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MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria

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— 185 —<br />

Pure nel quattrocento questa ci offre non solo un’agricoltura bene<br />

sviluppata, ma culture speciali, i cui prodotti sono anche destinati al­<br />

l’esportazione. Non è, anzi, privo d’interesse ricordare come in tale se­<br />

colo Genova usasse punire le terre del suo dominio con l’obbligo <strong>di</strong><br />

contribuzione in frutta da inviarsi alla Superba. Nel settembre del 1432<br />

molte località furono sottoposte alla pena <strong>di</strong> « pomi granati buoni e<br />

sani, da mandare a Genova », e Varazze, Cervo, Vado, Andora e Triora<br />

dovettero inviarne quattrocento ciascuna, Porto Maurizio, San Remo, Al­<br />

benga, tanto il Podestà come il Vicario, mille ciascuna, Taggia seicento<br />

e Ventimiglia cinquecento (1).<br />

Naturalmente, data la scarsa estensione del terreno coltivabile, i pro­<br />

dotti del suolo non sono stati mai sufficienti al fabbisogno della popola­<br />

zione ligure, e noi abbiamo già avuto occasione <strong>di</strong> ricordare le tristi<br />

con<strong>di</strong>zioni in cui la Liguria si trovò verso il 1435 per approvvigionarsi<br />

<strong>di</strong> grano. D’altronde i dati a nostra <strong>di</strong>sposizione non sono tali da con­<br />

sentirci <strong>di</strong> fare la statistica dei suoi prodotti naturali; solo al principio<br />

dell’ottocento è possibile procedere ad un lavoro simile, grazie agli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Chabrol de Volvic, raccolti nella Statistique des Provinces de Savone,<br />

d’Oneil/r, d’Acqui et de partie de la province de Mondovi formant l’an-<br />

cient département de Montenotte (Paris, Didot, 1824).<br />

11 Bracelli dà i primi cenni sulla flora ligure parlando <strong>di</strong> S. Romolo, che<br />

<strong>di</strong>ce « citri ferax, frequentibusque palmis » (fol. L r.), ma a questa notizia<br />

fa seguire un’osservazione, che non ci saremmo aspettata: «quam arbo­<br />

rem (palmae) circumiecta omnis regio nescit; Romanis etiam Pontificibus<br />

haud incognitum (scilicet Municipium Sancti Romuli) (fol. Lr.); i romani<br />

pontefici si servivano, dunque, delle palme <strong>di</strong> S. Romolo per la nota<br />

funzione del Sabato Santo. L’ affermazione <strong>di</strong> lui è cert^nente er­<br />

ronea, perchè la palma vive e prospera, se anche non fruttifica, in tutta<br />

la Liguria marittima. Nè poteva essere <strong>di</strong>versamente anche ai suoi tempi,<br />

poiché sappiamo, che poco più <strong>di</strong> un secolo dopo, i pontefici concessero<br />

a S. Remo il privilegio della fornitura delle palme. Nè questo privilegio<br />

può essere messo in dubbio, perchè legato ad un tatto storico, <strong>di</strong> dominio<br />

(1) A m broüio P e s c e, Appunti storici sul cerimoniale a Genova, in Rivista<br />

<strong>Ligure</strong> <strong>di</strong> scienze e lettere, 1917, p. 6 e 7 dell’estratto.<br />

<strong>Società</strong> <strong>Ligure</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> <strong>Patria</strong> - biblioteca <strong>di</strong>gitale - 2012

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