Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 79.pdf - Bibliotheca ...

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3:^.1 TRE el)l)e pni (e nlla dosci illa conliniiazione o liprendimt'nlo del concilio in Trento, a fjigioiie (ielle dissensioni insorte tra il Papa ed Enrico II per la guerra di Parma, dichiarata al re eh' erasi unito col duca Ottavio F'arnese, dal Papa medesimo col- legato coll'imperatore. Nondimeno Giu- lio III fece quanto potè per impegnare il re a mandare i vescovi francesi a Trento, mettendo da parte ogni dispula che fosse tra loro; ma Enrico 11 non ne volle sapere, e fece anzi protestare daU'Amyot, come avea fatto protestare due volte a Roma in concistoro. La convocazione del concilio sottoGiuliolII fu men celebre di quella sotto Paolo 111, non già perchè non vi fossero vescovi e teologi di gran merito; ma i punti che vi furono decidi erano di già stati esaminali a Bologna colla mag- gior accuratez7a , e riguardavano mate- rie così cribrate,ch'era difiìcile aggiunger- vi nulla di nuovo. Intanto Carlo V fu costretto a'2 -2 agosto I 552 di convenire in Passavìa, alla Pace religiosa, così della per aver egli accordato a'prolestanli Te- sercizio della loro pretesa religiosa riforma. Morto Giulio 111 a'aS marzo 1 555, a'io aprile fu eletto a successore il cardinal Cervini, già suo collega nella legazione del concilio, che ritenendo il nome si chiamo Marcello //.Ma dopo 11 gior- ni di pontificato essendo passato a miglior vita, a'23 maggio gli fu sostituito Paolo //^^,confondalorede'7fYZ^//?/,personaggio venerando e commendevole sì pel suo sapere, come per la severità de'suoi costumi e per singoiar zelo. Le turbolenze che sconvolsero il suo pontificato, la guerra che sostenne con Enrico li contro Filippo II, a cui il padre Carlo V avea ceduto la monarchia di Spagna. , non gli permisero di | ensare al concilio. Però il p. Carrara nella Storia di Paolo IF, nar- ra quanto da cardinal Caraffa fosse slato zelante pel concilio, prima ancora che si cominciasse e innanzi ancora ch'egli divenisse decano del sagro collegio; come quello che fu fervorosissimo con s, Gae- TRE tano della riforma del clero, ed era in- tervenuto al precedente concilio generale di Laterano V. Il cardinal Polo gli scrivea per intendere il suo dotto e gra- ve sentimento, poiché quanto doveasi concludere in Trento, si consultava anche in Roma, e dall' una all'altra città passando continua corrispondenza, tut- to d'accordo esaminavasi, acciocché dal Capo non discordassero le membra, anzi da questo, conje conveniva, quelle fossero regolate. Noterò bensì col gran Pallavicino, che il concilio di Trento non fu schiavo, come calunniosamente teniò di qualificarlo il Soave, ma fu il più li- bero di quanti mai eransi celebrati. L'e- sercizio dell' autorità del Papa fu assai maggiore ne'piecedenti concilii, specialmente negli occidenlali.il Soave, non sen- za conti-addizione, pur confessò la liberta del concilio. Ilârdinal Caralfa fece parte della congrega/ione deputata in Roma sopra le cose delconcilio Tridentino, ne divenne poi capo e si radunò in casa sua quando Paolo 111 era infermo o occupa- to. Essendo imbarazzata la materia della Giustificazione che si trattò nel concilio, il cardinal Caraffa felicemente la diluci. dò colla sua profonda dottrina , nel suo trai tato De Justijicatione, e trovossi u- niforme alle decisioni del concilio. Circa altri decreti del concilio, e chesentimenli egli avesse, ponno leggersi nel p. Carra- ra; sebbene comparisse troppo rigido, e di un 7.elo tenuto da molli per indiscreto, per voler portare la riforma al più alto grado. 11 cardinal Caraflà accettissimo a Giulio III, contribuì colla sua applicazio- ne al proseguimento del concilio, ed essendo in gran flivore d'Enrico II, polè gio- vare al Papa in varie cose. D'altronde il cardinale si mostrò affezionato aFrancia, e alquanto severo coll'imperatore, per aver Carlo V veduto nascere e lascialo cresce- re sotto i suoi occhi l'eresia de' novatori, che fu poi costretto combattere; laddo- ve in Francia tanto da Francesco I che da Enrico II crasi sempre perseguitata
