Leggi - I Cistercensi
Leggi - I Cistercensi
Leggi - I Cistercensi
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
- 105-<br />
ne alla messa a coltura di terreni incolti, alla bonifica di luoghi paludosi.<br />
E se ne ricordano le capactà organizzative: nella gestione delle aziende<br />
agricole come nella condotta dei cantieri. Spirituali certo, e anche dotti,<br />
ma insieme lucidamente pratici, con capacità imprenditoriali del tutto<br />
eccezionali in quei lontani secoli. Capacità che si riflettono anche sul<br />
piano specifico dell' architettura, in cui hanno potuto realizzare tutto quello<br />
che hanno realizzato grazie alla presenza nel seno stesso dell' ordine<br />
di un corpus di architetti e quindi di una lOTO origine culturale, sia<br />
formale che tecnica; e grazie alla capacità che hanno avuto di crearsi<br />
nei vari luoghi maestranze, monastiche e laiche, di particolare competenza.<br />
Un miracolo quindi che è certo nato dal fervore e dall' abnegazione, ma<br />
anche dalla geniale utilizzazione delle risorse, da una grande tenacia<br />
nutrita di concreta intelligenza.<br />
Un' altra caratteristica felice della mostra è quella di non avere troppo<br />
insistito sulle chiese e più invece sui monasteri, come strutture pratiche<br />
e funzionali: il monastero come vero e proprio mondo in sé concluso,<br />
se si vuole "civitas Dei". Abbiamo così gli episodi più suggestivi della<br />
rassegna: le immense articolazioni di volumi delle abbazie viste nel loro<br />
insieme: Fontenay, Pontigny, Flaran trova e possente, Casamari, immen-<br />
sa cristallografia di pietra bianca. E poi gli ambienti particolari, quelli<br />
dove si svolge la vita quotidiana dei monaci, nei quali la rusticità assoluta<br />
dell' esistenza conventuale va insieme a un fiato architettonico grandioso.<br />
Si vedano i dormitori dei monaci di Santa Creus o di Senaque,<br />
fitti d'archi e colonne, fino ad arrivare a quella sorta di delirio di volte<br />
che è il dormitorio di Eberbach. E' proprio in questi episodi minori (si<br />
fa per dire) che questa architettura trova un singolare sapore di modernità,<br />
fuori dei canoni, in un dialogo straordinariamente diretto con gli<br />
elementi del linguaggio. Si veda il "dispensarium" (in pratica il luogo<br />
di lavoro dei frati) di Fontains, dove l'immane intreccio dei costoloni<br />
viene ad assicurare incredibile solennità al lavoro. Oppure si vedano le<br />
" grange" (i rustici in cui si conservavano i raccolti dei campi): spoglie<br />
e grandiose, si impongono con potente immediatezza: da quella di Poblet,<br />
tutta chiusa, densissima di volume e materia; a quella di Froidmond<br />
con un immenso tetto da neve, fino alle incredibili carpenterie che reggono<br />
il tetto di quella di Terdoest, tutta la logica, la funzionalità, magari<br />
la modularità, che si vuole; ma usate con un piglio tale da lasciare senza<br />
fiato.<br />
Renzo Federici