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Leggi - I Cistercensi

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NOTIZIE<br />

CISTERCENSI<br />

GENNAIO-GIUGNO<br />

1979<br />

ANNO XII<br />

Periodico bimestrale - Spedizione in Abbonamento Postale - Gruppo IV


Direttore:<br />

NOTIZIE CISTERCENSI<br />

Periodico trimestrale di vita cistercense<br />

P. GOFFREDO VITI<br />

Redazione:<br />

PP. CERTOSA DI FIRENZE<br />

Consiglio di Redazione:<br />

P. PLACIDO CAPUTO<br />

P. MALACBIA FALLETTI<br />

P. Vrrroarso ZANNI<br />

Responsabile:<br />

AOOSTINl CARLO~lAGNO<br />

Conto corrente 5/7219<br />

Abbonamento annuo: Italia L. 5.000<br />

Abbonamento annuo: Europa » 8.000<br />

Abbonamento annuo: Altri Paesi » 10.000 (via Aerea)<br />

Amministrazione: CERTOSA DEL GALLUZZO - 50124 Firenze<br />

• (055) 2049226


IL CICLO ICONOGRAFICO DI UN GRUPPO DI CODICI<br />

DEL TRECENTO PROVENIENTI DA BADIA A SETTIMO*<br />

(Primi appunti per una storia del patrimonio artistico e librario<br />

del monastero di Settimo)<br />

di ALESSANDRO GUIDOTTI<br />

Il mio breve intervento, pur soffermandosi su un umco, specifico<br />

tema, intende, innanzi tutto, insistere sull'eccezionale importanza per<br />

la storia artistica, e quindi culturale, del centro monastico di Badia a<br />

Settimo: importanza che non solo si dirama in infinite direzioni, ma<br />

che anche mostra di riuscire a sussistere, nonostante gli inevitabili alti<br />

e bassi, per un arco di tempo straordinariamente lungo. l<br />

Se da un lato è da deplorare la mancanza a tutt'oggi, di un esauriente<br />

studio organico e monografico su Settimo," dall'altro chiunque intraprenda<br />

una seria ricerca, anche settoriale, su questo monastero, non<br />

può fare a meno di notare la relativa abbondanza delle voci bibliografiche<br />

distribuite nel tempo che lo riguardano;" ma si tratta di un materiale<br />

cosÌ nascosto, cosÌ frammentario e, spesso, perfino cosÌ impreciso<br />

(travisato dalla fantasia o palesemente falsificato) da rendere laboriosa<br />

e difficoltosa anche una semplice opera di sintesi relativa solo a quanto<br />

esiste di già edito. Si aggiunga a tutto ciò il fatto che interi aspetti della<br />

secolare storia della nostra Badia non sono mai stati né individuati, né<br />

tanto meno analizzati, ed il quadro complessivo che ne risulterà non potrà<br />

che essere deprimente.<br />

Da qualche secolo Badia a Settima sembra perseguitata, più di tanti<br />

altri complessi monumentali, da un duplice, implacabile destino: quello<br />

dell'abbandono e della dimenticanza da parte degli uomini (studiosi<br />

e non) e quello di un'incredibile, insospettata dispersione di tutto ciò<br />

che costituÌ, accrescendosi di epoca in epoca, il suo patrimonio di testimonianze<br />

storiche e artistiche. Ma devo anche immediatamente aggiun-<br />

'" Comnmdcaeìone l'ett'a il 24 febbraio ,1'9179,ana Centosa di IFtr~e .ìm occasì ..one<br />

di una! giornata Idi studi sui Cìstencensd :neH'almbito deJ.ila mostra sull'archatetturs<br />

cistercense (25 novembre 1978 - 2,8 febbraio 1'9,7~9).<br />

1 Cfr, sO\l)rattroutto G. VITI, I <strong>Cistercensi</strong> ritorrnamo a Firenze, in c Notizie<br />

cistercensi », XlI, 197~00i 'temi storici ohe la rì-<br />

~ll!aIIldlano.


-2-<br />

gere che quasi a compensare i danni ed i disagi derivanti da simili fattori,<br />

è pur sempre giunta fino a noi, superando tempo, spoliazioni, noncuranze,<br />

trasferimenti e guerre, una rilevantissima parte di quanto può ancora documentarci<br />

i passati splendori del monastero e può permetterei, se solo<br />

lo si volesse, di ricostruirne, senza grosse lacune, le vicende: è un'osservazione,<br />

questa, che rende ancor più incomprensibile l'insistente disinteresse<br />

per Badia a Settimo e fa amaramente ricordare, come sempre attualissimo,<br />

l'accorato, anche se un po' enfatico, appello lanciato già più<br />

di settant'anni fa da Guido Carocci."<br />

Da tempo mi sto occupando sistematicamente ed indistintamente<br />

delle varie manifestazioni artistiche fiorite a Settimo entro il periodo<br />

compreso tra il X ed il XVII secolo: anticipando in minima parte tutta<br />

una serie di studi più ampi e specifici, per alcuni versi ancora da concludere,<br />

che mi riprometto di pubblicare quanto prima, intendo in questa<br />

sede solo additare le direzioni di indagine da me imboccate e sottolineare<br />

la vastità e la complessità del materiale, spesso ignoto ai più e<br />

comunque mai da nessuno fatto oggetto di un tentativo globale di classificazione.<br />

I - PATRIMONIO ARCHIVISTICO: inizio da esso in quanto base imprescindibile<br />

per qualsiasi ricerca scientifica al di là dello specialistico<br />

argomento che si vuole affrontare. Per Badia a Settimo ci troviamo di<br />

fronte ad una massa di documenti davvero impressionante, ricchissima<br />

anche proprio di notizie più strettamente storico-artistiche.<br />

Già altri si stanno occupando di almeno due (i maggiori) dei fondi<br />

che interessano il Monastero: il Diplomatico e il Compagnie Religiose<br />

Soppresse dell' Archivio di Stato di Firenze." In attesa di fornire anch'io<br />

agli studiosi un dettagliato resoconto di aItre raccolte di carte che ho<br />

avuto occasione di consultare, ricordo solo che nel medesimo Archivio mol-<br />

4 G. CARROCCI, I dintorni di Firenze, val. n, ,FilI',enze, 1/007, iPlP. 440-4!48. A pago<br />

442 si legge: « ... Dal X fino al XVIN se'colo Ile rvklelllide dell'Abbazia di Seetimo<br />

SOIl1JO documentate da una serie non interrotta dt pergamene, di artti, di delldlbera,mani,<br />

di dlia1ri,di nìccrdanze ehe si conservano nei nostri arehdvì e che serwìrono<br />

ad erudlilti d'ognì tempo per rfasaurn'ere in brevi ed ìncompletì cenni unai storia<br />

che, degna dell'importanza del monumento, vorremmo veder preiSen.t'atru ,allI'esame<br />

degli studiosi ... » ; 'ed ancora, iallle 'PP. 4416-447: « ... QUaJIl!ti nìcordi d'uri passato<br />

splendore, quarate bellezze menavdglìose, ma alI tempo stesso quanto squaìlore,<br />

qUrurllto 8lbbanJdono! E le glonie del/l'arte, le memorie ins:Ìig1Il!Ì<br />

Irec1amJer'elbbero pure<br />

datU'Italia moderna ohe deve sentìce J.'af[,etto per iJl suo passato, provvedìmentì<br />

che diLsWuglgiessero l']mjpIressi:one dolorosa di questo lungo e colpevole oblio... lO.<br />

5 G. VITI, I <strong>Cistercensi</strong> 1l.ieLfondo Compagnie ReLigiose SO(JXpIJ"~e deLL'Archivio<br />

di Stato di Firenze - Lndagine archivistica, ÌJn - Nctizie cìstercensì lO, XI, 1978,<br />

n. 1, Plp. 29-61 e G. VITI, I Cistercenei ritor1Ul.no... cit., IP. 149, mota 26.


-3-<br />

to è detto su Settimo anche in altri fondi, soprattutto Notarile, Manoscritti,<br />

Carte Strozziane e Mediceo avanti i] Principato. A Firenze, inoltre, cospicui<br />

nuclei di documenti provenienti dalla Badia e nella quasi totalità<br />

ignorati si trovano anche nei seguenti archivi e biblioteche:<br />

Archivio del Seminario Maggiore di Cestello.<br />

Archivio dell'Ospedale degli Innocenti.<br />

Archivio Arcivescovile.<br />

Archivio Parrocchiale dei SS. Lorenzo e Salvatore a Settimo."<br />

Biblioteca NazionaJe (fondi Magliabechiano e Conventi Soppressi).<br />

Biblioteca Laurenziana.<br />

Biblioteca Riccardiana.<br />

E' possibile, infine, trovare qua e là manoscritti erratici, più o meno<br />

isolati, relativi alla storia di Badia a Settimo perfino in località fuori della<br />

Toscana: Ravenna," Roma," e addirittura Maredsous, in Belgio."<br />

II - STRUTTUR ARCHITETTONICA: pochissimo è stato detto o scritto<br />

finora riguardo a questo affascinante aspetto della storia artistica di<br />

Settimo" dove, alla continuità nel tempo del suo ruolo primario sia nel<br />

campo religioso che in quello civile, corrisponde un sovrapporsi ininterrotto<br />

di interventi, e quindi di gusti e di culture, sempre di alto livello;<br />

si è creata così una stratificazione (purtroppo, ma solo in parte,<br />

G Per qualche dmdilcaziiOne circa I'Archrvìo Arcìvescovale e I'Arehìvìo Parrocchìale<br />

dei S.S. Lorenzo e Sadvatore a Settimo cltl'. C. C. CALZOLAI, La storia ...<br />

cìt., passìm. Per gtli altni ho svolto Ipersonailri'l'Iiioelrche che hanno portato anche al<br />

rìtrovemerrto di manoscrìrtì dalui !per dispersi o scomparsi: ne renderò conto al<br />

più pr1esto.<br />

7 Cfr. L, H. COIfTINEAU, Répertoire torpo-bibLiog'TlClphique dies abtxuues et prieurés,<br />

vol. ]1, Maçon, 1'93\7, col, 3001: «Noti!zie hìstoriche sacre e profane iI'li'Calvalte<br />

dalla Settamìana hìstorìa deil p, Pietro Castruccì, ms, du XVilIe s. Ravenna, BiilYl.<br />

Class, cod. 104... s ,<br />

8 L. H. 'COTTINEAU, Répertoire ... cìt., ibidem: «Memorie I~mttche cavate da<br />

molte sordtture, etc., del mon. di Cestello di F~rel11Ze,ms, du X,V'IlI S., Cod. Vat.<br />

Barb., 3234, f. 180... » 'e c ... Sdgnorimì, Vat, 6068 ... s ,<br />

9 L. H. C OTTINEAU , Répertoire.: eìt., ibidem: « .. .Cronologia della badia di<br />

Settilmo, ms, du XiVIliIe .9. à MaredsiOiU:S... » .<br />

IO Di strettamente slPiecdlf~co r.ìcordo SIOJO: M. L. SALVADORI, Le f,asi architettoniche<br />

dell'Abbazia [di Settimo], in «La Nazìone » del lO ,geIllna10 192:9; E, Ltr-<br />

PORINI, Il camoanue della Badia di Settimo presso Firenze, ìn "Studi in onore di<br />

R. Pane » , N3jp oli , 1\956, pip. 101-127; Il restauro dei monwmenti daL 11944al 1966<br />

- Mostra in Orsanmicnele, Firenze, settembre-ottobre 1008, FiJnel!1ze, HJOO. p. 2517.


""-4<br />

sconvolta dagl ultimi eventi bellici e dai conseguenti « restauri »), studiare<br />

la quale significa ripercorrere le vicende non solo di un insediamento<br />

monastico, con tutte le sue funzioni e le sue necessità, ma anche di<br />

un intero territorio, che macroscopicamente risulta oggi più che alterato.<br />

A questo scopo sto raccogliendo una documentazione fotografica, la<br />

più completa possibile, relativa a:<br />

- l'aspetto attuale del complesso di Badia a Settimo in tutti i minimi<br />

particolari strutturali e decorativi;"<br />

l'aspetto del medesimo complesso e delle sue singole parti in vecchie<br />

immagini che riproducono la situazione precedente agli<br />

eventi bellici del 1944 o comunque alle degradazioni di vario tipo<br />

visibili adesso,"<br />

eventuali elaborati grafici costituiti da piante, spaccati, assonometrie,<br />

progetti di restauro, ricostruzioni ecc. di Settimo e dei<br />

suoi ambienti come sono ora e come furono m passato,"<br />

l'iconografia antica del monastero e della sua zona tratta da<br />

dipinti, disegni, mappe catastali, stampe ecc.. 14<br />

III - ARREDI:intendo, con tale parola, tutto ciò che, attraverso<br />

i secoli, fu creato da mano e mente umane per abbellire, arricchire e<br />

« dotare» la Badia di Settimo, eliminando voluta mente qualsiasi artificiosa<br />

distinzione tra oggetti mobili e strutture fisse (spesso, come ad esempio<br />

gli affreschi, tali solo fino ad un certo punto) o, ancor più, tra arredi<br />

« minori» e «maggiori ». Anche per questo settore non è comparso, al<br />

momento, alcuno studio sistematico che, a mio avviso, dovrebbe comunque<br />

affrontare almeno tre basilari campi di ricerca:<br />

documentazione del patrimonio culturale e artistico di Settimo,<br />

a qualunque epoca storica esso appartenga, conservato ancora in<br />

11 El massimo contrjbuto per quelsrto pall)tkolare setltore è venuto, ·ol:tI'le che<br />

da [Jeirsonaili campagne fOitagrarfkhe, dal materdale conservaco presso i[ Gabinetto<br />

Fotografico deìll1a Soprèntendenza fi~orelIlltiJna ai Monumenèì,<br />

12 Segnalo a questo prop osit o, come fonti meno ovvde, Ile collezdoni fotogranohe<br />

sia dell'Isti:tuto di Storia dell' Arte della facoltà di Lettere deld'Umversìtà<br />

di Furenze, sia del Kunsthistorischen fust~tut della medesima città.<br />

13 Anche in questo caso è ,]ndiSipensalbHemcorrcre laJJlaJ Soprdrstendenza ai<br />

Monumentì di Fdrenze.<br />

14 Notevole ed abbondamite ma'terilalle ho potuto reperìre sia nell' AI'IchilVio<br />

deld'Ospedale degli rnnnooenti, sia (presso il museo e F'irenze com'era lO.


5-<br />

loco, ripercorrendo con attenzione le vicende storiche e stilistiche<br />

di ogni singolo pezzo; 15<br />

ricostruzione e documentazione, con analogo esame storico-critico,<br />

di quella parte del suddetto patrimonio che, pur essendo<br />

sopravvissuta nel tempo per conservarsi più o meno bene sino<br />

ad oggi, è andata dispersa, a seguito di inarrestabili eventi, attraverso<br />

infinite strade diverse:"<br />

ricostruzione e censimento, tramite notizie documentarie ancora<br />

manoscritte o già a stampa, di quanto invece risulta irrimediabilmente<br />

perduto, distrutto o irreperibile degli splendidi appa-·<br />

rati artistici di Settimo."<br />

* * *<br />

Sicuramente (e dicendo ciò mi aVVICInOallo specifico tema di questo<br />

intervento) nel caso di Settimo una larga porzione degli arredi fu<br />

sempre costituita, nei diversi periodi storici, dai libri, sia di vera e propria<br />

biblioteca, sia di sacrestia, cioè di continuato e quotidiano uso liturgico.<br />

Ripromettendomi di trattare quanto prima, in modo organico,<br />

tutti gli aspetti di questo circoscritto argomento (ubicazione dell'ambiente-biblioteca<br />

entro il complesso monastico nelle varie epoche; consistenza<br />

numerica di volumi secondo i documenti d'archivio reperiti; catalogo<br />

dei manoscritti di sicura provenienza settimiana rintracciati, con<br />

15 Sarà necessamc considerare ,sia quando è falcirnen:te 'Vlisdlbiile a quahmque<br />

Vlilsi,tatote (100me glli aJffreschi di Giovannd da San Giovanni, per 'CUli lrimrundiÌamo<br />

a O. H. GIGLIOLI, Giovanni da .San Giov,anni (Giov,anni Mannozzi, :1519121-1163,6) - Studi<br />

e ricerche, Ffrenze, 19419,


-6<br />

esame del loro contenuto illustrativo, ecc.), riassumo qui solo alcuni dati<br />

di fatto utili per evidenziare l'ininterrotta importanza rivestita dall'elemento<br />

«libro» nel corso della secolare evoluzione della nostra Badia."<br />

Perfino una curiosa, quanto significativa tradizione aneddotica riferita<br />

dal Baccetti" tiene a sottolineare l'eccezionalità del numero dei codici<br />

che arricchivano il monastero di Settimo: durante uno dei tanti, imprecisati<br />

assedi da esso subiti ed una delle conseguenti sortite tentate dagli<br />

assediati, quanti erano rimasti entro le mura dell'edificio aiutarono i<br />

fuoriusciti a rientrare gettando loro, perché galleggiassero sulle acque<br />

che circondavano la fortificazione in modo da servire da «passerella »,<br />

i più grossi volumi posseduti dai monaci. Se per il momento non è stato<br />

reperito alcun dato documentario che attesti esplicitamente l'esistenza<br />

in Settimo di libri o, ancor più, di un centro scrittorio nei primi secoli<br />

(X-XII) della sua storia, resta il fatto, forse non meno probante, che<br />

senza dubbio" proviene dalla nostra Badia un cospicuo gruppo, solo<br />

in parte omogeneo, di manoscritti databili tra l'XI ed il XII secolo, ora<br />

divisi soprattutto tra la Biblioteca Laurenziana di Firenze" e la Biblioteca<br />

Nazionale di Roma."<br />

E' comunque con l'arrivo dei <strong>Cistercensi</strong> che cominciano a moltiplicarsi<br />

le testimonianze archivistiche relative al patrimonio librario di Settimo:<br />

la stessa presa di possesso del monastero da parte del nuovo<br />

Ordine (1236) viene suggellata appunto da un volumetto datato e oggi,<br />

a quanto mi risulta, purtroppo perduto, che conteneva la Regola cisterciense,<br />

trascritta appositamente nella casa madre di San Galgano per la<br />

filiazione fiorentina e da questa a sua volta passata poi a Buonsollazzo;<br />

ne ho trovato precisa memoria tra alcuni spogli inediti seicenteschi raccol-<br />

18 Per la storia della ib~bl!ioteca di Settimo resta ,a tutt' o~gi unico 'e fondamentale<br />

studio quello di. E. ILASINIO, Deua Biblioteca di Settimo e di alcurni sruoi<br />

manoscritti passati nella Medi.ceo-La.urenziana, im «R,i:vista dehle BiJblliotelClhe e<br />

degln Archivi », IV, 1904, \f1. 11, pp. 1-11. Per alLtri combrìbutd suceessèvì c!fJ.". le<br />

note seguenti.<br />

19 N. BACCETTI, Sle,pti.manae Historuie Libri VIII, Romae, ,1'7,24 (ma scritta, si<br />

tenga sempre presente, ,tra gld ultimi. armi del '500 ed i primi. del '600), rp. 11; cfr.<br />

anche E. LASINIO, Delui Biblioteca... cit., p. 6, ìn nota.<br />

20 La silcur.al provenienza è documentata daìle note di possesso che compaìono<br />

nei vobumi: d'altra ,parte esse risuètano sempre i.n grafÌlai moLto tarda, farmo spesso<br />

niferdmento ald'Ordine cisteroiense, che im Settimo entrò solo neì 1Q36, e possono<br />

quandi essere state apposte in €!pOlca imprecisata su codìcì che dn reaìtà possono<br />

essere entrati a if'Hir,palI1te della biblioteca settimèana anche in periodi reìarìvamente<br />

recenti.<br />

:21 E. LASINIO, Della Biolioteca.: cìt., \WJ. 9-10.<br />

22 S~ veda sopractutto K. BERG, Studiee in T'uscam. twelfth cen,tu.ry iliuminCLtion,<br />

OsIo, 1'968, pp. 32-34, 38, 60, 98, 308-310.


-7<br />

ti da Ferdinando Ughelli." Ancora entro la prima metà del XIII secolo<br />

troviamo inoltre un imprecisato lascito di libri a Settimo da parte di<br />

Ardingo Foraboschi, vescovo di Firenze dal 1230 al 1248-49. 24 Le notizie<br />

si moltiplicano ancor più nel corso del '300: è del 28 dicembre 1311 il<br />

testamento di Amato di Giano, presbitero e rettore di Sant'Andrea in<br />

Firenze, che nomina erede di sei suoi libri, di contenuto sia sacro che<br />

profano, il monastero cisterciense;" nel 1317 risulta aver fatto qualcosa<br />

di simile un Guglielmo Antelminelli da Lucca;" del 28 maggio 1337 è<br />

un inedito testamento di Simone Migliorelli, priore della medesima chiesa<br />

di Sant' Andrea in Firenze di cui si è visto rettore anche l'Amato della<br />

pergamena del 1311: un b~eve brano di esso ci fornisce curiose indicazioni<br />

circa la dispersione di alcuni testi (anche questa volta sei e forse,<br />

almeno in parte, da identificare appunto con quelli del 1311) appartenenti<br />

a Settimo, ma giacent~·presso il Migliorelli stesso." Si giunge così<br />

all'importantissimo ed in parte già noto inventario del 1338, che sto per<br />

pubblicare nella sua integrità," ma in relazione al quale desidero anticipare<br />

che esso, accanto agli oltre 121 29 volumi elencati come nella biblio-<br />

23 Roma, Bjblioteca Vatfcana, ms, Baìrb, Lat. 31234; si 'trartta dii una Miscellanea<br />

di notizie .'rielative ai Ctsrercensì ed a Loro monC1JSteri in JtalÌla, Iche raecoglie<br />

documentd dei secoli XVI e XVII messi dnsìerne da F. U~be1li; a 'C. 1,90 V., in<br />

uno ElpOglio seìcemtesoo, si lel~ge: «!in regula mamuecripta rnn ohoro Bonisolatdì iIn<br />

principio atPpalret: Anno MCCXXXVI in quo comleptus est Iìber iiste apud monastenìum<br />

Sanctì Galgani Cìstercìensìs Ordinìs pro necessanìa util1Ì1ta,te Monasterìi<br />

S. Salvatoris de Septirno ... ».<br />

2 ~ La notizia, Sf,UigJgi,ta ail Lasino, si lelgge in F. UGHELUI, Ital1..a SCliora,vol.<br />

ILI, Romae, 1647, col. 1.54.<br />

25 E. LASINIO, Ancora tieua Biblioteca di Settimo, in «:Rilvilsta deiJJle Biblìoteche<br />

e degìì Anchdvi », XVI, 1905, 'PIP. 157-158 (da AS.F., Dìplornacìco, Ceetello,<br />

1311, dicembre 28).<br />

26 E. LASINIO, Un antico invent,ario iieua Badia di S. Salvatore a Settimo.<br />

Eìrenze, 19.04, p. 37.<br />

'27 AS.F., Diplomatico, Cesteldo, 13C3:7, malglgio ,218;il brano che qui li.nterressa<br />

dice: « ... !l1mlP'rLIll.ÌJsq/Uildem dlirlt et asseruìt [iiI MilgUorellilÌi] se habere ìnfrasorìptos<br />

'liibro.s rnonasterid Sanctì Salvatorìs de Septimo, florentìne diocesìs, vìdelicet:<br />

unam Bìbbìam, lìbrum vutìorum et vìrtuturn, :J..iibrum sententiarasm, ìlibrurn Iegendarum,<br />

urrum salterum et unurn missale: qUOId mìssade dìxit et asseruit esse apud<br />

ecclesìam de Polverosa: ,oltiJus Bjbbia quarndam partem dlixilt et asseruèt subpìngnol'russe<br />

Paulo Maglantimì, pOPUlld. Sarsctd Jacobì Ultrarnì de :81orentlia, iPl'0 florenìs<br />

aureìs vÌlginlti ducbus, QuoiS vilg,illlti duos f[orooli laUlrei ldi!Xit et asseruìt se' ex<br />

CaJU9a mutui habuisse 'et recepisse .a dicto Paulo Malg11alllltini... ».<br />

28 Il dooumento, ipairzi,al1men1te edito 'Per da Iparte rellarUv,a ai liJbni da E. L.\-<br />

SINIO, Della BibLioteca... oìt., pp. 4-5 e noto anche ,a PR . .I. JONES, Le finClinze della<br />

Badia cistercense di Settimo nel XIV secolo, JJn «RdJvrista di Storia della Chiesa<br />

ìm Ltallia », X, .1956, pp. 90-122, che lo Ulti:llzzò per quanto rÌiguairoa i Ibeni drnmobidd,<br />

cantilene interessanti notizie anche SIU ,altri ,al'll"edi mobìlì, tI'a, cui una riloca €Id<br />

ìmsospettata armenìe.<br />

29 E' ÌlIl1lP'olslsti.Jbi;le precisare iiI numero dei l.iJbri, dato che ·aI]c.um sono inventairialti<br />

.globallmente, senza ohe se me ~ecitfdlchi la quarstità. E' interessante nota/re<br />

come tutti i voèumì della J.i:Slta abbiano contenuto l,itUJI'I~co 'e teologico, tranne<br />

sei, di materia medica.


-8-<br />

teca e nell'infermeria del monastero, ne cita altri 7 di carattere liturgico,<br />

passati finora del tutto inosservati, nella sagrestia e nella chiesa." Segnalo<br />

infine per il XIV secolo, in attesa di trattarne più a fondo, alcuni documenti<br />

inediti, ancora in fase di trascrizione e di studio, che possono anch'essi<br />

fornire un qualche contributo alla storia della biblioteca di Settimo<br />

in particolare e del libro in generale: in primo luogo tre «quadernucci<br />

di entrate e uscite» ricchissimi di pur frammentarie notizie,<br />

compilati da Giovanni Sangalli, borsiere del monastero, a partire l'uno dal<br />

primo febbraio 1359 (stile moderno) il secondo dal primo gennaio 1365<br />

(stile moderno) ed il terzo dal primo maggio 1375;31quindi una curiosa<br />

« promissio » del 13 novembre 1371 con cui Bartolomeo, abate del monastero<br />

cisterciense di San Michele a Quarto, in diocesi di Siena, garantisce<br />

a Pietro, abate di Settimo, di sgravarlo, non appena risulti necessario,<br />

dall'obbligo da lui contratto, per conto dello stesso San Michele a<br />

Quarto, col libraio fiorentino Diedi di Francesco circa la restituzione<br />

«de duobus missalibus ».32<br />

Sul momento scarsi, ma già quanto mai stimolanti, i dati relativi al<br />

Quattrocento: fanno tutti riferimento diretto a protagonisti della civiltà<br />

umanistica fiorentina ed invitano ad indagare più a fondo per poter giungere<br />

ad una riscoperta e rivalutazione di Settimo anche in questo ambito.<br />

S~ attende ancora una verifica la tarda notizia riferita da' Antonio da<br />

Sangallo, secondo la quale Ambrogio Traversari (1386-1439) avrebbe arricchito<br />

la biblioteca di Cosimo il Vecchio de' Medici con unvasto numero<br />

di codici tratti dalla Badia di Settimo e dal monastero di Santa<br />

Maria degli Angioli;" documentatissimo è invece il legame' ch-e con<br />

Settimo ebbe un altro personaggio, del resto in rapporto personale con<br />

30 A.S.,F., Dfpìomatdco, Cestelto, 1338, luglio ,3; [il brano, inedito, dice: « ... .Item<br />

unum mìssaìe conventus ìnccmpìetum. Idem unum evangelìstare: Item \UII1Uffi ietPiiI-'<br />

stolare oònventus .. Lteun duo mìssalìa completa, unurn im laltami ,Sanati Jaoobi 'et<br />

alltud. 1111 laJ1JtruriS'allliati Johannìs. ltem milssai1Ì!a .JlJ()(I}: completa duo ... ». Ricordo<br />

Inoltra che 1'1i.JllJV1elI1lta~i:o dta nma notevole quantità di, lilbd anche IPl'IeslSIO varie<br />

dipendenze di Settdrno: I'oepìzìo dli S. Benedetto dii Calfruglgi'ollo, Ila chiesa dà. San<br />

Martino atla Palma 'e La {!lalppeilla di Gaingralélllldi.<br />

31 A.IS.F., Compagnie BJelliigiose Soppresse, C XV,LLI, n. 509,.<br />

, 32 A.S.F., Dìplomatìco, Cestello, 1137\1,novembre 113.<br />

33 L'a notizie, ottalta ,e trascrìtta im modo i1ncom;plleto da K iLASINIO, Della.<br />

Bibiiotec.a... CQt., p. 5, :Sli trova in una MisceLlanea IOOlIlSeI'!VaJtapresso la B~blWrt;eca<br />

Rìccardnana di F'ìrenze (rns, 2058, Q. IV. 13) ohe contìene \aIl IPrilIlJC1lPiouna lettera<br />

dedìcatoeìa datata 23 marzo l!6li9 stììe moderno. Il Lasimio i:gnOira 11 passo<br />

che fa appunto riferimento al Traverssmìc tJrasC'rivo dailil'orilgina[e (ClC" H'2Jr.-H:2;v.):<br />

« ... s'algJgliuIIlSlell'o molltì ,,alltrri [libri, alla hiìbliolterca di Cosimo il Vecchio-l .raecoltì<br />

nella Badia di Settimo et nel Monasterdo delh Angeli, membro di Camaldoti," da<br />

don Ambrosìo rgenemale di deltrto Orddne, assad famidiare Idii detto COiS]n10 Vecehìo, a<br />

cui indurdzzò la sua «Traduzìone di Leamtio, De vita 'et morìbus philosophcrum ».:.».


