Leggi - I Cistercensi
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NOTIZIE CISTERCENSI GENNAIO-GIUGNO 1979 ANNO XII Periodico bimestrale - Spedizione in Abbonamento Postale - Gruppo IV
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NOTIZIE<br />
CISTERCENSI<br />
GENNAIO-GIUGNO<br />
1979<br />
ANNO XII<br />
Periodico bimestrale - Spedizione in Abbonamento Postale - Gruppo IV
Direttore:<br />
NOTIZIE CISTERCENSI<br />
Periodico trimestrale di vita cistercense<br />
P. GOFFREDO VITI<br />
Redazione:<br />
PP. CERTOSA DI FIRENZE<br />
Consiglio di Redazione:<br />
P. PLACIDO CAPUTO<br />
P. MALACBIA FALLETTI<br />
P. Vrrroarso ZANNI<br />
Responsabile:<br />
AOOSTINl CARLO~lAGNO<br />
Conto corrente 5/7219<br />
Abbonamento annuo: Italia L. 5.000<br />
Abbonamento annuo: Europa » 8.000<br />
Abbonamento annuo: Altri Paesi » 10.000 (via Aerea)<br />
Amministrazione: CERTOSA DEL GALLUZZO - 50124 Firenze<br />
• (055) 2049226
IL CICLO ICONOGRAFICO DI UN GRUPPO DI CODICI<br />
DEL TRECENTO PROVENIENTI DA BADIA A SETTIMO*<br />
(Primi appunti per una storia del patrimonio artistico e librario<br />
del monastero di Settimo)<br />
di ALESSANDRO GUIDOTTI<br />
Il mio breve intervento, pur soffermandosi su un umco, specifico<br />
tema, intende, innanzi tutto, insistere sull'eccezionale importanza per<br />
la storia artistica, e quindi culturale, del centro monastico di Badia a<br />
Settimo: importanza che non solo si dirama in infinite direzioni, ma<br />
che anche mostra di riuscire a sussistere, nonostante gli inevitabili alti<br />
e bassi, per un arco di tempo straordinariamente lungo. l<br />
Se da un lato è da deplorare la mancanza a tutt'oggi, di un esauriente<br />
studio organico e monografico su Settimo," dall'altro chiunque intraprenda<br />
una seria ricerca, anche settoriale, su questo monastero, non<br />
può fare a meno di notare la relativa abbondanza delle voci bibliografiche<br />
distribuite nel tempo che lo riguardano;" ma si tratta di un materiale<br />
cosÌ nascosto, cosÌ frammentario e, spesso, perfino cosÌ impreciso<br />
(travisato dalla fantasia o palesemente falsificato) da rendere laboriosa<br />
e difficoltosa anche una semplice opera di sintesi relativa solo a quanto<br />
esiste di già edito. Si aggiunga a tutto ciò il fatto che interi aspetti della<br />
secolare storia della nostra Badia non sono mai stati né individuati, né<br />
tanto meno analizzati, ed il quadro complessivo che ne risulterà non potrà<br />
che essere deprimente.<br />
Da qualche secolo Badia a Settima sembra perseguitata, più di tanti<br />
altri complessi monumentali, da un duplice, implacabile destino: quello<br />
dell'abbandono e della dimenticanza da parte degli uomini (studiosi<br />
e non) e quello di un'incredibile, insospettata dispersione di tutto ciò<br />
che costituÌ, accrescendosi di epoca in epoca, il suo patrimonio di testimonianze<br />
storiche e artistiche. Ma devo anche immediatamente aggiun-<br />
'" Comnmdcaeìone l'ett'a il 24 febbraio ,1'9179,ana Centosa di IFtr~e .ìm occasì ..one<br />
di una! giornata Idi studi sui Cìstencensd :neH'almbito deJ.ila mostra sull'archatetturs<br />
cistercense (25 novembre 1978 - 2,8 febbraio 1'9,7~9).<br />
1 Cfr, sO\l)rattroutto G. VITI, I <strong>Cistercensi</strong> ritorrnamo a Firenze, in c Notizie<br />
cistercensi », XlI, 197~00i 'temi storici ohe la rì-<br />
~ll!aIIldlano.
-2-<br />
gere che quasi a compensare i danni ed i disagi derivanti da simili fattori,<br />
è pur sempre giunta fino a noi, superando tempo, spoliazioni, noncuranze,<br />
trasferimenti e guerre, una rilevantissima parte di quanto può ancora documentarci<br />
i passati splendori del monastero e può permetterei, se solo<br />
lo si volesse, di ricostruirne, senza grosse lacune, le vicende: è un'osservazione,<br />
questa, che rende ancor più incomprensibile l'insistente disinteresse<br />
per Badia a Settimo e fa amaramente ricordare, come sempre attualissimo,<br />
l'accorato, anche se un po' enfatico, appello lanciato già più<br />
di settant'anni fa da Guido Carocci."<br />
Da tempo mi sto occupando sistematicamente ed indistintamente<br />
delle varie manifestazioni artistiche fiorite a Settimo entro il periodo<br />
compreso tra il X ed il XVII secolo: anticipando in minima parte tutta<br />
una serie di studi più ampi e specifici, per alcuni versi ancora da concludere,<br />
che mi riprometto di pubblicare quanto prima, intendo in questa<br />
sede solo additare le direzioni di indagine da me imboccate e sottolineare<br />
la vastità e la complessità del materiale, spesso ignoto ai più e<br />
comunque mai da nessuno fatto oggetto di un tentativo globale di classificazione.<br />
I - PATRIMONIO ARCHIVISTICO: inizio da esso in quanto base imprescindibile<br />
per qualsiasi ricerca scientifica al di là dello specialistico<br />
argomento che si vuole affrontare. Per Badia a Settimo ci troviamo di<br />
fronte ad una massa di documenti davvero impressionante, ricchissima<br />
anche proprio di notizie più strettamente storico-artistiche.<br />
Già altri si stanno occupando di almeno due (i maggiori) dei fondi<br />
che interessano il Monastero: il Diplomatico e il Compagnie Religiose<br />
Soppresse dell' Archivio di Stato di Firenze." In attesa di fornire anch'io<br />
agli studiosi un dettagliato resoconto di aItre raccolte di carte che ho<br />
avuto occasione di consultare, ricordo solo che nel medesimo Archivio mol-<br />
4 G. CARROCCI, I dintorni di Firenze, val. n, ,FilI',enze, 1/007, iPlP. 440-4!48. A pago<br />
442 si legge: « ... Dal X fino al XVIN se'colo Ile rvklelllide dell'Abbazia di Seetimo<br />
SOIl1JO documentate da una serie non interrotta dt pergamene, di artti, di delldlbera,mani,<br />
di dlia1ri,di nìccrdanze ehe si conservano nei nostri arehdvì e che serwìrono<br />
ad erudlilti d'ognì tempo per rfasaurn'ere in brevi ed ìncompletì cenni unai storia<br />
che, degna dell'importanza del monumento, vorremmo veder preiSen.t'atru ,allI'esame<br />
degli studiosi ... » ; 'ed ancora, iallle 'PP. 4416-447: « ... QUaJIl!ti nìcordi d'uri passato<br />
splendore, quarate bellezze menavdglìose, ma alI tempo stesso quanto squaìlore,<br />
qUrurllto 8lbbanJdono! E le glonie del/l'arte, le memorie ins:Ìig1Il!Ì<br />
Irec1amJer'elbbero pure<br />
datU'Italia moderna ohe deve sentìce J.'af[,etto per iJl suo passato, provvedìmentì<br />
che diLsWuglgiessero l']mjpIressi:one dolorosa di questo lungo e colpevole oblio... lO.<br />
5 G. VITI, I <strong>Cistercensi</strong> 1l.ieLfondo Compagnie ReLigiose SO(JXpIJ"~e deLL'Archivio<br />
di Stato di Firenze - Lndagine archivistica, ÌJn - Nctizie cìstercensì lO, XI, 1978,<br />
n. 1, Plp. 29-61 e G. VITI, I Cistercenei ritor1Ul.no... cit., IP. 149, mota 26.
-3-<br />
to è detto su Settimo anche in altri fondi, soprattutto Notarile, Manoscritti,<br />
Carte Strozziane e Mediceo avanti i] Principato. A Firenze, inoltre, cospicui<br />
nuclei di documenti provenienti dalla Badia e nella quasi totalità<br />
ignorati si trovano anche nei seguenti archivi e biblioteche:<br />
Archivio del Seminario Maggiore di Cestello.<br />
Archivio dell'Ospedale degli Innocenti.<br />
Archivio Arcivescovile.<br />
Archivio Parrocchiale dei SS. Lorenzo e Salvatore a Settimo."<br />
Biblioteca NazionaJe (fondi Magliabechiano e Conventi Soppressi).<br />
Biblioteca Laurenziana.<br />
Biblioteca Riccardiana.<br />
E' possibile, infine, trovare qua e là manoscritti erratici, più o meno<br />
isolati, relativi alla storia di Badia a Settimo perfino in località fuori della<br />
Toscana: Ravenna," Roma," e addirittura Maredsous, in Belgio."<br />
II - STRUTTUR ARCHITETTONICA: pochissimo è stato detto o scritto<br />
finora riguardo a questo affascinante aspetto della storia artistica di<br />
Settimo" dove, alla continuità nel tempo del suo ruolo primario sia nel<br />
campo religioso che in quello civile, corrisponde un sovrapporsi ininterrotto<br />
di interventi, e quindi di gusti e di culture, sempre di alto livello;<br />
si è creata così una stratificazione (purtroppo, ma solo in parte,<br />
G Per qualche dmdilcaziiOne circa I'Archrvìo Arcìvescovale e I'Arehìvìo Parrocchìale<br />
dei S.S. Lorenzo e Sadvatore a Settimo cltl'. C. C. CALZOLAI, La storia ...<br />
cìt., passìm. Per gtli altni ho svolto Ipersonailri'l'Iiioelrche che hanno portato anche al<br />
rìtrovemerrto di manoscrìrtì dalui !per dispersi o scomparsi: ne renderò conto al<br />
più pr1esto.<br />
7 Cfr. L, H. COIfTINEAU, Répertoire torpo-bibLiog'TlClphique dies abtxuues et prieurés,<br />
vol. ]1, Maçon, 1'93\7, col, 3001: «Noti!zie hìstoriche sacre e profane iI'li'Calvalte<br />
dalla Settamìana hìstorìa deil p, Pietro Castruccì, ms, du XVilIe s. Ravenna, BiilYl.<br />
Class, cod. 104... s ,<br />
8 L. H. 'COTTINEAU, Répertoire ... cìt., ibidem: «Memorie I~mttche cavate da<br />
molte sordtture, etc., del mon. di Cestello di F~rel11Ze,ms, du X,V'IlI S., Cod. Vat.<br />
Barb., 3234, f. 180... » 'e c ... Sdgnorimì, Vat, 6068 ... s ,<br />
9 L. H. C OTTINEAU , Répertoire.: eìt., ibidem: « .. .Cronologia della badia di<br />
Settilmo, ms, du XiVIliIe .9. à MaredsiOiU:S... » .<br />
IO Di strettamente slPiecdlf~co r.ìcordo SIOJO: M. L. SALVADORI, Le f,asi architettoniche<br />
dell'Abbazia [di Settimo], in «La Nazìone » del lO ,geIllna10 192:9; E, Ltr-<br />
PORINI, Il camoanue della Badia di Settimo presso Firenze, ìn "Studi in onore di<br />
R. Pane » , N3jp oli , 1\956, pip. 101-127; Il restauro dei monwmenti daL 11944al 1966<br />
- Mostra in Orsanmicnele, Firenze, settembre-ottobre 1008, FiJnel!1ze, HJOO. p. 2517.
""-4<br />
sconvolta dagl ultimi eventi bellici e dai conseguenti « restauri »), studiare<br />
la quale significa ripercorrere le vicende non solo di un insediamento<br />
monastico, con tutte le sue funzioni e le sue necessità, ma anche di<br />
un intero territorio, che macroscopicamente risulta oggi più che alterato.<br />
A questo scopo sto raccogliendo una documentazione fotografica, la<br />
più completa possibile, relativa a:<br />
- l'aspetto attuale del complesso di Badia a Settimo in tutti i minimi<br />
particolari strutturali e decorativi;"<br />
l'aspetto del medesimo complesso e delle sue singole parti in vecchie<br />
immagini che riproducono la situazione precedente agli<br />
eventi bellici del 1944 o comunque alle degradazioni di vario tipo<br />
visibili adesso,"<br />
eventuali elaborati grafici costituiti da piante, spaccati, assonometrie,<br />
progetti di restauro, ricostruzioni ecc. di Settimo e dei<br />
suoi ambienti come sono ora e come furono m passato,"<br />
l'iconografia antica del monastero e della sua zona tratta da<br />
dipinti, disegni, mappe catastali, stampe ecc.. 14<br />
III - ARREDI:intendo, con tale parola, tutto ciò che, attraverso<br />
i secoli, fu creato da mano e mente umane per abbellire, arricchire e<br />
« dotare» la Badia di Settimo, eliminando voluta mente qualsiasi artificiosa<br />
distinzione tra oggetti mobili e strutture fisse (spesso, come ad esempio<br />
gli affreschi, tali solo fino ad un certo punto) o, ancor più, tra arredi<br />
« minori» e «maggiori ». Anche per questo settore non è comparso, al<br />
momento, alcuno studio sistematico che, a mio avviso, dovrebbe comunque<br />
affrontare almeno tre basilari campi di ricerca:<br />
documentazione del patrimonio culturale e artistico di Settimo,<br />
a qualunque epoca storica esso appartenga, conservato ancora in<br />
11 El massimo contrjbuto per quelsrto pall)tkolare setltore è venuto, ·ol:tI'le che<br />
da [Jeirsonaili campagne fOitagrarfkhe, dal materdale conservaco presso i[ Gabinetto<br />
Fotografico deìll1a Soprèntendenza fi~orelIlltiJna ai Monumenèì,<br />
12 Segnalo a questo prop osit o, come fonti meno ovvde, Ile collezdoni fotogranohe<br />
sia dell'Isti:tuto di Storia dell' Arte della facoltà di Lettere deld'Umversìtà<br />
di Furenze, sia del Kunsthistorischen fust~tut della medesima città.<br />
13 Anche in questo caso è ,]ndiSipensalbHemcorrcre laJJlaJ Soprdrstendenza ai<br />
Monumentì di Fdrenze.<br />
14 Notevole ed abbondamite ma'terilalle ho potuto reperìre sia nell' AI'IchilVio<br />
deld'Ospedale degli rnnnooenti, sia (presso il museo e F'irenze com'era lO.
5-<br />
loco, ripercorrendo con attenzione le vicende storiche e stilistiche<br />
di ogni singolo pezzo; 15<br />
ricostruzione e documentazione, con analogo esame storico-critico,<br />
di quella parte del suddetto patrimonio che, pur essendo<br />
sopravvissuta nel tempo per conservarsi più o meno bene sino<br />
ad oggi, è andata dispersa, a seguito di inarrestabili eventi, attraverso<br />
infinite strade diverse:"<br />
ricostruzione e censimento, tramite notizie documentarie ancora<br />
manoscritte o già a stampa, di quanto invece risulta irrimediabilmente<br />
perduto, distrutto o irreperibile degli splendidi appa-·<br />
rati artistici di Settimo."<br />
* * *<br />
Sicuramente (e dicendo ciò mi aVVICInOallo specifico tema di questo<br />
intervento) nel caso di Settimo una larga porzione degli arredi fu<br />
sempre costituita, nei diversi periodi storici, dai libri, sia di vera e propria<br />
biblioteca, sia di sacrestia, cioè di continuato e quotidiano uso liturgico.<br />
Ripromettendomi di trattare quanto prima, in modo organico,<br />
tutti gli aspetti di questo circoscritto argomento (ubicazione dell'ambiente-biblioteca<br />
entro il complesso monastico nelle varie epoche; consistenza<br />
numerica di volumi secondo i documenti d'archivio reperiti; catalogo<br />
dei manoscritti di sicura provenienza settimiana rintracciati, con<br />
15 Sarà necessamc considerare ,sia quando è falcirnen:te 'Vlisdlbiile a quahmque<br />
Vlilsi,tatote (100me glli aJffreschi di Giovannd da San Giovanni, per 'CUli lrimrundiÌamo<br />
a O. H. GIGLIOLI, Giovanni da .San Giov,anni (Giov,anni Mannozzi, :1519121-1163,6) - Studi<br />
e ricerche, Ffrenze, 19419,
-6<br />
esame del loro contenuto illustrativo, ecc.), riassumo qui solo alcuni dati<br />
di fatto utili per evidenziare l'ininterrotta importanza rivestita dall'elemento<br />
«libro» nel corso della secolare evoluzione della nostra Badia."<br />
Perfino una curiosa, quanto significativa tradizione aneddotica riferita<br />
dal Baccetti" tiene a sottolineare l'eccezionalità del numero dei codici<br />
che arricchivano il monastero di Settimo: durante uno dei tanti, imprecisati<br />
assedi da esso subiti ed una delle conseguenti sortite tentate dagli<br />
assediati, quanti erano rimasti entro le mura dell'edificio aiutarono i<br />
fuoriusciti a rientrare gettando loro, perché galleggiassero sulle acque<br />
che circondavano la fortificazione in modo da servire da «passerella »,<br />
i più grossi volumi posseduti dai monaci. Se per il momento non è stato<br />
reperito alcun dato documentario che attesti esplicitamente l'esistenza<br />
in Settimo di libri o, ancor più, di un centro scrittorio nei primi secoli<br />
(X-XII) della sua storia, resta il fatto, forse non meno probante, che<br />
senza dubbio" proviene dalla nostra Badia un cospicuo gruppo, solo<br />
in parte omogeneo, di manoscritti databili tra l'XI ed il XII secolo, ora<br />
divisi soprattutto tra la Biblioteca Laurenziana di Firenze" e la Biblioteca<br />
Nazionale di Roma."<br />
E' comunque con l'arrivo dei <strong>Cistercensi</strong> che cominciano a moltiplicarsi<br />
le testimonianze archivistiche relative al patrimonio librario di Settimo:<br />
la stessa presa di possesso del monastero da parte del nuovo<br />
Ordine (1236) viene suggellata appunto da un volumetto datato e oggi,<br />
a quanto mi risulta, purtroppo perduto, che conteneva la Regola cisterciense,<br />
trascritta appositamente nella casa madre di San Galgano per la<br />
filiazione fiorentina e da questa a sua volta passata poi a Buonsollazzo;<br />
ne ho trovato precisa memoria tra alcuni spogli inediti seicenteschi raccol-<br />
18 Per la storia della ib~bl!ioteca di Settimo resta ,a tutt' o~gi unico 'e fondamentale<br />
studio quello di. E. ILASINIO, Deua Biblioteca di Settimo e di alcurni sruoi<br />
manoscritti passati nella Medi.ceo-La.urenziana, im «R,i:vista dehle BiJblliotelClhe e<br />
degln Archivi », IV, 1904, \f1. 11, pp. 1-11. Per alLtri combrìbutd suceessèvì c!fJ.". le<br />
note seguenti.<br />
19 N. BACCETTI, Sle,pti.manae Historuie Libri VIII, Romae, ,1'7,24 (ma scritta, si<br />
tenga sempre presente, ,tra gld ultimi. armi del '500 ed i primi. del '600), rp. 11; cfr.<br />
anche E. LASINIO, Delui Biblioteca... cit., p. 6, ìn nota.<br />
20 La silcur.al provenienza è documentata daìle note di possesso che compaìono<br />
nei vobumi: d'altra ,parte esse risuètano sempre i.n grafÌlai moLto tarda, farmo spesso<br />
niferdmento ald'Ordine cisteroiense, che im Settimo entrò solo neì 1Q36, e possono<br />
quandi essere state apposte in €!pOlca imprecisata su codìcì che dn reaìtà possono<br />
essere entrati a if'Hir,palI1te della biblioteca settimèana anche in periodi reìarìvamente<br />
recenti.<br />
:21 E. LASINIO, Della Biolioteca.: cìt., \WJ. 9-10.<br />
22 S~ veda sopractutto K. BERG, Studiee in T'uscam. twelfth cen,tu.ry iliuminCLtion,<br />
OsIo, 1'968, pp. 32-34, 38, 60, 98, 308-310.
-7<br />
ti da Ferdinando Ughelli." Ancora entro la prima metà del XIII secolo<br />
troviamo inoltre un imprecisato lascito di libri a Settimo da parte di<br />
Ardingo Foraboschi, vescovo di Firenze dal 1230 al 1248-49. 24 Le notizie<br />
si moltiplicano ancor più nel corso del '300: è del 28 dicembre 1311 il<br />
testamento di Amato di Giano, presbitero e rettore di Sant'Andrea in<br />
Firenze, che nomina erede di sei suoi libri, di contenuto sia sacro che<br />
profano, il monastero cisterciense;" nel 1317 risulta aver fatto qualcosa<br />
di simile un Guglielmo Antelminelli da Lucca;" del 28 maggio 1337 è<br />
un inedito testamento di Simone Migliorelli, priore della medesima chiesa<br />
di Sant' Andrea in Firenze di cui si è visto rettore anche l'Amato della<br />
pergamena del 1311: un b~eve brano di esso ci fornisce curiose indicazioni<br />
circa la dispersione di alcuni testi (anche questa volta sei e forse,<br />
almeno in parte, da identificare appunto con quelli del 1311) appartenenti<br />
a Settimo, ma giacent~·presso il Migliorelli stesso." Si giunge così<br />
all'importantissimo ed in parte già noto inventario del 1338, che sto per<br />
pubblicare nella sua integrità," ma in relazione al quale desidero anticipare<br />
che esso, accanto agli oltre 121 29 volumi elencati come nella biblio-<br />
23 Roma, Bjblioteca Vatfcana, ms, Baìrb, Lat. 31234; si 'trartta dii una Miscellanea<br />
di notizie .'rielative ai Ctsrercensì ed a Loro monC1JSteri in JtalÌla, Iche raecoglie<br />
documentd dei secoli XVI e XVII messi dnsìerne da F. U~be1li; a 'C. 1,90 V., in<br />
uno ElpOglio seìcemtesoo, si lel~ge: «!in regula mamuecripta rnn ohoro Bonisolatdì iIn<br />
principio atPpalret: Anno MCCXXXVI in quo comleptus est Iìber iiste apud monastenìum<br />
Sanctì Galgani Cìstercìensìs Ordinìs pro necessanìa util1Ì1ta,te Monasterìi<br />
S. Salvatoris de Septirno ... ».<br />
2 ~ La notizia, Sf,UigJgi,ta ail Lasino, si lelgge in F. UGHELUI, Ital1..a SCliora,vol.<br />
ILI, Romae, 1647, col. 1.54.<br />
25 E. LASINIO, Ancora tieua Biblioteca di Settimo, in «:Rilvilsta deiJJle Biblìoteche<br />
e degìì Anchdvi », XVI, 1905, 'PIP. 157-158 (da AS.F., Dìplornacìco, Ceetello,<br />
1311, dicembre 28).<br />
26 E. LASINIO, Un antico invent,ario iieua Badia di S. Salvatore a Settimo.<br />
Eìrenze, 19.04, p. 37.<br />
'27 AS.F., Diplomatico, Cesteldo, 13C3:7, malglgio ,218;il brano che qui li.nterressa<br />
dice: « ... !l1mlP'rLIll.ÌJsq/Uildem dlirlt et asseruìt [iiI MilgUorellilÌi] se habere ìnfrasorìptos<br />
'liibro.s rnonasterid Sanctì Salvatorìs de Septimo, florentìne diocesìs, vìdelicet:<br />
unam Bìbbìam, lìbrum vutìorum et vìrtuturn, :J..iibrum sententiarasm, ìlibrurn Iegendarum,<br />
urrum salterum et unurn missale: qUOId mìssade dìxit et asseruit esse apud<br />
ecclesìam de Polverosa: ,oltiJus Bjbbia quarndam partem dlixilt et asseruèt subpìngnol'russe<br />
Paulo Maglantimì, pOPUlld. Sarsctd Jacobì Ultrarnì de :81orentlia, iPl'0 florenìs<br />
aureìs vÌlginlti ducbus, QuoiS vilg,illlti duos f[orooli laUlrei ldi!Xit et asseruìt se' ex<br />
CaJU9a mutui habuisse 'et recepisse .a dicto Paulo Malg11alllltini... ».<br />
28 Il dooumento, ipairzi,al1men1te edito 'Per da Iparte rellarUv,a ai liJbni da E. L.\-<br />
SINIO, Della BibLioteca... oìt., pp. 4-5 e noto anche ,a PR . .I. JONES, Le finClinze della<br />
Badia cistercense di Settimo nel XIV secolo, JJn «RdJvrista di Storia della Chiesa<br />
ìm Ltallia », X, .1956, pp. 90-122, che lo Ulti:llzzò per quanto rÌiguairoa i Ibeni drnmobidd,<br />
cantilene interessanti notizie anche SIU ,altri ,al'll"edi mobìlì, tI'a, cui una riloca €Id<br />
ìmsospettata armenìe.<br />
29 E' ÌlIl1lP'olslsti.Jbi;le precisare iiI numero dei l.iJbri, dato che ·aI]c.um sono inventairialti<br />
.globallmente, senza ohe se me ~ecitfdlchi la quarstità. E' interessante nota/re<br />
come tutti i voèumì della J.i:Slta abbiano contenuto l,itUJI'I~co 'e teologico, tranne<br />
sei, di materia medica.
-8-<br />
teca e nell'infermeria del monastero, ne cita altri 7 di carattere liturgico,<br />
passati finora del tutto inosservati, nella sagrestia e nella chiesa." Segnalo<br />
infine per il XIV secolo, in attesa di trattarne più a fondo, alcuni documenti<br />
inediti, ancora in fase di trascrizione e di studio, che possono anch'essi<br />
fornire un qualche contributo alla storia della biblioteca di Settimo<br />
in particolare e del libro in generale: in primo luogo tre «quadernucci<br />
di entrate e uscite» ricchissimi di pur frammentarie notizie,<br />
compilati da Giovanni Sangalli, borsiere del monastero, a partire l'uno dal<br />
primo febbraio 1359 (stile moderno) il secondo dal primo gennaio 1365<br />
(stile moderno) ed il terzo dal primo maggio 1375;31quindi una curiosa<br />
« promissio » del 13 novembre 1371 con cui Bartolomeo, abate del monastero<br />
cisterciense di San Michele a Quarto, in diocesi di Siena, garantisce<br />
a Pietro, abate di Settimo, di sgravarlo, non appena risulti necessario,<br />
dall'obbligo da lui contratto, per conto dello stesso San Michele a<br />
Quarto, col libraio fiorentino Diedi di Francesco circa la restituzione<br />
«de duobus missalibus ».32<br />
Sul momento scarsi, ma già quanto mai stimolanti, i dati relativi al<br />
Quattrocento: fanno tutti riferimento diretto a protagonisti della civiltà<br />
umanistica fiorentina ed invitano ad indagare più a fondo per poter giungere<br />
ad una riscoperta e rivalutazione di Settimo anche in questo ambito.<br />
S~ attende ancora una verifica la tarda notizia riferita da' Antonio da<br />
Sangallo, secondo la quale Ambrogio Traversari (1386-1439) avrebbe arricchito<br />
la biblioteca di Cosimo il Vecchio de' Medici con unvasto numero<br />
di codici tratti dalla Badia di Settimo e dal monastero di Santa<br />
Maria degli Angioli;" documentatissimo è invece il legame' ch-e con<br />
Settimo ebbe un altro personaggio, del resto in rapporto personale con<br />
30 A.S.,F., Dfpìomatdco, Cestelto, 1338, luglio ,3; [il brano, inedito, dice: « ... .Item<br />
unum mìssaìe conventus ìnccmpìetum. Idem unum evangelìstare: Item \UII1Uffi ietPiiI-'<br />
stolare oònventus .. Lteun duo mìssalìa completa, unurn im laltami ,Sanati Jaoobi 'et<br />
alltud. 1111 laJ1JtruriS'allliati Johannìs. ltem milssai1Ì!a .JlJ()(I}: completa duo ... ». Ricordo<br />
Inoltra che 1'1i.JllJV1elI1lta~i:o dta nma notevole quantità di, lilbd anche IPl'IeslSIO varie<br />
dipendenze di Settdrno: I'oepìzìo dli S. Benedetto dii Calfruglgi'ollo, Ila chiesa dà. San<br />
Martino atla Palma 'e La {!lalppeilla di Gaingralélllldi.<br />
31 A.IS.F., Compagnie BJelliigiose Soppresse, C XV,LLI, n. 509,.<br />
, 32 A.S.F., Dìplomatìco, Cestello, 1137\1,novembre 113.<br />
33 L'a notizie, ottalta ,e trascrìtta im modo i1ncom;plleto da K iLASINIO, Della.<br />
Bibiiotec.a... CQt., p. 5, :Sli trova in una MisceLlanea IOOlIlSeI'!VaJtapresso la B~blWrt;eca<br />
Rìccardnana di F'ìrenze (rns, 2058, Q. IV. 13) ohe contìene \aIl IPrilIlJC1lPiouna lettera<br />
dedìcatoeìa datata 23 marzo l!6li9 stììe moderno. Il Lasimio i:gnOira 11 passo<br />
che fa appunto riferimento al Traverssmìc tJrasC'rivo dailil'orilgina[e (ClC" H'2Jr.-H:2;v.):<br />
« ... s'algJgliuIIlSlell'o molltì ,,alltrri [libri, alla hiìbliolterca di Cosimo il Vecchio-l .raecoltì<br />
nella Badia di Settimo et nel Monasterdo delh Angeli, membro di Camaldoti," da<br />
don Ambrosìo rgenemale di deltrto Orddne, assad famidiare Idii detto COiS]n10 Vecehìo, a<br />
cui indurdzzò la sua «Traduzìone di Leamtio, De vita 'et morìbus philosophcrum ».:.».
