Leggi - I Cistercensi

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01.06.2013 Views

-12 - gruppo" e che contiene una preziosa sottoscrizione; essa lo dice compiuto nel 1315, per la parte calligrafica, dal monaco Vincenzo Monocolo di Badia a Settimo, cui apparteneva, e crea qualche problema circa la datazione delle splendide e numerose miniature che il codice racchiude. Del graduale D e di tutto ciò che lo riguarda mi sono occupato di recente anch'io," con conclusioni molto diverse da quelle del Bertelli: non è quindi il caso che insista sull'argomento; preferisco invece allargarlo, prendendo appunto in esame esclusivamente i codici A, B e C, da considerarsi inediti in tutti i loro aspetti. In essi," con una dovizia di raffigurazioni che ha ben pochi eguali e che certo corrisponde ad un benessere economico di Settimo che numerosi e disparati fattori concorrono ad indicare come massimo proprio entro il XIV secolo, assolutamente tutte le iniziali che aprono i testi dell'introito di ciascuna messa sono miniate: decorate con motivi fitomorfi quelle per le messe feriali e del sabato, per un totale di 55 lettere;" istoriate ad ogni costo quelle per le messe domenicali e per le feste di Cristo, per un totale di altre 58 lettere." Riguardo alle qualità e alle particolarità stilistiche e formali di tutte queste illustrazioni, che meriterebbero di essere riprodotte in numero ben maggiore di quanto si possa qui attuare, il discorso mi sembra presto fatto: siamo di fronte ad un ciclo quanto mai omogeneo, nonostante la sua vastità, uscito dai pennelli forse di un'unica mano, certo di un'unica, compatta bottega largamente presente in tutta la produzione libraria fiorentina del Trecento e che fa capo all'inconfondibile ed insieme multiforme personalità del cosiddetto «Maestro daddesco». Se, come credo di aver dimostrato, il suo intervento nel graduale D (predominante ma non esclusivo) può collocarsi attorno al 1335-1340, qui possiamo 49 I qualÌltro Igradlualli di Santa Croce in Ger:usallemme sono a loro volda Libungìcarnerite dntegrati da: cinque Hn,tifonalri (l:iJbru contenenmì ,i brani da cantarsi dUI1a1Il1tel"ufd',ido) ora all'Ospedaìe degli Imnocentd di Fdrenze, ma anoh'essi provenìendì da Settimo. Per le mot.izàe essenzdadì relatìve 'rimando a\l mio contrbbuto citato nella nota seguente. :'0 Nelì'ambito del ]0 Convegno di St()lni'a delda Minéemura tenuto al Cortona neìll'aprìle del 119

- 13 scivolare ancora oltre negli anni, fin verso la metà del secolo, fino a riconoscere nei codici A, B e C l'opera più tarda per ora nota dell'anonimo artista." Arcaismi nelle fisionomie e negli atteggiamenti, che riassumono tutta la pittura fiorentina primo-trecentesca, si intrecciano con puntuali citazioni, specie coloristiche, da Bernardo Daddi, con manierismi che segnano i volti e che provocano un progressimo ingigantirsi dei volumi e delle proporzioni, con fantasiose ed elaborate libertà decorative che utilizzano con profonda perizia foglie e racemi, animali fantastici e « dròleries », in un trionfo di forme e di linee che già prelude alla scuola degli Angioli. Non cisterciense quindi il miniatore: i monaci di Settimo li sappiamo spesso, a partire dal Vincenzo Monocolo del graduale D, eccellenti nelle arti calligrafiche;" ma mai, se non Vincenzo e Niccolò Fortini nel XVI secolo," in quelle dell'illustrazione del libro. Non cisterciense l'esecutore materiale dei dipinti, ma certo di impronta cisterciense la fonte ispiratrice, più o meno diretta, del così complesso programma iconografica che caratterizza le iniziali istoriate. Prima di tutto è da notare la costante, stretta rispondenza tra il soggetto di ciascuna di esse ed il testo liturgico che immediatamente segue (l'introito) o, più raramente, che allude in modo esplicito al tema centrale del giorno (e che può quindi essere anche un graduale, un alleluia, un tractus o un offertorio). Sulla base di questo principio, si sviluppano almeno quattro distinti, ma sempre intimamente collegati filoni illustrativi: il più interessante mira a evidenziare le concordanze tra Vecchio e Nuovo Testamento, fondendo in una stessa scena austeri personaggi biblici con visioni di salvezza e di redenzione. E' il caso, tra i tanti, della grande miniatura che apre il graduale A (c. 1r.) e con esso il periodo liturgico dell'Avvento: ricalcando il concetto portante della prossima realizzazione della parola di Dio (annunciata di continuo dai profeti) attraverso il sacrificio ed il trionfo del Cristo, ecco che l'illustratore, sfruttando la struttura bipartita dell'iniziale del brano dell'introiito (« Ad te levavi »), colloca nel settore inferiore due figure, l'una in piedi con attributi profetici," l'altra inginocchiata a simboleggiare l'umanità intera, entrambe rivolte verso l'alto, dove la Divinità troneggia entro una mandorla fiancheggiata da due Angioli che sorreggono gli strumenti della Passione. Il medesimo spirito 54 Cér. Ila nota 5.0. 55 Cflr. G. VITI, I Oistercensi... cìt., pp. 164-1171. 56 N. BACCETTI, Septimumae ... cid., pp. 5'9-60. 57 Ricordo, senza peraltro azzairdatre una sucura ~denttfilc3lzione, [che moltissimi testi iLit,urgicidel periodo dell' Avvento sono :1Jraltlti: dal Libro di Isaia.