-9-<br />

lo stesso Traversari, ma ancora scarsamente studiato: Filippo di ser Ugolino<br />

Pieruzzi, detto anche ser Filippo da Vertine. Di lui parla ampiamente<br />

Vespasiano da Bisticci," sottolineandone proprio l'amore per i<br />

libri, il lungo soggiorno nella nostra Badia, il lascito ad essa, ancor prima<br />

di morire, di varie cose, tra cui volumi contenenti scritti sia sacri che<br />

profani. A conferma di tutto ciò già da tempo il Lasinio" ha pubblicato<br />

un appunto di Ignazio Signorini contenente una lista di 13 codici lasciati<br />

da ser Filippo a Settimo nel 1461; giustamente il Lasinio medesimo<br />

nota come in realtà il lascito di libri del Pieruzzi dovette essere ben più<br />

consistente, e segnalò due manoscritti (il Conv. Soppr. 1476, D. 2 della<br />

Nazionale di Firenze e lo Strozziano CXXXVIdella Laurenziana) che le<br />

note di possesso dicono appartenuti prima a ser Filippo e quindi ai cisterciensi<br />

di San Salvatore a Settimo, ma che in realtà non trovano riscontro<br />

nella citata lista." Ad essi se ne può ora aggiungere per lo meno<br />

un terzo, sfuggito al Lasinio e conservato in Laurenziana: si tratta del<br />

Plut. 9. 2, databile al XIII secolo e contenente un'« Esposizione del salterio»<br />

in greco; nell'ultima carta (234 v.) di legge: «Liber Philippi ser<br />

Ugolini Peruzi notarii florentini, nunc autem monasterii Septimi ».37<br />

Una inarrestabile decadenza della Badia, e quindi dei suoi ambienti<br />

e di ciò che essi contenevano, si apre con il XVI secolo: letale è anche<br />

per la biblioteca, «predata e guasta», l'assedio del 1530;38poco dopo,<br />

nel febbraio 1568,39sopraggiunge la «spoliazione» di ben 37 libri attuata<br />

da Cosimo I de' Medici" ed accettata per forza di cose dai cisterciensi,<br />

che in quel momento, come ci chiarisce un documento finora inedito, si<br />

trovavano in «calamità» e volevano accattivarsi la benevolenza del<br />

Cranduca."<br />

3t VESPASIANO da BISTICCI, Vite di uomini illustri del secolo XV - A cura<br />

di P. D'Ancona ed E. Aeschlimann, Midamo, ,1951: per la nota vita del Pìeruzzi<br />

ofr. le IPP. 444-4154, per i rapporta col 'I'rarversanì ìe pp. 244-2146.<br />

3,5 E. LASINIO, Delui Bibliove'oa... crt. pp. 6,-'7.<br />

36 E. LASINIO, Delia BibLioteca... cit., 'PP. 3 e 11.<br />

37 Cfr. A. 1M. BANDINI, Catalogus codiciuti manuSicripto·rum Bibiiothecae Mediceae<br />

Laurentumae oarui continens opera Grecorum, val. ,I, Firenze, 1'764, IPp.<br />

3189-3:90. Sto svoùgendo rdicerche IpaII"ti1cala!I'lisul Pìeruzzd e la SUa bìblioteca, deìlìa<br />

quale sono mmastì anche altri ICodic i, come il sottoscrétto Plnrt. 76,. 13 della Laurenziana<br />

stessa. Clf,r. G. MERCATI, Ultimi contributi aua etoru: degli umanisti. I:<br />

Traversariana, Cilttà del Vaiticano, 19319, p. 11, n'DIta 3.<br />

38 E. LASINIO, Della Biblioteca ... cit, IP. 7.<br />

39 E non 1563·_:64 come dm K LASINIO, Della Biblioteca... eìt., p. 8.<br />

40 Prìma che in E. LASINIO, DeLLa Biouoteca.: lcilt., PlP. 8-:9, luna Lista, con<br />

qualche elemento im meno, dei codici voluti da Cosimo I e quindi IPHsslaJti in La/Ul'anziana<br />

si 'trova in G. RICHA, Notizie isteriche delle Chiese fiorentine, vol. IX,<br />

Firenze, 176:8, IPIP. 348-34,9; ivi ItUt,ti li volumi sono detti provvisti di nma mota di<br />

possesso ohe diceva - Liber .Monasterid S. Salvatorìs de S\p,e:timo Ord, Cìsterc, ».<br />

41 A.S.F., COJ;llip. ReI. Soppr., C XVIII, n. 396, secondo quaderno segnato S,<br />

c. 51:


-lO -<br />

Nonostante tutto CIO, ancora molti libri doveva custodire Settimo<br />

nel XVII secolo se nel 1617 si provvede addirittura all'allestimento di<br />

una «molto vaga» biblioteca" e nel 1622 Gregorio XV in persona proibisce<br />

di asportare da essa qualsivoglia volume." Perfino il decreto del<br />

1659 che imponeva la concentrazione di «scritture, codici, ìstrumenti<br />

ecc.» della provincia cisterciense toscana nel monastero fiorentino del<br />

Cestello," non impedì al Giulianelli di vedere a Settimo, più di un secolo<br />

dopo, non solo una notevole quantità di libri a stampa, ma perfino due<br />

manoscritti: una «Leggenda di San Quintino» ed un «Offizio della<br />

Madonna» del XV secolo, splendidamente miniati." Anche questi estremi<br />

nobili resti di una cosÌ gloriosa e celebrata biblioteca dovevano però<br />

« 1567 - Essendo I'Aoate di 7'0 e Priore di Cesteìlo assenti, di settembre li<br />

Pittorì feC'ero Lnstamza, che se li concedesse quelììa iOalplPe}llaIprillllcl~p'iata:daillt Ba!rtdlomeo<br />

Scali, e domendorono poter .rcmpere d.llmuro SIUla strada che risponde<br />

sulla via della oolorma per poter entrac in detta CaIPlPeUa: per celebrar la [eSita dii<br />

S. Luca; e iperchè mom ci erano li nostri superdori che quaeì per lo spazio di 4<br />

anni stettero assenti. D. Maùaohìa converso, e sìndaco, ne parlò ,ad iiI Duce<br />

Cosimo, quaìe li felce ìntendere che gUela Iascìassero lalpdre, IpN'chè havevano intenzione<br />

volerda fiIniore, e poi si msunpormo un pezzo di terreno fifa essa e 11.a casa<br />

de' Guglatimì, ave fecero una stanza. D. Cherubmo era vice Abbatte di 7 0 il 24<br />

Gennaio 1507 che oonreva dl "5168, et era amco Iucgotenence de' Commìssaa-ìì. in<br />

7'°, D. Malaehìa Pcìcr di Cestello, e Ceunerlengo, D. Flliippo Converso di Buonsollazzo,<br />

D. Bernardo, e D. Grudiamo sotto Camaclengo di 7'0, 'e dì XiI febbrado medesimo<br />

D. Malachia Priore, e D. GiiUHtaJno sìndachì ipreSeniOiI1nO un Breve del<br />

Papa per causa di moderare le commissioni fartte da' mostri PP. me' tempi passntì<br />

così i:nlgolIìde 'a due Canonìcì più semiori M. Jacepo Marmelei, 'e M. Pietro<br />

Nerli. In detto mese il Duca ci felce ruchiedere ohe li desimo alcumì de' nostri<br />

libri numuscritti per Ia sua lhbreria, et, essendo noi in quelda caìamìtà, :D. Cherubino<br />

Aibbalte sostètuto. .e .D. Malachìa Pr-iore per benetìcarsì detto Prencipe 11<br />

dettano ,li seguenti libri: Juvenale, un libro di Cav a111i , de Senectute, Cile. de Oratore<br />

2 tomi, Salìhustìo, Lucamo, Cee, retorica ad H erennìum , Prisciano 2 c'OI'IPi,<br />

Nonio Marcello, Epistoll'e di S. Paolo greche 2 corpi, Atti Ap:Qlstolid greci, Cic, de<br />

Offiilciis 2 corpì, questione Teologiche, Oraeìone di M. Giarmozzo M,anettJti ai Papa<br />

Irmocentìo, E4>ils;toùedi S. Jacopo ,grelche, Mercurìo 'I'rìmegisto tradotto dal FiICIÌJIlO,<br />

Bcetio de d.ìscìpddria scolaminnm, €lPilsltolle d'Ovidio, Gregonìo Nazianzeno greco,<br />

Opuscold Idi Seneca, IInicelcti esposìtìone fOipm. S. :M'altteo 'g,reco, Justìno, Lnsti>twtione<br />

di Quirstidl ano, Odissea di Omero :grrec.o, Espositione sopra ,iiI Psalterìo Greco,<br />

Cìc. Epìstoìe falmillialri, Ti/bUililo in ~o, Dante àm fOlglito, Donato Ìln 'I'enentio, VilI"glilio<br />

in 4°, VirilgHio iln 8°, Gioseff'o de bello Judaìeo, Psalterìo im lingua LOI1jgobarda ».<br />

-12 A.S.F., Comp, Rel, Soppr., C XVIn, n. ,31916, quaderno segnato T CI. SllGNO-<br />

RIN!, Memo,ri,e del Mcmaseero di Settimo), C. H2 v.: «di più OI'lnÒ H'abate Alttilio<br />

Brunacoì l dette stanze di varie pìbture e quadri, e dd tUitti Ili uiiensiH necessari,<br />

In olere si felce nma Libreria motto vaga, e ripiena di vari libri, e vagamente<br />

adorna .per uso e commodo di dente carnere ».<br />

43 ]b1dem, C. 113 r'.: «Gregorio XV sl11\bDat. Rornae dìe 31 Marrl] Pont.<br />

Ann. ij a petizione del P. Abb, D. Artti/lio Brunacci vieta sotto pena di Scomunica<br />

e Ipr:ilv,~tiotne di voce atti,va, e pasenva 'ohe TII:Iu,no ,alrdi's'ca est,ralrre libri dalla<br />

Libreria deille Caimere da: e::SiQ faltte fialbbrli\Cla'retn Settimo nè t'almpo.co q:uadri °<br />

Pittur'e e altri O'l'Iilalmenti di de,ite Camere ».<br />

H P. GIULIANELLI, in G. RICHA, Notizie ciii., p. 228.<br />

J,'\ P. GIULIANELLI, in G. RICHA, Notizie cilt., p. 221.


-11-<br />

subire un'impietosa dispersione: il 13 agosto 1783 l'Ordine cisterciense<br />

viene soppresso nell'intera Toscana e tutto ciò che delle sue tangibili<br />

testimonianze artistiche e culturali era riuscito a sopravvivere, si smembra<br />

e scompare attraverso infinite, spesso insospettabili vie.<br />

* * *<br />

Di un tanto cospicuo, quanto tra vagliato patrimonio librario ancor<br />

oggi è possibile reperire, sia pure solo dopo casuali ritrovamenti o lunghe<br />

e pazienti indagini, le «reliquie» che anzi, grazie ai contributi di<br />

vari studiosi ed alle mie personali ricerche, si rivelano sempre più numerose,<br />

al punto da esigere uno studio specifico che le classifichi, le<br />

descriva e le inserisca in un discorso organico, in modo da aggiornare,<br />

correggere e precisare ciò che sull'argomento è già stato detto dal più<br />

volte citato Lasinio: come ho accennato, è appunto quello che sto facendo<br />

e che conto di pubblicare al più presto." Qui voglio soffermarmi<br />

solo su tre dei tanti codici ancora superstiti della biblioteca di Settimo<br />

(come indicano, tra l'altro, precise note di possesso)," eccezionali per la<br />

ricchezza, la quantità ed il contenuto iconografico del loro apparato illustrativo.<br />

Si tratta di tre graduali «de tempore» propriamente detti,<br />

contenenti cioè i brani da cantarsi durante le messe feriali, e festive<br />

(introiti, graduali, alleluia o «tractus », offertori e communi) del ciclo annuale<br />

liturgico temporale. Essi, ora presso il monastero di Santa Croce<br />

in Gerusalemme a Roma con le segnature A, B e C, sono stati rintracciati<br />

e ripetutamente segnalati da C. Bertelli," ma solo di sfuggita: lo<br />

studioso, infatti, ha sempre concentrato quasi tutta la sua attenzione<br />

su un quarto manoscritto, il graduale «de sanctis» D, che completa il<br />

•<br />

16 Obtre quarsto è :oalpitato di dure fin qui, amticdpo soltanto che integrando<br />

e correggendo quanto scrrtto da'l Lasìnìo, attraverso iUlll'all'lllPUabibildogr'ad1a e rìcerche<br />

codici<br />

IpeirsonalJi SIUmateriale<br />

datt9.lbi,lJiima l'VlIliI ed<br />

inedìto<br />

til XV<br />

ho potUJto quasi<br />

secolo sacuramenre<br />

raddoppiare ill numero dei<br />

provenierutd da Badia a<br />

Settimo 'ed ora dìspersì tra Frrenze (Archivio di Steto, Bibldoteca Laurenzìama,<br />

BiJb1iiotelca Nazionale. Ospedale degdi dmnocenti), Pavìa (Bìbldoteca Umìversitaria)<br />

e Rom'31 (B~bliolteche Nazìonade, di Santa Croce in Gerusalemme e Vaticana) per<br />

un .totalle di 431 Ad essi sono da aiggiungere 8 vcèumì dello stesso periodo, di incenta,<br />

ma IProbalbille, provenìenza settimiana, nomehè aètri 22, di cui alcuni anche<br />

a stampa, compresi invece tra ~l XViI ed il XVH[ secolo.<br />

"7 Esistono esplucìte note di possesso, sia pure in Igrafia pituttosto tarda, sul<br />

recto della prìma carta dii eìascun 'graduale (


-12 -<br />

gruppo" e che contiene una preziosa sottoscrizione; essa lo dice compiuto<br />

nel 1315, per la parte calligrafica, dal monaco Vincenzo Monocolo di<br />

Badia a Settimo, cui apparteneva, e crea qualche problema circa la<br />

datazione delle splendide e numerose miniature che il codice racchiude.<br />

Del graduale D e di tutto ciò che lo riguarda mi sono occupato di<br />

recente anch'io," con conclusioni molto diverse da quelle del Bertelli:<br />

non è quindi il caso che insista sull'argomento; preferisco invece allargarlo,<br />

prendendo appunto in esame esclusivamente i codici A, B e C, da<br />

considerarsi inediti in tutti i loro aspetti.<br />

In essi," con una dovizia di raffigurazioni che ha ben pochi eguali e<br />

che certo corrisponde ad un benessere economico di Settimo che numerosi<br />

e disparati fattori concorrono ad indicare come massimo proprio entro<br />

il XIV secolo, assolutamente tutte le iniziali che aprono i testi dell'introito<br />

di ciascuna messa sono miniate: decorate con motivi fitomorfi<br />

quelle per le messe feriali e del sabato, per un totale di 55 lettere;" istoriate<br />

ad ogni costo quelle per le messe domenicali e per le feste di<br />

Cristo, per un totale di altre 58 lettere."<br />

Riguardo alle qualità e alle particolarità stilistiche e formali di tutte<br />

queste illustrazioni, che meriterebbero di essere riprodotte in numero<br />

ben maggiore di quanto si possa qui attuare, il discorso mi sembra presto<br />

fatto: siamo di fronte ad un ciclo quanto mai omogeneo, nonostante la<br />

sua vastità, uscito dai pennelli forse di un'unica mano, certo di un'unica,<br />

compatta bottega largamente presente in tutta la produzione libraria<br />

fiorentina del Trecento e che fa capo all'inconfondibile ed insieme<br />

multiforme personalità del cosiddetto «Maestro daddesco». Se, come<br />

credo di aver dimostrato, il suo intervento nel graduale D (predominante<br />

ma non esclusivo) può collocarsi attorno al 1335-1340, qui possiamo<br />

49 I qualÌltro Igradlualli di Santa Croce in Ger:usallemme sono a loro volda Libungìcarnerite<br />

dntegrati da: cinque Hn,tifonalri (l:iJbru contenenmì ,i brani da cantarsi<br />

dUI1a1Il1tel"ufd',ido) ora all'Ospedaìe degli Imnocentd di Fdrenze, ma anoh'essi provenìendì<br />

da Settimo. Per le mot.izàe essenzdadì relatìve 'rimando a\l mio contrbbuto<br />

citato nella nota seguente.<br />

:'0 Nelì'ambito del ]0 Convegno di St()lni'a delda Minéemura tenuto al Cortona<br />

neìll'aprìle del 119


- 13<br />

scivolare ancora oltre negli anni, fin verso la metà del secolo, fino a riconoscere<br />

nei codici A, B e C l'opera più tarda per ora nota dell'anonimo<br />

artista." Arcaismi nelle fisionomie e negli atteggiamenti, che riassumono<br />

tutta la pittura fiorentina primo-trecentesca, si intrecciano con<br />

puntuali citazioni, specie coloristiche, da Bernardo Daddi, con manierismi<br />

che segnano i volti e che provocano un progressimo ingigantirsi dei<br />

volumi e delle proporzioni, con fantasiose ed elaborate libertà decorative<br />

che utilizzano con profonda perizia foglie e racemi, animali fantastici e<br />

« dròleries », in un trionfo di forme e di linee che già prelude alla scuola<br />

degli Angioli.<br />

Non cisterciense quindi il miniatore: i monaci di Settimo li sappiamo<br />

spesso, a partire dal Vincenzo Monocolo del graduale D, eccellenti<br />

nelle arti calligrafiche;" ma mai, se non Vincenzo e Niccolò Fortini<br />

nel XVI secolo," in quelle dell'illustrazione del libro. Non cisterciense<br />

l'esecutore materiale dei dipinti, ma certo di impronta cisterciense la<br />

fonte ispiratrice, più o meno diretta, del così complesso programma iconografica<br />

che caratterizza le iniziali istoriate. Prima di tutto è da notare<br />

la costante, stretta rispondenza tra il soggetto di ciascuna di esse ed il<br />

testo liturgico che immediatamente segue (l'introito) o, più raramente,<br />

che allude in modo esplicito al tema centrale del giorno (e che può<br />

quindi essere anche un graduale, un alleluia, un tractus o un offertorio).<br />

Sulla base di questo principio, si sviluppano almeno quattro distinti, ma<br />

sempre intimamente collegati filoni illustrativi: il più interessante mira<br />

a evidenziare le concordanze tra Vecchio e Nuovo Testamento, fondendo<br />

in una stessa scena austeri personaggi biblici con visioni di salvezza e<br />

di redenzione. E' il caso, tra i tanti, della grande miniatura che apre il<br />

graduale A (c. 1r.) e con esso il periodo liturgico dell'Avvento: ricalcando<br />

il concetto portante della prossima realizzazione della parola di Dio<br />

(annunciata di continuo dai profeti) attraverso il sacrificio ed il trionfo<br />

del Cristo, ecco che l'illustratore, sfruttando la struttura bipartita dell'iniziale<br />

del brano dell'introiito (« Ad te levavi »), colloca nel settore inferiore<br />

due figure, l'una in piedi con attributi profetici," l'altra inginocchiata<br />

a simboleggiare l'umanità intera, entrambe rivolte verso l'alto, dove<br />

la Divinità troneggia entro una mandorla fiancheggiata da due Angioli<br />

che sorreggono gli strumenti della Passione. Il medesimo spirito<br />

54 Cér. Ila nota 5.0.<br />

55 Cflr. G. VITI, I Oistercensi... cìt., pp. 164-1171.<br />

56 N. BACCETTI, Septimumae ... cid., pp. 5'9-60.<br />

57 Ricordo, senza peraltro azzairdatre una sucura ~denttfilc3lzione, [che moltissimi<br />

testi iLit,urgicidel periodo dell' Avvento sono :1Jraltlti: dal Libro di Isaia.


--14-<br />

impronta tutta la rara iconografia che accompagna, nelle pagine successive,<br />

il lento avvicinarsi al Natale: nel1a vigilia la H della parola<br />

« Hodie » accoglie ancora una volta un profeta che indica il Bambino<br />

Gesù in fasce, adagiato in un contenitore lapide o che funge da culla:"<br />

e subito dopo, attorno a questa stessa culla, troviamo, a parlare col Figlio,<br />

Dio Padre in persona" o, a pregare devotamente, sei personaggi<br />

rivestiti di poveri abiti pastorali (fig. 1).60<br />

Il secondo motivo ispiratore di molte miniature dei nostri graduali lo<br />

incontriamo. per la prima volta propr.o nella grande Natività posta ad illustrare<br />

la messa principale del 25 dicembre: 61 alludo, ovviamente, alla<br />

vita di Cristo, i cui episodi salienti scandiscono tutti e tre i manoscritti."<br />

In tali illustrazioni l'artista non può che seguire l'ormai già stabilizzatissima,<br />

tradiz.onale iconografia; non rinuncia tuttavia a documentare una<br />

volta di più la sua non superficiale conoscenza dei testi liturgici, introducendo<br />

particolari quanto mai pertinenti, altrove solo di rado riscontrabili:<br />

si veda il puledrino che accompagna l'asino su cui Gesù entra in<br />

Cerusalemme'" o i due Angioli vestiti di bianco che indicano agli Apostoli<br />

l'Ascensione di Cristo." Altre volte il miniatore ama addirittura arricchire<br />

le scene con curiosi particolari di genere, come le stoviglie ed i<br />

cibi che riernp.ono la rotonda mensa dell'« Ultima cena », tra cui, in<br />

voluta evidenza, un mezzo pollo nel suo recipiente."<br />

L'aspetto sicuramente più originale e quantitativamente più abbondante<br />

dell'intero ciclo illustrativo dei nostri graduali è costituio dall'incrollabile<br />

bisogno di trovare, senza deroga alcuna, il modo giusto di visualizzare<br />

testi e concetti che spesso, almeno a prima vista, non sembrano<br />

offrire il minimo spunto ispiratore. Ma le difficoltà non sembrano mai arrivare<br />

a spaventare né, tanto meno, a vincere il miniatore: ogni qual volta<br />

è possibile un aggancio di tipo simbolico o compare una parola che<br />

può suscitare un'immagine, subito si afferra l'occasione per dare sfogo<br />

:.~Graduane A, c. 47 r.<br />

:'9 La mìmìatura dllluSitra la prima messa di Natale ,e s:i trova nel !grarltuale A.,<br />

a IC. 5~ r. Da notare iiI testo, fedelmente nìcaùcato dalll'illl'U~lt:razilone; esso dice:<br />

« Domìnus dixìt ad me: FiliJus meus es tu ... » (ps, 2,7).<br />

60 Graduale A, c, 57-.r.: seconda messa di Natale.<br />

61 Graduale A, IC. ,62 v.: terza messa di Natale.<br />

62 GIH epilsOidi d€ÙJl,aVdta di Cristo irl3lfifi!g!Ur:aItinei nostrì tre codici sono:<br />

oela'A, olitre ad. detti, l'" ElPitf!amd.a» (c, 7G v.); 1I1ie1B 1'« Ingresso dn Gerusalemme"<br />

(c. 81 r.) e 181 «Resurrezione» (IC. 167 IT.); neì C 1'« Ascensìone » (c. l r.), la<br />

« Pentecoste» ,(,C. 27 'r.) e l'" Ultima Cena » (IC. 238 r.).<br />

63 Ciflr. S. Maltteo 21, 1-5.<br />

64 Clfr. Act, 1, 9-1111.<br />

65 Sii tratta de{Lla mìnìaeure che Illustra la festa deì c Corpus Dominì » a C.<br />

2308 r. del Igflaldualle C.


-15-<br />

(Fig. 1)<br />

ROMA - S. Croce in Gerusalemme - Graduale A: c. 57r - sec. XIV (metà)<br />

M.o daddesco. Personaggi adoranti Gesù Bambino. (2a Messa di Natale).<br />

ad una fantasia che riesce a trovare soluzioni ora profonde, ora ingenue,<br />

comunque mai gratuite. La domenica «in albis », per esempio, ricorda<br />

liturgicamente il giorno in cui bambini e neofiti ricevevano il battesimo,


- 16<br />

cioè l'iniziazione alla vita cristiana, i primi rudimenti di un preciso sistema<br />

di esistenza e di comportamento: ed ecco puntualmente la relativa<br />

illustrazione del graduale B 66 mostrarci un gruppo di giovinetti, uno<br />

dei quali mostra un cartiglio su cui si leggono i segni dell'alfabeto, primi<br />

rudimenti anch'essi di un qualcosa che è cultura, come è cultura il cristianesimo;<br />

l'introito della messa della seconda domenica dopo l'Epifania<br />

dice «Omnis terra adoret te », ed ecco un personaggio biblico indicare<br />

un paesaggio cosparso di chiese e di castelli;" l'introito della prima<br />

domenica dopo Natale dice «Dum medium silentium tenerent» ed<br />

un uomo fa cenno, col dito alla bocca, di tacere:" l'introito della domenica<br />

di Sessagesima dice «Exurge, quare obdormis, Domine? », ed un<br />

anziano individuo si piega su uno più giovane, incoronato, per scuoterlo<br />

e svegliarlo;" l'introito della quinta domenica dopo Pentecoste dice «Dominus,<br />

illumnatio mea », ed un personaggio indica con la mano i propri<br />

occhi." Potrei andare avanti a lungo in questa elencazione. La interrompo<br />

invece per citare l'esistenza di numerosi casi, ancora più complessi,<br />

di fronte ai quali qualunque illustratore si sarebbe trovato e si troverebbe<br />

interdetto: spesso i testi liturgici hanno contenuti talmente astratti, che<br />

niente potrebbe arrivare a concretizzarli figurativamente in modo puntuale;<br />

ma il miniatore non si arrende nemmeno in queste circostanze:<br />

utilizza sempre la figura umana isolata, varia nella fisionomia, nell'età,<br />

nell'atteggiamento o negli attributi, senza, cioè, mai ripeterla uguale e<br />

senza mai cadere in una trita monotonia; è il simbolo generico di chi, con<br />

le parole della Bibbia, si rivolge supplice e implorante a Dio per chiedere<br />

aiuto e protezione: per questo la maggior parte di simili personaggi,<br />

tra i quali non mancano quelli con cartiglio" o quelli che indicano in un<br />

libro la parola divina," è ritratta inginocchiata, con le mani giunte o<br />

incrociate sul petto, in atto, appunto, di preghiera; si contano ben 17<br />

miniature costruite su questo schema."<br />

Concludo con l'ultimo, ristretto gruppo di illustrazioni contenute<br />

nei tre graduali di Badia a Settimo; gruppo che si adatta in modo parti-<br />

66 Graduale B, 'C. 216 r.<br />

67 Gradueile A, 'c. 84 r. (ps, 65, 4).<br />

68 Graduate A, IC. ,6'9 Ir. (sap. 18, M-t5).<br />

69 Graduaìe A, 'c. 103 11'. (lPiS.43, 23,-26).<br />

70 Graduate C, 'C. 86 v. (ps, 26, 1-2).<br />

71 Ad esempio la mìnìaturt» a e. 1>612r. del graduale C, relativa alla qjlllÌlnJdilcesima<br />

domenica dopo Pentecoste,<br />

72 Si veda c. 2104 V. del graduade C ;la lettera à,stodata per la: ventesima domenìos<br />

dopo Perstecoste.<br />

73 Tra ['e tante, 'si vedano le illllUSt:r:aiziJond a; c. ~ v. del graduale A (quarta<br />

domenàca d'Avvento), a c. 44 v. del B (qu~nlta domel1J;ilcaidi QualrelSlima)e


-17 -<br />

colare, a chiusura del mio contributo, per ribadire non solo la destinazione,<br />

ma anche la spiritualità ispiratrice e la cultura religiosa prettamente<br />

cisterciensi dei codici in esame, arricchiti di un commento visivo di<br />

una capillarità spiegabile solo presupponendo precisi interventi e precise<br />

volontà da parte di una committenza esigente e qualificata. Poste quasi<br />

come marchi di appartenenza, compaiono così tre lettere istoriate che<br />

ci mostrano proprio i monaci di Settimo colti in vari momenti della loro<br />

diretta partecipazione alle funzioni liturgiche: due volte mentre cantano<br />

attorno al badalone (fig. 2),74 la terza mentre subiscono l'imposizione,<br />

(F~. 2)<br />

ROMA - S. Croce in Gerusalemme - Graduale B: c. 235r - sec. XIV (metà)<br />

M.o daddesco, Coro dei Monaci. (4a domenica dopo Pasqua).<br />

74 GrUlPPi ,dIi monacì che IClaillltaJnO comparono nella «C" di «Calnitemus,. di<br />

c. 1:515 r. (ìmtrodto deì Sabato Santo) ,e riella «C» di «Carrtate » dlÌ. c. 235 r. (introito<br />

delia quarta domenica dopo Pasqua) del medesimo Igraduarle B.


