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186<br />

conta l’accaduto. E’ facile immag<strong>in</strong>are<br />

con quale velocità <strong>la</strong> notizia si diffonde<br />

di casa <strong>in</strong> casa, di paese <strong>in</strong> paese. Fedeli<br />

e curiosi accorrono da tutte le parti sul<br />

luogo del “miracolo”.<br />

Per proteggere dalle <strong>in</strong>temperie il<br />

quadro straord<strong>in</strong>ario, dapprima viene costruita<br />

un’edico<strong>la</strong>, successivamente <strong>la</strong><br />

chiesa.<br />

Questa è <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi <strong>la</strong> leggenda pervenutaci<br />

per tradizione orale dalle generazioni<br />

passate, arricchita nel tempo da<br />

partico<strong>la</strong>ri, via, via aggiunti che ritengo<br />

non sia qui il caso di richiamare 7 .<br />

La Chiesa<br />

La c<strong>in</strong>quecentesca chiesa dell’Uval<strong>la</strong>re,<br />

a pianta rettango<strong>la</strong>re, ad una so<strong>la</strong> navata,<br />

fu costruita e ampliata <strong>in</strong> tempi<br />

diversi.<br />

Intorno al<strong>la</strong> data probabile del<strong>la</strong> sua<br />

erezione abbiamo già detto nel capitolo<br />

“Le orig<strong>in</strong>i”.<br />

Solo dall’anno 1700, cioè da quando<br />

com<strong>in</strong>cia il primo Libro dei conti, possiamo<br />

ripercorrere tutte le fasi di modifica<br />

e di ampliamento del santuario.<br />

Infatti <strong>la</strong> cronistoria dei <strong>la</strong>vori eseguiti<br />

successivamente a tale data, ci permette<br />

di conoscere, sia pure con una certa approssimazione,<br />

qual era <strong>la</strong> struttura del<br />

santuario all’<strong>in</strong>izio del sec. XVIII.<br />

Nell’anno 1700 leggiamo: acquisto di<br />

mattoni e gesso per <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong><br />

volta del<strong>la</strong> chiesa il che vuol dire che<br />

prima di tale data <strong>la</strong> chiesa aveva il tetto<br />

a vista. L’anno successivo (1701) troviamo<br />

scritto: “Stabilita detta volta e<br />

fatto il cornicione”; sempre nel suddetto<br />

anno vengono comprate tre vetriate [di<br />

ferro] verso <strong>la</strong> strada”; si tratta delle tre<br />

vetrate (due a fianco del portale<br />

d’<strong>in</strong>gresso e una nel<strong>la</strong> parte alta del<strong>la</strong> facciata).<br />

Nel 1705 avviene <strong>la</strong> costruzione del<br />

coro e <strong>la</strong> commissione al Monevi del<strong>la</strong><br />

te<strong>la</strong> di San Mart<strong>in</strong>o di cui parleremo più<br />

avanti, nel capitolo “Gli affreschi perduti”.<br />

L’ampliamento del presbiterio era<br />

motivato dal<strong>la</strong> necessità di creare uno<br />

spazio per accogliere i confratelli del<strong>la</strong><br />

SS. Annunziata che, nei giorni delle feste<br />

del<strong>la</strong> Madonna, arrivavano processionalmente<br />

al santuario ed occupavano gran<br />

parte del<strong>la</strong> navata del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> chiesa.<br />

E’ del 1707 <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> “sca -<br />

l<strong>in</strong>ata e piedistallo dell’altare” <strong>in</strong> pietra.<br />

Nel 1736 avviene <strong>la</strong> “ Provvista pietra<br />

rotonda idonea per il pozzo” che si trovava<br />

ancora all’esterno, a fianco del<strong>la</strong><br />

chiesa.<br />

Nel 1746 viene “fatta <strong>la</strong> greppia nello<br />

stall<strong>in</strong>o” (recentemente demolito).<br />

Nel 1754 viene “fatto il <strong>la</strong>strico” <strong>in</strong>torno<br />

al<strong>la</strong> chiesa, mentre, dieci anni dopo,<br />

avviene il “Fabbricamelo del<strong>la</strong> nuova sagrestia<br />

“.<br />

Nel 1791 vengono “pagati al pittore<br />

per <strong>la</strong> pittura del SS. Nome sopra”<br />

l’immag<strong>in</strong>e antica.<br />

Sempre nel 1791 viene commissionata<br />

al<strong>la</strong> “Fonderia Gioanni Bertoldo<br />

del<strong>la</strong> città di Asti” <strong>la</strong> fusione e il rifacimento<br />

del<strong>la</strong> “terza campana” prescrivendo<br />

nel contratto che fosse “concertata<br />

con le altre due maggiori”, con l’obbligo<br />

per il fonditore “di dare tale terza campana<br />

sana e suonora sovra d’esso campanile<br />

ad opera e così si mantenga tale e<br />

buona pendenti due anni dal giorno che<br />

sarà posta <strong>in</strong> opera “.<br />

L’amm<strong>in</strong>istrazione dell’Uval<strong>la</strong>re si<br />

obbliga a pagare al Bertoldo <strong>la</strong> somma di<br />

Lire 20, soldi 50 e denari 5 “per provvista<br />

del metallo necessario e per <strong>la</strong> reffondi<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> campana”. Nove anni dopo,<br />

