Leggi - I Cistercensi
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dire, al rallentatore. L'avvocato Treilhard, relatore del progetto di secolarizzazione,<br />
presentò a nome del Comitato ecclesciastico una proposta<br />
affatto moderata. Il suo esordio dava l'impressione di un editto di libertà.<br />
Treilhard si premurava di rilevare che nell'antico diritto e con le precedenti<br />
leggi il Potere Civile riconosceva i voti religiosi, impegnandosi<br />
di assicurarne l'osservanza e la tutela esterna. Il detto relatore respingeva<br />
ogni interferenza dell'autorità laica nel settore spirituale proclamando per<br />
i religiosi dell'uno e dell'altro sesso il diritto di rinunciare, semmai, ai<br />
loro impegni sacri rendendo conto di ciò unicamente ai propri Superiori<br />
e a Dio. Il Braccio Secolare non era investito di alcuna facoltà di<br />
impedire, a chiunque lo volesse, di eludere la clausura in quanto non<br />
poteva in alcun modo emettere un giudizio sopra dei fatti che riguardavano<br />
unicamente la coscienza. Tuttavia la realtà dei fatti era in flagrante<br />
contraddizione coi princìpi a motivo di una violenta ed illegale<br />
intrusione nel dominio stesso delle coscienze: lo Stato non solo non<br />
avrebbe ulteriormente riconosciuti i voti solenni, avocandosene il diritto<br />
di annullarli, ma giungeva persino ad inibirne l'emissione per il futuro.<br />
Ciò equivaleva alla pratica soppressione degli ordini religiosi. A<br />
tutti i soggetti che abbandonavano il chiostro sarebbe stata assegnata<br />
una pensione. Coloro poi che intendevano proseguire la vita comunitaria,<br />
sarebbero stati raggruppati in Case destinate a tale finalità. Treilhard<br />
fece poi la proposta di una più bonaria normativa per le religiose. Nel<br />
corso della discussione l'Abate Di Montesquiou riuscì ad ottenere per<br />
esse, sia pure con carattere di provvisorietà, il diritto di rimanere nei<br />
propri conventi. Lo «statu qUO» fu riconosciuto limitatamente alle pubbliche<br />
Istituzioni educative ed a quelle aventi per scopo di fondazione<br />
l'esercizio della carità. Ma il decreto proposto da Treilhard fu approvato<br />
il 13 febbraio del 1790. Nei riguardi di esso, Pierre De la Gorce scrive:<br />
«Se i religiosi dei monasteri e dei conventi optavano per la vita comunitaria,<br />
dovevano rassegnarsi ad essere raggruppati in talune Case<br />
che la soppressione aveva risparmiato, ed ivi, tristi testimoni della brevità<br />
della sopravvivenza del loro Istituto, attendere che sorella morte<br />
li prendesse ad uno ad uno con sé» (« cfr. Histoire réligieuse de la Révolution<br />
française», f. I, 156).<br />
Nel corso dei dibattiti alla Costituente si verificò una consistente<br />
ondata di anticlericalismo che si accrebbe allorché fu respinta una mozione<br />
di Don Gerle, un certosino deputato della Costituente, che il 17<br />
aprile del 1790 aveva chiesto che la Religione Cattolica fosse dichiarata<br />
«Religione dello Stato».