-18 -<br />

da parte del loro abate, delle ceneri." Nemmeno in questi casi si contravviene<br />

alla regola di dare al testo un'illustrazione immediatamente<br />

efficace: ma per noi si aggiunge ora anche l'interesse di poter cogliere<br />

originali notazioni di costume che, sia pure in misura minima rispetto<br />

a quanto ci possono dire le numerose testimonianze artistiche e culturali<br />

ancora superstiti, portano un contributo particolare per la conoscenza<br />

della vita più quotidiana di Badia a Settimo. Il suo patrimonio si arricchisce<br />

comunque di altri tre eccezionali documenti che confermano l'urgenza<br />

di fare piena luce sull'intera storia di questo monastero.<br />

75 La min:LaroU!I'la riitlustra la c. 123 r. del gradaiaìe A.


FLORILEGIO CISTERCENSE<br />

a cura di P. VITTORINO ZANNI<br />

1. « Non giudicate e non sarete giudicati» (Le 6, 37)<br />

La natura umana è talmente perversa che ognuno si sente portato<br />

a sindacare le parole e le azioni altrui e quindi a giudicarle in maniera<br />

tutt'altro che benevola.<br />

Alcuni criticano il prossimo perché hanno un cuore aspro e amaro,<br />

insoddisfatto di tutto e di tutti. Altri credono di essere superiori ai loro<br />

fratelli e quindi non perdono occasione di umiliarli per elevarsi al di<br />

sopra di essi. C'è poi chi getta la croce addosso agli altri per mascherare<br />

i propri vizi. C'è chi cerca fama e prestigio facendo l'anatomia sulle<br />

parole e azioni del prossimo, lusingandosi così di fare sfoggio della propria<br />

sapienza. Non mancano coloro che, annebbiati dall'ira, si vendicano<br />

spifferando calunnie. Altri sparlano del prossimo per pigrizia mentale,<br />

solo perché parlar male di una persona riesce loro più facile che parlame<br />

bene.<br />

La prima cosa da farsi è questa: evitare la curiosità, disinnescare<br />

le proprie antenne-radar. La seconda cosa necessaria è quest'altra: evitare<br />

i pettegolezzi, sia che si tratti di difetti naturali o che si tratti di<br />

vizi colpevoli.<br />

Soltanto Dio ha il diritto di giudicare le profondità del cuore umano.<br />

Colui che presume di giudicare e condannare i pensieri del proprio<br />

fratello invade il tribunale di Dio: lo, il Signore, scruto la mente e saggio<br />

i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il<br />

frutto delle sue azioni (Ger 17, 10). Non giudicate e non sarete giudicati,<br />

non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato,<br />

date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi<br />

sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate sarà<br />

misurato a voi in cambio (Le 7, 37-38).<br />

Scrutare i vizi degli altri e divulgarli? E' come raccogliere il fetore<br />

della cloaca ed esporlo in pubblico.<br />

Vogliamo correggerci di questo vizio, non è molto difficile. Caliamo,<br />

prima nella profondità della nostra anima, tagliamo la testa ai sentimenti<br />

di orgoglio che senza sosta pullulano dal di dentro, pensiamo al male<br />

che abbiamo fatto, alle virtù che non abbiamo acquistato. Caliamoci,<br />

poi, nell'animo dei nostri fratelli, ammiriamo le loro virtù, diamo spazio<br />

alla lode e alla stima per loro.<br />

Perché lasciar briglia sciolta alla curiosità? Perché interessarci morbosamente<br />

delle faccende che non ci riguardano personalmente? Perché


-20 -<br />

abbiamo la presunzione di trinciare giudizi e condanne quando non disponiamo<br />

neppure di un indizio di colpa? E quand'anche la colpa fosse<br />

manifesta, non possiamo scusare anche allora l'intenzione, spiegare il<br />

peccato con la fragilità, scusarlo a motivo della passione, della tentazione<br />

violenta cui il prossimo è stato esposto?<br />

Imitiamo quell'eremita: quando udiva che qualcuno aveva peccato<br />

esclamava: «Povero me. Oggi lui, domani io. Lui, certo farà penitenza,<br />

ma io? .. ». Forse Dio ha già perdonato coloro che noi stiamo condannando;<br />

perdonerà anche noi, noi autori di una critica tanto spietata? Se<br />

lasciassimo via libera alla luce per penetrare nelle pieghe più profonde<br />

della nostra coscienza, sarebbe tale la nostra sorpresa che non oseremmo<br />

più fissare gli occhi nella vita degli altri.<br />

Del resto, non richiede forse la legge della carità che noi pensiamo<br />

degli altri così come vogliamo che gli altri pensino di noi? E se noi<br />

desideriamo di essere lodati e stimati, perché anche noi non lodiamo e<br />

stimiamo gli altri?<br />

Questa regola è determinante per il comportamento di coloro che<br />

hanno il compito di sorvegliare e guidare la vita altrui: prima di condannare<br />

e punire i loro sudditi, essi abbiano la pazienza di esaminare se<br />

stessi; si troveranno peggiori degli altri; e allora le loro riprensioni saranno<br />

dettate unicamente dalla carità e dell'amore.<br />

C'è un'altra categoria di persone che sono in errore: coloro i quali,<br />

senza alcun fondamento di realtà, sospettano che gli altri pensino e parlino<br />

male di loro, e per conseguenza odiano tutti e non si fidano di<br />

nessuno. Per estirpare dal nostro animo questo vizio è necessario prima<br />

di tutto mortificare la brama di piacere agli uomini, di apparire perfetti<br />

e eccellenti; dobbiamo richiamare alla mente le parole di San Paolo:<br />

Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo<br />

(Gal 1, lO). Non solo, anzi dobbiamo evitare persino il desiderio di sapere<br />

che cosa gli altri pensano e dicono di noi. Tanto più perché spesso<br />

avviene che coloro i quali noi pensiamo stiano parlando male di noi,<br />

in realtà a noi non hanno neppure pensato.<br />

Ma soprattutto non dobbiamo dare agli altri motivo di pensare o<br />

parlar male di noi. Insomma in queste circostanze c'è l'Apostolo che<br />

ci insegna come comportarci: A me poco importa di venir giudicato da<br />

voi o da un consesso umano (1 Cor 4, 3).<br />

In realtà noi siamo quel che siamo dinanzi agli occhi di Dio. Che<br />

gli uomini ci lodino o ci insultino, che ci stimino o ci disprezzino, essi<br />

non possono renderei né migliori né peggiori.<br />

Card. GIOVANNI BONA Corso di vita spirituale I, 17, 3


- 21-<br />

2. Sermone XVII - Nel giorno dell'Assunzione della B. V. Maria<br />

a cura di P. GERARDOCONSIGLIO<br />

«Gesù entrò in un villaggio: e una donna di nome Marta lo accolse<br />

in casa sua. E costei aveva una sorella di nome Maria », (Luc. X, 38).<br />

Avete sentito dal Vangelo la grande felicità delle due donne. Veramente<br />

grande felicità di Marta" o fratelli, che accolse tale ospite, lo servì<br />

e fu occupata nel suo ossequio. Grande felicità di Maria, che riconobbe<br />

l'eccellenza di tanto ospite, ne ascoltò la sapienza e ne gustò la dolcezza.<br />

CosÌ, infatti, narra l'evangelista che N. S. G. Cristo entrò in un<br />

villaggio e che una certa donna di nome Marta lo accolse in casa sua e<br />

lo servì. Ella aveva una sorella di nome Maria che, non appena Gesù<br />

entrò, corse ai suoi piedi ed ivi si mise a sedere, per udire le dolci sue<br />

parole; ed era talmente assorta alle parole del Signore, che non si curava<br />

di ciò che si facesse in casa, se qualcuno vi parlasse e quanto anche la<br />

sorella sua lavorasse. Chi di voi, infatti, se il Signore volesse entrare da<br />

lui, non godrebbe in modo meraviglioso e inneffabile? Che diremo, adunque,<br />

fratelli, dal momento ch'Egli non si trova col corpo in terra e non<br />

possiamo, perciò, accoglierlo corporalmente, e pertanto dobbiamo forse<br />

disperare della sua venuta? Piuttosto prepariamogli le nostre case e senza<br />

dubbio Egli verrà da noi al tempo delle nostre opere, meglio che se fosse<br />

venuto corporalmente.<br />

Queste donne furono senza dubbio beate, perché lo ricevettero corporalmente;<br />

ma molto più beate certamente, perché lo avevano ricevuto<br />

con la mente. Infatti in quel tempo molti lo accolsero corporalmente e<br />

mangiarono e bevvero con lui; ma, poiché non lo accolsero con la mente,<br />

questi rimasero miserabili. Chi, infatti, fu più infelice di Giuda? eppure<br />

egli servÌ il Signore corporalmente. Dirò di più. La stessa B. V. Maria,<br />

di cui oggi celebriamo la gloriosa Assunzione, senza dubbio fu beata,<br />

perché accolse il Figlio di Dio col corpo; ma tuttavia e proprio per questo<br />

più beata, perché lo aveva accolto nella mente. Direi una bugia, se ciò<br />

non lo avesse affermato il Signore.<br />

Ieri fu letto che una donna disse a nostro Signore: «Beato il grembo<br />

che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato» (ibid.). E il Signore<br />

le rispose: «Che anzi: beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la<br />

mettono in pratica »,<br />

Perciò, o fratelli, prepariamogli un tale spirituale villaggio, affinché<br />

venga da noi nostro Signore. Infatti affermo con audacia che, se la Bea-


- 22-<br />

ta Maria non avesse preparato in sé siffatto villaggio, non sarebbe entrato<br />

nel suo utero, né nella sua mente il Signore, Gesù, né verrebbe letto oggi<br />

nella sua festività il brano di tale Vangelo. Dunque prepariamogli tale<br />

villaggio. Perché sia forte un castello, ci devono essere tre cose: il fossato,<br />

il muro e la torre.<br />

Per primo il fossato, poi al di sopra del fossato il muro e poi la<br />

torre che è più forte e più eccellente di tutto il resto. Il muro e il fossato<br />

si custodiscono a vicenda; poiché se il fossato non fosse in mezzo<br />

a proteggere, gli uomini mediante qualche scaltrezza potrebbero accostarsi<br />

per minare il muro; e se il muro non sovrastasse il fossato, potrebbero<br />

avvicinarsi al fossato per riempirlo. La torre protegge ogni cosa,<br />

poiché è più alta di tutto. Entriamo ora nell'anima nostra e vediamo in<br />

che modo tutto questo deve spiritualmente effettuarsi in noi. Cos'è il<br />

fossato se non la terra profonda?<br />

Perciò scaviamo il cuor nostro, dove la terra è più profonda. Togliamo<br />

la terra che è dentro e gettiamola al di sopra di noi: cosÌ, infatti, si<br />

fa il fossato. La terra che dobbiamo prendere e gettar sù è la nostra<br />

terrena fragilità. Ciò non si nasconda al di dentro, ma sia sempre avanti<br />

agli occhi nostri, affinché sia nel nostro cuore il fossato, cioè la terra<br />

umile e profonda: Dunque, o fratelli, codesto fossato è l'umiltà.<br />

Ricordatevi ciò che disse il vignaiuolo nel Vangelo di quell'albero<br />

che il Padrone della vigna voleva tagliare, perché non vi aveva trovato<br />

frutto: «Signore, lascialo stare anche quest'anno, finché vi scavi intorno<br />

ad esso evi metta il letame ». (Luc. XIII).<br />

Qui Egli volle fare il fossato, cioè insegnarci l'umiltà. CosÌ, dunque,<br />

o fratelli, incominciamo a costruire questo castello. Infatti, se questo fossato<br />

non sarà stato scavato nel nostro cuore, cioè la vera umiltà, non<br />

potremo edificare se non la rovina sul nostro proprio capo.<br />

Oh! quanto bene l'aveva fatto tale fossato la B. V. Maria! Perciò<br />

considerò la sua propria fragilità più che tutta la sua dignità e santità.<br />

Sapeva benissimo che la fragilità era tutta sua; il fatto, invece, di essere<br />

santa, Madre di Dio, signora degli Angeli, tempio dello Spirito Santo<br />

non le veniva se non dalla grazia divina.<br />

Perciò ciò che veniva dalla sua natura umilmente lo riconosceva,<br />

dicendo: «Ecco la schiava de] Signore; si faccia di me secondo la tua<br />

parola» (Luc. I).<br />

E di nuovo « Rivolse lo sguardo alla vilezza della sua schiava» (ibid.).<br />

Dopo il fossato dobbiamo fare il muro. Questo muro spirituale è la<br />

castità: muro completamente forte che conserva integra e incontaminata<br />

la carne.


- 23-<br />

Quello è il muro che cinge questo fossato di cui abbiamo parlato,<br />

sicché non può essere riempito dai nemici. Infatti, se qualcuno perde<br />

la castità, subito il cuore tutto si riempie di sordidezze e d'immondezze,<br />

dimodocché l'umiltà cioè il fossato spirituale va in rovina completa nel<br />

cuore.<br />

Ma come codesto fossato è custodito: dal muro, così è necessario<br />

che il muro sia custodito dal fossato. Infatti chi perde l'umiltà non può<br />

nemmeno conservare la castità della carne. Da ciò ne segue che la verginità,<br />

che si conserva dall'infanzia fino alla vecchiaia, talvolta si perde;<br />

poiché, quando l'anima si macchia di superbia, anche la carne s'insozza<br />

per la lussuria.<br />

Tal muro l'ebbe in sé S. Maria più perfettamente che qualsiasi altro.<br />

Ella, infatti, è la vergine santa ed intatta, la cui verginità come un muro<br />

saldissimo giammai poté essere penetrato dalla tentazione del Diavolo<br />

per mezzo di qualche marmo pario o per altro strumento. Ella era vergine<br />

prima del parto, vergine nel parto, vergine dopo il parto. Ma, se già<br />

vi sforzate d'imitare la B. Maria ed avete tale fossato dell'umiltà ed il<br />

muro della castità, è necessario che edifichiamo la torre della carità.<br />

La carità, fratelli miei, è una grande torre. Come la torre suole essere<br />

più alta di ogni altro edificio di fortificazione, così è superiore a<br />

tutte le altre virtù necessarie nella costruzione spirituale dell'anima. Perciò<br />

dice l'Apostolo «Vi mostro ora una via, ancora più eccellente» (I<br />

Coro XII).<br />

Ciò diceva della carità, poiché essa è la via più eccellente che conduce<br />

alla vita. In codesta torre chiunque vi si trovi dentro non teme i<br />

suoi nemici, perché «la perfetta carità caccia fuori il timore» (I Ioa. IV).<br />

Senza codesta torre è debole il castello spirituale di cui parliamo. Chi,<br />

infatti, ha sicuro il muro della castità e per caso disprezza il fratello suo<br />

e non gli mostra quella carità che gli deve; gli è perché, non avendo la<br />

torre, il nemico suo oltrepassa il muro ed uccide la sua anima. Similmente,<br />

se qualcuno si vede umile nel suo abito, nel suo vitto, nelle sue<br />

inclinazioni; tuttavia se dentro di sé ha uno spirito aspro verso i prelati<br />

e verso i suoi confratelli, il suo fossato dell'umiltà non riesce a difenderlo<br />

dai suoi nemici. Chi potrebbe dire quanto perfetta avesse codesta torre<br />

la B. Maria? Se Pietro amò il suo Signore, quanto più l'amò la B. Maria,<br />

il suo Signore e Figlio suo! In quanto al suo amore per i suoi prossimi,<br />

cioè gli uomini, molti miracoli e molte visioni, con cui lo stesso Signore<br />

si è degnato di mostrarlo, dimostrano che ella prega specialmente il Figlio<br />

suo per tutto il genere umano.


- 24-<br />

Fratelli, ritengo superfluo almeno il mio sforzo di dimostrare la<br />

sua carità: che è cosÌ grande, che nessuna intelligenza riesce a farsene<br />

un'idea. Questo senza dubbio è il castello, nel quale si degna di entrare<br />

Gesù. E senza dubbio sono più felici quelli che lo ricevono spiritualmente<br />

in questo castello, più di molti che lo ricevettero col corpo nelle loro<br />

case. Ma perché mai l'evangelista tace il nome del castello e non dice<br />

altro che Gesù «entrò in un tale castello »? (Luc. XI).<br />

« Tale» significa una certa singolarità: perciò tale prerogativa appartiene<br />

propriamente alla nostra beatissima Signora. Ella, infatti, è quel<br />

singolare castello, poiché in nessuna creatura vi fu una tale umiltà, in<br />

nessuna una tanto perfetta castità, in nessuna una sì eccellente carità.<br />

Senza dubbio castello singolare che il Padre edificò, lo Spirito S. santificò,<br />

il Figlio vi penetrò, castello che tutta la S.S. Trinità si scelse come<br />

singolare ospizio. Questo è il castello dove entrò Gesù. Entrò per la<br />

porta chiusa, ne uscì per la porta chiusa, come profetò Ezechiele: «Mi<br />

condusse alla porta che guardava ad oriente ed era chiusa» (Ez. 40).<br />

La porta orientale è la SS.ma Maria. Infatti la porta che suole essere<br />

esposta ad oriente per prima riceve lo splendore del sole. CosÌ la<br />

B.ma Maria, che sempre era rivolta verso oriente, cioè alla chiarezza di<br />

Dio, per prima accolse in sé il raggio, anzi tutta la pienezza dello splendore<br />

di quel vero scle che è il Figlio di Dio, di cui parla il profeta Zaccaria<br />

«Ci visitò l'Oriente dall'alto» (Luc. I).<br />

Questa porta era chin-a e ben munita. Il nemico non vi trovò alcun<br />

accesso, addirittura nemmeno un forellino. Era chiusa e segnata col sigillo<br />

della castità, che per l'ingresso del Signore non fu violata, ma piuttosto<br />

consolidata e confermata. Poiché quegli di cui è dono la verginità<br />

con la sua presenza non tolse la verginità, ma di più la confermò.<br />

Dunque in questo castello entrò Gesù. Anche noi, o fratelli, se avremo<br />

in noi questo spirituale castello in parola, senza dubbio entrerà Gesù<br />

spiritualmente. Ma alla B. Maria non solo spiritualmente, ma anche corporalmente<br />

entrò, poiché in lei e da lei prese il corpo. «E una donna di<br />

nome Marta lo accolse in casa sua. Ed ella aveva una sorella di nome<br />

Maria» (Luc. XI).<br />

Se, dunque, o fratelli, l'anima nostra, come abbiamo detto, è diventata<br />

castello, è necessario che vi abitino due donne: una che siede ai<br />

piedi di Gesù per udire la sua parola; l'altra che serva e nutra Gesù.<br />

Vedete, o fratelli, se vi fosse solo Maria in quella casa, non vi sarebbe<br />

chi pascesse il Signore. Dunque, o fratelli, Marta significa l'azione<br />

con cui l'uomo lavora per Cristo; mentre Maria significa quel riposo,


- 25-<br />

col quale l'uomo si astiene dalle opere corporali e si diletta della dolcezza<br />

di Dio o mediante la lettura o mediante la preghiera o per mezzo della<br />

contemplazione.<br />

Perciò, o fratelli, finché Cristo è povero e va a piedi sulla terra ed<br />

ha sete e viene tentato, è necessario che queste due donne siano ambedue<br />

nella medesima casa, cioè che queste due azioni siano insieme nella<br />

stessa anima. Finché tu, io e quell'altro siamo sulla terra, se tuttavia siamo<br />

sue membra, Egli vive sulla terra. Fino a quando coloro che sono<br />

sue membra hanno fame, sete, sono tentati, altrettante volte Cristo ha<br />

fame, sete e viene tentato. Perciò Egli dirà nel giorno del giudizio: «Tutto<br />

ciò che avete fatto ad uno di questi miei piccoli (fratelli), l'avrete fatto<br />

a me» (Mt. 15).<br />

Perciò, o fratelli, in codesta misera e faticosa vita è necessario che<br />

Marta sia in casa nostra, cioè che l'anima nostra si occupi di azioni corporali.<br />

Infatti finché abbiamo necessità di mangiare e bere, altrettanto<br />

abbiamo bisogno di domare la carne con le veglie e i digiuni. Questa<br />

è la parte di Marta. Ma deve stare anche Maria nell'anima nostra, cioè<br />

l'azione spirituale. Infatti non dobbiamo sempre attendere agli esercizi<br />

corporali, ma di quando in quando applicarci a vedere quanto è soave<br />

e dolce il Signore (Ps. 33), sedere ai piedi di Gesù ed ascoltare la sua<br />

parola.<br />

Poiché in nessun modo dovette trascurare Maria per Marta; né<br />

d'altra parte Marta per Maria.<br />

Se, infatti, trascurate Marta, chi pascerà Gesù? Se trascurate Maria,<br />

che vi giova che Gesù entrò in casa vostra, dal momento che non gustate<br />

niente dalla sua dolcezza? Sappiate, fratelli, che in questa vita mai debbono<br />

separarsi codeste donne. Quando verrà quel tempo in cui Gesù<br />

non sarà più povero, né affamato o assetato, e ormai non potrà essere<br />

più tentato, allora la sola Maria, cioè l'azione spirituale occuperà tutta<br />

la casa dell'anima nostra. Ciò vide S. Benedetto, anzi lo Spirito Santo in<br />

S. Benedetto. Perciò egli non raccomandò e stabilì soltanto di essere<br />

intenti alla lettura, come a Maria, ed omise il lavoro come Marta; ma ci<br />

raccomandò l'una e l'altro, e fissò certi tempi per l'opera di Marta e<br />

certi altri tempi per l'opera di Maria.<br />

Codeste due azioni furono perfettamente nella B. Maria, nostra Signora.<br />

Il fatto che vestì N. Signore, lo nutrì, lo portò, fuggì con lui in<br />

Egitto: tutto ciò riguarda l'azione corporale. In quanto, poi, che considerava<br />

«tutte queste parole, meditandole nel suo cuore» (Le. II, 19),<br />

considerava la sua divinità, contemplava la sua potenza e gustava la sua<br />

dolcezza: tutto ciò riguarda Maria.


- 26-<br />

Perciò disse bene l'evangelista «Maria, seduta ai piedi di Gesù,<br />

ascoltava la sua parola» (Luc. X).<br />

Secondo la parte di Marta la B. Maria non sedeva ai piedi di<br />

Gesù. Che anzi, come io penso, lo stesso Signore Gesù sedeva ai piedi<br />

della dolcissima Madre sua. Infatti, come dice l'evangelista, proprio lui<br />

«Era loro sottomesso» (Luc. II), cioè a Maria ed a Giuseppe.<br />

Ma in quanto vedeva e conosceva la sua divinità, senza dubbio ella<br />

sedeva ai suoi piedi; poiché si umiliava avanti a Lui e si teneva per<br />

sua ancella. Secondo la parte di Marta, poi, lo serviva come debole e<br />

piccolo, affamato e assetato; si doleva dei suoi patimenti e dei disprezzi<br />

infertigli dai Giudei? Perciò a lei si dice «Marta, Marta, tu sei sollecita<br />

e preoccupata da molte distrazioni» (Luc. X).<br />

Secondo la parte di Maria, invece, ella lo supplicava come Signore,<br />

lo adorava come suo Signore ed anelava per quanto poteva alla sua<br />

spirituale dolcezza. Dunque, fratelli miei, finché siamo in questo corpo,<br />

in questo esilio, in questo luogo di penitenza, sappiamo che niente ci è<br />

più proprio e connaturale di ciò che disse il Signore ad Adamo «Mangerai<br />

il tuo pane col sudore del tuo volto» (Gen. III).<br />

Ciò, infatti, riguarda Marta. Tutto ciò, pertanto, che noi gustiamo<br />

di dolcezza spirituale, non è se non, per cosÌ dire, una certa leccornia,<br />

con la quale Dio sostenta la nostra debolezza. Perciò, fratelli carissimi,<br />

con sollecitudine facciamo la parte di Marta, e con ogni timore e cura<br />

esercitiamoci nella parte di Maria, né sacrifichiamo l'una per l'altra. Talora<br />

accadrà che Marta voglia avere come compagna nel suo lavoro Maria;<br />

ma non bisogna consentirle. «Signore, - el1a disse - non ti curi<br />

che mia sorella mi lasci sola a servirti? Dille, dunque, di darmi una<br />

mano» (Luc. X).<br />

E' una tentazione. Vedete, dunque, fratelli, che quando, nel tempo<br />

in cui dobbiamo attendere alla lettura ed alla preghiera, il nostro pensiero<br />

ci suggerisce di andare a questo o a quell'altro lavoro, come ciò<br />

fosse necessario, allora Marta in certo modo chiama Maria in aiuto; ma<br />

il Signore giudica bene e giusto. Egli non comanda che Marta sieda con<br />

Maria, né che Maria si alzi e lo serva con Marta. Migliore senza dubbio<br />

e più dolce e soave è la parte di Maria; tuttavia. Egli non vuole che<br />

l'opera di Marta sia omessa per amor suo. Più faticosa è la parte di Marta;<br />

tuttavia non vuole che la quiete di Maria venga turbata. Perciò Egli<br />

vuole che ambedue facciano la loro parte. Pertanto chiunque così pensa<br />

che alcuni uomini debbano seguire in questa vita soltanto la parte di<br />

Marta e che altri debbano occuparsi soltanto nella parte di Maria, sbagliano<br />

senza dubbio e non capiscono.


- 27-<br />

Queste donne ambedue si trovano in un medesimo castello, ambedue<br />

amate dal Signore, come dice il vangelo: «Gesù, poi, amava Maria,<br />

Marta e Lazzaro» (Ioa. XI).<br />

Oppure riconoscano che nessun santo Padre è pervenuto alla perfezione<br />

senza l'una e l'altra. Perciò, poiché da ognuno di noi si devono<br />

esercitare ambedue queste parti, senza dubbio in un certo tempo dobbiamo<br />

fare la parte di Marta, ma in certi altri le parti di Maria; ammenoché<br />

non intervenga una necessità, la quale non ha legge. Perciò dobbiamo<br />

con studio osservare tali tempi, che lo Spirito Santo ci ha stabilito:<br />

che cioè nel tempo della lettura restiamo stabili e quieti, senza<br />

indulgere all'ozio o al torpore, senza, inoltre, separarci, dai piedi di Gesù,<br />

ma colà ce ne stiamo seduti e attenti all'ascolto della sua parola.<br />

Nel tempo del lavoro, poi, siamo solleciti e pronti, né in alcun modo<br />

per amor di quiete omettiamo il ministero della verità. E giammai abbiamo<br />

l'imprudenza di mescolare queste due cose, eccetto nel solo caso<br />

che l'obbedienza cui non si deve preporre né la quiete, né la fatica o<br />

l'azione, né la contemplazione o addirittura qualcosaltro, - per così<br />

dire - ci costringa a lasciare i piedi di Gesù per amore dell'obbedienza.<br />

Perché, di certo, sebbene Maria stimasse cosa più dolce stare ai<br />

piedi di Gesù, tuttavia, se il Signore glielo avesse comandato, senza il<br />

minimo dubbio si sarebbe levata a servirlo con la sorella sua. Ma il Signore<br />

non lo comandò, affinché in questo fatto raccomandasse l'una e<br />

l'altra azione: ed anche perché siamo solleciti, se non ci vien comandato,<br />

di osservare diligentemente sempre queste due cose e di non omettere<br />

l'una cosa per l'altra.<br />

Inoltre va considerato che il Signore dice: «Maria si è scelta la<br />

parte migliore che non le sarà tolta». Con queste parole il Signore ci<br />

dette grande consolazione. Sarà tolta da noi la parte di Marta, ma non<br />

ci sarà tolta la parte di Maria. Chi non avrebbe a noia tali fatiche e miserie,<br />

se dovessero stare sempre con noi: Perciò ci consola il Signore.<br />

Agiamo, per tanto, virilmente, sopportiamo virilmente tali fatiche e<br />

miserie, sapendo che avranno fine.<br />

Inoltre chi curerebbe molto tali consolazioni spirituali, se non durassero<br />

più dell'arco di questa vita? Ma da noi non sarà tolta la parte<br />

di Maria, anzi si accrescerà. E ciò che qui incominciamo a gustare a<br />

gocce - per così dire - minutissime, dopo questa vita berremo fino all'ebbrezza<br />

spirituale, come dice il Profeta «Si inebrieranno per l'abbondanza<br />

della tua casa, e al torrente delle tue delizie li abbevererai ».<br />

(Ps. 35).


- 28-<br />

Non ci lasciamo vincere, dunque, da tali lavori, perché ci saranno tolti.<br />

Desideriamo avidamente il gusto della divina dolcezza, poiché questo<br />

incomincia qui, ma dopo questa vita si perfeziona in noi e in noi rimarrà<br />

in eterno. Per ottenerci tale beatitudine la B. Maria ci aiuti presso<br />

il Figlio suo Signor nostro, che insieme al Padre, e allo Spirito Santo<br />

vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen!


