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Scarica tutta la rivista in formato pdf - Accademia Urbense

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214<br />

Anch’io, che s<strong>in</strong>o all’ultimo<br />

avevo voluto far parte del<strong>la</strong> allegra<br />

brigata, sentivo ora <strong>tutta</strong> <strong>la</strong> spossatezza<br />

di quel<strong>la</strong> lunga giornata e abbastanza<br />

facilmente mi <strong>la</strong>sciavo<br />

conv<strong>in</strong>cere dal<strong>la</strong> nonna ad andare a<br />

dormire. Un altro <strong>la</strong>voro di primaria<br />

importanza era <strong>la</strong> vendemmia. Per<br />

tutto l’anno i contad<strong>in</strong>i <strong>la</strong>voravano<br />

sgobbando sodo <strong>in</strong> vista di quel<strong>la</strong><br />

settimana nel<strong>la</strong> quale avrebbero trovato<br />

il profitto e <strong>la</strong> ricompensa per le<br />

lunghe ore passate curvi sotto il sole<br />

cocente.<br />

Già da tempo erano state tirate<br />

fuori le botti e riempite d’acqua per<br />

farle gonfiare <strong>in</strong> modo da renderle<br />

completamente stagne, e non perdere<br />

neppure una goccia di v<strong>in</strong>o. Anche i<br />

cest<strong>in</strong>i e le ceste allora soltanto di vim<strong>in</strong>i<br />

costruiti durante le lunghe ore <strong>in</strong>vernali<br />

trascorse <strong>in</strong> veglie nelle stalle dell’uno o<br />

dell’altro vic<strong>in</strong>o raccontando storie <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite<br />

già udite mille volte erano ripuliti<br />

dalle ragnatele, <strong>la</strong>vati e spazzo<strong>la</strong>ti e messi<br />

<strong>in</strong> fi<strong>la</strong> ad asciugare.<br />

Il vecchio torchio spazzo<strong>la</strong>to a dovere<br />

con una grande spazzo<strong>la</strong> di ferro per togliere<br />

ogni traccia di muffa, faceva bel<strong>la</strong><br />

mostra di sé nel centro del<strong>la</strong> cant<strong>in</strong>a.<br />

C’era un’aria di attesa e di festa. I vitigni<br />

erano ricchi di grappoli succosi, l’estate<br />

era stata molto calda ed anche l’ultima<br />

pioggia delle due settimane precedenti<br />

aveva fatto gonfiare gli ac<strong>in</strong>i e per quell’anno<br />

<strong>la</strong> grand<strong>in</strong>e non si era vista. Era<br />

raro <strong>in</strong> verità che grand<strong>in</strong>asse dalle nostre<br />

parti.<br />

…picchia di più ad Alba…, diceva<br />

contento fregandosi le mani il Rafl<strong>in</strong>,<br />

…qua da noi ci ha paura e non si fa vedere...<br />

e quest’anno con tutto il sole che<br />

c’è stato, deve venire fuori un v<strong>in</strong>o da far<br />

resuscitare i morti... dal luccichio degli<br />

occhi si capiva facilmente che il v<strong>in</strong>o doveva<br />

piacergli e non poco.<br />

La moglie a volte lo guardava di traverso<br />

e sospirando diceva: se curasse<br />

tutto il resto come cura <strong>la</strong> cant<strong>in</strong>a!...<br />

Erano venuti alcuni parenti dei mezzadri<br />

da Genova per aiutarli, ed anche alcuni<br />

vic<strong>in</strong>i che consegnavano l’uva al<strong>la</strong><br />

cant<strong>in</strong>a sociale che <strong>la</strong> ritirava <strong>la</strong> settimana<br />

seguente erano venuti a dare una mano,<br />

certi di essere <strong>in</strong> seguito ricambiati.<br />

La vendemmia si faceva verso <strong>la</strong> metà<br />

o <strong>la</strong> f<strong>in</strong>e di settembre. La data non è mai<br />

stata precisa e variava di anno <strong>in</strong> anno<br />

perché dipendeva da molti fattori: se<br />

aveva fatto caldo a luglio, se c’erano stati<br />

acquazzoni seguiti da calde giornate di<br />

sole che avevano fatto maturare gli ac<strong>in</strong>i<br />

al punto giusto. Ma quando dopo varie e<br />

frettolose consultazioni fra mio padre e i<br />

manenti si decideva di “staccare l’uva”<br />

una strana frenesia sembrava essersi impossessata<br />

di tutti e non si vedeva l’ora<br />

di <strong>in</strong>iziare. Il taglio dell’uva era un <strong>la</strong>voro<br />

lento che si doveva fare senza eccessiva<br />

fretta, soprattutto quando l’uva era<br />

“frol<strong>la</strong>”, cioè troppo matura, per cui<br />

anche un leggero scossone bastava a far<br />

piovere ac<strong>in</strong>i ovunque. Un vecchio contad<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> questi casi ricordava di porre bene<br />

il cesto sotto il vitigno: “..su, su, fijie, che<br />

a Casc<strong>in</strong>ele us fo u ve<strong>in</strong> con i ascnele ! .<br />

