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parte 1 - Regione Campania

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Assessorato all'Agricoltura<br />

e alle Attività Produttive<br />

Agenzia Area Nolana<br />

Piazza Duomo, 1 Palazzo di Città<br />

80035 Nola, Napoli<br />

tel. 081. 822 63 61 - fax 081. 822 63 60<br />

infoageziaareanolana.it<br />

www.agenziaareanolana.it<br />

mline.it<br />

Borghi olani<br />

N


Borghi Nolani<br />

come arrivare...<br />

treno<br />

autobus<br />

autostrada<br />

F.S. per Napoli o per Nola<br />

Circumvesuviana linea Napoli-Baiano<br />

Circumvesuviana linea Napoli-Avellino<br />

A/16 Napoli-Bari uscita casello di Nola<br />

A/30 Caserta-Salerno uscita casello di Nola, Palma <strong>Campania</strong><br />

Si ringraziano tutti coloro che hanno apportato<br />

un contributo prezioso alla realizzazione della<br />

guida:<br />

Ammirati Vincenzo<br />

Capolongo Domenico<br />

Fontanella Nello<br />

Fusco Luigi<br />

Laudanno Michele<br />

Lauri Dino<br />

Masucci Carmela<br />

Nappi Franco<br />

Padri Camaldolesi di Visciano<br />

G.B.Duns Scoto<br />

Istituto "Umberto Nobile" di Nola<br />

Lega Ambiente<br />

Meridies<br />

Parco Letterario "Giordano Bruno"<br />

Pro loco Cicciano<br />

Pro loco Nola<br />

Assessorato all'Agricoltura e alle Attività<br />

produttive della <strong>Regione</strong> <strong>Campania</strong><br />

S.T.A.P.A. C.e.P.I.C.A.<br />

I Sindaci, i Commissari, gli Assessori, i<br />

funzionari dei Comuni soci dell'Agenzia<br />

Comunità Montana Montedonico Trabucco<br />

Testi a cura di<br />

Agenzia Locale di Sviluppo dei Comuni<br />

dell'Area Nolana<br />

Antonella Quartucci<br />

Area Beni Culturali e Turismo<br />

Flavia Miele<br />

Area Comunicazione<br />

con il contributo di<br />

Carmen Siniscalchi<br />

Fondazione "Premio Cimitile"<br />

Fondazione "Carnevale Savianese"<br />

Fondazione "Carnevale Palma <strong>Campania</strong>"<br />

Per il materiale fotografico:<br />

Amministrazioni Comunali Area Nolana<br />

Castaldo N.<br />

Curia Vescovile di Nola<br />

Ercolano G.<br />

Fondazione "Carnevale Palmese"<br />

Fondazione "Carnevale Savianese"<br />

Fondazione "Premio Cimitile"<br />

Fontanella Nello<br />

Laudanno Michele<br />

Lauri Dino<br />

Meridies<br />

Padri Camaldolesi di Visciano<br />

Pro Loco Carbonara di Nola<br />

Pro Loco Cicciano<br />

Sorrentino P.<br />

Sovr.BB CC Na-Ce<br />

Per la fiducia, i consigli e i rimbrotti, un<br />

ringraziamento tutto speciale al Direttore<br />

Generale dell’Agenzia Area Nolana, Silvio<br />

Versace.<br />

Coordinamento d’immagine e progetto grafico<br />

Medialine group - divisione comunicazione<br />

www.mline.it<br />

Art director<br />

Valeria Figliolia


Indice<br />

Borghi Nolani<br />

Una porta sui tesori di un territorio... 3<br />

Un territorio ricco di Storia 4<br />

Arte e Cultura<br />

5<br />

Una Storia di Sapori 5<br />

Ricchezze Naturali / a passeggio nelle colline nolane 7<br />

Il Valore evocativo degli Oggetti 10<br />

Un anno di Miti e di Riti 12<br />

Borghi Nolani<br />

Camposano 17<br />

Carbonara di Nola 21<br />

Casamarciano 25<br />

Cicciano 29<br />

Cimitile 33<br />

Comiziano 37<br />

Liveri 39<br />

Marigliano 43<br />

Nola 47<br />

Palma <strong>Campania</strong> 53<br />

Roccarainola 57<br />

San Paolo Belsito 61<br />

San Vitaliano 65<br />

Saviano 67<br />

Scisciano 71<br />

Tufino 75<br />

Visciano 77<br />

Eventi 80


Hotel Belsito<br />

Via 4 Provinciale per Nola,<br />

126 - San Paolo Belsito (NA)<br />

Tel. +39 081 5105024<br />

Fax +39 081 510 5982<br />

info@hotelbelsitonola.it<br />

Altra struttura<br />

Bel Sito Hotel “Le Due Torri”<br />

S.S. 7 Via Appia - 83030<br />

Manocalzati (AV)<br />

Tel. 0825-670001<br />

Fax 0825-670268<br />

www.belsitohotelduetorri.it<br />

info@belsitohotelduetorri.it<br />

Borghi olani N<br />

L'Hotel Belsito, moderno, elegante, tecnologicamente all'avanguardia, è<br />

situato ai piedi della suggestiva collina di Castelcicala, sul confine tra le<br />

città di Nola e S. Paolo Belsito.<br />

Posizionato a soli 25 minuti da Napoli, Caserta ed Avellino, facilmente<br />

raggiungibile grazie allo snodo autostradale di Nola, l'albergo si propone<br />

come meta privilegiata per tutti coloro che per affari o per turismo si<br />

recano in <strong>Campania</strong>.<br />

La struttura, forte di una esperienza quasi decennale, è riuscita nel corso<br />

degli anni a farsi apprezzare dalle principali realtà aziendali collocate presso<br />

l'area commerciale di Nola, nonché il polo industriale di Pomigliano D'Arco<br />

e quello manifatturiero Vesuviano<br />

mline.it<br />

mline.it<br />

Borghi Nolani<br />

Una porta sui tesori di un territorio...<br />

Per la prima volta, l’area nolana si presenta in modo unitario ad una Borsa turistica<br />

di prestigio e con questo riafferma la sua volontà di affrontare lo sviluppo locale<br />

ed il futuro, in uno spirito di collaborazione e di coesione istituzionale.<br />