IL PADRE - LA MADRE SPIRITUALE<br />

P. BASIL PENNINGTON - monaco di Spencer<br />

Uno dei convegni più interessanti a cui ho preso parte negli ultimi<br />

anni è stato il Quinto Simposio di Studi <strong>Cistercensi</strong> tenuto dal 12 al 16<br />

giugno 1978 nell'abbazia di New Clairvaux, Vina, California, sul tema:<br />

Il Padre Spirituale in Occidente e in Oriente. Il convegno riuniva circa<br />

cinquanta monaci e monache, religiosi di vita attiva, laici ammogliati e<br />

scapoli, provenienti da quindici e più paesi. A questi si aggiungevano<br />

maestri spirituali di varie tradizioni orientali ed esperti studiosi internazionali.<br />

In precedenza erano stati distribuiti fogli informativi, perché il<br />

Simposio potesse procedere spedito. La presenza di persone veramente<br />

dotte e di altre esperte di pastorale pratica rendevano il dialogo insolitamente<br />

ricco.<br />

Mentre scrivo, sento (come ho sentito durante il convegno) il pressante<br />

bisogno di un vocabolario « utrum». Non di uno « neutrum» che<br />

divide i due generi e riduce tutto a qualcosa di impersonale, ma di un<br />

« utrum» che abbraccia pienamente e il femminile e il maschile. Poiché,<br />

ciò che si dice del padre spirituale si applica totalmente ed egualmente<br />

alla madre spirituale. Inoltre, la nostra tradizione cristiana, rilevavano<br />

giustamente i fogli e le discussioni, ha sempre sostenuto che il padre<br />

spirituale deve anche essere una madre spirituale, seguendo gli archetipi<br />

di Maria e della Chiesa. In verità tutti i cristiani devono diventare madri<br />

spirituali: « Chi sono mia madre e i miei fratelli? '" Chiunque fa la volontà<br />

del Padre mio è per me fratello e sorella e madre (Mc, 3,33-35).<br />

In quanto cristiani, siamo tutti chiamati a curare come una madre la<br />

vita di Cristo in noi stessi e negli altri.<br />

Una necessità.<br />

L'obiettivo del convegno era un vero rinnovamento all'interno della<br />

tradizione cistercense, in quanto corpo promotore, e in modo più ampio<br />

nell'ambito della comunità cristiana. Il teologo gesuita Daniel O'Hanlon,<br />

della GeneraI Theological Union di Berkeley, aveva trascorso un anno<br />

in giro per l'Asia. Ora era sul punto di intraprendere un altro viaggio,<br />

patrocinato dal Centro di Studi sulle Nuove Religioni, per cercare di<br />

scoprire perché gli americani si sono rivolti all'Oriente in cerca di maestri<br />

spirituali. Egli aveva già intervistato un gran numero di americani<br />

tornati dall'Oriente. Le sue ricerche finora davano un'unica risposta:<br />

i cercatori riuscivano a trovare nelle chiese e nelle sinagoghe dell'Occidente<br />

uomini dotti, organizzatori, ma non uomini e donne profondamen-


30<br />

te spirituali, capaci di insegnare vie concrete, pratiche, per entrare in<br />

una vita spirituale più densa.<br />

Queste scoperte venivano confermate dai vari interventi fatti nel<br />

corso delle partecipazioni personali, oneste, aperte. Fratel Davide Steindre-Rast<br />

fece una breve relazione sulle diverse comunità «Nuova Era»<br />

con cui era venuto a contatto. In questi gruppi la comunità di solito ha<br />

occupato un posto centrale: una comunità calda, che dà sicurezza, che<br />

rappresenta tuttavia un prodotto secondario e non qualcosa cercato direttamente.<br />

Gruppi che sono sorti per trovare anzitutto una comunità,<br />

raramente hanno avuto successo. Per le comunità riuscite, si è trattato<br />

nella maggior parte dei casi di un raggruppamento attorno a un maestro,<br />

dallo Zen Center di San Francisco all'Integra] Yoga Institute di Swami<br />

Satchidananda al Love Center di Denver formatosi attorno a un terziario<br />

cattolico romano. Pare che ci sia sempre un unico scopo unificante<br />

a produrre l'atmosfera monastica che promuove la crescita spirituale.<br />

Questi gruppi «Nuova Era », pur essendo dinamicamente flessibili,<br />

hanno una stabilità notevole. Sono fatti di cercatori, e raramente vi sono<br />

distinzioni derivanti dal sesso.<br />

Nella sessione di chiusura del Simposio ci fu un momento molto<br />

commovente, quando si alzò a parlare un giovane rimasto fino allora in<br />

silenzio, studente all'Istituto di Studi <strong>Cistercensi</strong> di Kalamazoo nel Michigan.<br />

Era stato quattordici mesi in un monastero cattolico - per lui<br />

esperienza deludente - ed ora ne stava cercando uno in cui avrebbe<br />

potuto trovare un padre spirituale vero. Fece un accorato appello a tutti<br />

i padri e le madri spirituali presenti affinché si impegnassero ad essere<br />

padri e madri spirituali autentici, uomini e donne di santità personale,<br />

che incarnano il Vangelo nella loro vita, che desiderano cercare e trar<br />

fuori dall'individuo che ricorre a loro tutto l'amore di Dio in lui racchiuso.<br />

Il giovane affermava che talvolta coloro che dovrebbero compiere<br />

questo servizio pastorale nella comunità cristiana sono presi da «più<br />

gradi e più universali» interessi, al punto che sono restii a dedicare del<br />

tempo all'individuo. Ma fu molto schietto sul fatto che troppe persone<br />

che nella Chiesa ricoprono ruoli in cui giustamente ci si aspetta sia inclusa<br />

la paternità spirituale (superiori, pastori, consiglieri, direttori), esitano<br />

ad accettare questo servizio, indubbiamente molto impegnativo.<br />

Le discussioni seguite all'intervento hanno dato questi risultati. E'<br />

vero che la vecchia letteratura monastica presenta il padre spirituale<br />

molto riluttante ad accettare il suo ruolo. Tuttavia, egli spesso l'Oaccetta,<br />

e tante volte con audace abnegazione. L'esitazione oggi sembra spesso


- 31-<br />

derivare da disposizioni di umiltà. Ma laddove queste sono il vero<br />

motivo dell'esitazione, l'uomo umile si presta ugualmente con generosità,<br />

quando si rende conto che Dio lo chiama a servirlo in tal modo. Il fatto<br />

è che tante volte l'esitazione oggi sembra derivare da una certa confusione<br />

circa il ruolo, da un senso di inadeguatezza - il che purtroppo<br />

corrisponde spesso a realtà - da un falso senso di egualitarismo, e talvolta<br />

dalla propria ritrosia.<br />

Paternità spirituale cristiana oggi<br />

Ci furono delle legittime e necessarie discussioni circa il preciso<br />

significato e la pratica della paternità spirituale nel nostro tempo, e<br />

ciò rappresenta la continuazione, la degenerazione o il cambiamento<br />

della pratica primitiva. In particolare si discusse se oggi «padre» sia<br />

il miglior archetipo per indicare questo rapporto. Ne furono suggeriti<br />

altri: amicizia, nutrice, guaritore. Ma nessuno sembrava racchiudere<br />

pienamente il significato di questo termine tradizionale. Le difficoltà circa<br />

il vocabolo sembrano derivare dai significati secondari di paternità<br />

naturale e dai problemi connessi con l'esercizio dell'autorità paterna nella<br />

famiglia oggigiorno. Ma il cristiano deve tener presente che ogni paternità<br />

viene dall'alto e che prende il nome dal Padre della Luce (Eph.<br />

3,14-15; jac, 1,17). Il suo ruolo esige dal padre spirituale che sia come<br />

Cristo, che rendere presente il Padre: «lo e il Padre siamo una cosa sola»<br />

(Cv. 10,30); «Chi vede me, vede il Padre» (Cv. 14,9), e che forma<br />

i discepoli come figli del Padre a somiglianza di Cristo.<br />

L'amicizia è certo una parte importante di questo ruolo paterno:<br />

«Non vi chiamo più servi... ma amici, perché vi ho fatto conoscere<br />

tutto quello che ho avuto dal Padre» (Cv. 15,15); ma da sola non sembra<br />

esprimere tutto ciò che qui è compreso, tutto quanto il discepolo legittimamente<br />

cerca ed aspetta quando si rivolge a un padre spirituale.<br />

Nel rapporto padre-figlio c'è anche dell'insegnamento, un insegnamento<br />

vivo, fatto di esperienza vissuta. E non è ancora tutto del ruolo<br />

paterno; non ne è neppure la parte più importante. Quel che si desidera<br />

ed è necessario è che il padre, riassumendo la sua esperienza vissuta,<br />

sappia guidare il figlio a realizzare il suo vero io. Col battesimo il cristiano<br />

è stato fatto vero figlio di Dio, una cosa sola con Cristo unigenito:<br />

«Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Cal. 2,20); ha ricevuto lo<br />

Spirito di Cristo come suo proprio spirito: « Avete ricevuto uno spirito<br />

da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo " Abbà, Padre!"» (Rom.<br />

8,15). Il cristiano deve soltanto imparare ad essere chi egli veramente è,


- 32-<br />

ad appropriarsi della sua divinizzazione e vivere della sua pienezza. Il<br />

padre spirituale è uno che, pieno di Spirito, sa come attuarlo e come<br />

aiutare gli altri a fare altrettanto. In lui i doni della saggezza, della comprensione<br />

e del consiglio sono attivi.<br />

Luce dall' Oriente<br />

Una dimensione più vasta e più interessante di questo convegno<br />

era rappresentata dalla partecipazione e dal contributo di maestri dei<br />

paesi asiatici. Fu rilevato che noi non ci rivolgiamo ai nostri fratelli dell'Est<br />

con l'intento di inserire elementi della loro pratica nella nostra.<br />

Soprattutto non vogliamo continuare una specie di mentalità colonialistica<br />

che oggi tenterebbe di impossessarsi delle ricchezze spirituali dell'Est<br />

e sfruttarle in modo da trattare i misteri che generano la vita come<br />

semplici tecniche. Speriamo che il nostro incontro con altre tradizioni<br />

religiose conduca a una reciproca fecondazione che stimoli la crescita dei<br />

valori nascosti nelle nostre tradizioni.<br />

Quanta strada abbia fatta la famiglia umana verso l'arricchimento<br />

della cultura spirituale globale fu illustrato alla presenza di Maezsumi<br />

Rochi e del suo discepolo. Questo maestro Zen giapponese considera va<br />

il giovane ebreo di Brooklyn, a cui aveva conferito da poco la «trasmissione<br />

», il suo primo e principale discepolo. Lo studente a sua volta mostrada<br />

come lo Zen lo aveva condotto a una più profonda comprensione<br />

dell'eredità ebraica e della sua Rivelazione.<br />

Il guru è il dileguatore delle tenebre e il rivelatore della luce. E'<br />

il distruttore dei peccati del discepolo. Plasma il discepolo a sua immagine.<br />

E' un uomo ispirato, distrugge l'ignoranza e dà la sapienza. Impartisce<br />

la grazia, effondendo gioia e pace sul discepolo. Deve essere<br />

uomo di buona condotta, senza peccato, di principi saldi. Deve essere<br />

imbevuto del carattere sat, cioè della veracità, perché egli ha esperimentato<br />

la verità. E' orientato verso Dio ed è amico indefettibile della<br />

disciplina.<br />

Lo sceicco è la guida sulla strada dell' Amore. E' un essere esemplare<br />

che vive secondo il Corano e lo Hadith, ciò che il Profeta Maometto<br />

- Allah lo abbia in pace e in benedizione - disse, fece o approvò.<br />

Egli non dice una cosa e ne fa un'altra. Conduce a Dio in proporzione<br />

dell'apertura del murid (discepolo). Lo sceicco può stare molto vicino a<br />

Dio. Se si prende un bicchiere d'acqua dal mare, ciò che è nel bicchiere<br />

non è il mare, eppure è mare. Ecco come lo sceicco è in rapporto<br />

a Dio. Lo sceicco possiede la medicina che cura il dubbio e l'esitazione


- 33-<br />

del murid. Non è geloso del suo segreto e si preoccupa più del suo<br />

murid che di se stesso. Sa quando asportare le cateratte spirituali che<br />

impediscono al murid di raggiungere il Sommo Stadio.<br />

Penso che noi a ragione esitiamo ad assumere nella vita di un altro<br />

un ruolo carico di tali responsabilità. Certamente l'uomo che pensa di<br />

avere tutte queste qualità e si erge - espone l'insegna, come suoI dirsi<br />

- a padre spirituale, si inganna di molto. Non riusciamo a pensare<br />

come chiunque possa trasformarsi a nostra somiglianza. Siamo tutti discepoli<br />

di Cristo. E soltanto a sua somiglianza dobbiamo formarci. Tuttavia,<br />

Paolo, che onestamente ammetteva le sue debolezze (2 Cor. 12,5-9)<br />

e la legge avversa nelle sue membra (Rom. 7,23), non esitava a chiamarsi<br />

padre spirituale (1 Coro 4,15); 2 Coro 6,13-16), e ad esortare i discepoli<br />

a farsi suoi imitatori come egli lo era di Cristo (1 Coro 4,15). Lo<br />

sceicco, padre spirituale, «si preoccupa più del suo murid che di se<br />

stesso »,<br />

13sogno universale<br />

E' vero che nel cristianesimo occidentale (non in quello orientale, dove<br />

il padre spirituale è ancora al centro della vita monastica e parrocchiale),<br />

attraverso lo sviluppo delle istituzioni e delle strutture, la comunità<br />

si è assunto in qualche misura l'incarico formativo che il padre<br />

o il maestro spirituale esplicava nell'età patristica e in altri periodi. Fu<br />

anche rilevato che in pratica in tutto il cristianesimo ed in altre tradizioni<br />

religiose troviamo almeno certi livelli di spiritualità. Lo sceicco, il<br />

maestro, si trova soltanto tra i Sufi e non tra i musulmani in generale.<br />

Il maestro appartiene allo Zen e non è una figura comune nel buddismo<br />

popolare. Tutti i cristiani sono chiamati a vivere una vita di fede e l'esperienza<br />

della fede, ma non tutti sono chiamati a un'esperienza «mistica<br />

». Sono questi che hanno bisogno 'delle speciali cure del padre<br />

spirituale.<br />

Questa, la discussione. Ma non tutti furono pronti ad accogliere questa<br />

affermazione riguardo al cristianesimo. Molte ragioni furono espresse<br />

a favore del valore universale della paternità spirituale nel cristianesimo.<br />

La vita cristiana è una comunione, un dare e un ricevere, modella lo<br />

sulla vita intrinseca della Trinità rivelataci. Il cristianesimo è una religione<br />

sacramentale; il cristiano ordinariamente ha bisogno di un'altra<br />

persona che sia per lui il sacramento dell'amore e della cura provvidente<br />

del Padre - un fatto a cui il Nuovo Testamento dà ampia testimonianza.


- 34-<br />

Siamo chiamati ad esercitare verso gli altri un po' di quell'unica medìazione<br />

di Cristo in cui ci ha introdotti il battesimo.<br />

Dunque, la ricchezza del contenuto teologico del concetto cristiano<br />

di padre spirituale va ben al di là di ogni descrizione del ruolo del<br />

guru, del Maestro Zen .0 dello sceicco. A ragione esitiamo ed abbiamo<br />

paura di accettare questo compito così impegnativo, anche se la sua<br />

risposta al nostro bisogno di generare lo rende abbastanza attraente. Ma,<br />

notò giustamente un padre spirituale ortodosso, mentre nella paternità<br />

naturale è il padre a decidere di diventar padre, nella paternità spirituale<br />

non è cosÌ. Uno potrebbe non rendersi conto di aver generato una vita<br />

piena di spirito in un determinato figlio, fino a che, dopo qualche tempo,<br />

essa non abbia avuto luogo realmente.<br />

In ogni caso, un uomo può rispondere a questa chiamata soltanto<br />

con umiltà, dolorosamente conscio dei suoi limiti - che nella dedizione<br />

ai figli possono risultare di grande vantaggio - e fiducioso che il Padre,<br />

il cui Spirito ha mosso il figlio verso di lui, voglia sopperire a tutto<br />

ciò che è necessario per la fede del figlio in attesa. Il ruolo del padre<br />

spirituale cristiano, benché più grande, è più facile, perché egli non<br />

porta il peso da solo. Può dipendere totalmente dall' onnipotente Cristo,<br />

il quale è il vero maestro e padre, con cui egli è una cosa sola.<br />

Non soltanto all'inizio dei rapporti, ma per tutta la loro durata, il<br />

discernimento a la docilità alla direzione dello Spirito sono di somma<br />

importanza. Lui, e Lui solo, è il direttore.<br />

A Lui obbediscono sia il padre che il figlio. Ciò che il padre vuole<br />

che il figlio prenda da lui è apprendere ad ascoltare lo Spirito. Il padre<br />

deve sempre tener presente che la vera obbedienza - l'ascolto, ob<br />

aiulire - che si ritiene sia la scuola che conduce alla libertà evangelica,<br />

può facilmente degenerare in una sorta di dipendenza immatura, talvolta<br />

infantile, in una rinuncia alla libertà ed alla responsabilità umane.<br />

L'albero si riconosce dai frutti, disse nostro Signore (Mt. 7,20).<br />

Il rapporto conduce alla maturazione dei frutti dello Spirito: amore,<br />

gioia, sopportazione, gentilezza, castità (Gal. 5,22) nella vita del discepolo?<br />

Il padre deve sempre fare attenzione a non spezzare la canna incrinata<br />

né spegnere il lucignolo fumigante (Mt. 12,20).<br />

Ci sono però dei momenti in cui è utile far sentire un certo peso,<br />

non creando delle prove forzate, ma svelando le esigenze del particolare<br />

amore del Padre per il figlio. Ed anche durante questi momenti di prova,<br />

nel profondo del cuore dovrebbe dimorare la pace, la gioia, un senso<br />

di fiducia nella presenza dell'amore.


Verso un rinnovamento.<br />

-35-<br />

Come ho accennato all'inizio di questo articolo, abbiamo veramente<br />

bisogno di un vocabolario « utrum », che comprenda il maschile e il<br />

femminile. Dove ho detto «padre, figlio, egli, lui », avrei voluto dire<br />

anche «madre, figlia, ella, lei », La chiamata alla paternità-maternità spirituale<br />

prescinde dal sesso) è una chiamata a una pienezza sacramentale<br />

della Divina Paternità-Maternità di Colui Che è, la quale non è né<br />

lui né lei.<br />

Quando parliamo di «madre spirituale» o di «padre spirituale »,<br />

ci riferiamo a un ruolo presente in qualche modo in ogni grande tradizione<br />

religiosa, e in modo particolarmente denso di significato nella<br />

nostra tradizione cristiana. Se facciamo attenzione a quanto accade oggi<br />

sulla scena religiosa, vediamo che è un ruolo che dobbiamo assolutamente<br />

riscoprire e reintegrare nella vita cristiana, se vogliamo corrispondere<br />

a quel che Io Spirito suscita nel cuore della generazione nascente<br />

e se vogliamo dare il nostro contributo alla cultura spirituale mondiale<br />

in rapida evoluzione.<br />

(T raduzione dall' inglese di P. Igino V ona)


GLI AFFRESCHI DELLA CERTOSA DEL '300<br />

di CATERINA CHIARELLI<br />

Ubicazione del tutto insolita quella del vano contenente gli unici e finora<br />

sconosciuti affreschi del tardo-trecento presso la Certosa del Galluz-<br />

ZO;l situato al di sopra del corridoio che collega il chiostro del colloquio<br />

al chiostro grande, è addossato alla sagrestia e sopraelevato rispetto ad<br />

essa di m. 3,5 (Tavv. I-IV).<br />

B "";1(--.,.)1 C<br />

B'


- 38-<br />

SEZIONE AA' - SCALA 1: 50<br />

Tav. Il - Sezione trasversale condotta secondo il tracciato della linea AA',<br />

segnato nella pianta alla tavola I; a sinistra vediamo il vano<br />

con gli affreschi e il corridoio sottostante che collega il chiostro<br />

del colloquio al chiostro grande; su questo corridoio si apre la<br />

porta del capitolo; a destra è la sagrestia, con l'armadio, il cui<br />

lato addossato alla parete del vano, è disegnato in sezione.<br />

L'accesso a questo ambiente è reso possibile soltanto passando attraverso<br />

l'armadio della sagrestia, aprendo uno degli sportelli superiori,<br />

e precisamente l'ultimo a sinistra della parete di fronte alla porta di<br />

ingresso.'<br />

Per salire al livello attuale del nostro ambiente, dobbiamo aggiungere<br />

ancora quattro gradoni, il primo dei quali, esterno, è ricavato nel<br />

fondo dell'armadio insieme ad una piccola porta, che aprendosi verso<br />

l'interno del vano ha determinato la forma smussata del secondo grado-<br />

2 Lo spazio ilI1IferÌOOO è occupato da sportelbi, ()IgnUil1JO dei Iquai1i s!i latpre su<br />

br>eIgrandi cassette: I'armadro è del 1778, '8InnO in cui f.u ,ristrutturata fl'dintem SIaIgrestìa.


-39-<br />

SEZIONE BB' - SCALA 1: 50<br />

Tav. III - Sezione Iongìtudìnale sinistra condotta secondo il tracciato della<br />

linea BB', segnato nella pianta a tavola I; al piano superiore<br />

il vano degli affreschi, al di sotto il corridoio di collegamento<br />

dei chiostri, con la porta del capitolo.


- 40-<br />

SEZIONE ec' - SCALA 1: 50<br />

Tav. IV - Sezione longitudinale destra, condotta secondo il tracciato della<br />

linea CC', segnato nella pianta alla tavola I; a'l piano superiore<br />

la parete destra del vano, con il portale d'ingresso a<br />

mensole; al di sotto il corridoio di collegamento dei due chiostri.


-- 41<br />

ne (Fig. 1). Il portale di accesso ha conservato la struttura ongmaria con<br />

architrave poggiante su mensole," nonostante si presenti quasi del tutto<br />

otturato e rimanga aperto soltanto un piccolo spazio, corrispondente alla<br />

porta di legno; uno dei tre cardini sostenenti ciascuna anta, e precisamente<br />

quello inferiore, rimane inglobato nella parte bassa entro gli scalini.<br />

Il livello antico del vano è da ricondursi all'altezza del primo gradone<br />

esterno, doveva trattarsi quindi di un ambiente lungo e stretto, alto<br />

m. 5,30 ca, illuminato da una sola finestra nel1a parete di fondo.'<br />

(Fig. Il<br />

Accesso ricavato nel<br />

vano dell'armadio.<br />

3 Il portale è sostenuto nella parte interna da una trave portante, alla quale<br />

è stato addossato l'architrave sostenuto dalle due mensole, rivolto verso la sagrestia.<br />

l La f'ìnestra, quasi del tutto otturata da una muratura in mattoni, è affiancata<br />

all'esterno da quella della sagrestia a sinistra, posta al suo stesso livello, e<br />

da quella del capitolo a destra, situata più in alto delle prime due.


- 42-<br />

Cli affreschi che prendiamo in esame, occupano la parete di fondo<br />

della stanza, parte della volta sovrastante, e della parete laterale destra<br />

in alto (Fig. 2).<br />

Nella volta si estende l'immagine del Cristo benedicente, seduto<br />

entro una mandorla, che sostiene con la sinistra un libro appoggiato<br />

Veduta generale del complesso degli affresshì<br />

(Eìg. 2)<br />

al ginocchio (Fig. 3); lo affiancano due profeti reggenti un cartiglio ciascuno,<br />

quello. di sinistra appare malamente deturpato da un'apertura<br />

praticata nella parete e successivamente richiusa."<br />

Davanti alla parte inferiore della mandorla," nella lunetta compresa<br />

tra l'arco della volta a botte, e quello della cornice superiore della fine-<br />

~ Questo varco, che da: metà parete giunge LfiJnoalla volta, e si arfifacda alla<br />

.soff itta del capttolo, è stato fors'e aperto nel '500, in oocasìone di una, ristrutturazione,<br />

che rjdusse l'ahtezza dell capitoilo permettendo la costruzione di una<br />

sOlffiHa; delll'a Iprilmi,Uva smrluttura rimane un p ortaìe , in l!uolgo ,dii uno ancora più<br />

emtìco chduso aUa: fine del '400, per apriTe una penta dal 'corridoio sottoeìanre ,iiI.<br />

nostro viano; daì loggiato super-iore del chìostro è visioiìe 'iil rosone trecenteseo<br />

del IC'alpiltolo in pi'etra [!()lrt'e.<br />

6 Davanti e non dentro, perché le alli sono esterne alla mandorla.


- 43-<br />

Cristo in mandorla fra due profeti'<br />

(~ig. 3)<br />

stra,' è raffigurato un angelo in tunica identificabile con l'arcangelo Michele<br />

(Fig. 4), poiché con la destra impugna una spada, mentre nella<br />

sinistra tiene stranamente una palma (Fig. 5). Nelle due fasce<br />

lunghe e strette ai lati della finestra, il cui strambo presenta una<br />

decorazione a motivi geometrici, sono affrescati l'angelo annunciante<br />

a sinistra (Fig. 5), e la Vergine a destra (Fig. 6 e 6 a ): il primo<br />

presenta particolari interessanti come le ali rivolte verso l'alto e terminanti<br />

a punta, e il panneggio che ricade morbido in basso; la Madonna,<br />

che diversamente dall'angelo è vista di fronte, reclina lievemente la testa,<br />

e stringe nelle braccia piegate i lembi del manto sollevandolo. Lungo<br />

la parete di destra l'affresco prosegue al di sotto della volta con la raffigurazione<br />

entro cornici a forma di nicchia del busto di due santi, che,<br />

in base all'abbigliamento, deduciamo essere un vescovo quello di destra<br />

(Fig. 7), e un papa quello di sinistra (Fig. 8).<br />

7 Entrarnhi gli archi, delila volta e della 'finestra, sono a sesto r.ìbassato. ma<br />

~l secondo presenta sohtanto una lieve mcurvatura, !per questo è possibile la formazione<br />

di una lunetta, chìaramemte delirieata neUa (pa'lrte bassa da una sottile<br />

fla!Slci,ai dipìrsta ohe sovriasta I'arco delda fdnesbra ,e si prcdunga oltre ,fiino a ccngiungersi<br />

con gli estremi dell'arco di volta nello epigolo della stanzia.


44<br />

E' interessante sottolineare come il profeta di destra nella volta,<br />

indichi con il dito in direzione di questi due santi.<br />

L'affresco è evidentemente rmasto incompiuto, compare infatti l'inizio<br />

di una terza nicchia che lascia intuire come il numero dei santi fosse<br />

destinato a crescere, mentre le fasce bianche che li incorniciano sembrano<br />

prolungarsi anche in basso, ma sono presto interrotte; è interessante rilevare<br />

anche come la parte superiore delle pareti laterali presenta un<br />

intonaco molto scabro, quasi un arriccio pronto per ricevere altri affreschi.<br />

n complesso contiene ben tre iscrizioni in caratteri gotici; una quarta,<br />

della quale rimangono ormai tracce illeggibili, doveva stendersi sul<br />

libro aperto del Cristo; perfettamente conservato invece, il cartiglio del<br />

profeta di destra, contenente il passo: « Laudate Dominum in sanctis<br />

eius Psalmus », tratto dal salmo 150, verso I. Dell'altro cartiglio rimangemo<br />

soltanto alcune parole, di cui la prima abbreviata, « hn », sta per<br />

« hom'nes »; la trascrizione pertanto è .ncompleta: « homines omnes<br />

test(es) ...inventi su(nt) », e nen ho potuto indìviduame la fonte.<br />

Una terza ha se si stende lungo una fascia sottostante l'arcangelo,<br />

strettamente legata nel contenuto alla scena dell'annunciazione, è scritta<br />

L'arcangelo Michele<br />

(Fig. 4)


- 45-<br />

Angelo annunciante<br />

(Fig. 5)


- 46-<br />

Vergine annunciata<br />

(Fig. 6)


- 47-<br />

Vergine annunciata (particolare)<br />

('F.ig. 6


- 48-<br />

Santo vescovo<br />

(~ig. 7)


- 49-<br />

Santo papa<br />

(Fig. 8)


_.50-<br />

Gli affreschi non possono collocarsi prima dell'ultimo quarto del<br />

XIV secolo; l'angelo e la Vergine manifestano caratteri tardo-gotici nei<br />

lineamenti sottili e delicati, e nei panneggi che ricadono in pieghe morbide,<br />

questi ultimi frequenti soltanto più tardi nell'opera di Lorenzo Monaco;<br />

la posa di scorcio del volto della Vergine è inoltre risolta con<br />

naturalezza insolita al XIV secolo. Tutti questi elementi potrebbero anche<br />

suggerire una datazione dell'opera ai primi del '400.<br />

Non possiamo escludere la presenza di due mani diverse, dal momento<br />

che l'affresco della volta appare dipinto in modo più sommario; le<br />

lumeggiature chiare non si risolvono qui in tonalità sfumate come nella<br />

parte inferiore, lasciando ben evidenziata la pennellata bianca che può<br />

costituire in effetti molto vivaci," ma testimonia talvolta anche evidenti<br />

incertezze," Sicuramente non siamo in presenza di un maestro, ma di una<br />

o due personalità legate in qualche modo alla bottega dell'Orcagna;<br />

constatazione questa giustificata dall'osservazione dei tratti decisi e della<br />

plasticità delle figure, uniti a una certa intensità psicologica. Già il Vasari"<br />

parla di artisti della stessa epoca dell'Orcagna, che hanno lavorato<br />

alla Certosa, affermazione più tardi ripresa dal Baldinucci.!' non sono<br />

mancate le voci che vogliono Andrea Orcagna architetto del monastero;<br />

di queste si fa porta voce lo stesso Bacchi," riservandosi tutta via di porre<br />

in dubbio la notizia. Certe insistenze testimoniano una effettiva presenza<br />

dell'Orcagna o della sua bottega nella Certosa, a noi finora sconosciuta,<br />

e alla quale potremmo ascrivere gli affreschi.<br />

Ritengo opportuno non addentrarsi a cercare le affinità con uno dei<br />

fratelli, Andrea, Nardo e Iacopo di Cione, che lavorarono a Firenze dalla<br />

metà del '300, fino alle soglie del '400,13 anche se i lineamenti e l'impo-<br />

;<br />

8 Come ad esempio, iIl volto :cieil profeta IdIi: sìnìstra.<br />

9 IDefilruiJrei un, insuccesso la mano del Ol'lislbo ehe sostiene :i!llibro, e urOlP!pQ<br />

evidente la stesura idleil bìanco nei patnneJgjgi..<br />

10 G. Vasaa-ì. Le vite dei p~ù eClceUenti pittori, S'cultori e archit'elttori, 'ed. Della<br />

Pengoìa, Grassi, Previtatì MLLalnio1002, I, !p8Igg. 461-472, Vita di Andrea Oreagna;<br />

a !pag. 4712, paI'lla della Certosa.<br />

11 F. BALDINUCCI, Notizie de' Professori d.el Dieeçtu: da Cimabue ,i.n qua, Firenze,<br />

H}8J1,-172i8,ed. Bateffild e Compagnd, ,FUlrenze 11845, II, ipatgg. 263,-2'70, V'ÌItai di A!ndrea<br />

Orcagna, 'a !pag. 240, !parla ,de[Ja Certosa.<br />

1Z G. BACCHI, La Certosa di Firenze, IFIiI1enZie :11956,ipag. 42.<br />

13 Le personadìtà di Anrìrea Nardo le Iacopo di Cione, SOIllQ state attentemente<br />

studiate da R. OFFNER, Corpus of F,lorentine P,ai,ntings, The Fourteenih. CentuTY,<br />

Andrea di Cìone, sect. ,IiV, voì, I, New York 1\9621 Nardo di Clone sect. l!V. vol. TI,<br />

New York 1960; iIialOOPO di C'teme, selci. [V, vol. .Lli!, New York 1964.<br />

R FREMANTLE, Florentine Gothic Paitinq in and neatr Florence, London /119715,<br />

dedica un capitolo ad Andrea Oroagna, pagg, 1315-1146;un secondo a Nardo di<br />

Clone, pagg. 147:-,160, e un iterzo a Iacopo di Clone, lPag\g. 1161\-1:'7121.