TRE l'eresia sfessa e abhorrila. Sebbene Paolo IV si pacificasse col le di Spajjiia, per altri disturbi non potè riconvocare il concilio, non risparmiando per la riforma, culto divino e gloria della Chiesa, il suo inarrivabile zelo. Frattanto Carlo V ri- nunziò all'impero neh 558, gli successe il fratello Ferdinando I, e poco dopo mo- li. Anche Paolo IV scese nella tomba a* 1 8 agosto I 5^^, e fu innalzato nella cat- tedra apostolica Pio Jf^' {F.) a' 26 dicembre. Quindi rivolse tutta la sua at- lenzionea lerminareil concilio di Trento interrotto per le accennate guerre diGermania e d'Italia, ed anche per essersi al suo proseguimento obbligato in concla- ve con tutti gli altri cardinali. Pertanto riprese le analoghe trattative pel ristabi limento del concilio a Trento, le quali non incontrarono grandi difficoltà dal lato de' principi cattolici. L'imperatore Ferdinan- do I e il re di Francia Francesco II bramavano però che si dovesse in qualche punto dipartirsi dalle antiche forme de' concilii,per ravvicinarsi alcun poco all'i- dee de'prolestanti, cui speravano essi per questo modo di poter guadagnare più fa- cilmente. Ma il religiosissimo Filippo II re di Spagna, e molti altri principi cattolici erano ben lungi dal consentirvi. Da ciò vennero le difficoltà che dierono luogo a molteconferenze, e finalmente i cattolici con general consenso si accordarono di riassumere il concilio aTrento,già celebrato massimo e tenuto qual princi- pal rimedio a'mali universali del cristia- nesimo. La bolla d'indizione, Ad Eccle- siae regimen , de* 2 i novembre i56o , Bull. Rom. l. 4? pa«'« 2, p- ^^ 1 Pio IV la fece pubblicare a'2C), dichiarando che tolta oîii sospensione {q\\\.a\\{\o il vocabolo odioso ad alcuni di continuazione) il concilio si riaprirebbe a Trento nella ventura Pasqua di Risurrezione. Il Papa invocò ti divino aiuto con un giubileo u- ni versale , e si recò a piedi scalzi in so- lenne processione da s. Pieti o alla chiesa di s. Maria sopra Minerva, intcrvenen- TRE 335 dovi tra'due ultimi cardinali diaconi Co- simo I duca di Firenze. Indi fece partire i suoi nunzi per recare la bolla a' prmci- pi cattolici ed eretici, nel che ebbero essi a provare grandi difficoltà ed avaniedal canto d'alcuni protestanti; fu poscia scrit- to a'patriarclii d'oriente, di Mosco via, e fino a'crisliani d'Eliopia, per invitarli al concilio. Poco dopo a' 5 dicembre morì il re di Francia Francesco II e gli successe il fratello Carlo l X in età di i o anni, essendo già la bolla accettata dal de- funto. Nulla si ommise per rendere l'au- gusta assemblea più numerosa che fosse j)Ossibile, e ad evitare dispute di prece- denza. Pio IV emanò il breve, Sicut ea^ (fuae pacemêtconcordia/n^deZ i dicembre i56o, Bull. cit. p. 61, col quale sta- bilì il luogo d'inceJereedi sedere nel con- cdio a'prelati, per grado e secondo l'an- zianità di \y\oinoz'nìt\e, nulla habita ra- tione ad ipsoru/n dignitates prinialia- lesj sive verac, sive pvaetensae illae fuerint. Pio IV colla bolla Circumspe- cta Romani Ponlificis^ e col moto-pro- prio Cam oh celehrationcni Concini^ del 1 ."marzo 1 56 i , Ball. cit. p. 69 e 70, concesse privilegi ed esenzioni a'prelati che fossero intervenuti al concilio, ed a' loro famigliari. Quindi colla bolla Reginiini, tie'io marzo, Bull. cit. p. 70, deputò al concilio per [presiederlo e scelse per legali alatore i celebri cardinali Jacopode Puy o Pozzo ,lÌvco\eG oìizaiâ (ìeWixcWì dìMantovd^G'n'oìiHììo iScripandOf Stanislao O- sio, Lodovico Simonetta, colle facoltà ne- cessarie; e poscia die loro a collega il suo nipote cardinal Marco Sittico Altemps. Le infermità del cardinal de Puy, che fi- nirono presto colla morte in Roma, non gli permisero di recarsi a Trento, dove però essendo giunti il cardinal (ìonzaga e il cardinal Seripando, prima del teuipo stabilito per l'apertura del concilio, si applicarono intanto a tutto regolar** cogli (iffiziali del Papa. I cardinali 0»io e Simonetta giunsero pure poco ilopo a Trento, e vi trovarono gran numero di
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