> Chiavari, ma una<br />

volta esposta su un tabernacolo marmoreo<br />

del XVI secolo. Nella navata destra è collocata<br />

una statua lignea barocca rappresentante<br />

San Bernardo da Chiaravalle, mentre nella na-<br />

vata s<strong>in</strong>istra si trova la Madonna Addolorata,<br />

attribuita alla scuola <strong>di</strong> Anton Maria Mara-<br />

gliano, posta su una cassa processionale no-<br />

vecentesca.<br />

Davanti alla Chiesa un prezioso risseu (tra<strong>di</strong>-<br />

zionale pavimentazione <strong>di</strong> ciottoli <strong>di</strong> mare dei vecchi sagrati delle chiese liguri) a mo-<br />

tivi geometrici congiunge la Chiesa al Palazzo Comitale, che un tempo doveva<br />

ospitare la famiglia Fieschi, ma che nei secoli subì <strong>di</strong>verse trasformazioni e fraziona-<br />

menti che alterarono la facies orig<strong>in</strong>ale. La presenza del Palazzo è documentata a<br />

partire dal 1383, quando <strong>in</strong> un documento si cita una riunione della famiglia Fieschi<br />

all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> uno spazio def<strong>in</strong>ito “refettorio”. La forma dell’e<strong>di</strong>ficio è regolare, su<br />

pianta quadrata, con prospetti composti da pietra grigia, chiamata “agro <strong>di</strong> ardesia”,<br />

che corrisponde a una<br />

pietra simile all’arde-<br />

sia, ma estratta da una<br />

cava <strong>di</strong>versa, situata<br />

sul vic<strong>in</strong>o monte San<br />

Giacomo. Il prospetto<br />

orientale, <strong>di</strong>retto sulla<br />

piazza, è scan<strong>di</strong>to con<br />

il paramento murario<br />

bianco e nero e doveva<br />

probabilmente essere<br />

preceduto da un por-<br />

tico con due archi. A<br />

nord dovevano tro-<br />

varsi le scuderie, ag-<br />

giunte <strong>in</strong> ampliamenti<br />

successivi, che oggi<br />

ospitano il Museo<br />

della famiglia Fieschi.<br />

COME ARRIVARE AL<strong>LA</strong> BASILICA<br />

<strong>IN</strong> AUTO: AUTOSTRADA GENOVA-LIVORNO, USCITA <strong>LA</strong>VAGNA DIREZIONE SAN SALVATORE DEI FIESCHI (SEDE DEL COMUNE DI COGORNO) - VAL GRA-<br />

VEGLIA BREVE DEVIAZIONE A DESTRA F<strong>IN</strong>O AL<strong>LA</strong> PIAZZA <strong>IN</strong>NOCENZO IV. <strong>IN</strong> TRENO: GENOVA-<strong>LA</strong> SPEZIA, STAZIONE <strong>LA</strong>VAGNA E COLLEGAMENTI CON PUL-<br />

LMAN DI L<strong>IN</strong>EA DIREZIONE COGORNO.<br />

Basilica S. Salvatore dei Fieschi – COGORNO<br />

Abbazia <strong>di</strong> Sant’Andrea <strong>di</strong> Borzone – BORZONASCA<br />

Il Santuario è posto sulla costa del monte che dom<strong>in</strong>a Ra-<br />

pallo (Monte Rosa) e si affaccia sull’ampio Golfo del Ti-<br />

gullio, offrendo un panorama unico. Secondo la<br />

tra<strong>di</strong>zione, Giovanni Chighizola, contad<strong>in</strong>o orig<strong>in</strong>ario<br />

della Fontanabuona – valle dell’entroterra a levante <strong>di</strong><br />

Genova – <strong>di</strong> ritorno dal mercato, il 2 luglio 1557 vide la Ver-<br />

g<strong>in</strong>e Maria che pronunciò queste parole: «Và e dì ai Ra-<br />

pallesi che voglio essere onorata qui». La Signora lasciò<br />

<strong>in</strong> dono al contad<strong>in</strong>o una piccola icona bizant<strong>in</strong>a (cm<br />