51<br />

stazione delle figure della Certosa, sono lontani dall'essenzialità e dall'incisività<br />

di Andrea.<br />

E' interessante sottolineare la presenza di un particolare comune a<br />

ben tre figure, il profeta di sinistra, l'arcangelo Michele, e l'angelo annunciante:<br />

si tratta di un diadema situato fra i capelli, al di sopra della<br />

fronte, dalla forma inconsueta, costituito da due cerchietti soprammessi,<br />

l'inferiore più grande dell'altro, con un piccolo pennacchio in cima; non<br />

possiamo certo parlare del diadema come di un ornamento insolito ad<br />

angeli e profeti, ma non sono ancora riuscita a trovarne alcuno simile a<br />

questo.<br />

E' compito arduo tracciare un profilo iconografico del complesso; la<br />

rappresentazione del Cristo in mandorla è frequente a partire dall'epoca<br />

bizantina; nella scena dell'annunciazione, la figura da me più volte definita<br />

come «angelo annunciante »,14 è in realtà l'arcangelo Gabriele, che si rivolge<br />

alla Vergine porgendole un giglio;" le difficoltà sorgono considerando<br />

la palma che l'arcangelo Michele stringe nella sinistra, in luogo<br />

di uno dei suoi consueti simboli: la bilancia, il labaro, il globo, ecc .. 16 La<br />

palma è legata alla rappresentazione dei martiri e figura soltanto una<br />

volta in mano a San Michele, quando si fa incontro alla Vergine in punto<br />

di morte," ma nell'affresco egli sovrasta l'annunciazione. L'arcangelo<br />

potrebbe nel nostro caso svolgere la funzione di guardiano e impedire la<br />

penetrazione del male all'interno del luogo sacro attraverso la finestra,<br />

e in questo ruolo, sopra la sacra scena, impugnerebbe il simbolo della<br />

vittoria sullo spirito maligno, ma anche in questo caso la palma sarebbe<br />

in un contesto insolito.<br />

Dal VI secolo, l'arcangelo viene assunto come protettore dei defunti<br />

e compare spesso legato a cappelle funerarie:" ma non posso definire<br />

come tale il nostro vano, dal quale non escluderei tuttavia la presenza<br />

di reliquie, magari appartenenti al papa e al vescovo raffigurati sulle pa-<br />

11 L'angelo armnncìante viene ,ini,rutti iden1:d.lfilcato nell'arcangelo Gabriede: per<br />

non condondenìc con San IMitchele, ho IP'referilto oi ltar110 'con liiI. semplìce arttrlburto<br />

di -angelo lO.<br />

15 L. REAU, L'iconographie de l'art chrétien, Paris ,1958, vol. ,LI, lPamte I, .palg.. 52.<br />

16 L'~coI1Jogralf]a ldell'aJrcalnJge10 Michele è OIggetlto Idii molti st'l.l~di fra cui: G.<br />

KAFTAL, Iconography of the Saints in Centra; and Souih. Itciiom. scnoole or ptainting,<br />

F'lorence 1965, scheda n. 2,63, ipa:gig. 787'-7192; G. KAFTAL, IconogrClJphy ot the<br />

Samt« in Tuscan. pai1liting, Florence 19,512,scheda n. 211,8,[pIalgg. 737r-7~2; L. REAU, op.<br />

erit., lPaJg1g.44-51; Lexikon der cnristucnen. Ik-onograprhie, iFreilbu'l'lg, 1971, 1111, lPa'g,g.<br />

2155,-2'65.<br />

17 LEXIKON, op. cit., ili, pago 261.<br />

18 JEAN FORNÉE,L'Archange de la mOll't et du ju,gement, ilI1Jc,Mi(l[enaÌlre du Mont<br />

Saént M~cheU,., iI!]!, Patris lr97'1, pagg. 65-96.


~ 52-<br />

reti; premettendo questa ipotesi, introduciamo l'altro grande problema<br />

legato al ciclo degli affreschi: la funzionalità del vano.<br />

Non siamo in presenza di una semplice cappella, poiché la pianta<br />

lunga e stretta, l'ingresso laterale, e la sopraelevazione del piano di base<br />

rispetto agli ambienti adiacenti ne smentiscono l'utilizzazione in tal<br />

senso. Il livello dell'antica sagrestia, non doveva differenziarsi molto da<br />

quello attuale; per accedere alla stanza, erano quindi necessari alcuni<br />

gradini situati all'interno della sagrestia, o una semplice scala di legno;<br />

certo è che prima della costruzione dell'armadio, addossato alla parete,<br />

la quale al di sotto è ancora in grassello antico, doveva esistere qualcosa<br />

che interrompeva, sia pur minimamente, permettendo l'accesso all'interno,<br />

la condizione di isolamento in cui si trova va la stanza, condizione<br />

che allontana sempre maggiormente l'ipotesi dell'utilizzazione dell'ambiente<br />

come luogo di culto, fa pensare piuttosto ad un luogo segreto<br />

destinato a contenere il tesoro del monastero certosino. Ipotesi affascinante<br />

quella dell'esistenza di reliquie, a cui ho già accennato, che tuttavia<br />

necessita di una conferma, poiché sappiamo" che nel 1388 si lavora alla<br />

cappella delle reliquie, voluta dall' Acciaiuoli e consacrata nel 1394,20 che<br />

occupava il vano a destra del coro della chiesa, dalla parte opposta alla<br />

sagrestia.<br />

Gli affreschi da noi presi in esame, sono collocabili, come abbiamo detto,<br />

nel tardo '300, e precederebbero di pochi anni la suddetta cappella,<br />

in tal caso i due ambienti dovrebbero sussistere contemporaneamente, a<br />

meno che il nostro non sia lasciato incompiuto per cedere il posto all'altro<br />

più grande e lussuoso.<br />

Abbiamo visto come il ciclo degli affreschi sia strettamente connesso<br />

al complesso architettonico ed ho capito, nel corso della stesura<br />

dell'articolo, che molti interrogativi sono risolvibili soltanto inquadrandoli<br />

in uno studio che affronti l'ampio e articolato problema della Certosa<br />

del '300; ricostruendo la struttura originaria è possibile risolvere i problemi<br />

che suscita lo studio dei singoli ambienti.<br />

19 G. BACCHI, op. cit., 'pa:g. 109.<br />

20 Al 131914 idslai1e urna solenne conaaerazìone che sì presume efr,elttuaJtaJ a 'COIIllpdrnersto<br />

delile IC8iPlpelilleannesse ailla chiesa (G. LEONCINI, La Certosa; di Fkenze.<br />

Note etorico-artistiche sulla c'Ostruzione del monastero, in «Notizie cìstercensà »<br />

2-4, ,alpr~1e-diro€mblre li9


NOTIZIE CISTERCENSI<br />

, )<br />

INDICE GENERALE DELLE MATERIE<br />

DAL 1968 AL 1978<br />

a cura di P. TOMMASO CALIANDRO<br />

AVVERTENZE<br />

a) il maiuscolo chiaro indica gli autori degli articoli o opere anonime;<br />

b) il maiuscolo nero indica gli argomenti o materie.<br />

ABATE:<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />

AELREDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i<br />

suoi monaci<br />

BERNARDO di Ch. -- « Comprensione e misericordia nel superiore<br />

».<br />

KLEINER, S. - Lettera pastorale.<br />

FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale<br />

ABBAZIA di Nostra S. di Corte:<br />

1970 1-2 18-20<br />

1970 4-5 209-10<br />

1973 3-4 150-162<br />

1975 4-5 105-126<br />

LEDDA, A. - Storia e leggenda dell'abbazia di N. S. di<br />

Corte in Cabuabbas di Sindia. 1968 3 37-51<br />

ABBAZIA di s. Maria di Corazzo<br />

RUSSO, F. - L'abbazia cistercense di s. Maria di Corazzo<br />

(Regesto di documenti). 1977 2 1-28<br />

ABBAZIA di s. Galgano<br />

VITI, G. - A proposito di una monografia su san Galgano 1977 4 1-28<br />

ABBAZIA di s. Maria di Sambucina<br />

VITI, G. - Le origini dell'abbazia di s. Maria di Sambucina<br />

alla luce della critica delle fonti 1973 3-4 163-185<br />

ABBAZIA di s. Maria della Vittoria<br />

VITI, G. - L'abbazia di s. Maria della Vittoria e il VII<br />

Centenario della Battaglia di Tagliacozzo. 1968 3 52-59


- 54-<br />

Autore Titolo<br />

ACCIAIUOLI, N.<br />

PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo. Il<br />

gran siniscalco Nicola Acciaiuoli fra edilizia monumentale<br />

e cultura aristocratica.<br />

ACCIAIUOLI, E. - Laude (inedita) della Beata Vergine Maria<br />

dell'Annunziata.<br />

AGOSTINI, F. - Chi siete? Cosa fate?<br />

- Il monastero di Claraval nel Brasile (Minas Gerais).<br />

- Il «Sacro Silenzio » della liturgia.<br />

- « L'Opus Dei» tributo del nostro servizio.<br />

- Mariologia dei discepoli di s. Bernardo nel secolo XII<br />

ALESSANDRO M. fra - Origine dell'Ordine Cistercense.<br />

AMICI della certosa di Firenze<br />

Appunti, documenti (organizzazione).<br />

Costituzione dell'associazione « Amici d. certosa ».<br />

Gli amici della certosa. Cronaca di nove anni 1970-78.<br />

SANTEDICOLA, N. - Un incontro meraviglioso.<br />

Anno - fase. - pag.<br />

1978 2-4 35-62<br />

1972 3-4 123-125<br />

1968 2 19-24<br />

1970 4-5 215-31<br />

1971 6 267-273<br />

1971 3-4 164<br />

1968 l 3-10<br />

1969 2-3 9-13<br />

1978 2-4 257-78<br />

1973 1-2 78-83<br />

1978 2-4 203-48<br />

1978 2-4 255-57<br />

VALORI (I) spirituali che Firenze deve salvare. Atti del<br />

convegno organizzato dal gruppo « Amici della Certosa ». 1971 5 177-215<br />

AMICIZIA<br />

AELREDO di Rievaulx - Il dovere della correzione tra amici. 1972 3-4 131-41<br />

BONA, G. - L'amicizia - Come coltivarla. 1970 4-5 207-210<br />

ARTE CISTERCENSE<br />

RONCONI, A. - GRASSO, D. - ZANNI, A. - Architettura cistercense.<br />

Due esemplari a confronto: Fossanova e Casamari.<br />

1977 2 29-36<br />

DEL PROPOSTO, A. - Arte aistercense. 1969 1 46-50<br />

ASMARA<br />

WOLDEGABER, B. - Il monastero di Asmara. (Eritrea -<br />

Etiopia). 1971 1-2 34<br />

ATTUALITA' cattoliche. 1972 3-4 160<br />

Ordinazione sacerdotale. 1972 3-4 157


-55-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

ASSOCIAZIONE SAN BENEDETTO patrono d'Europa<br />

ATTI della prima manifestazione del gruppo romano nel palazzo<br />

della Cancelleria Apostolica in Roma, 29 marzo 1974. 1974 4 187-214<br />

INAUGURATO a Roma, in Campidoglio, il VI Congresso Internazionale.<br />

Roma, 4 nov. 1975. 1975 6 223-24<br />

PRESENTAZIONE dell'Associazione s. Benedetto (Certosa di<br />

Firenze). 1974 1-3 59-63<br />

KLEINER, S. - Parole conclusive all'Associatio S. Benedictì<br />

del 24 marzo 1974 (sua ~ttualità). 1974 4 210-14<br />

REGGIANI, F. - L'Associatio Sancti Benedicti Patroni Europae.<br />

1974 1-3 48-50<br />

AUDA, G. - La serva di Dio Donna M. Benedetta Frey. 1968 2 49-51<br />

AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica. 19'76 1-6 135-49<br />

AUTORITA'<br />

ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />

1977 l 1-12<br />

BADIA, Domenico Felice p.<br />

FALLETTI, M. - Un martire in Angola: p. Domenico Felice<br />

Badia. 1977 l 29-30<br />

BALDIERI, V. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />

fuori Porta S. Paolo<br />

BALESTRIERI, B. - Parole di presentazione dell'inno (a S.<br />

Benedetto) e del suo autore.<br />

BARGELLINI, P. - Bernardo, santo come uomo.<br />

- San Bernardo, uomo innamorato.<br />

BARON (Y), Rafael Arnaiz<br />

1969 5-6 10-19<br />

1974 4<br />

1970 3<br />

1969 5-6<br />

189-191<br />

112<br />

2-9<br />

RUIZ, A. - Rafael Anaiz y Baron. 1969 4 26-32<br />

BARTOLOMEO di Tienen 1972 3-4 191<br />

BATINI , G. - Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi<br />

di Firenze. 1970 3 141


- 56-<br />

Autore Titolo<br />

BENEDETTO s.<br />

Anno - fase. - pago<br />

ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sulla<br />

autorità. 1977 1 1-12<br />

ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella<br />

« Regula » di S. Benedetto da Norcia. 1975 6 241-52<br />

BENEDETTO s. patrono d'Europa<br />

ROUILLARD, F. - Saint Benoit et la civilisation occidentale. 1974 4 204-9<br />

ASSOCIAZIONE s. Benedetto Patrono d'Europa. 1970 4-5 236<br />

BALESTRIERI, B. - Parole di presentazione dell'inno e del<br />

suo autore.<br />

PALAZZINI, P. - San Benedetto padre d'Europa.<br />

REGGIANI, F. - Dal Breve « Pacis Nuntius ».<br />

BERNARDO s. di Ch.<br />

1974 4 189<br />

1974 4 197<br />

1974 5-6 287<br />

BARGELLINI, P. - Bernardo, santo come uomo. 1970 3 112<br />

- San Bernardo, uomo innamorato. 1969 5-6 2<br />

CALZOLAI, Carlo C. - S. Bernardo e Dante. 1968 4 27-31<br />

CHERUBELLI, P. -- Mariologia di s. Bernardo negli studi<br />

danteschi. 1968 1 11-13<br />

CONTRADIZIONI (Le) di un santo.<br />

20 AGOSTO: festa di s. Bernardo.<br />

LECLERCQ, J. - Bernardo di Chiaravalle (1190-20 ago 1153).<br />

- Psicologia e vita spirituale in S. Bernardo.<br />

DISTRAZIONI (Le) di un santo.<br />

MIKKERS, E. - Le concordanze delle opere di 's. Bernardo.<br />

P ALAZZINI, P. - La pace nella pedagogia di S. Bernardo.<br />

PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle<br />

su S. Tommaso d'Aquino.<br />

S. BERNARDO uomo della gioia.<br />

ZERBI, P. - La santità di Bernardo di Chiaravalle.<br />

Discorso I della Settuagesima.<br />

Sermone 68 sul Cantico dei Cantici.<br />

l° sermone per l'ottava di Pasqua.<br />

[0 sermone sull'Assunzione di Maria al cielo.<br />

BERNINI, M. T. - Il monastero di Santo Spirito nell'architettura<br />

agrigentina all'epoca di Chiaramonte.<br />

1970 3 114<br />

1968 2 1<br />

1975 4-5 127-31<br />

1975 4-5 132-61<br />

1970 6 295<br />

1975 6 294-97<br />

1975 6 225-41<br />

1975 1-3 17-28<br />

1970 1-2 21<br />

1975 1-3 1-16<br />

1969 1 36<br />

1969 4 34<br />

1969 2-3 39<br />

1969 5-6 20<br />

1974 1-3 28-34


- 57-<br />

Autore Titolo<br />

BONIFICA CISTERCENSE<br />

Anno - fase. - pago<br />

BALDIERI ,v. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />

fuori Porta S. Paolo. 1969 5-6 10-19<br />

CAPUTO, P. - I <strong>Cistercensi</strong> di Fossanova nell'opera di<br />

bonifica dell'Agro Pontino, 1795-1809. 1972 1-2 53-65<br />

BOUTON, J. - Storia dell'Ordine Cistercense. dal 1968 4 a .......<br />

CALZOLAI, C. C. - Il vescovo di Firenze che non trovò<br />

l'appoggio di un cardinale cistercense. 1968 2 13-18<br />

- S. Bernardo e Dante. 1968 4 27-31<br />

CANTO<br />

DI FULVIO, 1. - Canta bene chi respira bene.<br />

- La parola è musica.<br />

- Uso del « Graduale» e del « Graduale Simplex ».<br />

- Modalità gregoriana.<br />

- Emissione del suono e fonetica delle vocali.<br />

CORATTI, G. - La questione del canto.<br />

CAPUTO, P. - «Carta visitationis» della Badia di S.<br />

rito.<br />

Spi-<br />

-_ Don Romualdo Pirelli, abate di Casarnari, regio visitatore<br />

dei monaci cassinesi nel regno delle Due Sioilie<br />

(1799-1800).<br />

- I carbonari nell'abbazia di Casamari durante i moti insurrezionali<br />

nel Regno delle Due Sicilie (8 marzo 1821).<br />

- I cistercensi di Fossanova nell'opera di bonifica dell'Agro<br />

Pontino, 1795-1809.<br />

- I regesti dell'abate Pirelli.<br />

- L'industria della lana e della seta nell'abbazia di Casamari.<br />

- Un abate di Casamari nella diplomazia pontificia.<br />

- Rapporti tra l'abbazia di Casamari e la « Badia Grande»<br />

di Santo Spirito in Agrigento.<br />

CARBONARI a Casamari<br />

1969 1 51-55<br />

1970 4-5 254<br />

1968 1 18<br />

1972 1-2 66<br />

1970 3 154-57<br />

1968 1 14<br />

1975 1-3 68-99<br />

1971 3-4 81-97<br />

1973 3-4 186-99<br />

1972 1-2 53-65<br />

1971 1-2 1-38<br />

1973 5-6 269-86<br />

1970 6 273-86<br />

1974 4 129-45<br />

CAPUTO, P. - I carbonari nell'abbazia di Casamari durante<br />

i moti insurrezionali nel Regno delle Due Sicilie (8<br />

marzo 1821). 1973 3-4 186-99


Autore<br />

CARDENAL Ernesto<br />

F ALLETTI. M. - Ernesto Cardenal.<br />

CARITA'<br />

- 58-<br />

Titolo<br />

AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />

BERNARDO di Ch. - Epistola sulla carità.<br />

Anno - fase. - pago<br />

1978 1 10-17<br />

1976 1-6 135-49<br />

1973 3-4 143-49<br />

ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella<br />

« Regula» di s. Benedetto. 1975 6 241-52<br />

ISACCO della Stella. - «Il primato della carità ». 1972 1-2 50<br />

VAN STRAATEN, V. W. - Amore contro violenza.<br />

CASAMARI, congregazione di C...<br />

« NOTIZIE» della Congregazione di Casamari. Efficacia<br />

delle scuole apostoliche.<br />

AI SUPERIORI, rettori e insegnanti dei nostri seminari. Oggetto:<br />

catechesi e latino nei nostri seminari.<br />

IL CAPITOLO Generale Speciale della Congregazione di<br />

Casamari.<br />

- Idem.<br />

NORME per la formazione del seminarista cistercense della<br />

Congregazione di Casamari.<br />

F ALLETTI, M. - Congregazione di Casarnari. Capitolo Generale.<br />

(24 luglio-I sett.)<br />

- Capitolo Generale della Congregazione di Casamari.<br />

FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />

della Certosa di Pavia.<br />

CASAMARI, abbazia di C.: cronaca<br />

1976 1-6 125-34<br />

1968 1 25<br />

1970 6 317<br />

1970 3 139<br />

1971 6 291<br />

1971 6 291<br />

1971 1-2 38<br />

1973 5-6 262<br />

1977 1 31<br />

1968 4-5 234<br />

CONVEGNO studi Storici Ciociari 25-26 setto 1970. 1970 4-5 234<br />

UFFICIO catechistico diocesano 28-30 setto 1970. 1970 4-5 236<br />

FALLETTI ,M. - Capitolo Generale dell'Ordine Cistercense:<br />

Casamari 17-27 setto 1974. 1974 5-6 284<br />

CASANOV A, abbazia di C... (Civitella)<br />

Civitella Casanova, 26-27 setto 1970. 1970 4-5 238<br />

Certosa di Firenze, 31 maggio 1970. 1970 3 146<br />

CASINI, A. - I cistercensi alla certosa del Galluzzo nel<br />

ricordo del Cardinale Elia dalla Costa. 1973 1-2 27-36


CERTOSINI<br />

- 59-<br />

Autore Titolo<br />

Anno - fase. - pago<br />

CLEMENTE XIV pp. -. Due lettere a d. Gaillard, priore<br />

della certosa di Roma. 1972 3-4 128<br />

CHERUBELLI, P. - Mariologia di s. Bernardo negli studi<br />

danteschi. 1968 1 11<br />

- Tradizione spirituale-culturale alla Certosa di Firenze:<br />

una laude inedita di Edoardo Acciaiuoli (1425) 1972 3-4 117-27<br />

- Ugo Fanfani « uomo ». 1971 1-2 64<br />

CHIARELLI, C. - Documenti per la certosa di Firenze negli<br />

archivi e biblioteche fiorentini. 1978 2-4 63-106<br />

CISTERCENSI, Ordine dei C... CAPITOLO G.<br />

KLEINER, S. - Allocuzione ai Padri Capitolari.<br />

CONGRESSO dei Definitori.<br />

CAPITOLO Generale 1968.<br />

CAPITOLO Generale 1968 - Dichiarazione.<br />

FALLETTI, M. - Le nuove costituzioni dell'Ordine Cistercense.<br />

SCACCIA, R. - L'Ordine Cistercense e le missioni.<br />

- Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni Cist.<br />

AGOSTINI, F. - Casa Generalizia - Roma. Il sinodo dell'Ordine<br />

Cistercense: 11-15 maggio 1971.<br />

CISTERCENSI: arte<br />

ARCHITETTURA cistercense. Due esemplari a confronto:<br />

Fossanova e Casamari. (Ronconi-Grasso-Zanni).<br />

DEL PROPOSTO, A. - Arte Cistercense.<br />

FORNARI, B. - Spiritualità e funzionalità dell'arte cistercense.<br />

- Architettura cistercense nel Lazio Meridionale.<br />

CISTERCENSI: storia<br />

1968 4<br />

1969 1<br />

1968 4<br />

1969 1<br />

1<br />

22<br />

34<br />

3<br />

1969 5-6 28<br />

1969 2-3 40<br />

1970 4-5 200-6<br />

1971 3-4 151<br />

1977 2<br />

1969 1<br />

29-36<br />

46<br />

1971 3-4 105-14<br />

1973 3-4 135-42<br />

ALESSANDRO, M. fra - Origini dell'Ordine Cistercense. 1969 2-3 9<br />

BOUTON, J. de la Croix - Storia dell'Ordine Cistercense. dal 1968 4 a<br />

ZAKAR, P. - Le origini dell'Ordine Cistercense. Brevi osservazioni<br />

sugli studi degli ultimi quindici anni. (1954-69). 1970 1-2 1-17<br />

FREDIANI, G. - L'opera dei cistercensi nella storia dell'agricoltura<br />

padana. 1971 1-2 68


- 60-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />

SPRANDEL, R. --- I cistercensi e l'industria siderurgia mediovale.<br />

1975 1-3 29-39<br />

BALDIERI, V. - I cistercensi e la bonifica dell'Agro Romano<br />

fuori Porta S. Paolo. 1969 5-6 10-19<br />

CAPUTO, P. - I cistercensi di Fossanova nell'opera di bonifica<br />

dell'Agro Pontino (1975-1809). 1972 1-2 53-65<br />

VITI, G. - I cistercensi nel Fondo «Compagnie religiose<br />

soppresse» dell' Archivio di Stato di Firenze. Indagine<br />

archivistica. 1978 1 29-61<br />

SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel Trecento.<br />

1978 2-4 179-84<br />

FILIA, D. - Come e quando i <strong>Cistercensi</strong> si stabilirono in<br />

Sardegna. 1968 2 23<br />

KLEINER, S. - La filiazione nell'Ordine. Lettera pastorale.<br />

1976 1-6 115-24<br />

AGOSTINI, F. - Mariologia dei discepoli di s. Bernardo nel<br />

secolo XII. 1968 1 3<br />

DIMIER, A. - I primi cistercensi non erano nemici degli<br />

studi. 1969 2-3 15<br />

VITI, G. - I primi tre fascicoli del «Dictionnaire des auteurs<br />

cisterciens »: pregi, difficoltà e limiti. 1977 2 47-54<br />

CLARA VAL del Brasile<br />

AGOSTINI, F. - Il monastero di Clara val nel Brasile. (Minas<br />

Gerais).<br />

DON PIETRO Agostini, primo abate.<br />

1970 4-5 215-31<br />

1970 5-6 35<br />

COCHERIL. M. - P. Anselmo Dimier (1898-1975). 1977 4 263-70<br />

CODICI cistercensi<br />

NATALE, A. R<br />

colo XIII.<br />

COMUNITA'<br />

Miniatura e codici cistercensi del se-<br />

1969 4 4<br />

FALLETTI, M. - La comunità nel rinnovamento della vita<br />

religiosa. 1973 1-2 1-15<br />

- Comunità di base e vita nella chiesa.<br />

- Il convito eucaristico cardine della vita di comunità.<br />

KLEINER, S. - L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />

Lettera pastorale.<br />

1974 1-3 1-26<br />

1973 3-4 125 35<br />

1972 5-6 273-89


- 61-<br />

Autore Titolo<br />

SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale.<br />

CORATTI, G. - L3. Questione del canto.<br />

CORATTI, L. - Vocazione dialogo con Dio.<br />

CORREZIONE fraterna<br />

AELREDO di Rievaulx<br />

amici.<br />

COSENZA... duomo<br />

Il dovere della correzione tra<br />

RUSSO, F. - L'artefice del duomo di Cosenza.<br />

COSTITUZIONI<br />

FALLETTI, M. - Criteri per il rinnovamento delle Costituzioni.<br />

DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacerdotali<br />

e religiose.<br />

DEL PROPOSTO, A. - Arte cistercense.<br />

DI FULVIO, 1. - «Sensus ecclesiae »: amore e fedeltà.<br />

- Canta bene chi respira bene.<br />

- Emissione del suono e fonetica delle vocali.<br />

- «La messa dei giovani» ;<br />

- Uso del « Graduale Grande» e del « Graduale Simplex ».<br />

- La parola è musica.<br />

- Modalità gregoriana.<br />

- Musica beat.<br />

DIMIER Anselmo<br />

Anno - fase. - pago<br />

1977 3<br />

1968 1<br />

1968 4<br />

1-11<br />

14<br />

32<br />

1972 3-4 131-41<br />

1973 1-2 67-75<br />

1972 3-4 169-87<br />

1978 1 1-9<br />

1969 1 46<br />

1973 1-2 63<br />

1969 1 51<br />

1970 3 154-57<br />

1971 1-2 71<br />

1968 1 18<br />

1970 4-5 254<br />

1972 2 66<br />

1971 6 274<br />

COCHERIL, A. - P. Anselmo Dimier (1898-1975). 1977 4 35-42<br />

DIMIER, A. - I primi cistercensi non erano nemici degli<br />

studi. 1969 2-3 15<br />

DIREZIONE SPIRITUALE<br />

FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale. 1975 4-5 105-26<br />

ERMINI, G. - Carità e pace romane e cristiane nella « Regula»<br />

di san Benedetto da Norcia. 1975 6 241-52<br />

ETIOPIA<br />

SCACCIA, R. - L'Ordine cistercense e le missioni,<br />

- TI Capitolo Generale Speciale e le Missioni <strong>Cistercensi</strong>.<br />