nel 1802, troviamo ancora <strong>la</strong> “Formazione<br />

del<strong>la</strong> campana “ nuova.<br />

L’anno successivo, il 1803, è <strong>la</strong> volta<br />

del “Pulpito nuovo costruito da Mastro<br />

Giacomo Mariscotti (giornate da lui consumate<br />

per formare il pulpito 3+5”). Nel<br />

1807 vengono comprati 3800 mattoni per<br />

<strong>la</strong> “fabbricazione del campanile”. Va<br />

però tenuto presente che <strong>la</strong> chiesa era già,<br />

ovviamente, dotata di campanile probabilmente<br />

di più modeste dimensioni dell’attuale,<br />

ma dotato, come abbiam visto,<br />

di un concerto di tre campane. Due note<br />

che <strong>in</strong> qualche modo si contraddicono<br />

sono contenute nel Libro dei conti. La<br />

prima ci dice: “Li sette di giugno [del<br />

1807] s’è dato pr<strong>in</strong>cipio al<strong>la</strong> fabbrica del<br />

campanile e si è term<strong>in</strong>ato 12 di agosto<br />

essendosi sospeso per venti più giorni<br />

per mancanza di calc<strong>in</strong>a”. Un’altra annotazione<br />

del 1873 (ben 66 anni dopo) <strong>in</strong><br />

contrasto con <strong>la</strong> precedente recita: “Per<br />

le presenti ca<strong>la</strong>mità (?) sospesa <strong>la</strong> fab-<br />

brica del campanile “.<br />

Nell’anno successivo (1808) si provvede<br />

al<strong>la</strong> “Fabbricazione del portico al<strong>la</strong><br />

facciata del<strong>la</strong> chiesa”. Si tratta di una costruzione<br />

alquanto orig<strong>in</strong>ale che ricopriva<br />

<strong>in</strong>teramente <strong>la</strong> sede stradale dell’allora<br />

comunale Orsara-Trisobbio.<br />

Nel 1878 (70 anni dopo <strong>la</strong> sua costruzione)<br />

il porticato verrà abbattuto; sarà<br />

costruito l’attuale molto più stretto e <strong>la</strong><br />

strada verrà allontanata dal nuovo pronao<br />

di circa due metri.<br />

Nel 1855 avviene il “com<strong>in</strong>ciamento<br />

dell’aggiunta nuovo fabbricato” cioè<br />

l’ampliamento del romitorio.<br />

Risalgono al 1881 gli ultimi importanti<br />

<strong>la</strong>vori edilizi al santuario con il rifacimento<br />

del<strong>la</strong> facciata secondo le forme<br />

disegnate dall’architetto Giuseppe Ferrari<br />

d’Orsara<br />

La statua<br />

Collocata nel<strong>la</strong> parte alta del coro fu<br />

donata al santuario nel primo decennio<br />

del ‘900 dal<strong>la</strong> famiglia Morbelli-Fa r<strong>in</strong>etti<br />

che si assunse anche l’onere del suo restauro,<br />

eseguito a Tor<strong>in</strong>o nel 1911. Questa<br />

notizia non si trova negli scritti sul<br />

santuario, ma è tratta dal<strong>la</strong> memoria dagli<br />

Orsaresi più anziani. Gli unici riferimenti<br />

contenuti nel Libro dei conti si riferiscono<br />

al<strong>la</strong> spese di spedizione, del<strong>la</strong> scultura<br />

dal<strong>la</strong> stazione ferroviaria di Strevi a<br />

quel<strong>la</strong> di Tor<strong>in</strong>o e viceversa (anno 1911).<br />

La statua, dopo il restauro, tornò all’Uval<strong>la</strong>re,<br />

arricchita di una raggiera di<br />

legno dorato, poi, corrosa dai tarli nei decenni<br />

successivi (alcuni frammenti sono<br />

stati r<strong>in</strong>tracciati tra i calc<strong>in</strong>acci dell’antica<br />

sacrestia). Nel “Libro dei conti”, non<br />

è notata alcuna altra spesa sopportata dall’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

del<strong>la</strong> chiesa re<strong>la</strong>tiva<br />

sia al restauro del<strong>la</strong> statua che al<strong>la</strong> fornitura<br />

del<strong>la</strong> raggiera. Ciò conferma<br />

l’assunzione di tali oneri da parte del<strong>la</strong><br />

famiglia donatrice.<br />

Nel<strong>la</strong> cartol<strong>in</strong>a, stampata nel 1929<br />

dal<strong>la</strong> Libreria Righetti <strong>la</strong> raggiera è chiaramente<br />

visibile.<br />

La piaga degli esposti<br />

Sotto il pronao, ai piedi del portale di<br />

accesso al santuario, furono per secoli ritrovati<br />

neonati abbandonati. Alcuni erano<br />

certamente i “figli del<strong>la</strong> colpa”: così ve-

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