Questa prima esperienza è stata affrontata con entusiasmo e buona volontà,<br />

malgrado le limitate risorse a nostra disposizione.<br />

Chiediamo dunque scusa in anticipo per le eventuali inesattezze nell’organizzazione.<br />

Probabilmente non siamo riusciti a raccogliere tutte le notizie disponibili, ma il<br />

lavoro, nella sua sostanza, ci sembra utile e proficuo: un passo avanti nella giusta<br />

direzione.<br />

Lo scopo era intraprendere la strada della valorizzazione del nostro patrimonio<br />

storico e culturale, del rafforzamento delle potenzialità dell’area nolana, quale<br />

meta turistica, e di offrire un primo momento collettivo di sintesi delle volontà<br />

istituzionali e della <strong>parte</strong>cipazione dei soggetti privati, Enti, Fondazioni, Imprese.<br />

Da questo punto di vista abbiamo registrato una <strong>parte</strong>cipazione, volontaria e<br />

spontanea, di molti attori locali, che hanno dato un contributo importante in termini<br />

scientifici, economici e di <strong>parte</strong>cipazione attiva.<br />

Ed abbiamo registrato la volontà, unanime e ferma, delle Amministrazioni che<br />

compongono l’Agenzia, di lavorare in questa direzione, non solo per attivare un<br />

settore economico che, messo a sistema, può portare sul nostro territorio risorse<br />

ed occupazione, ma per riaffermare anche una tradizione ed una identità territoriale<br />

che si incarna nei nostri monumenti, nei nostri paesaggi, nelle nostre feste, nei<br />

nostri riti.<br />

Questo patrimonio è, e deve restare, alla base di ogni progetto di sviluppo, ne deve<br />

costituire il limite ed il parametro invalicabile, pena la grigia omologazione che<br />

deriva dalla perdita delle radici.<br />

Grazie a tutti quelli che hanno collaborato con noi, che ricordiamo nelle pagine<br />

finali della Guida, e grazie a tutti coloro che, visitando il nostro stand ed osservando<br />

il frutto del nostro lavoro, sapranno giudicarlo con lo sguardo caldo dell’amore e<br />

della <strong>parte</strong>cipazione.<br />

Il Presidente Il Direttore Generale<br />

Raffaele Spera Silvio Versace<br />

Napoli, Borsa Mediterranea del Turismo<br />

30 marzo/1 aprile 2007<br />

Borghi olani<br />

3<br />

N


4<br />

Borghi olani N<br />

Un territorio ricco di Storia<br />

Camposano/ Carbonara di Nola/ Tra il Vesuvio e l’Appennino, delimitato dal<br />

Casamarciano/ Cicciano/ Cimitile/ monte Avella, dai colli di Visciano e Cicala,<br />

Comiziano/ Liveri/ Marigliano/ Nola/ si estende la piana nolana.<br />

Palma <strong>Campania</strong>/ Roccarainola/ I primi insediamenti umani nell’area ri­<br />

San Paolo Belsito/ San Vitaliano/<br />

salgono all’età del bronzo, come testi­<br />

Saviano/ Scisciano/ Tufino/ Visciano<br />

moniano gli studi effettuati su carboni e<br />

resti ossei di un villaggio preistorico rinvenuti<br />

in località Croce di Papa a Nola. Tra<br />

il VI ed il V sec. a.C fu abitata dal ceppo opico-osco, successivamente fu conquistata<br />

dai Sanniti e dai Romani. Molto praticata l’agricoltura: ampie estensioni di terreno<br />

organizzate in appezzamenti e segnate da canali con funzioni irrigue o di drenaggio.<br />

Si coltivava grano, biada, avena, farro, miglio, orzo e legumi, prodotti che alimentavano<br />

attivi scambi con le confinanti popolazioni irpine e sannite.<br />

Gli ultimi secoli di vita dell’impero romano, testimoniati da numerosi scavi archeologici,<br />

furono segnati da un lento disgregarsi dell’organismo statale iniziato sotto<br />

la duplice spinta della trasformazione socio-economica interna e della crescente<br />

pressione dei barbari.<br />

Con la caduta dell’Impero Romano il territorio nolano divenne nuovamente terreno<br />

di conquista: prima la dominazione bizantina, poi, nel corso del X secolo, gli attacchi<br />

dei Longobardi. Iniziò un periodo di stasi economica, in cui tutte le attività si<br />

ridussero a livello della sopravvivenza. I contadini, soggetti a vessazioni d’ogni<br />

sorta, trascurarono le campagne, sebbene nuove colture, quella del gelso fra le più<br />

importanti, si andassero sempre più diffondendo.<br />

Alla metà dell’XI secolo i Normanni si insediarono su tutta l’area del Mezzogiorno,<br />

ad essi seguirono gli Svevi e poi gli Angioini. Nel XIV secolo il territorio nolano fu<br />

segnato da una profonda crisi demografica e tutte le terre di Terra di Lavoro, di cui<br />

faceva <strong>parte</strong> l’area nolana, rimasero incolte. Alla fine del 1400 l’agricoltura cominciò<br />

a rifiorire: si coltivavano con profitto cereali, alberi da frutta, agrumi, vite; i boschi<br />

demaniali, da Marigliano a Roccarainola, assicuravano un’ottima produzione di<br />

legname. Tuttavia il disordine idraulico, insieme agli impaludamenti rendevano<br />

incolte parti della pianura nolana con una conseguente diffusione della malaria.<br />

