MISCELLANEA - Società Ligure di Storia Patria
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— 105 — tuttora le reliquie dell’antichità, nella Foce (1) però Maturiana (2) durano le principali memorie. Onde acciò di questa si abbia qualche contezza più sin golare, sarà più singolarmente descritta. La Foce Maturiana giace discosto da S. Remo moderno quasi mezzo miglio. Resta verso ponente in una dolce pia nura ricca di vigne di edifici di ville e di giardini d’aranci, forma un piccolo istmo bagnato quinci e quindi dal mare. In questa pianura verso le sponde del torrente, che dal volgo chiamasi, Foce era situato il Castello Matusiano, come dimostrano le rovine. Convien dire che fosse il luogo assai vasto, mentre in molte e molte capaci ville si ritrovano anticaglie, fondamenti di mura me ravigliose, aquedotti sotterranei e volte come di sale e camere... Serbansi an cora intiere alcune volte sotterra: di queste che sono volte una cala nell’altra. E ciò si scorge da alcune aperture fattesi da certi da poco tempo, quali è fama non meno provassero il caldo per la fatica degli scalpelli, che il freddo per la pioggia de bastoni carricati loro addosso da ministri invisibili. Cercavan questi monete e le trovaron di peso, volean farsi ricchi per vie non usitate e riceveron ferzate da mano più che ordinaria (Cap. V). * Vedesi nella Maturiana un edificio. Resta questi sotterraneo in modo che ora nulla si rilieva da terra piana. Mostra però d’essersi alzato in alto: testi monia le rovine. Quanto si affondi non può sapersi, potiamo solo congiettu- rarlo che la profondità sia grandissima, perchè dall’apertura che resta in cima si vedono forate due o tre volte, che una cala nell’altra. Le pietre quindi ca vate sono bellissime con istudio di scalpello: segno che l’edificio era di pompa. Nel fondo di queste volte, che quante siano non è a nostra notizia, ma con vien dire che molte, giace il tesoro. Evvi per antichissima tradizione una capra tutta d’oro massiccio con due carbonci d’enorme grandezza per occhi : tre tesori in un tesoro. Alcuni che negli anni scorsi n’ebbon notitia per arte magica dissero esservi pure molte verghe d’oro tutte in fascio (Cap. VI). « Corrono gli anni 30 o in quel torno che alcuni con scarsissima orditura si accinsero all’impresa della Capra d'oro, si portaron di notte ^tempo, e co minciarono a rompere quelle volte; ecco in un baleno turbarsi l’aria e scen dere grandine sì mostruosa con urli nell’aria e fischi sotterra gl’uni e gli altri sì fieri che ebbero ad uccidere quei poveri sgraziati. Appena ritirano il piede (1) Poiché il torrente S. Lorenzo è detto anche della Foce e Foce si chiama anche la regione sulle due sponde di esso, il Grossi, senz’alcun fondamento storico, vuole che la città, la quale sorgeva in quel luogo, avesse il nome di Foce o Focea o, come già si è notato, Castel della Foce o Foce Maturiana. (2) 11 Grossi non accetta la denominazione, dataci dai documenti, di Villa Matutiana, ma la vuole correggere in quella di Foce o Villa Maturiana dal nome di M. Maturo, procuratore delle Alpi Marittime (Cfr. Tacito Hist. il, 12). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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