18X13) che raffigurava il Transito della Madonna alla Pre-<br />

senza della Tr<strong>in</strong>ità: nel posto dove la Verg<strong>in</strong>e apparve <strong>in</strong>i-<br />

ziò a sgorgare l’acqua fresca e pura (oggi la fonte è<br />

custo<strong>di</strong>ta nella Cappella <strong>di</strong> San Giuseppe).<br />

Nel 1558 <strong>in</strong>iziarono i lavori <strong>di</strong> costruzione del Santuario<br />

nel punto <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dalla Madonna e, dopo pochi anni, il vescovo <strong>di</strong> Novara <strong>in</strong>augurò<br />

solennemente il luogo sacro. Il progettista fu un certo Tommas<strong>in</strong>o Lagomaggiore che<br />

provvide alla costruzione del tempio a navata unica, ampliato nel 1640 con la costru-<br />

zione degli altari laterali: nel primo altare a s<strong>in</strong>istra si trova la tela <strong>di</strong> Nicolò Carlone che<br />

rappresenta la Madonna Addolorata; nel terzo altare fu posta la tela <strong>di</strong> Luca Cambiaso<br />

raffigurante l’Annunciazione; nel secondo altare a destra il Crocifisso marmoreo <strong>di</strong><br />

Francesco Maria Schiaff<strong>in</strong>o; nel primo altare a destra Nicola Carlone <strong>di</strong>p<strong>in</strong>se la Visi-<br />

tazione. La piccola icona, donata da Maria, fu collocata sull’altare maggiore dentro un<br />

pa<strong>di</strong>glione <strong>di</strong> argento donato a sua volta nel 1743 dal nobile Tomaso Noce, r<strong>in</strong>novato<br />

nel 1867 sotto la <strong>di</strong>rezione dell’architetto chiavarese Descalzo, quando fu rivista la de-<br />

corazione <strong>in</strong>terna dell’<strong>in</strong>tero e<strong>di</strong>ficio. Francesco Boero, artista rapall<strong>in</strong>o, <strong>di</strong>p<strong>in</strong>se i quat-<br />

tro affreschi della volta che riproducono fatti salienti legati all’icona miracolosa; Nicolò<br />

Barab<strong>in</strong>o <strong>di</strong>p<strong>in</strong>se la scena dell’Apparizione nel cat<strong>in</strong>o dell’abside. Si racconta che nel<br />

1574 una nave mercantile, proveniente dalla Dalmazia, subì una rov<strong>in</strong>osa tempesta<br />

nelle acque delle C<strong>in</strong>que Terre. Il Capitano fece voto che, qualora scampata al naufra-<br />

gio, tutta la ciurma si sarebbe dovuta recare <strong>in</strong> visita a un Santuario mariano. Arrivati<br />

al porto <strong>di</strong> Rapallo, salirono al monte dove il Santuario era stato da poco costruito e<br />

qui videro che l’icona della Verg<strong>in</strong>e, lì custo<strong>di</strong>ta, era quella che anni prima era scom-<br />

parsa dalla Chiesa del loro paese (l’o<strong>di</strong>erna Dubrovnick). Fecero <strong>di</strong> tutto per riven<strong>di</strong>-<br />

carne la proprietà e, ottenutala dal Senato della<br />

Repubblica <strong>di</strong> Genova, la portarono via con loro imbar-<br />

candosi per la strada <strong>di</strong> ritorno. Misteriosamente, però,<br />

l’immag<strong>in</strong>e ricomparve nel Santuario a Montallegro e<br />

da allora vi è custo<strong>di</strong>ta gelosamente. Numerosi sono gli<br />

ex voto conservati: il primo fu donato nel 1571 dal Capi-<br />

tano rapallese Agost<strong>in</strong>o Carnevale per essersi salvato<br />

nella famosa battaglia <strong>di</strong> Lepanto contro i Turchi. Vale<br />

anche la pena ricordare quello della Reg<strong>in</strong>a Margherita<br />

<strong>di</strong> Savoia donato al Santuario il 30 gennaio 1905 per<br />

commemorare il marito defunto, Re Umberto I <strong>di</strong> Savoia,<br />

ucciso a Monza nel 1900 da un anarchico.<br />

COME ARRIVARE AL SANTUARIO<br />

A PIEDI: SI PERCORRE L’ANTICA MU<strong>LA</strong>TTIERA LUNGA 3.850 M, CHE DAL<strong>LA</strong> CHIESA DI SAN FRANCESCO, PER SAN BARTOLOMEO E IL PELLEGR<strong>IN</strong>O, CON-<br />