Anche la viabilità fu fortemente condizionata e limitata dalla passività ambientale.<br />

Ciò nonostante, un elemento essenziale della dinamica dello sviluppo dell’area fu<br />

la realizzazione di una rete di comunicazione stradale che collegava tra loro i vari<br />

Comuni nolani da Marigliano a Scisciano, San Vitaliano, Saviano, Nola, Cimitile,<br />

Camposano, Comiziano, Cicciano, Roccarainola, Tufino, Visciano, Casamarciano,<br />

San Paolo Belsito, Liveri, Carbonara di Nola, Palma <strong>Campania</strong>.<br />

Arte e Cultura<br />

La cultura di un territorio è determinata dalla sua storia e dalla collocazione<br />

geografica. Così, l’eccellenza della terra nolana è conservata nelle tracce del suo<br />

glorioso e antico “vissuto”: le vestigia degli insediamenti paleolitici e paleocristiani,<br />

della civiltà romana; le numerose fabbriche religiose; le ville patrizie e i palazzi<br />

gentilizi.<br />

La patria di San Paolino Vescovo, dello scultore Giovanni Merliano, dell’umanista<br />

Ambrogio Leone, del filosofo Giordano Bruno, dell’architetto militare Carlo Theti,<br />

custodisce i frutti del genio e dell’ingegno dei propri figli, che hanno dato lustro<br />

alla cultura dell’intera nazione.<br />

Nell’area nolana ci sono pregevoli esempi di arte rinascimentale,<br />

dai dipinti di Cristoforo Scacco da Verona<br />

alle tavole di Andrea Sabatini. Il tardo barocco è presente<br />

con le notevoli figure di Ludovico Mazzanti e Domenico<br />

Antonio Vaccaro, allievo di Francesco Solimena. Artista<br />

di talento del rococò napoletano fu Angelo Mozzillo,<br />

tardo erede del più famoso barocco di Solimena e<br />

Giordano, con uno stile in cui i componenti principali<br />

sono la drammaticità ed il pathos.<br />

La presenza di virtuosi compositori come Giovanni Da<br />

Nola, Antonio Nola, Sant’Alfonso de’ Liguori, che proprio<br />

a Nola ideò il famosissimo canto natalizio "Tu scendi<br />

dalle stelle", sono l’ennesima chiave di interpretazione<br />

dell’identità culturale di un territorio che, sebbene non<br />

figuri nei grandi circuiti di massa, emana una particolare<br />

atmosfera che lascia un ricordo e un’emozione permanente.<br />

Una Storia di Sapori<br />

L’area favorita da un clima mite, da un terreno fertile<br />

Tu scendi dalle stelle<br />

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo,<br />

e vieni in una grotta al freddo e al<br />

gelo.<br />

O Bambino mio divino,<br />

io ti vedo qui a tremar.<br />

O Dio beato!<br />

Ah! Quanto ti costò l'avermi amato.<br />

5<br />

A te che sei del mondo il Creatore,<br />

mancano i panni e il fuoco, o mio<br />

Signore.<br />

Caro eletto pargoletto,<br />

quanta questa povertà<br />

più mi innamora,<br />

giacchè ti fece amor povero ancora.<br />

Tu lasci del tuo Padre il divin seno,<br />

per venire a tremar su questo fieno.<br />

Caro eletto del mio petto,<br />

dove amor ti trasportò!<br />

O Gesù mio,<br />

perchè tanto patir, per amor mio


6<br />

Borghi olani N<br />

e da una natura generosa dispensa una svariata quantità di prodotti. I due terzi<br />

della produzione agricola locale sono rappresentati da prodotti tipici come il<br />

Pomodoro San Marzano DOP; la melannurca campana IGP; l’albicocca vesuviana<br />

IGP (Prot. Naz. Trans., L. Reg. 510/06); la noce di Sorrento, il salame di Napoli con<br />

proposta del marchio IGP; la nocciola “San Giovanni”, “mortarella” e “camponica”;<br />

l’olio extravergine d’oliva tipico della varietà ogliarola; la patata tonda o lunga a<br />

pasta bianca o gialla; la produzione autoctona di uva<br />

da vino, bianco o rosso.<br />

Salde e profonde tradizioni legano la dieta Mediterranea<br />

alla cucina dell’area che propone piatti genuini,<br />

fortemente legati ai sapori della terra, ma anche capace<br />

di reinventarsi continuamente.<br />

In ordine di portata si <strong>parte</strong> dai primi: gli strangolaprievoti,<br />

