Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 79.pdf - Bibliotheca ...
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9.34 TRE si in una lapide d' una ^cecilia fontana cìeila città. Quanto alle univeisilà o col iegi de'lreiesi, le lapidi non parlano che de'cenlonari e de'fabhi i, come si legge in quella portata nel palazzo pid»l)lico, di e- logio e per la statua ei ella di pssi ad ono- re di L. Nevio Frontone, forse loro patrono. La lapide osimana posta a M. Oppio Capitone appartiene a'treiesi: egli eia ca- valiere col cavallo manlenuto a pnl)bli- che spese, ed anche giudice scelto dalla 5." tiecuria de' giudici, tribuno nella legione Vili d'Augusto, protettore e curatore as segnatole dall'inipeiatore Antonino, per l'incarico d'aflìttare i beni del pubblico, stabilire il prezzo delle cose venali, difen- dere le cose pubbliche dall' occupazione de'privali, e dare a fine le opere pubbli- che nell'occorrenze. 1 decurioni di Treia e la plebe, o senato e popolo, come a be- nemerito loro protettore fecero a proprie spese erigergli una statua in Osimo, dicui era pure protettore, col permesso de'de- curioni osimani, i quali con loro decreto ne assegnarono il luogo. Altra bella lapi- deappartenentea'lreiesi esiste in Fabriano e si scuopn in Attidio, la quale IMuratori pretese stranamente contrastare ad essi. L'eressero in Attidio al nominalo Ca- io Camurio Clemente i treiesi colla sta- tua, come a loro benemerito prolettore del municipio di Treia, per decreto de'de- curioni,e cp^elli d'Allidio ne assegnarono il sito. Dall'illustrazione del Colucci si ri- cavano i molli onorevoli uffizi esercitali da detto personaggio, forse di Auidio e della tribù Lemonia. Nella contrada memorata di Treia si scavò la lapide di Madìo Vibo, a lui dirizzata probabilmente o da'congiunti in memoria delle cariche sostenute, ovvero che se la facesse erige- re da se medesimo, e fors'anche colla sta- tua. Credesi Vibio cittadino treiense, tribuno militare, prefetto de'fabbri e della cavalleria, questore ediledella plebe e pretore dell' erario, non che legato di Au- gusto e di Tiberio,e proconsole della pro- vincia di Narbona. Si hanno lapidi di fa- TRE miglie e liberti treiesi: una delle fimiglie fu la Vibia, altra fu la Nevia,allrela Lu- crezia e la Sabina o Sa tri a, la Pouiponia, la Ikbia, la Stazia, l'Aufulia; de'iiberli, tale fu Ibero d'Augusto, il cui marmo è nel palazzo pubblico. Indi il Colucci ri- corda le anticaglie trovate negli scavi di Treia, già rammentate, de'maruu sceltisi siuii destinati ad ornare l'altare maggio- re della collegiata, olire i piond^i, gli acquedotti, i piedistalli; dell'idolctlo di marmo finissimo trovato nell'orto de'mino- li osservanti, rappresentanle Bacco njae- slrcvolmente scolpito. Nel palazzo del comune vi sono pure le teste uiaimoree
TEE «servi vissuti 3 anni sinc molestia^ è da neilersi che nelle mede^ime vicinanze, Ira le (jtiali devesi coniprendere l'a^^ro Tie- iese, già vi fosse stabilita la cristiana cre- denza. Anzi ammesso ancora che i pode- ri di Piniano non fossero in Appigliano, ma in altra pai te delle vicinanze d'Osi* ino, sempre saia vero che in que'contor- ni s' era dilatato il cristianesimo per la precedente predicazione de'santi vescovi, e gli stessi nominati santi martiri vi avianno colla loro conversazione cooperato moltissimo. Resa poi nel principio del se- colo I V, da Costantino I la pace alla Chie- sa, e professandosi senza timore in ogni parte le verità evangeliche,! Papi