-9-<br />
lo stesso Traversari, ma ancora scarsamente studiato: Filippo di ser Ugolino<br />
Pieruzzi, detto anche ser Filippo da Vertine. Di lui parla ampiamente<br />
Vespasiano da Bisticci," sottolineandone proprio l'amore per i<br />
libri, il lungo soggiorno nella nostra Badia, il lascito ad essa, ancor prima<br />
di morire, di varie cose, tra cui volumi contenenti scritti sia sacri che<br />
profani. A conferma di tutto ciò già da tempo il Lasinio" ha pubblicato<br />
un appunto di Ignazio Signorini contenente una lista di 13 codici lasciati<br />
da ser Filippo a Settimo nel 1461; giustamente il Lasinio medesimo<br />
nota come in realtà il lascito di libri del Pieruzzi dovette essere ben più<br />
consistente, e segnalò due manoscritti (il Conv. Soppr. 1476, D. 2 della<br />
Nazionale di Firenze e lo Strozziano CXXXVIdella Laurenziana) che le<br />
note di possesso dicono appartenuti prima a ser Filippo e quindi ai cisterciensi<br />
di San Salvatore a Settimo, ma che in realtà non trovano riscontro<br />
nella citata lista." Ad essi se ne può ora aggiungere per lo meno<br />
un terzo, sfuggito al Lasinio e conservato in Laurenziana: si tratta del<br />
Plut. 9. 2, databile al XIII secolo e contenente un'« Esposizione del salterio»<br />
in greco; nell'ultima carta (234 v.) di legge: «Liber Philippi ser<br />
Ugolini Peruzi notarii florentini, nunc autem monasterii Septimi ».37<br />
Una inarrestabile decadenza della Badia, e quindi dei suoi ambienti<br />
e di ciò che essi contenevano, si apre con il XVI secolo: letale è anche<br />
per la biblioteca, «predata e guasta», l'assedio del 1530;38poco dopo,<br />
nel febbraio 1568,39sopraggiunge la «spoliazione» di ben 37 libri attuata<br />
da Cosimo I de' Medici" ed accettata per forza di cose dai cisterciensi,<br />
che in quel momento, come ci chiarisce un documento finora inedito, si<br />
trovavano in «calamità» e volevano accattivarsi la benevolenza del<br />
Cranduca."<br />
3t VESPASIANO da BISTICCI, Vite di uomini illustri del secolo XV - A cura<br />
di P. D'Ancona ed E. Aeschlimann, Midamo, ,1951: per la nota vita del Pìeruzzi<br />
ofr. le IPP. 444-4154, per i rapporta col 'I'rarversanì ìe pp. 244-2146.<br />
3,5 E. LASINIO, Delui Bibliove'oa... crt. pp. 6,-'7.<br />
36 E. LASINIO, Delia BibLioteca... cit., 'PP. 3 e 11.<br />
37 Cfr. A. 1M. BANDINI, Catalogus codiciuti manuSicripto·rum Bibiiothecae Mediceae<br />
Laurentumae oarui continens opera Grecorum, val. ,I, Firenze, 1'764, IPp.<br />
3189-3:90. Sto svoùgendo rdicerche IpaII"ti1cala!I'lisul Pìeruzzd e la SUa bìblioteca, deìlìa<br />
quale sono mmastì anche altri ICodic i, come il sottoscrétto Plnrt. 76,. 13 della Laurenziana<br />
stessa. Clf,r. G. MERCATI, Ultimi contributi aua etoru: degli umanisti. I:<br />
Traversariana, Cilttà del Vaiticano, 19319, p. 11, n'DIta 3.<br />
38 E. LASINIO, Della Biblioteca ... cit, IP. 7.<br />
39 E non 1563·_:64 come dm K LASINIO, Della Biblioteca... eìt., p. 8.<br />
40 Prìma che in E. LASINIO, DeLLa Biouoteca.: lcilt., PlP. 8-:9, luna Lista, con<br />
qualche elemento im meno, dei codici voluti da Cosimo I e quindi IPHsslaJti in La/Ul'anziana<br />
si 'trova in G. RICHA, Notizie isteriche delle Chiese fiorentine, vol. IX,<br />
Firenze, 176:8, IPIP. 348-34,9; ivi ItUt,ti li volumi sono detti provvisti di nma mota di<br />
possesso ohe diceva - Liber .Monasterid S. Salvatorìs de S\p,e:timo Ord, Cìsterc, ».<br />
41 A.S.F., COJ;llip. ReI. Soppr., C XVIII, n. 396, secondo quaderno segnato S,<br />
c. 51:
-lO -<br />
Nonostante tutto CIO, ancora molti libri doveva custodire Settimo<br />
nel XVII secolo se nel 1617 si provvede addirittura all'allestimento di<br />
una «molto vaga» biblioteca" e nel 1622 Gregorio XV in persona proibisce<br />
di asportare da essa qualsivoglia volume." Perfino il decreto del<br />
1659 che imponeva la concentrazione di «scritture, codici, ìstrumenti<br />
ecc.» della provincia cisterciense toscana nel monastero fiorentino del<br />
Cestello," non impedì al Giulianelli di vedere a Settimo, più di un secolo<br />
dopo, non solo una notevole quantità di libri a stampa, ma perfino due<br />
manoscritti: una «Leggenda di San Quintino» ed un «Offizio della<br />
Madonna» del XV secolo, splendidamente miniati." Anche questi estremi<br />
nobili resti di una cosÌ gloriosa e celebrata biblioteca dovevano però<br />
« 1567 - Essendo I'Aoate di 7'0 e Priore di Cesteìlo assenti, di settembre li<br />
Pittorì feC'ero Lnstamza, che se li concedesse quelììa iOalplPe}llaIprillllcl~p'iata:daillt Ba!rtdlomeo<br />
Scali, e domendorono poter .rcmpere d.llmuro SIUla strada che risponde<br />
sulla via della oolorma per poter entrac in detta CaIPlPeUa: per celebrar la [eSita dii<br />
S. Luca; e iperchè mom ci erano li nostri superdori che quaeì per lo spazio di 4<br />
anni stettero assenti. D. Maùaohìa converso, e sìndaco, ne parlò ,ad iiI Duce<br />
Cosimo, quaìe li felce ìntendere che gUela Iascìassero lalpdre, IpN'chè havevano intenzione<br />
volerda fiIniore, e poi si msunpormo un pezzo di terreno fifa essa e 11.a casa<br />
de' Guglatimì, ave fecero una stanza. D. Cherubmo era vice Abbatte di 7 0 il 24<br />
Gennaio 1507 che oonreva dl "5168, et era amco Iucgotenence de' Commìssaa-ìì. in<br />
7'°, D. Malaehìa Pcìcr di Cestello, e Ceunerlengo, D. Flliippo Converso di Buonsollazzo,<br />
D. Bernardo, e D. Grudiamo sotto Camaclengo di 7'0, 'e dì XiI febbrado medesimo<br />
D. Malachia Priore, e D. GiiUHtaJno sìndachì ipreSeniOiI1nO un Breve del<br />
Papa per causa di moderare le commissioni fartte da' mostri PP. me' tempi passntì<br />
così i:nlgolIìde 'a due Canonìcì più semiori M. Jacepo Marmelei, 'e M. Pietro<br />
Nerli. In detto mese il Duca ci felce ruchiedere ohe li desimo alcumì de' nostri<br />
libri numuscritti per Ia sua lhbreria, et, essendo noi in quelda caìamìtà, :D. Cherubino<br />
Aibbalte sostètuto. .e .D. Malachìa Pr-iore per benetìcarsì detto Prencipe 11<br />
dettano ,li seguenti libri: Juvenale, un libro di Cav a111i , de Senectute, Cile. de Oratore<br />
2 tomi, Salìhustìo, Lucamo, Cee, retorica ad H erennìum , Prisciano 2 c'OI'IPi,<br />
Nonio Marcello, Epistoll'e di S. Paolo greche 2 corpi, Atti Ap:Qlstolid greci, Cic, de<br />
Offiilciis 2 corpì, questione Teologiche, Oraeìone di M. Giarmozzo M,anettJti ai Papa<br />
Irmocentìo, E4>ils;toùedi S. Jacopo ,grelche, Mercurìo 'I'rìmegisto tradotto dal FiICIÌJIlO,<br />
Bcetio de d.ìscìpddria scolaminnm, €lPilsltolle d'Ovidio, Gregonìo Nazianzeno greco,<br />
Opuscold Idi Seneca, IInicelcti esposìtìone fOipm. S. :M'altteo 'g,reco, Justìno, Lnsti>twtione<br />
di Quirstidl ano, Odissea di Omero :grrec.o, Espositione sopra ,iiI Psalterìo Greco,<br />
Cìc. Epìstoìe falmillialri, Ti/bUililo in ~o, Dante àm fOlglito, Donato Ìln 'I'enentio, VilI"glilio<br />
in 4°, VirilgHio iln 8°, Gioseff'o de bello Judaìeo, Psalterìo im lingua LOI1jgobarda ».<br />
-12 A.S.F., Comp, Rel, Soppr., C XVIn, n. ,31916, quaderno segnato T CI. SllGNO-<br />
RIN!, Memo,ri,e del Mcmaseero di Settimo), C. H2 v.: «di più OI'lnÒ H'abate Alttilio<br />
Brunacoì l dette stanze di varie pìbture e quadri, e dd tUitti Ili uiiensiH necessari,<br />
In olere si felce nma Libreria motto vaga, e ripiena di vari libri, e vagamente<br />
adorna .per uso e commodo di dente carnere ».<br />
43 ]b1dem, C. 113 r'.: «Gregorio XV sl11\bDat. Rornae dìe 31 Marrl] Pont.<br />
Ann. ij a petizione del P. Abb, D. Artti/lio Brunacci vieta sotto pena di Scomunica<br />
e Ipr:ilv,~tiotne di voce atti,va, e pasenva 'ohe TII:Iu,no ,alrdi's'ca est,ralrre libri dalla<br />
Libreria deille Caimere da: e::SiQ faltte fialbbrli\Cla'retn Settimo nè t'almpo.co q:uadri °<br />
Pittur'e e altri O'l'Iilalmenti di de,ite Camere ».<br />
H P. GIULIANELLI, in G. RICHA, Notizie ciii., p. 228.<br />
J,'\ P. GIULIANELLI, in G. RICHA, Notizie cilt., p. 221.
-11-<br />
subire un'impietosa dispersione: il 13 agosto 1783 l'Ordine cisterciense<br />
viene soppresso nell'intera Toscana e tutto ciò che delle sue tangibili<br />
testimonianze artistiche e culturali era riuscito a sopravvivere, si smembra<br />
e scompare attraverso infinite, spesso insospettabili vie.<br />
* * *<br />
Di un tanto cospicuo, quanto tra vagliato patrimonio librario ancor<br />
oggi è possibile reperire, sia pure solo dopo casuali ritrovamenti o lunghe<br />
e pazienti indagini, le «reliquie» che anzi, grazie ai contributi di<br />
vari studiosi ed alle mie personali ricerche, si rivelano sempre più numerose,<br />
al punto da esigere uno studio specifico che le classifichi, le<br />
descriva e le inserisca in un discorso organico, in modo da aggiornare,<br />
correggere e precisare ciò che sull'argomento è già stato detto dal più<br />
volte citato Lasinio: come ho accennato, è appunto quello che sto facendo<br />
e che conto di pubblicare al più presto." Qui voglio soffermarmi<br />
solo su tre dei tanti codici ancora superstiti della biblioteca di Settimo<br />
(come indicano, tra l'altro, precise note di possesso)," eccezionali per la<br />
ricchezza, la quantità ed il contenuto iconografico del loro apparato illustrativo.<br />
Si tratta di tre graduali «de tempore» propriamente detti,<br />
contenenti cioè i brani da cantarsi durante le messe feriali, e festive<br />
(introiti, graduali, alleluia o «tractus », offertori e communi) del ciclo annuale<br />
liturgico temporale. Essi, ora presso il monastero di Santa Croce<br />
in Gerusalemme a Roma con le segnature A, B e C, sono stati rintracciati<br />
e ripetutamente segnalati da C. Bertelli," ma solo di sfuggita: lo<br />
studioso, infatti, ha sempre concentrato quasi tutta la sua attenzione<br />
su un quarto manoscritto, il graduale «de sanctis» D, che completa il<br />
•<br />
16 Obtre quarsto è :oalpitato di dure fin qui, amticdpo soltanto che integrando<br />
e correggendo quanto scrrtto da'l Lasìnìo, attraverso iUlll'all'lllPUabibildogr'ad1a e rìcerche<br />
codici<br />
IpeirsonalJi SIUmateriale<br />
datt9.lbi,lJiima l'VlIliI ed<br />
inedìto<br />
til XV<br />
ho potUJto quasi<br />
secolo sacuramenre<br />
raddoppiare ill numero dei<br />
provenierutd da Badia a<br />
Settimo 'ed ora dìspersì tra Frrenze (Archivio di Steto, Bibldoteca Laurenzìama,<br />
BiJb1iiotelca Nazionale. Ospedale degdi dmnocenti), Pavìa (Bìbldoteca Umìversitaria)<br />
e Rom'31 (B~bliolteche Nazìonade, di Santa Croce in Gerusalemme e Vaticana) per<br />
un .totalle di 431 Ad essi sono da aiggiungere 8 vcèumì dello stesso periodo, di incenta,<br />
ma IProbalbille, provenìenza settimiana, nomehè aètri 22, di cui alcuni anche<br />
a stampa, compresi invece tra ~l XViI ed il XVH[ secolo.<br />
"7 Esistono esplucìte note di possesso, sia pure in Igrafia pituttosto tarda, sul<br />
recto della prìma carta dii eìascun 'graduale (
-12 -<br />
gruppo" e che contiene una preziosa sottoscrizione; essa lo dice compiuto<br />
nel 1315, per la parte calligrafica, dal monaco Vincenzo Monocolo di<br />
Badia a Settimo, cui apparteneva, e crea qualche problema circa la<br />
datazione delle splendide e numerose miniature che il codice racchiude.<br />
Del graduale D e di tutto ciò che lo riguarda mi sono occupato di<br />
recente anch'io," con conclusioni molto diverse da quelle del Bertelli:<br />
non è quindi il caso che insista sull'argomento; preferisco invece allargarlo,<br />
prendendo appunto in esame esclusivamente i codici A, B e C, da<br />
considerarsi inediti in tutti i loro aspetti.<br />
In essi," con una dovizia di raffigurazioni che ha ben pochi eguali e<br />
che certo corrisponde ad un benessere economico di Settimo che numerosi<br />
e disparati fattori concorrono ad indicare come massimo proprio entro<br />
il XIV secolo, assolutamente tutte le iniziali che aprono i testi dell'introito<br />
di ciascuna messa sono miniate: decorate con motivi fitomorfi<br />
quelle per le messe feriali e del sabato, per un totale di 55 lettere;" istoriate<br />
ad ogni costo quelle per le messe domenicali e per le feste di<br />
Cristo, per un totale di altre 58 lettere."<br />
Riguardo alle qualità e alle particolarità stilistiche e formali di tutte<br />
queste illustrazioni, che meriterebbero di essere riprodotte in numero<br />
ben maggiore di quanto si possa qui attuare, il discorso mi sembra presto<br />
fatto: siamo di fronte ad un ciclo quanto mai omogeneo, nonostante la<br />
sua vastità, uscito dai pennelli forse di un'unica mano, certo di un'unica,<br />
compatta bottega largamente presente in tutta la produzione libraria<br />
fiorentina del Trecento e che fa capo all'inconfondibile ed insieme<br />
multiforme personalità del cosiddetto «Maestro daddesco». Se, come<br />
credo di aver dimostrato, il suo intervento nel graduale D (predominante<br />
ma non esclusivo) può collocarsi attorno al 1335-1340, qui possiamo<br />
49 I qualÌltro Igradlualli di Santa Croce in Ger:usallemme sono a loro volda Libungìcarnerite<br />
dntegrati da: cinque Hn,tifonalri (l:iJbru contenenmì ,i brani da cantarsi<br />
dUI1a1Il1tel"ufd',ido) ora all'Ospedaìe degli Imnocentd di Fdrenze, ma anoh'essi provenìendì<br />
da Settimo. Per le mot.izàe essenzdadì relatìve 'rimando a\l mio contrbbuto<br />
citato nella nota seguente.<br />
:'0 Nelì'ambito del ]0 Convegno di St()lni'a delda Minéemura tenuto al Cortona<br />
neìll'aprìle del 119
- 13<br />
scivolare ancora oltre negli anni, fin verso la metà del secolo, fino a riconoscere<br />
nei codici A, B e C l'opera più tarda per ora nota dell'anonimo<br />
artista." Arcaismi nelle fisionomie e negli atteggiamenti, che riassumono<br />
tutta la pittura fiorentina primo-trecentesca, si intrecciano con<br />
puntuali citazioni, specie coloristiche, da Bernardo Daddi, con manierismi<br />
che segnano i volti e che provocano un progressimo ingigantirsi dei<br />
volumi e delle proporzioni, con fantasiose ed elaborate libertà decorative<br />
che utilizzano con profonda perizia foglie e racemi, animali fantastici e<br />
« dròleries », in un trionfo di forme e di linee che già prelude alla scuola<br />
degli Angioli.<br />
Non cisterciense quindi il miniatore: i monaci di Settimo li sappiamo<br />
spesso, a partire dal Vincenzo Monocolo del graduale D, eccellenti<br />
nelle arti calligrafiche;" ma mai, se non Vincenzo e Niccolò Fortini<br />
nel XVI secolo," in quelle dell'illustrazione del libro. Non cisterciense<br />
l'esecutore materiale dei dipinti, ma certo di impronta cisterciense la<br />
fonte ispiratrice, più o meno diretta, del così complesso programma iconografica<br />
che caratterizza le iniziali istoriate. Prima di tutto è da notare<br />
la costante, stretta rispondenza tra il soggetto di ciascuna di esse ed il<br />
testo liturgico che immediatamente segue (l'introito) o, più raramente,<br />
che allude in modo esplicito al tema centrale del giorno (e che può<br />
quindi essere anche un graduale, un alleluia, un tractus o un offertorio).<br />
Sulla base di questo principio, si sviluppano almeno quattro distinti, ma<br />
sempre intimamente collegati filoni illustrativi: il più interessante mira<br />
a evidenziare le concordanze tra Vecchio e Nuovo Testamento, fondendo<br />
in una stessa scena austeri personaggi biblici con visioni di salvezza e<br />
di redenzione. E' il caso, tra i tanti, della grande miniatura che apre il<br />
graduale A (c. 1r.) e con esso il periodo liturgico dell'Avvento: ricalcando<br />
il concetto portante della prossima realizzazione della parola di Dio<br />
(annunciata di continuo dai profeti) attraverso il sacrificio ed il trionfo<br />
del Cristo, ecco che l'illustratore, sfruttando la struttura bipartita dell'iniziale<br />
del brano dell'introiito (« Ad te levavi »), colloca nel settore inferiore<br />
due figure, l'una in piedi con attributi profetici," l'altra inginocchiata<br />
a simboleggiare l'umanità intera, entrambe rivolte verso l'alto, dove<br />
la Divinità troneggia entro una mandorla fiancheggiata da due Angioli<br />
che sorreggono gli strumenti della Passione. Il medesimo spirito<br />
54 Cér. Ila nota 5.0.<br />
55 Cflr. G. VITI, I Oistercensi... cìt., pp. 164-1171.<br />
56 N. BACCETTI, Septimumae ... cid., pp. 5'9-60.<br />
57 Ricordo, senza peraltro azzairdatre una sucura ~denttfilc3lzione, [che moltissimi<br />
testi iLit,urgicidel periodo dell' Avvento sono :1Jraltlti: dal Libro di Isaia.
--14-<br />
impronta tutta la rara iconografia che accompagna, nelle pagine successive,<br />
il lento avvicinarsi al Natale: nel1a vigilia la H della parola<br />
« Hodie » accoglie ancora una volta un profeta che indica il Bambino<br />
Gesù in fasce, adagiato in un contenitore lapide o che funge da culla:"<br />
e subito dopo, attorno a questa stessa culla, troviamo, a parlare col Figlio,<br />
Dio Padre in persona" o, a pregare devotamente, sei personaggi<br />
rivestiti di poveri abiti pastorali (fig. 1).60<br />
Il secondo motivo ispiratore di molte miniature dei nostri graduali lo<br />
incontriamo. per la prima volta propr.o nella grande Natività posta ad illustrare<br />
la messa principale del 25 dicembre: 61 alludo, ovviamente, alla<br />
vita di Cristo, i cui episodi salienti scandiscono tutti e tre i manoscritti."<br />
In tali illustrazioni l'artista non può che seguire l'ormai già stabilizzatissima,<br />
tradiz.onale iconografia; non rinuncia tuttavia a documentare una<br />
volta di più la sua non superficiale conoscenza dei testi liturgici, introducendo<br />
particolari quanto mai pertinenti, altrove solo di rado riscontrabili:<br />
si veda il puledrino che accompagna l'asino su cui Gesù entra in<br />
Cerusalemme'" o i due Angioli vestiti di bianco che indicano agli Apostoli<br />
l'Ascensione di Cristo." Altre volte il miniatore ama addirittura arricchire<br />
le scene con curiosi particolari di genere, come le stoviglie ed i<br />
cibi che riernp.ono la rotonda mensa dell'« Ultima cena », tra cui, in<br />
voluta evidenza, un mezzo pollo nel suo recipiente."<br />
L'aspetto sicuramente più originale e quantitativamente più abbondante<br />
dell'intero ciclo illustrativo dei nostri graduali è costituio dall'incrollabile<br />
bisogno di trovare, senza deroga alcuna, il modo giusto di visualizzare<br />
testi e concetti che spesso, almeno a prima vista, non sembrano<br />
offrire il minimo spunto ispiratore. Ma le difficoltà non sembrano mai arrivare<br />
a spaventare né, tanto meno, a vincere il miniatore: ogni qual volta<br />
è possibile un aggancio di tipo simbolico o compare una parola che<br />
può suscitare un'immagine, subito si afferra l'occasione per dare sfogo<br />
:.~Graduane A, c. 47 r.<br />
:'9 La mìmìatura dllluSitra la prima messa di Natale ,e s:i trova nel !grarltuale A.,<br />
a IC. 5~ r. Da notare iiI testo, fedelmente nìcaùcato dalll'illl'U~lt:razilone; esso dice:<br />
« Domìnus dixìt ad me: FiliJus meus es tu ... » (ps, 2,7).<br />
60 Graduale A, c, 57-.r.: seconda messa di Natale.<br />
61 Graduale A, IC. ,62 v.: terza messa di Natale.<br />
62 GIH epilsOidi d€ÙJl,aVdta di Cristo irl3lfifi!g!Ur:aItinei nostrì tre codici sono:<br />
oela'A, olitre ad. detti, l'" ElPitf!amd.a» (c, 7G v.); 1I1ie1B 1'« Ingresso dn Gerusalemme"<br />
(c. 81 r.) e 181 «Resurrezione» (IC. 167 IT.); neì C 1'« Ascensìone » (c. l r.), la<br />
« Pentecoste» ,(,C. 27 'r.) e l'" Ultima Cena » (IC. 238 r.).<br />
63 Ciflr. S. Maltteo 21, 1-5.<br />
64 Clfr. Act, 1, 9-1111.<br />
65 Sii tratta de{Lla mìnìaeure che Illustra la festa deì c Corpus Dominì » a C.<br />
2308 r. del Igflaldualle C.
-15-<br />
(Fig. 1)<br />
ROMA - S. Croce in Gerusalemme - Graduale A: c. 57r - sec. XIV (metà)<br />
M.o daddesco. Personaggi adoranti Gesù Bambino. (2a Messa di Natale).<br />
ad una fantasia che riesce a trovare soluzioni ora profonde, ora ingenue,<br />
comunque mai gratuite. La domenica «in albis », per esempio, ricorda<br />
liturgicamente il giorno in cui bambini e neofiti ricevevano il battesimo,
- 16<br />
cioè l'iniziazione alla vita cristiana, i primi rudimenti di un preciso sistema<br />
di esistenza e di comportamento: ed ecco puntualmente la relativa<br />
illustrazione del graduale B 66 mostrarci un gruppo di giovinetti, uno<br />
dei quali mostra un cartiglio su cui si leggono i segni dell'alfabeto, primi<br />
rudimenti anch'essi di un qualcosa che è cultura, come è cultura il cristianesimo;<br />
l'introito della messa della seconda domenica dopo l'Epifania<br />
dice «Omnis terra adoret te », ed ecco un personaggio biblico indicare<br />
un paesaggio cosparso di chiese e di castelli;" l'introito della prima<br />
domenica dopo Natale dice «Dum medium silentium tenerent» ed<br />
un uomo fa cenno, col dito alla bocca, di tacere:" l'introito della domenica<br />
di Sessagesima dice «Exurge, quare obdormis, Domine? », ed un<br />
anziano individuo si piega su uno più giovane, incoronato, per scuoterlo<br />
e svegliarlo;" l'introito della quinta domenica dopo Pentecoste dice «Dominus,<br />
illumnatio mea », ed un personaggio indica con la mano i propri<br />
occhi." Potrei andare avanti a lungo in questa elencazione. La interrompo<br />
invece per citare l'esistenza di numerosi casi, ancora più complessi,<br />
di fronte ai quali qualunque illustratore si sarebbe trovato e si troverebbe<br />
interdetto: spesso i testi liturgici hanno contenuti talmente astratti, che<br />
niente potrebbe arrivare a concretizzarli figurativamente in modo puntuale;<br />
ma il miniatore non si arrende nemmeno in queste circostanze:<br />
utilizza sempre la figura umana isolata, varia nella fisionomia, nell'età,<br />
nell'atteggiamento o negli attributi, senza, cioè, mai ripeterla uguale e<br />
senza mai cadere in una trita monotonia; è il simbolo generico di chi, con<br />
le parole della Bibbia, si rivolge supplice e implorante a Dio per chiedere<br />
aiuto e protezione: per questo la maggior parte di simili personaggi,<br />
tra i quali non mancano quelli con cartiglio" o quelli che indicano in un<br />
libro la parola divina," è ritratta inginocchiata, con le mani giunte o<br />
incrociate sul petto, in atto, appunto, di preghiera; si contano ben 17<br />
miniature costruite su questo schema."<br />
Concludo con l'ultimo, ristretto gruppo di illustrazioni contenute<br />
nei tre graduali di Badia a Settimo; gruppo che si adatta in modo parti-<br />
66 Graduale B, 'C. 216 r.<br />
67 Gradueile A, 'c. 84 r. (ps, 65, 4).<br />
68 Graduate A, IC. ,6'9 Ir. (sap. 18, M-t5).<br />
69 Graduaìe A, 'c. 103 11'. (lPiS.43, 23,-26).<br />
70 Graduate C, 'C. 86 v. (ps, 26, 1-2).<br />
71 Ad esempio la mìnìaturt» a e. 1>612r. del graduale C, relativa alla qjlllÌlnJdilcesima<br />
domenica dopo Pentecoste,<br />
72 Si veda c. 2104 V. del graduade C ;la lettera à,stodata per la: ventesima domenìos<br />
dopo Perstecoste.<br />
73 Tra ['e tante, 'si vedano le illllUSt:r:aiziJond a; c. ~ v. del graduale A (quarta<br />
domenàca d'Avvento), a c. 44 v. del B (qu~nlta domel1J;ilcaidi QualrelSlima)e
-17 -<br />
colare, a chiusura del mio contributo, per ribadire non solo la destinazione,<br />
ma anche la spiritualità ispiratrice e la cultura religiosa prettamente<br />
cisterciensi dei codici in esame, arricchiti di un commento visivo di<br />
una capillarità spiegabile solo presupponendo precisi interventi e precise<br />
volontà da parte di una committenza esigente e qualificata. Poste quasi<br />
come marchi di appartenenza, compaiono così tre lettere istoriate che<br />
ci mostrano proprio i monaci di Settimo colti in vari momenti della loro<br />
diretta partecipazione alle funzioni liturgiche: due volte mentre cantano<br />
attorno al badalone (fig. 2),74 la terza mentre subiscono l'imposizione,<br />
(F~. 2)<br />
ROMA - S. Croce in Gerusalemme - Graduale B: c. 235r - sec. XIV (metà)<br />
M.o daddesco, Coro dei Monaci. (4a domenica dopo Pasqua).<br />
74 GrUlPPi ,dIi monacì che IClaillltaJnO comparono nella «C" di «Calnitemus,. di<br />
c. 1:515 r. (ìmtrodto deì Sabato Santo) ,e riella «C» di «Carrtate » dlÌ. c. 235 r. (introito<br />
delia quarta domenica dopo Pasqua) del medesimo Igraduarle B.
-18 -<br />
da parte del loro abate, delle ceneri." Nemmeno in questi casi si contravviene<br />
alla regola di dare al testo un'illustrazione immediatamente<br />
efficace: ma per noi si aggiunge ora anche l'interesse di poter cogliere<br />
originali notazioni di costume che, sia pure in misura minima rispetto<br />
a quanto ci possono dire le numerose testimonianze artistiche e culturali<br />
ancora superstiti, portano un contributo particolare per la conoscenza<br />
della vita più quotidiana di Badia a Settimo. Il suo patrimonio si arricchisce<br />
comunque di altri tre eccezionali documenti che confermano l'urgenza<br />
di fare piena luce sull'intera storia di questo monastero.<br />
75 La min:LaroU!I'la riitlustra la c. 123 r. del gradaiaìe A.
FLORILEGIO CISTERCENSE<br />
a cura di P. VITTORINO ZANNI<br />
1. « Non giudicate e non sarete giudicati» (Le 6, 37)<br />
La natura umana è talmente perversa che ognuno si sente portato<br />
a sindacare le parole e le azioni altrui e quindi a giudicarle in maniera<br />
tutt'altro che benevola.<br />
Alcuni criticano il prossimo perché hanno un cuore aspro e amaro,<br />
insoddisfatto di tutto e di tutti. Altri credono di essere superiori ai loro<br />
fratelli e quindi non perdono occasione di umiliarli per elevarsi al di<br />
sopra di essi. C'è poi chi getta la croce addosso agli altri per mascherare<br />
i propri vizi. C'è chi cerca fama e prestigio facendo l'anatomia sulle<br />
parole e azioni del prossimo, lusingandosi così di fare sfoggio della propria<br />
sapienza. Non mancano coloro che, annebbiati dall'ira, si vendicano<br />
spifferando calunnie. Altri sparlano del prossimo per pigrizia mentale,<br />
solo perché parlar male di una persona riesce loro più facile che parlame<br />
bene.<br />
La prima cosa da farsi è questa: evitare la curiosità, disinnescare<br />
le proprie antenne-radar. La seconda cosa necessaria è quest'altra: evitare<br />
i pettegolezzi, sia che si tratti di difetti naturali o che si tratti di<br />
vizi colpevoli.<br />
Soltanto Dio ha il diritto di giudicare le profondità del cuore umano.<br />
Colui che presume di giudicare e condannare i pensieri del proprio<br />
fratello invade il tribunale di Dio: lo, il Signore, scruto la mente e saggio<br />
i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il<br />
frutto delle sue azioni (Ger 17, 10). Non giudicate e non sarete giudicati,<br />
non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato,<br />
date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi<br />
sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate sarà<br />
misurato a voi in cambio (Le 7, 37-38).<br />
Scrutare i vizi degli altri e divulgarli? E' come raccogliere il fetore<br />
della cloaca ed esporlo in pubblico.<br />
Vogliamo correggerci di questo vizio, non è molto difficile. Caliamo,<br />
prima nella profondità della nostra anima, tagliamo la testa ai sentimenti<br />
di orgoglio che senza sosta pullulano dal di dentro, pensiamo al male<br />
che abbiamo fatto, alle virtù che non abbiamo acquistato. Caliamoci,<br />
poi, nell'animo dei nostri fratelli, ammiriamo le loro virtù, diamo spazio<br />
alla lode e alla stima per loro.<br />
Perché lasciar briglia sciolta alla curiosità? Perché interessarci morbosamente<br />
delle faccende che non ci riguardano personalmente? Perché
-20 -<br />
abbiamo la presunzione di trinciare giudizi e condanne quando non disponiamo<br />
neppure di un indizio di colpa? E quand'anche la colpa fosse<br />
manifesta, non possiamo scusare anche allora l'intenzione, spiegare il<br />
peccato con la fragilità, scusarlo a motivo della passione, della tentazione<br />
violenta cui il prossimo è stato esposto?<br />
Imitiamo quell'eremita: quando udiva che qualcuno aveva peccato<br />
esclamava: «Povero me. Oggi lui, domani io. Lui, certo farà penitenza,<br />
ma io? .. ». Forse Dio ha già perdonato coloro che noi stiamo condannando;<br />
perdonerà anche noi, noi autori di una critica tanto spietata? Se<br />
lasciassimo via libera alla luce per penetrare nelle pieghe più profonde<br />
della nostra coscienza, sarebbe tale la nostra sorpresa che non oseremmo<br />
più fissare gli occhi nella vita degli altri.<br />
Del resto, non richiede forse la legge della carità che noi pensiamo<br />
degli altri così come vogliamo che gli altri pensino di noi? E se noi<br />
desideriamo di essere lodati e stimati, perché anche noi non lodiamo e<br />
stimiamo gli altri?<br />
Questa regola è determinante per il comportamento di coloro che<br />
hanno il compito di sorvegliare e guidare la vita altrui: prima di condannare<br />
e punire i loro sudditi, essi abbiano la pazienza di esaminare se<br />
stessi; si troveranno peggiori degli altri; e allora le loro riprensioni saranno<br />
dettate unicamente dalla carità e dell'amore.<br />
C'è un'altra categoria di persone che sono in errore: coloro i quali,<br />
senza alcun fondamento di realtà, sospettano che gli altri pensino e parlino<br />
male di loro, e per conseguenza odiano tutti e non si fidano di<br />
nessuno. Per estirpare dal nostro animo questo vizio è necessario prima<br />
di tutto mortificare la brama di piacere agli uomini, di apparire perfetti<br />
e eccellenti; dobbiamo richiamare alla mente le parole di San Paolo:<br />
Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo<br />
(Gal 1, lO). Non solo, anzi dobbiamo evitare persino il desiderio di sapere<br />
che cosa gli altri pensano e dicono di noi. Tanto più perché spesso<br />
avviene che coloro i quali noi pensiamo stiano parlando male di noi,<br />
in realtà a noi non hanno neppure pensato.<br />
Ma soprattutto non dobbiamo dare agli altri motivo di pensare o<br />
parlar male di noi. Insomma in queste circostanze c'è l'Apostolo che<br />
ci insegna come comportarci: A me poco importa di venir giudicato da<br />
voi o da un consesso umano (1 Cor 4, 3).<br />
In realtà noi siamo quel che siamo dinanzi agli occhi di Dio. Che<br />
gli uomini ci lodino o ci insultino, che ci stimino o ci disprezzino, essi<br />
non possono renderei né migliori né peggiori.<br />
Card. GIOVANNI BONA Corso di vita spirituale I, 17, 3
- 21-<br />
2. Sermone XVII - Nel giorno dell'Assunzione della B. V. Maria<br />
a cura di P. GERARDOCONSIGLIO<br />
«Gesù entrò in un villaggio: e una donna di nome Marta lo accolse<br />
in casa sua. E costei aveva una sorella di nome Maria », (Luc. X, 38).<br />
Avete sentito dal Vangelo la grande felicità delle due donne. Veramente<br />
grande felicità di Marta" o fratelli, che accolse tale ospite, lo servì<br />
e fu occupata nel suo ossequio. Grande felicità di Maria, che riconobbe<br />
l'eccellenza di tanto ospite, ne ascoltò la sapienza e ne gustò la dolcezza.<br />
CosÌ, infatti, narra l'evangelista che N. S. G. Cristo entrò in un<br />
villaggio e che una certa donna di nome Marta lo accolse in casa sua e<br />
lo servì. Ella aveva una sorella di nome Maria che, non appena Gesù<br />
entrò, corse ai suoi piedi ed ivi si mise a sedere, per udire le dolci sue<br />
parole; ed era talmente assorta alle parole del Signore, che non si curava<br />
di ciò che si facesse in casa, se qualcuno vi parlasse e quanto anche la<br />
sorella sua lavorasse. Chi di voi, infatti, se il Signore volesse entrare da<br />
lui, non godrebbe in modo meraviglioso e inneffabile? Che diremo, adunque,<br />
fratelli, dal momento ch'Egli non si trova col corpo in terra e non<br />
possiamo, perciò, accoglierlo corporalmente, e pertanto dobbiamo forse<br />
disperare della sua venuta? Piuttosto prepariamogli le nostre case e senza<br />
dubbio Egli verrà da noi al tempo delle nostre opere, meglio che se fosse<br />
venuto corporalmente.<br />
Queste donne furono senza dubbio beate, perché lo ricevettero corporalmente;<br />
ma molto più beate certamente, perché lo avevano ricevuto<br />
con la mente. Infatti in quel tempo molti lo accolsero corporalmente e<br />
mangiarono e bevvero con lui; ma, poiché non lo accolsero con la mente,<br />
questi rimasero miserabili. Chi, infatti, fu più infelice di Giuda? eppure<br />
egli servÌ il Signore corporalmente. Dirò di più. La stessa B. V. Maria,<br />
di cui oggi celebriamo la gloriosa Assunzione, senza dubbio fu beata,<br />
perché accolse il Figlio di Dio col corpo; ma tuttavia e proprio per questo<br />
più beata, perché lo aveva accolto nella mente. Direi una bugia, se ciò<br />
non lo avesse affermato il Signore.<br />
Ieri fu letto che una donna disse a nostro Signore: «Beato il grembo<br />
che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato» (ibid.). E il Signore<br />
le rispose: «Che anzi: beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la<br />
mettono in pratica »,<br />
Perciò, o fratelli, prepariamogli un tale spirituale villaggio, affinché<br />
venga da noi nostro Signore. Infatti affermo con audacia che, se la Bea-
- 22-<br />
ta Maria non avesse preparato in sé siffatto villaggio, non sarebbe entrato<br />
nel suo utero, né nella sua mente il Signore, Gesù, né verrebbe letto oggi<br />
nella sua festività il brano di tale Vangelo. Dunque prepariamogli tale<br />
villaggio. Perché sia forte un castello, ci devono essere tre cose: il fossato,<br />
il muro e la torre.<br />
Per primo il fossato, poi al di sopra del fossato il muro e poi la<br />
torre che è più forte e più eccellente di tutto il resto. Il muro e il fossato<br />
si custodiscono a vicenda; poiché se il fossato non fosse in mezzo<br />
a proteggere, gli uomini mediante qualche scaltrezza potrebbero accostarsi<br />
per minare il muro; e se il muro non sovrastasse il fossato, potrebbero<br />
avvicinarsi al fossato per riempirlo. La torre protegge ogni cosa,<br />
poiché è più alta di tutto. Entriamo ora nell'anima nostra e vediamo in<br />
che modo tutto questo deve spiritualmente effettuarsi in noi. Cos'è il<br />
fossato se non la terra profonda?<br />
Perciò scaviamo il cuor nostro, dove la terra è più profonda. Togliamo<br />
la terra che è dentro e gettiamola al di sopra di noi: cosÌ, infatti, si<br />
fa il fossato. La terra che dobbiamo prendere e gettar sù è la nostra<br />
terrena fragilità. Ciò non si nasconda al di dentro, ma sia sempre avanti<br />
agli occhi nostri, affinché sia nel nostro cuore il fossato, cioè la terra<br />
umile e profonda: Dunque, o fratelli, codesto fossato è l'umiltà.<br />
Ricordatevi ciò che disse il vignaiuolo nel Vangelo di quell'albero<br />
che il Padrone della vigna voleva tagliare, perché non vi aveva trovato<br />
frutto: «Signore, lascialo stare anche quest'anno, finché vi scavi intorno<br />
ad esso evi metta il letame ». (Luc. XIII).<br />
Qui Egli volle fare il fossato, cioè insegnarci l'umiltà. CosÌ, dunque,<br />
o fratelli, incominciamo a costruire questo castello. Infatti, se questo fossato<br />
non sarà stato scavato nel nostro cuore, cioè la vera umiltà, non<br />
potremo edificare se non la rovina sul nostro proprio capo.<br />
Oh! quanto bene l'aveva fatto tale fossato la B. V. Maria! Perciò<br />
considerò la sua propria fragilità più che tutta la sua dignità e santità.<br />
Sapeva benissimo che la fragilità era tutta sua; il fatto, invece, di essere<br />
santa, Madre di Dio, signora degli Angeli, tempio dello Spirito Santo<br />
non le veniva se non dalla grazia divina.<br />
Perciò ciò che veniva dalla sua natura umilmente lo riconosceva,<br />
dicendo: «Ecco la schiava de] Signore; si faccia di me secondo la tua<br />
parola» (Luc. I).<br />
E di nuovo « Rivolse lo sguardo alla vilezza della sua schiava» (ibid.).<br />
Dopo il fossato dobbiamo fare il muro. Questo muro spirituale è la<br />
castità: muro completamente forte che conserva integra e incontaminata<br />
la carne.
