MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria
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Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
— 317 — pinto, come si vedeva e si vede ancora in tanti palazzi di Oenova edi ficati a quel tempo (1). Difatti sulle pareti laterali del Palazzo Ducale, quella sulla Salita dell’Arcivescovato e l’altra sulla recente Piazza Defer- rari, si scorgono i resti di architetture dipinte (2). D’altra parte tali pitture potrebbero pur anche essere state eseguite più tardi, al tempo dei restauri dopo il bombardamento dei 1684. Fiattanto, durante tutto quel secolo xvu, si era lavorato nel Palazzo ad aggiunte, a miglioramenti, a restauri. E appunto nel maggio del 1684 l’imprevedibile pioggia delle 13 mila bombe, lanciate dalla flotta di Luigi xiv sulla città, danneggiò gravemente il « Reai Palazzo » e peggio ancora l’attiguo « Palazzetto Criminale » (3). La Signoria abbandonò il Palazzo e si ricoverò a maggior distanza nell’Albergo de’ Poveri in con trada Carbonara, portando seco il talismano delle ceneri di S. Giovanni Battista. A dì 5 novembre riportò le ceneri in S. Lorenzo e accompagnò e trasferì il Doge nel palazzo Doria in Via Nuova (oggi Via Garibaldi), appartenente al duca di Tursi; donde finalmente per decreto del 25 agosto 1685 rientrò nella sua pristina sede (4). Da questo disastro s’i nizio un nuovo ciclo di lavori. Forse a questo tempo vanno assegnati il prolungamento dell’avancorpo orientale fino all’estremo spigolo della cinta frontale e 1 elevazione di detta cinta con le sue caserme a paro delle due ali del Palazzo, così come la vediamo in un quadro che il comandante Enrico d’AIbertis conserva in Genova nel suo castello di Montegalletto (5), e come risulta dalla planimetria dei suoi sei piani nell’anno 1729, qui appresso riprodotta. (Il Debbo questa opportuna osservazione al mio amico Giuseppe Pessagno. (2) Un evidentissimo esempio di tali pitture si vede nel quadro della Piazza Nuova, che qui riproduco. (3) A r c h . ni St a t o , Politicorum xvi, ine. 103 (28 nov. 1685). (4) L. V o l p ic e l l a , op. cit., pag. 313, 314. (5) 11 comandante D’Albertis, non solo mi ha permesso di presentare ai lettori questo suo quadro, finora non conosciuto, ma ha voluto inoltre offrirne il cliché alla Società di Storia patria; di che gli rendo qui pubblicamente grazie. Il quadro era stato donato al D’Albertis dal naturalista Giacomo Doria. Esso è assai importante anche per la visione della Piazza Nuova, per la casa dipinta a figure umane, p e r la scena del mercato, per i costumi. Ne è ignoto l’autore; è di buon pennello, ma è oscurato dalla consueta patina bruna delle vecchie tele seicentesche. Mentre si componevano queste pagine, il D’Albertis esponeva il quadro nella Mostra del Paesaggio, allestita nella Villetta Di Negro in occasione del IX Congresso Geografico Italiano. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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pinto, come si vedeva e si vede ancora in tanti palazzi <strong>di</strong> Oenova e<strong>di</strong><br />
ficati a quel tempo (1). Difatti sulle pareti laterali del Palazzo Ducale,<br />
quella sulla Salita dell’Arcivescovato e l’altra sulla recente Piazza Defer-<br />
rari, si scorgono i resti <strong>di</strong> architetture <strong>di</strong>pinte (2). D’altra parte tali<br />
pitture potrebbero pur anche essere state eseguite più tar<strong>di</strong>, al tempo<br />
dei restauri dopo il bombardamento dei 1684.<br />
Fiattanto, durante tutto quel secolo xvu, si era lavorato nel Palazzo<br />
ad aggiunte, a miglioramenti, a restauri. E appunto nel maggio del<br />
1684 l’impreve<strong>di</strong>bile pioggia delle 13 mila bombe, lanciate dalla flotta <strong>di</strong><br />
Luigi xiv sulla città, danneggiò gravemente il « Reai Palazzo » e peggio<br />
ancora l’attiguo « Palazzetto Criminale » (3). La Signoria abbandonò il<br />
Palazzo e si ricoverò a maggior <strong>di</strong>stanza nell’Albergo de’ Poveri in con<br />
trada Carbonara, portando seco il talismano delle ceneri <strong>di</strong> S. Giovanni<br />
Battista. A dì 5 novembre riportò le ceneri in S. Lorenzo e accompagnò<br />
e trasferì il Doge nel palazzo Doria in Via Nuova (oggi Via Garibal<strong>di</strong>),<br />
appartenente al duca <strong>di</strong> Tursi; donde finalmente per decreto del 25<br />
agosto 1685 rientrò nella sua pristina sede (4). Da questo <strong>di</strong>sastro s’i<br />
nizio un nuovo ciclo <strong>di</strong> lavori. Forse a questo tempo vanno assegnati<br />
il prolungamento dell’avancorpo orientale fino all’estremo spigolo della<br />
cinta frontale e 1 elevazione <strong>di</strong> detta cinta con le sue caserme a paro<br />
delle due ali del Palazzo, così come la ve<strong>di</strong>amo in un quadro che il<br />
comandante Enrico d’AIbertis conserva in Genova nel suo castello <strong>di</strong><br />
Montegalletto (5), e come risulta dalla planimetria dei suoi sei piani<br />
nell’anno 1729, qui appresso riprodotta.<br />
(Il Debbo questa opportuna osservazione al mio amico Giuseppe Pessagno.<br />
(2) Un evidentissimo esempio <strong>di</strong> tali pitture si vede nel quadro della<br />
Piazza Nuova, che qui riproduco.<br />
(3) A r c h . ni St a t o , Politicorum xvi, ine. 103 (28 nov. 1685).<br />
(4) L. V o l p ic e l l a , op. cit., pag. 313, 314.<br />
(5) 11 comandante D’Albertis, non solo mi ha permesso <strong>di</strong> presentare ai<br />
lettori questo suo quadro, finora non conosciuto, ma ha voluto inoltre offrirne<br />
il cliché alla <strong>Società</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> patria; <strong>di</strong> che gli rendo qui pubblicamente grazie.<br />
Il quadro era stato donato al D’Albertis dal naturalista Giacomo Doria. Esso<br />
è assai importante anche per la visione della Piazza Nuova, per la casa <strong>di</strong>pinta<br />
a figure umane, p e r la scena del mercato, per i costumi. Ne è ignoto l’autore;<br />
è <strong>di</strong> buon pennello, ma è oscurato dalla consueta patina bruna delle vecchie<br />
tele seicentesche. Mentre si componevano queste pagine, il D’Albertis esponeva<br />
il quadro nella Mostra del Paesaggio, allestita nella Villetta Di Negro in occasione<br />
del IX Congresso Geografico Italiano.<br />
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