contri- buirono con tutti i mezzi per dilatarla e rassodarla, coll'estirpazione de'rimasugli dell'idolatria che restavano ancora perle città. Da ciò ne venne il saggio provve- dimento di accrescere il numero de'vesco* vi, iquali se prima si destinavano a qual- che città principale per soccorrere al bisogno de'cristiani, e alla dilatazione del- la fede nelle città prossime che non aves- sero il proprio vescovo, dopo si dierono quasi a tutte,ecoirandar del tempo si ac- crebbero in modo le sedi vescovili che poi fu d'uopo sopprimerne molte. Per tal ra- gione e per trovarsi de'vescovi di molte al- tre città anche inferiori a Treia, o almeno eguali, opina Colucci doversi credere che anco Treia avesse la sua cattedra ve- scovile; e se suo vescovo non fu quell'A- gnello, che credevasi dal Raffaelli, ricordalo nel 591 ©597, e se niuna memoria di lui ci pervenne, ciò non bastare per as- serire che Treia non ebbe il suo vescovo. »In vero, come sappianm noi che l'ebbe Falerio, come '1 saj)pian»o di Ui bisalvia, comedi Malelica,di Seltempeila, per non iscostarci tanto da Treia V Solamente per qualche nanieesoscrizione di vescovo rav- visata lortuilamente in qualche concilio, o in qualche lettera. Eppure la sede ve- scovile di esse città, non sarà stala ne d'un vescovo, né di pochi anni. Come son pe- riti i nomi degli alili vescovi, così auco- TEE 235 ra possono esser periti tutti i nomi di quel* li che avran seduto nelle sedi di altrecitlà, delle quali ignoriamo ogni nionumeolo. L'antichità ed il lustro con cui si è sempre mantenuto il capitolo di Monlecchio è un'altra prova non dispregievole del- l'antica sede vescovile Treiese soppressa colla slessa città di Treia. (Noterò , che siccome attesta lo storico della chiesa di Camerino, Treia dopo di aver subito le devastazioni de'barbari fu a quella stessa chiesa commessa e raccomandata. La pri- mitiva esistenza della sede vescovile di Treia, non solamente il Sarti, il Ralfaeli, il Marini, il Compagnoni, il Zaccaria, il Ruggieri, il Benigni, il Braiidimarte, ma lo stesso scrittore camerte asserisce e pone fuor d'ogni dubbio). Successe già Mon- lecchio a Treia e dalle rovine di questa fu edificato; è ben probabile che se allo splendore della città successe la nuova ter- ra, alla dignità della chiesa sarà succedu- ta la chiesa slessa, e se restò senza il suo vescovo, come ci rimasero altre simili cit là , non per questo si sarà abbandonalo da'sopravanzali Ireiesi il culto e '1 deco- ro del santuario, ed accresciuto coli' accrescimento della medesima terra". Fu grande e illustre al pari d'ogni altra co- lonia o municipio romano Treia, e per le umane vicende declinò a poco u poco e venne meno. 11 1 ."crollo funesto l'ebbe dal furore di Alarico re de'goti, che nel 4^4 irritalo dalla risposta dell'imperatore Onorio, di preferire la guerra al comprar la pace a gran somme d'uro e d'argento, marciò furibondo alla rovina di Roma con esercito barbaro e poderosissimo. Valicalo ch'ebbe il Po presso Cremona, per Bologna e Rimini entrò nel Piceno, e per la via Flaminia, al diredi Paolo Dia- cono, cuncta per quae jernnt igm\ firroque vastantes, anche a Treia toccò ca- der vittima del crudele furore di (piella gente. Allora fu, al dir di Procopio, che cadde ancora Urbisalvia, di cu\ praetcr ìuia ndinodam portante ctpaucas slru- cturac pavimenti rclìquias, nieule io
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si in una lapide d' una ^cecilia fontana<br />
