Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 79.pdf - Bibliotheca ...

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25G T R E sloimpero. Piesislendo al cardinal Albor- iioz Castel Duianle nel contado d'Urbi- no, per espugnarlo inviò aiolti soldati, al cui mantenimento fece concorrere ciascun luogo perchè 1' aggravio fosse meno sensibile, ed a Montecchio furono im- posti 4^ ducali mensili pel dispendio di i4 soldati. Inoltre il vigilante cardinale ordinò a'monlecchiesi e ad altri, che passando pe' loro territorii Galeotto Mala- lesta co'suoi soldati venturieri per anda- re verso il regno di Napoli a'danni della regina Giovanna I, non gli somministras- sero alcuna vettovaglia, né altrOjistruzione che reitirò particolarmente aMontecchio; ma essendo cessati i motivi per tali di- vieti, il cardinale con altra lettera li re- vocò. 1 Papi residenti in Avignone, sebbene conobbero gl'infiniti mali a cui sog- giacque il loro dominio e l'Italia, per preferire le rive del Rodano a quelle del Te- i'crc, frastornati da' loro connazionali e dal gran numero de'cardinali francesi che crearono, fino ad Urbano V non effet- tuarono il da loro promesso ritorno in Pioma. Vi giunse il Papa a' i6 ottobre 1367, accompagnato da Ridolfo Varano, come notai nel voi. XXI V,p. 88. Il gran cardinal Albornoza'2 7 del precedente di- cendjre avea inlimalo a' monteccbiesi e alle altre città e luoghi della provincia il generale parlamento da tenersi in Ancona a'23 gennaio, dove coloro ambascia- tori e deputati si sarebbe rÌ!.olnto ciò che doveasifareintornoa'preparativi pel pas- saggio d'Urbano V nella provincia, ch'e- rasi proposto visitare 'la Santa Casa dì Loreto f onde accoglierlo colle meritate onorificenze. Dipoi il cardinale accompagnò nel Piceno il Papa, il quale fuili.° Ponlefice che di persona visitò il veneratissimo santuario. Continuando i mou- tecchiesi a governarsi con libero reggi- mento, soggetti per la signoria alla s. Se- de, che in premio di loro costante divozione e fedeltà gliene avea concesso il privilegio; nondimeno pretese il giudice del presidalo di Camerino che dipeudessero TRE dalla sua giurisdizione e dalla sua curia nel giudizio delle cause; e ciò forse per avere anticamenlei monteccbiesi portalo le cause loro al giudizio del giudice ge- neraledella provincia, che per alcun tempo avea risieduto in Camerino. Olfesi i monteccbiesi dalla strana esigenza, ricorsero alla curia generale della Marca, ed il vice-rettore a'5 marzo i 867 rese loro ra- gione, ordinando al giudice del presidato di Camerino, che non procedesse in conto alcuno contro MontecchiOjSiccome esente dalla sua giurisdizione. Nello stesso anno i monteccbiesi in ubbidienza al rettore somministrarono 3o soldati per tenere ia divozione Fabriano, già dall'esercito e- spugnatojeconcorseroalla fortificazione e mantenimento del Girone di Fermo,ove allora risiedeva la curia generale, poi come luogo più comodo trasferita a Mace- rata, per l'istanze de'montecchiesi e degli altri, con atti riportali dal Compagno- ni. Neh 368 ottenne IMontecchio, contro le pretensioni de' giudici della curia generale, di continuare per privilegio la giu- dicatura de'delilti e malefizi, colla condi- zione voluta dali'Egidiane, di pronunciar il giudizio entro un mese. L'attaccamento di Montecchio alla s. Sede consigliò i cit- tadini a stringere nuovamente ima lega difensiva nel 1875, con allre città e luoghi fedeli aliaChiesa, e ne riportaronoalti elogi da Gregorio XI, il quale stabilmen- te nel 1877 ripristinò in Roma la papale residenza. Dominavano in quell'epoca in Camerino e altrove, come in Tolentino (^.), luoghi prima della venula del cardinal i Varani, che aveano occupati molti Albornoz. Questi ariivalo nella provincia , dichiarò il fermo volere di ricupe- rarealla Chiesa il tolto,intiman(lo le cen- sure ecclesiastiche e minacciando la forza dell'armi. Intimoriti i Varani, suppli- chevoli ricorsero al suo favore, iinplorando peidono dell'eccitate ribellioni. Fu u- lile a loro questa sommissione,e neotten- neroclie molti de'luoghi posseduti ingiù- slauieute da loro fino a quel tempo gli eh-
