MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria
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— 46 - I Mauro, cresciuti nella regione di Carignano, per il loro ingegno e per la loro coltura, fecero onore alla patria; uno fu medico e filosofo, l’altro notaio e maestro di scuole, il terzo parroco, cartografo e scrittole, fiorito nel periodo, che va dal 9 giugno del 1291 sino al pi imo set tembre del 1329. Fu parroco per più di 38 anni. La morte di questo insigne illustratore del clero genovese va posta dal settembre 1329 al 6 maggio del 1330. La monografia « Sulle recenti controversie intorno all’ origine dei'a bussola nautica » che vide la luce nelle « Memorie della Pont. Acc. Ro/n. dei Nuovi Lincei » Vol. XX 1902, e la « Leggenda di Flavio Gioia inventore della bussola » pubblicata nella Riv. Geogr. Ital. An. X, fase. MI, 1903, diede modo al dotto prof. Filippo Terrile di inserire sul Cittadino del 1918 « La fine di una leggenda » e « Come il nome Flavio Gioia sia nato da un equivoco. » « Il modo assai curioso, scrive egli, con cui furono inventati prima il nome e poi il cognome dell’inventore della bussola, è ancora cosi poco noto che vale la pena di riparlarne. « Che la bussola si sia conosciuta dapprima in Italia e nell’Italia me ridionale, è una tradizione universale e costante, che dura da molti anni. « Così fino dal 1450 sappiamo che lo storico napoletano Pandolfo Collenuccio scriveva: « In Amalphi fu trovato l’uso e l’artifizio della calamita e del bossolo... si come è pubblica fama, et gli Amalfitani si gloriano, nè senza ragione dalli più si crede, essendo cosa certa che gli antichi tale istrumento non ebbero, nè essendo mai in tutto falso quello che in molto tempo e da molti si divolga ». E intorno allo stesso tempo, con parole press’a poco eguali si esprimeva su questo stesso argomento il celebre scrittore Flavio Biondo, di Forlì: Sed fama est dice egli nel suo libro « Italia lustrata » — qua Amalphitanos audivimus gloriari, magnetis usum, cuius adminiculo navigantes ad arcton diriguntur, Amalphi fuisse inventum', quidquid vero habeat in ea re veritas, certum est id navigandi auxilium priscis omnimo fuisse incognitum. « L’opinione autorevole di Flavio Biondo, o semplicemente Flavio, come più comunemente era citato, fu accettata dagli storici posteriori Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
come indiscutibile, senza che alcuno osasse mai dire di più o di meno di lui. Ond’è che Polidoro Virgilio, di Urbino, nel 1507, narrando la storia delle grandi invenzioni e scoperte, della bussola dice chiaramente che chi l’abbia inventata non se ne sa proprio nulla: quis tamen earn repererit omnino in aperto non est. « Gli altri scrittori invece si limitavano a citare più o meno testual mente le parole di Flavio. E così il napoletano G. B. Della Porta, nel 1589, della bussola diceva senz’altro : cairn inventio Itali fu it, Amalphi oriundi nostrae Campaniae, ut a Flavio traditur. E un altro scrittore di cose letterarie G. B. Pio di Bologna, nel 1511, commentando De Rerum Natura di Lucrezio Caro, alla parola magnete, aveva annotato: Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus a Flavio traditur: cuius adminiculo navigantes ad arcto n diriguntur: cuius auxilium priscis erat incognitum. Nel quale periodo ognuno vede il senso ambiguo, che ne può nascere per la mancanza di una virgola dopo inventus. « Ed ecco infatti che un altro scrittore di cose nautiche, Gregorio Giraldi di Ferrara, in un suo libro stampato nel 1580, riportando an cora la stessa tradizione con parole prese dagli altri scrittori precedenti, e più specialmente da G. B. Pio, esce fuori con dire quello che nessuno aveva mai detto prima di lui, che l’uso cioè di navigare colla bussola si dice escogitato da un certo Flavio! Non multis retro saeculis, Amal phi in Campaniae oppido antiquis navigandi usus incognitus per magnetem et chalybem quorum indicio nautae ad polos diriguntur, a Flavio quodam excogitatus traditur. Qua re eum carerent antiqui, dificillime naviam cursum metiri poterant. « Dove si vede che il Flavio, assertore che l’uso della calamita per navigare era stato inventato in Amalfi, per la mancanza d’una virgola nel periodo di chi ne citava l’autorevole parere, è diventato egli stesso di punto in bianco un certo Flavio di Amalfi inventore di detto uso... E così all’antico proverbio: Per un punto Martin perse la cappa, potremmo aggiungere anche quest’altro: Per una virgola Flavio ebbe la bussola. « In tal modo ebbe origine il nome di Flavio, appropriato all’inventore della bussola parecchi secoli dopo che essa era già in uso, ossia verso la fine del secolo XVII, e nacque, come si vede, da un sem p lice equivoco, prodotto dalla lettura di un passo latino. « Il bisogno sentito per tanti anni di conoscere il nome di un Genio, così grande eppur ignoto, fece sì che si badasse all’ermeneutica, e il Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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mente le parole <strong>di</strong> Flavio. E così il napoletano G. B. Della Porta, nel<br />
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Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus a Flavio tra<strong>di</strong>tur: cuius<br />
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« Ed ecco infatti che un altro scrittore <strong>di</strong> cose nautiche, Gregorio<br />
Giral<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ferrara, in un suo libro stampato nel 1580, riportando an<br />
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e più specialmente da G. B. Pio, esce fuori con <strong>di</strong>re quello che nessuno<br />
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aggiungere anche quest’altro: Per una virgola Flavio ebbe la bussola.<br />
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della bussola parecchi secoli dopo che essa era già in uso, ossia verso<br />
la fine del secolo XVII, e nacque, come si vede, da un sem p lice equivoco,<br />
prodotto dalla lettura <strong>di</strong> un passo latino.<br />
« Il bisogno sentito per tanti anni <strong>di</strong> conoscere il nome <strong>di</strong> un Genio,<br />
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