MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria

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dai tanti casi particolari quanti sono quelli abbracciati dai su citati no-
tari un prospetto ragionato degli schemi da essi seguiti (1).
Sarebbe stato forse desiderabile che egli non avesse ristretta l’opera
sua all’esame degli atti notarili, ma l’avesse integrata, per un verso col
riscontro della legislazione genovese che andò man mano sorgendo ac­
canto alle effettive contrattazioni mercantili, e sotto la cui disciplina
queste poi si ridussero; e per un altro verso con una qualche idea del
(1) 11 lavoro del Byrne torna tanto più opportuno quando si considera
che nella letteratura relativa alle antiche associazioni commerciali si riscontrano
ancora disparità sia dal lato dei concetti come da quello della nomenclatura.
Ecco, per esempio, quanto si legge circa le suddette associazioni in una recentissima
opera sulla storia del commercio.
« Frattanto nuove istituzioni economiche andavano sorgendo, frutto degli
accresciuti rapporti commerciali delle repubbliche italiane coll’Oriente e coi
mercati e centri di produzione europea. Prima fra tutte, derivazione immediata
delle relazioni commerciali coll’ Oriente, si presenta la commenda o paccotigha.
Era questa uua convenzione, per la quale un commerciante affidava ad un capitano
di nave o ad altra persona una somma di danaro od una quantità di
merce coll’incarico di convertirla, per vendita o scambio, in altre mercanzie
o numerario dietro compenso o partecipazione negli utili. Genova, Marsiglia
e le città marinare del basso medio evo regolarono nelle loro legislazioni
questo contratto, dal quale trasse origine e col quale meglio ha parentela la
Società in accomandita. Ai giorni nostri la commenda è andata in disuso, ma
nell’età media le condizioni della Società ne resero necessaria l’esistenza.
Il commercio allora non aveva la diffusione dei tempi nostri, il credito
era in fasce e le grandi relazioni commerciali ristrette a pochi individui delle
piazze italiane, francesi e spagnuole. Occorreva proteggere dunque e favorire
in ogni modo chi poteva recarsi personalmente sugli scali di commercio
(socius tractans), mentre gli altri soci rimanevano in patria senza correre pericolo
(socii stantes). Naturalmente quando, per negoziare merci o trasmettere
denari in luoghi remoti, non fu più necessaria la presenza del trafficante
stesso o di chi lo rappresentava in forma immediata, e si moltiplicarono le
corrispondenze ed i contratti di commissione e furono agevolate le comunicazioni
ed esteso l’uso delle cambiali, la commenda non ebbe più importanza
e cessò dall’essere indispensabile. Si perpetuò tuttavia fino a noi uno degli
elementi di quel contratto, che è base della moderna società in accomandita.
Il commendante infatti, cioè chi affidava la merce o danaro, non poteva mai
essere obbligato legalmente, nè perdere altra sua roba oltre il fondo consegnato
al commendatario, anche se fra essi fosse esistito rapporto di profitti e
comunanza di interessi. Ciò per proteggere il commendante contro le frodi
eventuali del commendatario, che non poteva compromettere per tal modo il
consocio oltre l’ammontare dei valori consegnatigli. Data la lontananza, il commendante
non poteva fare personalmente atti di amministrazione, condizione
fondamentale della Società in accomandita, che viss; parallelamente alla coni-
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012