gnocchi cavati a mano e serviti con ragù di<br />

carne e pomodoro; la pasta e fagioli con la cotica; le<br />

laganelle, tagliatelle tirate a mano; la menestra maretata,<br />

fatta con carne e cotica di maiale e aggiunta<br />

di tipiche verdure locali come le turzelle, la verza e<br />

le scarole.<br />

Ma il re indiscusso della cucina tradizionale è il maiale,<br />

intorno al quale è sorta una vera cultura tanto che tra<br />

le portate più succulente c’è la braciola di cotica: un<br />

involtino ripieno di aglio, prezzemolo, pecorino grattugiato,<br />

uvetta passa, pinoli, pepe e sale, messa a<br />

cuocere nel sugo di pomodoro; i cicoli, ottenuti dal<br />

grasso di maiale. La lavorazione del maiale è un’arte<br />

che si tramanda da secoli e la soppressata rientra tra<br />

i più importanti insaccati dell’area.<br />

della cucina locale è la mammarella, un carciofo paesano<br />

di forma arrotondata e ricco di foglie, farcito<br />

con aglio, prezzemolo, parmigiano grattugiato, olio<br />

e sale e, messo a cuocere su fornacette con carboni<br />

Il nocciolo, nella realtà locale, ha<br />

messo radici salde e profonde, fino<br />

a varcare poco per volta i confini<br />

classici della produzione agricola<br />

finalizzata al solo reddito aziendale.<br />

La nocciola - come frutto - è entrata<br />

negli usi e costumi della gente di<br />

questo territorio, permettendone le<br />

espressioni della cucina,<br />

influenzandone le abitudini<br />

alimentari, addirittura diventando un<br />

elemento di festa, di manifestazioni<br />

popolari e di folklore.<br />

A tale proposito, il programma<br />

regionale Terre Antiche del Nocciolo<br />

intende valorizzare tale risorsa<br />

agricola e contemporaneamente<br />

recuperare ed evidenziare anche tutte<br />

le altre produzioni presenti sul<br />

nostro territorio, porre a sistema,<br />

cioè, le potenzialità ancora<br />

inespresse dell’area, in una logica di<br />

integrazione tra imprese, istituzioni,<br />

giacimenti di cultura e tradizioni<br />

rurali.<br />

ardenti. Accompagna le portate il fragrante pane dei Camaldoli, fatto con lievito<br />

naturale, impastato ancora a mano e cotto nel forno a legna.<br />

Tutta la cucina locale è ricca di ingredienti speciali. La tradizione rurale ha insegnato<br />

a utilizzare una sorprendente varietà di aromi ed erbe di campo: origano, finocchietto,<br />

menta, aglio, rucola, basilico, sedano, cipolla. Alcune specialità sono rare, se non<br />

uniche: il fagiolo a formella, un legume tipico salvato pochi anni fa dalla scomparsa<br />

e oggi protetto con orgogliosa tenacia.<br />

La maggior <strong>parte</strong> dei prodotti della terra viene conservata<br />

sott’olio per l’inverno: gustose melanzane tagliate a listarelle,<br />

oppure imbottite con olive, capperi e acciughe;<br />

pomodori acerbi tagliate a rondelle dal sapore forte, messi<br />

a macerare con aglio, peperoncino e aceto e poi conservati.<br />

La peculiarità della coltivazione di nocciole: crea l’ambiente<br />

adatto per la produzione di funghi chiodini, conservati<br />

sott’olio, precedentemente scottati in acqua, aceto e sale.<br />

Tra i dolci tipici c’è il migliaccio preparato con la semola<br />

cotta nel latte, con aggiunta di zucchero e uova, aromatizzato<br />

con vanillina e scorza di limone grattugiato e cotto<br />

nel forno a legna; gli struffoli; la torta di nocciole; il tutero,<br />

un particolare torrone locale.<br />

Un ghiotto boccone è la pizzetta di vino preparata, secondo<br />

la tipica ricetta dell’agro nolano, con un impasto di semola<br />

e vino ancora mosto, che, fatto rapprendere su una<br />

spianatoia, viene tagliato a losanghe, poi impanate nella<br />

farina di granoturco e passate nel forno a legna.<br />

Un liquore pregiato è il nocillo, frutto di un’antica tradizione, preparato in casa con<br />

noci appena raccolte e dal tenero mallo, messe a macerare in alcol purissimo, a cui<br />

segue una procedura di filtraggio ed aggiunta di spezie e aromi.<br />

Ricchezze Naturali<br />

Stretta tra l’Appennino e il Vesuvio, l’area nolana è un mosaico di modesti rilievi<br />

di fondovalle e piccoli dossi boscosi, con paesaggi suggestivi e vette che superano<br />

di poco i 1000 metri d’altitudine: una natura intatta, fatta di alberi secolari, grotte<br />

profonde, campi aperti e pareti rocciose.<br />

Chi visita il territorio può godere dello splendido scenario naturale del complesso<br />

montuoso del Partenio. La copertura arborea è tipica della fascia appenninica, i<br />

boschi sono formati da latifoglie con esemplari di querce, castagni e faggi, sostituiti,<br />

alle quote più basse, dal leccio frammisto a specie quali il castagno ed il nocciolo.<br />

Alla stessa altitudine, sono presenti endemismi floristici tra le specie erbacee quali<br />

l’ornithogalum nutans (comunemente detta latte di gallina a fiori penduli) o l’allium<br />

neapolitanum (aglio napoletano), entrambe ap<strong>parte</strong>nenti alla famiglia delle liliacee.<br />

A partire dai 400 metri d’altitudine, dove il bosco è più rado, fino alla quota massima<br />

di 1000 metri, l’ambiente è caratterizzato da essenze poco comuni come il cytinus<br />

hypocistis (ipocisto comune) o crocus imperati (zafferano d’imperato), che danno<br />

vita a particolari microhabitat dall’aspetto suggestivo.<br />

7<br />

Borghi olani N


8<br />

Borghi olani N<br />

La foresta demaniale di Roccarainola, interamente<br />

compresa nel Parco Regionale<br />

del Partenio, ospita alcune specie rare di<br />

uccelli rapaci: lo sparviere, il gufo reale,<br />

l’astore, il barbagianni, tutti di difficile avvistamento<br />

a differenza della poiana, simile<br />

ad una piccola aquila, definita la “regina<br />

del Partenio”. Altre specie di uccelli come<br />

il corvo imperiale o il gheppio, nidificano<br />

all’interno di anfratti rocciosi o nelle cavità<br />

di alberi, al sicuro dalle “attenzioni” dei<br />

predatori.<br />

L’ambiente vario e differenziato favorisce,<br />

inoltre, la presenza di faine, tassi e cinghiali,<br />

che si possono facilmente avvistare alle<br />

prime ore del giorno o sul far della sera.<br />

Ad una quota più bassa, i rilievi collinari di<br />

Cicala (Nola), Boschitello (Visciano), Spaghera<br />

(Casamarciano), Sant’Angelo (Carbonara<br />

di Nola) e Tribucco (Palma <strong>Campania</strong>)<br />

sviluppano un manto boschivo di 350<br />

ettari. L’estesa formazione ospita una gran<br />

selezione di specie arboree tipiche della<br />

macchia mediterranea: il castagno (castanea<br />

sativa ap<strong>parte</strong>nente alla famiglia delle<br />

fagacee), la roverella (quercus pubescens<br />

ap<strong>parte</strong>nente alla famiglia delle fagacee),<br />

l’ornello (fraxinus ornus ap<strong>parte</strong>nente alla<br />

famiglia delle oleacee), il carpino (ostrya<br />

carpinifolia della famiglia delle cupulifere)<br />

e l’acacia (appartiene alla famiglia delle<br />

fabaceae, sottofamiglia mimosoideae). Il paesaggio naturale è arricchito da una<br />

