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140<br />

L’Acqui del<strong>la</strong> prima metà del Quattrocento negli atti di<br />

Pietro di Bongiovanni pubblicati da Pao<strong>la</strong> Piana Toniolo<br />

di Romeo Pavoni<br />

L’Archivio Vescovile di Acqui ha<br />

conservato molto materiale riguar dante il<br />

Monferrato medievale, <strong>la</strong> maggior parte<br />

del quale è stato pubblicato. Ora Pao<strong>la</strong><br />

Piana Toniolo, allieva di Geo Pistar<strong>in</strong>o,<br />

ha fornito l’edizione degli atti del notaio<br />

Pietro di Bongiovanni, contenuti <strong>in</strong> un<br />

cartu<strong>la</strong>re di quell’Archivio, colmando<br />

così una grave <strong>la</strong>cuna non soltanto perché<br />

questa fonte, sebbene fosse nota e<br />

utilizzata da vari studiosi (Giovan Battista<br />

Moriondo, il pioniere del<strong>la</strong> storiografia<br />

acquese e monferr<strong>in</strong>a 1 , Guido Biorci 2 ,<br />

Alessandra Risso 3 e Gian Luigi Rapetti 4 ),<br />

era rimasta <strong>in</strong>edita, ma anche e soprattutto<br />

perché il suo contenuto <strong>la</strong> dist<strong>in</strong>gue<br />

dalle altre fonti documentarie acquesi. Infatti,<br />

come è ovvio, l’Archivio Vescovile<br />

conserva generalmente materiale di orig<strong>in</strong>e<br />

ecclesiastica: Il Cartu<strong>la</strong>re Alberto 5 è<br />

un Liber lurium del Capitolo di Acqui, redatto<br />

tra il 19 giugno 1262 e il 24 novembre<br />

1296; Il cartu<strong>la</strong>re del vescovo di<br />

Acqui Guido dei marchesi d’Incisa 6<br />

copre il sesto e il settimo decennio del<br />

XIV secolo; gli Atti rogati da Bartolomeo<br />

Carlevarius 7 , notaio pubblico e cancelliere<br />

del<strong>la</strong> Curia Vescovile, vanno dal 27<br />

gennaio 1433 al 17 agosto 1452 e riguardano<br />

soprattutto sentenze e atti preparatori,<br />

conferimento delle prime tonsure e<br />

degli Ord<strong>in</strong>i Sacri, autorizzazioni al<strong>la</strong> ricezione<br />

dei medesimi, concessioni di<br />

chiese e benefici, r<strong>in</strong>unce ai medesimi e<br />

fondazioni di chiese, nonché documentazione<br />

re<strong>la</strong>tiva al governo spirituale del<strong>la</strong><br />

Diocesi di Alessandria, vacante per sospensione<br />

del tito<strong>la</strong>re dal 1425 al 1441 e<br />

durante l’assenza del medesimo, Marco<br />

Mar<strong>in</strong>oni, s<strong>in</strong>o al 1444. Anche Le carte<br />

medievali del<strong>la</strong> Chiesa d’Acqui 8 , sebbene<br />

non tutte prodotte da istituti eccle siastici,<br />

hanno <strong>tutta</strong>via att<strong>in</strong>enza più o meno diretta<br />

con l’attività e gli <strong>in</strong>teressi del<strong>la</strong><br />

Chiesa. Invece <strong>la</strong> documentazione del<br />

cartu<strong>la</strong>re di Pietro di Bongiovanni riguarda<br />

soprattutto <strong>la</strong> società <strong>la</strong>ica acquese,<br />

<strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re il suo ceto dirigente,<br />

illustrato nell’attività economica, nelle<br />

strutture familiari e nelle sue re<strong>la</strong>zioni.<br />

Pertanto è diversa anche dai Convocati,<br />

conservati nel Comune di Acqui, i quali<br />

coprono con soluzioni di cont<strong>in</strong>uità il periodo<br />

dal 26 luglio 1432 al 29 dicembre<br />

1496 e contengono le delibere, di carattere<br />

amm<strong>in</strong>istrativo, del Consiglio Comunale<br />

di Acqui; fonte ampiamente<br />

utilizzata dal Rapetti per descrivere <strong>la</strong> società<br />

acquese nel XV secolo.<br />

Pochissime sono le <strong>in</strong>formazioni sul<br />

notaio Pietro di Bongiovanni: apparteneva<br />

a una famiglia acquese di tal nome<br />

ed era sposato; con i suoi parenti <strong>in</strong>serito<br />

nel ceto dirigente cittad<strong>in</strong>o 9 , ricoprì <strong>la</strong> carica<br />

di nuncius, scriba et officialis del Comune<br />

di Acqui, <strong>la</strong>sciando di questo suo<br />

ufficio alcuni atti 10 , trascritti per errore<br />

nel cartu<strong>la</strong>re pubblicato dal<strong>la</strong> Piana Toniolo.<br />

