MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria
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— 12 — era il ponte ancora esistente nel secolo XIII. Molti atti sono rogati sul ponte romano, nei primi anni di quel secolo. Al bivio, formato dalla strata e dalla via, che sale per la valle e conduce al Piemonte, nella proprietà del sig. Giacomo Negro, si scoperse un vero ripostiglio di mo nete antichissime, le quali dovevano essere collocate entro anfore poiché ivi, se ne rinvennero i cocci. Non è il caso di ricordare ed illustrare l’importanza di tali ripostigli, i quali legittimano la supposizione delFe- sistenza, nel luogo dell’invenzione, di un campo romano, di una stazione o di una borgata (1). Le monete dovevano essere in numero rilevante, potei ricuperarne settantacinque, la maggior parte indecifrabili, perchè guaste ed estremamente corrose, trattandosi di rhonete foderate o sube- rate e molto antiche. È noto che così erano detti quei denarii, che ave vano l’anima di bronzo, coperta da una sottilissima lamina d’argento, comunissimi nelle monete repubblicane. Più che opera di falsari privati, erano il portato della speculazione governativa e molte ne furono emesse, durante la guerra di Annibaie. Nell’anno 91 a. C., il Senato, ad esorta zione di Livio Druso, autorizzò tale sistema, nella proporzione di un suberato per ogni sette denari legittimi. decifrare. Ecco la descrizione di quelle che, in tutto o in parte, si poterono 1° Denario foderato. Nel diritto l’effigie di Tito Tazio, re dei Sabini e le parole: SABIN. A. PV. Nel rovescio, Tarpeia, semicoperta di scudi ed in mezzo a due soldati sabini, che le gettano sopra altri scudi, men tre, nella parte superiore del campo, si vedono la luna ed una stella e, nelPesergo, le parole: L. TITVR. L’interpretazione della leggenda è questa: L[ucius] TITVR[ius] SABIN [us] A[rgentum] PV[blicum], o meglio ancora, A [ere] PVfblico], che era la sigla più usata, specie dalla gente Tituria, famiglia antichis sima romana, che pretendeva discendere da Tito Tazio, re dei Sabini. Lucio Titurio Sabino fu triumviro monetale nell’anno 89 av. C. Giova (1) F io relu ., Annali di Numismatica., Vol. i, p. 156. - CantÙ., Dei Monu- numenti, Archeologia e Belle Arti., Napoli, Laurier, 1861, pag. 484. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
— 13 - però ricordare che, anche, nelle monete della colonia di Luni si riscontra la luna con una stella. 2° Altro denario foderato. Nel diritto, testa di Roma a destra, nel ro vescio, una figura di donna in piedi e le parole: C. VIBUS. C. F. C. N. che significano C[aius] VIBIVS. C[aii] F [ilius] C. [aii] N[epos]! La gente e famiglia Vibia, d’origine plebea, era però antichissima e Caius Vibius Pansa, Caii filius, Caii nepos, fu triumviro monetale ntl- l’anno 43 av. C. Della stessa famiglia, sono pure conosciuti come ma gistrati monetali, Caius Vibius, Caii filius Pansa, 90 av. C. e Caius Vi bius Varo nel 43 av. C. 3° Denario di /R. Nel dritto, un elefante con la parola CAESAR. Nel- l’esergo e, nel rovescio, parecchi oggetti certamente simbolici, che per la corrosione della moneta non si poterono decifrare. 4° Altro denario identico al precedente. Queste, con tutta probabilità, sono fra le più antiche monete di Giulio Cesare. Successivamente, egli vi pose la testa di Venere Frigia, dalla quale pretendeva discendere e al rovescio Enea, che porta Anchise, e finalmente il proprio ritratto. Potrebbe, però, darsi che tali denari siano più antichi, e si riferiscano ad altro individuo della famiglia Julia, cioè a L. Julius Caesar che fu triumviro monetale nell’anno 136 av. C. L’elefante venne in uso nelle monete romane, dopo le guerre contro di Pirro, a ricordo del trionfo su di lui riportato. 5° Denario suberato molto guasto, ma, certamente, dell’epoca repub blicana. Nel diritto, la testa della dea Roma e la parola ROMA, nel ro vescio, una figura oltremodo corrosa, indecifrabile, circondata da una ghirlanda di lauro. Seguono altre monete, dalle quali non si potè ricavare che, a stento, qualche lettera. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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però ricordare che, anche, nelle monete della colonia <strong>di</strong> Luni si riscontra<br />
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Altro denario foderato. Nel <strong>di</strong>ritto, testa <strong>di</strong> Roma a destra, nel ro<br />
vescio, una figura <strong>di</strong> donna in pie<strong>di</strong> e le parole: C. VIBUS. C. F. C.<br />
N. che significano C[aius] VIBIVS. C[aii] F [ilius] C. [aii] N[epos]!<br />
La gente e famiglia Vibia, d’origine plebea, era però antichissima e<br />
Caius Vibius Pansa, Caii filius, Caii nepos, fu triumviro monetale ntl-<br />
l’anno 43 av. C. Della stessa famiglia, sono pure conosciuti come ma<br />
gistrati monetali, Caius Vibius, Caii filius Pansa, 90 av. C. e Caius Vi<br />
bius Varo nel 43 av. C.<br />
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Denario <strong>di</strong> /R. Nel dritto, un elefante con la parola CAESAR. Nel-<br />
l’esergo e, nel rovescio, parecchi oggetti certamente simbolici, che per<br />
la corrosione della moneta non si poterono decifrare.<br />
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Altro denario identico al precedente.<br />
Queste, con tutta probabilità, sono fra le più antiche monete <strong>di</strong><br />
Giulio Cesare. Successivamente, egli vi pose la testa <strong>di</strong> Venere Frigia,<br />
dalla quale pretendeva <strong>di</strong>scendere e al rovescio Enea, che porta Anchise,<br />
e finalmente il proprio ritratto. Potrebbe, però, darsi che tali denari<br />
siano più antichi, e si riferiscano ad altro in<strong>di</strong>viduo della famiglia Julia,<br />
cioè a L. Julius Caesar che fu triumviro monetale nell’anno 136 av. C.<br />
L’elefante venne in uso nelle monete romane, dopo le guerre contro <strong>di</strong><br />
Pirro, a ricordo del trionfo su <strong>di</strong> lui riportato.<br />
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Denario suberato molto guasto, ma, certamente, dell’epoca repub<br />
blicana. Nel <strong>di</strong>ritto, la testa della dea Roma e la parola ROMA, nel ro<br />
vescio, una figura oltremodo corrosa, indecifrabile, circondata da una<br />
ghirlanda <strong>di</strong> lauro.<br />
Seguono altre monete, dalle quali non si potè ricavare che, a stento,<br />
qualche lettera.<br />
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