piacevole alternanza di coltivazioni a seminativo, quali il castagno ed il nocciolo,<br />

a cui si aggiungono testimonianze storiche e culturali legate ai cicli produttivi della<br />

terra.<br />

I prati, in alta quota, sono puntellati di orchidee, rose, piante di lavanda, salvia e<br />

origano e ospitano volpi, lepri, ghiri, scoiattoli, ricci, talpe, civette, barbagianni,<br />

upupe e cuculi.<br />

Ambienti vari e differenziati per storia naturale e impronte lasciate dall’uomo,<br />

contraddistinti da una grande varietà di paesaggi e dalla mitezza del clima.<br />

A passeggio nelle Colline Nolane<br />

L’area nolana è delimitata a est da una serie di colline, che costituiscono i primi<br />

contrafforti dell’Appennino e segnano il passaggio dalla <strong>Campania</strong> pianeggiante<br />

e costiera a quella montuosa e interna. È il secolare confine tra due mondi, spesso<br />

ostili tra loro, come testimonia la catena di castelli che ancora segna le cime delle<br />

colline.<br />

La più vicina a Nola, anch’essa sormontata dai ruderi di un castello, è quella di<br />

Cicala. Ambrogio Leone sosteneva che il nome derivasse dal greco “Ge kalà”, terra<br />

bella. E la collina è bella davvero: è coperta di vegetazione, ulivi sul versante a sud,<br />

noccioli su quello a nord; pini marittimi e aranci; roverella e macchia mediterranea<br />

negli angoli più riparati.<br />

La collina si trova tra cinque comuni della provincia di Napoli: Nola, il più grande,<br />

cui appartiene la cima con il castello; Casamarciano; San Paolo Belsito e Liveri, che<br />

se ne dividono i fianchi; Visciano in alto, il cui territorio separa le valli irpine di<br />

Lauro e di Baiano.<br />

Alle sue spalle si eleva l’altopiano di Visciano, da cui si affacciano i due eremi dei<br />

Camaldolesi, quello vecchio – allo stato di rudere – e quello nuovo. Da qui si gode<br />

un vasto panorama su Cicala, dall’alto, e sull’intera pianura dominata dal Vesuvio,<br />

dietro il quale si vede il mare di Castellammare.<br />

Tutto il fianco della collina, fin dentro il Vallo di Lauro, è segnato da edifici monumentali,<br />

per lo più conventi: a Casamarciano il cosiddetto Castello Mercogliano<br />

(un’antica abbazia); a Nola i conventi di S. Angelo in Palco e dei Cappuccini, oltre<br />

il Seminario Vescovile; a San Paolo Belsito i ruderi della Madonna della Neve; a<br />

Liveri il santuario di S. Maria a Parete. E, poco più in alto o più in basso, i ruderi di<br />

S. Clemente a Casamarciano, una torre di avamposto del castello, la villa De Clario<br />

– Filangieri a Livardi. E, su un ultimo rialzo isolato del terreno, l’importante villa<br />

Montesano a San Paolo Belsito.<br />

Una <strong>parte</strong> di questo territorio, nel comune di Nola, è già tutelata dallo Stato in base<br />

al D. L.vo 490/99 per il suo notevole interesse ambientale. Si tratta di una tutela<br />

passiva, volta cioè solo alla necessaria difesa dell’esistente. Assai più interessante<br />

sarebbe ora passare a una tutela attiva, che aggiunga anche lo sviluppo di attività<br />

economiche che abbiano interesse alla conservazione dell’ambiente.<br />

Questo è possibile con la legge regionale 17/2003 che prevede l’istituzione di<br />

“parchi urbani” su iniziativa dei comuni. Il comune di Nola ha già deliberato il parco<br />

per la sua porzione di territorio. È naturalmente importante che anche gli altri<br />

comuni si associno, vista l’unità ambientale e paesaggistica della collina, e in vista<br />

di un suo sviluppo turistico. E c’è già l’attivo interessamento della provincia, nelle<br />

9<br />

Borghi olani N


10<br />

Borghi olani N<br />

sue consultazioni per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.<br />

Un parco nella collina significa una concreta possibilità di coordinare tutte le<br />

iniziative per la promozione di una <strong>parte</strong> importante del Nolano; la <strong>parte</strong>, forse,<br />

che può indicare il suo ruolo nel futuro della provincia di Napoli. Non più quello di<br />

area meno popolata e, quindi, più disponibile per la localizzazione di cose indesiderate<br />

altrove; ma quello di un posto che ha ancora un equilibrio ambientale, nel<br />

contesto della provincia più densamente popolata e più congestionata d’Italia.<br />

