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damento. L’inverno che seguì fu uno dei più freddi degli
ultimi anni, l’unica possibilità per rendere più confortevole
tale alloggio, fu quella di riscaldare le due stanze con
le stufe elettriche. Ma Margherita, non avendo alcuna misura
nelle cose che faceva, a fine della stagione fredda si
vide recapitare all’Enel, una bolletta dell’elettricità tale
che spazzò via quei pochi soldi, che erano stati accantonati
per un’emergenza. Inoltre, l’ambiente
successivamente riscaldato,
non giovò alla sua salute, infatti,
per la prima volta fu costretta a
ricoverarsi in ospedale. Quell’ambiente
ovattato e la compagnia di
altre persone che trovò in un piccolo
ospedale del luogo, adibito più
a ricovero per anziani che a vero
reparto medico, le permise di trascorrere
alcuni mesi senza bisogno
di essere sorvegliata nella propria
casa e di acquisire una certa socievolezza
che non aveva mai avuto.
Seguì un periodo di relativo benessere
anche se costretta a vivere
da sola, ma nel frattempo, nuove
acquisizioni sociali, come l’assistenza
domiciliare, accudirono ai
suoi bisogni. Nonostante i miglioramenti
della sua vita, gli anni passavano anche per lei, sì,
non si conosceva con esattezza la sua età, ma certamente
si avvicinava agli ottanta anni. Nell’inverno successivo,
improvvisamente, margherita, cominciò a non desiderare
più il cibo. Rapidamente le sue condizioni di salute peggiorarono,
il medico che la seguiva, temette il peggio.
Fu ricoverata nuovamente nell’ospedalino del luogo, era
PARLIAMO DI...
sempre più stanca e depressa, sembrava che la sua vita
la abbandonasse. Furono eseguiti degli accertamenti, ma
niente fu riscontrato. Sembra però, che, quella strana voglia
di vivere che sempre l’aveva contraddistinta, fosse
scomparsa, che quei bisogni primari che sempre l’avevano
sorretta, fossero svaniti. Già era poco propensa a comunicare,
ma ora passava le sue giornate in un mutismo assoluto
evitando ogni contatto con le
altre ricoverate. Passarono diverse
settimane prima che vi fosse una
reazione, poi, lentamente, riprese
ad alimentarsi, fu il primo segnale
della ripresa ma ora si poneva un
nuovo problema. Margherita non
sarebbe sopravvissuta ad un nuovo
inverno se fosse rimasta ancora
sola. Non era facile, seppure
l’ospedale Minghetti, era appunto
adibito più ad un ricovero per anziani
che ad un vero reparto ospedaliero,
fare in modo che Margherita
vi restasse in pianta stabile.
Me nella vita qualche santo dalla
L’Ospedale Minghetti a Spicchio di tua parte è sempre necessario e
Lamporecchio
siccome lei era benvoluta da tutti,
molti decisero di occuparsene,
come già avevano fatto altre volte.
Fu necessario interpellare e sensibilizzare molte persone,
nessuna si tirò indietro. Margherita fu così accolta in quella
che poi diventò, qualche anno fa, residenza protetta,
dove ancora vive in pace con se stessa e con gli altri in
attesa di riunirsi al suo Cecco, l’unico che ebbe l’ardire di
prenderla in moglie.
FINE
RICORDIAMO ADEMARO NERI A TRE ANNI
DALLA SUA SCOMPARSA. 18/11/2009 - 18/11/2012
LAMPORECCHIO - A tre anni alla scomparsa del nostro caro Ademaro
Neri lo ricordano con affetto la moglie Anna, le figlie Grazia e Leonetta, i
nipoti, i parenti e tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato.
Ademaro Neri, storico fondatore della nota impresa che porta il suo nome, dal 1947
in poi si era guadagnato stima e importanza nel mercato alimentare. Un imprenditore
dal grande carisma, iniziò con la produzione delle olive toscane al naturale,
dando vita, in breve tempo, ad una solida azienda, nella quale gli eredi che gli sono
succeduti, hanno consolidato una realtà nota e apprezzata in Italia e all’estero.
Novembre 2012 - n. 45 - Orizzonti - 29