T II E bero in vicarialo o in altra guisa, raa sempre con precaria soggezione verso la s. Se- de. Nel novero tli questi non vi era slato Monlecchio, essendo stalo sempre Id)e- 10 e indipendente, e solo soggetto alla curia generale della Marca da cui ogni altra città fedele alla s. Seiìe dovea dipen- dere. La circospezione usala perrinuanzi per non cadere sotto d loro dominio non bastò, come nemmeno a' Varani bastaro- no gli usurpamenti fatti fino all'arrivo del cardinale. Durò in essi la soggezione fin- ché temeronodella forza de'minislri pon- tificii. Ma riferisce Colucci, sia pure stato quel che si vuole , Monlecchio si die a* Varani, sottraendosi dalla sovranità del Papa. Quando ciò avvenne non si cono- sce , bensì pare che si riferisca a questa l'ivoltura il contenuto delle lettere pro- dotte da Colucci e che crede scritte prima del I Sgo (omeglioavanti il i 3(Sc)), da Ridolfo e da Gentile Varani al pubbli- co di Monlecchio. Crede inoltre Colucci, che i montecchiesi fossero incautamente tirali al partito de' Varani nel principio del grande scisma d'occidente, comincia- lo contro Urbano VI neh 878 dall'an- tipapa Clemente VII per maneggio de' cardinali francesi e della regina Giovan- na l,a'qiiali maneggi aderì anche llidolfo Varani, che poi tornato a casa e rimpro- verato da Galeotto Malatesla, suo gene- ro, di SI mal operato contro Dio e contro l'anima, rispose: » Ajolo fatto perché abbiano tanto a fare de'fatti loro, che i nostri lascino slare." Ed in vero così sarà stato, poiché il Paj)a Urbano V I avea ben altro pel capo, e mentre passava a com- battei e il pseudo Clemente VII, i Vara- ni e altri simili polenti signori, profittando de' tempi lurb(jlenli, facevano i fitti loro sulle terre della Chiesa usurpandole. Ijiion per altro che i montecchiesi accor- tisi del commesso f.dlo, per le minacce di processare la loro condotta, riverenti ricorsero ne'prinìi deli3«Sf) al legato e vi- cai iogeiierale delli» Marca cardinallìuon- teujpi, imploruudo perdono della libel- T R E 2^7 lionee rassoiuzìone da'processi, e graziosamente rotlennero perché la loro sot- trazione dall'ubbidienza pontificia non e- ra derivata da perversità d'animo,ma dal- le circostanze de'trisli tempi. Ciò venne espresso dal diploma de'22 febbraio 1 389 del cardinale, col quale gli assolse da o- gni processo, bando o condanna per qual- sivoglia delitlo; h reintegrò a tutti gli onori, prerogative e privilegi; rilasciò loro tutte le taglie, censi e imposte non pagate alla Chiesa dal giorno della ri- bellione fino alla metà del precedente set- tembre; rimise per privilegio il giudizio delle cause civili ini.îstanza al giudice di Monlecchio stesso; valido lutto quello eh' erasi fallo per autorità de' Vara- ni finoatjuel tempo; gli esentò dall' ob- bligo di mantenere il deputato e il balio nella curia generale per riferire i ma- lefjzijche nel paese si commettevano, so- sjjendendo a tale effetto qualunque co- stituzione; finalmente perché i nìontec- chiesi avevano dovuto sborsare una gran somma di danaro ai Varani per la ces- sione del cassero, che già teneva, rilasciò loro 2 25 ducati all' anno per due anni sull'imposte, ch'erano tenuti di da- re alla camera. Così Monlecchio tornò in grazia al Papa e a'suoi ministri che l'avevano in particolare considerazione , per cui BonificiolX eletto a'2 novembre 1 38c) e Innocenzo VII elicgli successe nel i4o4t dissero Monlecchio vonsiu'veratc.ssci'al- cle opulenta ,etpopulosa.Ma dice Colucci, o fosse che fin d'ai loia i Varani ottenesse- ro dal Papa qualchedirillo sopra Monlecchio, ovvero che i montecchiesi di nuovo tornassero a darsi a loro, egli é certo che indi in poi vi ebbero ([ualche dominio, come rilevasi da'documenti; laonde quan- to riguarda la dominazione de'Varani è meglio qui riferirlo in complesso, e non secondo r ordine cronologico di questi cenni storici suTreia e Monlecchio. lêi*- tanto narra Colucci, che dal i 38() in poi lutti grinteressi de'nuintecchiesi non di- pcudciouu ussulutumcule dulia curia go-
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