- 23-<br />
Quello è il muro che cinge questo fossato di cui abbiamo parlato,<br />
sicché non può essere riempito dai nemici. Infatti, se qualcuno perde<br />
la castità, subito il cuore tutto si riempie di sordidezze e d'immondezze,<br />
dimodocché l'umiltà cioè il fossato spirituale va in rovina completa nel<br />
cuore.<br />
Ma come codesto fossato è custodito: dal muro, così è necessario<br />
che il muro sia custodito dal fossato. Infatti chi perde l'umiltà non può<br />
nemmeno conservare la castità della carne. Da ciò ne segue che la verginità,<br />
che si conserva dall'infanzia fino alla vecchiaia, talvolta si perde;<br />
poiché, quando l'anima si macchia di superbia, anche la carne s'insozza<br />
per la lussuria.<br />
Tal muro l'ebbe in sé S. Maria più perfettamente che qualsiasi altro.<br />
Ella, infatti, è la vergine santa ed intatta, la cui verginità come un muro<br />
saldissimo giammai poté essere penetrato dalla tentazione del Diavolo<br />
per mezzo di qualche marmo pario o per altro strumento. Ella era vergine<br />
prima del parto, vergine nel parto, vergine dopo il parto. Ma, se già<br />
vi sforzate d'imitare la B. Maria ed avete tale fossato dell'umiltà ed il<br />
muro della castità, è necessario che edifichiamo la torre della carità.<br />
La carità, fratelli miei, è una grande torre. Come la torre suole essere<br />
più alta di ogni altro edificio di fortificazione, così è superiore a<br />
tutte le altre virtù necessarie nella costruzione spirituale dell'anima. Perciò<br />
dice l'Apostolo «Vi mostro ora una via, ancora più eccellente» (I<br />
Coro XII).<br />
Ciò diceva della carità, poiché essa è la via più eccellente che conduce<br />
alla vita. In codesta torre chiunque vi si trovi dentro non teme i<br />
suoi nemici, perché «la perfetta carità caccia fuori il timore» (I Ioa. IV).<br />
Senza codesta torre è debole il castello spirituale di cui parliamo. Chi,<br />
infatti, ha sicuro il muro della castità e per caso disprezza il fratello suo<br />
e non gli mostra quella carità che gli deve; gli è perché, non avendo la<br />
torre, il nemico suo oltrepassa il muro ed uccide la sua anima. Similmente,<br />
se qualcuno si vede umile nel suo abito, nel suo vitto, nelle sue<br />
inclinazioni; tuttavia se dentro di sé ha uno spirito aspro verso i prelati<br />
e verso i suoi confratelli, il suo fossato dell'umiltà non riesce a difenderlo<br />
dai suoi nemici. Chi potrebbe dire quanto perfetta avesse codesta torre<br />
la B. Maria? Se Pietro amò il suo Signore, quanto più l'amò la B. Maria,<br />
il suo Signore e Figlio suo! In quanto al suo amore per i suoi prossimi,<br />
cioè gli uomini, molti miracoli e molte visioni, con cui lo stesso Signore<br />
si è degnato di mostrarlo, dimostrano che ella prega specialmente il Figlio<br />
suo per tutto il genere umano.
- 24-<br />
Fratelli, ritengo superfluo almeno il mio sforzo di dimostrare la<br />
sua carità: che è cosÌ grande, che nessuna intelligenza riesce a farsene<br />
un'idea. Questo senza dubbio è il castello, nel quale si degna di entrare<br />
Gesù. E senza dubbio sono più felici quelli che lo ricevono spiritualmente<br />
in questo castello, più di molti che lo ricevettero col corpo nelle loro<br />
case. Ma perché mai l'evangelista tace il nome del castello e non dice<br />
altro che Gesù «entrò in un tale castello »? (Luc. XI).<br />
« Tale» significa una certa singolarità: perciò tale prerogativa appartiene<br />
propriamente alla nostra beatissima Signora. Ella, infatti, è quel<br />
singolare castello, poiché in nessuna creatura vi fu una tale umiltà, in<br />
nessuna una tanto perfetta castità, in nessuna una sì eccellente carità.<br />
Senza dubbio castello singolare che il Padre edificò, lo Spirito S. santificò,<br />
il Figlio vi penetrò, castello che tutta la S.S. Trinità si scelse come<br />
singolare ospizio. Questo è il castello dove entrò Gesù. Entrò per la<br />
porta chiusa, ne uscì per la porta chiusa, come profetò Ezechiele: «Mi<br />
condusse alla porta che guardava ad oriente ed era chiusa» (Ez. 40).<br />
La porta orientale è la SS.ma Maria. Infatti la porta che suole essere<br />
esposta ad oriente per prima riceve lo splendore del sole. CosÌ la<br />
B.ma Maria, che sempre era rivolta verso oriente, cioè alla chiarezza di<br />
Dio, per prima accolse in sé il raggio, anzi tutta la pienezza dello splendore<br />
di quel vero scle che è il Figlio di Dio, di cui parla il profeta Zaccaria<br />
«Ci visitò l'Oriente dall'alto» (Luc. I).<br />
Questa porta era chin-a e ben munita. Il nemico non vi trovò alcun<br />
accesso, addirittura nemmeno un forellino. Era chiusa e segnata col sigillo<br />
della castità, che per l'ingresso del Signore non fu violata, ma piuttosto<br />
consolidata e confermata. Poiché quegli di cui è dono la verginità<br />
con la sua presenza non tolse la verginità, ma di più la confermò.<br />
Dunque in questo castello entrò Gesù. Anche noi, o fratelli, se avremo<br />
in noi questo spirituale castello in parola, senza dubbio entrerà Gesù<br />
spiritualmente. Ma alla B. Maria non solo spiritualmente, ma anche corporalmente<br />
entrò, poiché in lei e da lei prese il corpo. «E una donna di<br />
nome Marta lo accolse in casa sua. Ed ella aveva una sorella di nome<br />
Maria» (Luc. XI).<br />
Se, dunque, o fratelli, l'anima nostra, come abbiamo detto, è diventata<br />
castello, è necessario che vi abitino due donne: una che siede ai<br />
piedi di Gesù per udire la sua parola; l'altra che serva e nutra Gesù.<br />
Vedete, o fratelli, se vi fosse solo Maria in quella casa, non vi sarebbe<br />
chi pascesse il Signore. Dunque, o fratelli, Marta significa l'azione<br />
con cui l'uomo lavora per Cristo; mentre Maria significa quel riposo,
- 25-<br />
col quale l'uomo si astiene dalle opere corporali e si diletta della dolcezza<br />
di Dio o mediante la lettura o mediante la preghiera o per mezzo della<br />
contemplazione.<br />
Perciò, o fratelli, finché Cristo è povero e va a piedi sulla terra ed<br />
ha sete e viene tentato, è necessario che queste due donne siano ambedue<br />
nella medesima casa, cioè che queste due azioni siano insieme nella<br />
stessa anima. Finché tu, io e quell'altro siamo sulla terra, se tuttavia siamo<br />
sue membra, Egli vive sulla terra. Fino a quando coloro che sono<br />
sue membra hanno fame, sete, sono tentati, altrettante volte Cristo ha<br />
fame, sete e viene tentato. Perciò Egli dirà nel giorno del giudizio: «Tutto<br />
ciò che avete fatto ad uno di questi miei piccoli (fratelli), l'avrete fatto<br />
a me» (Mt. 15).<br />
Perciò, o fratelli, in codesta misera e faticosa vita è necessario che<br />
Marta sia in casa nostra, cioè che l'anima nostra si occupi di azioni corporali.<br />
Infatti finché abbiamo necessità di mangiare e bere, altrettanto<br />
abbiamo bisogno di domare la carne con le veglie e i digiuni. Questa<br />
è la parte di Marta. Ma deve stare anche Maria nell'anima nostra, cioè<br />
l'azione spirituale. Infatti non dobbiamo sempre attendere agli esercizi<br />
corporali, ma di quando in quando applicarci a vedere quanto è soave<br />
e dolce il Signore (Ps. 33), sedere ai piedi di Gesù ed ascoltare la sua<br />
parola.<br />
Poiché in nessun modo dovette trascurare Maria per Marta; né<br />
d'altra parte Marta per Maria.<br />
Se, infatti, trascurate Marta, chi pascerà Gesù? Se trascurate Maria,<br />
che vi giova che Gesù entrò in casa vostra, dal momento che non gustate<br />
niente dalla sua dolcezza? Sappiate, fratelli, che in questa vita mai debbono<br />
separarsi codeste donne. Quando verrà quel tempo in cui Gesù<br />
non sarà più povero, né affamato o assetato, e ormai non potrà essere<br />
più tentato, allora la sola Maria, cioè l'azione spirituale occuperà tutta<br />
la casa dell'anima nostra. Ciò vide S. Benedetto, anzi lo Spirito Santo in<br />
S. Benedetto. Perciò egli non raccomandò e stabilì soltanto di essere<br />
intenti alla lettura, come a Maria, ed omise il lavoro come Marta; ma ci<br />
raccomandò l'una e l'altro, e fissò certi tempi per l'opera di Marta e<br />
certi altri tempi per l'opera di Maria.<br />
Codeste due azioni furono perfettamente nella B. Maria, nostra Signora.<br />
Il fatto che vestì N. Signore, lo nutrì, lo portò, fuggì con lui in<br />
Egitto: tutto ciò riguarda l'azione corporale. In quanto, poi, che considerava<br />
«tutte queste parole, meditandole nel suo cuore» (Le. II, 19),<br />
considerava la sua divinità, contemplava la sua potenza e gustava la sua<br />
dolcezza: tutto ciò riguarda Maria.
- 26-<br />
Perciò disse bene l'evangelista «Maria, seduta ai piedi di Gesù,<br />
ascoltava la sua parola» (Luc. X).<br />
Secondo la parte di Marta la B. Maria non sedeva ai piedi di<br />
Gesù. Che anzi, come io penso, lo stesso Signore Gesù sedeva ai piedi<br />
della dolcissima Madre sua. Infatti, come dice l'evangelista, proprio lui<br />
«Era loro sottomesso» (Luc. II), cioè a Maria ed a Giuseppe.<br />
Ma in quanto vedeva e conosceva la sua divinità, senza dubbio ella<br />
sedeva ai suoi piedi; poiché si umiliava avanti a Lui e si teneva per<br />
sua ancella. Secondo la parte di Marta, poi, lo serviva come debole e<br />
piccolo, affamato e assetato; si doleva dei suoi patimenti e dei disprezzi<br />
infertigli dai Giudei? Perciò a lei si dice «Marta, Marta, tu sei sollecita<br />
e preoccupata da molte distrazioni» (Luc. X).<br />
Secondo la parte di Maria, invece, ella lo supplicava come Signore,<br />
lo adorava come suo Signore ed anelava per quanto poteva alla sua<br />
spirituale dolcezza. Dunque, fratelli miei, finché siamo in questo corpo,<br />
in questo esilio, in questo luogo di penitenza, sappiamo che niente ci è<br />
più proprio e connaturale di ciò che disse il Signore ad Adamo «Mangerai<br />
il tuo pane col sudore del tuo volto» (Gen. III).<br />
Ciò, infatti, riguarda Marta. Tutto ciò, pertanto, che noi gustiamo<br />
di dolcezza spirituale, non è se non, per cosÌ dire, una certa leccornia,<br />
con la quale Dio sostenta la nostra debolezza. Perciò, fratelli carissimi,<br />
con sollecitudine facciamo la parte di Marta, e con ogni timore e cura<br />
esercitiamoci nella parte di Maria, né sacrifichiamo l'una per l'altra. Talora<br />
accadrà che Marta voglia avere come compagna nel suo lavoro Maria;<br />
ma non bisogna consentirle. «Signore, - el1a disse - non ti curi<br />
che mia sorella mi lasci sola a servirti? Dille, dunque, di darmi una<br />
mano» (Luc. X).<br />
E' una tentazione. Vedete, dunque, fratelli, che quando, nel tempo<br />
in cui dobbiamo attendere alla lettura ed alla preghiera, il nostro pensiero<br />
ci suggerisce di andare a questo o a quell'altro lavoro, come ciò<br />
fosse necessario, allora Marta in certo modo chiama Maria in aiuto; ma<br />
il Signore giudica bene e giusto. Egli non comanda che Marta sieda con<br />
Maria, né che Maria si alzi e lo serva con Marta. Migliore senza dubbio<br />
e più dolce e soave è la parte di Maria; tuttavia. Egli non vuole che<br />
l'opera di Marta sia omessa per amor suo. Più faticosa è la parte di Marta;<br />
tuttavia non vuole che la quiete di Maria venga turbata. Perciò Egli<br />
vuole che ambedue facciano la loro parte. Pertanto chiunque così pensa<br />
che alcuni uomini debbano seguire in questa vita soltanto la parte di<br />
Marta e che altri debbano occuparsi soltanto nella parte di Maria, sbagliano<br />
senza dubbio e non capiscono.
- 27-<br />
Queste donne ambedue si trovano in un medesimo castello, ambedue<br />
amate dal Signore, come dice il vangelo: «Gesù, poi, amava Maria,<br />
Marta e Lazzaro» (Ioa. XI).<br />
Oppure riconoscano che nessun santo Padre è pervenuto alla perfezione<br />
senza l'una e l'altra. Perciò, poiché da ognuno di noi si devono<br />
esercitare ambedue queste parti, senza dubbio in un certo tempo dobbiamo<br />
fare la parte di Marta, ma in certi altri le parti di Maria; ammenoché<br />
non intervenga una necessità, la quale non ha legge. Perciò dobbiamo<br />
con studio osservare tali tempi, che lo Spirito Santo ci ha stabilito:<br />
che cioè nel tempo della lettura restiamo stabili e quieti, senza<br />
indulgere all'ozio o al torpore, senza, inoltre, separarci, dai piedi di Gesù,<br />
ma colà ce ne stiamo seduti e attenti all'ascolto della sua parola.<br />
Nel tempo del lavoro, poi, siamo solleciti e pronti, né in alcun modo<br />
per amor di quiete omettiamo il ministero della verità. E giammai abbiamo<br />
l'imprudenza di mescolare queste due cose, eccetto nel solo caso<br />
che l'obbedienza cui non si deve preporre né la quiete, né la fatica o<br />
l'azione, né la contemplazione o addirittura qualcosaltro, - per così<br />
dire - ci costringa a lasciare i piedi di Gesù per amore dell'obbedienza.<br />
Perché, di certo, sebbene Maria stimasse cosa più dolce stare ai<br />
piedi di Gesù, tuttavia, se il Signore glielo avesse comandato, senza il<br />
minimo dubbio si sarebbe levata a servirlo con la sorella sua. Ma il Signore<br />
non lo comandò, affinché in questo fatto raccomandasse l'una e<br />
l'altra azione: ed anche perché siamo solleciti, se non ci vien comandato,<br />
di osservare diligentemente sempre queste due cose e di non omettere<br />
l'una cosa per l'altra.<br />
Inoltre va considerato che il Signore dice: «Maria si è scelta la<br />
parte migliore che non le sarà tolta». Con queste parole il Signore ci<br />
dette grande consolazione. Sarà tolta da noi la parte di Marta, ma non<br />
ci sarà tolta la parte di Maria. Chi non avrebbe a noia tali fatiche e miserie,<br />
se dovessero stare sempre con noi: Perciò ci consola il Signore.<br />
Agiamo, per tanto, virilmente, sopportiamo virilmente tali fatiche e<br />
miserie, sapendo che avranno fine.<br />
Inoltre chi curerebbe molto tali consolazioni spirituali, se non durassero<br />
più dell'arco di questa vita? Ma da noi non sarà tolta la parte<br />
di Maria, anzi si accrescerà. E ciò che qui incominciamo a gustare a<br />
gocce - per così dire - minutissime, dopo questa vita berremo fino all'ebbrezza<br />
spirituale, come dice il Profeta «Si inebrieranno per l'abbondanza<br />
della tua casa, e al torrente delle tue delizie li abbevererai ».<br />
(Ps. 35).
- 28-<br />
Non ci lasciamo vincere, dunque, da tali lavori, perché ci saranno tolti.<br />
Desideriamo avidamente il gusto della divina dolcezza, poiché questo<br />
incomincia qui, ma dopo questa vita si perfeziona in noi e in noi rimarrà<br />
in eterno. Per ottenerci tale beatitudine la B. Maria ci aiuti presso<br />
il Figlio suo Signor nostro, che insieme al Padre, e allo Spirito Santo<br />
vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen!
IL PADRE - LA MADRE SPIRITUALE<br />
P. BASIL PENNINGTON - monaco di Spencer<br />
Uno dei convegni più interessanti a cui ho preso parte negli ultimi<br />
anni è stato il Quinto Simposio di Studi <strong>Cistercensi</strong> tenuto dal 12 al 16<br />
giugno 1978 nell'abbazia di New Clairvaux, Vina, California, sul tema:<br />
Il Padre Spirituale in Occidente e in Oriente. Il convegno riuniva circa<br />
cinquanta monaci e monache, religiosi di vita attiva, laici ammogliati e<br />
scapoli, provenienti da quindici e più paesi. A questi si aggiungevano<br />
maestri spirituali di varie tradizioni orientali ed esperti studiosi internazionali.<br />
In precedenza erano stati distribuiti fogli informativi, perché il<br />
Simposio potesse procedere spedito. La presenza di persone veramente<br />
dotte e di altre esperte di pastorale pratica rendevano il dialogo insolitamente<br />
ricco.<br />
Mentre scrivo, sento (come ho sentito durante il convegno) il pressante<br />
bisogno di un vocabolario « utrum». Non di uno « neutrum» che<br />
divide i due generi e riduce tutto a qualcosa di impersonale, ma di un<br />
« utrum» che abbraccia pienamente e il femminile e il maschile. Poiché,<br />
ciò che si dice del padre spirituale si applica totalmente ed egualmente<br />
alla madre spirituale. Inoltre, la nostra tradizione cristiana, rilevavano<br />
giustamente i fogli e le discussioni, ha sempre sostenuto che il padre<br />
spirituale deve anche essere una madre spirituale, seguendo gli archetipi<br />
di Maria e della Chiesa. In verità tutti i cristiani devono diventare madri<br />
spirituali: « Chi sono mia madre e i miei fratelli? '" Chiunque fa la volontà<br />
del Padre mio è per me fratello e sorella e madre (Mc, 3,33-35).<br />
In quanto cristiani, siamo tutti chiamati a curare come una madre la<br />
vita di Cristo in noi stessi e negli altri.<br />
Una necessità.<br />
L'obiettivo del convegno era un vero rinnovamento all'interno della<br />
tradizione cistercense, in quanto corpo promotore, e in modo più ampio<br />
nell'ambito della comunità cristiana. Il teologo gesuita Daniel O'Hanlon,<br />
della GeneraI Theological Union di Berkeley, aveva trascorso un anno<br />
in giro per l'Asia. Ora era sul punto di intraprendere un altro viaggio,<br />
patrocinato dal Centro di Studi sulle Nuove Religioni, per cercare di<br />
scoprire perché gli americani si sono rivolti all'Oriente in cerca di maestri<br />
spirituali. Egli aveva già intervistato un gran numero di americani<br />
tornati dall'Oriente. Le sue ricerche finora davano un'unica risposta:<br />
i cercatori riuscivano a trovare nelle chiese e nelle sinagoghe dell'Occidente<br />
uomini dotti, organizzatori, ma non uomini e donne profondamen-
30<br />
te spirituali, capaci di insegnare vie concrete, pratiche, per entrare in<br />
una vita spirituale più densa.<br />
Queste scoperte venivano confermate dai vari interventi fatti nel<br />
corso delle partecipazioni personali, oneste, aperte. Fratel Davide Steindre-Rast<br />
fece una breve relazione sulle diverse comunità «Nuova Era»<br />
con cui era venuto a contatto. In questi gruppi la comunità di solito ha<br />
occupato un posto centrale: una comunità calda, che dà sicurezza, che<br />
rappresenta tuttavia un prodotto secondario e non qualcosa cercato direttamente.<br />
Gruppi che sono sorti per trovare anzitutto una comunità,<br />
raramente hanno avuto successo. Per le comunità riuscite, si è trattato<br />
nella maggior parte dei casi di un raggruppamento attorno a un maestro,<br />
dallo Zen Center di San Francisco all'Integra] Yoga Institute di Swami<br />
Satchidananda al Love Center di Denver formatosi attorno a un terziario<br />
cattolico romano. Pare che ci sia sempre un unico scopo unificante<br />
a produrre l'atmosfera monastica che promuove la crescita spirituale.<br />
Questi gruppi «Nuova Era », pur essendo dinamicamente flessibili,<br />
hanno una stabilità notevole. Sono fatti di cercatori, e raramente vi sono<br />
distinzioni derivanti dal sesso.<br />
Nella sessione di chiusura del Simposio ci fu un momento molto<br />
commovente, quando si alzò a parlare un giovane rimasto fino allora in<br />
silenzio, studente all'Istituto di Studi <strong>Cistercensi</strong> di Kalamazoo nel Michigan.<br />
Era stato quattordici mesi in un monastero cattolico - per lui<br />
esperienza deludente - ed ora ne stava cercando uno in cui avrebbe<br />
potuto trovare un padre spirituale vero. Fece un accorato appello a tutti<br />
i padri e le madri spirituali presenti affinché si impegnassero ad essere<br />
padri e madri spirituali autentici, uomini e donne di santità personale,<br />
che incarnano il Vangelo nella loro vita, che desiderano cercare e trar<br />
fuori dall'individuo che ricorre a loro tutto l'amore di Dio in lui racchiuso.<br />
Il giovane affermava che talvolta coloro che dovrebbero compiere<br />
questo servizio pastorale nella comunità cristiana sono presi da «più<br />
gradi e più universali» interessi, al punto che sono restii a dedicare del<br />
tempo all'individuo. Ma fu molto schietto sul fatto che troppe persone<br />
che nella Chiesa ricoprono ruoli in cui giustamente ci si aspetta sia inclusa<br />
la paternità spirituale (superiori, pastori, consiglieri, direttori), esitano<br />
ad accettare questo servizio, indubbiamente molto impegnativo.<br />
Le discussioni seguite all'intervento hanno dato questi risultati. E'<br />
vero che la vecchia letteratura monastica presenta il padre spirituale<br />
molto riluttante ad accettare il suo ruolo. Tuttavia, egli spesso l'Oaccetta,<br />
e tante volte con audace abnegazione. L'esitazione oggi sembra spesso
- 31-<br />
derivare da disposizioni di umiltà. Ma laddove queste sono il vero<br />
motivo dell'esitazione, l'uomo umile si presta ugualmente con generosità,<br />
quando si rende conto che Dio lo chiama a servirlo in tal modo. Il fatto<br />
è che tante volte l'esitazione oggi sembra derivare da una certa confusione<br />
circa il ruolo, da un senso di inadeguatezza - il che purtroppo<br />
corrisponde spesso a realtà - da un falso senso di egualitarismo, e talvolta<br />
dalla propria ritrosia.<br />
Paternità spirituale cristiana oggi<br />
Ci furono delle legittime e necessarie discussioni circa il preciso<br />
significato e la pratica della paternità spirituale nel nostro tempo, e<br />
ciò rappresenta la continuazione, la degenerazione o il cambiamento<br />
della pratica primitiva. In particolare si discusse se oggi «padre» sia<br />
il miglior archetipo per indicare questo rapporto. Ne furono suggeriti<br />
altri: amicizia, nutrice, guaritore. Ma nessuno sembrava racchiudere<br />
pienamente il significato di questo termine tradizionale. Le difficoltà circa<br />
il vocabolo sembrano derivare dai significati secondari di paternità<br />
naturale e dai problemi connessi con l'esercizio dell'autorità paterna nella<br />
famiglia oggigiorno. Ma il cristiano deve tener presente che ogni paternità<br />
viene dall'alto e che prende il nome dal Padre della Luce (Eph.<br />
3,14-15; jac, 1,17). Il suo ruolo esige dal padre spirituale che sia come<br />
Cristo, che rendere presente il Padre: «lo e il Padre siamo una cosa sola»<br />
(Cv. 10,30); «Chi vede me, vede il Padre» (Cv. 14,9), e che forma<br />
i discepoli come figli del Padre a somiglianza di Cristo.<br />
L'amicizia è certo una parte importante di questo ruolo paterno:<br />
«Non vi chiamo più servi... ma amici, perché vi ho fatto conoscere<br />
tutto quello che ho avuto dal Padre» (Cv. 15,15); ma da sola non sembra<br />
esprimere tutto ciò che qui è compreso, tutto quanto il discepolo legittimamente<br />
cerca ed aspetta quando si rivolge a un padre spirituale.<br />
Nel rapporto padre-figlio c'è anche dell'insegnamento, un insegnamento<br />
vivo, fatto di esperienza vissuta. E non è ancora tutto del ruolo<br />
paterno; non ne è neppure la parte più importante. Quel che si desidera<br />
ed è necessario è che il padre, riassumendo la sua esperienza vissuta,<br />
sappia guidare il figlio a realizzare il suo vero io. Col battesimo il cristiano<br />
è stato fatto vero figlio di Dio, una cosa sola con Cristo unigenito:<br />
«Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Cal. 2,20); ha ricevuto lo<br />
Spirito di Cristo come suo proprio spirito: « Avete ricevuto uno spirito<br />
da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo " Abbà, Padre!"» (Rom.<br />
8,15). Il cristiano deve soltanto imparare ad essere chi egli veramente è,
- 32-<br />
ad appropriarsi della sua divinizzazione e vivere della sua pienezza. Il<br />
padre spirituale è uno che, pieno di Spirito, sa come attuarlo e come<br />
aiutare gli altri a fare altrettanto. In lui i doni della saggezza, della comprensione<br />
e del consiglio sono attivi.<br />
Luce dall' Oriente<br />
Una dimensione più vasta e più interessante di questo convegno<br />
era rappresentata dalla partecipazione e dal contributo di maestri dei<br />
paesi asiatici. Fu rilevato che noi non ci rivolgiamo ai nostri fratelli dell'Est<br />
con l'intento di inserire elementi della loro pratica nella nostra.<br />
Soprattutto non vogliamo continuare una specie di mentalità colonialistica<br />
che oggi tenterebbe di impossessarsi delle ricchezze spirituali dell'Est<br />
e sfruttarle in modo da trattare i misteri che generano la vita come<br />
semplici tecniche. Speriamo che il nostro incontro con altre tradizioni<br />
religiose conduca a una reciproca fecondazione che stimoli la crescita dei<br />
valori nascosti nelle nostre tradizioni.<br />
Quanta strada abbia fatta la famiglia umana verso l'arricchimento<br />
della cultura spirituale globale fu illustrato alla presenza di Maezsumi<br />
Rochi e del suo discepolo. Questo maestro Zen giapponese considera va<br />
il giovane ebreo di Brooklyn, a cui aveva conferito da poco la «trasmissione<br />
», il suo primo e principale discepolo. Lo studente a sua volta mostrada<br />
come lo Zen lo aveva condotto a una più profonda comprensione<br />
dell'eredità ebraica e della sua Rivelazione.<br />
Il guru è il dileguatore delle tenebre e il rivelatore della luce. E'<br />
il distruttore dei peccati del discepolo. Plasma il discepolo a sua immagine.<br />
E' un uomo ispirato, distrugge l'ignoranza e dà la sapienza. Impartisce<br />
la grazia, effondendo gioia e pace sul discepolo. Deve essere<br />
uomo di buona condotta, senza peccato, di principi saldi. Deve essere<br />
imbevuto del carattere sat, cioè della veracità, perché egli ha esperimentato<br />
la verità. E' orientato verso Dio ed è amico indefettibile della<br />
disciplina.<br />
Lo sceicco è la guida sulla strada dell' Amore. E' un essere esemplare<br />
che vive secondo il Corano e lo Hadith, ciò che il Profeta Maometto<br />
- Allah lo abbia in pace e in benedizione - disse, fece o approvò.<br />
Egli non dice una cosa e ne fa un'altra. Conduce a Dio in proporzione<br />
dell'apertura del murid (discepolo). Lo sceicco può stare molto vicino a<br />
Dio. Se si prende un bicchiere d'acqua dal mare, ciò che è nel bicchiere<br />
non è il mare, eppure è mare. Ecco come lo sceicco è in rapporto<br />
a Dio. Lo sceicco possiede la medicina che cura il dubbio e l'esitazione
- 33-<br />
del murid. Non è geloso del suo segreto e si preoccupa più del suo<br />
murid che di se stesso. Sa quando asportare le cateratte spirituali che<br />
impediscono al murid di raggiungere il Sommo Stadio.<br />
Penso che noi a ragione esitiamo ad assumere nella vita di un altro<br />
un ruolo carico di tali responsabilità. Certamente l'uomo che pensa di<br />
avere tutte queste qualità e si erge - espone l'insegna, come suoI dirsi<br />
- a padre spirituale, si inganna di molto. Non riusciamo a pensare<br />
come chiunque possa trasformarsi a nostra somiglianza. Siamo tutti discepoli<br />
di Cristo. E soltanto a sua somiglianza dobbiamo formarci. Tuttavia,<br />
Paolo, che onestamente ammetteva le sue debolezze (2 Cor. 12,5-9)<br />
e la legge avversa nelle sue membra (Rom. 7,23), non esitava a chiamarsi<br />
padre spirituale (1 Coro 4,15); 2 Coro 6,13-16), e ad esortare i discepoli<br />
a farsi suoi imitatori come egli lo era di Cristo (1 Coro 4,15). Lo<br />
sceicco, padre spirituale, «si preoccupa più del suo murid che di se<br />
stesso »,<br />
13sogno universale<br />
E' vero che nel cristianesimo occidentale (non in quello orientale, dove<br />
il padre spirituale è ancora al centro della vita monastica e parrocchiale),<br />
attraverso lo sviluppo delle istituzioni e delle strutture, la comunità<br />
si è assunto in qualche misura l'incarico formativo che il padre<br />
o il maestro spirituale esplicava nell'età patristica e in altri periodi. Fu<br />
anche rilevato che in pratica in tutto il cristianesimo ed in altre tradizioni<br />
religiose troviamo almeno certi livelli di spiritualità. Lo sceicco, il<br />
maestro, si trova soltanto tra i Sufi e non tra i musulmani in generale.<br />
Il maestro appartiene allo Zen e non è una figura comune nel buddismo<br />
popolare. Tutti i cristiani sono chiamati a vivere una vita di fede e l'esperienza<br />
della fede, ma non tutti sono chiamati a un'esperienza «mistica<br />
». Sono questi che hanno bisogno 'delle speciali cure del padre<br />
spirituale.<br />
Questa, la discussione. Ma non tutti furono pronti ad accogliere questa<br />
affermazione riguardo al cristianesimo. Molte ragioni furono espresse<br />
a favore del valore universale della paternità spirituale nel cristianesimo.<br />
La vita cristiana è una comunione, un dare e un ricevere, modella lo<br />
sulla vita intrinseca della Trinità rivelataci. Il cristianesimo è una religione<br />
sacramentale; il cristiano ordinariamente ha bisogno di un'altra<br />
persona che sia per lui il sacramento dell'amore e della cura provvidente<br />
del Padre - un fatto a cui il Nuovo Testamento dà ampia testimonianza.
- 34-<br />
Siamo chiamati ad esercitare verso gli altri un po' di quell'unica medìazione<br />
di Cristo in cui ci ha introdotti il battesimo.<br />
Dunque, la ricchezza del contenuto teologico del concetto cristiano<br />
di padre spirituale va ben al di là di ogni descrizione del ruolo del<br />
guru, del Maestro Zen .0 dello sceicco. A ragione esitiamo ed abbiamo<br />
paura di accettare questo compito così impegnativo, anche se la sua<br />
risposta al nostro bisogno di generare lo rende abbastanza attraente. Ma,<br />
notò giustamente un padre spirituale ortodosso, mentre nella paternità<br />
naturale è il padre a decidere di diventar padre, nella paternità spirituale<br />
non è cosÌ. Uno potrebbe non rendersi conto di aver generato una vita<br />
piena di spirito in un determinato figlio, fino a che, dopo qualche tempo,<br />
essa non abbia avuto luogo realmente.<br />
In ogni caso, un uomo può rispondere a questa chiamata soltanto<br />
con umiltà, dolorosamente conscio dei suoi limiti - che nella dedizione<br />
ai figli possono risultare di grande vantaggio - e fiducioso che il Padre,<br />
il cui Spirito ha mosso il figlio verso di lui, voglia sopperire a tutto<br />
ciò che è necessario per la fede del figlio in attesa. Il ruolo del padre<br />
spirituale cristiano, benché più grande, è più facile, perché egli non<br />
porta il peso da solo. Può dipendere totalmente dall' onnipotente Cristo,<br />
il quale è il vero maestro e padre, con cui egli è una cosa sola.<br />
Non soltanto all'inizio dei rapporti, ma per tutta la loro durata, il<br />
discernimento a la docilità alla direzione dello Spirito sono di somma<br />
importanza. Lui, e Lui solo, è il direttore.<br />
A Lui obbediscono sia il padre che il figlio. Ciò che il padre vuole<br />
che il figlio prenda da lui è apprendere ad ascoltare lo Spirito. Il padre<br />
deve sempre tener presente che la vera obbedienza - l'ascolto, ob<br />
aiulire - che si ritiene sia la scuola che conduce alla libertà evangelica,<br />
può facilmente degenerare in una sorta di dipendenza immatura, talvolta<br />
infantile, in una rinuncia alla libertà ed alla responsabilità umane.<br />
L'albero si riconosce dai frutti, disse nostro Signore (Mt. 7,20).<br />
Il rapporto conduce alla maturazione dei frutti dello Spirito: amore,<br />
gioia, sopportazione, gentilezza, castità (Gal. 5,22) nella vita del discepolo?<br />
Il padre deve sempre fare attenzione a non spezzare la canna incrinata<br />
né spegnere il lucignolo fumigante (Mt. 12,20).<br />
Ci sono però dei momenti in cui è utile far sentire un certo peso,<br />
non creando delle prove forzate, ma svelando le esigenze del particolare<br />
amore del Padre per il figlio. Ed anche durante questi momenti di prova,<br />
nel profondo del cuore dovrebbe dimorare la pace, la gioia, un senso<br />
di fiducia nella presenza dell'amore.
