Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 79.pdf - Bibliotheca ...

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298 TUE lerniine al loro regno, e sollenhai quo al- la dominazione d'Italia e dei Ttentinoi re fi anelli, neirSoo Papas. Leone III rinnovando in Carlo Magno l'impero d*oc- cidenle. L'inipeialoie e re d'Italia Lota- rio 1^ ordinò ne'suoi statuti, clie la gio- ventù di Tiento e di Mantova frequen- tassero le scuole di Verona; ii che piova essere Trento in que'tenapi città del tul- io italiana. Aggregalo il principato Tren- tino al nuovo impero romano, gl'impe- ratori franchi vi comandarono come nel resto del regno Italico, dividendo ii potere col clero eco'nobili, e inviandovi duchi ancor essi. Al modo slesso imperarono i re italiani dopo l'estinzione ctella dina- stia francese de'Carlovingi, e non altri- menti fecero gì' imperatori tedeschi che furono re d'Italia. Però dentro questo pe- riodo, i governatori ebbero titolo ora di duchi, ora di conti e ora di marchesi. Giù sino dal tempo in cui reggevano Trento i franchi, i suoi vescovi ebbero^quando più quando meno, parte ancor essi al tempo- rale governo. Il vescovo Odescalco usò nel secolo IX de' beni di chiesa per animare e premiare con investiture chi li difen- deva, non facendolo il re d' Italia, dagli nngari invasori e oppressori. Il vescovo Manasse li fu nel secolo X marchese, ed ebbe soldati cui comandava per un suo chierico. L'imperaloreOltone l, dopo che nel 961 divenne re d'Italia, e i suoi suc- cessori, accordarono potere e giurisdizio- ne al clero per opporlo a'feudatari insu- bordinali. Quando l'imperatore Corrado li il Salico cede e donò nel 1027 o nel J028 al vescovo Udalrico li il dominio temporale sulla cilfà e su lutto il Tren- tino, come faveano avuto i duchi, i con- ti e i marchesi, l'imperatore per determi- nare i confini, domandò il consenso e la collaudazione del vescovo.Dopo quel tempo signoreggiarono i vescovi di Trento, col titolo e coll'aulorilà di duchi, di con- ti e di marchesi, avendo più tardi assun- to il titolo e la dignità di principi dell'im- pero, conici mando la loro hovranità pri- T R E ma l'imperatore Federico I e poi il suo nipote Federico U, mentre Trento ven- ne dichiarata città libera imperiale. Alcuni conti del vicinoTirolo, futlisi avvo- cali e prolellori della chiesa di s. Vigilio, perchè venivano invesliti della conica a titolo oneroso dell' avvocazia e difesa di della chiesa, conliariarono a' vescovi di Trento la temporale signoria; sebbene il conte del Tirolo non era più che un vas- sallo e un suddito della curia feudale tren- tina, e sebbene i vescovi,! Papi e gl'im- peratori vi si opposero, tuttavia i conti del Tirolo saìendjiaroiio nolabilineule il principato , pigliandosi per loro alcuni tratti di paese che appellaronsi giurisdi- zioni. Pertanto i conti del Tirolo lentarono più volte, sotto colore di tutelare i di- ritti della Chiesa, di carpirsi le redini del principato , ed in fallo dopo averlo più volle aggredito coll'armi, riuscirono ad impadronirsene d'una parle,ed a costrin- gere i vescovi principi a gravose conven- zioni. Del resto, salvi ne'conli del Tirolo i privilegi d' avvocazia slabiliti da replicale convenzioni che si dissero Compalla- te, e salvi i diritti di supremazia negl'im- peratori, i vescovi principi di Trento fu- rono sovrani indipendenti, il che prova- rono coir essere nella loro città residen- ziale e nel Trentino legislatori, e con concludere Irallali di alleanza , battere mo- neta, e fare cambi di lerrilorii cogli sles- si conti del Tirolo, i quali per più titoli ri- conoscevansi vassalli della chiesa di Tren- to, ricevendone investiture. Conservaro- no i vescovi principi il sistema feudale già stabilito al) antico^ e alcuni feudatari eb- bero ne'loro distrelli l'amministrazione della giustizia civile e criminale. Essi ac- cordarono o conferQìarono anche a'comu- ni, nelle loro così delle Carle di R.ego!a, grandi privilegi che equilibravano il potere di quelli. La città sostenne sempre una s{)ecie di municipale indipendenza, a n)ezzo del suo magistrato consolare. Di che certa prova è ch'essa faceva da se i propri statuti, sottoponendoli soltanto al-