“ (su, su, ragazze che a Cass<strong>in</strong>elle, paese<br />

vic<strong>in</strong>o, si fa il v<strong>in</strong>o con gli ac<strong>in</strong>i) . Le foglie<br />

che cadevano nel cesto dovevano essere<br />

tolte per non rendere amaro il v<strong>in</strong>o.<br />

Era quasi un rituale prendere quei bei<br />

grappoli colmi, alzare <strong>la</strong> mano e portarli<br />

al<strong>la</strong> bocca, assaggiare alcuni ac<strong>in</strong>i i più<br />

grossi e maturi, quasi come un’offerta<br />

votiva a qualche div<strong>in</strong>ità pagana. Il<br />

tempo a volte faceva le bizze, e non si poteva<br />

fidarsi troppo: una splendida matt<strong>in</strong>ata<br />

poteva tramutarsi a sera <strong>in</strong> una<br />

giornata di nuvo<strong>la</strong>glia nera, apportatrice<br />

di sicura pioggia, per cui si era sempre<br />

Le immag<strong>in</strong>i a corredo riproducono<br />

alcuni attimi del<strong>la</strong> vendemmia<br />

nei d<strong>in</strong>torni di Cremol<strong>in</strong>o.<br />

spronati a non perdere tempo, perché<br />

<strong>la</strong> pioggia fa marcire i grappoli ed <strong>in</strong><br />

poche ore <strong>in</strong>teri mesi di dura fatica<br />

potevano essere vanificati. Inf<strong>in</strong>e con<br />

<strong>la</strong> pioggia i cesti pesavano il doppio<br />

e il camm<strong>in</strong>o sul<strong>la</strong> coll<strong>in</strong>a risultava<br />

oltremodo disagevole con <strong>la</strong> fanghiglia<br />

che si attaccava alle scarpe e rendeva<br />

scivolosi i sentieri. Ma se c’era<br />

il sereno, allora <strong>tutta</strong> <strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta risuonava<br />

di un allegro vociare: ci si chiamava<br />

da un fi<strong>la</strong>re all’altro, i canti si<br />

mesco<strong>la</strong>vano alle risate, si <strong>in</strong>dugiava<br />

volentieri al<strong>la</strong> bur<strong>la</strong>, soprattutto se<br />

qualche giovane e procace contad<strong>in</strong>el<strong>la</strong><br />

con mosse studiate riusciva a<br />

far r<strong>in</strong>galluzzire i ragazzetti venuti ad<br />

aiutare. Era un’occasione per r<strong>in</strong>saldare<br />

vecchie amicizie, farne di<br />

nuove, scambiarsi sguardi promettenti ed<br />

allusivi: stuzzicate da certe frasi <strong>la</strong>sciate<br />

<strong>in</strong> sospeso e da occhiate ancora più eloquenti,<br />

alcune ragazze si fermavano a<br />

parlottare tra di loro dandosi gomitate e<br />

schiamazzando allegre. Bastava <strong>in</strong>fatti un<br />

nonnul<strong>la</strong> per suscitare matte risate e <strong>la</strong> disapprovazione<br />

di qualche anziano si faceva<br />

presto sentire: ...ehi, donne,<br />

sbrigatevi che è presto notte, e fate andare<br />

le mani e non solo <strong>la</strong> l<strong>in</strong>gua!.. ed allora<br />

quasi vergognose per essere sorprese<br />

e temendo che qualcuno <strong>in</strong>tuisse i loro segreti<br />

pensieri, le donne si affrettavano a<br />

tagliare i grappoli e a riporli nelle ceste<br />

presto colme. Poi per vuotarle e per cont<strong>in</strong>uare<br />

il loro <strong>la</strong>voro ur<strong>la</strong>vano a squarciago<strong>la</strong>:<br />

cavagno, cavagno.. ed i ragazzetti<br />

di turno correvano da una parte all’altra,<br />

trafe<strong>la</strong>ti, con <strong>in</strong> mano un cest<strong>in</strong>o vuoto<br />

per sostituirlo con uno pieno che a sua<br />

volta veniva vuotato <strong>in</strong> grosse cestelle le<br />

corbe poste ai limiti del fi<strong>la</strong>re; quando un<br />

bel numero di queste erano colme, i più<br />

forti tra i vendemmiatori se le caricavano<br />

sulle spalle per andare a vuotarle nel<strong>la</strong> bigoncia<br />

che stazionava a metà coll<strong>in</strong>a.<br />

I vendemmiatori erano impazienti ed<br />

i ragazzi correvano trafe<strong>la</strong>ti da una<br />

parte all’altra, ansimando per il sole e <strong>la</strong><br />

fatica ed imprecavano perché non veniva<br />

dato loro il tempo di arrivare: ...mica ci<br />

abbiamo le ali …gnocche, ridete e scherzate,<br />

ma vorrei vedere voi al posto nostro<br />

...correre sempre avanti ed <strong>in</strong>dietro...

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