La Collina Nolana è ancora un posto in cui, a pochi chilometri da Napoli, è possibile<br />

passeggiare nel verde, camminare da un convento all’altro, affrontare la salita a un<br />

punto panoramico, fermarsi a osservare una pianta o un animale.<br />

C’è già una proposta, curata dal circolo locale di Legambiente, di ripristino dei<br />

sentieri che attraversano la collina. I sentieri pedonali sono un’attrezzatura indispensabile<br />

in ogni parco e permettono un uso ecocompatibile e sostenibile del<br />

territorio; da integrare con un recupero dell’agricoltura – e delle sue produzioni<br />

pregiate – e con una rinnovata offerta ricettiva. Da questo punto di di vista ci sono<br />

già le prime iniziative, come il ristorante nella torre medievale o le camere e la sala<br />

convegni nella villa settecentesca.<br />

Insomma, le iniziative e le intenzioni non mancano. E’ ora importante che trovino<br />

un coordinamento, che si coinvolgano tutti gli operatori economici (attuali e<br />

potenziali), che si sappia individuare un turismo ecosostenibile, e che ci si sappia<br />

ben inserire nel contesto regionale.<br />

Il valore evocativo degli Oggetti<br />

L’artigianato dei borghi nolani è connesso e intrecciato ad ogni aspetto della vita<br />

dell’uomo. Espressione della cultura locale, è sempre stato qualcosa di più che la<br />

semplice produzione di utensili per la necessità quotidiana e ha raggiunto risultati<br />

di alto valore estetico che la tradizione ha mantenuto viva nel tempo.<br />

Celebre è la lavorazione della cartapesta, sorta a Nola intorno alla fabbrica del<br />

Duomo. L’origine di tale produzione, risalente all’età barocca, è dedita alla realizzazione<br />

di apparati decorativi finemente lavorati a rilievo e adoperati per la vestizione<br />

del Giglio, l’imponente obelisco di legno che sfila per le strade della città, durante<br />

la ricorrenza della festività di San Paolino vescovo.<br />

I pannelli che rivestono le guglie e gli obelischi vengono ricoperti da un miscuglio<br />

di colla di farina e carta, finemente decorata, e trattata dalle sapienti mani degli<br />

artigiani, che uniscono, così, alla duttilità della materia, la creatività della professione<br />

e la devozione al culto religioso. Altro banco di prova delle maestranze della<br />

cartapesta è rappresentato dalle kermesse carnevalesche di Saviano e Palma<br />

<strong>Campania</strong>. Proprio la cura nella realizzazione dei carri allegorici ha fatto assurgere<br />

le due manifestazioni carnascialesche nostrane a fama<br />

nazionale.<br />

L’arte del “cartapestare” si è confrontata, nel tempo, con<br />

materiali e procedimenti lavorativi diversi: prima legno<br />

e ferro, oggi anche resine, composti altri e stoffe, che<br />

hanno contribuito alla messa in opera di moderne produzioni<br />

nei settori dell’oggettistica e complementi<br />

d’arredo, come cornici, vasi, bomboniere, tutti oggetti<br />

scrupolosamente realizzati a mano.<br />

Protagonista indiscusso nella produzione e nella lavorazione<br />

della cera è il borgo di Liveri. È qui, infatti, che<br />

nascono e si sviluppano quelle cererie che hanno acquistato,<br />

nel corso del tempo, un peso sempre più rilevante<br />

nella costruzione dell’economia locale. La trasformazione<br />

della materia prima, effettuata attraverso<br />

l’utilizzo di pregiate paraffine, assicura una combustione<br />

perfetta e di lunga durata. La gamma di prodotto, dall’originario<br />

cero votivo, si è pian piano ampliata fino a<br />

comprendere la realizzazione di candele dalle forme<br />

eleganti ed esclusive, oltre che classiche, arricchite da energici colori e delicati<br />

profumi. Veri e propri oggetti d’arte, insomma, largamente richiesti per personalizzare<br />

l’abitare. L’uso delle candele, consolidato nei paesi nordici, ha ormai conquistato<br />

anche il Mediterraneo, favorendo, in questo modo, la già affermata tradizione dei<br />

maestri ceraioli di Liveri.<br />

La presenza sul territorio di arti minori – arti cioè che hanno all’oggi una modesta<br />

diffusione, ma che vantano una tradizione antica – coinvolge la lavorazione del<br />

ferro battuto, la produzione di oggettistica in legno, il restauro del mobile, la<br />

manifattura di stucchi pregiati, l’intreccio della paglia e l’esecuzione di manufatti<br />

artistici in pietra di tufo.<br />

Nelle campagne dell’area nolana la bottega del fabbro, ancora negli anni ’60, era<br />

un valido supporto alle attività rurali, producendo vanghe, vomeri e roncole. A<br />

questa produzione si affiancava la forgiatura del ferro per ottenere cancelli e oggetti<br />

di genere più decorativo. Oggi, i non molti artigiani del ferro battuto che ancora<br />

operano proseguono con orgoglio un’attività appresa in tenera età, dando forma<br />

a pregiati oggetti che completano l’arredo di interni ed esterni. Ringhiere, testiere<br />

di letti, tavolini, sedie, lampade, in una gamma che va da forme più tradizionali ad<br />

altre decisamente moderne, per seguire l’evoluzione del gusto.<br />

La lavorazione del legno si è espressa nella storia nolana a due livelli: quello<br />

popolare della fabbricazione di oggetti per la vita e il lavoro nelle campagne, e<br />

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Borghi olani N


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quello colto dell’intarsio, che ha decorato<br />

gli interni di chiese e palazzi tra Rinascimento<br />

e Barocco. È il caso del coro ligneo<br />

in Sant’Angelo in Palco a Nola, opera di<br />

Giovanno Merliano.<br />

Oggi, gli artigiani si dedicano al legno<br />

prevalentemente nella fase delicata del suo<br />

recupero. Grazie alla loro maestria nel restauro<br />

del mobile, un vecchio oggetto<br />

ritorna all’originario splendore restituendogli<br />

il valore affettivo e commerciale.<br />

Altri laboratori si dedicano alla realizzazione di piccoli oggetti come le nacchere e<br />

le tammorre, per le quali la perfetta conoscenza dei fondamenti tecnici della<br />

costruzione è la base su cui si innesta la sensibilità dell’artigiano. La pazienza, poi,<br />

governa il lavoro degli artigiani che realizzano telai e sculture in legno.<br />