Verso un rinnovamento.<br />
-35-<br />
Come ho accennato all'inizio di questo articolo, abbiamo veramente<br />
bisogno di un vocabolario « utrum », che comprenda il maschile e il<br />
femminile. Dove ho detto «padre, figlio, egli, lui », avrei voluto dire<br />
anche «madre, figlia, ella, lei », La chiamata alla paternità-maternità spirituale<br />
prescinde dal sesso) è una chiamata a una pienezza sacramentale<br />
della Divina Paternità-Maternità di Colui Che è, la quale non è né<br />
lui né lei.<br />
Quando parliamo di «madre spirituale» o di «padre spirituale »,<br />
ci riferiamo a un ruolo presente in qualche modo in ogni grande tradizione<br />
religiosa, e in modo particolarmente denso di significato nella<br />
nostra tradizione cristiana. Se facciamo attenzione a quanto accade oggi<br />
sulla scena religiosa, vediamo che è un ruolo che dobbiamo assolutamente<br />
riscoprire e reintegrare nella vita cristiana, se vogliamo corrispondere<br />
a quel che Io Spirito suscita nel cuore della generazione nascente<br />
e se vogliamo dare il nostro contributo alla cultura spirituale mondiale<br />
in rapida evoluzione.<br />
(T raduzione dall' inglese di P. Igino V ona)
GLI AFFRESCHI DELLA CERTOSA DEL '300<br />
di CATERINA CHIARELLI<br />
Ubicazione del tutto insolita quella del vano contenente gli unici e finora<br />
sconosciuti affreschi del tardo-trecento presso la Certosa del Galluz-<br />
ZO;l situato al di sopra del corridoio che collega il chiostro del colloquio<br />
al chiostro grande, è addossato alla sagrestia e sopraelevato rispetto ad<br />
essa di m. 3,5 (Tavv. I-IV).<br />
B "";1(--.,.)1 C<br />
B'
- 38-<br />
SEZIONE AA' - SCALA 1: 50<br />
Tav. Il - Sezione trasversale condotta secondo il tracciato della linea AA',<br />
segnato nella pianta alla tavola I; a sinistra vediamo il vano<br />
con gli affreschi e il corridoio sottostante che collega il chiostro<br />
del colloquio al chiostro grande; su questo corridoio si apre la<br />
porta del capitolo; a destra è la sagrestia, con l'armadio, il cui<br />
lato addossato alla parete del vano, è disegnato in sezione.<br />
L'accesso a questo ambiente è reso possibile soltanto passando attraverso<br />
l'armadio della sagrestia, aprendo uno degli sportelli superiori,<br />
e precisamente l'ultimo a sinistra della parete di fronte alla porta di<br />
ingresso.'<br />
Per salire al livello attuale del nostro ambiente, dobbiamo aggiungere<br />
ancora quattro gradoni, il primo dei quali, esterno, è ricavato nel<br />
fondo dell'armadio insieme ad una piccola porta, che aprendosi verso<br />
l'interno del vano ha determinato la forma smussata del secondo grado-<br />
2 Lo spazio ilI1IferÌOOO è occupato da sportelbi, ()IgnUil1JO dei Iquai1i s!i latpre su<br />
br>eIgrandi cassette: I'armadro è del 1778, '8InnO in cui f.u ,ristrutturata fl'dintem SIaIgrestìa.
-39-<br />
SEZIONE BB' - SCALA 1: 50<br />
Tav. III - Sezione Iongìtudìnale sinistra condotta secondo il tracciato della<br />
linea BB', segnato nella pianta a tavola I; al piano superiore<br />
il vano degli affreschi, al di sotto il corridoio di collegamento<br />
dei chiostri, con la porta del capitolo.
- 40-<br />
SEZIONE ec' - SCALA 1: 50<br />
Tav. IV - Sezione longitudinale destra, condotta secondo il tracciato della<br />
linea CC', segnato nella pianta alla tavola I; a'l piano superiore<br />
la parete destra del vano, con il portale d'ingresso a<br />
mensole; al di sotto il corridoio di collegamento dei due chiostri.
-- 41<br />
ne (Fig. 1). Il portale di accesso ha conservato la struttura ongmaria con<br />
architrave poggiante su mensole," nonostante si presenti quasi del tutto<br />
otturato e rimanga aperto soltanto un piccolo spazio, corrispondente alla<br />
porta di legno; uno dei tre cardini sostenenti ciascuna anta, e precisamente<br />
quello inferiore, rimane inglobato nella parte bassa entro gli scalini.<br />
Il livello antico del vano è da ricondursi all'altezza del primo gradone<br />
esterno, doveva trattarsi quindi di un ambiente lungo e stretto, alto<br />
m. 5,30 ca, illuminato da una sola finestra nel1a parete di fondo.'<br />
(Fig. Il<br />
Accesso ricavato nel<br />
vano dell'armadio.<br />
3 Il portale è sostenuto nella parte interna da una trave portante, alla quale<br />
è stato addossato l'architrave sostenuto dalle due mensole, rivolto verso la sagrestia.<br />
l La f'ìnestra, quasi del tutto otturata da una muratura in mattoni, è affiancata<br />
all'esterno da quella della sagrestia a sinistra, posta al suo stesso livello, e<br />
da quella del capitolo a destra, situata più in alto delle prime due.
- 42-<br />
Cli affreschi che prendiamo in esame, occupano la parete di fondo<br />
della stanza, parte della volta sovrastante, e della parete laterale destra<br />
in alto (Fig. 2).<br />
Nella volta si estende l'immagine del Cristo benedicente, seduto<br />
entro una mandorla, che sostiene con la sinistra un libro appoggiato<br />
Veduta generale del complesso degli affresshì<br />
(Eìg. 2)<br />
al ginocchio (Fig. 3); lo affiancano due profeti reggenti un cartiglio ciascuno,<br />
quello. di sinistra appare malamente deturpato da un'apertura<br />
praticata nella parete e successivamente richiusa."<br />
Davanti alla parte inferiore della mandorla," nella lunetta compresa<br />
tra l'arco della volta a botte, e quello della cornice superiore della fine-<br />
~ Questo varco, che da: metà parete giunge LfiJnoalla volta, e si arfifacda alla<br />
.soff itta del capttolo, è stato fors'e aperto nel '500, in oocasìone di una, ristrutturazione,<br />
che rjdusse l'ahtezza dell capitoilo permettendo la costruzione di una<br />
sOlffiHa; delll'a Iprilmi,Uva smrluttura rimane un p ortaìe , in l!uolgo ,dii uno ancora più<br />
emtìco chduso aUa: fine del '400, per apriTe una penta dal 'corridoio sottoeìanre ,iiI.<br />
nostro viano; daì loggiato super-iore del chìostro è visioiìe 'iil rosone trecenteseo<br />
del IC'alpiltolo in pi'etra [!()lrt'e.<br />
6 Davanti e non dentro, perché le alli sono esterne alla mandorla.
- 43-<br />
Cristo in mandorla fra due profeti'<br />
(~ig. 3)<br />
stra,' è raffigurato un angelo in tunica identificabile con l'arcangelo Michele<br />
(Fig. 4), poiché con la destra impugna una spada, mentre nella<br />
sinistra tiene stranamente una palma (Fig. 5). Nelle due fasce<br />
lunghe e strette ai lati della finestra, il cui strambo presenta una<br />
decorazione a motivi geometrici, sono affrescati l'angelo annunciante<br />
a sinistra (Fig. 5), e la Vergine a destra (Fig. 6 e 6 a ): il primo<br />
presenta particolari interessanti come le ali rivolte verso l'alto e terminanti<br />
a punta, e il panneggio che ricade morbido in basso; la Madonna,<br />
che diversamente dall'angelo è vista di fronte, reclina lievemente la testa,<br />
e stringe nelle braccia piegate i lembi del manto sollevandolo. Lungo<br />
la parete di destra l'affresco prosegue al di sotto della volta con la raffigurazione<br />
entro cornici a forma di nicchia del busto di due santi, che,<br />
in base all'abbigliamento, deduciamo essere un vescovo quello di destra<br />
(Fig. 7), e un papa quello di sinistra (Fig. 8).<br />
7 Entrarnhi gli archi, delila volta e della 'finestra, sono a sesto r.ìbassato. ma<br />
~l secondo presenta sohtanto una lieve mcurvatura, !per questo è possibile la formazione<br />
di una lunetta, chìaramemte delirieata neUa (pa'lrte bassa da una sottile<br />
fla!Slci,ai dipìrsta ohe sovriasta I'arco delda fdnesbra ,e si prcdunga oltre ,fiino a ccngiungersi<br />
con gli estremi dell'arco di volta nello epigolo della stanzia.
44<br />
E' interessante sottolineare come il profeta di destra nella volta,<br />
indichi con il dito in direzione di questi due santi.<br />
L'affresco è evidentemente rmasto incompiuto, compare infatti l'inizio<br />
di una terza nicchia che lascia intuire come il numero dei santi fosse<br />
destinato a crescere, mentre le fasce bianche che li incorniciano sembrano<br />
prolungarsi anche in basso, ma sono presto interrotte; è interessante rilevare<br />
anche come la parte superiore delle pareti laterali presenta un<br />
intonaco molto scabro, quasi un arriccio pronto per ricevere altri affreschi.<br />
n complesso contiene ben tre iscrizioni in caratteri gotici; una quarta,<br />
della quale rimangono ormai tracce illeggibili, doveva stendersi sul<br />
libro aperto del Cristo; perfettamente conservato invece, il cartiglio del<br />
profeta di destra, contenente il passo: « Laudate Dominum in sanctis<br />
eius Psalmus », tratto dal salmo 150, verso I. Dell'altro cartiglio rimangemo<br />
soltanto alcune parole, di cui la prima abbreviata, « hn », sta per<br />
« hom'nes »; la trascrizione pertanto è .ncompleta: « homines omnes<br />
test(es) ...inventi su(nt) », e nen ho potuto indìviduame la fonte.<br />
Una terza ha se si stende lungo una fascia sottostante l'arcangelo,<br />
strettamente legata nel contenuto alla scena dell'annunciazione, è scritta<br />
L'arcangelo Michele<br />
(Fig. 4)
- 45-<br />
Angelo annunciante<br />
(Fig. 5)
- 46-<br />
Vergine annunciata<br />
(Fig. 6)
- 47-<br />
Vergine annunciata (particolare)<br />
('F.ig. 6
- 48-<br />
Santo vescovo<br />
(~ig. 7)
- 49-<br />
Santo papa<br />
(Fig. 8)
_.50-<br />
Gli affreschi non possono collocarsi prima dell'ultimo quarto del<br />
XIV secolo; l'angelo e la Vergine manifestano caratteri tardo-gotici nei<br />
lineamenti sottili e delicati, e nei panneggi che ricadono in pieghe morbide,<br />
questi ultimi frequenti soltanto più tardi nell'opera di Lorenzo Monaco;<br />
la posa di scorcio del volto della Vergine è inoltre risolta con<br />
naturalezza insolita al XIV secolo. Tutti questi elementi potrebbero anche<br />
suggerire una datazione dell'opera ai primi del '400.<br />
Non possiamo escludere la presenza di due mani diverse, dal momento<br />
che l'affresco della volta appare dipinto in modo più sommario; le<br />
lumeggiature chiare non si risolvono qui in tonalità sfumate come nella<br />
parte inferiore, lasciando ben evidenziata la pennellata bianca che può<br />
costituire in effetti molto vivaci," ma testimonia talvolta anche evidenti<br />
incertezze," Sicuramente non siamo in presenza di un maestro, ma di una<br />
o due personalità legate in qualche modo alla bottega dell'Orcagna;<br />
constatazione questa giustificata dall'osservazione dei tratti decisi e della<br />
plasticità delle figure, uniti a una certa intensità psicologica. Già il Vasari"<br />
parla di artisti della stessa epoca dell'Orcagna, che hanno lavorato<br />
alla Certosa, affermazione più tardi ripresa dal Baldinucci.!' non sono<br />
mancate le voci che vogliono Andrea Orcagna architetto del monastero;<br />
di queste si fa porta voce lo stesso Bacchi," riservandosi tutta via di porre<br />
in dubbio la notizia. Certe insistenze testimoniano una effettiva presenza<br />
dell'Orcagna o della sua bottega nella Certosa, a noi finora sconosciuta,<br />
e alla quale potremmo ascrivere gli affreschi.<br />
Ritengo opportuno non addentrarsi a cercare le affinità con uno dei<br />
fratelli, Andrea, Nardo e Iacopo di Cione, che lavorarono a Firenze dalla<br />
metà del '300, fino alle soglie del '400,13 anche se i lineamenti e l'impo-<br />
;<br />
8 Come ad esempio, iIl volto :cieil profeta IdIi: sìnìstra.<br />
9 IDefilruiJrei un, insuccesso la mano del Ol'lislbo ehe sostiene :i!llibro, e urOlP!pQ<br />
evidente la stesura idleil bìanco nei patnneJgjgi..<br />
10 G. Vasaa-ì. Le vite dei p~ù eClceUenti pittori, S'cultori e archit'elttori, 'ed. Della<br />
Pengoìa, Grassi, Previtatì MLLalnio1002, I, !p8Igg. 461-472, Vita di Andrea Oreagna;<br />
a !pag. 4712, paI'lla della Certosa.<br />
11 F. BALDINUCCI, Notizie de' Professori d.el Dieeçtu: da Cimabue ,i.n qua, Firenze,<br />
H}8J1,-172i8,ed. Bateffild e Compagnd, ,FUlrenze 11845, II, ipatgg. 263,-2'70, V'ÌItai di A!ndrea<br />
Orcagna, 'a !pag. 240, !parla ,de[Ja Certosa.<br />
1Z G. BACCHI, La Certosa di Firenze, IFIiI1enZie :11956,ipag. 42.<br />
13 Le personadìtà di Anrìrea Nardo le Iacopo di Cione, SOIllQ state attentemente<br />
studiate da R. OFFNER, Corpus of F,lorentine P,ai,ntings, The Fourteenih. CentuTY,<br />
Andrea di Cìone, sect. ,IiV, voì, I, New York 1\9621 Nardo di Clone sect. l!V. vol. TI,<br />
New York 1960; iIialOOPO di C'teme, selci. [V, vol. .Lli!, New York 1964.<br />
R FREMANTLE, Florentine Gothic Paitinq in and neatr Florence, London /119715,<br />
dedica un capitolo ad Andrea Oroagna, pagg, 1315-1146;un secondo a Nardo di<br />
Clone, pagg. 147:-,160, e un iterzo a Iacopo di Clone, lPag\g. 1161\-1:'7121.
51<br />
stazione delle figure della Certosa, sono lontani dall'essenzialità e dall'incisività<br />
di Andrea.<br />
E' interessante sottolineare la presenza di un particolare comune a<br />
ben tre figure, il profeta di sinistra, l'arcangelo Michele, e l'angelo annunciante:<br />
si tratta di un diadema situato fra i capelli, al di sopra della<br />
fronte, dalla forma inconsueta, costituito da due cerchietti soprammessi,<br />
l'inferiore più grande dell'altro, con un piccolo pennacchio in cima; non<br />
possiamo certo parlare del diadema come di un ornamento insolito ad<br />
angeli e profeti, ma non sono ancora riuscita a trovarne alcuno simile a<br />
questo.<br />
E' compito arduo tracciare un profilo iconografico del complesso; la<br />
rappresentazione del Cristo in mandorla è frequente a partire dall'epoca<br />
bizantina; nella scena dell'annunciazione, la figura da me più volte definita<br />
come «angelo annunciante »,14 è in realtà l'arcangelo Gabriele, che si rivolge<br />
alla Vergine porgendole un giglio;" le difficoltà sorgono considerando<br />
la palma che l'arcangelo Michele stringe nella sinistra, in luogo<br />
di uno dei suoi consueti simboli: la bilancia, il labaro, il globo, ecc .. 16 La<br />
palma è legata alla rappresentazione dei martiri e figura soltanto una<br />
volta in mano a San Michele, quando si fa incontro alla Vergine in punto<br />
di morte," ma nell'affresco egli sovrasta l'annunciazione. L'arcangelo<br />
potrebbe nel nostro caso svolgere la funzione di guardiano e impedire la<br />
penetrazione del male all'interno del luogo sacro attraverso la finestra,<br />
e in questo ruolo, sopra la sacra scena, impugnerebbe il simbolo della<br />
vittoria sullo spirito maligno, ma anche in questo caso la palma sarebbe<br />
in un contesto insolito.<br />
Dal VI secolo, l'arcangelo viene assunto come protettore dei defunti<br />
e compare spesso legato a cappelle funerarie:" ma non posso definire<br />
come tale il nostro vano, dal quale non escluderei tuttavia la presenza<br />
di reliquie, magari appartenenti al papa e al vescovo raffigurati sulle pa-<br />
11 L'angelo armnncìante viene ,ini,rutti iden1:d.lfilcato nell'arcangelo Gabriede: per<br />
non condondenìc con San IMitchele, ho IP'referilto oi ltar110 'con liiI. semplìce arttrlburto<br />
di -angelo lO.<br />
15 L. REAU, L'iconographie de l'art chrétien, Paris ,1958, vol. ,LI, lPamte I, .palg.. 52.<br />
16 L'~coI1Jogralf]a ldell'aJrcalnJge10 Michele è OIggetlto Idii molti st'l.l~di fra cui: G.<br />
KAFTAL, Iconography of the Saints in Centra; and Souih. Itciiom. scnoole or ptainting,<br />
F'lorence 1965, scheda n. 2,63, ipa:gig. 787'-7192; G. KAFTAL, IconogrClJphy ot the<br />
Samt« in Tuscan. pai1liting, Florence 19,512,scheda n. 211,8,[pIalgg. 737r-7~2; L. REAU, op.<br />
erit., lPaJg1g.44-51; Lexikon der cnristucnen. Ik-onograprhie, iFreilbu'l'lg, 1971, 1111, lPa'g,g.<br />
2155,-2'65.<br />
17 LEXIKON, op. cit., ili, pago 261.<br />
18 JEAN FORNÉE,L'Archange de la mOll't et du ju,gement, ilI1Jc,Mi(l[enaÌlre du Mont<br />
Saént M~cheU,., iI!]!, Patris lr97'1, pagg. 65-96.
~ 52-<br />
reti; premettendo questa ipotesi, introduciamo l'altro grande problema<br />
legato al ciclo degli affreschi: la funzionalità del vano.<br />
Non siamo in presenza di una semplice cappella, poiché la pianta<br />
lunga e stretta, l'ingresso laterale, e la sopraelevazione del piano di base<br />
rispetto agli ambienti adiacenti ne smentiscono l'utilizzazione in tal<br />
senso. Il livello dell'antica sagrestia, non doveva differenziarsi molto da<br />
quello attuale; per accedere alla stanza, erano quindi necessari alcuni<br />
gradini situati all'interno della sagrestia, o una semplice scala di legno;<br />
certo è che prima della costruzione dell'armadio, addossato alla parete,<br />
la quale al di sotto è ancora in grassello antico, doveva esistere qualcosa<br />
che interrompeva, sia pur minimamente, permettendo l'accesso all'interno,<br />
la condizione di isolamento in cui si trova va la stanza, condizione<br />
che allontana sempre maggiormente l'ipotesi dell'utilizzazione dell'ambiente<br />
come luogo di culto, fa pensare piuttosto ad un luogo segreto<br />
destinato a contenere il tesoro del monastero certosino. Ipotesi affascinante<br />
quella dell'esistenza di reliquie, a cui ho già accennato, che tuttavia<br />
necessita di una conferma, poiché sappiamo" che nel 1388 si lavora alla<br />
cappella delle reliquie, voluta dall' Acciaiuoli e consacrata nel 1394,20 che<br />
occupava il vano a destra del coro della chiesa, dalla parte opposta alla<br />
sagrestia.<br />
Gli affreschi da noi presi in esame, sono collocabili, come abbiamo detto,<br />
nel tardo '300, e precederebbero di pochi anni la suddetta cappella,<br />
in tal caso i due ambienti dovrebbero sussistere contemporaneamente, a<br />
meno che il nostro non sia lasciato incompiuto per cedere il posto all'altro<br />
più grande e lussuoso.<br />
Abbiamo visto come il ciclo degli affreschi sia strettamente connesso<br />
al complesso architettonico ed ho capito, nel corso della stesura<br />
dell'articolo, che molti interrogativi sono risolvibili soltanto inquadrandoli<br />
in uno studio che affronti l'ampio e articolato problema della Certosa<br />
del '300; ricostruendo la struttura originaria è possibile risolvere i problemi<br />
che suscita lo studio dei singoli ambienti.<br />
19 G. BACCHI, op. cit., 'pa:g. 109.<br />
20 Al 131914 idslai1e urna solenne conaaerazìone che sì presume efr,elttuaJtaJ a 'COIIllpdrnersto<br />
delile IC8iPlpelilleannesse ailla chiesa (G. LEONCINI, La Certosa; di Fkenze.<br />
Note etorico-artistiche sulla c'Ostruzione del monastero, in «Notizie cìstercensà »<br />
2-4, ,alpr~1e-diro€mblre li9
NOTIZIE CISTERCENSI<br />
, )<br />
INDICE GENERALE DELLE MATERIE<br />
DAL 1968 AL 1978<br />
a cura di P. TOMMASO CALIANDRO<br />
AVVERTENZE<br />
a) il maiuscolo chiaro indica gli autori degli articoli o opere anonime;<br />
b) il maiuscolo nero indica gli argomenti o materie.<br />
ABATE:<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />
AELREDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i<br />
suoi monaci<br />
BERNARDO di Ch. -- « Comprensione e misericordia nel superiore<br />
».<br />
KLEINER, S. - Lettera pastorale.<br />
FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale<br />
ABBAZIA di Nostra S. di Corte:<br />
1970 1-2 18-20<br />
1970 4-5 209-10<br />
1973 3-4 150-162<br />
1975 4-5 105-126<br />
LEDDA, A. - Storia e leggenda dell'abbazia di N. S. di<br />
Corte in Cabuabbas di Sindia. 1968 3 37-51<br />
ABBAZIA di s. Maria di Corazzo<br />
RUSSO, F. - L'abbazia cistercense di s. Maria di Corazzo<br />
(Regesto di documenti). 1977 2 1-28<br />
ABBAZIA di s. Galgano<br />
VITI, G. - A proposito di una monografia su san Galgano 1977 4 1-28<br />
ABBAZIA di s. Maria di Sambucina<br />
VITI, G. - Le origini dell'abbazia di s. Maria di Sambucina<br />
alla luce della critica delle fonti 1973 3-4 163-185<br />
ABBAZIA di s. Maria della Vittoria<br />
VITI, G. - L'abbazia di s. Maria della Vittoria e il VII<br />
Centenario della Battaglia di Tagliacozzo. 1968 3 52-59
- 54-<br />
Autore Titolo<br />
ACCIAIUOLI, N.<br />
PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo. Il<br />
gran siniscalco Nicola Acciaiuoli fra edilizia monumentale<br />
e cultura aristocratica.<br />
ACCIAIUOLI, E. - Laude (inedita) della Beata Vergine Maria<br />
dell'Annunziata.<br />
AGOSTINI, F. - Chi siete? Cosa fate?<br />
- Il monastero di Claraval nel Brasile (Minas Gerais).<br />
- Il «Sacro Silenzio » della liturgia.<br />
- « L'Opus Dei» tributo del nostro servizio.<br />
- Mariologia dei discepoli di s. Bernardo nel secolo XII<br />
ALESSANDRO M. fra - Origine dell'Ordine Cistercense.<br />
AMICI della certosa di Firenze<br />
Appunti, documenti (organizzazione).<br />
Costituzione dell'associazione « Amici d. certosa ».<br />
Gli amici della certosa. Cronaca di nove anni 1970-78.<br />
SANTEDICOLA, N. - Un incontro meraviglioso.<br />
Anno - fase. - pag.<br />
1978 2-4 35-62<br />
1972 3-4 123-125<br />
1968 2 19-24<br />
1970 4-5 215-31<br />
1971 6 267-273<br />
1971 3-4 164<br />
1968 l 3-10<br />
1969 2-3 9-13<br />
1978 2-4 257-78<br />
1973 1-2 78-83<br />
1978 2-4 203-48<br />
1978 2-4 255-57<br />
VALORI (I) spirituali che Firenze deve salvare. Atti del<br />
convegno organizzato dal gruppo « Amici della Certosa ». 1971 5 177-215<br />
AMICIZIA<br />
AELREDO di Rievaulx - Il dovere della correzione tra amici. 1972 3-4 131-41<br />
BONA, G. - L'amicizia - Come coltivarla. 1970 4-5 207-210<br />
ARTE CISTERCENSE<br />
RONCONI, A. - GRASSO, D. - ZANNI, A. - Architettura cistercense.<br />
Due esemplari a confronto: Fossanova e Casamari.<br />
1977 2 29-36<br />
DEL PROPOSTO, A. - Arte aistercense. 1969 1 46-50<br />
ASMARA<br />
WOLDEGABER, B. - Il monastero di Asmara. (Eritrea -<br />
Etiopia). 1971 1-2 34<br />
ATTUALITA' cattoliche. 1972 3-4 160<br />
Ordinazione sacerdotale. 1972 3-4 157
-55-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
ASSOCIAZIONE SAN BENEDETTO patrono d'Europa<br />
ATTI della prima manifestazione del gruppo romano nel palazzo<br />
della Cancelleria Apostolica in Roma, 29 marzo 1974. 1974 4 187-214<br />
INAUGURATO a Roma, in Campidoglio, il VI Congresso Internazionale.<br />
Roma, 4 nov. 1975. 1975 6 223-24<br />
PRESENTAZIONE dell'Associazione s. Benedetto (Certosa di<br />
Firenze). 1974 1-3 59-63<br />
KLEINER, S. - Parole conclusive all'Associatio S. Benedictì<br />
del 24 marzo 1974 (sua ~ttualità). 1974 4 210-14<br />
REGGIANI, F. - L'Associatio Sancti Benedicti Patroni Europae.<br />
1974 1-3 48-50<br />
AUDA, G. - La serva di Dio Donna M. Benedetta Frey. 1968 2 49-51<br />
AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica. 19'76 1-6 135-49<br />
AUTORITA'<br />
ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />
1977 l 1-12<br />
BADIA, Domenico Felice p.<br />
FALLETTI, M. - Un martire in Angola: p. Domenico Felice<br />
Badia. 1977 l 29-30<br />
BALDIERI, V. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />
fuori Porta S. Paolo<br />
BALESTRIERI, B. - Parole di presentazione dell'inno (a S.<br />
Benedetto) e del suo autore.<br />
BARGELLINI, P. - Bernardo, santo come uomo.<br />
- San Bernardo, uomo innamorato.<br />
BARON (Y), Rafael Arnaiz<br />
1969 5-6 10-19<br />
1974 4<br />
1970 3<br />
1969 5-6<br />
189-191<br />
112<br />
2-9<br />
RUIZ, A. - Rafael Anaiz y Baron. 1969 4 26-32<br />
BARTOLOMEO di Tienen 1972 3-4 191<br />
BATINI , G. - Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi<br />
di Firenze. 1970 3 141
- 56-<br />
Autore Titolo<br />
BENEDETTO s.<br />
Anno - fase. - pago<br />
ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sulla<br />
autorità. 1977 1 1-12<br />
ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella<br />
« Regula » di S. Benedetto da Norcia. 1975 6 241-52<br />
BENEDETTO s. patrono d'Europa<br />
ROUILLARD, F. - Saint Benoit et la civilisation occidentale. 1974 4 204-9<br />
ASSOCIAZIONE s. Benedetto Patrono d'Europa. 1970 4-5 236<br />
BALESTRIERI, B. - Parole di presentazione dell'inno e del<br />
suo autore.<br />
PALAZZINI, P. - San Benedetto padre d'Europa.<br />
REGGIANI, F. - Dal Breve « Pacis Nuntius ».<br />
BERNARDO s. di Ch.<br />
1974 4 189<br />
1974 4 197<br />
1974 5-6 287<br />
BARGELLINI, P. - Bernardo, santo come uomo. 1970 3 112<br />
- San Bernardo, uomo innamorato. 1969 5-6 2<br />
CALZOLAI, Carlo C. - S. Bernardo e Dante. 1968 4 27-31<br />
CHERUBELLI, P. -- Mariologia di s. Bernardo negli studi<br />
danteschi. 1968 1 11-13<br />
CONTRADIZIONI (Le) di un santo.<br />
20 AGOSTO: festa di s. Bernardo.<br />
LECLERCQ, J. - Bernardo di Chiaravalle (1190-20 ago 1153).<br />
- Psicologia e vita spirituale in S. Bernardo.<br />
DISTRAZIONI (Le) di un santo.<br />
MIKKERS, E. - Le concordanze delle opere di 's. Bernardo.<br />
P ALAZZINI, P. - La pace nella pedagogia di S. Bernardo.<br />
PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle<br />
su S. Tommaso d'Aquino.<br />
S. BERNARDO uomo della gioia.<br />
ZERBI, P. - La santità di Bernardo di Chiaravalle.<br />
Discorso I della Settuagesima.<br />
Sermone 68 sul Cantico dei Cantici.<br />
l° sermone per l'ottava di Pasqua.<br />
[0 sermone sull'Assunzione di Maria al cielo.<br />
BERNINI, M. T. - Il monastero di Santo Spirito nell'architettura<br />
agrigentina all'epoca di Chiaramonte.<br />
1970 3 114<br />
1968 2 1<br />
1975 4-5 127-31<br />
1975 4-5 132-61<br />
1970 6 295<br />
1975 6 294-97<br />
1975 6 225-41<br />
1975 1-3 17-28<br />
1970 1-2 21<br />
1975 1-3 1-16<br />
1969 1 36<br />
1969 4 34<br />
1969 2-3 39<br />
1969 5-6 20<br />
1974 1-3 28-34
- 57-<br />
Autore Titolo<br />
BONIFICA CISTERCENSE<br />
Anno - fase. - pago<br />
BALDIERI ,v. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />
fuori Porta S. Paolo. 1969 5-6 10-19<br />
CAPUTO, P. - I <strong>Cistercensi</strong> di Fossanova nell'opera di<br />
bonifica dell'Agro Pontino, 1795-1809. 1972 1-2 53-65<br />
BOUTON, J. - Storia dell'Ordine Cistercense. dal 1968 4 a .......<br />
CALZOLAI, C. C. - Il vescovo di Firenze che non trovò<br />
l'appoggio di un cardinale cistercense. 1968 2 13-18<br />
- S. Bernardo e Dante. 1968 4 27-31<br />
CANTO<br />
DI FULVIO, 1. - Canta bene chi respira bene.<br />
- La parola è musica.<br />
- Uso del « Graduale» e del « Graduale Simplex ».<br />
- Modalità gregoriana.<br />
- Emissione del suono e fonetica delle vocali.<br />
CORATTI, G. - La questione del canto.<br />
CAPUTO, P. - «Carta visitationis» della Badia di S.<br />
rito.<br />
Spi-<br />
-_ Don Romualdo Pirelli, abate di Casarnari, regio visitatore<br />
dei monaci cassinesi nel regno delle Due Sioilie<br />
(1799-1800).<br />
- I carbonari nell'abbazia di Casamari durante i moti insurrezionali<br />
nel Regno delle Due Sicilie (8 marzo 1821).<br />
- I cistercensi di Fossanova nell'opera di bonifica dell'Agro<br />
Pontino, 1795-1809.<br />
- I regesti dell'abate Pirelli.<br />
- L'industria della lana e della seta nell'abbazia di Casamari.<br />
- Un abate di Casamari nella diplomazia pontificia.<br />
- Rapporti tra l'abbazia di Casamari e la « Badia Grande»<br />
di Santo Spirito in Agrigento.<br />
CARBONARI a Casamari<br />
1969 1 51-55<br />
1970 4-5 254<br />
1968 1 18<br />
1972 1-2 66<br />
1970 3 154-57<br />
1968 1 14<br />
1975 1-3 68-99<br />
1971 3-4 81-97<br />
1973 3-4 186-99<br />
1972 1-2 53-65<br />
1971 1-2 1-38<br />
1973 5-6 269-86<br />
1970 6 273-86<br />
1974 4 129-45<br />
CAPUTO, P. - I carbonari nell'abbazia di Casamari durante<br />
i moti insurrezionali nel Regno delle Due Sicilie (8<br />
marzo 1821). 1973 3-4 186-99
Autore<br />
CARDENAL Ernesto<br />
F ALLETTI. M. - Ernesto Cardenal.<br />
CARITA'<br />
- 58-<br />
Titolo<br />
AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />
BERNARDO di Ch. - Epistola sulla carità.<br />
Anno - fase. - pago<br />
1978 1 10-17<br />
1976 1-6 135-49<br />
1973 3-4 143-49<br />
ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella<br />
« Regula» di s. Benedetto. 1975 6 241-52<br />
ISACCO della Stella. - «Il primato della carità ». 1972 1-2 50<br />
VAN STRAATEN, V. W. - Amore contro violenza.<br />
CASAMARI, congregazione di C...<br />
« NOTIZIE» della Congregazione di Casamari. Efficacia<br />
delle scuole apostoliche.<br />
AI SUPERIORI, rettori e insegnanti dei nostri seminari. Oggetto:<br />
catechesi e latino nei nostri seminari.<br />
IL CAPITOLO Generale Speciale della Congregazione di<br />
Casamari.<br />
- Idem.<br />
NORME per la formazione del seminarista cistercense della<br />
Congregazione di Casamari.<br />
F ALLETTI, M. - Congregazione di Casarnari. Capitolo Generale.<br />
(24 luglio-I sett.)<br />
- Capitolo Generale della Congregazione di Casamari.<br />
FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />
della Certosa di Pavia.<br />
CASAMARI, abbazia di C.: cronaca<br />
1976 1-6 125-34<br />
1968 1 25<br />
1970 6 317<br />
1970 3 139<br />
1971 6 291<br />
1971 6 291<br />
1971 1-2 38<br />
1973 5-6 262<br />
1977 1 31<br />
1968 4-5 234<br />
CONVEGNO studi Storici Ciociari 25-26 setto 1970. 1970 4-5 234<br />
UFFICIO catechistico diocesano 28-30 setto 1970. 1970 4-5 236<br />
FALLETTI ,M. - Capitolo Generale dell'Ordine Cistercense:<br />
Casamari 17-27 setto 1974. 1974 5-6 284<br />
CASANOV A, abbazia di C... (Civitella)<br />
Civitella Casanova, 26-27 setto 1970. 1970 4-5 238<br />
Certosa di Firenze, 31 maggio 1970. 1970 3 146<br />
CASINI, A. - I cistercensi alla certosa del Galluzzo nel<br />
ricordo del Cardinale Elia dalla Costa. 1973 1-2 27-36
CERTOSINI<br />
- 59-<br />
Autore Titolo<br />
Anno - fase. - pago<br />
CLEMENTE XIV pp. -. Due lettere a d. Gaillard, priore<br />
della certosa di Roma. 1972 3-4 128<br />
CHERUBELLI, P. - Mariologia di s. Bernardo negli studi<br />
danteschi. 1968 1 11<br />
- Tradizione spirituale-culturale alla Certosa di Firenze:<br />
una laude inedita di Edoardo Acciaiuoli (1425) 1972 3-4 117-27<br />
- Ugo Fanfani « uomo ». 1971 1-2 64<br />
CHIARELLI, C. - Documenti per la certosa di Firenze negli<br />
archivi e biblioteche fiorentini. 1978 2-4 63-106<br />
CISTERCENSI, Ordine dei C... CAPITOLO G.<br />
KLEINER, S. - Allocuzione ai Padri Capitolari.<br />
CONGRESSO dei Definitori.<br />
CAPITOLO Generale 1968.<br />
CAPITOLO Generale 1968 - Dichiarazione.<br />
FALLETTI, M. - Le nuove costituzioni dell'Ordine Cistercense.<br />
SCACCIA, R. - L'Ordine Cistercense e le missioni.<br />
- Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni Cist.<br />
AGOSTINI, F. - Casa Generalizia - Roma. Il sinodo dell'Ordine<br />
Cistercense: 11-15 maggio 1971.<br />
CISTERCENSI: arte<br />
ARCHITETTURA cistercense. Due esemplari a confronto:<br />
Fossanova e Casamari. (Ronconi-Grasso-Zanni).<br />
DEL PROPOSTO, A. - Arte Cistercense.<br />
FORNARI, B. - Spiritualità e funzionalità dell'arte cistercense.<br />
- Architettura cistercense nel Lazio Meridionale.<br />
CISTERCENSI: storia<br />
1968 4<br />
1969 1<br />
1968 4<br />
1969 1<br />
1<br />
22<br />
34<br />
3<br />
1969 5-6 28<br />
1969 2-3 40<br />
1970 4-5 200-6<br />
1971 3-4 151<br />
1977 2<br />
1969 1<br />
29-36<br />
46<br />
1971 3-4 105-14<br />
1973 3-4 135-42<br />
ALESSANDRO, M. fra - Origini dell'Ordine Cistercense. 1969 2-3 9<br />
BOUTON, J. de la Croix - Storia dell'Ordine Cistercense. dal 1968 4 a<br />
ZAKAR, P. - Le origini dell'Ordine Cistercense. Brevi osservazioni<br />
sugli studi degli ultimi quindici anni. (1954-69). 1970 1-2 1-17<br />
FREDIANI, G. - L'opera dei cistercensi nella storia dell'agricoltura<br />
padana. 1971 1-2 68
- 60-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />
SPRANDEL, R. --- I cistercensi e l'industria siderurgia mediovale.<br />
1975 1-3 29-39<br />
