222 contato a mio nipot<strong>in</strong>o fatti e imprese, così come li ricordavo mi erano stati raccontati da mia mamma; ed, ecco, che improvvisamente mi sono ritrovato a poter addirittura dare un nome certo e un cognome a chi supponevo fosse soltanto un personaggio da favo<strong>la</strong>! Don Pa<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o, mentre scorre attraverso le varie vicende del<strong>la</strong> sua vita giovanile, mentre ci racconta del<strong>la</strong> sua formazione culturale e spirituale, prima nel Sem<strong>in</strong>ario di Genova (pag. 45 e seguenti), poi nel Sem<strong>in</strong>ario tortonese di Stazzano (pag. 49) ove <strong>in</strong>contra i Gesuiti, non manca di ricordare i viaggi <strong>in</strong> omnibus da Novi ad Ovada (pag. 50), il primo viaggio <strong>in</strong> treno, quando ancora non era <strong>in</strong> funzione <strong>la</strong> galleria dei Giovi (pag. 49) e, f<strong>in</strong>almente, fatta <strong>la</strong> scelta di entrare tra i Gesuiti, il suo giungere al noviziato di Massa. Si giunge, così, ai cenni re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> politica anticlericale e antigesuitica <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re dei Governi Cavour del Regno di Sardegna degli anni C<strong>in</strong>quanta, una politica di persecuzione vera contro <strong>la</strong> Chiesa (pag. 54) che, successivamente, andò approfondendosi con il Regno d’Italia durante gli Anni Sessanta allorché il M<strong>in</strong>istero M<strong>in</strong>ghetti fece man bassa di tutto il patrimonio ecclesiastico italiano, buttandolo poi stupidamente nelle capaci tasche del<strong>la</strong> borghesia, sua sostenitrice per altro, che non si fece ripetere l’<strong>in</strong>vito ad appropriarsi per quattro soldi di beni immensi. Nel frattempo, chiese, conventi e quant’altro vennero depredati di tutte le opere d’arte, buttate dal Governo sul mercato a prezzi stracciati: capo<strong>la</strong>vori assoluti andarono a perdersi nel<strong>la</strong> spazzatura e soltanto una picco<strong>la</strong> parte venne salvata dai musei europei e americani che si buttarono ad acquistare per pochi centesimi opere di <strong>in</strong>estimabile valore. Gli edifici vennero ridotti a caserme e a stalle dal<strong>la</strong> furia dei governanti, i così detti “padri del<strong>la</strong> patria!”, culturalmente ciechi, tutti rigorosamente iscritti al<strong>la</strong> Massoneria e tutti rigorosamente anticlericali, decisi a distruggere <strong>la</strong> Chiesa <strong>in</strong> Italia (l’episodio del così detto “Altare del<strong>la</strong> Patria” a Roma che per grandiosità ed altezza doveva mettere a tacere San Pietro è noto a tutti, con l’eccezione del<strong>la</strong> stragrande maggioranza degli <strong>in</strong>segnanti di storia delle nostre scuole; forse è meno noto il fatto che il marmo, il “bottic<strong>in</strong>o di Bre- scia”, di scadente qualità, ma pagato profumatamente dal contribuente, venne fatto giungere dalle cave del bresciano, di proprietà, oltre che collegio elettorale, del m<strong>in</strong>istro Zanardelli, potentissimo “33” del<strong>la</strong> Loggia romana!). Ma torniamo a don Lorenzo che ci racconta del<strong>la</strong> sua decisione di andare missionario <strong>in</strong> America (pag. 56) e, di conseguenza, di <strong>tutta</strong> <strong>la</strong> preparazione re<strong>la</strong>tiva che gli venne impartita nei Sem<strong>in</strong>ari e nei Collegi gesuiti di Verona e di Modena (pag. 58 e seguenti) e poi di Feldkirk <strong>in</strong> Voralberg (Austria), Fourviers (Francia) e di Monaco (il Pr<strong>in</strong>cipato), f<strong>in</strong>o al viaggio verso gli Stati Uniti. A questo punto, dopo avervi illustrato il libro, posso ancora aggiungere un’annotazione del tutto personale: il libro mi è stato donato gentilmente dal Presidente del<strong>la</strong> Comunità Montana, Antonio Oliveri: l’ho letto tutto d’un fiato e l’ho riletto successivamente, pensando subito al<strong>la</strong> necessità di