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Leggi - I Cistercensi

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ne alla messa a coltura di terreni incolti, alla bonifica di luoghi paludosi.<br />

E se ne ricordano le capactà organizzative: nella gestione delle aziende<br />

agricole come nella condotta dei cantieri. Spirituali certo, e anche dotti,<br />

ma insieme lucidamente pratici, con capacità imprenditoriali del tutto<br />

eccezionali in quei lontani secoli. Capacità che si riflettono anche sul<br />

piano specifico dell' architettura, in cui hanno potuto realizzare tutto quello<br />

che hanno realizzato grazie alla presenza nel seno stesso dell' ordine<br />

di un corpus di architetti e quindi di una lOTO origine culturale, sia<br />

formale che tecnica; e grazie alla capacità che hanno avuto di crearsi<br />

nei vari luoghi maestranze, monastiche e laiche, di particolare competenza.<br />

Un miracolo quindi che è certo nato dal fervore e dall' abnegazione, ma<br />

anche dalla geniale utilizzazione delle risorse, da una grande tenacia<br />

nutrita di concreta intelligenza.<br />

Un' altra caratteristica felice della mostra è quella di non avere troppo<br />

insistito sulle chiese e più invece sui monasteri, come strutture pratiche<br />

e funzionali: il monastero come vero e proprio mondo in sé concluso,<br />

se si vuole "civitas Dei". Abbiamo così gli episodi più suggestivi della<br />

rassegna: le immense articolazioni di volumi delle abbazie viste nel loro<br />

insieme: Fontenay, Pontigny, Flaran trova e possente, Casamari, immen-<br />

sa cristallografia di pietra bianca. E poi gli ambienti particolari, quelli<br />

dove si svolge la vita quotidiana dei monaci, nei quali la rusticità assoluta<br />

dell' esistenza conventuale va insieme a un fiato architettonico grandioso.<br />

Si vedano i dormitori dei monaci di Santa Creus o di Senaque,<br />

fitti d'archi e colonne, fino ad arrivare a quella sorta di delirio di volte<br />

che è il dormitorio di Eberbach. E' proprio in questi episodi minori (si<br />

fa per dire) che questa architettura trova un singolare sapore di modernità,<br />

fuori dei canoni, in un dialogo straordinariamente diretto con gli<br />

elementi del linguaggio. Si veda il "dispensarium" (in pratica il luogo<br />

di lavoro dei frati) di Fontains, dove l'immane intreccio dei costoloni<br />

viene ad assicurare incredibile solennità al lavoro. Oppure si vedano le<br />

" grange" (i rustici in cui si conservavano i raccolti dei campi): spoglie<br />

e grandiose, si impongono con potente immediatezza: da quella di Poblet,<br />

tutta chiusa, densissima di volume e materia; a quella di Froidmond<br />

con un immenso tetto da neve, fino alle incredibili carpenterie che reggono<br />

il tetto di quella di Terdoest, tutta la logica, la funzionalità, magari<br />

la modularità, che si vuole; ma usate con un piglio tale da lasciare senza<br />

fiato.<br />

Renzo Federici

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