T II K l'approvazione de'vescovi principi. Del (]ual privilegio goilendone pure i comuni tlel contado, facevano le proprie Carle di Regola. II principe vescovo era elello, o dal capitolo, del quale vi dovea far j)arte un dato numero di cittadini, odal Papa, che sempre come a tutti i vescovi gli con- feriva l'instituzione, né alcuna estera in- fluenza vi polea por mano. Quando nel I 226 l'imperatore Federico II voleva sot- toporre al suo dominio la Lombardia , chiamò a tale effetto da Germania il suo figlio Enrico, il quale con aperta guerra pioudjò sulle città lombarde, e mise a fuo- co e fiamma la città di Trento che gli volle fare resistenza, con gran pena di Papa Onorio HI, che pose ogni studio e indu- stria per rivolgete le armi imperiali con- tro i saraceni occupatori de'Luoghi san- ti. Neil 363 il vescovo Alberto pubblicò un decreto, col quale dichiarò perpetuamente unito il suo principato alTirolo,iu cuiTrentoe il Trentino furono dipoi sem- pre compresi. Narra l'avvocato Castella- no, Spcccliio geografico storico-politico^ che l'imperatore Venceslao nel 1377 cede la sovranità di Trento alla s. Sede, e che il Papa come principe trentino era m enduro dell'impero germanico, ed avea posto nella dieta tirolese; notizia che non garantisco, non a Vendola letta in altri scrit- tori, anzi leggo nel cardinal Pallavicino, Istoria del Concilio di Trento y parlando della pienissima sua libertà, che fu celebrato in città non soggetta al Papa, ma all'alio dominio dell'imperatore, cioè Trento città imperiale, scelta per la sa- gra adunanza onde allettarvi all'interven- to i tedeschi. E' vero che 1' Ughelli avea scritto che Venceslao avea donato Trento a Papa Gregorio XI, ma il suo anno- tatore Coleri, con rantolila del Gentilol- ti, dichiarò favolosa tal donazione. In questo secolo XIV la peste intieri in Trento e sua provincia, e la descrisse Giovan- ni Parma canonico trentino. Nel principio del secolo XV nella torre Vanga, Ro- dolfo de'ljellenzaui, capo du'iuulcunlculi T R E 299 trentini, vi rinchiuse l' infelice Giorgio Liechtenstein vescovoe principe di Tren- to. L'origine delle attuali Poste si deve al Tirolo, ove nel line circa di detto secolo le introdusse Ruggiero l conte di Turn, Tiixis e Valsassina. II principale e stre- pitoso avvenimento del secolo XVI, nella storia mondiale, ebbe luogo in Tren» to dal I 3 dicembre 1 545 al 1 563, colla ce»- lebrazlone del concilio, che gloriosamen- te e pienamente scoullsse l'eresia, e de- scriverò in fine, ed il quale tuttora rego- la la disci|)lina ecclesiastica. Tra le sue interruzioni vi fu quella di sua traslazio- ne a Bologna nel 1 547, P^'* ^^ febbri per- niciose con petecchie che flagellavano Trento, per le quali si moriva, onde al- cuni padri eransi dileguati e taluno senza congedo. Girolamo Fracastoro celebre medico de' padri, insieme con Balduino de'Balduini, medico domestico del cardi» naIDel Monte i." legato, spinse i padri a partirsi da Trento sollecitamente, e sen- za aspettare alcun ordine dal Papa, per la pestilenza che vi sovrastava con indi- zi di contagio ne' corpi e di corruzione nell'aria. Onde il Fracastoro protestò, che essendosi egli portato in Trento a curar le febbri e gli altri mali ordinari, ma non I» pestilenza, la quale sarebbe prorotta poi nel riscaldarsi dell'aria, si licenziava dal servizio. 1 legali tuttavia in negozio cos'i grave e repentino, protestarono di non voler fare ne più ne meno di quello a- vesserò i padri risoluto, e di circa 58 che si trovavano radunati per tale consulta, 4o dierono il voto per la traslazione del concilio. Questa è la vera e legittima sto- ria di tale traslazione, e non (juanto di- versa mente con audacia scrissero il riprovevole Soave, l'Advocat, il Portai, il Mu- ratori che l'attribuì a motivi segreti e sup- pose francamente l'ordine di Roma. Ne] principato e nel vescovato del cardinal Cristoforo Mudrucci Irenlino , e perciò dello // gran cardinal di Trento^ riuscì ad esso nel 1 576 di ricupetare il tolto dai conti dui Tirolo, e di ristabilirsi ucirinle-

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TUE<br />

lerniine al loro regno, e sollenhai quo al-<br />

la dominazione d'Italia e dei Ttentinoi<br />

re fi anelli, neirSoo Papas. Leone III rinnovando<br />

in Carlo Magno l'impero d*oc-<br />

cidenle. L'inipeialoie e re d'Italia Lota-<br />

rio 1^ or<strong>di</strong>nò ne'suoi statuti, clie la gio-<br />

ventù <strong>di</strong> Tiento e <strong>di</strong> Mantova frequen-<br />

tassero le scuole <strong>di</strong> Verona; ii che piova<br />

essere Trento in que'tenapi città del tul-<br />

io italiana. Aggregalo il principato Tren-<br />

tino al nuovo impero romano, gl'impe-<br />

ratori franchi vi comandarono come nel<br />

resto del regno Italico, <strong>di</strong>videndo ii potere<br />

col clero eco'nobili, e inviandovi duchi<br />

ancor essi. Al modo slesso imperarono<br />

i re italiani dopo l'estinzione ctella <strong>di</strong>na-<br />

stia francese de'Carlovingi, e non altri-<br />

menti fecero gì' imperatori tedeschi che<br />

furono re d'Italia. Però dentro questo pe-<br />

riodo, i governatori ebbero titolo ora <strong>di</strong><br />

duchi, ora <strong>di</strong> conti e ora <strong>di</strong> marchesi. Giù<br />

