Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 79.pdf - Bibliotheca ...

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i5o TRA giuno dell'Assunta. Nel giorno poi della festa per allegrezza mangiavano il pesce. Al Monte Libano^diceil Magri di aver veduto solennizzarsi la Trasfigurazione da' maroniti con molta allegrezza, poiché il patriarca ascende con lutto il clero la cima del Monte Libano, ove sono rimaste alcune poche piante de'tanto famosi e lo- dati cedri, ed ivi celebra la messa pon- tificalmente sopra un altare di pietra allo scoperto, finita la quale i ricchi solevano banchettare lautamente il popolo ac- corso. Aggiunge il Piazza, dicendo delie chiese ove in Roma se ne celebra parti- coiaroìente la festa,che in quella di s. Ste- fano del Cacco vi sono due pietre vene- rabili, che dicesi esser l'una dove posò i piedi il Signore trasfigurandosi, l'altra dove sudò sangue nell'oi to degli olivi. Leggo nell' Onomasticoìi Rituale del Zac- caria : ìmmo et qfflcium ipse co m positi tj cioè Calisto IH, ex quo postea Pius V vcteres hymnos, et secundi nocturni lectiones expunsit^novasq uc suhstituit. Lo stupendo miracolo della Trasfigurazio- ne porse degno subbietto all' immortale Rallaele pel suo grandioso e tanto celebrato dipinto a olio in tavola, commessogli dal cardinal de Medici, poi Clemente "VII, e riuscì il più nobile trofeo e capo lavoro dell'eccellente suo pennello, ili." quadro del mondo. Il cardinale designa- va di collocarlo nella cattedrale del suo arcivescovato di Narhona^ dirimpetto al- l'altro magnifico dipinto allogalo da lui a frate Sebastiano del Piombo veneto , rappresentante la risurrezione di Lazza- ro operata dal Sai valore, invenzione e disegno del gran Michelangelo (nel 1828 egreginmenle inciso dal veneto Giovanni Vendramiiii), forse in concorrenza col suo emulo Pvaff.iele. Ma morto questi, il quadro della Trasfigurazione per tutto elo- gio fu portalo a capo del suo feretro nella Chiesa di s. Maria ad Martyres, ove si celebrò il solenne funerale e fu sepolto, alla presenza di tutti i virtuosi di Roma chea- veano accompagnalo la pompa funebre. TRA ludi il quadro dal cardinale de Medici fu posto nella Chiesa di s. Pietro Alonto- rzo, donde i francesi lo portarono in Pa- rigi , e restituito a R.oma fu situalo al- l' ammirazione universale nella galleria Vaticana adiacente al Museo Praticano del Palazzo apostolico Vaticano (F.). Però quanto prima il meravigUoso dipin- to, insieme a tutta la pinacoteca, va a ri- portarsi nelle stanze delle terze loggie',ove stava prima, per la miglior luce; dopo essere slati rimossi gì' inconvenienti, pe* quali la galleria fu trasferita ove trovasi , nonché migliorata la località. Di quesla meravigliosa composizione , che sempre più palesa la profonda sapienza e filosofia artistica del sommo dipintore, ove tutto é sovrannaturale e divino, ne riparlai nel voi. XLVIF, p.io4, rilevando trovarsi nella Trasfigurazione pienamente osservato il fondamentale precetto dell'unità, nelle due scene rappresentate nel sublime quadro, cioè il gruppo bellis- simo espresso sul Tabor,c l'episodio del- l' indemoniato alle falde di esso, che la censura rimarcò mancare d'unità. GiùlioRomano forse lo compi in alcuna figu- ra di minor conto. Ne furono fatte mol- le copie, e infinite incisioni in rame, primeggiando quelledi Nicola Dorigny, Raf- faele Moiglien,Pietrol3ettelini che pel suo lavoro si servì del cartone originale del- l'Urbinate, per cui vedonsi alquante con- siderevoli variazioni, e per ultimo l'incise Ignazio Pavon, olire altri. TRASILLA (s.), vergine. Zia dal Iato paterno del Papa s.Gregorio 1 IVIagno.Ri- nunziò al mondo, ed insieme con sua so- rella s. Emiliana si consagrò alla vita spi- rituale,e(l avanzossi sempre più nelle vie della perfezione. La sua assiduità all'ora- zione le avea incallito la pelle dei ginoc- chi. Sappiamo da s. Gregorio, ch'ella ebbe una visione, in cui apparsole il san- to Papa Felice suo zio, le fece vedere il posto che le era apparecchiato in cie- lo. Essa cadde malata il giorno vegnen- te, e passò alla beata eternità il 24 di-