BALDIERI, V. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />
fuori Porta S. Paolo. 1969 5-6 10-19<br />
CAPUTO, P. - I cistercensi di Fossanova nell'opera di bonifica<br />
dell'Agro Pontino (1975-1809). 1972 1-2 53-65<br />
VITI, G. - I cistercensi nel Fondo «Compagnie religiose<br />
soppresse» dell' Archivio di Stato di Firenze. Indagine<br />
archivistica. 1978 1 29-61<br />
SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel Trecento.<br />
1978 2-4 179-84<br />
FILIA, D. - Come e quando i <strong>Cistercensi</strong> si stabilirono in<br />
Sardegna. 1968 2 23<br />
KLEINER, S. - La filiazione nell'Ordine. Lettera pastorale.<br />
1976 1-6 115-24<br />
AGOSTINI, F. - Mariologia dei discepoli di s. Bernardo nel<br />
secolo XII. 1968 1 3<br />
DIMIER, A. - I primi cistercensi non erano nemici degli<br />
studi. 1969 2-3 15<br />
VITI, G. - I primi tre fascicoli del «Dictionnaire des auteurs<br />
cisterciens »: pregi, difficoltà e limiti. 1977 2 47-54<br />
CLARA VAL del Brasile<br />
AGOSTINI, F. - Il monastero di Clara val nel Brasile. (Minas<br />
Gerais).<br />
DON PIETRO Agostini, primo abate.<br />
1970 4-5 215-31<br />
1970 5-6 35<br />
COCHERIL. M. - P. Anselmo Dimier (1898-1975). 1977 4 263-70<br />
CODICI cistercensi<br />
NATALE, A. R<br />
colo XIII.<br />
COMUNITA'<br />
Miniatura e codici cistercensi del se-<br />
1969 4 4<br />
FALLETTI, M. - La comunità nel rinnovamento della vita<br />
religiosa. 1973 1-2 1-15<br />
- Comunità di base e vita nella chiesa.<br />
- Il convito eucaristico cardine della vita di comunità.<br />
KLEINER, S. - L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />
Lettera pastorale.<br />
1974 1-3 1-26<br />
1973 3-4 125 35<br />
1972 5-6 273-89
- 61-<br />
Autore Titolo<br />
SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale.<br />
CORATTI, G. - L3. Questione del canto.<br />
CORATTI, L. - Vocazione dialogo con Dio.<br />
CORREZIONE fraterna<br />
AELREDO di Rievaulx<br />
amici.<br />
COSENZA... duomo<br />
Il dovere della correzione tra<br />
RUSSO, F. - L'artefice del duomo di Cosenza.<br />
COSTITUZIONI<br />
FALLETTI, M. - Criteri per il rinnovamento delle Costituzioni.<br />
DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacerdotali<br />
e religiose.<br />
DEL PROPOSTO, A. - Arte cistercense.<br />
DI FULVIO, 1. - «Sensus ecclesiae »: amore e fedeltà.<br />
- Canta bene chi respira bene.<br />
- Emissione del suono e fonetica delle vocali.<br />
- «La messa dei giovani» ;<br />
- Uso del « Graduale Grande» e del « Graduale Simplex ».<br />
- La parola è musica.<br />
- Modalità gregoriana.<br />
- Musica beat.<br />
DIMIER Anselmo<br />
Anno - fase. - pago<br />
1977 3<br />
1968 1<br />
1968 4<br />
1-11<br />
14<br />
32<br />
1972 3-4 131-41<br />
1973 1-2 67-75<br />
1972 3-4 169-87<br />
1978 1 1-9<br />
1969 1 46<br />
1973 1-2 63<br />
1969 1 51<br />
1970 3 154-57<br />
1971 1-2 71<br />
1968 1 18<br />
1970 4-5 254<br />
1972 2 66<br />
1971 6 274<br />
COCHERIL, A. - P. Anselmo Dimier (1898-1975). 1977 4 35-42<br />
DIMIER, A. - I primi cistercensi non erano nemici degli<br />
studi. 1969 2-3 15<br />
DIREZIONE SPIRITUALE<br />
FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale. 1975 4-5 105-26<br />
ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella « Regula»<br />
di san Benedetto da Norcia. 1975 6 241-52<br />
ETIOPIA<br />
SCACCIA, R. - L'Ordine cistercense e le missioni,<br />
- TI Capitolo Generale Speciale e le Missioni <strong>Cistercensi</strong>.<br />
1969 2-3 39-45<br />
1970 4-5 200-6
- 62-<br />
Autore Titolo<br />
LARE~O, H. M. ~ Il Gadl o la vita spirituale di Dabra-<br />
Libanos, nel contesto del monachesimo etiopico.<br />
JOANNES, G. - Vita missionaria a Mendida.<br />
MARAFINI, G. - Una missione in Africa.<br />
WOLDEGABER, B. ,----Festeggiati i neo-sacerdoti cistercensi<br />
rimpatriati dall'Italia.<br />
- Il monachesimo in Etiopia.<br />
- Il monachesimo in Etiopia.<br />
- Le origini del monachesimo in Etiopia.<br />
ZANNI, V. - Quaranta giorni in Etiopia (14 nov.-20 dico<br />
1971).<br />
EUCARISTIA<br />
F ALLETTI, M. - Il convito eucaristico cardine della vita<br />
di comunità.<br />
FALLETTI, M. - I cistercensi alla certosa di Firenze.<br />
- Il convito eucaristico cardine della vita di comunità.<br />
- Ernesto Cardenal.<br />
- Il nuovo salterio monastico.<br />
- La vita religiosa e i giovani.<br />
- Lezioni di un convegno.<br />
- Un martire in Angola: P. Domenico Felice.<br />
- La comunità nel rinnovamento della vita religiosa.<br />
- L'abate e la direzione spirituale.<br />
- Comunità di base e vita nella chiesa.<br />
- Le nuove costituzioni dell'Ordine Cist.<br />
- La certosa di Pavia.<br />
- Criteri per il rinnovamento delle Costituzioni.<br />
- A proposito della musica beat.<br />
FED E in politica<br />
AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />
Anno - fase. - pago<br />
1976 1-6 151-251<br />
1970 6 312<br />
1971 3-4 162<br />
1970 1-2 60<br />
1970 4-5 248-53<br />
1969 2-3 49<br />
1969 4 40<br />
1972 1-2 81-104<br />
1973 3-4 125-35<br />
1978 2-4 185-202<br />
1973 2-3 125-35<br />
1978 1 10-17<br />
1977 4 55<br />
1977 4 29-33<br />
1977 3 13<br />
1977 1 29<br />
1973 1-2 1-15<br />
1975 4-5 105-26<br />
1974 1-3<br />
1969 5-6<br />
1970 3<br />
28<br />
1-26<br />
133-138<br />
1972 3-4 169-87<br />
1972 1-2 69-79<br />
1976 1-6 135-49<br />
FILIA, D. - Come e Quando i cistercensi si stabilirono in<br />
Sardegna. 1968 3 23<br />
FILIAZIONE nell'Ordine Cisto<br />
KLEINER, S. - La filiazione nell'Ordine. Lettera pastorale. 1976 1-6 115-24
- 63-<br />
Autore Titolo<br />
FIRENZE, certosa di F ...<br />
CASINI, A. - I cistercensi alla certosa del Galluzzo nel<br />
ricordo del Card. Elia Dalla Costa.<br />
CECCHINI, G. - Domenica 7 febbr. 1971: prima giornata<br />
del gruppo «Amici della certosa ».<br />
- Terza giornata degli «Amici della Certosa».<br />
- Quarta giornata degli « Amici della Certosa».<br />
- Proposte per la costituzione del gruppo «Amici della<br />
certosa ».<br />
ERMINI, F. D. - Notizie del gruppo «Amici della Certosa ».<br />
AL PROF. Guido Morozzi riconoscimento degli « Amici della<br />
certosa ».<br />
GLI AMICI della certosa. Cronaca di nove anni 1970-78.<br />
INCONTRI giovanili.<br />
MOSTRA.<br />
CHERUBELLI, P. - Tradizione spirituale-culturale alla<br />
Certosa di Firenze: una laude inedita di Edoardo Acciaiuoli.<br />
- Ugo Fanfani « uomo ».<br />
CHIARELLI, C. - Documenti per la certosa di Firenze negli<br />
archivi e biblioteche fiorentini.<br />
CONCERTO del duo Pianistico Mancini-Bianchi.<br />
CONVEGNO di studi su s. Bernardo di Chiaravalle.<br />
FALLETTI, M. - I cistercensi alla certosa di Firenze.<br />
FROSINI, E. D. - 12 giugno 1971. Alla certosa si discutono<br />
i problemi di Firenze.<br />
GURRIERI, F. - La certosa di Firenze dalle «Consuetudìnes<br />
C'artusiae» ai monaci cistercensi.<br />
LEONC'INI, G. - La certosa di Firenze. Note storiche-artistiche<br />
sulla costruzione del monastero.<br />
MEZZANOTTE, G. - Due restauri a Firenze.<br />
MOROZZI, G. - Note sul restauro della certosa.<br />
PANE, R. - Le volte della certosa fiorentina.<br />
PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo.<br />
Il gran siniscalco Nicola Acciaiuoli fra edilizia monumentale<br />
e cultura aristicratica.<br />
POMA, R. - Certosa di Firenze, 15 febbraio.<br />
PRESENTAZIONE dell'Associazione s. Benedetto, patrono<br />
d'Europa.<br />
Anno - fase. - pago<br />
1973 1-2 27-36<br />
1971 1-2 56<br />
1971 1-2 62<br />
1971 3-4 157<br />
1970 6 319<br />
1971 6 298<br />
1972 3-4 155<br />
1978 2-4 203-48<br />
1974 4 146<br />
1970 4-5 232<br />
1972 3-4 117-27<br />
1971 1-2 64<br />
1978 2-4 63-106<br />
1975 6 253<br />
1974 4 148<br />
1978 2-4 185-202<br />
1978 2-4 107-144<br />
1978 2-4 5-34<br />
1978 2-4 253-54<br />
1978 2-4 249-51<br />
1978 2-4 251-53<br />
1978 2-4<br />
1973 1-2<br />
35-162<br />
76<br />
1974 1-3 59
- 64-<br />
Autore Titolo<br />
SANTEDICOLA, L. -- Convegno sulle università straniere a<br />
Firenze: riflessioni-ccnsiderazioni.<br />
TERZIANI, L. - Presentazione di un libro in Certosa. Luciano<br />
Casella: La Toscana nella guerra di liberazione.<br />
Firenze 1973.<br />
VITI, G. - I cistercensi ritornano a Firenze.<br />
ZANNI, V. - Convegno di studi su s. Bernardo di Chiaravalle<br />
- La certosa di Firenze.<br />
BATINI, G. - Chiesa di s. Maria Maddalena de' p.izzi,<br />
Anno - fase. - pago<br />
1973 5-6 267<br />
1973 5-6 265<br />
1978 2-4 145-78<br />
1974 5-6 289-95<br />
1970 1-2 41-56<br />
1970 3 141<br />
SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel<br />
Trecento. 1978 2-4 179-84<br />
FLORILEGIO<br />
AELREDO di Rievaulx -- Il dovere della correzione fraterna.<br />
- La sublime esaltazione di Maria.<br />
- La preghiera dell'abate per i monaci.<br />
-. Necessità dell'amicizia.<br />
- Per la morte d'un amico (Simone).<br />
BARON (y), R. A. - Solo Dio mi basta.<br />
BERNARDO di Ch. - Alla scgli i della contemplazione.<br />
- Amo pcrchè amo ... , amo per amare.<br />
- Apclogia a Guglielmo abate di S. Thierry.<br />
- Apologia a Guglielmo abate di s. Thierry.<br />
- Apologia a Guglielmo abate di S. Thierry.<br />
- Chi ignora Dio, rischia di cadere nella disperazione.<br />
- Comprensione e misericordia nel superiore.<br />
- Elogio di san Malachia.<br />
- Epistola sulla carità.<br />
- Gli ultimi giorni di san Malachia.<br />
- Ignoranza e scienza.<br />
- TI paradiso dell'anima che si converte.<br />
1972 3-4 131-41<br />
1972 1-2 49<br />
1970 1-2 18<br />
1968 1 34<br />
1968 1 34<br />
1970 3 117<br />
1972 1-2 48<br />
1971 6 261<br />
1974 1-3 35<br />
1974 4 153-59<br />
1974 5-6 276-82<br />
1977 4 43<br />
1970 4-5 209<br />
1971 6 266<br />
1973 3-4 143-49<br />
1971 6 264<br />
1977 3 28-37<br />
1971 3-4 99<br />
- I santi Angeli promuovono l'unione dei cuori e la pace<br />
fraterna. 1971 6 262<br />
- La conoscenza di Dio è fonte di salvezza.<br />
- L'apostolo Paolo maestro di obbedienza.<br />
- La custodia delle labbra e del cuore.<br />
1970 6 302<br />
1971 1-2 20<br />
1971 3-4 100
- 65-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
- La morte di san Malachia. 1972 1-2 47<br />
- La vera conversione. 1971 1-2 19<br />
- Lettera al nipote Roberto. 1973 1-2 17<br />
- Lettera 104 « Caro Guido ». 1970 6 298<br />
- Lettera 110: Perchè dobbiamo amare la Vergine Maria. 1970 1-2 23<br />
- L'umiltà, virtù indispensabile per tornare a Dio. 1970 6 301<br />
- Omelia IV «Missus est ». 1970 6 297<br />
- Pietre vive amalgamate tra loro, non polvere che il<br />
vento disperde. 1971 6 263<br />
- Prefazione al trattato de «Consideratione»<br />
- Prendiamo la croce con Cristo.<br />
- Purificazione e retto ordine degli affetti.<br />
- Quid retribuam Domino.<br />
- Rimproverare è necessario ma difficile.<br />
- Cum sum in tribulatione ...<br />
- Lettera ai cardinali per l'elezione di Eugenio III.<br />
- Lettera dell'abate di Casamari a S. Bernardo.<br />
- Umiltà e verginità.<br />
- Una efficace allegoria.<br />
BESTH, S. M. - Il misticismo di santa Ildegarda.<br />
BONA, G. - Custodia della lingua.<br />
- Dignità e santità del sacerdote.<br />
- La custodia della lingua.<br />
- L'amicizia - come coltivarla.<br />
- Testamento spirituale.<br />
CARDENAL, E. - Canti d'amore.<br />
- Dalla rivoluzione alla contemplazione politica.<br />
- Salmi 5 - 9 - 48.<br />
CESAREO Heist. - Dialogus miraculorum.<br />
- Due istruzioni vitali per l'Ordine Cisto<br />
- Le parole che legano Lucifero all'inferno.<br />
- Sembra una visione, ma è una realtà.<br />
EUGENIO pp. III - Esortazione ai padri capitolari.<br />
GERTRUDE S. - Oratio fidelium.<br />
- Tu, o Dio, hai nutrito per me pensieri di pace.<br />
GUERRICO Di Igny - Sermone per l'avvento del Signore.<br />
1971 3-4 103<br />
1972 1-2 49<br />
1971 3-4 101<br />
1970 3 121<br />
1977 2 37<br />
1977 1 21-28<br />
1977 1<br />
1977 1<br />
1977 4 46<br />
1971 1-2 21<br />
1970 4-5 208<br />
1968 1 35<br />
1970 3 120<br />
1977 4 48<br />
1970 4-5 207<br />
1968 3 1<br />
21-28<br />
21-28<br />
1978 1 21-28<br />
1978 1 21-28<br />
1978 1 21-28<br />
1968 3 60<br />
1968 3 60<br />
1968 3 61<br />
1968 4 47<br />
1968 3 60<br />
1968 4 48<br />
1977 4 52<br />
1973 5-6 253-61
- 66-<br />
Autore Titolo<br />
ISACCO della Stella - Il primato della carità.<br />
MERTON, T. - Il misticismo di s. Ludgarde.<br />
- La scoperta di Cristo.<br />
- Uniformità alla volontà di Dio.<br />
FORNARI, B. - Omaggio a Langwaden.<br />
- Architettura cistercense nel Lazio Meridionale.<br />
- Luca Campano, un grande ciociaro.<br />
- San Tommaso d'Aquino e i cistercensi.<br />
- Spiritualità e funzionalità dell'arte cisto<br />
- Un personaggio dantesco a Gasamari: Gioacchino da<br />
Fiore.<br />
FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />
della certosa di Pavia.<br />
FREDIANI, G. - L'opera dei cistercensi nella storia dell'agricoltura<br />
padana.<br />
- Verso l'auspicata realizzazione in Lombardia del Museo<br />
storico dell' Agricoltura.<br />
FREY, M. Benedetta serva di Dio<br />
Anno - fase. - pag.<br />
1972 1-2 50<br />
1970 3 117<br />
1972 1-2 51<br />
1968 4 49<br />
1971 6 283<br />
1973 1-2 135-42<br />
1974 1-3 51-58<br />
1977 1 13-21<br />
1971 3-4 105-14<br />
1972 3-4 142-48<br />
1968 4 43<br />
1971 1-2 68<br />
1972 3-4 188<br />
AUDA, G. - La serva di Dio D. M. Benedetta Frey. 1968 2 49<br />
FUSCIARDI, A. - Genealogia della famiglia di s. Benedetto<br />
dal secolo IX al XX. 1974 1-3 64-88<br />
GERALDI, F. - Santi e beati della Badia cistercense di s.<br />
Maria di Sambucina.<br />
GIOACCHINO da Fiore<br />
1974 5-6 234-45<br />
FORNARI, B. Un personaggio dantesco a Casamari:<br />
Gioacchino da Fiore. 1972 3-4 142-48<br />
GIORDANI, I. - I laici scoprono il monachesimo.<br />
GIOVANI<br />
DI FULVIO, I. - La messa dei giovani.<br />
FALLETTI, M. - La vita religiosa e i giovani oggi.<br />
GIOVANNI Cristostomo s. - I monaci e lo studio della Sacra<br />
Scrittura.<br />
1968 4 20<br />
1971 .1-2 71<br />
1977 4 29-33<br />
1972 1-2 105
GIUSTIZIA<br />
- 67-<br />
Autore Titolo<br />
AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />
GREGORIO Magno s. - Teodoro, medico imperatoris.<br />
GUALA, F. - Ricordo di Thomas Merton.<br />
GURRIERI, F. - La certosa di Firenze dalle « Consuetudines<br />
Cartusiae» ai monaci cistercensi.<br />
HOANG, S. - La vita monastica nel monastero di Chau-son.<br />
IGLIOZZI, S. - I maggiori dissidi fra Ctteaux e Clairvaux<br />
ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />
ISLAMISMO<br />
PIGNEDOLI, S. - Il dialogo islamo-cristìano all'ora attuale.<br />
JUGOSLAVIA<br />
NADRAH, A. - L'abbazia di Sticna.<br />
KLEINER, S. - Allocuzione ai Padri Capitolari.<br />
- Breve Presentazione dell'Istruzione «Renovationis Causam<br />
».<br />
- Lettera pastorale: la cura delle vocazioni.<br />
- Lettera pastorale: l'orazione.<br />
- Lettera pastorale: l'ufficio pastorale dell'abate.<br />
- Lettera pastorale.<br />
- La mortificazione.<br />
- L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />
- La filiazione nell'Ordine.<br />
- La povertà di spirito.<br />
- Parole conclusive all'Associatio s. Benedicti.<br />
LAICI<br />
GIORDANI, I. - I laici scoprono il monachesimo.<br />
LAP ARELLI Veronica ven,<br />
ZANNI, V. - La ven. Veronica Laparelli.<br />
LA PIRA, G. - Il monastero, oggi.<br />
Anno - fase. - pag.<br />
1976 1-6 135-49<br />
1970 6 316<br />
1969 1 31<br />
1978 2-4 107-44<br />
1970 3 148<br />
1976 1-6 3-113<br />
1977 1 1-12<br />
1975 6 256-63<br />
1970 6 308-311<br />
1968 4 1<br />
1969 2-3 7<br />
1977 3 15-27<br />
1971 5 219-30<br />
1973 3-4 150-62<br />
1975 6 217<br />
1970 4-5 211<br />
1972 5-6 273-89<br />
1976 1-6 115-24<br />
19'71 1-2 24<br />
1974 4 210<br />
1968 4 20<br />
1977 2 43<br />
1969 5-6 43
_. 68-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />
LAREBO, H. M. - Gadl o la vita spirituale di Dabra-Libanos,<br />
nel contesto del monachesimo etiopico. 1976 1-6 151-251<br />
LAVORO<br />
ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />
1977 1 1-12<br />
LECLERCQ, J. - Bernardo di Chiaravalle. 1975 4-5 127-31<br />
- Psicologia e vita spirituale in s. Bernardo. 1975 4-5 132-61<br />
LEDDA, A. - Storia e leggenda dell'abbazia di N. Signora<br />
di Corte Cabuabbas di Sindia. 1968 3 37<br />
LEONCINI, G. - L3. certosa di Firenze. Note storico-artistiche<br />
sulla costruzione del monastero. 1978 2-4 5-34<br />
LETTERE<br />
EUGENIO III - Lettera al Capitolo Generale del 1151.<br />
CLEMENTE XIV - Due lettere a don Gaillard, priore della<br />
certosa s. Maria degli Angeli in Roma.<br />
Paolo VI - Lettera ai Trappisti.<br />
DI FULVIO, 1. - «Sensus ecclesiae »: amore e fedeltà.<br />
ERMINI, M. - Corrispondenza con i lettori. Monaci e laici<br />
in certosa.<br />
TESFAMIKAEL, K. - Care «Notizie cistercensi ».<br />
LICONTI, E. - « Se vuoi essere perfetto ».<br />
LINGUA<br />
BONA, G. Custodia della lingua.<br />
LITURGIA<br />
AGOSTINI, F. - L'opus Dei tributo del nostro servizio.<br />
- Il sacro silenzio della liturgia.<br />
ANNO liturgico con i cistercensi.<br />
DI FULVIO, 1. - La messa dei giovani.<br />
RAPONI, D. - Resoconto del Primo Convegno per l'aggiornamento<br />
liturgico.<br />
LUCA Campano<br />
FORNARI, B. - Luca Campano, un grande ciociaro.<br />
1968 3 60<br />
1972 3-4 128<br />
1969 2-3 3<br />
1973 1-2 63<br />
1973 1-2 61<br />
1970 1-2 64<br />
1968 2 5<br />
1968 1 35<br />
1972 3-4 164<br />
19'71 6 267<br />
1969 1 30<br />
1971 1-2 71<br />
1970 1-2 69-77<br />
1974 1-3 51-58
- 69-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
LUDGARDA s.<br />
MERTON, T. - li misticismo di S. Ludgarde. 1970 3 117<br />
MARIOLOGIA<br />
AGOSTINI, F. - Mariologia dei discepoli di s. Bernardo. 1968 1 3<br />
AELREDO di Rievaulx - La sublime esaltazione di Maria. 1972 1-2 49<br />
ACCIAIUOLI, E. - Laude della Beata V. Maria dell'Annunziata.<br />
1972 3-4 123<br />
CHERUBELLI, P. - Mariologia di s. Benerdo negli studi<br />
danteschi. 1968 1 11<br />
MERTON, T. - li monaco e il mondo; 1969 4 1<br />
MEZZANOTTE, G. - Due restauri a Firenze. 1978 2-4 253-55<br />
MIKKERS, E. - Le concordanze delle opere di s. Bernardo. 1975 6 294-97<br />
MOROZZI, G. - Note sul restauro della certosa. 1978 2-4 249-51<br />
MINIATURA<br />
NATALE, A. R. - Miniatura e codici cistercensi del secelo<br />
XII. 1969 4 4<br />
MISSIONI<br />
SCACCIA, R. - Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni<br />
cistercensi. 1970 4-5 200-6<br />
- L'Ordine Cistercense e le missioni. 1969 2-3 39-45<br />
MONACHE cistercensi<br />
MONASTERO (Il) delle monache cistercensi in Agrigento,<br />
Santo Spirito. 1968 1 28<br />
NOTIZIE della Federazione delle Monache in Italia. 1968 1 28<br />
NOTIZIE della Federazione delle Monache in Italia.<br />
MONACHESIMO e mondo d'oggi. Atti del Convegno a Firenze.<br />
MONASTICA<br />
AGOSTINI, F. - Chi siete? cosa fate?<br />
- L 'Opus Dei tributo del nostro serviz.io.<br />
1968 5-6 39<br />
1972 5-6 215-72<br />
1968 2 19<br />
1971 3-4 164
Autore<br />
-70 -<br />
Titolo<br />
FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale.<br />
- Lezioni di un convegno.<br />
- Il nuovo salterio monastico.<br />
KLEINER, S. - L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />
GIORDANI, L - I laici scoprono il monachesimo.<br />
LA PIRA, G. - Il monastero, oggi.<br />
MERTON, T. - Il monaco e il mondo.<br />
MONACHESIMO e mondo d'oggi. Atti del COnvegno a Firenze.<br />
MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />
MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />
MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />
MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />
MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />
PELLEGRINI, M. - Il monastero oggi.<br />
PIGA, S. - Vita monastica e impegno battesimale.<br />
RAPONI, D. - Resoconto del Primo Convegno Monastico per<br />
I'aggiornamento liturgico.<br />
REGOLA (La) di s. Benedetto commentata. dal<br />
a<br />
WOLDEGABER, B. - Le origini del monachesimo in<br />
Etiopia.<br />
- Il monachesimo in Etiopia.<br />
- Il monachesimo in Etiopia.<br />
MORTIFICAZIONE<br />
KLEINER, S. - La mortificazione.<br />
MUSICA<br />
FALLETTI, M. -- A proposito della musica beat.<br />
DI FULVIO, L - Musica beat.<br />
NATALE, A. R. - Miniatura e codici cistercensi del sec. XII.<br />
PACE<br />
PALAZZINI, P. - La pace nella pedagogia di s. Benedetto.<br />
PALAZZINI, P. - San Benedetto padre d'Europa.<br />
- La pace nella pedagogia di s. Bernardo.<br />
Anno - fase. - pago<br />
1975 4-5 105-26<br />
1977 3 13<br />
1977 4 55<br />
1972 5-6 273-89<br />
1968 4 20<br />
1969 5-6 43<br />
1969 4 1<br />
1972 5-6 215-72<br />
1970 3 185<br />
1970 6 316<br />
1971 1-2 36<br />
1971 3-4 98<br />
1971 1-2 105<br />
1970 1-2 66<br />
1974 5-6 217-33<br />
1970 1-2 69-77<br />
1971 1-2 79<br />
......<br />
1969 4 40-46<br />
1969 2-3 49<br />
1970 4-5 248-53<br />
1970 4-5 211<br />
1972 1-2 69-79<br />
1971 6 274<br />
1969 4 4<br />
1975 6<br />
1974 4<br />
1975 6<br />
225-41<br />
197<br />
225-41
-71-<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
PANE, R. - Le volte della certosa fiorentina. 1978 2-4 251-53·<br />
p AVIA, certosa di Pavia<br />
FARINA, F. - Un anno alla certosa. 1970 1-2 57<br />
FALLETTI, M. - La certosa di Pavia. 1970 3 133-138<br />
FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />
della Certosa di Pavia. 1968 4 43<br />
PELLEGRINI, M. - Il monastero oggi. 1970 1-2 66<br />
PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle su<br />
Tommaso d'Aquino. 1975 1-3 17-28<br />
- San Pietro II di Tarantasia. 1975 6 209-17<br />
PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo<br />
Il gran siniscalco Nicola' Acciaiuoli fra edilizia mo-<br />
numentale e cultura aristocratica. 1978 2-4 35-62<br />
PIETRO II s. di Tarantasia<br />
PENNINGTON, B. - S. Pietro II di Tarantasia. 1975 6 209-17<br />
PIGA, S. - Vita monastica e impegno battesimale.<br />
PIGNEDOLI, S. - Il dialogo islarno-cristiano all'ora attuale.<br />
PIONA, abbazia<br />
1974 5-6 217-33<br />
1975 6 256-63<br />
Solenne cerimonia a Piona. 1969 5-6 38<br />
23 giugno: elezione del primo priore conventuale. 1971 3-4 156<br />
13-14luglio: celebrazione di s. Benedetto patrono d'Europa. 1974 4 150<br />
PIRELLI, Romualdo<br />
CAPUTO, P. - Un abate di Casamari nella diplomazia pontifiaia.<br />
1970 6 273-86<br />
- Don Romualdo Pirelli abate di Casamari, regio visitatore<br />
dei monaci cassinesi. 1971 3-4 81-97<br />
POLITICA<br />
AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica. 1976 1-6 135-49<br />
POMPEI, F. - In merito ad una vita di s. Silvestro abate. 1970 4-5 269<br />
POVERTA' di spirito<br />
KLEINER. S. - La povertà di spirito. 1971 1-2 24-33
.;.: ,.<br />
..".1..,~.~.;:.<br />
Autore<br />
PREGHIERA<br />
-72 -<br />
Titolo<br />
AELREDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i suoi<br />
monaci.<br />
AGOSTINI, F. - L'Opus Dei tributo del nostro servizio.<br />
KLEINER, S. - L'orazione.<br />
RAPONI, D. - Resoconto del primo convegno monastico per<br />
l'aggiornamento liturgico.<br />
REGGIANI, F. - L'Associatio s. Benedicti Patroni Europae.<br />
REGOLA (La) di san Benedetto con commento. dal<br />
a<br />
RELIGIOSE<br />
DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacerdotali<br />
e religiose.<br />
FALLETTI, M. - Il convito eucaristico cardine della vita<br />
religiosa.<br />
- La comunità nel rinnovamento della vita religiosa.<br />
SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale.<br />
i(ENOVATIONIS causam: istruzione della Congregazione dei<br />
Religiosi.<br />
ROUILLARD, F. - Saint Benoit et la civilisation occidentale.<br />
RUIZ, A. - Rafael Arnaiz y Baron.<br />
RUSSO, F. - L'abbazia cistercense di s. Maria di Corazzo.<br />
- L'artefice del duomo di Cosenza.<br />
SACERDOTE<br />
Anno - fase. - pag.<br />
1970 1-2 18<br />
1971 3-4 164<br />
1971 5 219-30<br />
1970 1-2 69-77<br />
1974 1-3 48<br />
1971 1-2 79<br />
IO IO IO ,. IO IO<br />
1978 1 1-9<br />
1973 3-4 125-34<br />
1973 1-2 1-15<br />
1977 3 1-11<br />
1969 2-3 7<br />
1974 4 204-9<br />
1969 4 26-32<br />
1977 2 1-28<br />
1973 1-2 67-75<br />
BONA, G. - Dignità e santità del sacerdote. 1970 3 120<br />
DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacer-<br />
_ dotali e religiose. 1978 1 1-9<br />
SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel Trecento.<br />
S. MARIA dei Lumi, monastero di s...<br />
Santuario di s. Maria dei Lumi in San Severino Marche.<br />
s. M~RIA di Sambucina, monastero di s...<br />
GERALDI, E. - Santi e beati della Badia cistercense di<br />
s. Maria di Sambucina.<br />
SANTEDICOLA, Nicola - Un incontro meraviglioso.<br />
1978 2-4 179-84<br />
1968 4 45<br />
1974 5-6 234-45<br />
1978 2-4 255-57
SANTI<br />
73 -<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
La comunità del cielo. 1970 6 304<br />
SANTO SPIRITO, monastero di...<br />
MONASTERO (Il) cistercense delle monache in Agrigento,<br />
Santo Spirito. 1968 1 28<br />
SANTO SPIRITO, monastero di...<br />
CAPUTO, P. - Carta visitationis della Badia di S. Spirito. 1975 1-3 68-99<br />
BERNINI, M. T. - Il monastero di Santo Spirito nell'architettura<br />
agrigentina. 1974 1-3 28-34<br />
CAPUTO, P. - Rapporti tra l'abbazia di Casamari e la<br />
Badia Grande di Santo Spirito. 1974 4 129-45<br />
SAVAST ANO Angelo abate<br />
SCACCIA, Raffaele - L'abate d. Angelo Savastano. 1971 3-4 137-50<br />
- Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni cistercensi. 1970 4-5 200-6<br />
- L'Ordine cistercense e le missioni. 1969 2-3 39-45<br />
SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale. 1977 3 1-11<br />
SPRANDEL, R, - I cistercensi e l'industria siderurgica medioevale.<br />
1975 1-3 29-39<br />
SUPERIORE<br />
AERLEDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i suoi<br />
monaci. 1970 1-2 18<br />
BERNARDO di Ch. - Comprensione e misericordia nel superiore.<br />
1970 4-5 209<br />
FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale. 1975 4-5 105-26<br />
KLEINER, S. - L'ufficio pastorale dell'abate. 1973 3-4 150-62<br />
SVIZZERA<br />
L'abbazia di Hauterive. 1971 3-4 123<br />
TERSIGNI, L. - Santuario di s. Maria dei Lumi in San Severino<br />
Marche.<br />
TESFA MIKAEL , Ch. M. - Care Notizie <strong>Cistercensi</strong>.<br />
- Notizie dell'aggiornamento.<br />
1968 4 45<br />
1970 1-2 64<br />
1968 2 34
-74 -<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />
PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle su<br />
Tommaso d'Aquino. 1975 1-3 17-28<br />
1RAPPISTI<br />
PAOLO VI - Lettera ai Trappisti. 1969 2-3 3<br />
VALLERY -RADOT, Roberto<br />
BONPAIN, R. - Roberto Vallery-Radot. 1971 1-2 48-52<br />
VALORI (I) spirituali che Firenze deve salvare. Convegno. 1971 5 177-215<br />
VIET-NAM<br />
DANG, S. - Il nuovo monastero cistercense nel cuore del<br />
territorio non cristiano. 1972 3-4 162-68<br />
HOANG, S. - La vita monastica nel monastero di Chau-son. 1970 3 148<br />
VAN STRAETEN, Von Werenfried - Amore contro violenza. 1976 1-6 125-34<br />
VITA RELIGIOSA<br />
VOCE (La) del Concilio: documenti-consigli evangelici. 1969 1 42<br />
FALLETTI, M. - La comunità nel rinnovamento della vita<br />
religiosa. 1973 1-3 1-15<br />
- La vita religiosa e i giovani oggi. 1977 4 29-33<br />
VITI, G. - A proposito di una monografia su s. Galgano. 1977 4 1-28<br />
- I cistercensi nel Fondo «Compagnie Religiose» dell'archivio<br />
di Stato di Firenze.<br />
- I cistercensi ritornano a Firenze.<br />
1978 1 29-61<br />
1978 2-4 145-78<br />
- L'abbazia di S. Maria della Vittoria e il VII centenario<br />
della Battaglia di Tagliacozzo. 1968 3 52-59<br />
- Le origini dell'abbazia di S. Maria di Sambucina alla luce<br />
della critica delle fonti. 1973 3-4 163-85<br />
- I primi tre fascicoli del «Dictionnaire des auteurs<br />
cisterciens »: pregi, difficoltà e limiti.<br />
- Storia dell'abbazia di Casamari dalle origini ai nostri<br />
giorni. dal<br />
a<br />
1977 2 47-54<br />
1971 6 233-59
VOCAZIONI<br />
-75 -<br />
Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />
CORATTI, Livio - Vocazione dialogo con Dio. 1968 4 32<br />
KLEINER, S. - La cura delle vocazioni e la speranza nella<br />
vita futura dell'Ordine. 1977 3 15-27<br />
VOLONTA' di Dio<br />
MERTON, Th. - Uniformità alla volontà di Dio. 1960 4 49<br />
ZANNI, V. - La certosa di Firenze. 1970 1-2 41-56<br />
- La ven. Veronica Laparelli. 1977 2 43<br />
ZAKAR, P. - Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 1-2 1<br />
- Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 3 89-111<br />
- Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 4-5 189-199<br />
ZANNI, V. - Convegno di Studi su s. Bernardo di Chiaravalle.<br />
1974 5-6 289-95<br />
ZERBI, P. - La santità di Bernardo di Chiaravalle. 1975 1-3 1-16<br />
WOLDEGABER, B. - Le origini del monachesimo in Etiopia. 1969 4 40<br />
- TI monachesimo in Etiopia. 1969 1-3 49<br />
- TI monachesimo in Etiopia. 1970 4-5 248
JEAN DE LA CROIX BOUTONO.C.S.O.<br />
STORIA DELL'ORDINE CISTERCENSE<br />
(Ventinovesima puntata)<br />
(Parte sesta)<br />
UN APPELLO DELL'ABATE DI CITEAUX<br />
Ordinariamente le schede di un Archivio storico non riferiscono dei<br />
testi nella loro completezza. Ma al periodo cui siamo giunti, quello relativo<br />
agli ultimi anni dell'Ordine in Francia prima della Grande Rivoluzione,<br />
può suscitare un notevole interesse l'esibizione di un documento<br />
capace di disporre l'animo del lettore di un certo senso di commozione,<br />
e che d'altro canto sembra essere sfuggito a coloro che si sono occupati<br />
della storia di Citeaux nel XVIII secolo dalla sua nascita, e che dobbiamo<br />
all'amabilità del Signore Sablou, archivista di Gard e di Suor Marie<br />
Joel, O.S.F .. Ne riportiamo il testo integrale:<br />
Lettera dell' Abate generale di Ctteaux per raccomandare fervidamente<br />
ai monaci del suo ordine l'osservanza di quella regola che sembra da<br />
essi posta in oblio (Anno 1782):<br />
Noi Fra' Francesco Trouvé ... nell'esercizio dei pieni poteri di detto<br />
Ordine, che Ci competono per volere del Capitolo Generale ancorché<br />
non in atto, ecc. ecc. Ai Nostri Venerabili e carissimi Figli, Co-Abati, i<br />
4 Primi Padri del Nostro Ordine, agli altri Abati, Priori, Superiori, a tutti<br />
i Religiosi che compongono le Case del Nostro Ordine nell'àmbito de]<br />
Regno, SALUTE!<br />
E' con la più struggente amarezza che Ci troviamo costretti a richiamarvi<br />
all'osservanza delle Regole e Norme che, quantunque siano riconosciute,<br />
pacificamente ammesse, confermate e rigorosamente raccomandate<br />
dai Nostri Capitoli Generali, purtuttavia sono piombate in una<br />
deplorevole inosservanza. Abbiamo a lungo differito di manifestare il<br />
Nostro disappunto, sempre animati dalla speranza che il lodevole esempio<br />
che tutt'ora danno molte delle Nostre Case avrebbe contribuito al<br />
ravvedimento di tutti in ordine alla pratica attuazione degli impegni del<br />
nostro stato religioso, non meno che ad un buon andamento generale<br />
della vita monastica, persuasi d'altronde che la celebrazione di un Capitolo<br />
Generale, che ritenevamo essere più che mai imminente, avrebbe<br />
posto rimedio a tutto per il tramite di disposizioni sagge e più confacienti<br />
al momento attuale.