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gruppo" e che contiene una preziosa sottoscrizione; essa lo dice compiuto<br />

nel 1315, per la parte calligrafica, dal monaco Vincenzo Monocolo di<br />

Badia a Settimo, cui apparteneva, e crea qualche problema circa la<br />

datazione delle splendide e numerose miniature che il codice racchiude.<br />

Del graduale D e di tutto ciò che lo riguarda mi sono occupato di<br />

recente anch'io," con conclusioni molto diverse da quelle del Bertelli:<br />

non è quindi il caso che insista sull'argomento; preferisco invece allargarlo,<br />

prendendo appunto in esame esclusivamente i codici A, B e C, da<br />

considerarsi inediti in tutti i loro aspetti.<br />

In essi," con una dovizia di raffigurazioni che ha ben pochi eguali e<br />

che certo corrisponde ad un benessere economico di Settimo che numerosi<br />

e disparati fattori concorrono ad indicare come massimo proprio entro<br />

il XIV secolo, assolutamente tutte le iniziali che aprono i testi dell'introito<br />

di ciascuna messa sono miniate: decorate con motivi fitomorfi<br />

quelle per le messe feriali e del sabato, per un totale di 55 lettere;" istoriate<br />

ad ogni costo quelle per le messe domenicali e per le feste di<br />

Cristo, per un totale di altre 58 lettere."<br />

Riguardo alle qualità e alle particolarità stilistiche e formali di tutte<br />

queste illustrazioni, che meriterebbero di essere riprodotte in numero<br />

ben maggiore di quanto si possa qui attuare, il discorso mi sembra presto<br />

fatto: siamo di fronte ad un ciclo quanto mai omogeneo, nonostante la<br />

sua vastità, uscito dai pennelli forse di un'unica mano, certo di un'unica,<br />

compatta bottega largamente presente in tutta la produzione libraria<br />

fiorentina del Trecento e che fa capo all'inconfondibile ed insieme<br />

multiforme personalità del cosiddetto «Maestro daddesco». Se, come<br />

credo di aver dimostrato, il suo intervento nel graduale D (predominante<br />

ma non esclusivo) può collocarsi attorno al 1335-1340, qui possiamo<br />

49 I qualÌltro Igradlualli di Santa Croce in Ger:usallemme sono a loro volda Libungìcarnerite<br />

dntegrati da: cinque Hn,tifonalri (l:iJbru contenenmì ,i brani da cantarsi<br />

dUI1a1Il1tel"ufd',ido) ora all'Ospedaìe degli Imnocentd di Fdrenze, ma anoh'essi provenìendì<br />

da Settimo. Per le mot.izàe essenzdadì relatìve 'rimando a\l mio contrbbuto<br />

citato nella nota seguente.<br />

:'0 Nelì'ambito del ]0 Convegno di St()lni'a delda Minéemura tenuto al Cortona<br />

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