1969 2-3 39-45<br />

1970 4-5 200-6


- 62-<br />

Autore Titolo<br />

LARE~O, H. M. ~ Il Gadl o la vita spirituale di Dabra-<br />

Libanos, nel contesto del monachesimo etiopico.<br />

JOANNES, G. - Vita missionaria a Mendida.<br />

MARAFINI, G. - Una missione in Africa.<br />

WOLDEGABER, B. ,----Festeggiati i neo-sacerdoti cistercensi<br />

rimpatriati dall'Italia.<br />

- Il monachesimo in Etiopia.<br />

- Il monachesimo in Etiopia.<br />

- Le origini del monachesimo in Etiopia.<br />

ZANNI, V. - Quaranta giorni in Etiopia (14 nov.-20 dico<br />

1971).<br />

EUCARISTIA<br />

F ALLETTI, M. - Il convito eucaristico cardine della vita<br />

di comunità.<br />

FALLETTI, M. - I cistercensi alla certosa di Firenze.<br />

- Il convito eucaristico cardine della vita di comunità.<br />

- Ernesto Cardenal.<br />

- Il nuovo salterio monastico.<br />

- La vita religiosa e i giovani.<br />

- Lezioni di un convegno.<br />

- Un martire in Angola: P. Domenico Felice.<br />

- La comunità nel rinnovamento della vita religiosa.<br />

- L'abate e la direzione spirituale.<br />

- Comunità di base e vita nella chiesa.<br />

- Le nuove costituzioni dell'Ordine Cist.<br />

- La certosa di Pavia.<br />

- Criteri per il rinnovamento delle Costituzioni.<br />

- A proposito della musica beat.<br />

FED E in politica<br />

AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />

Anno - fase. - pago<br />

1976 1-6 151-251<br />

1970 6 312<br />

1971 3-4 162<br />

1970 1-2 60<br />

1970 4-5 248-53<br />

1969 2-3 49<br />

1969 4 40<br />

1972 1-2 81-104<br />

1973 3-4 125-35<br />

1978 2-4 185-202<br />

1973 2-3 125-35<br />

1978 1 10-17<br />

1977 4 55<br />

1977 4 29-33<br />

1977 3 13<br />

1977 1 29<br />

1973 1-2 1-15<br />

1975 4-5 105-26<br />

1974 1-3<br />

1969 5-6<br />

1970 3<br />

28<br />

1-26<br />

133-138<br />

1972 3-4 169-87<br />

1972 1-2 69-79<br />

1976 1-6 135-49<br />

FILIA, D. - Come e Quando i cistercensi si stabilirono in<br />

Sardegna. 1968 3 23<br />

FILIAZIONE nell'Ordine Cisto<br />

KLEINER, S. - La filiazione nell'Ordine. Lettera pastorale. 1976 1-6 115-24


- 63-<br />

Autore Titolo<br />

FIRENZE, certosa di F ...<br />

CASINI, A. - I cistercensi alla certosa del Galluzzo nel<br />

ricordo del Card. Elia Dalla Costa.<br />

CECCHINI, G. - Domenica 7 febbr. 1971: prima giornata<br />

del gruppo «Amici della certosa ».<br />

- Terza giornata degli «Amici della Certosa».<br />

- Quarta giornata degli « Amici della Certosa».<br />

- Proposte per la costituzione del gruppo «Amici della<br />

certosa ».<br />

ERMINI, F. D. - Notizie del gruppo «Amici della Certosa ».<br />

AL PROF. Guido Morozzi riconoscimento degli « Amici della<br />

certosa ».<br />

GLI AMICI della certosa. Cronaca di nove anni 1970-78.<br />

INCONTRI giovanili.<br />

MOSTRA.<br />

CHERUBELLI, P. - Tradizione spirituale-culturale alla<br />

Certosa di Firenze: una laude inedita di Edoardo Acciaiuoli.<br />

- Ugo Fanfani « uomo ».<br />

CHIARELLI, C. - Documenti per la certosa di Firenze negli<br />

archivi e biblioteche fiorentini.<br />

CONCERTO del duo Pianistico Mancini-Bianchi.<br />

CONVEGNO di studi su s. Bernardo di Chiaravalle.<br />

FALLETTI, M. - I cistercensi alla certosa di Firenze.<br />

FROSINI, E. D. - 12 giugno 1971. Alla certosa si discutono<br />

i problemi di Firenze.<br />

GURRIERI, F. - La certosa di Firenze dalle «Consuetudìnes<br />

C'artusiae» ai monaci cistercensi.<br />

LEONC'INI, G. - La certosa di Firenze. Note storiche-artistiche<br />

sulla costruzione del monastero.<br />

MEZZANOTTE, G. - Due restauri a Firenze.<br />

MOROZZI, G. - Note sul restauro della certosa.<br />

PANE, R. - Le volte della certosa fiorentina.<br />

PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo.<br />

Il gran siniscalco Nicola Acciaiuoli fra edilizia monumentale<br />

e cultura aristicratica.<br />

POMA, R. - Certosa di Firenze, 15 febbraio.<br />

PRESENTAZIONE dell'Associazione s. Benedetto, patrono<br />

d'Europa.<br />

Anno - fase. - pago<br />

1973 1-2 27-36<br />

1971 1-2 56<br />

1971 1-2 62<br />

1971 3-4 157<br />

1970 6 319<br />

1971 6 298<br />

1972 3-4 155<br />

1978 2-4 203-48<br />

1974 4 146<br />

1970 4-5 232<br />

1972 3-4 117-27<br />

1971 1-2 64<br />

1978 2-4 63-106<br />

1975 6 253<br />

1974 4 148<br />

1978 2-4 185-202<br />

1978 2-4 107-144<br />

1978 2-4 5-34<br />

1978 2-4 253-54<br />

1978 2-4 249-51<br />

1978 2-4 251-53<br />

1978 2-4<br />

1973 1-2<br />

35-162<br />

76<br />

1974 1-3 59


- 64-<br />

Autore Titolo<br />

SANTEDICOLA, L. -- Convegno sulle università straniere a<br />

Firenze: riflessioni-ccnsiderazioni.<br />

TERZIANI, L. - Presentazione di un libro in Certosa. Luciano<br />

Casella: La Toscana nella guerra di liberazione.<br />

Firenze 1973.<br />

VITI, G. - I cistercensi ritornano a Firenze.<br />

ZANNI, V. - Convegno di studi su s. Bernardo di Chiaravalle<br />

- La certosa di Firenze.<br />

BATINI, G. - Chiesa di s. Maria Maddalena de' p.izzi,<br />

Anno - fase. - pago<br />

1973 5-6 267<br />

1973 5-6 265<br />

1978 2-4 145-78<br />

1974 5-6 289-95<br />

1970 1-2 41-56<br />

1970 3 141<br />

SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel<br />

Trecento. 1978 2-4 179-84<br />

FLORILEGIO<br />

AELREDO di Rievaulx -- Il dovere della correzione fraterna.<br />

- La sublime esaltazione di Maria.<br />

- La preghiera dell'abate per i monaci.<br />

-. Necessità dell'amicizia.<br />

- Per la morte d'un amico (Simone).<br />

BARON (y), R. A. - Solo Dio mi basta.<br />

BERNARDO di Ch. - Alla scgli i della contemplazione.<br />

- Amo pcrchè amo ... , amo per amare.<br />

- Apclogia a Guglielmo abate di S. Thierry.<br />

- Apologia a Guglielmo abate di s. Thierry.<br />

- Apologia a Guglielmo abate di S. Thierry.<br />

- Chi ignora Dio, rischia di cadere nella disperazione.<br />

- Comprensione e misericordia nel superiore.<br />

- Elogio di san Malachia.<br />

- Epistola sulla carità.<br />

- Gli ultimi giorni di san Malachia.<br />

- Ignoranza e scienza.<br />

- TI paradiso dell'anima che si converte.<br />

1972 3-4 131-41<br />

1972 1-2 49<br />

1970 1-2 18<br />

1968 1 34<br />

1968 1 34<br />

1970 3 117<br />

1972 1-2 48<br />

1971 6 261<br />

1974 1-3 35<br />

1974 4 153-59<br />

1974 5-6 276-82<br />

1977 4 43<br />

1970 4-5 209<br />

1971 6 266<br />

1973 3-4 143-49<br />

1971 6 264<br />

1977 3 28-37<br />

1971 3-4 99<br />

- I santi Angeli promuovono l'unione dei cuori e la pace<br />

fraterna. 1971 6 262<br />

- La conoscenza di Dio è fonte di salvezza.<br />

- L'apostolo Paolo maestro di obbedienza.<br />

- La custodia delle labbra e del cuore.<br />

1970 6 302<br />

1971 1-2 20<br />

1971 3-4 100


- 65-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

- La morte di san Malachia. 1972 1-2 47<br />

- La vera conversione. 1971 1-2 19<br />

- Lettera al nipote Roberto. 1973 1-2 17<br />

- Lettera 104 « Caro Guido ». 1970 6 298<br />

- Lettera 110: Perchè dobbiamo amare la Vergine Maria. 1970 1-2 23<br />

- L'umiltà, virtù indispensabile per tornare a Dio. 1970 6 301<br />

- Omelia IV «Missus est ». 1970 6 297<br />

- Pietre vive amalgamate tra loro, non polvere che il<br />

vento disperde. 1971 6 263<br />

- Prefazione al trattato de «Consideratione»<br />

- Prendiamo la croce con Cristo.<br />

- Purificazione e retto ordine degli affetti.<br />

- Quid retribuam Domino.<br />

- Rimproverare è necessario ma difficile.<br />

- Cum sum in tribulatione ...<br />

- Lettera ai cardinali per l'elezione di Eugenio III.<br />

- Lettera dell'abate di Casamari a S. Bernardo.<br />

- Umiltà e verginità.<br />

- Una efficace allegoria.<br />

BESTH, S. M. - Il misticismo di santa Ildegarda.<br />

BONA, G. - Custodia della lingua.<br />

- Dignità e santità del sacerdote.<br />

- La custodia della lingua.<br />

- L'amicizia - come coltivarla.<br />

- Testamento spirituale.<br />

CARDENAL, E. - Canti d'amore.<br />

- Dalla rivoluzione alla contemplazione politica.<br />

- Salmi 5 - 9 - 48.<br />

CESAREO Heist. - Dialogus miraculorum.<br />

- Due istruzioni vitali per l'Ordine Cisto<br />

- Le parole che legano Lucifero all'inferno.<br />

- Sembra una visione, ma è una realtà.<br />

EUGENIO pp. III - Esortazione ai padri capitolari.<br />

GERTRUDE S. - Oratio fidelium.<br />

- Tu, o Dio, hai nutrito per me pensieri di pace.<br />

GUERRICO Di Igny - Sermone per l'avvento del Signore.<br />

1971 3-4 103<br />

1972 1-2 49<br />

1971 3-4 101<br />

1970 3 121<br />

1977 2 37<br />

1977 1 21-28<br />

1977 1<br />

1977 1<br />

1977 4 46<br />

1971 1-2 21<br />

1970 4-5 208<br />

1968 1 35<br />

1970 3 120<br />

1977 4 48<br />

1970 4-5 207<br />

1968 3 1<br />

21-28<br />

21-28<br />

1978 1 21-28<br />

1978 1 21-28<br />

1978 1 21-28<br />

1968 3 60<br />

1968 3 60<br />

1968 3 61<br />

1968 4 47<br />

1968 3 60<br />

1968 4 48<br />

1977 4 52<br />

1973 5-6 253-61


- 66-<br />

Autore Titolo<br />

ISACCO della Stella - Il primato della carità.<br />

MERTON, T. - Il misticismo di s. Ludgarde.<br />

- La scoperta di Cristo.<br />

- Uniformità alla volontà di Dio.<br />

FORNARI, B. - Omaggio a Langwaden.<br />

- Architettura cistercense nel Lazio Meridionale.<br />

- Luca Campano, un grande ciociaro.<br />

- San Tommaso d'Aquino e i cistercensi.<br />

- Spiritualità e funzionalità dell'arte cisto<br />

- Un personaggio dantesco a Gasamari: Gioacchino da<br />

Fiore.<br />

FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />

della certosa di Pavia.<br />

FREDIANI, G. - L'opera dei cistercensi nella storia dell'agricoltura<br />

padana.<br />

- Verso l'auspicata realizzazione in Lombardia del Museo<br />

storico dell' Agricoltura.<br />

FREY, M. Benedetta serva di Dio<br />

Anno - fase. - pag.<br />

1972 1-2 50<br />

1970 3 117<br />

1972 1-2 51<br />

1968 4 49<br />

1971 6 283<br />

1973 1-2 135-42<br />

1974 1-3 51-58<br />

1977 1 13-21<br />

1971 3-4 105-14<br />

1972 3-4 142-48<br />

1968 4 43<br />

1971 1-2 68<br />

1972 3-4 188<br />

AUDA, G. - La serva di Dio D. M. Benedetta Frey. 1968 2 49<br />

FUSCIARDI, A. - Genealogia della famiglia di s. Benedetto<br />

dal secolo IX al XX. 1974 1-3 64-88<br />

GERALDI, F. - Santi e beati della Badia cistercense di s.<br />

Maria di Sambucina.<br />

GIOACCHINO da Fiore<br />

1974 5-6 234-45<br />

FORNARI, B. Un personaggio dantesco a Casamari:<br />

Gioacchino da Fiore. 1972 3-4 142-48<br />

GIORDANI, I. - I laici scoprono il monachesimo.<br />

GIOVANI<br />

DI FULVIO, I. - La messa dei giovani.<br />

FALLETTI, M. - La vita religiosa e i giovani oggi.<br />

GIOVANNI Cristostomo s. - I monaci e lo studio della Sacra<br />

Scrittura.<br />

1968 4 20<br />

1971 .1-2 71<br />

1977 4 29-33<br />

1972 1-2 105


GIUSTIZIA<br />

- 67-<br />

Autore Titolo<br />

AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica.<br />

GREGORIO Magno s. - Teodoro, medico imperatoris.<br />

GUALA, F. - Ricordo di Thomas Merton.<br />

GURRIERI, F. - La certosa di Firenze dalle « Consuetudines<br />

Cartusiae» ai monaci cistercensi.<br />

HOANG, S. - La vita monastica nel monastero di Chau-son.<br />

IGLIOZZI, S. - I maggiori dissidi fra Ctteaux e Clairvaux<br />

ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />

ISLAMISMO<br />

PIGNEDOLI, S. - Il dialogo islamo-cristìano all'ora attuale.<br />

JUGOSLAVIA<br />

NADRAH, A. - L'abbazia di Sticna.<br />

KLEINER, S. - Allocuzione ai Padri Capitolari.<br />

- Breve Presentazione dell'Istruzione «Renovationis Causam<br />

».<br />

- Lettera pastorale: la cura delle vocazioni.<br />

- Lettera pastorale: l'orazione.<br />

- Lettera pastorale: l'ufficio pastorale dell'abate.<br />

- Lettera pastorale.<br />

- La mortificazione.<br />

- L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />

- La filiazione nell'Ordine.<br />

- La povertà di spirito.<br />

- Parole conclusive all'Associatio s. Benedicti.<br />

LAICI<br />

GIORDANI, I. - I laici scoprono il monachesimo.<br />

LAP ARELLI Veronica ven,<br />

ZANNI, V. - La ven. Veronica Laparelli.<br />

LA PIRA, G. - Il monastero, oggi.<br />

Anno - fase. - pag.<br />

1976 1-6 135-49<br />

1970 6 316<br />

1969 1 31<br />

1978 2-4 107-44<br />

1970 3 148<br />

1976 1-6 3-113<br />

1977 1 1-12<br />

1975 6 256-63<br />

1970 6 308-311<br />

1968 4 1<br />

1969 2-3 7<br />

1977 3 15-27<br />

1971 5 219-30<br />

1973 3-4 150-62<br />

1975 6 217<br />

1970 4-5 211<br />

1972 5-6 273-89<br />

1976 1-6 115-24<br />

19'71 1-2 24<br />

1974 4 210<br />

1968 4 20<br />

1977 2 43<br />

1969 5-6 43


_. 68-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />

LAREBO, H. M. - Gadl o la vita spirituale di Dabra-Libanos,<br />

nel contesto del monachesimo etiopico. 1976 1-6 151-251<br />

LAVORO<br />

ILARI, A. - La dottrina di s. Benedetto sul lavoro e sull'autorità.<br />

1977 1 1-12<br />

LECLERCQ, J. - Bernardo di Chiaravalle. 1975 4-5 127-31<br />

- Psicologia e vita spirituale in s. Bernardo. 1975 4-5 132-61<br />

LEDDA, A. - Storia e leggenda dell'abbazia di N. Signora<br />

di Corte Cabuabbas di Sindia. 1968 3 37<br />

LEONCINI, G. - L3. certosa di Firenze. Note storico-artistiche<br />

sulla costruzione del monastero. 1978 2-4 5-34<br />

LETTERE<br />

EUGENIO III - Lettera al Capitolo Generale del 1151.<br />

CLEMENTE XIV - Due lettere a don Gaillard, priore della<br />

certosa s. Maria degli Angeli in Roma.<br />

Paolo VI - Lettera ai Trappisti.<br />

DI FULVIO, 1. - «Sensus ecclesiae »: amore e fedeltà.<br />

ERMINI, M. - Corrispondenza con i lettori. Monaci e laici<br />

in certosa.<br />

TESFAMIKAEL, K. - Care «Notizie cistercensi ».<br />

LICONTI, E. - « Se vuoi essere perfetto ».<br />

LINGUA<br />

BONA, G. Custodia della lingua.<br />

LITURGIA<br />

AGOSTINI, F. - L'opus Dei tributo del nostro servizio.<br />

- Il sacro silenzio della liturgia.<br />

ANNO liturgico con i cistercensi.<br />

DI FULVIO, 1. - La messa dei giovani.<br />

RAPONI, D. - Resoconto del Primo Convegno per l'aggiornamento<br />

liturgico.<br />

LUCA Campano<br />

FORNARI, B. - Luca Campano, un grande ciociaro.<br />

1968 3 60<br />

1972 3-4 128<br />

1969 2-3 3<br />

1973 1-2 63<br />

1973 1-2 61<br />

1970 1-2 64<br />

1968 2 5<br />

1968 1 35<br />

1972 3-4 164<br />

19'71 6 267<br />

1969 1 30<br />

1971 1-2 71<br />

1970 1-2 69-77<br />

1974 1-3 51-58


- 69-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

LUDGARDA s.<br />

MERTON, T. - li misticismo di S. Ludgarde. 1970 3 117<br />

MARIOLOGIA<br />

AGOSTINI, F. - Mariologia dei discepoli di s. Bernardo. 1968 1 3<br />

AELREDO di Rievaulx - La sublime esaltazione di Maria. 1972 1-2 49<br />

ACCIAIUOLI, E. - Laude della Beata V. Maria dell'Annunziata.<br />

1972 3-4 123<br />

CHERUBELLI, P. - Mariologia di s. Benerdo negli studi<br />

danteschi. 1968 1 11<br />

MERTON, T. - li monaco e il mondo; 1969 4 1<br />

MEZZANOTTE, G. - Due restauri a Firenze. 1978 2-4 253-55<br />

MIKKERS, E. - Le concordanze delle opere di s. Bernardo. 1975 6 294-97<br />

MOROZZI, G. - Note sul restauro della certosa. 1978 2-4 249-51<br />

MINIATURA<br />

NATALE, A. R. - Miniatura e codici cistercensi del secelo<br />

XII. 1969 4 4<br />

MISSIONI<br />

SCACCIA, R. - Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni<br />

cistercensi. 1970 4-5 200-6<br />

- L'Ordine Cistercense e le missioni. 1969 2-3 39-45<br />

MONACHE cistercensi<br />

MONASTERO (Il) delle monache cistercensi in Agrigento,<br />

Santo Spirito. 1968 1 28<br />

NOTIZIE della Federazione delle Monache in Italia. 1968 1 28<br />

NOTIZIE della Federazione delle Monache in Italia.<br />

MONACHESIMO e mondo d'oggi. Atti del Convegno a Firenze.<br />

MONASTICA<br />

AGOSTINI, F. - Chi siete? cosa fate?<br />

- L 'Opus Dei tributo del nostro serviz.io.<br />

1968 5-6 39<br />

1972 5-6 215-72<br />

1968 2 19<br />

1971 3-4 164


Autore<br />

-70 -<br />

Titolo<br />

FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale.<br />

- Lezioni di un convegno.<br />

- Il nuovo salterio monastico.<br />

KLEINER, S. - L'aspetto teologico della comunità monastica.<br />

GIORDANI, L - I laici scoprono il monachesimo.<br />

LA PIRA, G. - Il monastero, oggi.<br />

MERTON, T. - Il monaco e il mondo.<br />

MONACHESIMO e mondo d'oggi. Atti del COnvegno a Firenze.<br />

MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />

MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />

MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />

MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />

MONACI (I) e la scrittura secondo il Concilio Vaticano II<br />

PELLEGRINI, M. - Il monastero oggi.<br />

PIGA, S. - Vita monastica e impegno battesimale.<br />

RAPONI, D. - Resoconto del Primo Convegno Monastico per<br />

I'aggiornamento liturgico.<br />

REGOLA (La) di s. Benedetto commentata. dal<br />

a<br />

WOLDEGABER, B. - Le origini del monachesimo in<br />

Etiopia.<br />

- Il monachesimo in Etiopia.<br />

- Il monachesimo in Etiopia.<br />

MORTIFICAZIONE<br />

KLEINER, S. - La mortificazione.<br />

MUSICA<br />

FALLETTI, M. -- A proposito della musica beat.<br />

DI FULVIO, L - Musica beat.<br />

NATALE, A. R. - Miniatura e codici cistercensi del sec. XII.<br />

PACE<br />

PALAZZINI, P. - La pace nella pedagogia di s. Benedetto.<br />

PALAZZINI, P. - San Benedetto padre d'Europa.<br />

- La pace nella pedagogia di s. Bernardo.<br />

Anno - fase. - pago<br />

1975 4-5 105-26<br />

1977 3 13<br />

1977 4 55<br />

1972 5-6 273-89<br />

1968 4 20<br />

1969 5-6 43<br />

1969 4 1<br />

1972 5-6 215-72<br />

1970 3 185<br />

1970 6 316<br />

1971 1-2 36<br />

1971 3-4 98<br />

1971 1-2 105<br />

1970 1-2 66<br />

1974 5-6 217-33<br />

1970 1-2 69-77<br />

1971 1-2 79<br />

......<br />

1969 4 40-46<br />

1969 2-3 49<br />

1970 4-5 248-53<br />

1970 4-5 211<br />

1972 1-2 69-79<br />

1971 6 274<br />

1969 4 4<br />

1975 6<br />

1974 4<br />

1975 6<br />

225-41<br />

197<br />

225-41


-71-<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

PANE, R. - Le volte della certosa fiorentina. 1978 2-4 251-53·<br />

p AVIA, certosa di Pavia<br />

FARINA, F. - Un anno alla certosa. 1970 1-2 57<br />

FALLETTI, M. - La certosa di Pavia. 1970 3 133-138<br />

FRASSU, G. - I cistercensi di Casamari prendono possesso<br />

della Certosa di Pavia. 1968 4 43<br />

PELLEGRINI, M. - Il monastero oggi. 1970 1-2 66<br />

PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle su<br />

Tommaso d'Aquino. 1975 1-3 17-28<br />

- San Pietro II di Tarantasia. 1975 6 209-17<br />

PENONCINI, E. - Il giardino della certosa del Galluzzo<br />

Il gran siniscalco Nicola' Acciaiuoli fra edilizia mo-<br />

numentale e cultura aristocratica. 1978 2-4 35-62<br />

PIETRO II s. di Tarantasia<br />

PENNINGTON, B. - S. Pietro II di Tarantasia. 1975 6 209-17<br />

PIGA, S. - Vita monastica e impegno battesimale.<br />

PIGNEDOLI, S. - Il dialogo islarno-cristiano all'ora attuale.<br />

PIONA, abbazia<br />

1974 5-6 217-33<br />

1975 6 256-63<br />

Solenne cerimonia a Piona. 1969 5-6 38<br />

23 giugno: elezione del primo priore conventuale. 1971 3-4 156<br />

13-14luglio: celebrazione di s. Benedetto patrono d'Europa. 1974 4 150<br />

PIRELLI, Romualdo<br />

CAPUTO, P. - Un abate di Casamari nella diplomazia pontifiaia.<br />

1970 6 273-86<br />

- Don Romualdo Pirelli abate di Casamari, regio visitatore<br />

dei monaci cassinesi. 1971 3-4 81-97<br />

POLITICA<br />

AUPHAN, P. - Fede, giustizia e carità in politica. 1976 1-6 135-49<br />

POMPEI, F. - In merito ad una vita di s. Silvestro abate. 1970 4-5 269<br />

POVERTA' di spirito<br />

KLEINER. S. - La povertà di spirito. 1971 1-2 24-33


.;.: ,.<br />

..".1..,~.~.;:.<br />

Autore<br />

PREGHIERA<br />

-72 -<br />

Titolo<br />

AELREDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i suoi<br />

monaci.<br />

AGOSTINI, F. - L'Opus Dei tributo del nostro servizio.<br />

KLEINER, S. - L'orazione.<br />

RAPONI, D. - Resoconto del primo convegno monastico per<br />

l'aggiornamento liturgico.<br />

REGGIANI, F. - L'Associatio s. Benedicti Patroni Europae.<br />

REGOLA (La) di san Benedetto con commento. dal<br />

a<br />

RELIGIOSE<br />

DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacerdotali<br />

e religiose.<br />

FALLETTI, M. - Il convito eucaristico cardine della vita<br />

religiosa.<br />

- La comunità nel rinnovamento della vita religiosa.<br />

SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale.<br />

i(ENOVATIONIS causam: istruzione della Congregazione dei<br />

Religiosi.<br />

ROUILLARD, F. - Saint Benoit et la civilisation occidentale.<br />

RUIZ, A. - Rafael Arnaiz y Baron.<br />

RUSSO, F. - L'abbazia cistercense di s. Maria di Corazzo.<br />

- L'artefice del duomo di Cosenza.<br />

SACERDOTE<br />

Anno - fase. - pag.<br />

1970 1-2 18<br />

1971 3-4 164<br />

1971 5 219-30<br />

1970 1-2 69-77<br />

1974 1-3 48<br />

1971 1-2 79<br />

IO IO IO ,. IO IO<br />

1978 1 1-9<br />

1973 3-4 125-34<br />

1973 1-2 1-15<br />

1977 3 1-11<br />

1969 2-3 7<br />

1974 4 204-9<br />

1969 4 26-32<br />

1977 2 1-28<br />

1973 1-2 67-75<br />

BONA, G. - Dignità e santità del sacerdote. 1970 3 120<br />

DE FILIPPO, T. - Il problema delle crisi e defezioni sacer-<br />

_ dotali e religiose. 1978 1 1-9<br />

SALVINI, E. - I cistercensi e il comune di Firenze nel Trecento.<br />

S. MARIA dei Lumi, monastero di s...<br />

Santuario di s. Maria dei Lumi in San Severino Marche.<br />

s. M~RIA di Sambucina, monastero di s...<br />

GERALDI, E. - Santi e beati della Badia cistercense di<br />

s. Maria di Sambucina.<br />

SANTEDICOLA, Nicola - Un incontro meraviglioso.<br />

1978 2-4 179-84<br />

1968 4 45<br />

1974 5-6 234-45<br />

1978 2-4 255-57


SANTI<br />

73 -<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

La comunità del cielo. 1970 6 304<br />

SANTO SPIRITO, monastero di...<br />

MONASTERO (Il) cistercense delle monache in Agrigento,<br />

Santo Spirito. 1968 1 28<br />

SANTO SPIRITO, monastero di...<br />

CAPUTO, P. - Carta visitationis della Badia di S. Spirito. 1975 1-3 68-99<br />

BERNINI, M. T. - Il monastero di Santo Spirito nell'architettura<br />

agrigentina. 1974 1-3 28-34<br />

CAPUTO, P. - Rapporti tra l'abbazia di Casamari e la<br />

Badia Grande di Santo Spirito. 1974 4 129-45<br />

SAVAST ANO Angelo abate<br />

SCACCIA, Raffaele - L'abate d. Angelo Savastano. 1971 3-4 137-50<br />

- Il Capitolo Generale Speciale e le Missioni cistercensi. 1970 4-5 200-6<br />

- L'Ordine cistercense e le missioni. 1969 2-3 39-45<br />

SIMEONE, R. - Comunità religiosa e chiesa locale. 1977 3 1-11<br />

SPRANDEL, R, - I cistercensi e l'industria siderurgica medioevale.<br />

1975 1-3 29-39<br />

SUPERIORE<br />

AERLEDO di Rievaulx - La preghiera dell'abate per i suoi<br />

monaci. 1970 1-2 18<br />

BERNARDO di Ch. - Comprensione e misericordia nel superiore.<br />

1970 4-5 209<br />

FALLETTI, M. - L'abate e la direzione spirituale. 1975 4-5 105-26<br />

KLEINER, S. - L'ufficio pastorale dell'abate. 1973 3-4 150-62<br />

SVIZZERA<br />

L'abbazia di Hauterive. 1971 3-4 123<br />

TERSIGNI, L. - Santuario di s. Maria dei Lumi in San Severino<br />

Marche.<br />

TESFA MIKAEL , Ch. M. - Care Notizie <strong>Cistercensi</strong>.<br />

- Notizie dell'aggiornamento.<br />

1968 4 45<br />

1970 1-2 64<br />

1968 2 34


-74 -<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pago<br />

PENNINGTON, B. - Influsso di Bernardo di Chiaravalle su<br />

Tommaso d'Aquino. 1975 1-3 17-28<br />

1RAPPISTI<br />

PAOLO VI - Lettera ai Trappisti. 1969 2-3 3<br />

VALLERY -RADOT, Roberto<br />

BONPAIN, R. - Roberto Vallery-Radot. 1971 1-2 48-52<br />

VALORI (I) spirituali che Firenze deve salvare. Convegno. 1971 5 177-215<br />

VIET-NAM<br />

DANG, S. - Il nuovo monastero cistercense nel cuore del<br />

territorio non cristiano. 1972 3-4 162-68<br />

HOANG, S. - La vita monastica nel monastero di Chau-son. 1970 3 148<br />

VAN STRAETEN, Von Werenfried - Amore contro violenza. 1976 1-6 125-34<br />

VITA RELIGIOSA<br />

VOCE (La) del Concilio: documenti-consigli evangelici. 1969 1 42<br />

FALLETTI, M. - La comunità nel rinnovamento della vita<br />

religiosa. 1973 1-3 1-15<br />

- La vita religiosa e i giovani oggi. 1977 4 29-33<br />

VITI, G. - A proposito di una monografia su s. Galgano. 1977 4 1-28<br />

- I cistercensi nel Fondo «Compagnie Religiose» dell'archivio<br />

di Stato di Firenze.<br />

- I cistercensi ritornano a Firenze.<br />

1978 1 29-61<br />

1978 2-4 145-78<br />

- L'abbazia di S. Maria della Vittoria e il VII centenario<br />

della Battaglia di Tagliacozzo. 1968 3 52-59<br />

- Le origini dell'abbazia di S. Maria di Sambucina alla luce<br />

della critica delle fonti. 1973 3-4 163-85<br />

- I primi tre fascicoli del «Dictionnaire des auteurs<br />

cisterciens »: pregi, difficoltà e limiti.<br />

- Storia dell'abbazia di Casamari dalle origini ai nostri<br />

giorni. dal<br />

a<br />

1977 2 47-54<br />

1971 6 233-59


VOCAZIONI<br />

-75 -<br />

Autore Titolo Anno - fase. - pag.<br />

CORATTI, Livio - Vocazione dialogo con Dio. 1968 4 32<br />

KLEINER, S. - La cura delle vocazioni e la speranza nella<br />

vita futura dell'Ordine. 1977 3 15-27<br />

VOLONTA' di Dio<br />

MERTON, Th. - Uniformità alla volontà di Dio. 1960 4 49<br />

ZANNI, V. - La certosa di Firenze. 1970 1-2 41-56<br />

- La ven. Veronica Laparelli. 1977 2 43<br />

ZAKAR, P. - Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 1-2 1<br />

- Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 3 89-111<br />

- Le origini dell'Ordine Cistercense. 1970 4-5 189-199<br />

ZANNI, V. - Convegno di Studi su s. Bernardo di Chiaravalle.<br />

1974 5-6 289-95<br />

ZERBI, P. - La santità di Bernardo di Chiaravalle. 1975 1-3 1-16<br />

WOLDEGABER, B. - Le origini del monachesimo in Etiopia. 1969 4 40<br />

- TI monachesimo in Etiopia. 1969 1-3 49<br />

- TI monachesimo in Etiopia. 1970 4-5 248


JEAN DE LA CROIX BOUTONO.C.S.O.<br />

STORIA DELL'ORDINE CISTERCENSE<br />

(Ventinovesima puntata)<br />

(Parte sesta)<br />

UN APPELLO DELL'ABATE DI CITEAUX<br />

Ordinariamente le schede di un Archivio storico non riferiscono dei<br />

testi nella loro completezza. Ma al periodo cui siamo giunti, quello relativo<br />

agli ultimi anni dell'Ordine in Francia prima della Grande Rivoluzione,<br />

può suscitare un notevole interesse l'esibizione di un documento<br />

capace di disporre l'animo del lettore di un certo senso di commozione,<br />

e che d'altro canto sembra essere sfuggito a coloro che si sono occupati<br />

della storia di Citeaux nel XVIII secolo dalla sua nascita, e che dobbiamo<br />

all'amabilità del Signore Sablou, archivista di Gard e di Suor Marie<br />

Joel, O.S.F .. Ne riportiamo il testo integrale:<br />

Lettera dell' Abate generale di Ctteaux per raccomandare fervidamente<br />

ai monaci del suo ordine l'osservanza di quella regola che sembra da<br />

essi posta in oblio (Anno 1782):<br />

Noi Fra' Francesco Trouvé ... nell'esercizio dei pieni poteri di detto<br />

Ordine, che Ci competono per volere del Capitolo Generale ancorché<br />

non in atto, ecc. ecc. Ai Nostri Venerabili e carissimi Figli, Co-Abati, i<br />

4 Primi Padri del Nostro Ordine, agli altri Abati, Priori, Superiori, a tutti<br />

i Religiosi che compongono le Case del Nostro Ordine nell'àmbito de]<br />

Regno, SALUTE!<br />

E' con la più struggente amarezza che Ci troviamo costretti a richiamarvi<br />

all'osservanza delle Regole e Norme che, quantunque siano riconosciute,<br />

pacificamente ammesse, confermate e rigorosamente raccomandate<br />

dai Nostri Capitoli Generali, purtuttavia sono piombate in una<br />

deplorevole inosservanza. Abbiamo a lungo differito di manifestare il<br />

Nostro disappunto, sempre animati dalla speranza che il lodevole esempio<br />

che tutt'ora danno molte delle Nostre Case avrebbe contribuito al<br />

ravvedimento di tutti in ordine alla pratica attuazione degli impegni del<br />

nostro stato religioso, non meno che ad un buon andamento generale<br />

della vita monastica, persuasi d'altronde che la celebrazione di un Capitolo<br />

Generale, che ritenevamo essere più che mai imminente, avrebbe<br />

posto rimedio a tutto per il tramite di disposizioni sagge e più confacienti<br />

al momento attuale.


