MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria

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— 186 — presso che universale. Correva l’anno 1586, e si doveva inalzare sulla Piazza di S. Pietro il celebre obelisco egiziano consacrato al sole, e tra­ sportato sul Tevere da Costanzo, figlio di Costantino. Le difficoltà del­ l’ impresa erano enormi. Gli ordini del papa, Sisto V, erano terribili: la morte a chi avesse osato rompere il silenzio. Ad un tratto si levò una voce : aiga, dai de l’aiga ae corde. Il consiglio dello spettatore - tale Bre- sca di S. Romolo - si mutava in ordine dell’ingegnere. Il Bresca venne condotto al papa, il quale, anziché punirlo, lo ritenne degno di premio, e lasciò al suo arbitrio di chiederlo, e il Bresca domandò per sè e per i suoi discendenti il privilegio di provvedere di palme il palazzo apostolico. Alquanto estesa si presenta la coltura della vite. Il Bracelli Egli parla della coltivazione della vite nel territorio diTaggia,e d esalta la produzione del vino moscato, cui essa deve la sua notorietà: «exiguum oppidum »- lo chiama - « sed vitis generositate iam non obscurum : quippe quae vini nobi­ litate, quod Muscatum vocant, tantum sibi nomen paraverit, ut non Cypriis, non Creticis, non Falernis montibus inferior putetur » (fol. L. r.). Segue Diano « vitis laetum » (fol. L. r.), Andora, cinta da per ogni dove di colline vinicole, « vitiferis collibus undique » (fol. L. r.). Nella Riviera di Levante ricorda Moneglia « in duos vicos divisa : nihil quod referas, prae­ ter vitiferos colles habent» (fol. li. r.) ; Framula «in aliquot parvos vicos distincta vinetis undique ambitur» (fol. Li. r.); le Cinque Terre: Monte Rosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, famose aneli’ esse per i loro vini. Non intendo fare una digressione letteraria, ma qui la lettura del Bracelli procura, senza dubbio, godimenti spirituali di grande potenza ; e lo scrittore si manifesta un vero artista, che sa colorire l’idea con parola viva ed efficace, e la prosa sale all’altezza di lirica fortemente sentita: « Inde in ora Castella quinque paribus prope intervallis inter se distantia: Mons ruber: Vulnetia, quam nunc Veruatiam vulgus nominat : Cornelia: Manarola: Rivus Maior non in Italia tantum, sed apud Gallos, Britannosque ob vini nobilitate celebria. Res spectaculo digna videre montes non declives modo, sed adeo praecipites, ut aves quoque tran­ svolando fatigent: saxosos, nihil humoris relinentes: stratos palmite adeo ieiuno, et gracili, ut hederae quam viti similior videatur. Hinc exprimi vindemiam, quam mensas regias instruamus » (fol. LI. v). Questo quadro magnifico impressionò anche il Giustiniani, che lo riportò nei suoi Annali, quasi con le stesse parole, le quali, nella sua prosa, di solito arida Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

— 187 — e schematica, risaltano, al punto da far affermare da un noto e beneme­ rito studioso della Liguria, che « sono queste le uniche righe in cui l’autore tenti - inconsciamente - qualche colorito di paesaggio.» (1) Come si vede, il Bracelli si ferma sulla qualità, anziché sulla quan­ tità dei vini ; questa non è trascurabile, ma quella è notevole, poiché vini che oggi hanno importanza, diciamo così, locale, ai suoi tempi go­ devano di larghissima fama, e di buona esportazione: i vini di Vernazza, secondo le Provigioni del Datio della Gabella Grossa, ò vero delle Mercante di Cremona - 1420 e 1421, - pagavano per il ripatico soldi 3 e danari 4, per l’entrata ò uscita soldi 3 e danari 4 e per l’entrata e uscita soldi 6 e danari 8 (2). Notevole è anche la coltivazione dell’olivo. Eccellono gli olii di Diano e di Rapallo ; i primi sono rimasti sino ad oggi famosi, e tuttora i Dia- nesi sono prevalentemente dediti alla coltivazione dell’olivo, di cui però, inconsultamente, negli anni di guerra s’è fatto un vero scempio. Ricche di agrumi sono S. Romolo e Rapallo. Queste le produzioni più importanti della Liguria, che valgono, più che altro a darci un’idea precisa del suo clima; anzi il limite settentrionale della coltivazione della palma in Europa, spostandosi lungo le coste della penisola Iberica da 40 gradi di lat. nord per scendere fino a Gibilterra e risalire poi nella Provenza, raggiunge la massima latitudine in Italia ad oltre 44., abbracciando l’intera Liguria marittima. Il Bracelli non fa alcuna menzione dello sfruttamento del sottosuolo ligure, sfruttamento del quale pur troviamo qualche traccia ai suoi tempi, o giù di lì. Gli Annali del Giustiniani, all’anno 1451, ricordano che nel mese di novembre fu « concesso a leronimo Fregoso con assai buon partito di cercar vene di metalli tra Noli e Savona ». Nell’ Archivio di Stato di Genova abbiamo letto un interessante documento, del 1465, re­ lativo a ricerche di vene non solo di rame, ma anchie di metalli nobili (1 ' G iu s e p p e P essag n o, Le Cinque Terre, in Gazzetta di Genova, a n n o Lxxxvn, n. 10, ottobre 1919. (2) Provigioni de Dacji di Cremona tradote dal latino al volgare da me Gio: Francesco Finelli, ad istanza del Sig.re Giuseppe Benigno in Cremona l’anno 1678, (.Manoscritto cartaceo del Sec. XVH dell’Archivio d e lla C a m e r a d i ' Commercio di Cremona, p. 6), Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012