DUCE AL<strong>LA</strong> SOMMITÀ DEL MONTE LETO, A 612 M SUL LIVELLO DEL MARE. IL PERCORSO RICHIEDE UN CAMM<strong>IN</strong>O DI CIRCA UN’ORA E MEZZA. <strong>IN</strong>AUTOO<br />

CON CORRIERA DI L<strong>IN</strong>EA: LUNGO <strong>LA</strong> STRADA PANORAMICA CHE PER 10,8 KM SI SNODA NEL VERDE E DAL 1932 COLLEGA RAPALLO AL SANTUARIO.<br />

<strong>IN</strong> FUNIVIA: <strong>IN</strong> SOLI 7 M<strong>IN</strong>UTI, DA PIAZZALE SO<strong>LA</strong>RI (5’ DAL<strong>LA</strong> STAZIONE FERROVIARIA). <strong>IN</strong>AUGURATA IL 29 AGOSTO 1934, SI SVILUPPA PER 2.390 M<br />

CON UN DISLIVELLO DI 600 M. È STATA COMPLETAMENTE RISTRUTTURATA NEGLI ANNI ‘80 CON <strong>LA</strong> SOSTITUZIONE DEI TRALICCI ED UN GENERALE AM-<br />

MODERNAMENTO DEL<strong>LA</strong> STRUTTURA, APERTA UFFICIALMENTE NEL 1984. CON UNA PORTATA DI 144 PERSONE/ORA ED UN TEMPO DI PERCORRENZA DI<br />

7 M<strong>IN</strong>UTI, FUNZIONA TUTTO L’ANNO E RISPETTA UN ORARIO OTTIMIZZATO A SECONDA DELLE STAGIONI.<br />

Santuario N. S. <strong>di</strong> Montallegro – RAPALLO<br />

Focus A<br />

Tematica<br />

Gli ex voto sono delle piccole tavolette che raffigurano il r<strong>in</strong>graziamento, quasi sempre<br />

alla Verg<strong>in</strong>e, per una grazia ricevuta: il miracolato si affidava a un artista locale, un ma-<br />

donnaro attivo nei Santuari, che su supporti <strong>di</strong> varia forma e consistenza (legno, latta,<br />

stoffa, argento) <strong>di</strong>p<strong>in</strong>geva, ricamava o cesellava la scena della guarigione o della salvezza<br />

da un <strong>in</strong>cidente, per poi affiggere la testimonianza alla pubblica ammirazione a certifi-<br />

care la grazia ricevuta. Quasi sempre è rappresentato non tanto il miracolo, ma il mo-<br />

mento <strong>in</strong>fausto che lo precede: sale operatorie con i me<strong>di</strong>ci che operano il paziente,<br />

briganti che sparano contro un passante, bamb<strong>in</strong>i che cadono dalle scale, <strong>in</strong>cidenti sul la-<br />

voro, rischi <strong>di</strong> guerra, navi <strong>in</strong> balia delle onde. Ciò che importa è che la preghiera sia stata<br />

esau<strong>di</strong>ta, anche se nulla <strong>in</strong><strong>di</strong>ca il buon f<strong>in</strong>e. Sono organizzati graficamente quasi tutti<br />

con lo stesso schema: <strong>in</strong> alto a s<strong>in</strong>istra compare la Verg<strong>in</strong>e o il Santo a cui si è chiesta la<br />

grazia, <strong>in</strong> primo piano avviene il racconto della scena e <strong>in</strong> basso è <strong>in</strong>serita la data del-<br />

l’evento, alcune volte una s<strong>in</strong>tetica spiegazione e la scritta P.G.R. (per grazie ricevuta) o<br />

