MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria
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- 218 - magistralmente elaborato (1), e, se noi confrontiamo la forma di Mue_ st’ultima descrizione con quella della descrizione del 1448, rileviamo una differenza non meno profonda di quella esistente tra uno scritto del 1411 ed uno del 1456. Nè l’influsso dell’umanesimo sentito dal Bracelli si limitò soltanto alla forma, ma ne trasformò profondamente lo spirito. La Liguria non è stata mai all’avanguardia del movimento in tellettuale d’Italia, e se si distinse in qualche ramo di studi fu precisamente in quegli che avevano attinenza con la vita pratica, e cioè nella cartografia nautica. Quest’arte, sussidiata poi da numerosi trattati dall 'arie di navigare o portolani; ha una tradizione gloriosa in Liguria, che va dall’Atlante Luxoro alle carte del Dall’Orto e dell’Agnese ed al portolano del Monno. L’umanesimo, come movimento spirituale e letterario, non ebbe che qualche diffusione tra le classi colte, la gran massa della popolazione rimase estranea, e forse non sentì, se pure in qualche modo l’avvertì, (1) « Ma che lungo cammino rimanesse ancora a fare nel particolare della lingua e dello stile ci è indicato, nonche dai predecessori suoi, anche dalle prime lettere di esso Bracelli. Vediamone una all’imperatore Sigismondo per felicitarsi della sua assunzione all’impero: è del 1411. Basteranno pochi passi perchè il lettore si faccia un’idea esatta di quello stile scadente, della lingua corrotta, del periodo slegato e tavolta senza grammatica.: lacebat sine principe orbis terre prostratus et populus christianus- proli dolor-sine eo principe, ad inertiam resolutus et inimicorum nominis lesu Christi, verbera et horrenda mala presensit, et Italia quae tot victoriarum decora ipso orbe quaesivit, guerrarum variis agitata procellis, vertens ferrum ab hostili sanguine, diu in se arenata detinuit, et beati Petri navicula, variis collis (?) a fluctibus sine portubus diu errans horruit precipitium (Arch. di Stato in Genova, lAC. DE B r a c e l l i s , Litterarum, num. gen. 1777, lettera 238,12 settembre, 1411). Perfino il vocabolo grossolanamente coniato, è indizio puro e semplice della pigrizia da parte dello scrittore nel sostituirvi in cambio il giusto vocabolo latino. Poniamo a riscontro di questa la lettera che il cancelliere in nome della repubblica scriveva al re d’Aragona, come risposta a quella del Ponormita. Essa è del 1456. Quarantacinque anni d’intervallo ci avvertono delle conquiste dell’umanesimo pur anche nella cancelleria genovese: Infinitas prope a te, praeclarissime rex, pacis bel- lique temporibus accepisse literas meminimus, cam quidem verborum moderationem habentes, ut liquido appareret eas et a rege et a moderatissimo rege profectas esse. Hae vero quas decimo augusti die datas nuper legimus, adeo ab illis omnibus degenerant, ut si tuum nomen tolles, asseverandum sit eas neque tuae maiestatis esse nec civilis alicuius viri, tanto enim studio hic eius operis architectus vecordis in maledicendo facundiae gloriam affectasse videtur, ut quod quomodoque loqui regem deceat oblitus sit. GlUSTlNIANl, Op. cit., ad a. 1456; Cfr. B r a g g i o , op. cit., pp. 150-152. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
* — 219 — la rivoluzione che esso preparava. 11 Bracelli, naturalmente, figlio dei suoi tempi, cresciuto in un ambiente di attività febbrile, finché non fu con quistato dal movimento intellettuale dell’ epoca, si attenne, per quanto riguardava lo studio della geografia, a quella che era la tradizione della sua età, e, per conseguenza, non estese le sue considerazioni alle notizie d’indole classica ancora estranee al suo spirito; la sua descrizione, perciò, si avvicina più al periplo, che alla maniera classica. Le stesse notizie storiche, che egli dà in questa descrizione, non vanno al di là dei suoi tempi anzi, per essere più precisi, l’unico accenno storico è quello relativo alla vendita di Livorno; di cui abbiamo già parlato, ed è ispirato da un movente prettamente utilitario: il danno economico, che ne avrebbe risentito la Repubblica. Questa è la terza descrizione della Liguria, che pur distinguendosi dalle altre due per la prevalenza degli elementi di geografia antropica su quelli di geografia fisica, si porge completa in ogni sua parte, sicché presenta uno schema che ben s’addice ad una trattazione antro pogeografica. Che se noi volessimo tentare un avvicinamento del Bracelli a qualche scrittore antico, escludendone, ben inteso, qualunque rapporto di imitazione o di derivazione, dovremmo risalire a Strabone, (cui tanto si avvicina nello spirito la scuola dei cartografi liguri), il quale insegnava che a noi importa conoscere quei luoghi « nei quali ci si