farlo conoscere. Da un paio d’anni avevo <strong>in</strong> casa, tra i tanti, un saggio storico di un notevole saggista americano, il prof. Andrew Rolle, <strong>in</strong>tito<strong>la</strong>to “Gli emigrati vittoriosi. Gli italiani che nell’Ottocento fecero fortuna nel West americano” (Rizzoli 2003 - <strong>in</strong> verità il libro, del 1968, venne pubblicato per <strong>la</strong> prima volta <strong>in</strong> Italia nel 1972). Il saggio era lì, <strong>in</strong> libreria, non ancora letto, come altri, del resto. Una sera (io leggo di sera, non guardo le scempiagg<strong>in</strong>i del<strong>la</strong> TV) lo prendo e decido di leggerlo, f<strong>in</strong>almente. Al solito per <strong>la</strong> saggistica scorro prima l’Indice dei nomi (che è sempre significativo, perché offre immediatamente una panoramica su chi andremo ad <strong>in</strong>contrare nel<strong>la</strong> lettura) e gli occhi mi vanno dritti a pag. 370 su “Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o Lorenzo”, citato per le pag<strong>in</strong>e 176, 177, 183 e 329- 331! Corro <strong>in</strong> bibliografia ed ecco che a pag. 350 vedo vitata <strong>la</strong> grande opera del nostro gesuita, edita a Baltimora nel 1894: “Indiani e Bianchi nel Nordovest, ovvero una storia del Cattolicesimo nel Montana”. Le pag<strong>in</strong>e ove da A. Rolle è citato Pa<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o sono state le prime che ho letto, immediatamente <strong>in</strong>contrando <strong>la</strong> grande stima dello storico americano per il nostro padre gesuita, così come per gli altri moltissimi italiani (padri Gesuiti <strong>in</strong> testa) che benne hanno operato nel West, ove dimostrarono tutto il loro valore. A pag. 177 si legge: “Non c’è tribù <strong>in</strong>diana del Nord-ovest nel cui seno non abbia <strong>la</strong>vorato un gesuita italiano. Padre Grassi tra i Piedi Neri...padre Caruana tra gli Yakima, padre Guidi tra i Kettle, padre Morvillo fra i Nasi Forati, padre Imoda...padre Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o fra le Teste Piatte...”. A pag. 183: “Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o, Caruana e Grassi consumarono l’ultima parte del<strong>la</strong> loro vita <strong>in</strong>segnando nei Collegi di Santa C<strong>la</strong>ra e di San Francisco”. A pag. 330 si legge: “Si deve al reverendo Lawrence Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o, genovese, un’importante opera sul<strong>la</strong> storia e <strong>la</strong> cultura del West. Il suo già più volte citato libro “Indian and White <strong>in</strong> the Northwest: or a History of Catholicity <strong>in</strong> Montana”, apparso a Baltimore nel 1894, e ristampato parecchie volte, è <strong>la</strong> poderosa, acuta storia dell’<strong>in</strong>terazione di due correnti razziali. Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o fu anche <strong>in</strong>segnante di <strong>la</strong>t<strong>in</strong>o e di greco al St. Ignatius College di San Francisco e all’Università di Santa C<strong>la</strong>ra, nonché Rettore del<strong>la</strong> Gonzaga University”. Ho letto da capo a fondo il saggio di Rolle e vi assicuro che oltre che bello è <strong>in</strong>teressantissimo e distrugge <strong>tutta</strong> una serie di luoghi comuni, falsi, stanchi e impolverati che da sempre ci vengono veico<strong>la</strong>ti nei libri di storia, <strong>in</strong> specie nei pessimi manuali sco<strong>la</strong>stici che circo<strong>la</strong>no tra le mani (quando circo<strong>la</strong>no!) dei nostri studenti. E ciò, senza contare <strong>la</strong> vulgata che stancamente da sempre non va oltre agli emigrati rappresentati solo come una massa <strong>in</strong>forme di cafoni meridionali viventi negli slums del<strong>la</strong> costa orientale, i cui massimi esponenti paiono essere soltanto Al Capone e, quando va bene, Caruso! Paolo Bottero Padre Lorenzo Pal<strong>la</strong>d<strong>in</strong>o S. J.
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