-78 -<br />
Abbiamo procrastinato fino ad oggi il proposito di servirei degli strumenti<br />
che sono in Nostro potere ai fini del ristabilimento del buon ordine<br />
menzionato e dell' osservanza delle nostre leggi, la cui applicazione<br />
generale Ci è stata commessa. Non possiamo tuttavia nasconderCi quanto<br />
sia urgente, anziché restare nell'attesa di migliori circostanze, di dover<br />
porre un rimedio agli abusi invalsi, che crescono di giorno in giorno,<br />
e che fatalmente finirebbero per costituire la causa precipua dell'oggetto<br />
preminente delle Nostre sollecitudini, vale a dire «L'Ufficio Divino », il<br />
quale non si potrà di certo celebrare con quella solennità, unzione e unanimità<br />
che gli compete se non si metterà fine alle troppo frequenti assenze<br />
non meno che ad una così evidente noncuranza che traspare in<br />
modo solare anche dall'atteggiamento esteriore dei religiosi. In conclusione,<br />
toccati dalle puntualizzazioni reiterate che ci vengono rivolte dalle<br />
più riguardevoli personalità che non ci hanno dissimulato la loro sorpresa<br />
circa la nostra negligenza nel coltivare la pubblica stima e considerazione,<br />
ciò di cui facciamo triste ammissione, dichiariamo che non Ci<br />
è ulteriormente acconsentito di procrastinare la notificazione di questa<br />
Nostra disposizione disciplinare, nella persuasione che possa contribuire<br />
ad invogliare l'Ordine Nostro a quella dignità che è confaciente allo<br />
stato religioso che liberamente abbiamo scelto.<br />
A tal fine abbiamo ordinato e ordiniamo quanto segue:<br />
1. che nessun religioso debba assentarsi dall'Ufficio Divino sia da<br />
quello diurno che notturno. Non è ammessa eccezione di sorta<br />
nemmeno per gli addetti all'amministrazione, salvo che ne siano<br />
stati espressamente dispensati dal loro Superiore. I monaci parteciperanno<br />
all'ufficiatura con raccoglimento e indossando l'abito<br />
corale d'uso, con il divieto tuttavia di servirsene in altre circostanze<br />
eccetto che in città e nel nostro Collegio di S. Bernardo<br />
di Parigi, dove è usanza portare quest'abito nel colore nero.<br />
2. che nessun Abate, Priore o Religioso del Nostro Ordine debba<br />
osare di comparire, sia nei monasteri che nelle città dove soggiornano<br />
senza portare l'abito lungo e gli altri segni distintivi del<br />
loro stato in conformità a quanto è stabilito dalle leggi e statuti<br />
del Nostro Ordine. Così pure, dovendo mettersi in viaggio, non<br />
potranno fare altro uso che dell'abito regolare, del quale sarà<br />
mantenuta invariata sia la forma che il colore. Il vestiario sarà<br />
fornito a tutti i Superiori ed ai singoli religiosi in natura, non<br />
però in denaro, e ciò senza alcuna eccezione;<br />
3. che i Superiori non debbano acconsentire ad alcun religioso, ad<br />
eccezione di coloro che sono addetti ad incarichi riguardanti le
-79 -<br />
necessità temporali e materiali del Monastero, di uscire solo fuori<br />
della clausura, salvo a quelli che ne saranno costretti per malattia<br />
o per altro urgente motivo. Nel caso poi che una tale assenza<br />
dovesse protrarsi per oltre 88 giorni, il Superiore, per dare<br />
tale licenza, dovrà premunirsi dell'autorizzazione del Vicario Generale<br />
o, nell'ipotesi di sua assenza o morte, del permesso del<br />
Padre Immediato;<br />
4 conformemente agli Statuti e Decreti dei nostri Capitoli Generali,<br />
tutti i Superiori ed i religiosi che dovranno soggiornare nelle<br />
città di Parigi e Tolosa, sono obbligati, arrivandovi, a presentarsi<br />
al Procuratore Generale dell'Ordine, qualora sia in sede, oppure<br />
nel caso contrario ai suoi sostituti e di esibire la predetta autorizzazione<br />
scritta, come pure a prendere alloggio nei menzionati<br />
Collegi di Parigi o Tolosa e non altrove, a meno che non avvenga<br />
diversamente, ma ad ogni modo con il consenso scritto<br />
del P. Procuratore Generale o dei suoi sostituti. Tale facoltà<br />
dovrà fare esplicita menzione della località loro assegnata quale<br />
domicilio e la motivazione che ha indotto i Superiori a concedere<br />
tale facoltà. Al fine poi di accelerare con la più rapida sollecitudine<br />
possibile il ripristino di qualsivoglia buona norma in<br />
materia, Noi ordiniamo che, tramite i Vicari Generali o i Visitatori<br />
Provinciali oppure in loro assenza i Padri Immediati o loro<br />
Commissari, si attenda con vigilante diligenza alla Visita Regolare,<br />
a meno che non sia stata effettuata all'inizio del presente<br />
anno 1782, di tutti i Monasteri del nostro Ordine. Di tali sopraluoghi<br />
alle varie Case sarà fatto rapporto scritto del quale Ci<br />
serviremo nel prossimo Capitolo Generale; ciò sarà fatto senza<br />
alcun pregiudizio della presentazione che Ci potrà provvisoriamente<br />
essere fatta in concomitanza ai Padri Immediati, dei processi<br />
verbali relativi alle Visite Suaccennate dei singoli Monasteri,<br />
di qualsiasi filiazione possano essere; senza dire che ciò potrà<br />
farsi anche prima della convocazione del prossimo Capitolo al<br />
fine di essere in grado di provvedere in tale sede alla debita<br />
informazione sia pure in via provvisoria e secondo le esigenze<br />
e circostanze;<br />
5. Infine Ordiniamo che, nel caso siano già emersi o possano esserlo<br />
per l'avvenire, qualsiasi contestazione o dissenso relativi alla<br />
redazione delle nostre Costituzioni, tutto sia sottoposto in via<br />
provvisoria al parere ed alla decisione del Consiglio del Re,<br />
oppure, alla prossima tornata del Capitolo Generale, venga se-
- 80-<br />
gnalato ai Nostri Vicari Generali ai quali incombe l'obbligo di<br />
farcene informati allorché ne verranno a conoscenza, allo scopo<br />
di porre efficace rimedio a detti inconvenienti ed in tal modo contribuire<br />
alla conferma ed al ripristino dei vari gradi giurisdizionali<br />
esistenti nell'Ordine, che sono la dipendenza del Vicario<br />
Generale dal Padre Immediato, di questi dall'Abate di Citeaux<br />
e di lui dal Capitolo Generale. Questa Nostra Ordinanza<br />
sarà fatta oggetto di pubblica lettura nel nostro Collegio di San<br />
Bernardo di Parigi e segnalata all'attenzione del Nostro Procuratore<br />
Generale, dei Nostri Vicari Generali, a tutti gli Abati,<br />
Priori, Superiori e Religiosi cui facciamo ingiunzione, in forza<br />
dell'obbedienza da essi dovutaCi, di sottomettersi a scanso delle<br />
sanzioni e delle censure altrimenti previste dagli Statuti del nostro<br />
Ordine.<br />
Dalla Nostra Abazia di Citeaux con firma di Nostra mano, con quella<br />
del Nostro Segretario e con l'impronta del Nostro Grande Sigillo, 1'11<br />
Settembre 1782. - Firmato Fr. François, Abate Generale di Citeaux,<br />
Luogo del N.<br />
Sigillo.<br />
D'ordine del nostro Rev.mo<br />
P. Abate Generale di ci.<br />
teaux: il Segretario.<br />
1782<br />
Confrontata e trovata conforme all'originale: François Dreux,<br />
Priore di Thoronet e Commissario per la presente circostan-<br />
za (sic!).<br />
(Archivi di Gard, H/98).<br />
Questo documento concorre certamente a dare spicco alla figura<br />
dell'ultimo Abate di Citeaux, che non appare però così cospicua nei testi<br />
pubblicati da D. A. Presse sotto il titolo «Note e Documenti relativi<br />
agli ultimi tempi dell'Abazia di Citeaux » (vd. «Analecta S.O.C., 1954,<br />
vol. X, pp. 169-207). E' comunque difficile poter dare un giudizio su un<br />
personaggio che visse in un'epoca come quella conosciuta dall' Abate<br />
François Trouvé. L'ultima menzione che ci resta del suo governo pastorale<br />
testimonia la sua generosità. <strong>Leggi</strong>amo infatti nel succitato «Note<br />
e Documenti... »: «il lO dicembre del 1789, la Comune di Digione
- 81-<br />
delegò due Commissari per rivolgere all'Abate di Citeaux la preghiera<br />
di voler riservare per la città di Digione tutto il grano di cui poteva disporre.<br />
Egli era fortemente impressionato per la miserevole condizione<br />
della Città non meno che per la fiducia di quei cittadini nella sua benevolenza.<br />
P. Trouvé aveva già assunto l'impegno di rifornire la città<br />
di Nuits di un certo quantitativo di sègala; tuttavia promise di mettere<br />
la metà delle sue granaglie a disposizione della città di Digione. Siccome<br />
però la Comune non aveva mezzi finanziari sufficienti per l'acquisto,<br />
l'Abate diede agli acquirenti libertà di fissare il prezzo ed il termine<br />
di pagamento. Il 14 dicembre la Comune rivoluzionaria gli inviò una<br />
lettera di ringraziamento. Alcuni giorni appresso, il Buon Abate diede<br />
inizio al mantenimento della sua promessa inviando a Digione 600 misure<br />
di grano» (pp. 176-177).<br />
Il 2 maggio del 1790 fu il primo a comparire davanti ai Commissari<br />
incaricati di prender nota delle Dichiarazioni dei Religiosi dopo la<br />
soppressione degli Ordini monastici: « ...al fine di tale dichiarazione è<br />
comparso il R.mo François Trouvé Superiore Generale dell'Ordine di CIteaux<br />
che ha dichiarato che vuole e intende vivere e morire nel suo stato<br />
religioso, e si è firmato Frère François Trouvé Abate Generale di<br />
Citeaux » (op. cito p. 180).<br />
Ciononostante il suo tenore di vita era ben lontano da quello dei<br />
Santi Roberto e Stefano, come ce ne dà testimonianza questo documento<br />
dei Commissari del Distretto di Digione stilato in data 15 ottobre 1790:<br />
«Mons. Abate di Citeaux alloggia con il pieno godimento dei suoi appartamenti,<br />
di ogni cosa che gli è propria e particolarmente di quelle destinate<br />
alla sede abaziale. Egli prenderà le refezioni stando solo, se<br />
così gli sembrerà conveniente, ed ai Religiosi è espressamente vietato di<br />
immischiarsi negli affari della sua vita privata; i suoi cavalli, vetture<br />
e domestici saranno di suo uso esclusivo; i saloni dell'abaziale non devono<br />
in nessun momento e per alcun motivo essere usati dai religiosi: se<br />
essi vorranno prendersi qualche svago oppure ricevere degli amici, faranno<br />
ciò usando delle loro stanze ... ». (op. cito p. 184).<br />
Qualche tempo dopo questo stesso Abate sembra si sia dimostrato<br />
particolarmente ricco di pretese per quanto riguarda la ripartizione del<br />
mobilio e delle suppellettili; fu un atteggiamento incauto e provocatorio<br />
in quanto gli valse questa secca recriminazione da parte del Comitato<br />
Ecclesiastico dell'Assemblea Nazionale in data 6 maggio 1791: «le richieste<br />
dell'attore potente Abate di Citeaux sono destituite di ogni fondamento;<br />
infatti non gli è dovuto né l'uso di una particolare cappella,<br />
né di altro oggetto che lui richiede. Proprio per il fatto che gli è riservato<br />
un trattamento più distito di quello dei semplici religiosi, lui ha
- 82-<br />
meno bisogno di un mobilio di pregio. Per questo gli verrà assegnato un<br />
mobilio del tutto eguale a quello destinato agli altri religiosi; gli si fa<br />
notare che tutto ciò è un puro favore che gli viene usato, atteso che<br />
solo il particolare trattamento è a lui dovuto per diritto e norma onde<br />
non sussiste alcun motivo di accordargli ulteriori preferenze per il solo<br />
fatto che si tratta dell' Abate di Citeaux: tale è il parere del Comitato<br />
». (op. cito p. 191).<br />
Una memoria del Sig. Boudot ci consente di sapere che gli Abati<br />
tedeschi avevano offerto a Dom Trouvé la possibilità di ritirarsi presso<br />
una qualche loro Casa abaziale. Ciò avvenne allorché quei Prelati appresero<br />
la notizia della soppressione di Cìteaux. Tuttavia, sia a causa dell'età<br />
(78 anni) che per altra ragione egli declinò l'invito e preferì di domandare<br />
ospitalità ad un suo nipote che dimorava a Vosne-Domanée, non<br />
lontano da Citeaux, Venne a morte il 25 aprile del 1797. Il P. André<br />
Presse conclude giustamente: «A Dom Trouvé non è dovuta riconoscenza<br />
alcuna per la sua incondizionata sottomissione a tutte le disposizioni<br />
della cosidetta «legalità rivoluzionaria» e per i suoi sforzi per favorirne<br />
l'applicazione. In ultima analisi gli stessi fautori di una tale legislazione<br />
erano animati da un profondo disprezzo per quei membri del<br />
Clero ciechi al punto di ritenerla legittima e valida tanto da dovervi sottostare.<br />
Purtroppo da lungo tempo era invalso a Citeaux il costume di<br />
« prostituirsi» al potere civile, per cui le successive usurpazioni da esso<br />
perpetrate non avevano più il vigore che avrebbe ispirato ad un<br />
Jean De Pontoise le sue indignate proteste all'epoca di Filippo il Bello ...<br />
Ma non fu solo Citeaux a capitolare: a La Ferté, Pontigny, Clairvaux<br />
e Morimond riscontriamo purtroppo eguale rinuncia a qualsiasi reazione<br />
di fronte allo strapotere rivoluzionario: ciò è sì profondamente triste, ma<br />
tuttavia non privo di ammaestramento ». (op. cito pp. 291-292).<br />
(Parte settima)<br />
L'EPOCA CONTEMPORANEA (DAL 1791 AI NOSTRI GIORNI)<br />
LA SOPPRESSIONE DEGLI ORDINI RELIGIOSI IN FRANCIA<br />
Le inchieste disposte dalla «Commissione per i Regolari» avevano<br />
evidenziato le consistenti lacune dello stato monastico in Francia negli<br />
ultimi anni dell' Ancien Régime: troppi monasteri ma assai poco popolati,<br />
che non pochi vescovi ritenevano ben meritevoli di soppressione;<br />
religiosi che, in numero notevole, avevano disattesi gli impegni anche es-
- 83-<br />
senziali del loro stato particolarmente in rapporto alla povertà ed al distacco.<br />
dal mondo. Tuttosommato i religiosi apparivano dei privilegiati,<br />
ed in realtà lo. erano, e le loro ricchezze (talora più apparenti che effettive)<br />
davano facile esca all'invidia ed alla cupidigia in un'epoca in cui<br />
scarsi raccolti ed inverni particolarmente rigidi (come ad esempio quello<br />
del 1788-89) avevano fatto proliferare la miseria.<br />
Tuttavia, nonostante che la disistima verso lo stato religioso fosse un<br />
fenomeno generalizzato e che lo spirito scettico degli Enciclopedisti permeasse<br />
un po' tutto e tutti, non esclusa la classe clericale, è doveroso<br />
mettere in rilievo che le cause immediate del grande avvenimento, che<br />
doveva sconvolgere da capo a fondo le istituzioni secolari della Francia,<br />
sono di natura economica e non religiosa. Infatti le Finanze erano esauste,<br />
e gli storici di qualsiasi estrazione sono concordi nell'ammettere che<br />
l'alienazione dei beni ecclesiastici fu soprattutto un espediente di carattere<br />
finanziario, e un provvedimento di «salute pubblica », A. Latreille<br />
scrive in proposito: «Un'opinione assai diffusa ... sostiene che gli ideologi<br />
dell'Assemblea Nazionale abbiano affrontato il rischio di un conflitto<br />
con la Chiesa con lo scopo di dare soddisfazione ai loro postulati...<br />
Si tratta di una valutazione dei teorici. A nostro avviso i fatti stanno a<br />
dimostrare che la maggioranza della Costituente si è resa succube di una<br />
soluzione molto semplicistica: quella che consiste nel prendere il denaro<br />
dove è più agevole trovarlo » (« L'Eglise catholique et la Révolution<br />
Française »), fasc. 1946, I, pp. 78-79). Infatti il susseguirsi degli eventi<br />
sta a dimostrare la tesi: 4 agosto 1789: abolizione dei privilegi: 2 novembre<br />
1789: i beni ecclesiastici e quelli del re vengono posti a disposizione<br />
della Nazione; 13 febbraio 1790: soppressione degli Ordini Religiosi;<br />
12 luglio 1790: Costituzione Civile del Clero; 26 maggio 1791:<br />
prima legge di proscrizione.<br />
La dispersione dei beni ecclesiastici temporali.<br />
Questo cumulo di beni temporali della Chiesa, realizzato. nel corso<br />
dei secoli, costituiva un patrimonio di notevole entità. Secondo una stima,<br />
la globalità delle proprietà fondiarie ecclesiastiche assorbiva 1/6 o<br />
1/10 del territorio nazionale, ed era inegualmente distribuita al pari<br />
delle sedi episcopali e delle abbazie. Da un esauriente studio relativo<br />
ai beni ecclesiastici nel dipartimento della Sarthe, ad esempio, risulta<br />
che il clero diocesano era due volte meno ricco. di quello regolare (il<br />
32% contro il 67%), ed inoltre che fra gli stessi regolari gli ordini cnntemplativi<br />
erano i più dotati di beni fondiari, casa normale d'altronde,<br />
perché «erano i più numerosi ed i più vincolati alla clausura, e, di con-
- 84-<br />
seguenza, erano quelli che maggiormente necessitavano di poter disporre<br />
di tutto quanto occorreva sia per il sostentamento come per l'attività<br />
manuale delle officine e dei campi ». Tuttavia non si può fare a meno<br />
di ammettere la validità di un giudizio dell'autore (che per la verità<br />
concerne solo i monasteri della Sarthe ma che purtroppo deve riferirsi<br />
ad un gran numero di casi): «Da questi dati è doveroso arguire che gli<br />
ordini religiosi erano ricchi fin troppo in relazione alle loro necessità<br />
comunitarie e per il bene che avrebbero dovuto fare, ma che non facevano.<br />
Ciò vale soprattutto quando si consideri che una tale dovizia di<br />
beni, quale era quella dei Benedettini e dei Certosini, faceva bella<br />
mostra di sé in una medesima regione, perché in questo caso suona come<br />
una scandalosa smentita alla loro decantata professione di povertà<br />
per trasformarsi in un autentico accapparramento dei terreni ». (Charles<br />
Girault in «Les Biens d'Eglise dans la Sarthe », p. 358).<br />
Se il patrimonio fondiario delle case cistercensi della Sarthe era di<br />
minore consistenza di quello dei Benedettini e dei Certosini, non era<br />
tuttavia trascurabile; basti dire che le dieci abbazie dei <strong>Cistercensi</strong> situate<br />
in questa regione possedevano più di 5000 ettari. I cosiddetti «Quaderni<br />
delle Lamentele» (« Cahiers de Doléances ») esibiti agli Stati Generali<br />
ce ne riferiscono ampiamente. Da notare che in genere non si<br />
faceva rimprovero al Clero Regolare, anzi al Clero in sé stesso, di essere<br />
troppo ricco, ma piuttosto di fare un cattivo uso della ricchezza. La maggior<br />
parte di questi «Cahiers» propugnava una più equa ripartizione<br />
delle rendite monastiche, unitamente ad una riduzione del numero dei<br />
monasteri. In sostanza in un considerevole numero dei «Quaderni» si<br />
fa questo rilievo: «Una quota dei loro immensi beni dovrebbe essere<br />
destina ta a sollievo dei poveri ». In altri termini non si reclama va la<br />
soppressione degli ordini religiosi ma piuttosto delle radicali riforme.<br />
Al vertice dell' Amministrazione Finanziaria, la situazione del Paese<br />
era quanto mai precaria. Si pensi che nel 1789 la Francia soffriva d'una<br />
duplice crisi: finanziaria e monetaria. Il debito nazionale salì a 170 milioni<br />
di franchi in un primo tempo; poco dopo il Ministro delle Finanze<br />
lo valuterà in 294 milioni. Lo sciupìo di denaro non conosceva sosta. I<br />
prestiti nazionali lanciati da Necker rimasero in gran parte scoperti; imposte<br />
e tasse non davano il gettito sperato; il danaro si rarefaceva sempre<br />
più, mentre il Trattato commerciale franco-inglese del 1786 provocava<br />
una consistente emorragìa di valuta aurea.<br />
Occorreva urgentemente una moneta rivalutata, ma su quale base<br />
garantirla? Fino dal 19 settembre del 1789 il deputato Gouy d'Arcy<br />
aveva proposto la creazione di una carta-moneta garantita dalla massa
- 85-<br />
dei beni patrimoniali della Corona e del Clero: l'idea fece rapidamente<br />
breccia, tanto che il lO ottobre di quell'anno l'Arcivescovo Talleyrand<br />
non esitò a sollecitare il trasferimento allo Stato di tutti i beni ecclesiastici.<br />
Fu cosÌ che il 2 novembre del 1789, con 568 voti contro 346, l'Assemblea<br />
Nazionale prese la decisione di porre «a disposizione della Nazione»<br />
la totalità dei beni reali e di quelli della Chiesa. Il mese successivo<br />
l'Assemblea decise l'alienazione immediata dei Beni della Corona<br />
e «di un contingente di possedimenti ecclesiastici tale da costituire<br />
nel suo complesso l'ammontare di 400 milioni di franchi ». Sul gettito di<br />
queste vendite l'Assemblea provvide all'emissione di banconote da 1.000<br />
franchi denominate «franchi assegnati ». Atteso però che questo primo<br />
provvedimento si rivelò insufficiente alle necessità finanziarie della Nazione,<br />
la Costituente fece ricorso a nuove emissioni che provocarono una<br />
ulteriore alienazione di beni ecclesiastici. A datare dal mese di luglio<br />
del 1790 la totalità dei possedimenti del1a Chiesa risulta venduta, ad<br />
eccezione, provvisoriamente, di quelli pertinenti alle fabbricerÌe, ai collegi<br />
ecclesiastici ed agli ospedali.<br />
Fu cosÌ che si procedette ovunque ad una rigorosa stima dei beni<br />
ecclesiastici, e, particolarmente, a quelli di proprietà delle abbazie. Il<br />
sistema di vendita, disciplinato dal decreto del 14 maggio 1790, fu quello<br />
dell'alienazione «al miglior offerente» in virtù del quale si rendeva possibile<br />
una maggiorazione sul prezzo di stima, e conseguentemente di<br />
quello di vendita, ciò che assicurava una vantaggiosa operazione finanziaria<br />
all'Erario Pubblico. Il principio del «frazionamento» dei singoli<br />
lotti non costituiva una rivoluzione agraria, ma unicamente un cospicuo<br />
affare finanziario a vantaggio del Tesoro.<br />
Che cosa ne sarebbe stato dei proprietari dei beni messi, con tali<br />
disposizioni, in uso alla Nazione? Il decreto del 2 novembre 1789 accollava<br />
ai Pubblici Poteri l'onere di provvedere alle spese del culto. Per<br />
quanto riguarda i Regolari non investiti di mansioni pastorali, vale a<br />
dire gli Ordini Contemplativi, erano considerati comunemente «inutili<br />
alla società », quindi potevano semplicemente scomparire. Del resto il<br />
sindaco di Parigi, Pé tion , non aveva forse formulato il principio: «dato<br />
che tutte le istituzioni erano in funzione della società, la società stessa<br />
ha la facoltà di eliminarle », supposto che siano superflue o nocive?<br />
La secolarizzazione dei religiosi.<br />
In conformità allo stile frequentemente adottato nel corso della Rivoluzione,<br />
dapprima si fece uso di precauzioni e si procedette, per così
- 86-<br />
dire, al rallentatore. L'avvocato Treilhard, relatore del progetto di secolarizzazione,<br />
presentò a nome del Comitato ecclesciastico una proposta<br />
affatto moderata. Il suo esordio dava l'impressione di un editto di libertà.<br />
Treilhard si premurava di rilevare che nell'antico diritto e con le precedenti<br />
leggi il Potere Civile riconosceva i voti religiosi, impegnandosi<br />
di assicurarne l'osservanza e la tutela esterna. Il detto relatore respingeva<br />
ogni interferenza dell'autorità laica nel settore spirituale proclamando per<br />
i religiosi dell'uno e dell'altro sesso il diritto di rinunciare, semmai, ai<br />
loro impegni sacri rendendo conto di ciò unicamente ai propri Superiori<br />
e a Dio. Il Braccio Secolare non era investito di alcuna facoltà di<br />
impedire, a chiunque lo volesse, di eludere la clausura in quanto non<br />
poteva in alcun modo emettere un giudizio sopra dei fatti che riguardavano<br />
unicamente la coscienza. Tuttavia la realtà dei fatti era in flagrante<br />
contraddizione coi princìpi a motivo di una violenta ed illegale<br />
intrusione nel dominio stesso delle coscienze: lo Stato non solo non<br />
avrebbe ulteriormente riconosciuti i voti solenni, avocandosene il diritto<br />
di annullarli, ma giungeva persino ad inibirne l'emissione per il futuro.<br />
Ciò equivaleva alla pratica soppressione degli ordini religiosi. A<br />
tutti i soggetti che abbandonavano il chiostro sarebbe stata assegnata<br />
una pensione. Coloro poi che intendevano proseguire la vita comunitaria,<br />
sarebbero stati raggruppati in Case destinate a tale finalità. Treilhard<br />
fece poi la proposta di una più bonaria normativa per le religiose. Nel<br />
corso della discussione l'Abate Di Montesquiou riuscì ad ottenere per<br />
esse, sia pure con carattere di provvisorietà, il diritto di rimanere nei<br />
propri conventi. Lo «statu qUO» fu riconosciuto limitatamente alle pubbliche<br />
Istituzioni educative ed a quelle aventi per scopo di fondazione<br />
l'esercizio della carità. Ma il decreto proposto da Treilhard fu approvato<br />
il 13 febbraio del 1790. Nei riguardi di esso, Pierre De la Gorce scrive:<br />
«Se i religiosi dei monasteri e dei conventi optavano per la vita comunitaria,<br />
dovevano rassegnarsi ad essere raggruppati in talune Case<br />
che la soppressione aveva risparmiato, ed ivi, tristi testimoni della brevità<br />
della sopravvivenza del loro Istituto, attendere che sorella morte<br />
li prendesse ad uno ad uno con sé» (« cfr. Histoire réligieuse de la Révolution<br />
française», f. I, 156).<br />
Nel corso dei dibattiti alla Costituente si verificò una consistente<br />
ondata di anticlericalismo che si accrebbe allorché fu respinta una mozione<br />
di Don Gerle, un certosino deputato della Costituente, che il 17<br />
aprile del 1790 aveva chiesto che la Religione Cattolica fosse dichiarata<br />
«Religione dello Stato».