V.F.G.A. (voto fatto grazia avuta).<br />

Gli ex voto sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> un’arte popolare semplice, testimoniano eventi <strong>di</strong> cronaca vera e<br />

sono per lo più raccolti presso i gran<strong>di</strong> Santuari mariani. Uno dei più antichi ex voto liguri<br />

è conservato presso il SANTUARIO DI MONTALLEGRO, sopra Rapallo (tappa 1), che raffi-<br />

gura il salvataggio nel <strong>di</strong>cembre del 1574 della nave <strong>di</strong> Nicolò Allegretis, proveniente da<br />

Dubrovnik. È eseguito su lam<strong>in</strong>a d’argento ed è collegato alla storia del ritrovamento del-<br />

l’Icona della Madonna <strong>di</strong> Montallegro. Gli ex voto con raffigurazioni <strong>di</strong> eventi mar<strong>in</strong>ari,<br />

offrono agli stu<strong>di</strong>osi importanti spunti <strong>di</strong> raffronto per approfon<strong>di</strong>re la forma delle im-<br />

barcazioni e delle vele nelle <strong>di</strong>verse epoche: a tal f<strong>in</strong>e sono <strong>in</strong>teressanti gli ex voto custo-<br />

<strong>di</strong>ti presso il SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DEL BOSCHETTO, costruito nel XVII secolo<br />

sul luogo dove si trovava una antica immag<strong>in</strong>e della Verg<strong>in</strong>e, venerata da tutti coloro<br />

che passavano per le strade del piccolo bosco che si allargava sulla coll<strong>in</strong>a sopra Camo-<br />

gli (2). Il 2 luglio 1518 <strong>in</strong> questo luogo apparve la Verg<strong>in</strong>e a una ragazz<strong>in</strong>a <strong>di</strong> nome Angela<br />

Schiaff<strong>in</strong>o che ebbe il privilegio <strong>di</strong> avere la propria mano segnata dalla stessa Madonna<br />

con una M. Fu costruita una cappella, trasformata <strong>in</strong> Chiesa e affidata all’ord<strong>in</strong>e dei Servi<br />

<strong>di</strong> Maria, che reca come proprio simbolo una M. Negli ex voto qui conservati traspare<br />

l’eroismo degli equipaggi che <strong>in</strong>vocando la Verg<strong>in</strong>e riescono a salvarsi anche grazie alla<br />

loro capacità e coraggio. In questo ambito vale la pena ricordare anche la collezione cu-<br />

sto<strong>di</strong>ta presso il SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DEL<strong>LA</strong> MISERICORDIA sul Monte<br />

Gazzo, sulle alture <strong>di</strong> Sestri Ponente (3), nei quali è raffigurato il mondo della carpente-<br />

ria navale, impegnata nelle costruzione delle carene delle navi. Il piccolo Santuario sorge<br />

sulle pen<strong>di</strong>ci del Monte Gazzo a dom<strong>in</strong>io <strong>di</strong> tutta la zona rivolta al ponente cittad<strong>in</strong>o: qui<br />

fu posta nel 1645 una grande croce alla quale la popolazione rivolgeva preghiere e sup-<br />

pliche. La croce fu affiancata da una statua della Verg<strong>in</strong>e della Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>-<br />

mensioni, e da una cappella trasformata oggi <strong>in</strong> una Chiesa affacciata sul mare. Il piccolo<br />

museo a<strong>di</strong>acente, conserva un’<strong>in</strong>teressante collezione <strong>di</strong> ex voto mar<strong>in</strong>ari, ma anche<br />

quelli fatti eseguire dalle sigaraie della Manifattura Tabacchi <strong>di</strong> Sestri.<br />

Più semplici sono gli ex voto che raccontano il lavoro contad<strong>in</strong>o, un mondo povero e<br />

spesse volte sfortunato: gli artisti sono semplici, connotati da un tratto <strong>in</strong>genuo e poco<br />

particolareggiato. Significativi, <strong>in</strong> questo s

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