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e schematica, risaltano, al punto da far affermare da un noto e beneme­<br />

rito stu<strong>di</strong>oso della Liguria, che « sono queste le uniche righe in cui<br />

l’autore tenti - inconsciamente - qualche colorito <strong>di</strong> paesaggio.» (1)<br />

Come si vede, il Bracelli si ferma sulla qualità, anziché sulla quan­<br />

tità dei vini ; questa non è trascurabile, ma quella è notevole, poiché<br />

vini che oggi hanno importanza, <strong>di</strong>ciamo così, locale, ai suoi tempi go­<br />

devano <strong>di</strong> larghissima fama, e <strong>di</strong> buona esportazione: i vini <strong>di</strong> Vernazza,<br />

secondo le Provigioni del Datio della Gabella Grossa, ò vero delle Mercante<br />

<strong>di</strong> Cremona - 1420 e 1421, - pagavano per il ripatico sol<strong>di</strong> 3 e danari<br />

4, per l’entrata ò uscita sol<strong>di</strong> 3 e danari 4 e per l’entrata e uscita sol<strong>di</strong><br />

6 e danari 8 (2).<br />

Notevole è anche la coltivazione dell’olivo. Eccellono gli olii <strong>di</strong> Diano<br />

e <strong>di</strong> Rapallo ; i primi sono rimasti sino ad oggi famosi, e tuttora i Dia-<br />

nesi sono prevalentemente de<strong>di</strong>ti alla coltivazione dell’olivo, <strong>di</strong> cui però,<br />

inconsultamente, negli anni <strong>di</strong> guerra s’è fatto un vero scempio.<br />

Ricche <strong>di</strong> agrumi sono S. Romolo e Rapallo.<br />

Queste le produzioni più importanti della Liguria, che valgono, più<br />

che altro a darci un’idea precisa del suo clima; anzi il limite settentrionale<br />

della coltivazione della palma in Europa, spostandosi lungo le coste della<br />

penisola Iberica da 40 gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> lat. nord per scendere fino a Gibilterra<br />

e risalire poi nella Provenza, raggiunge la massima latitu<strong>di</strong>ne in Italia ad<br />

oltre 44., abbracciando l’intera Liguria marittima.<br />

Il Bracelli non fa alcuna menzione dello sfruttamento del sottosuolo<br />

ligure, sfruttamento del quale pur troviamo qualche traccia ai suoi tempi,<br />

o giù <strong>di</strong> lì. Gli Annali del Giustiniani, all’anno 1451, ricordano che nel<br />

mese <strong>di</strong> novembre fu « concesso a leronimo Fregoso con assai buon<br />

partito <strong>di</strong> cercar vene <strong>di</strong> metalli tra Noli e Savona ». Nell’ Archivio <strong>di</strong><br />

Stato <strong>di</strong> Genova abbiamo letto un interessante documento, del 1465, re­<br />

lativo a ricerche <strong>di</strong> vene non solo <strong>di</strong> rame, ma anchie <strong>di</strong> metalli nobili<br />

(1 ' G iu s e p p e P essag n o, Le Cinque Terre, in Gazzetta <strong>di</strong> Genova, a n n o<br />

Lxxxvn, n. 10, ottobre 1919.<br />

(2) Provigioni de Dacji <strong>di</strong> Cremona tradote dal latino al volgare da me<br />

Gio: Francesco Finelli, ad istanza del Sig.re Giuseppe Benigno in Cremona<br />

l’anno 1678, (.Manoscritto cartaceo del Sec. XVH dell’Archivio d e lla C a m e r a d i '<br />

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