- 87-<br />
Fin dal 20 marzO' 1790, sempre per interessamento di Treihlard,<br />
l'Assemblea aveva disposto che «entro atta giorni» gli impiegati municipali<br />
avrebbero dovuta redigere l'inventario delle Case religiose nonché<br />
una lista dei religiosi, specificandone il nome, l'età, la data di professione<br />
nonché la loro volontà di essere laicizzati a di proseguire la vita claustrale.<br />
Fu un autentica disastro, Le dichiarazioni dei religiosi risultano<br />
malta diversificate e denotano situazioni psicologiche assai diverse.<br />
Pierre De la Garge, che sottopose ad accurato studia i documenti<br />
del Comitato, ci ha lasciata in proposito delle pagine commoventi (cf.<br />
op. c. pp. 170-179).<br />
Così, ad esempio, all'Abbazia benedettina di Maroilles nella Diacesi<br />
di Cambra i, il P. Priore, informato dell'imminente arrivo dei magistrati,<br />
convoca i 21 monaci del suo mon aster o, legge loro la formula<br />
della professione solenne, e quindi la totalità dei religiosi, dopo di<br />
avere invocata l'aiuta del Signore, « dichiarano che è loro intenzione e<br />
desiderio di vivere e morire sotto la Regala liberamente scelta ed alla<br />
quale si sentono vincolati in virtù del voto solenne di stabilità »,<br />
Inoltre questa Comunità decide che la dichiarazione fatta dai monaci<br />
venga inserita negli Atti capitolari e che ne sia inviata copia agli<br />
offìciali municipali perché provvedano ad inoltrarla all' Assemblea Nazionale.<br />
Superflua dire che non si tratta di un casa isolata. Ecco, a titolo<br />
di ulteriore esemplificazione, ciò che scrive il Priore dell' Abbazia cistercense<br />
di Preuilly: «benché tutti noi, i miei confratelli ed io, ci sentiamo<br />
zelanti sostenitori dell'attuale Rivoluzione, siamo in attesa del prima segnale<br />
per sfollare da questa Casa ... ». Nell'opera di J. Salmon « Morimond,<br />
gli ultimi giorni dell' Abbazia» si può prendere visione del cornportamento<br />
dei religiosi in un certa numera di abbazie cistercensi (pp. 30-31).<br />
La stesso Pierre De la Garge si pane la domanda: «Per quale opzione<br />
opinava la maggioranza dei religiasi? La risposta va attentamente<br />
ponderata: «E' unicamente a titolo di eccezione che si verifica sia un<br />
ardente desiderio di restare fedeli, sia un'incontenibile impazienza di<br />
disertare il monastero. Ciò che predomina non è né il fervore della fedeltà,<br />
né la tendenza all'apostasia ... Ritenga che per ogni essere umano,<br />
nel periodo e circostanze di cui stiamo parlando, la debolezza abbia<br />
prevalso largamente sulla costanza ... In altri termini: i religiosi si auguravano<br />
di essere sottoposti alle prove, però senza esagerare ... » (pp.<br />
172-174).<br />
Barruel nella sua «Staria del Clero durante la Rivoluzione, scrive:<br />
«Quanta ai monaci, il numera degli apostati fu grande », Ci sembra
- 88-<br />
un linguaggio esagerato. Infatti la maggior parte di essi fece semplicemente<br />
ritorno alla propria famiglia. D'accordo: si deve ammettere che fu<br />
una grave mancanza di coraggio per chi aveva seguito una vocazione<br />
che domandava l'eroismo.<br />
Per le religiose la situazione è affatto diversa. Al riguardo P. De<br />
La Gorge scrive ancora: «Per quanto ci consta, sia nelle abbazie che nei<br />
conventi femminili vi fu una fedeltà vocazionale pressocché totale ».<br />
Questo storico anzi cita i nomi di intere regioni nelle quali non si verificò<br />
alcun caso di defezione, oppure al massimo qualche rarissimo episodio.<br />
Ecco perché a loro onore furono scritte parole ammirabili nel Libro<br />
della Vita. Ad esempio le monache dell' Annunziata di Rodez non esitarono<br />
a dire: «Ciò che abbiamo fatto, lo rifaremo ... Ecco i sacri vincoli<br />
dai quali ci sentiamo legate: i nostri santi voti; voi non li potrete infrangere.<br />
Volete pretendere di ridarei la libertà, ma noi non rinunceremo<br />
giammai a sacrificatla per amore di Dio e dei nostri fratelli »... (De La<br />
Gorge op. c. p. 178).<br />
T_Jafondazione della Valsainte.<br />
«Una vocazione che esigeva dell'eroismo »... Esattamente, ma il giovane<br />
P. Maestro dell' Abbazia del1a Trappa, Agostino Lestrange, aveva<br />
un'idea ben chiara di dove l'avrebbe condotto l'ansia di restare fedele<br />
ad una vocazione del genere allorché aprì il suo animo al proprio Priore<br />
Gervasio BruneI (l'Abate Pierre Olivier era morto il 7 febbraio del 1790)<br />
circa il suo progetto di rifugiarsi all'estero? Eravamo nel 1790. L'istituto<br />
monastico era in procinto di sfasciarsi unita mente ad altre istituzioni.<br />
Ciò malgrado il Priore della Trappa accarezzava l'illusione che la sua Comunità,<br />
che pure aveva dato prove di legalismo e che era tenuta in<br />
grande considerazione dall'opinione pubblica, non sarebbe stata oggetto<br />
di grattacapi di sorta.<br />
Fu questo il motivo per cui si rifiutò di dare ascolto al suo Maestro<br />
dei Novizi. Tuttavia Agostino Lestranze era un temperamento ostinato,<br />
e di lì a non molto il tempo gli avrebbe dato ragione. Da parte sua,<br />
l'Abbate di Clairvaux, Padre Immediato della Trappa, quando venne a<br />
conoscenza del fatto che il Maestro dei Novizi era in relazione con dei<br />
personaggi altolocati, e prevenuto com'era a seguito di informazioni ostili<br />
nei riguardi dei progetti di P. Agostino, gli vietò in maniera assoluta<br />
qualsiasi tipo di rapporti esterni e lo esonerò dalla sua carica.
La partenza per la Svizzera.<br />
- 89-<br />
Di tutti i Paesi che erano disposti ad accogliere gli emigrati francesi,<br />
il Cantone di Friburgo si dimostrò il più recettivo. Era il caso di<br />
approfittare di una tale circostanza, soprattutto se si considera che il<br />
numero dei rifugiati era talmente cospicuo che il Gran Consiglio dovette<br />
ripetutamente intervenire per porre un freno all'immigrazione, anzi<br />
sospenderla addirittura sia pure temporaneamente. D'altro canto stavano<br />
per cadere le superstiti illusioni. Allorché il Priore della Trappa ebbe<br />
a dire a P. Agostino che non si sarebbe più opposto al suo progetto,<br />
quest'ultimo, senza perder tempo, espose il proprio disegno a diversi<br />
religiosi, con la conseguenza che fu presto redatta una petizione al Senato<br />
di Friburgo sottoscritta da sette monaci. Per ora è solo opportuno,<br />
in questa sede, di riferire in sintesi «La Storia della Fondazione dei<br />
Trappisti in Svizzera », come è riportata nell'opera «Regolamenti della<br />
Casa di Dio... della Val-Sainte de Notre-Dame de la Trappe, 1794, voI. I,<br />
pp. 1-67; tale descrizione è mutuata dall'« Odissea Monastica », pp. 7-32,<br />
e integrata dall'opera di Tobie De Raemy, dal titolo «L'emigrazione francese<br />
nel Cantone di Friburgo », edita a Friburgo nel 1935, pp. 294-356,<br />
consultabile negli Archivi di Stato del menzionato Cantone di Friburgo.<br />
Provvisto di una «lettera di obbedienza» del suo P. Priore,<br />
P. Agostino si recò a Séez presso Parigi, dove però si trovò di fronte<br />
ad opinioni discordanti e contradittorie. Allora si diresse a Clairvaux,<br />
dove l'Abate Louis !vIarie Rocourt, affatto dimentico delle sue prevenzioni,<br />
lo autorizzò per iscritto a trasferirsi nel Cantone di Friburgo:<br />
era il 12 marzo del 1791. Il 31 marzo del 1791, P. Agostino, dopo essere<br />
giunto a Friburgo e aver reso omaggio al Vescovo, si recò al<br />
Senato cantonale per consegnare la richiesta precedentemente stilata alla<br />
Trappa. La petizione fu accettata, e l'alto Consesso, con Deliberazione<br />
del 12 aprile, fissò a 24 il numero dei religiosi che avrebbero potuto<br />
occupare la nuova Casa. L'attuazione del progetto andò per le svelte,<br />
anzi P. Agostino, dopo una breve sosta a Clairvaux, unita mente agli altri<br />
firmatari della richiesta, scelsero altri 17 confratelli come accompagnatori,<br />
e fin dal 26 aprile i 24 religiosi sottoscrissero un documento in cui dichiaravano<br />
di accettare senza riserve le condizioni stabilite dal Senato<br />
di Friburgo.<br />
Il 3 maggio l'Abate di Clairvaux ratificò l'unanime designazione che<br />
i partenti avevano fatta indicando P. Agostino quale loro Superiore. Ciò<br />
fatto, si misero in viaggio. Il veicolo da essi usato era un grande carro<br />
coperto fornito di semplici sedili in legno. Il viaggio, stando alle pre-
- 90-<br />
cise espressioni del racconto summenzionato, si svolse «nella più grande<br />
povertà, generosità e regolarità ».<br />
Durante questo trasferimento vennero fatte solo quattro tappe:<br />
presso i Lazzaristi di S. Ciro, nei dintorni di Versailles, presso i Certosini<br />
di Parigi, a Besançon, dove passava la frontiera, ed infine all'Abbazia<br />
di Hauterive. Mentre la comitiva soggiornava ancora a Parigi presso i<br />
Certosini, come si è detto pocanzi, l'Assemblea Nazionale prese in considerazione<br />
l'eventualità di mettere agli arresti i Trappisti, per cui P.<br />
Agostino ed i suoi compagni si affrettarono a partire.<br />
Il transito alla frontiera avvenne senza alcuna difficoltà: i religiosi<br />
non importavano nulla l L'accoglienza a Hauterive fu veramente fraterna:<br />
«Furono ricevuti, nota la cronaca, con una carità talmente squisita da<br />
non perderne mai più il ricordo. Vi rimasero per otto giorni, durante i<br />
quali si autodispensarono dai loro consueti lavori, compreso quello manuale,<br />
per dedicarsi al silenzio come se fossero già nel loro monastero della<br />
Val-Sainte.<br />
La Val-Sainte.<br />
L'abitazione messa a disposizione dei Trappisti dai membri del Senato<br />
di Friburgo era costituita da un'antica Certosa i cui religiosi erano<br />
stati espulsi nel 1778. Gli edifici erano dunque in stato di abbandono<br />
da ben 14 anni allorché P. Agostino ed i confratelli vi giunsero il I" giugno<br />
del 1792: era un mercoledì. La domenica successiva P. Agostino<br />
convoco l suoi religiosi in Capitolo, nel corso del quale fu deciso che,<br />
al fine di perpetuare il ricordo del loro arrivo gioioso alla Val-Sainte,<br />
si sarebbe fatta annualmente, al I" di giugno o la successiva domenica,<br />
una solenne processione durante la quale si sarebbero cantati gli inni e<br />
salmi elevati al Cielo il giorno del loro arrivo: i salmi graduali, i tre<br />
cantici della Festa della Dedicazione, il «Te Deum », il Responsorio « Tu<br />
Domine» con i versetti e le collette.<br />
Inoltre in tutte le domeniche e feste si sarebbero cantate, in perpetuo<br />
e prima dell'inizio della Messa Solenne, le Litanìe della Madonna<br />
con tre versetti e tre collette. Da notare che queste due prime innovazioni<br />
furono seguite da numerose altre. E' facile farsi un'idea dello stato<br />
di privazione di questi religiosi che, privi di tutto, s'insediarono in un<br />
monastero in stato di completo abbandono. Tuttavia è necessario analizzare<br />
accuratamente questa iniziale situazione di disagio, alla quale peraltro<br />
numerose elemosine acconsentirono almeno in parte di poter far<br />
fronte, come pure fa d'uopo considerare le austerità che si imposero que-
- 91-<br />
sti coraggiosi ed intrepidi monaci. Un religioso del monastero di Lucelle,<br />
il P. Moreau, ci ha lasciato una relazione della sua visita alla<br />
Val-Sainte nell'agosto del 1792.Eccone qualche stralcio: « ...il loro modo<br />
di vivere ha dello straordinario. Si pensi:<br />
I": durante l'inverno non fanno alcun uso di fornelli o di stufe;<br />
2°: in piena estate, pur essendo màdidi di sudore, non osano tergersi<br />
le guance con il fazzoletto né cacciare le mosche o le vespe.<br />
3°: si vedono scoppiare letteralmente per il gran caldo, senza che<br />
osino ristorarsi nemmeno con un po' d'acqua;<br />
4°: stanno in coro senza né sedersi, né appoggiarsi;<br />
5°: si dedicano al lavoro manuale per 5 o 6 ore al giorno (ben s'intende<br />
oltre all'impegno corale, liturgico e della pietà personale);<br />
6°: in proposito è da rilevare che in coro cantano o pregano, sempre<br />
in ginocchio, per più di 7 ore al giorno, dodici nelle feste e alla<br />
domenica e più di 12 nelle solennità;<br />
7°: dormono sopra un'asse usando come cuscino un sacco contenente<br />
paglia.<br />
Il loro modo di cantare è uguale a quello che noi usiamo a Lucelle,<br />
però è lentissimo. Basti dire che la «Salve Regina» che cantano a<br />
Compieta dura un buon quarto d'ora ... Ho trovato in questo monastero<br />
degli autentici santi penitenti e tuttavia animati da uno spirito gioioso,<br />
anche se l'aspetto di non pochi era simile al volto di sorella morte ».<br />
(Questo estratto relativo allo stile di vita dei monaci della Val-Sainte è<br />
tolto dall'opera «L'émigration française », p. 316).<br />
Dalle lettere che scriveva P. Agostino risulta ch'egli, quale Superiore<br />
si prendeva cura personale di tutto fin nei minimi particolari. Un tale<br />
spirito di mortificazione, questa generosità, questa cura dei particolari<br />
avrebbero portato P. Agostino ed i suoi monaci ad una risoluzione gravida<br />
di conseguenze per l'avvenire.<br />
Le regole della Val-Sainte.<br />
« La vigilia della festa di S. Stefano, il 15 luglio del 1791, i monaci<br />
della Val-Sainte, considerando come questo gran Santo si era accollato<br />
abbondantemente pene e dolori per stabilire a Cìteaux l'esatta<br />
osservanza della Regola di S. Benedetto, che d'altronde essi ritenevano
92 -<br />
di seguire in modo imperfetto, presero la generosa determinazione di volerla<br />
praticare in maniera più perfetta, ed all'unisono fecero istanza al<br />
loro Supriore di volerli affiancare in tale proposito» (« Histoire abregée »,<br />
p.46).<br />
Si prese dunque la decisione di rivedere capitolo per capitolo la Regola<br />
stessa al fine di stabilire il comune accordo ciò che nelle attuali circostanze<br />
poteva tradursi in atto sia nella lettera che nello spirito. Si era<br />
quindi in vista di un rifacimento generale delle osservanze cistercensi.<br />
I Capitoli speciali previsti a tale intento ebbero inizio il 19 luglio dopo<br />
la Messa solenne dello Spirito Santo. Nel corso di essi, la Regola fu<br />
compulsata in ogni suo capitolo, discussa punto per punto, ed il risultato<br />
delle osservazioni emerse fu annotato dettagliatamente. E' proprio da<br />
tali discussioni e confronti che ebbero origine i cosidetti «Réglements<br />
de la Maison-Dieu », editi a Friburgo nel 1794.<br />
Il sotto-titolo precisava: «Regolamenti derivati da quanto vi ha di<br />
più esplicito nella Regola di S. Benedetto, di più puro negli «Usi» e<br />
« Costituzioni» di Citeaux, di più venerabile nel «Rituale» dell'Ordine<br />
ed infine di più approfondito nelle loro deliberazioni ». Queste quattro<br />
caratteristiche contribuirono a fare di questi «Règlements» uno dei codici<br />
monastici più minuziosi che siano mai stati composti. In essi tutto<br />
è pesato, computato, misurato, perfino lo spessore delle suole delle calzature<br />
e l'ampiezza dei fazzoletti non meno che delle salviette da tavola,<br />
anche se, di fatto, non si faceva uso di tovaglioli. Le vesti, compresi gli<br />
indumenti che si usavano sotto la tonaca, venivano confezionate in tre<br />
diverse taglie le cui misure erano stabilite con assoluta precisione.<br />
In particolare, ciascun religioso non poteva disporre che di un coltel1o,<br />
d'un fazzoletto, d'un cappello e di un piccolo crocifisso; come libri<br />
tenevano il Nuovo Testamento, la S. Regola, l'imitazione di Cristo ed<br />
inoltre uno o due altri libri di pietà. Per di più tali oggetti ogni anno<br />
venivano scambiati per evitare che i monaci vi si affezionassero. C'è da<br />
dire che in questi «Règlements» abbondano anche dei particolari addirittura<br />
puerili.<br />
Ad esempio quelli che riguardano i «vasi da notte» oppure i guanciali<br />
«che potranno essere di minor spessore per coloro che preferiscono<br />
dormire con la testa non troppo elevata »; cosÌ pure vi si stabilisce che<br />
«le fenestre si dovranno chiudere in caso di temporale ». I vari permessi<br />
erano talmente tassativi per qualsiasi cosa che nessuno, ad esempio,<br />
avrebbe osato di chiudere una fenestra durante un temporale nel caso<br />
che ciò non fosse previsto dai «Regolamenti »,
~ 93-<br />
Senza il permesso del Superiore, non si poteva aprire alcun libro,<br />
fosse esso di uso personale o appartenente alla biblioteca comune. Interessante<br />
quanto vi si legge nel capitolo relativo a] cellerario: «Non oserà<br />
di scrivere alcuna lettera se non previa autorizzazione del Superiore<br />
e, scrittala, la rimetterà al Rev.do Padre che provvederà a sigillarla.<br />
Non ardirà aprirne alcuna di quelle che gli saranno indirizzate, ma,<br />
ricevutala, la porterà al Superiore perché ne faccia lui stesso la lettura o<br />
eventualmente gli consenta di prenderne direttamente visione del contenuto<br />
così come meglio sembrerà al Superiore ». Non si creda che P.<br />
Agostino fosse un maestro che governava i suoi religiosi «virga ferrea »:<br />
loro stessi si erano imposto volontariamente un tale règime di vita e di<br />
usanze.<br />
Nel capitolo riguardante il dormitorio si legge: « Osserviamo, tra parentesi,<br />
quanto sia destituita di fondamento l'opinione di coloro che ci<br />
rimproverano di sottoporci ad un'austerità di vita superiore a quella che<br />
ci viene prescritta dalla Regola: gli è che sentiamo il dovere di compensare<br />
con una volontaria, anche se dura, disciplina, tutto ciò che non<br />
osserviamo, senza dire che tale compensazione ci torna così leggera e<br />
sopportabile ».<br />
«La radice profonda dell'austera vita della Val-Sainte sta in un ardente<br />
desiderio di riparazione non solo per riguardo alle infedeltà alla<br />
Regola, ma soprattutto per impetrare da Dio misericordia per le impietà<br />
e per gli innumerevoli delitti che venivano perpetrati nella Francia rivoluzionaria.<br />
Nel contempo si trattava di una sfida lanciata « contro gli<br />
empi e crudeli tiranni della nostra Patria ... che, nonostante tutta la loro<br />
rabbia, tutta la loro maliziosa furberÌa ed i loro infernali stratagemmi,<br />
non sono riusciti a strappare dai nostri cuori l'attaccamento al nostro<br />
stato religioso, né, per grazia di Dio, a sottrarci i mezzi per osservarne<br />
gli obblighi e le regole ». (cap. XVII).<br />
Tale stato d'animo - in se stesso così nobile perché finalizzato a<br />
restituire a Dio quella gloria che l'empietà gli negava - spiega non<br />
solo le opere di mortificazione ma anche la molteplicità delle pratiche<br />
devozionali che questi religiosi aggiunsero alla Regola ed agli Usi cistercensi.<br />
Queste pratiche di devozione ebbero un riflesso sulla Liturgia, e<br />
fra i rimproveri che si sarebbero mossi più tardi a P. Agostino uno dei<br />
cambiamenti nelle Liturgìe stesse. L'autore degli «Annales d'Aiguebelle»<br />
sembra voler giustificare queste modifiche liturgiche « in quanto costituiscono<br />
un tentativo di ritorno agli antichi Usi di Citeaux ». In effetti
-94 -<br />
l'obiettivo iniziale fu proprio questo, benché, nel volgere di brevissimo<br />
spazio di tempo, esso sia stato superato.<br />
In .proposito non mancano gli esempi.<br />
Già nel 1794 se ne era fatta la prova con la «Laus Perennis »: la<br />
comunità era stata divisa prima in tre, poi in cinque ed infine in nove<br />
settori» che - si ·diceva - rappresentano i nove Cori Angelici ». Avremo<br />
occasione d'incontrare altre abitudini non poco strane a Citeaux,<br />
in particolare quella del Terz'Ordine, ma - ciò che è più grave - allorché<br />
la VaI-Sainte farà nuove fondazioni, dovremo constatare il pratico<br />
abbandono di ciò che era stato la più cospicua caratteristica ed il più<br />
solito sostegno di Citeaux: la «Carta della Carità ».<br />
(Traduzione dal francese di p. FULVIO ANDREOTTI)
CRONACA<br />
A - MONASTERO DI COTRINO<br />
1. La posa della prima pietra della nuova Chiesa<br />
del Santuario di Cotrino<br />
La Comunità monastica del Santuario di Cotrino con l'animo pieno<br />
d'esultanza, è lieta dare ai devoti della Madonna la confortante notizia<br />
dell' inizio dei lavori del nuovo tempio dedicato alla Vergine di Cotrino.<br />
Quello che fu nel passato un sogno accarezzato dai Monaci <strong>Cistercensi</strong><br />
custodi del Santuario, è diventato confortante realtà. Il Santuario di Cotrino<br />
avrà la sua nuova grandiosa Chiesa.<br />
Il 22 ottobre 1978 rimarrà negli annali del nostro Santuario, una<br />
data memorabile, inizio di un nuovo e grande avvenire con la posa della<br />
prima pietra del nuovo Tempio, opera senz'altro ardita e grandiosa che<br />
la Fede canterà alla Vergine SS .. Fu veramente festa di speranze e di<br />
rinnovata primavera, quasi canto di giovinezza questo tempio che si<br />
ergerà maestoso. Con la sua mole innalzata verso il cielo, vuole attestare<br />
che il braccio della Madonna di Cotrino col volger degli anni non si è<br />
abbreviato o ritirato, ma si distende sempre più benevolo verso i fedeli<br />
che sempre hanno ottenuto sulle onde delle sue grazie, una continuità<br />
inesauribile di favori divini.<br />
Ma se la gloria di Maria SS. di Cotrino con la costruzione del suo<br />
nuovo Tempio brilla più grande e luminosa, altrettanto si può d'ire dei<br />
Monaci <strong>Cistercensi</strong> che con un indefesso vigore e con una costanza mai<br />
venuta meno e, diciamolo pure con tanta audacia, sono riusciti ad attuare<br />
il desiderio dei primi monaci che nel lontano 1922, lasciando la monumentale<br />
Abbazia di Casamari auspicarono l'incremento del Monastero<br />
e della Chiesa.<br />
La cerimonia della posa della prima pietra della nuova Chiesa, riuscì<br />
veramente solenne. L'ampio emiciclo formato dallo scavo per le fondamenta,<br />
era occupato dai membri della Comunità di Cotrino e del<br />
vicino Monastero cistercense di Martano con i Seminaristi dei due Cenobi,<br />
dal clero secolare e regolare e da una folla di persone malgrado la<br />
giornata rigida e fredda. Era presente il Vescovo diocesano S. E. Mons.<br />
Salvatore De Giorgi, Tlng. Sticchi autore del progetto, il geometra Simeone<br />
D'Antona ed i rappresentanti della sua ditta assuntrice del lavoro.<br />
Il Rev.mo P. Abate Preside della Congregazione Cistercense di Casamari<br />
attorniato dai Monaci e dal Clero, benedisse con tutta la solen-
- 96-<br />
nità del rito la prima pietra che scese poi lentamente nel luogo preparato<br />
fra la commozione di tutti i presenti, mentre il coro dei nostri Seminaristi<br />
a cui faceva eco il popolo, cantava il "Christus vincit".<br />
Dopo la proclamazione della parola di Dio, prese la parola il V escavo<br />
diocesano Mons. De Giorgi che l'ingraziava i monaci di Cotrino<br />
per l'iniziativa oeramente felice di costruire a Cotrino una degna dimora<br />
della Madre di Dio e della Chiesa. L'eccellentissimo Presule si soffermava<br />
brevemente sulla mirabile coincidenza in cui avveniva l'inizio dei lavori<br />
con la recente elezione al sommo pontificato di Giovanni Paola II, un<br />
Papa prettamente mariano, di quella decozione che è l'interprete genuino<br />
ed autoreoole della cattolicissima Polonia del famosa Santuario mariano<br />
di Czestchou:a.<br />
MO'ns. De Giargi terminava la sua aliocuzione con la certezza che il<br />
nuooo Tempio alla Madonna di Catrino, prescindendo dalla costruzione<br />
materiale, davrà essere un richiamo non sala per i Latianesi, ma centro<br />
propulsore di vita mariana e liturgica per l'intera Diocest di Oria.<br />
Prendeva la parola poi il Rev.mo P. Abate D. Nivardo Buttarazzi<br />
che, appellandasi alla cronistoria del Santuario, spiegava per sommi capi<br />
al popolo, i momenti salienti del cammino faticoso per giungere finalmente<br />
alla realizzazione della nuova Chiesa. Rivolgeva quindi un calda<br />
appello ai Latianesi, ad essere vicini ai bianchi figli di S. Bernardo col<br />
frequentare assiduamente il Santuario, ad essere devoti della Madonna<br />
per ottenere dalla Vergine celeste, pace, fratellanza, amore di Dio e<br />
del prossimo, Sono questi i momenti determinanti per un ritorno al Figlia<br />
di Dia attraverso la sua SS. Madre. Ad ]esum per Mariam, ritornare<br />
a Gesù accompagnati dalla Madre. Da Maria si va sempre a Gesù.<br />
2, Struttura della nuova Chiesa del Santuario<br />
Il Cronista<br />
Con la costruzione della nuova Chiesa si accrescerà di nuovo splendore<br />
Timportanza del nostro Santuario di Cotrino. Le opere della Provvidenza<br />
sano perenni nella vita; rijioriscono di sempre nuova giovinezza;<br />
si dilatano in prodigiosi sviluppi.<br />
La compilazione del progetta ha creata senza dubbia delle difficaltà<br />
di carattere pratica. Non si valeva una chiesa isolata dal resto dell'attuale<br />
Monastero essendo i Monaci i primi ad usufruire dei benefici del nuova<br />
T empia; dall' altra parte non si poteva non tener canto dei requisiti che<br />
aggi si richiedano per il popola di Dia che ha esigenze di moderna pra-
- 97-<br />
ticità. La vasta e profanda competenza ben nata degli ingegneri progettisti,<br />
ci ha tolto agni dubbia. Gli ingegneri Oronzo e Luigi Sticchi di Maglie,<br />
hanno dedicata all' opera, tutta Tamorosa cura della loro competenza<br />
rendendo la Chiesa efficiente, nei riguardi della comunità monastica<br />
e dei fedeli.<br />
Perciò la nuava Chiesa unisce all' eleganza sobria delle linee, delle<br />
luci, delle allegorie cristiane, un insieme che non è caratteristica di stile,<br />
ma risultante armonica della fusiane di elementi che poggiamo su criteri<br />
moderni senza tralasciare il richiama a farme antiche.<br />
N an è compito del cronista stendere una descrizione tecnica-artistica<br />
della nuava Chiesa, perciò ripartiamo la relazione che gli stessi ingegneri<br />
ci hanno gentilmente concesso di pubblicare sulla nostra rivista,<br />
per conoscenza dei nastri lettori.<br />
Relazione tecnica - Ubicazione<br />
Il nuoce Tempia del Santuario di Cotrino, sorgerà in un ampia piazzale<br />
che consentirà il comodo posteggia dei mezzi di trasporta a levante<br />
del Monastero al quale è funzianalmente unita con la sua parte absidale.<br />
Il piazzale è comodamente accessibile sia dalla attuale strada, che<br />
dal futura raccordo con la superstrada Brindisi-Taranta.<br />
Il collegamento è tale che l'affluenza dei fedeli non interferirà l'andamento<br />
della vita dei religiosi e permetterà il prevista ampliamento del<br />
Monastero.<br />
Caratteristiche costruttive e dimensionali.<br />
Il terrena su cui insiste la costruzione è argilloso, perciò sana stati<br />
eseguiti sondaggi in base ai risultati dei quali, si è stabilita di fandare<br />
su travi ravescie alla profandità media, sotto il piana campagna, di<br />
m. 3,50; esse sana di rilevanti dimensiani alla scopo di distribuire sul<br />
terreno il carica di 1,5 Kg. per cmq., così come suggerita dai geologi.<br />
Tutta la costruzione è isolata dal terreno circostante, da un cunicolo<br />
per evitare il propagarsi dell'umidità conseguente alla falda acquea superficiale.<br />
La quota definitiva del piazzale è stata stabilita in moda da<br />
assicurare la scala delle piavane anche in casa di allagamenti che spessa<br />
si cerificano nella zona.<br />
La costruzione a meno di due carpi in mura tura di carparo a facciavista<br />
e delle tampagnature, è in calcestruzzo armata anch' essa a faccia-
-98-<br />
vista. La struttura portante è formata da grandi portali incrociatisi lungo<br />
le diagonali che uniscono i pilastri.<br />
La copertura, con forti pendenze, poggia sui portali e sarà opportunamente<br />
protetta da: manto impermeabile.<br />
L'illuminazione è quasi solamente affidata alla parete vetrata sul<br />
prospetto, al grande lucernario con pareti riflettenti per evitare la luce<br />
diretta, ed a 6 vetrate strette ad alte poste lungo i pilastri.<br />
La Chiesa è libera da pdastrate; la parte anteriore è trapezoidale<br />
con il lato maggiore verso Lingresso. Il coro e la parte absidale hanno<br />
forma rettangolare. Una ampia balconata ne aumenta la capacità recettiva<br />
ed è opportunamente inclinata per assicurare la visibilità da ogni<br />
parte; ad essa si accede da ampie scale. La lunghezza massima della<br />
parte trapezoidale verso l'ingresso è di SO ml. e si riduce a ml. 20 nella<br />
parte rettangolare<br />
La lunghezza totale è di 55 mi. dei quali 8 metri sono destinati a<br />
porticato d'ingresso.<br />
L'altezza massima in corrispondenza della cella campanaria, situata<br />
in facciata ed alla quale si accede con scale elicoidali, è di m. 28,40 sul<br />
piano del piazzale, mentre quella della Chiesa va degradando da m. 20,25<br />
in corrispondenza della balconata, a m. 16,45 nella parte dell' abside.
