MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria

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•n tempi nei quali la forza era l’ istrumento più efficace e più ado­
perato per conseguire i fini di un’ impresa, qualunque essi fossero, anche
l’attività commerciale manifestavasi sovente, secondo la nota espressione
napoleonica, come un « brigandage organisé ». Anzi, osserva giusta­
mente il Sieveking, se furono rivolgimenti economici quelli che muta­
rono nel secolo XI le basi della società genovese, il motivo però per cui
« ad una costituzione eretta sul possesso fondiario ne subentrò un’ altra,
venne offerto dalle guerre, mediante le quali la nuova società, tutta de­
dita al commercio, potè consolidarsi ed espandersi * (1).
generale delle vicende politiche genovesi dal 1194 al 1250, è narrata diffusa-
mente ed in modo da tener sempre vivo l’interesse di chi legge (cosa rara a
trovare nei tanti libri di storia che si pubblicano in Italia) dal march. CESARE
Im periale di Sant’Angelo nell’opera intitolata: Genova e le sue relazioni con
Federico il di Svevia, Venezia, Tipografia editrice Emiliana, 1923, edizione fatta
sotto gli auspicj della Società Ligure di Storia Patria. Circa essa guerra scrive
l’imperiale nella prefazione: « No., si possono leggere senza commozione e senza
un fremito di giusto orgoglio, quelle pagine quasi sconosciute alla maggior parte
dei Genovesi e pur troppo mal note anche a moltissimi storici, nelle quali gli
Annalisti del tempo, semplicemente, senza nessuna iattanza di pensiero e di
forma, narrano che nel 1241, dopo la terribile sconfitta del Giglio in cui tutta
la flotta genovese, eccettuate cinque galee, fu affondata o presa dalle flotte
imperiale e pisana, comandate da un fuoruscito genovese, Andreolo De Man,
tutta Genova si levò in armi e tutti i cittadini, abbandonati gli affari, lavorando
dì e notte, allestirono in pochi giorni una flotta di 52 galere colla quale
respinsero gli assalti del nemico e salvarono la patria dall’estrema rovina ».
Tutto ciò, soggiungo io, era dovuto non tanto all’amore della patria ed al sentimento
della propria indipendenza, quanto alla passione ed all’ interesse di
parte, oltre che al desiderio di riparare l’onta e il danno della battaglia del
Giglio. Non era infatti tutta Genova che combatteva l’imperatore, ma .1 partito
guelfo che teneva allora il governo della città, e contro il quale oppone-
vasi fieramente il partito ghibellino, cioè il partito dei fedeli dell’impero d.
poco inferiore al primo per forze militari e probabilmente superiore per 1 autorità
e la potenza di alcune famiglie nobili che vi aderivano, come gl. Spinola
i Doria e i Demari. 11 che, del resto, è ammesso dallo stesso Imperiale
quando, parlando di Nicolò Spinola, ammiraglio ai servizi d. Federico il, dice:
« La patria, in quei tempi, si riassumeva nella fazione; e in quel momento,
il partito al quale appartenevano Io Spinola, i suoi congiunti, i suo. amici, era
soccombente; e le conseguenze sicure, inevitabili, di una sconfitta erano .1 saccheggio
e la distruzione delle case, la confisca dei beni, esilio, la guerra ci­
vile con tutti i suoi orrori * (p. Ili)-
(1) Dott Prof H einrich SIEVEKING, Studio sulle finanze genovesi nel medio
evo e in particolare sulla Casa di S. Giorgio, traduzione dal tedesco di Onorio
Soardi riveduta dall’autore; in Atti della Società Ligare di Stona Patria
vol. XXXV (parte prima), Genova 1906, p. 20.
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