sino dal tempo in cui reggevano Trento i<br />

franchi, i suoi vescovi ebbero^quando più<br />

quando meno, parte ancor essi al tempo-<br />

rale governo. Il vescovo Odescalco usò nel<br />

secolo IX de' beni <strong>di</strong> chiesa per animare<br />

e premiare con investiture chi li <strong>di</strong>fen-<br />

deva, non facendolo il re d' Italia, dagli<br />

nngari invasori e oppressori. Il vescovo<br />

Manasse li fu nel secolo X marchese, ed<br />

ebbe soldati cui comandava per un suo<br />

chierico. L'imperaloreOltone l, dopo che<br />

nel 961 <strong>di</strong>venne re d'Italia, e i suoi suc-<br />

cessori, accordarono potere e giuris<strong>di</strong>zio-<br />

ne al clero per opporlo a'feudatari insu-<br />

bor<strong>di</strong>nali. Quando l'imperatore Corrado<br />

li il Salico cede e donò nel 1027 o nel<br />

J028 al vescovo Udalrico li il dominio<br />

temporale sulla cilfà e su lutto il Tren-<br />

tino, come faveano avuto i duchi, i con-<br />

ti e i marchesi, l'imperatore per determi-<br />

nare i confini, domandò il consenso e la<br />

collaudazione del vescovo.Dopo quel tempo<br />

signoreggiarono i vescovi <strong>di</strong> Trento,<br />

col titolo e coll'aulorilà <strong>di</strong> duchi, <strong>di</strong> con-<br />

ti e <strong>di</strong> marchesi, avendo più tar<strong>di</strong> assun-<br />

to il titolo e la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> principi dell'im-<br />

pero, conici mando la loro hovranità pri-<br />

T R E<br />

ma l'imperatore Federico I e poi il suo<br />

nipote Federico U, mentre Trento ven-<br />

ne <strong>di</strong>chiarata città libera imperiale. Alcuni<br />

conti del vicinoTirolo, futlisi avvo-<br />

cali e prolellori della chiesa <strong>di</strong> s. Vigilio,<br />

perchè venivano invesliti della conica a<br />

titolo oneroso dell' avvocazia e <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

della chiesa, conliariarono a' vescovi <strong>di</strong><br />

Trento la temporale signoria; sebbene il<br />

conte del Tirolo non era più che un vas-<br />

sallo e un sud<strong>di</strong>to della curia feudale tren-<br />

tina, e sebbene i vescovi,! Papi e gl'im-<br />

peratori vi si opposero, tuttavia i conti<br />

del Tirolo saìendjiaroiio nolabilineule il<br />

principato , pigliandosi per loro alcuni<br />

tratti <strong>di</strong> paese che appellaronsi giuris<strong>di</strong>-<br />

zioni. Pertanto i conti del Tirolo lentarono<br />

più volte, sotto colore <strong>di</strong> tutelare i <strong>di</strong>-<br />

ritti della Chiesa, <strong>di</strong> carpirsi le re<strong>di</strong>ni del<br />

principato , ed in fallo dopo averlo più<br />

volle aggre<strong>di</strong>to coll'armi, riuscirono ad<br />

impadronirsene d'una parle,ed a costrin-<br />

gere i vescovi principi a gravose conven-<br />

zioni. Del resto, salvi ne'conli del Tirolo<br />

i privilegi d' avvocazia slabiliti da replicale<br />

convenzioni che si <strong>di</strong>ssero Compalla-<br />

te, e salvi i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> supremazia negl'im-<br />

peratori, i vescovi principi <strong>di</strong> Trento fu-<br />

rono sovrani in<strong>di</strong>pendenti, il che prova-<br />

rono coir essere nella loro città residen-<br />

ziale e nel Trentino legislatori, e con concludere<br />

Irallali <strong>di</strong> alleanza , battere mo-<br />

neta, e fare cambi <strong>di</strong> lerrilorii cogli sles-<br />

si conti del Tirolo, i quali per più titoli ri-<br />

conoscevansi vassalli della chiesa <strong>di</strong> Tren-<br />

to, ricevendone investiture. Conservaro-<br />

no i vescovi principi il sistema feudale già<br />

stabilito al) antico^ e alcuni feudatari eb-<br />

bero ne'loro <strong>di</strong>strelli l'amministrazione<br />

della giustizia civile e criminale. Essi ac-<br />

cordarono o conferQìarono anche a'comu-<br />

ni, nelle loro così delle Carle <strong>di</strong> R.ego!a,<br />

gran<strong>di</strong> privilegi che equilibravano il potere<br />

<strong>di</strong> quelli. La città sostenne sempre<br />

una s{)ecie <strong>di</strong> municipale in<strong>di</strong>pendenza,<br />

a n)ezzo del suo magistrato consolare. Di<br />

che certa prova è ch'essa faceva da se i<br />

propri statuti, sottoponendoli soltanto al-

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