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Leggi - I Cistercensi

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~ 93-<br />

Senza il permesso del Superiore, non si poteva aprire alcun libro,<br />

fosse esso di uso personale o appartenente alla biblioteca comune. Interessante<br />

quanto vi si legge nel capitolo relativo a] cellerario: «Non oserà<br />

di scrivere alcuna lettera se non previa autorizzazione del Superiore<br />

e, scrittala, la rimetterà al Rev.do Padre che provvederà a sigillarla.<br />

Non ardirà aprirne alcuna di quelle che gli saranno indirizzate, ma,<br />

ricevutala, la porterà al Superiore perché ne faccia lui stesso la lettura o<br />

eventualmente gli consenta di prenderne direttamente visione del contenuto<br />

così come meglio sembrerà al Superiore ». Non si creda che P.<br />

Agostino fosse un maestro che governava i suoi religiosi «virga ferrea »:<br />

loro stessi si erano imposto volontariamente un tale règime di vita e di<br />

usanze.<br />

Nel capitolo riguardante il dormitorio si legge: « Osserviamo, tra parentesi,<br />

quanto sia destituita di fondamento l'opinione di coloro che ci<br />

rimproverano di sottoporci ad un'austerità di vita superiore a quella che<br />

ci viene prescritta dalla Regola: gli è che sentiamo il dovere di compensare<br />

con una volontaria, anche se dura, disciplina, tutto ciò che non<br />

osserviamo, senza dire che tale compensazione ci torna così leggera e<br />

sopportabile ».<br />

«La radice profonda dell'austera vita della Val-Sainte sta in un ardente<br />

desiderio di riparazione non solo per riguardo alle infedeltà alla<br />

Regola, ma soprattutto per impetrare da Dio misericordia per le impietà<br />

e per gli innumerevoli delitti che venivano perpetrati nella Francia rivoluzionaria.<br />

Nel contempo si trattava di una sfida lanciata « contro gli<br />

empi e crudeli tiranni della nostra Patria ... che, nonostante tutta la loro<br />

rabbia, tutta la loro maliziosa furberÌa ed i loro infernali stratagemmi,<br />

non sono riusciti a strappare dai nostri cuori l'attaccamento al nostro<br />

stato religioso, né, per grazia di Dio, a sottrarci i mezzi per osservarne<br />

gli obblighi e le regole ». (cap. XVII).<br />

Tale stato d'animo - in se stesso così nobile perché finalizzato a<br />

restituire a Dio quella gloria che l'empietà gli negava - spiega non<br />

solo le opere di mortificazione ma anche la molteplicità delle pratiche<br />

devozionali che questi religiosi aggiunsero alla Regola ed agli Usi cistercensi.<br />

Queste pratiche di devozione ebbero un riflesso sulla Liturgia, e<br />

fra i rimproveri che si sarebbero mossi più tardi a P. Agostino uno dei<br />

cambiamenti nelle Liturgìe stesse. L'autore degli «Annales d'Aiguebelle»<br />

sembra voler giustificare queste modifiche liturgiche « in quanto costituiscono<br />

un tentativo di ritorno agli antichi Usi di Citeaux ». In effetti

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