Leggi - I Cistercensi
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92 - di seguire in modo imperfetto, presero la generosa determinazione di volerla praticare in maniera più perfetta, ed all'unisono fecero istanza al loro Supriore di volerli affiancare in tale proposito» (« Histoire abregée », p.46). Si prese dunque la decisione di rivedere capitolo per capitolo la Regola stessa al fine di stabilire il comune accordo ciò che nelle attuali circostanze poteva tradursi in atto sia nella lettera che nello spirito. Si era quindi in vista di un rifacimento generale delle osservanze cistercensi. I Capitoli speciali previsti a tale intento ebbero inizio il 19 luglio dopo la Messa solenne dello Spirito Santo. Nel corso di essi, la Regola fu compulsata in ogni suo capitolo, discussa punto per punto, ed il risultato delle osservazioni emerse fu annotato dettagliatamente. E' proprio da tali discussioni e confronti che ebbero origine i cosidetti «Réglements de la Maison-Dieu », editi a Friburgo nel 1794. Il sotto-titolo precisava: «Regolamenti derivati da quanto vi ha di più esplicito nella Regola di S. Benedetto, di più puro negli «Usi» e « Costituzioni» di Citeaux, di più venerabile nel «Rituale» dell'Ordine ed infine di più approfondito nelle loro deliberazioni ». Queste quattro caratteristiche contribuirono a fare di questi «Règlements» uno dei codici monastici più minuziosi che siano mai stati composti. In essi tutto è pesato, computato, misurato, perfino lo spessore delle suole delle calzature e l'ampiezza dei fazzoletti non meno che delle salviette da tavola, anche se, di fatto, non si faceva uso di tovaglioli. Le vesti, compresi gli indumenti che si usavano sotto la tonaca, venivano confezionate in tre diverse taglie le cui misure erano stabilite con assoluta precisione. In particolare, ciascun religioso non poteva disporre che di un coltel1o, d'un fazzoletto, d'un cappello e di un piccolo crocifisso; come libri tenevano il Nuovo Testamento, la S. Regola, l'imitazione di Cristo ed inoltre uno o due altri libri di pietà. Per di più tali oggetti ogni anno venivano scambiati per evitare che i monaci vi si affezionassero. C'è da dire che in questi «Règlements» abbondano anche dei particolari addirittura puerili. Ad esempio quelli che riguardano i «vasi da notte» oppure i guanciali «che potranno essere di minor spessore per coloro che preferiscono dormire con la testa non troppo elevata »; cosÌ pure vi si stabilisce che «le fenestre si dovranno chiudere in caso di temporale ». I vari permessi erano talmente tassativi per qualsiasi cosa che nessuno, ad esempio, avrebbe osato di chiudere una fenestra durante un temporale nel caso che ciò non fosse previsto dai «Regolamenti »,
~ 93- Senza il permesso del Superiore, non si poteva aprire alcun libro, fosse esso di uso personale o appartenente alla biblioteca comune. Interessante quanto vi si legge nel capitolo relativo a] cellerario: «Non oserà di scrivere alcuna lettera se non previa autorizzazione del Superiore e, scrittala, la rimetterà al Rev.do Padre che provvederà a sigillarla. Non ardirà aprirne alcuna di quelle che gli saranno indirizzate, ma, ricevutala, la porterà al Superiore perché ne faccia lui stesso la lettura o eventualmente gli consenta di prenderne direttamente visione del contenuto così come meglio sembrerà al Superiore ». Non si creda che P. Agostino fosse un maestro che governava i suoi religiosi «virga ferrea »: loro stessi si erano imposto volontariamente un tale règime di vita e di usanze. Nel capitolo riguardante il dormitorio si legge: « Osserviamo, tra parentesi, quanto sia destituita di fondamento l'opinione di coloro che ci rimproverano di sottoporci ad un'austerità di vita superiore a quella che ci viene prescritta dalla Regola: gli è che sentiamo il dovere di compensare con una volontaria, anche se dura, disciplina, tutto ciò che non osserviamo, senza dire che tale compensazione ci torna così leggera e sopportabile ». «La radice profonda dell'austera vita della Val-Sainte sta in un ardente desiderio di riparazione non solo per riguardo alle infedeltà alla Regola, ma soprattutto per impetrare da Dio misericordia per le impietà e per gli innumerevoli delitti che venivano perpetrati nella Francia rivoluzionaria. Nel contempo si trattava di una sfida lanciata « contro gli empi e crudeli tiranni della nostra Patria ... che, nonostante tutta la loro rabbia, tutta la loro maliziosa furberÌa ed i loro infernali stratagemmi, non sono riusciti a strappare dai nostri cuori l'attaccamento al nostro stato religioso, né, per grazia di Dio, a sottrarci i mezzi per osservarne gli obblighi e le regole ». (cap. XVII). Tale stato d'animo - in se stesso così nobile perché finalizzato a restituire a Dio quella gloria che l'empietà gli negava - spiega non solo le opere di mortificazione ma anche la molteplicità delle pratiche devozionali che questi religiosi aggiunsero alla Regola ed agli Usi cistercensi. Queste pratiche di devozione ebbero un riflesso sulla Liturgia, e fra i rimproveri che si sarebbero mossi più tardi a P. Agostino uno dei cambiamenti nelle Liturgìe stesse. L'autore degli «Annales d'Aiguebelle» sembra voler giustificare queste modifiche liturgiche « in quanto costituiscono un tentativo di ritorno agli antichi Usi di Citeaux ». In effetti
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I Capitoli speciali previsti a tale intento ebbero inizio il 19 luglio dopo<br />
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de la Maison-Dieu », editi a Friburgo nel 1794.<br />
Il sotto-titolo precisava: «Regolamenti derivati da quanto vi ha di<br />
più esplicito nella Regola di S. Benedetto, di più puro negli «Usi» e<br />
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e l'ampiezza dei fazzoletti non meno che delle salviette da tavola,<br />
anche se, di fatto, non si faceva uso di tovaglioli. Le vesti, compresi gli<br />
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In particolare, ciascun religioso non poteva disporre che di un coltel1o,<br />
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tenevano il Nuovo Testamento, la S. Regola, l'imitazione di Cristo ed<br />
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Ad esempio quelli che riguardano i «vasi da notte» oppure i guanciali<br />
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«le fenestre si dovranno chiudere in caso di temporale ». I vari permessi<br />
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