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MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria

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— 386 -<br />

menti del do<strong>di</strong>cesimo secolo. La sua larga esperienza acquistata in lunghi<br />

anni, l’avere egli una pronipote in età da marito, la sua ricchezza e le<br />

sue estese relazioni devono essere state ragioni <strong>di</strong> pregio per una delle<br />

maggiori famiglie genovesi. Ma queste alte attinenze non impe<strong>di</strong>rono la<br />

rovina <strong>di</strong> lui, una volta raggiunto l’intento che esse si erano proposto.<br />

Blancardo aveva investito grosse somme nel debito del Comune a rate<br />

imprudentemente troppo alte. Nel 1178 l’arcivescovo Ugo della Volta,<br />

un membro della cui famiglia, si noti, era stato parzialmente responsa­<br />

bile per uno <strong>di</strong> essi prestiti, condannava l’asse patrimoniale del recentemente<br />

deceduto Blancardo a pagare 1050 lire allo Stato, una somma quasi e-<br />

guale al suo totale investimento in un anno prosperoso. Il prelato era<br />

spinto dal migliore dei motivi, poiché pretendeva <strong>di</strong> essere informato da<br />

buona fonte che al suo letto <strong>di</strong> morte Blancardo aveva rinunziato all u-<br />

sura. Quale coartazione sia stata fatta sul vecchio uomo noi non pos­<br />

siamo <strong>di</strong>re, nè sappiamo se i prestiti siano stati rimborsati dal Comune.<br />

Un altro notevole personaggio d’origine orientale in Genova a questo<br />

tempo fu un siriaco, ignorasi se cristiano o ebreo, il cui nome era Ri­<br />

baldo <strong>di</strong> Saraphia (evidentemente una corruzione <strong>di</strong> Saffuriya, località a<br />

nord <strong>di</strong> Nazareth visitata da Beniamino <strong>di</strong> Tudela). Per tutta una decade<br />

i suoi movimenti possono essere seguiti avanti e in<strong>di</strong>etro, attraverso la<br />

scena genovese, tra la Siria e l’Occidente. Egli era un testimonio favo­<br />

rito nei contratti in cui comparivano nomi levantini, e finì col <strong>di</strong>ventare<br />

una figura patriarcale, il tutore e l’amministratore dei patrimoni <strong>di</strong> innu­<br />

merevoli minori che avevano interessi in Oriente. Probabilmente nato in<br />

Siria, lungamente residente in Oenova, dov'era possessore <strong>di</strong> una reale<br />

proprietà, familiare fin dalla sua giovinezza con le con<strong>di</strong>zioni commer­<br />

ciali così del suo paese nativo come della terra d’ adozione, egli può es­<br />

sere riguardato quale schietto tipo <strong>di</strong> quei Levantini che hanno mante­<br />

nuto per secoli u n a continua corrispondenza fra l'Oriente e 1 Occidente.<br />

Come per Solimano <strong>di</strong> Salerno, ma in modo <strong>di</strong>fferente da Blancardo, le<br />

merci orientali costituivano la base reale del suo commercio. Dissimile<br />

dall’uno e dall’altro <strong>di</strong> essi, i suoi proprj mezzi erano insufficienti a<br />

fare <strong>di</strong> lui un fortunato competitore dei nuovi trafficanti genovesi; così<br />

egli metteva a profitto le £ue patriarcali qualità, in ciò facilitato dagli<br />

usi <strong>di</strong> una delle razze orientali. Perocché, se non ebreo, egli trovavasi<br />

in rapporti inconsueti con gli Ebrei ed altri forestieri in Genova, ed u-<br />

tilizzava le sostanze dei suoi cosidetti nepoti tanto prosperamente che fu<br />

<strong>Società</strong> <strong>Ligure</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> <strong>Patria</strong> - biblioteca <strong>di</strong>gitale - 2012<br />

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