-78 -<br />

Abbiamo procrastinato fino ad oggi il proposito di servirei degli strumenti<br />

che sono in Nostro potere ai fini del ristabilimento del buon ordine<br />

menzionato e dell' osservanza delle nostre leggi, la cui applicazione<br />

generale Ci è stata commessa. Non possiamo tuttavia nasconderCi quanto<br />

sia urgente, anziché restare nell'attesa di migliori circostanze, di dover<br />

porre un rimedio agli abusi invalsi, che crescono di giorno in giorno,<br />

e che fatalmente finirebbero per costituire la causa precipua dell'oggetto<br />

preminente delle Nostre sollecitudini, vale a dire «L'Ufficio Divino », il<br />

quale non si potrà di certo celebrare con quella solennità, unzione e unanimità<br />

che gli compete se non si metterà fine alle troppo frequenti assenze<br />

non meno che ad una così evidente noncuranza che traspare in<br />

modo solare anche dall'atteggiamento esteriore dei religiosi. In conclusione,<br />

toccati dalle puntualizzazioni reiterate che ci vengono rivolte dalle<br />

più riguardevoli personalità che non ci hanno dissimulato la loro sorpresa<br />

circa la nostra negligenza nel coltivare la pubblica stima e considerazione,<br />

ciò di cui facciamo triste ammissione, dichiariamo che non Ci<br />

è ulteriormente acconsentito di procrastinare la notificazione di questa<br />

Nostra disposizione disciplinare, nella persuasione che possa contribuire<br />

ad invogliare l'Ordine Nostro a quella dignità che è confaciente allo<br />

stato religioso che liberamente abbiamo scelto.<br />

A tal fine abbiamo ordinato e ordiniamo quanto segue:<br />

1. che nessun religioso debba assentarsi dall'Ufficio Divino sia da<br />

quello diurno che notturno. Non è ammessa eccezione di sorta<br />

nemmeno per gli addetti all'amministrazione, salvo che ne siano<br />

stati espressamente dispensati dal loro Superiore. I monaci parteciperanno<br />

all'ufficiatura con raccoglimento e indossando l'abito<br />

corale d'uso, con il divieto tuttavia di servirsene in altre circostanze<br />

eccetto che in città e nel nostro Collegio di S. Bernardo<br />

di Parigi, dove è usanza portare quest'abito nel colore nero.<br />

2. che nessun Abate, Priore o Religioso del Nostro Ordine debba<br />

osare di comparire, sia nei monasteri che nelle città dove soggiornano<br />

senza portare l'abito lungo e gli altri segni distintivi del<br />

loro stato in conformità a quanto è stabilito dalle leggi e statuti<br />

del Nostro Ordine. Così pure, dovendo mettersi in viaggio, non<br />

potranno fare altro uso che dell'abito regolare, del quale sarà<br />

mantenuta invariata sia la forma che il colore. Il vestiario sarà<br />

fornito a tutti i Superiori ed ai singoli religiosi in natura, non<br />

però in denaro, e ciò senza alcuna eccezione;<br />

3. che i Superiori non debbano acconsentire ad alcun religioso, ad<br />

eccezione di coloro che sono addetti ad incarichi riguardanti le


-79 -<br />

necessità temporali e materiali del Monastero, di uscire solo fuori<br />

della clausura, salvo a quelli che ne saranno costretti per malattia<br />

o per altro urgente motivo. Nel caso poi che una tale assenza<br />

dovesse protrarsi per oltre 88 giorni, il Superiore, per dare<br />

tale licenza, dovrà premunirsi dell'autorizzazione del Vicario Generale<br />

o, nell'ipotesi di sua assenza o morte, del permesso del<br />

Padre Immediato;<br />

4 conformemente agli Statuti e Decreti dei nostri Capitoli Generali,<br />

tutti i Superiori ed i religiosi che dovranno soggiornare nelle<br />

città di Parigi e Tolosa, sono obbligati, arrivandovi, a presentarsi<br />

al Procuratore Generale dell'Ordine, qualora sia in sede, oppure<br />

nel caso contrario ai suoi sostituti e di esibire la predetta autorizzazione<br />

scritta, come pure a prendere alloggio nei menzionati<br />

Collegi di Parigi o Tolosa e non altrove, a meno che non avvenga<br />

diversamente, ma ad ogni modo con il consenso scritto<br />

del P. Procuratore Generale o dei suoi sostituti. Tale facoltà<br />

dovrà fare esplicita menzione della località loro assegnata quale<br />

domicilio e la motivazione che ha indotto i Superiori a concedere<br />

tale facoltà. Al fine poi di accelerare con la più rapida sollecitudine<br />

possibile il ripristino di qualsivoglia buona norma in<br />

materia, Noi ordiniamo che, tramite i Vicari Generali o i Visitatori<br />

Provinciali oppure in loro assenza i Padri Immediati o loro<br />

Commissari, si attenda con vigilante diligenza alla Visita Regolare,<br />

a meno che non sia stata effettuata all'inizio del presente<br />

anno 1782, di tutti i Monasteri del nostro Ordine. Di tali sopraluoghi<br />

alle varie Case sarà fatto rapporto scritto del quale Ci<br />

serviremo nel prossimo Capitolo Generale; ciò sarà fatto senza<br />

alcun pregiudizio della presentazione che Ci potrà provvisoriamente<br />

essere fatta in concomitanza ai Padri Immediati, dei processi<br />

verbali relativi alle Visite Suaccennate dei singoli Monasteri,<br />

di qualsiasi filiazione possano essere; senza dire che ciò potrà<br />

farsi anche prima della convocazione del prossimo Capitolo al<br />

fine di essere in grado di provvedere in tale sede alla debita<br />

informazione sia pure in via provvisoria e secondo le esigenze<br />

e circostanze;<br />

5. Infine Ordiniamo che, nel caso siano già emersi o possano esserlo<br />

per l'avvenire, qualsiasi contestazione o dissenso relativi alla<br />

redazione delle nostre Costituzioni, tutto sia sottoposto in via<br />

provvisoria al parere ed alla decisione del Consiglio del Re,<br />

oppure, alla prossima tornata del Capitolo Generale, venga se-


- 80-<br />

gnalato ai Nostri Vicari Generali ai quali incombe l'obbligo di<br />

farcene informati allorché ne verranno a conoscenza, allo scopo<br />

di porre efficace rimedio a detti inconvenienti ed in tal modo contribuire<br />

alla conferma ed al ripristino dei vari gradi giurisdizionali<br />

esistenti nell'Ordine, che sono la dipendenza del Vicario<br />

Generale dal Padre Immediato, di questi dall'Abate di Citeaux<br />

e di lui dal Capitolo Generale. Questa Nostra Ordinanza<br />

sarà fatta oggetto di pubblica lettura nel nostro Collegio di San<br />

Bernardo di Parigi e segnalata all'attenzione del Nostro Procuratore<br />

Generale, dei Nostri Vicari Generali, a tutti gli Abati,<br />

Priori, Superiori e Religiosi cui facciamo ingiunzione, in forza<br />

dell'obbedienza da essi dovutaCi, di sottomettersi a scanso delle<br />

sanzioni e delle censure altrimenti previste dagli Statuti del nostro<br />

Ordine.<br />

Dalla Nostra Abazia di Citeaux con firma di Nostra mano, con quella<br />

del Nostro Segretario e con l'impronta del Nostro Grande Sigillo, 1'11<br />

Settembre 1782. - Firmato Fr. François, Abate Generale di Citeaux,<br />

Luogo del N.<br />

Sigillo.<br />

D'ordine del nostro Rev.mo<br />

P. Abate Generale di ci.<br />

teaux: il Segretario.<br />

1782<br />

Confrontata e trovata conforme all'originale: François Dreux,<br />

Priore di Thoronet e Commissario per la presente circostan-<br />

za (sic!).<br />

(Archivi di Gard, H/98).<br />

Questo documento concorre certamente a dare spicco alla figura<br />

dell'ultimo Abate di Citeaux, che non appare però così cospicua nei testi<br />

pubblicati da D. A. Presse sotto il titolo «Note e Documenti relativi<br />

agli ultimi tempi dell'Abazia di Citeaux » (vd. «Analecta S.O.C., 1954,<br />

vol. X, pp. 169-207). E' comunque difficile poter dare un giudizio su un<br />

personaggio che visse in un'epoca come quella conosciuta dall' Abate<br />

François Trouvé. L'ultima menzione che ci resta del suo governo pastorale<br />

testimonia la sua generosità. <strong>Leggi</strong>amo infatti nel succitato «Note<br />

e Documenti... »: «il lO dicembre del 1789, la Comune di Digione


- 81-<br />

delegò due Commissari per rivolgere all'Abate di Citeaux la preghiera<br />

di voler riservare per la città di Digione tutto il grano di cui poteva disporre.<br />

Egli era fortemente impressionato per la miserevole condizione<br />

della Città non meno che per la fiducia di quei cittadini nella sua benevolenza.<br />

P. Trouvé aveva già assunto l'impegno di rifornire la città<br />

di Nuits di un certo quantitativo di sègala; tuttavia promise di mettere<br />

la metà delle sue granaglie a disposizione della città di Digione. Siccome<br />

però la Comune non aveva mezzi finanziari sufficienti per l'acquisto,<br />

l'Abate diede agli acquirenti libertà di fissare il prezzo ed il termine<br />

di pagamento. Il 14 dicembre la Comune rivoluzionaria gli inviò una<br />

lettera di ringraziamento. Alcuni giorni appresso, il Buon Abate diede<br />

inizio al mantenimento della sua promessa inviando a Digione 600 misure<br />

di grano» (pp. 176-177).<br />

Il 2 maggio del 1790 fu il primo a comparire davanti ai Commissari<br />

incaricati di prender nota delle Dichiarazioni dei Religiosi dopo la<br />

soppressione degli Ordini monastici: « ...al fine di tale dichiarazione è<br />

comparso il R.mo François Trouvé Superiore Generale dell'Ordine di CIteaux<br />

che ha dichiarato che vuole e intende vivere e morire nel suo stato<br />

religioso, e si è firmato Frère François Trouvé Abate Generale di<br />

Citeaux » (op. cito p. 180).<br />

Ciononostante il suo tenore di vita era ben lontano da quello dei<br />

Santi Roberto e Stefano, come ce ne dà testimonianza questo documento<br />

dei Commissari del Distretto di Digione stilato in data 15 ottobre 1790:<br />

«Mons. Abate di Citeaux alloggia con il pieno godimento dei suoi appartamenti,<br />

di ogni cosa che gli è propria e particolarmente di quelle destinate<br />

alla sede abaziale. Egli prenderà le refezioni stando solo, se<br />

così gli sembrerà conveniente, ed ai Religiosi è espressamente vietato di<br />

immischiarsi negli affari della sua vita privata; i suoi cavalli, vetture<br />

e domestici saranno di suo uso esclusivo; i saloni dell'abaziale non devono<br />

in nessun momento e per alcun motivo essere usati dai religiosi: se<br />

essi vorranno prendersi qualche svago oppure ricevere degli amici, faranno<br />

ciò usando delle loro stanze ... ». (op. cito p. 184).<br />

Qualche tempo dopo questo stesso Abate sembra si sia dimostrato<br />

particolarmente ricco di pretese per quanto riguarda la ripartizione del<br />

mobilio e delle suppellettili; fu un atteggiamento incauto e provocatorio<br />

in quanto gli valse questa secca recriminazione da parte del Comitato<br />

Ecclesiastico dell'Assemblea Nazionale in data 6 maggio 1791: «le richieste<br />

dell'attore potente Abate di Citeaux sono destituite di ogni fondamento;<br />

infatti non gli è dovuto né l'uso di una particolare cappella,<br />

né di altro oggetto che lui richiede. Proprio per il fatto che gli è riservato<br />

un trattamento più distito di quello dei semplici religiosi, lui ha


- 82-<br />

meno bisogno di un mobilio di pregio. Per questo gli verrà assegnato un<br />

mobilio del tutto eguale a quello destinato agli altri religiosi; gli si fa<br />

notare che tutto ciò è un puro favore che gli viene usato, atteso che<br />

solo il particolare trattamento è a lui dovuto per diritto e norma onde<br />

non sussiste alcun motivo di accordargli ulteriori preferenze per il solo<br />

fatto che si tratta dell' Abate di Citeaux: tale è il parere del Comitato<br />

». (op. cito p. 191).<br />

Una memoria del Sig. Boudot ci consente di sapere che gli Abati<br />

tedeschi avevano offerto a Dom Trouvé la possibilità di ritirarsi presso<br />

una qualche loro Casa abaziale. Ciò avvenne allorché quei Prelati appresero<br />

la notizia della soppressione di Cìteaux. Tuttavia, sia a causa dell'età<br />

(78 anni) che per altra ragione egli declinò l'invito e preferì di domandare<br />

ospitalità ad un suo nipote che dimorava a Vosne-Domanée, non<br />

lontano da Citeaux, Venne a morte il 25 aprile del 1797. Il P. André<br />

Presse conclude giustamente: «A Dom Trouvé non è dovuta riconoscenza<br />

alcuna per la sua incondizionata sottomissione a tutte le disposizioni<br />

della cosidetta «legalità rivoluzionaria» e per i suoi sforzi per favorirne<br />

l'applicazione. In ultima analisi gli stessi fautori di una tale legislazione<br />

erano animati da un profondo disprezzo per quei membri del<br />

Clero ciechi al punto di ritenerla legittima e valida tanto da dovervi sottostare.<br />

Purtroppo da lungo tempo era invalso a Citeaux il costume di<br />

« prostituirsi» al potere civile, per cui le successive usurpazioni da esso<br />

perpetrate non avevano più il vigore che avrebbe ispirato ad un<br />

Jean De Pontoise le sue indignate proteste all'epoca di Filippo il Bello ...<br />

Ma non fu solo Citeaux a capitolare: a La Ferté, Pontigny, Clairvaux<br />

e Morimond riscontriamo purtroppo eguale rinuncia a qualsiasi reazione<br />

di fronte allo strapotere rivoluzionario: ciò è sì profondamente triste, ma<br />

tuttavia non privo di ammaestramento ». (op. cito pp. 291-292).<br />

(Parte settima)<br />

L'EPOCA CONTEMPORANEA (DAL 1791 AI NOSTRI GIORNI)<br />

LA SOPPRESSIONE DEGLI ORDINI RELIGIOSI IN FRANCIA<br />

Le inchieste disposte dalla «Commissione per i Regolari» avevano<br />

evidenziato le consistenti lacune dello stato monastico in Francia negli<br />

ultimi anni dell' Ancien Régime: troppi monasteri ma assai poco popolati,<br />

che non pochi vescovi ritenevano ben meritevoli di soppressione;<br />

religiosi che, in numero notevole, avevano disattesi gli impegni anche es-


- 83-<br />

senziali del loro stato particolarmente in rapporto alla povertà ed al distacco.<br />

dal mondo. Tuttosommato i religiosi apparivano dei privilegiati,<br />

ed in realtà lo. erano, e le loro ricchezze (talora più apparenti che effettive)<br />

davano facile esca all'invidia ed alla cupidigia in un'epoca in cui<br />

scarsi raccolti ed inverni particolarmente rigidi (come ad esempio quello<br />

del 1788-89) avevano fatto proliferare la miseria.<br />

Tuttavia, nonostante che la disistima verso lo stato religioso fosse un<br />

fenomeno generalizzato e che lo spirito scettico degli Enciclopedisti permeasse<br />

un po' tutto e tutti, non esclusa la classe clericale, è doveroso<br />

mettere in rilievo che le cause immediate del grande avvenimento, che<br />

doveva sconvolgere da capo a fondo le istituzioni secolari della Francia,<br />

sono di natura economica e non religiosa. Infatti le Finanze erano esauste,<br />

e gli storici di qualsiasi estrazione sono concordi nell'ammettere che<br />

l'alienazione dei beni ecclesiastici fu soprattutto un espediente di carattere<br />

finanziario, e un provvedimento di «salute pubblica », A. Latreille<br />

scrive in proposito: «Un'opinione assai diffusa ... sostiene che gli ideologi<br />

dell'Assemblea Nazionale abbiano affrontato il rischio di un conflitto<br />

con la Chiesa con lo scopo di dare soddisfazione ai loro postulati...<br />

Si tratta di una valutazione dei teorici. A nostro avviso i fatti stanno a<br />

dimostrare che la maggioranza della Costituente si è resa succube di una<br />

soluzione molto semplicistica: quella che consiste nel prendere il denaro<br />

dove è più agevole trovarlo » (« L'Eglise catholique et la Révolution<br />

Française »), fasc. 1946, I, pp. 78-79). Infatti il susseguirsi degli eventi<br />

sta a dimostrare la tesi: 4 agosto 1789: abolizione dei privilegi: 2 novembre<br />

1789: i beni ecclesiastici e quelli del re vengono posti a disposizione<br />

della Nazione; 13 febbraio 1790: soppressione degli Ordini Religiosi;<br />

12 luglio 1790: Costituzione Civile del Clero; 26 maggio 1791:<br />

prima legge di proscrizione.<br />

La dispersione dei beni ecclesiastici temporali.<br />

Questo cumulo di beni temporali della Chiesa, realizzato. nel corso<br />

dei secoli, costituiva un patrimonio di notevole entità. Secondo una stima,<br />

la globalità delle proprietà fondiarie ecclesiastiche assorbiva 1/6 o<br />

1/10 del territorio nazionale, ed era inegualmente distribuita al pari<br />

delle sedi episcopali e delle abbazie. Da un esauriente studio relativo<br />

ai beni ecclesiastici nel dipartimento della Sarthe, ad esempio, risulta<br />

che il clero diocesano era due volte meno ricco. di quello regolare (il<br />

32% contro il 67%), ed inoltre che fra gli stessi regolari gli ordini cnntemplativi<br />

erano i più dotati di beni fondiari, casa normale d'altronde,<br />

perché «erano i più numerosi ed i più vincolati alla clausura, e, di con-


- 84-<br />

seguenza, erano quelli che maggiormente necessitavano di poter disporre<br />

di tutto quanto occorreva sia per il sostentamento come per l'attività<br />

manuale delle officine e dei campi ». Tuttavia non si può fare a meno<br />

di ammettere la validità di un giudizio dell'autore (che per la verità<br />

concerne solo i monasteri della Sarthe ma che purtroppo deve riferirsi<br />

ad un gran numero di casi): «Da questi dati è doveroso arguire che gli<br />

ordini religiosi erano ricchi fin troppo in relazione alle loro necessità<br />

comunitarie e per il bene che avrebbero dovuto fare, ma che non facevano.<br />

Ciò vale soprattutto quando si consideri che una tale dovizia di<br />

beni, quale era quella dei Benedettini e dei Certosini, faceva bella<br />

mostra di sé in una medesima regione, perché in questo caso suona come<br />

una scandalosa smentita alla loro decantata professione di povertà<br />

per trasformarsi in un autentico accapparramento dei terreni ». (Charles<br />

Girault in «Les Biens d'Eglise dans la Sarthe », p. 358).<br />

Se il patrimonio fondiario delle case cistercensi della Sarthe era di<br />

minore consistenza di quello dei Benedettini e dei Certosini, non era<br />

tuttavia trascurabile; basti dire che le dieci abbazie dei <strong>Cistercensi</strong> situate<br />

in questa regione possedevano più di 5000 ettari. I cosiddetti «Quaderni<br />

delle Lamentele» (« Cahiers de Doléances ») esibiti agli Stati Generali<br />

ce ne riferiscono ampiamente. Da notare che in genere non si<br />

faceva rimprovero al Clero Regolare, anzi al Clero in sé stesso, di essere<br />

troppo ricco, ma piuttosto di fare un cattivo uso della ricchezza. La maggior<br />

parte di questi «Cahiers» propugnava una più equa ripartizione<br />

delle rendite monastiche, unitamente ad una riduzione del numero dei<br />

monasteri. In sostanza in un considerevole numero dei «Quaderni» si<br />

fa questo rilievo: «Una quota dei loro immensi beni dovrebbe essere<br />

destina ta a sollievo dei poveri ». In altri termini non si reclama va la<br />

soppressione degli ordini religiosi ma piuttosto delle radicali riforme.<br />

Al vertice dell' Amministrazione Finanziaria, la situazione del Paese<br />

era quanto mai precaria. Si pensi che nel 1789 la Francia soffriva d'una<br />

duplice crisi: finanziaria e monetaria. Il debito nazionale salì a 170 milioni<br />

di franchi in un primo tempo; poco dopo il Ministro delle Finanze<br />

lo valuterà in 294 milioni. Lo sciupìo di denaro non conosceva sosta. I<br />

prestiti nazionali lanciati da Necker rimasero in gran parte scoperti; imposte<br />

e tasse non davano il gettito sperato; il danaro si rarefaceva sempre<br />

più, mentre il Trattato commerciale franco-inglese del 1786 provocava<br />

una consistente emorragìa di valuta aurea.<br />

Occorreva urgentemente una moneta rivalutata, ma su quale base<br />

garantirla? Fino dal 19 settembre del 1789 il deputato Gouy d'Arcy<br />

aveva proposto la creazione di una carta-moneta garantita dalla massa


- 85-<br />

dei beni patrimoniali della Corona e del Clero: l'idea fece rapidamente<br />

breccia, tanto che il lO ottobre di quell'anno l'Arcivescovo Talleyrand<br />

non esitò a sollecitare il trasferimento allo Stato di tutti i beni ecclesiastici.<br />

Fu cosÌ che il 2 novembre del 1789, con 568 voti contro 346, l'Assemblea<br />

Nazionale prese la decisione di porre «a disposizione della Nazione»<br />

la totalità dei beni reali e di quelli della Chiesa. Il mese successivo<br />

l'Assemblea decise l'alienazione immediata dei Beni della Corona<br />

e «di un contingente di possedimenti ecclesiastici tale da costituire<br />

nel suo complesso l'ammontare di 400 milioni di franchi ». Sul gettito di<br />

queste vendite l'Assemblea provvide all'emissione di banconote da 1.000<br />

franchi denominate «franchi assegnati ». Atteso però che questo primo<br />

provvedimento si rivelò insufficiente alle necessità finanziarie della Nazione,<br />

la Costituente fece ricorso a nuove emissioni che provocarono una<br />

ulteriore alienazione di beni ecclesiastici. A datare dal mese di luglio<br />

del 1790 la totalità dei possedimenti del1a Chiesa risulta venduta, ad<br />

eccezione, provvisoriamente, di quelli pertinenti alle fabbricerÌe, ai collegi<br />

ecclesiastici ed agli ospedali.<br />

Fu cosÌ che si procedette ovunque ad una rigorosa stima dei beni<br />

ecclesiastici, e, particolarmente, a quelli di proprietà delle abbazie. Il<br />

sistema di vendita, disciplinato dal decreto del 14 maggio 1790, fu quello<br />

dell'alienazione «al miglior offerente» in virtù del quale si rendeva possibile<br />

una maggiorazione sul prezzo di stima, e conseguentemente di<br />

quello di vendita, ciò che assicurava una vantaggiosa operazione finanziaria<br />

all'Erario Pubblico. Il principio del «frazionamento» dei singoli<br />

lotti non costituiva una rivoluzione agraria, ma unicamente un cospicuo<br />

affare finanziario a vantaggio del Tesoro.<br />

Che cosa ne sarebbe stato dei proprietari dei beni messi, con tali<br />

disposizioni, in uso alla Nazione? Il decreto del 2 novembre 1789 accollava<br />

ai Pubblici Poteri l'onere di provvedere alle spese del culto. Per<br />

quanto riguarda i Regolari non investiti di mansioni pastorali, vale a<br />

dire gli Ordini Contemplativi, erano considerati comunemente «inutili<br />

alla società », quindi potevano semplicemente scomparire. Del resto il<br />

sindaco di Parigi, Pé tion , non aveva forse formulato il principio: «dato<br />

che tutte le istituzioni erano in funzione della società, la società stessa<br />

ha la facoltà di eliminarle », supposto che siano superflue o nocive?<br />

La secolarizzazione dei religiosi.<br />

In conformità allo stile frequentemente adottato nel corso della Rivoluzione,<br />

dapprima si fece uso di precauzioni e si procedette, per così


- 86-<br />

dire, al rallentatore. L'avvocato Treilhard, relatore del progetto di secolarizzazione,<br />

presentò a nome del Comitato ecclesciastico una proposta<br />

affatto moderata. Il suo esordio dava l'impressione di un editto di libertà.<br />

Treilhard si premurava di rilevare che nell'antico diritto e con le precedenti<br />

leggi il Potere Civile riconosceva i voti religiosi, impegnandosi<br />

di assicurarne l'osservanza e la tutela esterna. Il detto relatore respingeva<br />

ogni interferenza dell'autorità laica nel settore spirituale proclamando per<br />

i religiosi dell'uno e dell'altro sesso il diritto di rinunciare, semmai, ai<br />

loro impegni sacri rendendo conto di ciò unicamente ai propri Superiori<br />

e a Dio. Il Braccio Secolare non era investito di alcuna facoltà di<br />

impedire, a chiunque lo volesse, di eludere la clausura in quanto non<br />

poteva in alcun modo emettere un giudizio sopra dei fatti che riguardavano<br />

unicamente la coscienza. Tuttavia la realtà dei fatti era in flagrante<br />

contraddizione coi princìpi a motivo di una violenta ed illegale<br />

intrusione nel dominio stesso delle coscienze: lo Stato non solo non<br />

avrebbe ulteriormente riconosciuti i voti solenni, avocandosene il diritto<br />

di annullarli, ma giungeva persino ad inibirne l'emissione per il futuro.<br />

Ciò equivaleva alla pratica soppressione degli ordini religiosi. A<br />

tutti i soggetti che abbandonavano il chiostro sarebbe stata assegnata<br />

una pensione. Coloro poi che intendevano proseguire la vita comunitaria,<br />

sarebbero stati raggruppati in Case destinate a tale finalità. Treilhard<br />

fece poi la proposta di una più bonaria normativa per le religiose. Nel<br />

corso della discussione l'Abate Di Montesquiou riuscì ad ottenere per<br />

esse, sia pure con carattere di provvisorietà, il diritto di rimanere nei<br />

propri conventi. Lo «statu qUO» fu riconosciuto limitatamente alle pubbliche<br />

Istituzioni educative ed a quelle aventi per scopo di fondazione<br />

l'esercizio della carità. Ma il decreto proposto da Treilhard fu approvato<br />

il 13 febbraio del 1790. Nei riguardi di esso, Pierre De la Gorce scrive:<br />

«Se i religiosi dei monasteri e dei conventi optavano per la vita comunitaria,<br />

dovevano rassegnarsi ad essere raggruppati in talune Case<br />

che la soppressione aveva risparmiato, ed ivi, tristi testimoni della brevità<br />

della sopravvivenza del loro Istituto, attendere che sorella morte<br />

li prendesse ad uno ad uno con sé» (« cfr. Histoire réligieuse de la Révolution<br />

française», f. I, 156).<br />

Nel corso dei dibattiti alla Costituente si verificò una consistente<br />

ondata di anticlericalismo che si accrebbe allorché fu respinta una mozione<br />

di Don Gerle, un certosino deputato della Costituente, che il 17<br />

aprile del 1790 aveva chiesto che la Religione Cattolica fosse dichiarata<br />

«Religione dello Stato».