presentano in maggior numero fatti, istituzioni, arti, e quanto altro contribuisce a perfezionare la mente; e l’utile ci guida a quei siti, dove si possono stabilire com merci e società; a conoscere quali sono i luoghi abitati, ecc. » (1). Se, poi, dalle considerazioni d’indole particolare, che l’esame di questa descrizione ci ha suggerito, risaliamo a considerazioni d’indole generale, cui ci porta lo studio delle tre descrizioni, possiamo ben concludere che si deve riconoscere al Bracelli il merito di aver saputo contemperare in esse i varii fattori geografici, che s’integrano a vicenda, fino a permetterci di poter ricostruire una descrizione completa, che nulla ha da invidiare alle più note. E tanto più risalta il suo merito, quando si pensi che ancor oggi i rappresentanti più autorevoli delle varie scuole moderne oscillano tra una concezione esclusivamente mate- (1) S tr a b o n e , Geografia, 11, 19. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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st’ultima descrizione con quella della descrizione del 1448, rileviamo<br />
una <strong>di</strong>fferenza non meno profonda <strong>di</strong> quella esistente tra uno scritto<br />
del 1411 ed uno del 1456. Nè l’influsso dell’umanesimo sentito dal<br />
Bracelli si limitò soltanto alla forma, ma ne trasformò profondamente<br />
lo spirito. La Liguria non è stata mai all’avanguar<strong>di</strong>a del movimento in<br />
tellettuale d’Italia, e se si <strong>di</strong>stinse in qualche ramo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> fu precisamente<br />
in quegli che avevano attinenza con la vita pratica, e cioè nella cartografia<br />
nautica. Quest’arte, sussi<strong>di</strong>ata poi da numerosi trattati dall 'arie <strong>di</strong> navigare o<br />
portolani; ha una tra<strong>di</strong>zione gloriosa in Liguria, che va dall’Atlante Luxoro<br />
alle carte del Dall’Orto e dell’Agnese ed al portolano del Monno.<br />
L’umanesimo, come movimento spirituale e letterario, non ebbe che<br />
qualche <strong>di</strong>ffusione tra le classi colte, la gran massa della popolazione<br />
rimase estranea, e forse non sentì, se pure in qualche modo l’avvertì,<br />
(1) « Ma che lungo cammino rimanesse ancora a fare nel particolare della lingua<br />
e dello stile ci è in<strong>di</strong>cato, nonche dai predecessori suoi, anche dalle prime<br />
lettere <strong>di</strong> esso Bracelli. Ve<strong>di</strong>amone una all’imperatore Sigismondo per felicitarsi<br />
della sua assunzione all’impero: è del 1411. Basteranno pochi passi perchè<br />
il lettore si faccia un’idea esatta <strong>di</strong> quello stile scadente, della lingua corrotta,<br />
del periodo slegato e tavolta senza grammatica.: lacebat sine principe orbis<br />
terre prostratus et populus christianus- proli dolor-sine eo principe, ad inertiam<br />
resolutus et inimicorum nominis lesu Christi, verbera et horrenda mala<br />
presensit, et Italia quae tot victoriarum decora ipso orbe quaesivit, guerrarum<br />
variis agitata procellis, vertens ferrum ab hostili sanguine, <strong>di</strong>u in se arenata<br />
detinuit, et beati Petri navicula, variis collis (?) a fluctibus sine portubus <strong>di</strong>u<br />
errans horruit precipitium (Arch. <strong>di</strong> Stato in Genova, lAC. DE B r a c e l l i s , Litterarum,<br />
num. gen. 1777, lettera 238,12 settembre, 1411). Perfino il vocabolo<br />
grossolanamente coniato, è in<strong>di</strong>zio puro e semplice della pigrizia da parte dello<br />
scrittore nel sostituirvi in cambio il giusto vocabolo latino. Poniamo a riscontro<br />
<strong>di</strong> questa la lettera che il cancelliere in nome della repubblica scriveva al<br />
re d’Aragona, come risposta a quella del Ponormita. Essa è del 1456. Quarantacinque<br />
anni d’intervallo ci avvertono delle conquiste dell’umanesimo pur anche<br />
nella cancelleria genovese: Infinitas prope a te, praeclarissime rex, pacis bel-<br />
lique temporibus accepisse literas meminimus, cam quidem verborum moderationem<br />
habentes, ut liquido appareret eas et a rege et a moderatissimo rege<br />
profectas esse. Hae vero quas decimo augusti <strong>di</strong>e datas nuper legimus, adeo<br />
ab illis omnibus degenerant, ut si tuum nomen tolles, asseverandum sit eas<br />
neque tuae maiestatis esse nec civilis alicuius viri, tanto enim stu<strong>di</strong>o hic eius<br />
operis architectus vecor<strong>di</strong>s in male<strong>di</strong>cendo facun<strong>di</strong>ae gloriam affectasse videtur,<br />
ut quod quomodoque loqui regem deceat oblitus sit. GlUSTlNIANl, Op. cit., ad a.<br />
1456; Cfr. B r a g g i o , op. cit., pp. 150-152.<br />
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