Leggi - I Cistercensi
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Senza il permesso del Superiore, non si poteva aprire alcun libro,<br />
fosse esso di uso personale o appartenente alla biblioteca comune. Interessante<br />
quanto vi si legge nel capitolo relativo a] cellerario: «Non oserà<br />
di scrivere alcuna lettera se non previa autorizzazione del Superiore<br />
e, scrittala, la rimetterà al Rev.do Padre che provvederà a sigillarla.<br />
Non ardirà aprirne alcuna di quelle che gli saranno indirizzate, ma,<br />
ricevutala, la porterà al Superiore perché ne faccia lui stesso la lettura o<br />
eventualmente gli consenta di prenderne direttamente visione del contenuto<br />
così come meglio sembrerà al Superiore ». Non si creda che P.<br />
Agostino fosse un maestro che governava i suoi religiosi «virga ferrea »:<br />
loro stessi si erano imposto volontariamente un tale règime di vita e di<br />
usanze.<br />
Nel capitolo riguardante il dormitorio si legge: « Osserviamo, tra parentesi,<br />
quanto sia destituita di fondamento l'opinione di coloro che ci<br />
rimproverano di sottoporci ad un'austerità di vita superiore a quella che<br />
ci viene prescritta dalla Regola: gli è che sentiamo il dovere di compensare<br />
con una volontaria, anche se dura, disciplina, tutto ciò che non<br />
osserviamo, senza dire che tale compensazione ci torna così leggera e<br />
sopportabile ».<br />
«La radice profonda dell'austera vita della Val-Sainte sta in un ardente<br />
desiderio di riparazione non solo per riguardo alle infedeltà alla<br />
Regola, ma soprattutto per impetrare da Dio misericordia per le impietà<br />
e per gli innumerevoli delitti che venivano perpetrati nella Francia rivoluzionaria.<br />
Nel contempo si trattava di una sfida lanciata « contro gli<br />
empi e crudeli tiranni della nostra Patria ... che, nonostante tutta la loro<br />
rabbia, tutta la loro maliziosa furberÌa ed i loro infernali stratagemmi,<br />
non sono riusciti a strappare dai nostri cuori l'attaccamento al nostro<br />
stato religioso, né, per grazia di Dio, a sottrarci i mezzi per osservarne<br />
gli obblighi e le regole ». (cap. XVII).<br />
Tale stato d'animo - in se stesso così nobile perché finalizzato a<br />
restituire a Dio quella gloria che l'empietà gli negava - spiega non<br />
solo le opere di mortificazione ma anche la molteplicità delle pratiche<br />
devozionali che questi religiosi aggiunsero alla Regola ed agli Usi cistercensi.<br />
Queste pratiche di devozione ebbero un riflesso sulla Liturgia, e<br />
fra i rimproveri che si sarebbero mossi più tardi a P. Agostino uno dei<br />
cambiamenti nelle Liturgìe stesse. L'autore degli «Annales d'Aiguebelle»<br />
sembra voler giustificare queste modifiche liturgiche « in quanto costituiscono<br />
un tentativo di ritorno agli antichi Usi di Citeaux ». In effetti