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iegi de'lreiesi, le lapi<strong>di</strong> non parlano che<br />
de'cenlonari e de'fabhi i, come si legge in<br />
quella portata nel palazzo pid»l)lico, <strong>di</strong> e-<br />
logio e per la statua ei ella <strong>di</strong> pssi ad ono-<br />
re <strong>di</strong> L. Nevio Frontone, forse loro patrono.<br />
La lapide osimana posta a M. Oppio<br />
Capitone appartiene a'treiesi: egli eia ca-<br />
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che spese, ed anche giu<strong>di</strong>ce scelto dalla 5."<br />
tiecuria de' giu<strong>di</strong>ci, tribuno nella legione<br />
Vili d'Augusto, protettore e curatore as<br />
segnatole dall'inipeiatore Antonino, per<br />
l'incarico d'aflìttare i beni del pubblico,<br />
stabilire il prezzo delle cose venali, <strong>di</strong>fen-<br />
dere le cose pubbliche dall' occupazione<br />
de'privali, e dare a fine le opere pubbli-<br />
che nell'occorrenze. 1 decurioni <strong>di</strong> Treia<br />
e la plebe, o senato e popolo, come a be-<br />
nemerito loro protettore fecero a proprie<br />
spese erigergli una statua in Osimo, <strong>di</strong>cui<br />
era pure protettore, col permesso de'de-<br />
curioni osimani, i quali con loro decreto<br />
ne assegnarono il luogo. Altra bella lapi-<br />
deappartenentea'lreiesi esiste in Fabriano<br />
e si scuopn in Atti<strong>di</strong>o, la quale IMuratori<br />
pretese stranamente contrastare ad<br />
essi. L'eressero in Atti<strong>di</strong>o al nominalo Ca-<br />
io Camurio Clemente i treiesi colla sta-<br />
tua, come a loro benemerito prolettore<br />
del municipio <strong>di</strong> Treia, per decreto de'de-<br />
curioni,e cp^elli d'Alli<strong>di</strong>o ne assegnarono<br />
il sito. Dall'illustrazione del Colucci si ri-<br />
cavano i molli onorevoli uffizi esercitali<br />
da detto personaggio, forse <strong>di</strong> Aui<strong>di</strong>o e<br />
della tribù Lemonia. Nella contrada memorata<br />
<strong>di</strong> Treia si scavò la lapide <strong>di</strong> Madìo<br />
Vibo, a lui <strong>di</strong>rizzata probabilmente<br />
o da'congiunti in memoria delle cariche<br />
sostenute, ovvero che se la facesse erige-<br />
re da se medesimo, e fors'anche colla sta-<br />
tua. Credesi Vibio citta<strong>di</strong>no treiense, tribuno<br />
militare, prefetto de'fabbri e della<br />
cavalleria, questore e<strong>di</strong>ledella plebe e pretore<br />
dell' erario, non che legato <strong>di</strong> Au-<br />
gusto e <strong>di</strong> Tiberio,e proconsole della pro-<br />
vincia <strong>di</strong> Narbona. Si hanno lapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> fa-<br />
TRE<br />
miglie e liberti treiesi: una delle fimiglie<br />
fu la Vibia, altra fu la Nevia,allrela Lu-<br />
crezia e la Sabina o Sa tri a, la Pouiponia,<br />
la Ikbia, la Stazia, l'Aufulia; de'iiberli,<br />
tale fu Ibero d'Augusto, il cui marmo è<br />
nel palazzo pubblico. In<strong>di</strong> il Colucci ri-<br />
corda le anticaglie trovate negli scavi <strong>di</strong><br />
Treia, già rammentate, de'maruu sceltisi<br />
siuii destinati ad ornare l'altare maggio-<br />
re della collegiata, olire i piond^i, gli acquedotti,<br />
i pie<strong>di</strong>stalli; dell'idolctlo <strong>di</strong> marmo<br />
finissimo trovato nell'orto de'mino-<br />
li osservanti, rappresentanle Bacco njae-<br />
slrcvolmente scolpito. Nel palazzo del comune<br />
vi sono pure le teste uiaimoree