Infatti questo cartu<strong>la</strong>re contiene<br />

275 atti, generalmente privati, rogati dal<br />

30 agosto 1402 al 25 novembre 1427,<br />

con ampie soluzioni di cont<strong>in</strong>uità, e riguardanti<br />

fondi ed edifici, per <strong>la</strong> maggior<br />

parte oggetto di compravendite, e, <strong>in</strong><br />

molto m<strong>in</strong>or numero, di costituzioni dotali<br />

e di testamenti, ancor meno di locazioni,<br />

di enfiteusi e di donazioni,<br />

cosicché con qualche fondamento<br />

l’editrice suppone che un altro cartu<strong>la</strong>re,<br />

perduto, fosse riservato agli atti privati di<br />

diversa natura giuridica, come le procure,<br />

i mutui, le obbligazioni e le compravendite<br />

di beni mobili 11 , e che quello superstite,<br />

aggiornando <strong>la</strong> proprietà im mo -<br />

biliare, fosse dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong> funzione dell’accertamento<br />

catastale. Il cartu<strong>la</strong>re si sarebbe<br />

conservato perché, riguardando<br />

<strong>in</strong>direttamente atti che <strong>in</strong>teressavano <strong>la</strong><br />

pubblica amm<strong>in</strong>istrazione, secondo gli<br />

Statuti doveva essere custodito presso <strong>la</strong><br />

Chiesa Maggiore.<br />

Il cartu<strong>la</strong>re, sebbene non contenga atti<br />

di natura politica tranne <strong>la</strong> restituzione al<br />

figlio Bartolomeo dei beni confiscati al<br />

padre Paol<strong>in</strong>o del<strong>la</strong> Porta, pr<strong>in</strong>cipali cittad<strong>in</strong>i<br />

di Acqui, <strong>tutta</strong>via riflette il momento,<br />

nel complesso felice, ma breve, del<strong>la</strong> sicurezza<br />

sotto il governo dei marchesi<br />

Teodoro II e Gian Giacomo Paleologhi e<br />

del<strong>la</strong> r<strong>in</strong>ata vitalità economica dopo decenni<br />

di pestilenze e guerre. Ne sono testimonianza<br />

le numerose compravendite<br />

di case e di fondi agricoli, alcune delle<br />

quali si rive<strong>la</strong>no <strong>in</strong> realtà ipoteche dissimu<strong>la</strong>te<br />

per <strong>la</strong> concessione di mutui.<br />

Gli atti del notaio Pietro di Bongiovanni<br />

attestano una sostanziale cont<strong>in</strong>uità<br />

del ceto dirigente acquese perché i maggiori<br />

proprietari immobiliari e fondiari<br />

appartenevano alle famiglie che reggevano<br />

il governo del Comune nel XIII secolo<br />

12 . Alcuni potrebbero essere decaduti,<br />

ma questo accertamento richiede una ricerca<br />

specifica 13 . Infatti <strong>la</strong> loro scarsa importanza<br />

economica potrebbe talvolta<br />

essere apparente, essendo attribuibile al<strong>la</strong><br />

perdita dei cartu<strong>la</strong>ri di altri notai 14 . Comunque<br />

il nucleo orig<strong>in</strong>ario era stato <strong>in</strong>tegrato<br />

dall’ascesa di hom<strong>in</strong>es novi 15 ,<br />

alcuni dei quali, però, al<strong>la</strong> luce di ulteriori<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, potrebbero risultare l<strong>in</strong>ee di antiche<br />

famiglie aristocratiche contraddist<strong>in</strong>te<br />

da un pro prio nome. Altri erano<br />

immigrati, alcuni dei quali ottennero <strong>la</strong><br />

cittad<strong>in</strong>anza 16 . Le loro proprietà era no talvolta<br />

aumentate dalle concessioni ad<br />

afìctum, come le case e le terre del<strong>la</strong><br />

chiesa acquese di Santa Margherita, affittate<br />

per nove anni a Giacomo Sismondo<br />

di Ponti al canone annuo di 26 fior<strong>in</strong>i. Invece<br />

era probabilmente un mutuo dissimu<strong>la</strong>to<br />

da una locazione l’afictum di case<br />

concesso per otto anni e per otto fior<strong>in</strong>i<br />

annui, a Antonio Badalus di Acqui, detto<br />

Bertone, da Baucem<strong>in</strong>a, vedova di Pagano<br />

Ble si, e dal<strong>la</strong> loro figlia Manetta,<br />

vedova di Bartolomeo Ricius, tutrici di<br />

Giacom<strong>in</strong>o, rispettivamente abiatico e figlio.<br />

L’identificazione del ceto dirigente<br />

acquese, ricavata dalle compravendite e<br />

dalle locazioni, trova conferma nelle<br />

doti 17 e nei testamenti, sebbene questi ultimi<br />

non specifich<strong>in</strong>o il valore dell’eredità,<br />

ma <strong>la</strong> consistenza dei legati 18 . Utili<br />

risultano le notizie ivi contenute sulle re<strong>la</strong>zioni<br />

familiari 19 .<br />

I fondi, l’estensione di quali è misurata<br />

<strong>in</strong> staia, di 28 tavole se ubicati nel<br />

territorio propriamente di Acqui, di 12 se<br />

di altri luoghi, erano coltivati a cereali e<br />

a vigna o adibiti a prato. Il prodotto era<br />

certamente dest<strong>in</strong>ato al consumo dei proprietari<br />

e degli agricoltori, ma una parte

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