-99 -<br />
Il coro è fiancheggiato da due altari ed è protetto da una parete<br />
curva che fa da quinta dietro la quale vi è lo spazio necessario per due<br />
altari e per la scala che porta all' organo e nel sottostante interrato de-<br />
posito.<br />
Alla Chiesa si accede da grandi porte situate sul fronte e lateralmente<br />
in modo da assicurare l'afflusso e l'uscita di folla. Al peniieneiario si<br />
accede direttamente dalla Chiesa, mentre al coro ci si immette da ampio<br />
corridoio che comunica col Monastero.<br />
La parte retrostante il coro dà nella sagrestia e deposito degli arredi<br />
sacri accessibili anche direttamente dal Monastero.<br />
Concetti architettonici<br />
Esternamente ed internamente, sia le parti in mura tura che in calcestruzzo,<br />
saranno, a faccia-vista allo scopo di rendere spontanea l'architettura,<br />
spontaneità che si è osservata anche nelle strutture portanti<br />
seguendo le forme derivanti dalle sollecitazioni dei materiali.<br />
Si è ottenuto un motivo ricorrente a cuspide in tutte parti dell' edificio,<br />
motivo adatto alla sua destinazione, perché porta al raccoglimento<br />
esaltato dalla distribuzione della luce diffusa proveniente dall' alto nella<br />
parte absidale ed alle spalle dei fedeli a mezzo della parete vetrata;<br />
luce tutta tendente ad illuminare l'altare ed il coro senza offendere la<br />
vista dei fedeli.<br />
L'architettura è spoglia, i motivi architettonici affidati esclusivamente<br />
al movimento ed all'incrosciarsi delle masse; la stessa cella campanaria<br />
fà un tutt'uno con la Chiesa costituendone parte integrante della<br />
facciata tipicizzando la destinazione dell' edificio, proteggendo la sottostante<br />
parete luminosa.<br />
I contrafforti laterali in muratura stanno ad indicare la forza spirituale<br />
della Chiesa che sostiene la bianca cella campanaria che diffonde<br />
la voce delle campane.<br />
Lateralmente il Tempio è tipicizzato dal porticato abbracciato dai<br />
contrafforti e dal susseguirsi delle alte pilastrate preannunzianti lo svolgersi<br />
interno dei portali.<br />
Elevato rispetto al piano generale della Chiesa, protendendosi verso<br />
i fedeli, vi è l'altare circondato dal coro, al centro del quale vi è il<br />
trono sormontato da tutta una parete curva decorata con mosaico a<br />
grandi figure.<br />
Oronzo e Luigi Sticchi - Ingegneri
B. CERTOSA DI FIRENZE<br />
100 -<br />
Dal 25 novembre 1978 al 28 febbraio 1979 sono state allestite due<br />
mostre in occasione del ventesimo anno di presenza dei monaci cistercensi<br />
alla Certosa di Firenze.<br />
La prima mostra curata direttamente dagli amici della Certosa e<br />
dai monaci riguardava l'architettura Cistercense: origine e sviluppo.<br />
La seconda curata direttamente dalla soprintendenza ai monumenti<br />
di Firenze ha inteso documentare tutti gli interventi di restauro della<br />
Certosa operati in questi ultimi venti anni.<br />
Durante le mostre sono state organizzate alcuni incontri culturali.<br />
Il 27 gennaio '79, alle 16,30 il Prof. M aurilio Adriani ha parlato su<br />
" Il moto cistercense in Italia e in Toscana".<br />
Il 24 febbraio '79 dedicato interamente all'architettura cistercense,<br />
hanno parlato i professori Antonio Cadei, Marina Righetti Tosti Croce,<br />
Paola Puglisi e Alessandro Guidotti. Le relazioni saranno pubblicate entro<br />
l'anno nella nostra rivista. In questo numero è stata pubblicata solo<br />
la comunicazione del Cuuiotti, Il Ciclo iconografico di un gruppo di<br />
codici del trecento provenienti da Badia a Settimo.<br />
Abbiamo creduto opportuno raccogliere e pubblicare gli articoli dei<br />
giornali che si sono interessati delle due mostre.<br />
1. Paese Sera, giovedì 23 novembre 1978:<br />
A CERTOSA LIBRI<br />
ARK DEI MONACI SABATO IN MOSTRA<br />
L'argomento della terza edizione di Certosa Libri era quasi obbligato.<br />
Nell'abbazia sopra il Galluzzo i monaci cistercensi erano tornati venti<br />
anni fa, 175 anni dopo essere stati costretti ad abbandonare Firenze<br />
ad opera del Granduca Leopoldo II. Si stabilirono alla Certosa rimasta<br />
libera "per estinzione" dei certosini e segnarono subito una svolta, in<br />
chiave col loro precetto - "uomini di Dio aperti al mondo" - intensificarono<br />
i rapporti con la città, creando con un gruppo di laici un centro<br />
di incontri e dandosi da fare per restaurare la Certosa e adeguarla a<br />
un ruolo che non sarebbe più stato quello di ospizio contemplativo e<br />
chiuso all' esterno.<br />
Sabato alle 17, dunque, verrà inaugurata la terza edizione di Certosa<br />
libri dedicata all' architettura Cistercense. In una mostra che si snoda
- 101-<br />
attraverso un percorso di pannelli con fotografie, grafici e didascalie vie-<br />
ne illustrata la storia di questo stile architettonico, un esempio di quanto<br />
le forme possano essere influenzate dai contenuti, in altri termini di<br />
quanto l'ideologia dell' ordine contò per diffondere attraverso rEuropa e<br />
oltre una struttura molto razionale, attrezzata per favorire i rapporti col<br />
mondo esterno e con le comunità di conversi che vivevano accanto ai<br />
monaci. "Siamo nati come sinistra dei benedettini - ha osservato con una<br />
punta d'ironia, illustrando gentilmente la mostra il vicepriore della Certosa<br />
- Siamo un ordine che dava molta importanza al lavoro e un po' meno<br />
dei certosini alla contemplazione, la spinta principale fu quella alla bonifica<br />
delle zone malsane e difatti la dislocazione dei monasteri, anche in Toscana,<br />
S. Galgano, Badia a Settimo per esempio, lo dimostra". Accanto alla<br />
mostra sull' architettura cistercense, ricca e documentata rappresenta un' iniziativa<br />
senza precedenti almeno in Italia, la Certosa ospita in questo periodo<br />
una mostra parallela dei lavori - il restauro dei chiostri, il ripristino di<br />
diversi locali danneggiati dalla guerra - condotti dalla Soprintendenza<br />
per restituire a completa agibilità il gigantesco complesso a due passi dal<br />
Galluzzo. Nell' ambito della mostra, infine, verrà presentato al pubblico<br />
il volume " l'architettura cistercense e l'abbazia di Casamari " realizzato<br />
da Federico Farina e Benedetto Fornari.<br />
2. l'Unità, giovedì 23 novembre 1978:<br />
UNA RASSEGNA SULL' ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />
MOSTRA IN CERTOSA PER FESTEGGIARE UN «COMPLEANNO»<br />
Venti anni fa i monaci ritornavano al «Galluzzo» dopo due secoli.<br />
I caratteri dell'iniziativa<br />
I cistercensi si festeggiano: venti anni fa ritornarono a Firenze dopo<br />
un' assenza di quasi due secoli; l'avvenimento non poteva passare sotto<br />
silenzio, il " compleanno" andava solennizzato in qualche modo. I monaci<br />
lo fanno nel solco del loro tradizionale rigore organizzando una<br />
mostra sull' architettura dell' ordine che poi in fondo è un pretesto per<br />
ripensare alla loro storia, per meditare su se stessi, e per invogliare anche<br />
gli altri, i " laic i ", a farlo.
-102 -<br />
La rassegna apre i battenti sabato pomeriggio (alla cerimonia ufficiale<br />
interverrà anche il cardinale Giovanni Benelli) e rimane vista bile<br />
fino alla fine di gennaio dell' anno prossimo. In concomitanza con essa<br />
i monaci organizzano la terza edizione del "Certosa Libri"; quest'anno<br />
una parte di questa iniziativa verrà dedicata appunto all'architettura cistercense<br />
e finirà per essere un valido complemento della mostra più<br />
grande.<br />
L'ingresso è da uno dei grandi chiostri della Certosa del Galluzzo,<br />
si segue un percorso " pedonal-culturale " obbligato, tra piante di chiese<br />
cistercensi, didascalie brevi e efficaci, fotografie di quel poco che resta<br />
in Italia e soprattutto in Toscana dell' impronta architettonica dell' ordine<br />
dei "frati dissodatori ",<br />
L'obbiettivo dichiarato è di far vedere come funzionava e in parte<br />
- dove rimangono - funziona un~abbazia di cistercensi. " Le scelte stilistiche<br />
- dice l'architetto Gianna Bambi che ha curato la rassegna -<br />
erano in funzione di precise scelte religiose e dell' organizzazione interna<br />
della vita e del lavoro".<br />
Il richiamo non è tanto e solo ai medievalisti o agli studiosi di storia<br />
ecclesiastica o degli ordini monastici, si punta al coinvolgimento del<br />
grosso pubblico attraoerso una comunicazione oisica lineare e di facile<br />
lettura. " Vngliamo far capire il senso della comunità monastica di allora<br />
e soprattutto di oggi in una città come Firenze", dice il oicepriore, Don<br />
Goffredo.<br />
La parte finale della rassegna, nel grande ambiente della Pinacoteca<br />
è dedicata ai restauri della certosa negli ultimi cent' anni, dall' arrico cioè<br />
dei cistercensi. Questa zona della rassegna è curata direttamente dalla<br />
soprintendenza. I risultati dell' intervento di recupero sono testimoniati<br />
da numeroso materiale fotografico: per alcune parti del grande monumento<br />
è stato necessario un intervento radicale fino al rifacimento<br />
completo.<br />
Nell' ambito della mostra l'iene presentato al pubblico il volume<br />
" L'architettura cistercense e Tabbazia di Casamari" di Federico Farina<br />
e Benedetto Fornari.<br />
L'architettura cistercense in Toscana ha un unico esemplare di grande<br />
calore, l'abbazia di San Galgano, di cui purtroppo rimane ben poco.<br />
Nella mostra ci si prolunga appunto nella presentazione del grande<br />
complesso toscano. In tutti gli altri insediamenti di cistercensi si trovano<br />
solo a tratti i caratteri tipici dell' architettura dell' ordine.
- 103-<br />
3. AVVENIRE, venerdì 24 novembre 1978:<br />
Da sabato a gennaio allestita una mostra alla certosa<br />
ARCHITETTURA CISTERCENSE NEL MONDO<br />
Comprendere anche un settore bibliografico.<br />
Collaborazione della Sovrintendenza<br />
La forma architettonica è sempre stata collegata, attraverso i secoli,<br />
allo sviluppo e al mutamento del pensiero umano. Soprattutto il suo incontro<br />
con il pensiero reli&loso è stato particolarmente fecondo, trasjormando<br />
Tarchitetiura in veicolo di comunicazione della spiritualità.<br />
Lo possiamo constatare in questi giorni alla Certoso, dove<br />
l'architetto Gianna Bambi ha allestito una mostra per la ricorrenza<br />
di venti anni di permanenza dei <strong>Cistercensi</strong> a Firenze. Qui infatti l'Ordine<br />
è tornato dopo 175 anni di assenza, quando cioè gli ultimi monaci<br />
furono costretti ad abbandonare la città a causa della soppressione degli<br />
ordini religiosi, operata da Leopoldo I I.<br />
Il 1958 segna una tappa significativa, e non solo per loro che tornano<br />
all'antica dimora, ma anche per la nostra città: è l'inizio di una<br />
fruttuosa e intensa collaborazione, che vede le due realtà unite nella<br />
promozione di iniziative a scopo culturale, sociale e spirituale. Per questo<br />
negli anni 1969-70 i cistercensi aprirono il monastero ad alcuni laici «Gli<br />
amici della Certosa" appunto, con cui hanno allestito anche questa<br />
" Certosa Libri '78 - Architettura Cistercense".<br />
" L'architettura è per noi monaci - ha ricordato. il, Priore con la<br />
stampa - strettamente collegato alla nostra spiritualità, di cui rispecchia<br />
la semplicità e la robustezza interiore". Lo stile. cistercense - come sapranno<br />
gli amanti dell' arte - si colloca proprio in un momento di passaggio<br />
tra il romanico e il gotico. E questo rapporto appare ancora più<br />
comprensibile se esaminiamo la parte fotografica della mostra: circa settanta<br />
pannelli corredati di didascalie introduttive illustrano le varie sezioni<br />
che compongono la' pianta tipica di una Abbazia cistercense, fornendo<br />
anche gli esempi più rappresentativi che poesiamo trovare in Italia<br />
e in Europa. Grandi costruttori, questi monaci, capaci di trasferire<br />
sulla dura pietra lo spirito del loro ordine, imprimendo all' architettura' religiosa<br />
quel carattere di forza, di grandezza e di semplicità così straordinario.
- 104-<br />
Insieme con la sezione fotografica è presente alla mostra anche una<br />
parte strettamente bibliografica, che illustra gli studi più significativi sull'argomento,<br />
dalla fine del secolo scorso ad oggi. In questo ambito è stato<br />
presentato il libro: " L'architettura cistercense e l'abbazia di Casamari"<br />
di Federico Farina e Benedetto Fornari.<br />
La mostra - che comprende anche I'esposizione di studi preparativi<br />
ai restauri fatti in questi anni dalla Sovrintendenza ai Monumenti -<br />
verrà inaugurata sabato alle ore 17 dal Cardinale Arcivescovo e resterà<br />
aperta fino a gennaio.<br />
4. PAESE SERA, venerdì 5 gennaio 1979:<br />
Mostre d'arte - LE PIETRE DEI CISTERCENSI<br />
Riccardo Ga]]i<br />
Codificata abitualmente tra Romanico e Gotivo, come un episodio<br />
di transizione e di malferma fisionomia, l'architettura cistercense non go-<br />
de da noi di molta popolarità. Ci sono, è vero, episO'di ammirati. come<br />
qui in Toscana l'abbazia di San Caleano (per non dire di quell'altro<br />
visibile alle porte di Milano, l'abbazia di Chiaravalle, dove il rosso fondo<br />
del mattone leea stupendamente col verde dei prati): ma sono eoisod! in<br />
cui il fatto architettonico tende a sciosliers! nella dimensione paesistica<br />
o addirittura, come nel caso di San Galeano, a naiinarsi di tutta la SUf!.-<br />
gestione che viene dalle rovine e dallo stesso silenzio romito dei luouhi.<br />
Opportuna ci sembra vertanto questa mostra [otoeraiica che è stata<br />
allestita dai monaci e dall'Associazione" Amici della Certosa" apvunto<br />
alla Certa sa del Galluzza, con l'intenta di documentare l'architettura<br />
cistercense in un orizzonte europeo, alle eando anche una nutrita rassezna<br />
dei libri dedicati all' aruomento. Anche se non ha carattere sistematico<br />
(ben altra ci sarebbe voluta che non auesti 70 irannelli). anzi si pro-<br />
pone di essere una concisa antologia che procede per episadi esemolari.<br />
la mostra tuttavia il senso della vastità del [enomeno riesce a darla; e<br />
con esso anche il senso della sua comvlessità, della een';alità dei fermenti<br />
e delle proposte che ha mulinata nella sua lunga vicenda.<br />
Si parla comunemente, a proposito dell' architettura cistercense. di<br />
nuda sobrietà, di essenzialità logica, di un funzianalismo portato alle ultime<br />
conseguenze. E giustamente si ricorda la singolare fisianomia dell'Ordine,<br />
le sue norme di severa disciplina e duro lavora, la sua cocazio-
- 105-<br />
ne alla messa a coltura di terreni incolti, alla bonifica di luoghi paludosi.<br />
E se ne ricordano le capactà organizzative: nella gestione delle aziende<br />
agricole come nella condotta dei cantieri. Spirituali certo, e anche dotti,<br />
ma insieme lucidamente pratici, con capacità imprenditoriali del tutto<br />
eccezionali in quei lontani secoli. Capacità che si riflettono anche sul<br />
piano specifico dell' architettura, in cui hanno potuto realizzare tutto quello<br />
che hanno realizzato grazie alla presenza nel seno stesso dell' ordine<br />
di un corpus di architetti e quindi di una lOTO origine culturale, sia<br />
formale che tecnica; e grazie alla capacità che hanno avuto di crearsi<br />
nei vari luoghi maestranze, monastiche e laiche, di particolare competenza.<br />
Un miracolo quindi che è certo nato dal fervore e dall' abnegazione, ma<br />
anche dalla geniale utilizzazione delle risorse, da una grande tenacia<br />
nutrita di concreta intelligenza.<br />
Un' altra caratteristica felice della mostra è quella di non avere troppo<br />
insistito sulle chiese e più invece sui monasteri, come strutture pratiche<br />
e funzionali: il monastero come vero e proprio mondo in sé concluso,<br />
se si vuole "civitas Dei". Abbiamo così gli episodi più suggestivi della<br />
rassegna: le immense articolazioni di volumi delle abbazie viste nel loro<br />
insieme: Fontenay, Pontigny, Flaran trova e possente, Casamari, immen-<br />
sa cristallografia di pietra bianca. E poi gli ambienti particolari, quelli<br />
dove si svolge la vita quotidiana dei monaci, nei quali la rusticità assoluta<br />
dell' esistenza conventuale va insieme a un fiato architettonico grandioso.<br />
Si vedano i dormitori dei monaci di Santa Creus o di Senaque,<br />
fitti d'archi e colonne, fino ad arrivare a quella sorta di delirio di volte<br />
che è il dormitorio di Eberbach. E' proprio in questi episodi minori (si<br />
fa per dire) che questa architettura trova un singolare sapore di modernità,<br />
fuori dei canoni, in un dialogo straordinariamente diretto con gli<br />
elementi del linguaggio. Si veda il "dispensarium" (in pratica il luogo<br />
di lavoro dei frati) di Fontains, dove l'immane intreccio dei costoloni<br />
viene ad assicurare incredibile solennità al lavoro. Oppure si vedano le<br />
" grange" (i rustici in cui si conservavano i raccolti dei campi): spoglie<br />
e grandiose, si impongono con potente immediatezza: da quella di Poblet,<br />
tutta chiusa, densissima di volume e materia; a quella di Froidmond<br />
con un immenso tetto da neve, fino alle incredibili carpenterie che reggono<br />
il tetto di quella di Terdoest, tutta la logica, la funzionalità, magari<br />
la modularità, che si vuole; ma usate con un piglio tale da lasciare senza<br />
fiato.<br />
Renzo Federici
-106 -<br />
5. Osservatore Toscano, lO gennaio 1979:<br />
ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />
Una mostra alla Certosa del Galluzzo<br />
E' in corso, alla Certosa del Galluzzo, una mostra dedicata all'Architettura<br />
Cistercense, sistemata nella sala della Pinacoteca, che rimane<br />
aperta fino al 31 gennaio 1979.<br />
Essa è stata allestita dal Gruppo "Amici della Certosa" in collaborazione<br />
con il "Centro incontri" della Certosa stessa e vuole essere<br />
un omaggio per festeggiare i vent'anni di permanenza dei padri e dei<br />
frati cistercensi nel monastero fiorentino.<br />
Com' è noto, dal ramo riformato dell'Ordine benedettino, verso la<br />
seconda metà del secolo Xl, trasse le sue origini, ad opera dell' Abate<br />
Roberto da Molesme, l'Ordine cistercense che predicava il ritorno al<br />
primitivo rigore della regola, con l'osservanza dei suoi precetti di solitudine,<br />
di obbligo del lavoro manuale, di severa povertà e semplicità di<br />
rinuncia ad ogni attività svolta fuori dal Chiostro.<br />
In questo rinnovato spirito evangelico, in cui occupa posizioni di privilegiata<br />
testimonianza della spiritualità cistercense Bernardo di Chiaravalle,<br />
facile fu l'innesto, nella costruzione di Abbazie, di una [orma di<br />
architettura che, nata nell' Ile de France, rappresentò un momento di<br />
frattura fra le antiche forme romaniche, in cui il volume, il peso di<br />
altre componenti avevano una vasta consistenza materiale, e le nuove<br />
forme in cui il vuoto prevaleva sul piano, il carattere religioso prevaleva<br />
sul " laico" in cui prevalevano carattere e [orza specifici di grandezza e<br />
solidità spirituali, in cui le fanne riescono ad alleggerirsi ed a snellirsi,<br />
fino ad eliminare ogni riempitivo murario, per creare esili colonne lanciate<br />
verso l'alto, quasi a volersi congiungere con Dio in unità di spirito<br />
e creare altissime quanto ampie finestre, bifore o trifore, che vengono<br />
chiuse e ornate da vetrate policrome.<br />
La mostra si snoda attraverso una galleria di pannelli che espongono<br />
delle fotografie di Monasteri, nelle generali e nei particolari, che<br />
sono di un nitore, senza ombra di millantenaria, eccezionale.<br />
Il colore bianco e nero delle fotografie posto su un campo verde<br />
oscuro del pannello, conferisce al soggetto un aspetto tridimensionale<br />
che in certi momenti di ammirazione ti cala e ti confonde in quell' atmosfera<br />
di spiritualità che emana dalla figura e dal luogo, stesso dov' essa<br />
(~posta, e l'animo dello spettatore si sublima nella ricerca di una dimensione<br />
principalmente spirituole.
-107 -<br />
Non a caso, il Sovrintendente alle Belle Arti di Parigi, un giorno in<br />
visita alla Mostra, ebbe a rammaricarsi dicendo che, pur essendo la<br />
Francia Z'incunabolo dell' arte gotica, a nessuno dei suoi connazionali era<br />
venuta in mente Tidea di una Mostra simile.<br />
l Monasteri che più spiccano per la loro bellezza e semplicità sono<br />
quelli di Alcobaca (Portogallo) del XII-XIII secolo, e l'Abbazia di Casamari<br />
(Frosinone) 1203-1217 che, con le sue navate, i suoi fasci di colonne"<br />
i suoi magnifici archi a sesto acuto, costituiscono un' irripetibile unità<br />
di forza e di spirito.<br />
Non meno interessante e suggestiva è l'Abbazia di S. Galgano (Siena)<br />
del Xl1I secolo, che con le sue vedute generali ed i particolari dell'abside,<br />
della navata centrale ed il suo transetto, costituisce un motivo<br />
di attrazione e di sollevazione spirituale, forse, unica nel suo genere.<br />
Infine, pur dovendoci limitare per ragioni di spazio, non possiamo<br />
lasciare nell' ombra le Abbazie di Fountains (Inghilterra), Clairvaux<br />
(Francia), di San Martino al Cimino (Viterbo), insieme con delle esposizioni<br />
di testi pregiati in lingua francese, tedesca, spagnuola, polacca,<br />
su cui fa veramente spicco un elegante quanto interessante testo storico<br />
e illustrativo " L'architettura Cistercense e l'Abbazia di Casamari " edito<br />
dalla Casamari Edizioni.<br />
Tutto sommato, è una mostra che merita essere visitata, per le sue<br />
proposte di alta e intima spiritualità.<br />
6. La Nazione, Venerdì 2 febbraio 1979, p. 4:<br />
LE ABBAZIE CISTERCENSI IN MOSTRA A FIRENZE<br />
Giuseppe Di Marco<br />
E' aperta alla Certosa di Firenze, da qualche settimana, una interessante<br />
mostra sull'architettura cistercense. Questa mostra, allestita nell'ambito<br />
di Certosa Libri 1978 in occasione della ricorrenza dei primi<br />
venti anni di vita cistercense alla Certosa, avrebbe dovuto chiudere i battenti<br />
il 31 gennaio 1979, ma dato l'interesse suscitato gli organizzatori,<br />
gli Amici della Certosa e gli stessi monaci cistercensi hanno creduto opportuno,<br />
prolungarne l'apertura fino a tutto febbraio. Il 24 febbraio è<br />
prevista poi una giornata di studi sui cistercensi: architettura in Italia ed<br />
in Toscana; I cantieri e le scuole artistiche; Le arti minori; La Grangia.<br />
L'architettura è senza dubbio alcuno il manifesto più eloquente della<br />
ricca storia del monachesimo cistercense. Pannelli, fotografie, grafici e soprattutto<br />
intelligenti didascalie esplicative illustrano la nascita, lo svilup-
- 108-<br />
po e il diffondersi di questo peculiare stile architettonico che si colloca<br />
in quel particolare momento di passaggio dall'architettura romanica a<br />
quella gotica. Architettura nata in Francia ma trapiantata un po' in tutta<br />
l'Europa attraverso il filtro delle tradizioni locali che caratterizzano<br />
così l'architettura cistercense in un mosaico dalla comune matrice borgognona.<br />
La mostra nella parte fotografica comprende tre settori caratterizzanti:<br />
il primo, partendo dal monachesimo benedettino, attraverso le varie<br />
differenziazioni di urbanistica e di sito, ricostruisce in tutte le sue<br />
componenti logistiche un' abbazia cistercense secondo una pianta tipica<br />
che vien riproposta ogni volta che si inizia didascalicamente un discorso<br />
specifico su un ambiente tipico. Per la ricostruzione dell'intero complesso<br />
ci si è serviti di riproduzioni di abbazie sparse in tutta Europa. Il<br />
secondo settore, con una didascalia introduttiva, raccoglie un abbondante<br />
numero di abbazie cistercense disseminate in tutta Italia. Il terzo<br />
settore, si sofferma ad esporre gli insediamenti cistercensi in Toscana,<br />
dando maggior spazio all'Abbazia di S. Galgano nei pressi di Siena, perché<br />
è senza dubbio la più bella espressione dell' architettura cistercense<br />
in Toscana.<br />
Alla rassegna fotografica si aggiunge l'esposizione della produzione<br />
libraria che riguarda l'architettura cistercense in Europa. Anche i libri<br />
sono presentati con schede illustrative per rendere più leggibile il percorso<br />
dei testi esposti.<br />
In un altro salone è stata allestita una seconda mostra, realizzata<br />
dalla Soprintendenza ai beni ambientali di Firenze, per illustrare e documentare<br />
i lavori di restauro che sono stati realizzati durante questi<br />
venti anni di presenza dei cistercensi alla Certosa. Questa seconda mostra,<br />
di più difficile lettura, per la mancanza di didascalie esplicative ed<br />
indicative, rappresenta un primo tentativo documentario di ciò che la<br />
Soprintendenza ha operato in Certosa.<br />
7. Osservatore Romano, lO marzo 1979, p. 3:<br />
ARCHITETTURA CISTERCENSE ALLA CERTOSA FIORENTINA<br />
Dal novembre dello scorso anno, è rimasta aperta alla Certosa di<br />
Firenze una interessantissima mostra sull'architettura cistercense, allestita<br />
dal Centro di Incontro della Certosa di Firenze in occasione della ricorrenza<br />
dei primi venti anni di vita cistercense alla Certosa.<br />
Il Centro di Incontro è costituito da un gruppo di laici denominati<br />
" Amici della Certosa di Firenze" e dalla Comunità monastica cistercen-
109 -<br />
se, che da nove anni collaborano in attività spirituali, culturali e caritative<br />
nell' ambito fiorentino. Esperienza nuova nell' ambito del monachesimo<br />
cistercense, ma che fino ad ora ha portato frutti notevoli nel sensibilizzare<br />
gli uomini di oggi ai lavori spirituali di cui una comunità monastica e<br />
un gruppo di laici sono portatori.<br />
La mostra avrebbe dovuto chiudere i battenti il 31 gennaio scorso,<br />
ma dato l'interesse che la mostra stessa ha suscitato in moltissimi visitatori<br />
gli organizzatori (Amici e Monaci) hanno creduto opportuno prolungare<br />
l'apertura fino a tutto febbraio. Per venire incontro all' interesse riscosso<br />
è stata programmata una giornata di studi cistercensi, fissata il<br />
24 febbraio; questa giornata è stata articolata sui seguenti temi; Architettura<br />
cistercense in Italia ed in Toscana; Le arti minori tra i <strong>Cistercensi</strong>;<br />
I cantieri e le scuole artistiche, dei cistercensi; La grangia tra architettura<br />
ed economia.<br />
L'Architettura è certamente il manifesto più eloquente ed appariscente<br />
della plurisecolare storia del monachesimo cistercense. La mostra<br />
ha inteso, attraverso pannelli fotografici, grafici e didascalici intelligentemente<br />
articolati, illustrare la nascita, lo sviluppo e il diffondersi di questo<br />
peculiare stile architettonico che si colloca prepotentemente in quel<br />
particolare momento di passaggio dall' architettura romanica a quella gotica.<br />
Architettura nata in Francia, ma trapiantata in tutta Europa attraverso<br />
il filtro delle tradizioni locali che caratterizzano così l'architettura<br />
cistercense in un ricco mosaico dalla comune matrice borgognona. L'architettura<br />
cistercense non è solo espressione artistica, ma anche espressione<br />
di una vitalità, razionalità e povertà di cui i monaci bianchi [ul'Ono,<br />
lungo i secoli, severi portatori.<br />
La Mostra nella parte fotografica si è sviluppata in tre settori chiaramente<br />
distinti: il primo, partendo dalla comune matrice benedettina,<br />
attraverso le necessarie ed ovvie differenziazioni di urbanistica e di tipologia<br />
di sito, ha inteso ricostruire in tutte le sue componenti logistiche<br />
e distributive una abbazia cistercense secondo una pianta tipica che<br />
vien riproposta ogni volta che si inizia didascalicamente un discorso specifico<br />
su un locale monastico diverso. Per la ricostruzione dell'intero<br />
complesso ci si è serviti di riproduzioni fotografiche di abbazie sparse<br />
prevalentemente fuori dell' Italia. Il secondo settore, dedicato all' espansione<br />
dei cistercensi in Italia, ha presentato una serie notevole di insediamenti<br />
cistercensi in territorio italiano che abbraccia tutto il suolo italiano<br />
da Staffarda a Fiastra, da Chiaravalle Milanese a Chiaravalle della Colomba,<br />
dalle Tre Fontane a Casamari, da Fossanova a Capuabbas, da<br />
Valvisciolo a Santo Spirito di Agrigento. Il terzo settore ha esposto foto
- 110-<br />
degli insediamenti cistercensi in Toscana, dando maggiore spazio alla<br />
Abbazia di San Galgano nei pressi di Siena. E' sicuramente la più bella<br />
espressione dell' architettura cistercense in Toscana.<br />
Alla rassegna fotografica si è aggiunta l'esposizione della produzione<br />
libraria che riguarda l'architettura e la spiritualità cistercense in Europa.<br />
Anche i libri sono stati presentati con schede illustrative per rendere più<br />
leggibile il percorso dei numerosi testi esposti.<br />
In un altro salone adiacente è stata allestita una seconda mostra, realizzata<br />
dalla Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, per illustrare e<br />
documentare i lavori di restauro che sono stati realizzati alla Certosa di<br />
Firenze durante questi venti anni di presenza dei <strong>Cistercensi</strong>.<br />
Questa mostra sul restauro avrebbe potuto rivestire una notevole importanza<br />
se gli organizzatori avessero saputo mettere in più evidente e<br />
logico raffronto le fotografie che presentano lo stato di degradazione del<br />
monumento e quelle dopo gli interventi per testimoniare più direttamente<br />
e più efficacemente la necessità degli interventi per restituire alla<br />
sua originaria bellezza gli ambienti fortemente deturpati e pericolanti<br />
dell'intero complesso architettonico della Certosa fiorentina. Questa seconda<br />
mostra è stata ancora meno leggibile per la mancanza quasi totale<br />
di didascalie esplicative ed indicative. Rappresentava tuttavia un primo<br />
e ugualmente lodevole tentativo di ciò che la Soprintendenza e lo Stato<br />
hanno operato in Certosa.<br />
Alle due mostre hanno fatto riscontro due interessanti pubblicazioni:<br />
alla prima sull'architettura il volume riccamente illustrato di F. Farina<br />
e B. Fornari, " L,' Architettura cistercense e Tabbazia di Casamari ", Alla<br />
seconda mostra, il libro di grande interesse storico e archivistico: "La<br />
Certosa di Firenze e i primi venti anni di vita cistercense 1958-1978 ",<br />
di diversi autori. E' in pratica un numero unico della Rivista edita dai<br />
Padri <strong>Cistercensi</strong> della Certosa di Firenze: " Notizie <strong>Cistercensi</strong>".<br />
8. SETTIMANA DEL CLERO, n. 11, 18 marzo 1979, p. 6:<br />
Attività culturale e spirituale dei cistercensi a Firenze<br />
I MONACI COSTRUTTORI<br />
Goffredo Viti<br />
Una mostra sull' architettura cistercense che da Firenze passa alla<br />
Certosa di Pavia, a Chiaravalle Milanese e a Piana.<br />
Da vari anni ormai i monaci cistercensi della Certosa di Firenze<br />
collaborano con un gruppo di laici (gli Amici della Certosa) nell'intento
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di offrire alla città un'attività congiunta a livello culturale, spirituale e<br />
sociale.<br />
M omento tra i principali di questa collaborazione è la mostra annuale<br />
"Certosa libri", dedicata quest' anno all' origine, sviluppo e spiritualità<br />
dell' architettura cistercense. Inaugurata nello scorso novembre, è rimasta<br />
aperta fino alla fine di febbraio, concludendosi con una giornata di<br />
studi sull' argomento. Viene ora trasferita alla Certosa di Pavia, a Chiaravalle<br />
Milanese e infine all'Abbazia di Piona, presso Como.<br />
L'importanza rivestita dalle architetture cistercensi nel diffondersi<br />
in Europa del " nuovo" linguaggio gotico è nota da tempo: il crescere e<br />
il diffondersi in una vasta organizzazione internazionale del movimento<br />
religioso appena fondato conduce al contemporaneo diffondersi in molti<br />
paesi di metodi costruttivi in certo modo uniformi. Meno note, però, se<br />
non agli specialisti, sono le peculiarità costruttive e distributive dei complessi<br />
abbaziali, la loro organizzazione, i rapporti tra le parti e l'uso dei<br />
vari locali, il significato spesso simbolico delle particolari soluzioni adottate.<br />
Come infatti la comunità monastica si proponeva quale modello di<br />
perfezione nei confronti della società esterna, così il complesso che la<br />
ospitava doveva quasi, nella rigida gerarchia delle costruzioni, chiuso nella<br />
sua autosufficienza rappresentare un modello della città divina in contrapposizione<br />
alla città terrena. Ecco quindi nel chiostro rappresentati i<br />
vari gradi della perfezione religiosa, la posizione marginale riservata ai<br />
fratelli conversi, ecc.<br />
Proprio questi aspetti cerca di illustrare la mostra, senza trascurare<br />
il diffondersi delle abbazie in Europa, la loro influenza sull' assetto storico<br />
territoriale nel tardo medioevo, l'evolversi delle stesse forme architettoniche;<br />
e lo fa, in modo didatticamente esemplare, attraverso una sezione<br />
iconografica ed una bibliografica.<br />
Nella prima sezione, con grandi pannelli corredati da precise e ben<br />
comprensibili didascalie, si presentano, attraverso gli esempi più significativi,<br />
i vari corpi di fabbrica che compongono un' abbazia cistercense;<br />
nella seconda sono raccolti e illustrati con schede rigorose gli studi più<br />
significativi editi sull' argomento dalla fine del secolo scorso ad oggi.<br />
Per il visitatore è disponibile inoltre una guida alla mostra: un opuscoletto<br />
sintetico, ma ben curato e utile a chi volesse documentarsi in<br />
modo più approfondito. Per questa occasione è stato pubblicato un numero<br />
speciale della rivista Notizie <strong>Cistercensi</strong> interamente dedicato alla<br />
Certosa di Firenze e alla storia dei <strong>Cistercensi</strong> in Toscana.
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Al di là dell' indubbio valore culturale di una simile iniziativa e della<br />
correttezza con cui è stata realizzata, grazie particolarmente all' entusiasmo<br />
di padre Goffredo Viti, ci preme sottolineare il valore, testimoniato<br />
anche dalla cura preziosa nei confronti della certosa che attualmente li<br />
ospita, dall' atteggiamento dei cistercensi fiorentini verso una tradizione<br />
loro propria non tanto in senso strettamente religioso, quanto in senso artistico,<br />
vera e propria "apertura al mondo" della ricerca estetica e architettonica,<br />
in vista di un vicendevole arricchimento spirituale.<br />
A. Z.
SOMMARIO<br />
GUIDOTTI ALEssANDRO, Il ciclo iconografico di<br />
un gruppo di codici del Trecento provenienti<br />
da Badia a Settimo . pago 1<br />
FLORILEGIO CISTERCE..NSE . » 19<br />
P. PENNINGTON BASIL, Il padre - la madre spirituale<br />
» 29<br />
CHIARELLI CATERINA, Gli affreschi del Trecento<br />
alla Certosa . » 37<br />
P. CALIANDRO TOMMASO, Notizie <strong>Cistercensi</strong>. In-<br />
dice generale delle materie dal 1968 al 1978 » 53<br />
JEAN DE LA CROIX BOUTON t Storia dell' ordine<br />
Cistercense (XXIX) puntata) » 77<br />
CRONACA . » 95<br />
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