La lavorazione degli stucchi risale al secolo scorso. Tecniche e disegni medievali<br />

e rinascimentali sono stati recuperati fedelmente da artigiani che utilizzano ancora<br />

oggi secolari calchi. San Paolo Belsito ha una produzione pregevole di stucchi,<br />

decorati con antichi motivi geometrici.<br />

Un modo naturale di promuovere l’economia del paese era esporre sulla soglia<br />

della propria casa o nei cortili le manifatture create, come gli oggetti realizzati in<br />

fibre naturali sapientemente intrecciate: sedie impagliate, borse, sporte, scope e<br />

cappelli. Oggi sopravvive qualche impagliatore di sedie, un mestiere un tempo<br />

ben più diffuso.<br />

Maggiore diffusione ha la pratica della lavorazione del tufo, proveniente dalle<br />

cave estrattive del territorio. Il metodo di lavorazione adottato è “battitura della<br />

pietra”, una tecnica artigianale che richiede maestria e vocazione artistica. Ancora<br />

oggi gli strumenti principali sono lo scalpello e il martello.<br />

Un anno di Riti e di Miti<br />

Solo chi sa da dove viene, sa veramente chi è. Così, la gente dell’area nolana trae<br />

forza e vitalità dalla sua storia, dalla sua cultura, dalla sua fede e dalle sue tradizioni.<br />

Feste, sagre, sfilate e processioni che rinnovano il passato di una terra antica, a<br />

memoria e vanto delle proprie origini.<br />

Ed è proprio in questo humus di sentimenti popolari, tradizioni antichissime e<br />

religiosità viscerale che a gennaio, nei cortili e nelle piazze di molti centri dell’area<br />

nolana, ardono i focaroni di Sant’Antuono. Per l’occasione, gli animali vengono<br />

portati in processione e benedetti, mentre nei falò vengono arsi mobili vecchi, ‘o<br />

scoglio (la struttura di legno e carta del presepe) e la fiurella (immaginetta) del<br />

santo. Intorno ai focaroni, poi, al suono delle tammorre, si intonano antichi canti,<br />

si balla, si beve buon vino e si consuma ritualmente del cibo, a volte cotto sullo<br />

stesso fuoco.<br />

Nella notte di Sant’Antonio il lento ed inesorabile calare delle tenebre si dissolve<br />

nel tremulo bagliore delle fiamme che prendono vita effimere e imponenti. In questo<br />

modo i fedeli, recuperando il sentire di una civiltà tipicamente agro-pastorale, al<br />

motto di “Sant’Antuono, Sant’Antuono, nemico do demonio”, riescono a rovesciare<br />

l’esistente, e ad esorcizzare così l’angoscia della fine.<br />

Lo stesso capovolgimento del mondo su cui si fonda il Carnevale, altra ricorrenza<br />

di origine contadina che nell’area nolana viene riproposta ogni anno con grandi<br />

festeggiamenti. A Saviano, ad esempio, nel giorno del martedì grasso, in un tripudio<br />

di colori e suoni, si snodano per le strade del paese i carri allegorici. Proprio la<br />

pregevole fattura dei carri, realizzati dalle abili maestranze locali in cartapesta,<br />

polistirolo e gommapiuma e animati con movenze elettromeccaniche, fa del Carnevale<br />

savianese uno dei più belli della <strong>Regione</strong>. Altro centro dell’area nolana rinomato<br />

per il suo Carnevale è il comune di Palma <strong>Campania</strong>. Il Carnevale palmese, unendo<br />

elementi della tradizione contadina e della commedia dell’arte, si contraddistingue<br />

per il suggestivo spettacolo del passo delle quadriglie. La quadriglia è formata da<br />

un gruppo dalle 90 alle 120 persone (i quadriglianti) che mettono in scena una<br />

coreografia tematica su un repertorio di brani musicali<br />

(il canzoniere), suonati esclusivamente con strumenti<br />

a fiato, accompagnati dal ritmo di tammurrelle, triccabballacchi,<br />

putipù e scetavajasse. L’intero spettacolo, di<br />

cui una <strong>parte</strong> essenziale sono i costumi e il carro a tema,<br />

è diretto dal maestro.<br />

del periodo penitenziale di Quaresima, poi è la volta<br />

della Pasqua. Nell’area nolana vive una religiosità dalle<br />

radici profonde, che le processioni della Settimana<br />

Santa riconfermano e rinnovano. In alcuni centri, infatti,<br />

il Venerdì Santo, ancora si celebra la toccante processione<br />

dei Misteri, mentre in altri si inscenano rappresentazioni<br />

della Via Crucis. In particolare, si segnala la Via Crucis<br />

di Cimitile, dove il pathos è accresciuto dalla splendida<br />

cornice delle Basiliche paleocristiane.<br />

Alle rappresentazioni sacre si affiancano le rievocazioni<br />

storiche. A Camposano, in primavera, ha luogo il Palio<br />

delle Contrade: le sei Contrade in cui è diviso il paese<br />

rievocano con gare e giochi il leggendario scontro tra<br />

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le truppe di Annibale e quelle del console romano Claudio Marcello, avvenuto nel<br />

III sec. a.C. a poca distanza da Nola, presso le terre dove sorgeva il tempio di Giano<br />

(Campus Iani). Tra fine maggio e inizio giugno, a Nola, si svolge il Corteo storico<br />

degli Orsini: personaggi dell’antico casato, nei loro fastosi abiti, incedono a passo<br />

solenne per le strade del centro storico, dove, per l’occasione, riaprono botteghe<br />

bassomedievali, e si alternano danze di ancelle e spettacoli di musici e giullari.<br />

Nello stesso periodo, si gioca anche il Palio dei Quartieri di Cicciano. I cinque<br />