TUA ceml'ie, nel qiial gioiiio è iiomiuata nel ntat lirologio romano. TRASLAZIONE DE' BENEFIZI E DE'BENEFIZIATI ECCLESIASTICI. Traslazione dicesi per rapporto a'benefiziati ed a' religiosi quando passano da nn benefìzio o da un ordine ad un altro. Ne'primi secoli delia Chiesa non si cono- scevano le traslazioni degli ecclesiastici benefiziati, perchè nell'ordinarli veniva- no attaccati indissolnbilraenlead unTìlo- /o ("/^.j. Si distinguono due sorte di traslazioni di Benefizi ecclesiastici (V.), le perpetue e quelle temporanee. Le traslazioni perpetue si fanno colla soppressione del titolo della chiesa che si vuole abbando- nare, e con una novella creazione dello stesso titolo nella chiesa che si vuole oc- cupare. Esse cambiano lo stato del benefizio trasferito e gli fanno perdere i suoi privilegi. Queste traslazioni non si ponno fare senza una causa grande, e senza le formalità necessarie. Le traslazioni lem- porarienon recano ordinariamente alcun cambiamento al titolo de'benefìzi, ma è piuttosto una traslazione dell* assistenza del benefizio, che del benefìzio slesso, come se una chiesa parrocchiale fosse, o perchè minaccia di cader redifizio,o per mi- seria degli abitanti, trasferita in una chiesa vicina, o in una sussidiaria della stessa parrocchia. Questa traslazione che si fa coU'autoritk del vescovo non erigerebbe la chiesa vicina o la succursale in parrocchia, quindi non cambierebbe nulla al titolo della parrocchia che sarebbe abbandonata. Lecause perle traslazioni Ae* Ve- scovati (J .) sono : l'angustia del luogo, il suo stalo rovinato, il piccolo numero del clero secolare e regolare,ede*suoi abitanti, la perversità degli abitanli medesimi co'quali il vescovo e il suo clero non pò- tessero convivere. Per le traslazioni del- l'abbazie e «Icgli altri benefizi, la vicinan- za degli eretici i quali injpediss( ro il servizio divino, la cattiva aiia del luogo, la didicollà delle atrnde per giungervi, i la- dri sparsi qua e là che non si [)otcSbci'0 TUA I '? I cacciare, il maggior bene del benefizio, e finalmente la comune utilitàdellaChiesa; intorno alle quali cose do vrassi però sten- dere il processo verbale. De coinniodo et incommodo. Le traslazioni de' vescovi e degli altri grandi benefizi ecclesiastici non si fanno senza Tautorilàdel Papa; quelle de'piccoli benefizi ponno esser falle da- gli ordinari colie medesime formalilà pra- ticale per le creazioni, sul fondamento della regola del diritto: Semel Deo dicntum, de rcgular. jur. in sexto. Non si può mettere in un decreto di traslazione che la chiesa abbandonala diventi luogo secolare e profano; vi si lasciano, secondo r esigenza del caso, alcuni preti per ce- lebrarvi il servizio divino. Una chiesa di cui si trasferisce la sede vescovile, viene d'ordinario eretta in parrocchia, e tal- volta torna od essere cattedrale o concat- tedrale. Nel 1.° concilio di Cartagine, le traslazioni Òìì y escovi (V.) furono proi- bite, se non fosse per utilità della Chiesa, con autori là del concilio pe'vescovi, e col- l'aulorità del vescovo pe'preli e pegli altri chierici. Il concilio generale di Nicca I nel 325 decretò. « Non passi un vescovo da una Diocesi (/ .) all'allra, o ingeren- dovisi volontariamente, o cedendo alla violenza del popolo, oalla necessità impo- sta da'vescovi;ma resti nella cliiesa,ch'egli ha ricevuta da Dio per sua porzione. Proi- bizione a'sacerdoli e a'diaconi di passare, controia regola, da una chiesa all'allra." Allrettantonel 34 1 fu prescriltonel concilio d'Antiochia, vietandosi le traslazioni da un vescovato a un altro, senza neces- sità e solo per utilità dello Chiesa. Nel concilio di Sardicadel 347 ^" statuito. « O- sio vescovo di Cordova disse: Bisogna sra- dicare nssolulanienle il pernicioso costume, e proibire ad ogni vescovo il far pas- saggio dalla sua a un'altra città : non se ne trova mai nessimo, che sia passato *\i\ una grande ad una piccola; dal cheèuìa* nifesto, che non ci sono spinti che dall'a- varizia o dall'ambizione. Se voi liitti lo approvale, questo abuso sarà punito più
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