Quartieri del paese, rappresentati da squadre baldanzose di uomini, donne e<br />

bambini si sfidano in gare di tiro con l’arco nudo e tiro alla fune, una cornice<br />

rinascimentale magistralmente ricostruita. Circa 300 figuranti rianimano l’antica<br />

Commenda dell’Ordine dei Cavalieri di Malta: un corteo di dame e cavalieri, priori<br />

e notabili, ancelle e paggi, tamburini e sbandieratori sfila in un paese riccamente<br />

decorato con drappi, stendardi e fiori.<br />

Col cadere del solstizio d’estate, poi, a Nola, si svolge una manifestazione spettacolare,<br />

che ripropone la leggenda di San Paolino Vescovo, reinterpretazione cristiana<br />

di arcaici riti propiziatori, celebrati, in occasione del matrimonio del Sole e della<br />

Luna, portando in processione grandi alberi (simboli di fertilità). È la Festa dei Gigli<br />

di Nola, uno degli eventi più pittoreschi del Paese. Nella leggenda il Santo ritorna<br />

via mare dall’Africa, dove era stato a lungo prigioniero per salvare un giovinetto<br />

nolano, e la popolazione, in segno di esultanza, va ad accoglierlo con in mano dei<br />

fiori, in modo particolare gigli. I famosi gigli della leggenda<br />

si sono trasformati in otto mastodontiche macchine<br />

da festa a forma di obelisco, detti appunto gigli, alti fino<br />

a 25 metri e pesanti fino a 5 tonnellate, con una struttura<br />

lignea rivestita in cartapesta secondo stili diversi. I maestosi<br />

pinnacoli rappresentano otto mestieri (salumieri,<br />

ortolani, bettolieri, panettieri, beccai, calzolai, fabbri e<br />

sarti), in ricordo degli otto anziani maestri che erano<br />

accorsi al mare per festeggiare San Paolino. Ai gigli si<br />

aggiunge un’altra macchina: la barca, sulla quale sta o’<br />

turco, l’africano che, secondo la leggenda, avrebbe<br />

riaccompagnato il Santo in patria. I gigli e la barca vengono<br />

trasportati a spalla (collati) lungo un antico percorso<br />

da uomini vigorosi e devoti (collatori), che, in gruppi di<br />

circa cento unità (paranza) per ogni macchina, sono<br />

guidati da un capo-paranza. La mattina della festa è<br />

l’intenso momento della prima aiazata dei gigli, poi, al<br />

comando del capo-paranza di “Vai con la seconda”, le<br />

macchine cominciano a muoversi e vengono portati nella<br />

piazza del Duomo. Giunti sulla piazza principale, i pinnacoli, alla base dei quali<br />

(sulla portamusica) vi sono i musicanti, cominciano a danzare al suono dell’orchestra:<br />

l’abilità sta nel far muovere nel modo più flessuoso possibile la propria macchina<br />

(la ballata). Una volta entrate e dispostesi tutte in piazza, le macchine sono benedette<br />

dal vescovo.<br />

Nel pomeriggio ha poi inizio la famosa processione dei gigli. L’ordine di sfilata è<br />

da secoli lo stesso: ortolano – salumiere – bettoliere – panettiere – barca – beccaio<br />

– calzolaio – fabbro – sarto.<br />

L’antagonismo tra le diverse paranze è ora altissimo: la processione è senza dubbio<br />

la <strong>parte</strong> più importante della festa, durante la quale i capi-paranza dimostrano la<br />

loro bravura nel dare i comandi e nell’elaborare tattiche per superare gli immancabili<br />

momenti di crisi in cui le paranze restano coinvolte. Uno degli aspetti più affascinati<br />

della Festa dei gigli, infatti, è il naturale contrasto tra il totale caos della gente<br />

venuta ad assistere allo spettacolo, e l’ordine e il rigore più assoluti delle paranze.<br />

Quando i gigli, concluso il percorso, ritornano uno per volta in piazza, è ormai notte<br />

fonda. Ma guai a credere che la festa sia finita, anzi: “Sta festa tanno nasce, quanno<br />

more…” (Felice Iorio, Sarto 1921). Infatti, subito dopo i festeggiamenti, si ri<strong>parte</strong><br />

con l’assegnazione dei gigli per l’anno successivo ai vari comitati che si candidano.<br />

E il ciclo si perpetua senza soluzione di continuità.<br />

Mentre a Nola si continua a lavorare senza sosta per i Gigli, nei mesi autunnali,<br />

tutta l’area nolana è un brulicare di sagre dei prodotti tipici. E di assaggio in<br />

assaggio, si arriva di nuovo in inverno, nello specifico al Natale, quando a Visciano<br />

si inscena uno stupendo Presepe vivente. Il cuore del centro storico fa un salto<br />

indietro nel tempo di 2000 anni e si trasforma nell’antica Betlemme. A sera, alla<br />

sola fioca luce delle torce, grazie a più di 500 figuranti, avviene la trasformazione:<br />

donne d’altri tempi che attendono alle faccende di casa; abili artigiani della pelle,<br />

del rame, della creta nelle loro botteghe; venditori di frutta, pesce e spezie coi loro<br />

banchetti; mercanti di stoffe e pietre rare attirano l’attenzione di profumate odalische;<br />

la sinagoga con la menorah (il candelabro a sette bracci) e i sacerdoti che leggono<br />

insieme i Rotoli della Legge; il palazzo di Erode il grande; l’accampamento dei Magi,<br />

giunti a Visciano, novella Betlemme, seguendo la stella; la mistica scena della<br />

Natività. Uno spettacolo magico, capace di coinvolgere intimamente il visitatore,<br />

che passeggiando per il dedalo di viuzze del centro storico di Visciano, vive un<br />

attimo di smarrimento che supera il semplice folklore.<br />

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