- 87-<br />

Fin dal 20 marzO' 1790, sempre per interessamento di Treihlard,<br />

l'Assemblea aveva disposto che «entro atta giorni» gli impiegati municipali<br />

avrebbero dovuta redigere l'inventario delle Case religiose nonché<br />

una lista dei religiosi, specificandone il nome, l'età, la data di professione<br />

nonché la loro volontà di essere laicizzati a di proseguire la vita claustrale.<br />

Fu un autentica disastro, Le dichiarazioni dei religiosi risultano<br />

malta diversificate e denotano situazioni psicologiche assai diverse.<br />

Pierre De la Garge, che sottopose ad accurato studia i documenti<br />

del Comitato, ci ha lasciata in proposito delle pagine commoventi (cf.<br />

op. c. pp. 170-179).<br />

Così, ad esempio, all'Abbazia benedettina di Maroilles nella Diacesi<br />

di Cambra i, il P. Priore, informato dell'imminente arrivo dei magistrati,<br />

convoca i 21 monaci del suo mon aster o, legge loro la formula<br />

della professione solenne, e quindi la totalità dei religiosi, dopo di<br />

avere invocata l'aiuta del Signore, « dichiarano che è loro intenzione e<br />

desiderio di vivere e morire sotto la Regala liberamente scelta ed alla<br />

quale si sentono vincolati in virtù del voto solenne di stabilità »,<br />

Inoltre questa Comunità decide che la dichiarazione fatta dai monaci<br />

venga inserita negli Atti capitolari e che ne sia inviata copia agli<br />

offìciali municipali perché provvedano ad inoltrarla all' Assemblea Nazionale.<br />

Superflua dire che non si tratta di un casa isolata. Ecco, a titolo<br />

di ulteriore esemplificazione, ciò che scrive il Priore dell' Abbazia cistercense<br />

di Preuilly: «benché tutti noi, i miei confratelli ed io, ci sentiamo<br />

zelanti sostenitori dell'attuale Rivoluzione, siamo in attesa del prima segnale<br />

per sfollare da questa Casa ... ». Nell'opera di J. Salmon « Morimond,<br />

gli ultimi giorni dell' Abbazia» si può prendere visione del cornportamento<br />

dei religiosi in un certa numera di abbazie cistercensi (pp. 30-31).<br />

La stesso Pierre De la Garge si pane la domanda: «Per quale opzione<br />

opinava la maggioranza dei religiasi? La risposta va attentamente<br />

ponderata: «E' unicamente a titolo di eccezione che si verifica sia un<br />

ardente desiderio di restare fedeli, sia un'incontenibile impazienza di<br />

disertare il monastero. Ciò che predomina non è né il fervore della fedeltà,<br />

né la tendenza all'apostasia ... Ritenga che per ogni essere umano,<br />

nel periodo e circostanze di cui stiamo parlando, la debolezza abbia<br />

prevalso largamente sulla costanza ... In altri termini: i religiosi si auguravano<br />

di essere sottoposti alle prove, però senza esagerare ... » (pp.<br />

172-174).<br />

Barruel nella sua «Staria del Clero durante la Rivoluzione, scrive:<br />

«Quanta ai monaci, il numera degli apostati fu grande », Ci sembra


- 88-<br />

un linguaggio esagerato. Infatti la maggior parte di essi fece semplicemente<br />

ritorno alla propria famiglia. D'accordo: si deve ammettere che fu<br />

una grave mancanza di coraggio per chi aveva seguito una vocazione<br />

che domandava l'eroismo.<br />

Per le religiose la situazione è affatto diversa. Al riguardo P. De<br />

La Gorge scrive ancora: «Per quanto ci consta, sia nelle abbazie che nei<br />

conventi femminili vi fu una fedeltà vocazionale pressocché totale ».<br />

Questo storico anzi cita i nomi di intere regioni nelle quali non si verificò<br />

alcun caso di defezione, oppure al massimo qualche rarissimo episodio.<br />

Ecco perché a loro onore furono scritte parole ammirabili nel Libro<br />

della Vita. Ad esempio le monache dell' Annunziata di Rodez non esitarono<br />

a dire: «Ciò che abbiamo fatto, lo rifaremo ... Ecco i sacri vincoli<br />

dai quali ci sentiamo legate: i nostri santi voti; voi non li potrete infrangere.<br />

Volete pretendere di ridarei la libertà, ma noi non rinunceremo<br />

giammai a sacrificatla per amore di Dio e dei nostri fratelli »... (De La<br />

Gorge op. c. p. 178).<br />

T_Jafondazione della Valsainte.<br />

«Una vocazione che esigeva dell'eroismo »... Esattamente, ma il giovane<br />

P. Maestro dell' Abbazia del1a Trappa, Agostino Lestrange, aveva<br />

un'idea ben chiara di dove l'avrebbe condotto l'ansia di restare fedele<br />

ad una vocazione del genere allorché aprì il suo animo al proprio Priore<br />

Gervasio BruneI (l'Abate Pierre Olivier era morto il 7 febbraio del 1790)<br />

circa il suo progetto di rifugiarsi all'estero? Eravamo nel 1790. L'istituto<br />

monastico era in procinto di sfasciarsi unita mente ad altre istituzioni.<br />

Ciò malgrado il Priore della Trappa accarezzava l'illusione che la sua Comunità,<br />

che pure aveva dato prove di legalismo e che era tenuta in<br />

grande considerazione dall'opinione pubblica, non sarebbe stata oggetto<br />

di grattacapi di sorta.<br />

Fu questo il motivo per cui si rifiutò di dare ascolto al suo Maestro<br />

dei Novizi. Tuttavia Agostino Lestranze era un temperamento ostinato,<br />

e di lì a non molto il tempo gli avrebbe dato ragione. Da parte sua,<br />

l'Abbate di Clairvaux, Padre Immediato della Trappa, quando venne a<br />

conoscenza del fatto che il Maestro dei Novizi era in relazione con dei<br />

personaggi altolocati, e prevenuto com'era a seguito di informazioni ostili<br />

nei riguardi dei progetti di P. Agostino, gli vietò in maniera assoluta<br />

qualsiasi tipo di rapporti esterni e lo esonerò dalla sua carica.


La partenza per la Svizzera.<br />

- 89-<br />

Di tutti i Paesi che erano disposti ad accogliere gli emigrati francesi,<br />

il Cantone di Friburgo si dimostrò il più recettivo. Era il caso di<br />

approfittare di una tale circostanza, soprattutto se si considera che il<br />

numero dei rifugiati era talmente cospicuo che il Gran Consiglio dovette<br />

ripetutamente intervenire per porre un freno all'immigrazione, anzi<br />

sospenderla addirittura sia pure temporaneamente. D'altro canto stavano<br />

per cadere le superstiti illusioni. Allorché il Priore della Trappa ebbe<br />

a dire a P. Agostino che non si sarebbe più opposto al suo progetto,<br />

quest'ultimo, senza perder tempo, espose il proprio disegno a diversi<br />

religiosi, con la conseguenza che fu presto redatta una petizione al Senato<br />

di Friburgo sottoscritta da sette monaci. Per ora è solo opportuno,<br />

in questa sede, di riferire in sintesi «La Storia della Fondazione dei<br />

Trappisti in Svizzera », come è riportata nell'opera «Regolamenti della<br />

Casa di Dio... della Val-Sainte de Notre-Dame de la Trappe, 1794, voI. I,<br />

pp. 1-67; tale descrizione è mutuata dall'« Odissea Monastica », pp. 7-32,<br />

e integrata dall'opera di Tobie De Raemy, dal titolo «L'emigrazione francese<br />

nel Cantone di Friburgo », edita a Friburgo nel 1935, pp. 294-356,<br />

consultabile negli Archivi di Stato del menzionato Cantone di Friburgo.<br />

Provvisto di una «lettera di obbedienza» del suo P. Priore,<br />

P. Agostino si recò a Séez presso Parigi, dove però si trovò di fronte<br />

ad opinioni discordanti e contradittorie. Allora si diresse a Clairvaux,<br />

dove l'Abate Louis !vIarie Rocourt, affatto dimentico delle sue prevenzioni,<br />

lo autorizzò per iscritto a trasferirsi nel Cantone di Friburgo:<br />

era il 12 marzo del 1791. Il 31 marzo del 1791, P. Agostino, dopo essere<br />

giunto a Friburgo e aver reso omaggio al Vescovo, si recò al<br />

Senato cantonale per consegnare la richiesta precedentemente stilata alla<br />

Trappa. La petizione fu accettata, e l'alto Consesso, con Deliberazione<br />

del 12 aprile, fissò a 24 il numero dei religiosi che avrebbero potuto<br />

occupare la nuova Casa. L'attuazione del progetto andò per le svelte,<br />

anzi P. Agostino, dopo una breve sosta a Clairvaux, unita mente agli altri<br />

firmatari della richiesta, scelsero altri 17 confratelli come accompagnatori,<br />

e fin dal 26 aprile i 24 religiosi sottoscrissero un documento in cui dichiaravano<br />

di accettare senza riserve le condizioni stabilite dal Senato<br />

di Friburgo.<br />

Il 3 maggio l'Abate di Clairvaux ratificò l'unanime designazione che<br />

i partenti avevano fatta indicando P. Agostino quale loro Superiore. Ciò<br />

fatto, si misero in viaggio. Il veicolo da essi usato era un grande carro<br />

coperto fornito di semplici sedili in legno. Il viaggio, stando alle pre-


- 90-<br />

cise espressioni del racconto summenzionato, si svolse «nella più grande<br />

povertà, generosità e regolarità ».<br />

Durante questo trasferimento vennero fatte solo quattro tappe:<br />

presso i Lazzaristi di S. Ciro, nei dintorni di Versailles, presso i Certosini<br />

di Parigi, a Besançon, dove passava la frontiera, ed infine all'Abbazia<br />

di Hauterive. Mentre la comitiva soggiornava ancora a Parigi presso i<br />

Certosini, come si è detto pocanzi, l'Assemblea Nazionale prese in considerazione<br />

l'eventualità di mettere agli arresti i Trappisti, per cui P.<br />

Agostino ed i suoi compagni si affrettarono a partire.<br />

Il transito alla frontiera avvenne senza alcuna difficoltà: i religiosi<br />

non importavano nulla l L'accoglienza a Hauterive fu veramente fraterna:<br />

«Furono ricevuti, nota la cronaca, con una carità talmente squisita da<br />

non perderne mai più il ricordo. Vi rimasero per otto giorni, durante i<br />

quali si autodispensarono dai loro consueti lavori, compreso quello manuale,<br />

per dedicarsi al silenzio come se fossero già nel loro monastero della<br />

Val-Sainte.<br />

La Val-Sainte.<br />

L'abitazione messa a disposizione dei Trappisti dai membri del Senato<br />

di Friburgo era costituita da un'antica Certosa i cui religiosi erano<br />

stati espulsi nel 1778. Gli edifici erano dunque in stato di abbandono<br />

da ben 14 anni allorché P. Agostino ed i confratelli vi giunsero il I" giugno<br />

del 1792: era un mercoledì. La domenica successiva P. Agostino<br />

convoco l suoi religiosi in Capitolo, nel corso del quale fu deciso che,<br />

al fine di perpetuare il ricordo del loro arrivo gioioso alla Val-Sainte,<br />

si sarebbe fatta annualmente, al I" di giugno o la successiva domenica,<br />

una solenne processione durante la quale si sarebbero cantati gli inni e<br />

salmi elevati al Cielo il giorno del loro arrivo: i salmi graduali, i tre<br />

cantici della Festa della Dedicazione, il «Te Deum », il Responsorio « Tu<br />

Domine» con i versetti e le collette.<br />

Inoltre in tutte le domeniche e feste si sarebbero cantate, in perpetuo<br />

e prima dell'inizio della Messa Solenne, le Litanìe della Madonna<br />

con tre versetti e tre collette. Da notare che queste due prime innovazioni<br />

furono seguite da numerose altre. E' facile farsi un'idea dello stato<br />

di privazione di questi religiosi che, privi di tutto, s'insediarono in un<br />

monastero in stato di completo abbandono. Tuttavia è necessario analizzare<br />

accuratamente questa iniziale situazione di disagio, alla quale peraltro<br />

numerose elemosine acconsentirono almeno in parte di poter far<br />

fronte, come pure fa d'uopo considerare le austerità che si imposero que-


- 91-<br />

sti coraggiosi ed intrepidi monaci. Un religioso del monastero di Lucelle,<br />

il P. Moreau, ci ha lasciato una relazione della sua visita alla<br />

Val-Sainte nell'agosto del 1792.Eccone qualche stralcio: « ...il loro modo<br />

di vivere ha dello straordinario. Si pensi:<br />

I": durante l'inverno non fanno alcun uso di fornelli o di stufe;<br />

2°: in piena estate, pur essendo màdidi di sudore, non osano tergersi<br />

le guance con il fazzoletto né cacciare le mosche o le vespe.<br />

3°: si vedono scoppiare letteralmente per il gran caldo, senza che<br />

osino ristorarsi nemmeno con un po' d'acqua;<br />

4°: stanno in coro senza né sedersi, né appoggiarsi;<br />

5°: si dedicano al lavoro manuale per 5 o 6 ore al giorno (ben s'intende<br />

oltre all'impegno corale, liturgico e della pietà personale);<br />

6°: in proposito è da rilevare che in coro cantano o pregano, sempre<br />

in ginocchio, per più di 7 ore al giorno, dodici nelle feste e alla<br />

domenica e più di 12 nelle solennità;<br />

7°: dormono sopra un'asse usando come cuscino un sacco contenente<br />

paglia.<br />

Il loro modo di cantare è uguale a quello che noi usiamo a Lucelle,<br />

però è lentissimo. Basti dire che la «Salve Regina» che cantano a<br />

Compieta dura un buon quarto d'ora ... Ho trovato in questo monastero<br />

degli autentici santi penitenti e tuttavia animati da uno spirito gioioso,<br />

anche se l'aspetto di non pochi era simile al volto di sorella morte ».<br />

(Questo estratto relativo allo stile di vita dei monaci della Val-Sainte è<br />

tolto dall'opera «L'émigration française », p. 316).<br />

Dalle lettere che scriveva P. Agostino risulta ch'egli, quale Superiore<br />

si prendeva cura personale di tutto fin nei minimi particolari. Un tale<br />

spirito di mortificazione, questa generosità, questa cura dei particolari<br />

avrebbero portato P. Agostino ed i suoi monaci ad una risoluzione gravida<br />

di conseguenze per l'avvenire.<br />

Le regole della Val-Sainte.<br />

« La vigilia della festa di S. Stefano, il 15 luglio del 1791, i monaci<br />

della Val-Sainte, considerando come questo gran Santo si era accollato<br />

abbondantemente pene e dolori per stabilire a Cìteaux l'esatta<br />

osservanza della Regola di S. Benedetto, che d'altronde essi ritenevano


92 -<br />

di seguire in modo imperfetto, presero la generosa determinazione di volerla<br />

praticare in maniera più perfetta, ed all'unisono fecero istanza al<br />

loro Supriore di volerli affiancare in tale proposito» (« Histoire abregée »,<br />

p.46).<br />

Si prese dunque la decisione di rivedere capitolo per capitolo la Regola<br />

stessa al fine di stabilire il comune accordo ciò che nelle attuali circostanze<br />

poteva tradursi in atto sia nella lettera che nello spirito. Si era<br />

quindi in vista di un rifacimento generale delle osservanze cistercensi.<br />

I Capitoli speciali previsti a tale intento ebbero inizio il 19 luglio dopo<br />

la Messa solenne dello Spirito Santo. Nel corso di essi, la Regola fu<br />

compulsata in ogni suo capitolo, discussa punto per punto, ed il risultato<br />

delle osservazioni emerse fu annotato dettagliatamente. E' proprio da<br />

tali discussioni e confronti che ebbero origine i cosidetti «Réglements<br />

de la Maison-Dieu », editi a Friburgo nel 1794.<br />

Il sotto-titolo precisava: «Regolamenti derivati da quanto vi ha di<br />

più esplicito nella Regola di S. Benedetto, di più puro negli «Usi» e<br />

« Costituzioni» di Citeaux, di più venerabile nel «Rituale» dell'Ordine<br />

ed infine di più approfondito nelle loro deliberazioni ». Queste quattro<br />

caratteristiche contribuirono a fare di questi «Règlements» uno dei codici<br />

monastici più minuziosi che siano mai stati composti. In essi tutto<br />

è pesato, computato, misurato, perfino lo spessore delle suole delle calzature<br />

e l'ampiezza dei fazzoletti non meno che delle salviette da tavola,<br />

anche se, di fatto, non si faceva uso di tovaglioli. Le vesti, compresi gli<br />

indumenti che si usavano sotto la tonaca, venivano confezionate in tre<br />

diverse taglie le cui misure erano stabilite con assoluta precisione.<br />

In particolare, ciascun religioso non poteva disporre che di un coltel1o,<br />

d'un fazzoletto, d'un cappello e di un piccolo crocifisso; come libri<br />

tenevano il Nuovo Testamento, la S. Regola, l'imitazione di Cristo ed<br />

inoltre uno o due altri libri di pietà. Per di più tali oggetti ogni anno<br />

venivano scambiati per evitare che i monaci vi si affezionassero. C'è da<br />

dire che in questi «Règlements» abbondano anche dei particolari addirittura<br />

puerili.<br />

Ad esempio quelli che riguardano i «vasi da notte» oppure i guanciali<br />

«che potranno essere di minor spessore per coloro che preferiscono<br />

dormire con la testa non troppo elevata »; cosÌ pure vi si stabilisce che<br />

«le fenestre si dovranno chiudere in caso di temporale ». I vari permessi<br />

erano talmente tassativi per qualsiasi cosa che nessuno, ad esempio,<br />

avrebbe osato di chiudere una fenestra durante un temporale nel caso<br />

che ciò non fosse previsto dai «Regolamenti »,


~ 93-<br />

Senza il permesso del Superiore, non si poteva aprire alcun libro,<br />

fosse esso di uso personale o appartenente alla biblioteca comune. Interessante<br />

quanto vi si legge nel capitolo relativo a] cellerario: «Non oserà<br />

di scrivere alcuna lettera se non previa autorizzazione del Superiore<br />

e, scrittala, la rimetterà al Rev.do Padre che provvederà a sigillarla.<br />

Non ardirà aprirne alcuna di quelle che gli saranno indirizzate, ma,<br />

ricevutala, la porterà al Superiore perché ne faccia lui stesso la lettura o<br />

eventualmente gli consenta di prenderne direttamente visione del contenuto<br />

così come meglio sembrerà al Superiore ». Non si creda che P.<br />

Agostino fosse un maestro che governava i suoi religiosi «virga ferrea »:<br />

loro stessi si erano imposto volontariamente un tale règime di vita e di<br />

usanze.<br />

Nel capitolo riguardante il dormitorio si legge: « Osserviamo, tra parentesi,<br />

quanto sia destituita di fondamento l'opinione di coloro che ci<br />

rimproverano di sottoporci ad un'austerità di vita superiore a quella che<br />

ci viene prescritta dalla Regola: gli è che sentiamo il dovere di compensare<br />

con una volontaria, anche se dura, disciplina, tutto ciò che non<br />

osserviamo, senza dire che tale compensazione ci torna così leggera e<br />

sopportabile ».<br />

«La radice profonda dell'austera vita della Val-Sainte sta in un ardente<br />

desiderio di riparazione non solo per riguardo alle infedeltà alla<br />

Regola, ma soprattutto per impetrare da Dio misericordia per le impietà<br />

e per gli innumerevoli delitti che venivano perpetrati nella Francia rivoluzionaria.<br />

Nel contempo si trattava di una sfida lanciata « contro gli<br />

empi e crudeli tiranni della nostra Patria ... che, nonostante tutta la loro<br />

rabbia, tutta la loro maliziosa furberÌa ed i loro infernali stratagemmi,<br />

non sono riusciti a strappare dai nostri cuori l'attaccamento al nostro<br />

stato religioso, né, per grazia di Dio, a sottrarci i mezzi per osservarne<br />

gli obblighi e le regole ». (cap. XVII).<br />

Tale stato d'animo - in se stesso così nobile perché finalizzato a<br />

restituire a Dio quella gloria che l'empietà gli negava - spiega non<br />

solo le opere di mortificazione ma anche la molteplicità delle pratiche<br />

devozionali che questi religiosi aggiunsero alla Regola ed agli Usi cistercensi.<br />

Queste pratiche di devozione ebbero un riflesso sulla Liturgia, e<br />

fra i rimproveri che si sarebbero mossi più tardi a P. Agostino uno dei<br />

cambiamenti nelle Liturgìe stesse. L'autore degli «Annales d'Aiguebelle»<br />

sembra voler giustificare queste modifiche liturgiche « in quanto costituiscono<br />

un tentativo di ritorno agli antichi Usi di Citeaux ». In effetti


-94 -<br />

l'obiettivo iniziale fu proprio questo, benché, nel volgere di brevissimo<br />

spazio di tempo, esso sia stato superato.<br />

In .proposito non mancano gli esempi.<br />

Già nel 1794 se ne era fatta la prova con la «Laus Perennis »: la<br />

comunità era stata divisa prima in tre, poi in cinque ed infine in nove<br />

settori» che - si ·diceva - rappresentano i nove Cori Angelici ». Avremo<br />

occasione d'incontrare altre abitudini non poco strane a Citeaux,<br />

in particolare quella del Terz'Ordine, ma - ciò che è più grave - allorché<br />

la VaI-Sainte farà nuove fondazioni, dovremo constatare il pratico<br />

abbandono di ciò che era stato la più cospicua caratteristica ed il più<br />

solito sostegno di Citeaux: la «Carta della Carità ».<br />

(Traduzione dal francese di p. FULVIO ANDREOTTI)


CRONACA<br />

A - MONASTERO DI COTRINO<br />

1. La posa della prima pietra della nuova Chiesa<br />

del Santuario di Cotrino<br />

La Comunità monastica del Santuario di Cotrino con l'animo pieno<br />

d'esultanza, è lieta dare ai devoti della Madonna la confortante notizia<br />

dell' inizio dei lavori del nuovo tempio dedicato alla Vergine di Cotrino.<br />

Quello che fu nel passato un sogno accarezzato dai Monaci <strong>Cistercensi</strong><br />

custodi del Santuario, è diventato confortante realtà. Il Santuario di Cotrino<br />

avrà la sua nuova grandiosa Chiesa.<br />

Il 22 ottobre 1978 rimarrà negli annali del nostro Santuario, una<br />

data memorabile, inizio di un nuovo e grande avvenire con la posa della<br />

prima pietra del nuovo Tempio, opera senz'altro ardita e grandiosa che<br />

la Fede canterà alla Vergine SS .. Fu veramente festa di speranze e di<br />

rinnovata primavera, quasi canto di giovinezza questo tempio che si<br />

ergerà maestoso. Con la sua mole innalzata verso il cielo, vuole attestare<br />

che il braccio della Madonna di Cotrino col volger degli anni non si è<br />

abbreviato o ritirato, ma si distende sempre più benevolo verso i fedeli<br />

che sempre hanno ottenuto sulle onde delle sue grazie, una continuità<br />

inesauribile di favori divini.<br />

Ma se la gloria di Maria SS. di Cotrino con la costruzione del suo<br />

nuovo Tempio brilla più grande e luminosa, altrettanto si può d'ire dei<br />

Monaci <strong>Cistercensi</strong> che con un indefesso vigore e con una costanza mai<br />

venuta meno e, diciamolo pure con tanta audacia, sono riusciti ad attuare<br />

il desiderio dei primi monaci che nel lontano 1922, lasciando la monumentale<br />

Abbazia di Casamari auspicarono l'incremento del Monastero<br />

e della Chiesa.<br />

La cerimonia della posa della prima pietra della nuova Chiesa, riuscì<br />

veramente solenne. L'ampio emiciclo formato dallo scavo per le fondamenta,<br />

era occupato dai membri della Comunità di Cotrino e del<br />

vicino Monastero cistercense di Martano con i Seminaristi dei due Cenobi,<br />

dal clero secolare e regolare e da una folla di persone malgrado la<br />

giornata rigida e fredda. Era presente il Vescovo diocesano S. E. Mons.<br />

Salvatore De Giorgi, Tlng. Sticchi autore del progetto, il geometra Simeone<br />

D'Antona ed i rappresentanti della sua ditta assuntrice del lavoro.<br />

Il Rev.mo P. Abate Preside della Congregazione Cistercense di Casamari<br />

attorniato dai Monaci e dal Clero, benedisse con tutta la solen-


- 96-<br />

nità del rito la prima pietra che scese poi lentamente nel luogo preparato<br />

fra la commozione di tutti i presenti, mentre il coro dei nostri Seminaristi<br />

a cui faceva eco il popolo, cantava il "Christus vincit".<br />

Dopo la proclamazione della parola di Dio, prese la parola il V escavo<br />

diocesano Mons. De Giorgi che l'ingraziava i monaci di Cotrino<br />

per l'iniziativa oeramente felice di costruire a Cotrino una degna dimora<br />

della Madre di Dio e della Chiesa. L'eccellentissimo Presule si soffermava<br />

brevemente sulla mirabile coincidenza in cui avveniva l'inizio dei lavori<br />

con la recente elezione al sommo pontificato di Giovanni Paola II, un<br />

Papa prettamente mariano, di quella decozione che è l'interprete genuino<br />

ed autoreoole della cattolicissima Polonia del famosa Santuario mariano<br />

di Czestchou:a.<br />

MO'ns. De Giargi terminava la sua aliocuzione con la certezza che il<br />

nuooo Tempio alla Madonna di Catrino, prescindendo dalla costruzione<br />

materiale, davrà essere un richiamo non sala per i Latianesi, ma centro<br />

propulsore di vita mariana e liturgica per l'intera Diocest di Oria.<br />

Prendeva la parola poi il Rev.mo P. Abate D. Nivardo Buttarazzi<br />

che, appellandasi alla cronistoria del Santuario, spiegava per sommi capi<br />

al popolo, i momenti salienti del cammino faticoso per giungere finalmente<br />

alla realizzazione della nuova Chiesa. Rivolgeva quindi un calda<br />

appello ai Latianesi, ad essere vicini ai bianchi figli di S. Bernardo col<br />

frequentare assiduamente il Santuario, ad essere devoti della Madonna<br />

per ottenere dalla Vergine celeste, pace, fratellanza, amore di Dio e<br />

del prossimo, Sono questi i momenti determinanti per un ritorno al Figlia<br />

di Dia attraverso la sua SS. Madre. Ad ]esum per Mariam, ritornare<br />

a Gesù accompagnati dalla Madre. Da Maria si va sempre a Gesù.<br />

2, Struttura della nuova Chiesa del Santuario<br />

Il Cronista<br />

Con la costruzione della nuova Chiesa si accrescerà di nuovo splendore<br />

Timportanza del nostro Santuario di Cotrino. Le opere della Provvidenza<br />

sano perenni nella vita; rijioriscono di sempre nuova giovinezza;<br />

si dilatano in prodigiosi sviluppi.<br />

La compilazione del progetta ha creata senza dubbia delle difficaltà<br />

di carattere pratica. Non si valeva una chiesa isolata dal resto dell'attuale<br />

Monastero essendo i Monaci i primi ad usufruire dei benefici del nuova<br />

T empia; dall' altra parte non si poteva non tener canto dei requisiti che<br />

aggi si richiedano per il popola di Dia che ha esigenze di moderna pra-


- 97-<br />

ticità. La vasta e profanda competenza ben nata degli ingegneri progettisti,<br />

ci ha tolto agni dubbia. Gli ingegneri Oronzo e Luigi Sticchi di Maglie,<br />

hanno dedicata all' opera, tutta Tamorosa cura della loro competenza<br />

rendendo la Chiesa efficiente, nei riguardi della comunità monastica<br />

e dei fedeli.<br />

Perciò la nuava Chiesa unisce all' eleganza sobria delle linee, delle<br />

luci, delle allegorie cristiane, un insieme che non è caratteristica di stile,<br />

ma risultante armonica della fusiane di elementi che poggiamo su criteri<br />

moderni senza tralasciare il richiama a farme antiche.<br />

N an è compito del cronista stendere una descrizione tecnica-artistica<br />

della nuava Chiesa, perciò ripartiamo la relazione che gli stessi ingegneri<br />

ci hanno gentilmente concesso di pubblicare sulla nostra rivista,<br />

per conoscenza dei nastri lettori.<br />

Relazione tecnica - Ubicazione<br />

Il nuoce Tempia del Santuario di Cotrino, sorgerà in un ampia piazzale<br />

che consentirà il comodo posteggia dei mezzi di trasporta a levante<br />

del Monastero al quale è funzianalmente unita con la sua parte absidale.<br />

Il piazzale è comodamente accessibile sia dalla attuale strada, che<br />

dal futura raccordo con la superstrada Brindisi-Taranta.<br />

Il collegamento è tale che l'affluenza dei fedeli non interferirà l'andamento<br />

della vita dei religiosi e permetterà il prevista ampliamento del<br />

Monastero.<br />

Caratteristiche costruttive e dimensionali.<br />

Il terrena su cui insiste la costruzione è argilloso, perciò sana stati<br />

eseguiti sondaggi in base ai risultati dei quali, si è stabilita di fandare<br />

su travi ravescie alla profandità media, sotto il piana campagna, di<br />

m. 3,50; esse sana di rilevanti dimensiani alla scopo di distribuire sul<br />

terreno il carica di 1,5 Kg. per cmq., così come suggerita dai geologi.<br />

Tutta la costruzione è isolata dal terreno circostante, da un cunicolo<br />

per evitare il propagarsi dell'umidità conseguente alla falda acquea superficiale.<br />

La quota definitiva del piazzale è stata stabilita in moda da<br />

assicurare la scala delle piavane anche in casa di allagamenti che spessa<br />

si cerificano nella zona.<br />

La costruzione a meno di due carpi in mura tura di carparo a facciavista<br />

e delle tampagnature, è in calcestruzzo armata anch' essa a faccia-


-98-<br />

vista. La struttura portante è formata da grandi portali incrociatisi lungo<br />

le diagonali che uniscono i pilastri.<br />

La copertura, con forti pendenze, poggia sui portali e sarà opportunamente<br />

protetta da: manto impermeabile.<br />

L'illuminazione è quasi solamente affidata alla parete vetrata sul<br />

prospetto, al grande lucernario con pareti riflettenti per evitare la luce<br />

diretta, ed a 6 vetrate strette ad alte poste lungo i pilastri.<br />

La Chiesa è libera da pdastrate; la parte anteriore è trapezoidale<br />

con il lato maggiore verso Lingresso. Il coro e la parte absidale hanno<br />

forma rettangolare. Una ampia balconata ne aumenta la capacità recettiva<br />

ed è opportunamente inclinata per assicurare la visibilità da ogni<br />

parte; ad essa si accede da ampie scale. La lunghezza massima della<br />

parte trapezoidale verso l'ingresso è di SO ml. e si riduce a ml. 20 nella<br />

parte rettangolare<br />

La lunghezza totale è di 55 mi. dei quali 8 metri sono destinati a<br />

porticato d'ingresso.<br />

L'altezza massima in corrispondenza della cella campanaria, situata<br />

in facciata ed alla quale si accede con scale elicoidali, è di m. 28,40 sul<br />

piano del piazzale, mentre quella della Chiesa va degradando da m. 20,25<br />

in corrispondenza della balconata, a m. 16,45 nella parte dell' abside.


-99 -<br />

Il coro è fiancheggiato da due altari ed è protetto da una parete<br />

curva che fa da quinta dietro la quale vi è lo spazio necessario per due<br />

altari e per la scala che porta all' organo e nel sottostante interrato de-<br />

posito.<br />

Alla Chiesa si accede da grandi porte situate sul fronte e lateralmente<br />

in modo da assicurare l'afflusso e l'uscita di folla. Al peniieneiario si<br />

accede direttamente dalla Chiesa, mentre al coro ci si immette da ampio<br />

corridoio che comunica col Monastero.<br />

La parte retrostante il coro dà nella sagrestia e deposito degli arredi<br />

sacri accessibili anche direttamente dal Monastero.<br />

Concetti architettonici<br />

Esternamente ed internamente, sia le parti in mura tura che in calcestruzzo,<br />

saranno, a faccia-vista allo scopo di rendere spontanea l'architettura,<br />

spontaneità che si è osservata anche nelle strutture portanti<br />

seguendo le forme derivanti dalle sollecitazioni dei materiali.<br />

Si è ottenuto un motivo ricorrente a cuspide in tutte parti dell' edificio,<br />

motivo adatto alla sua destinazione, perché porta al raccoglimento<br />

esaltato dalla distribuzione della luce diffusa proveniente dall' alto nella<br />

parte absidale ed alle spalle dei fedeli a mezzo della parete vetrata;<br />

luce tutta tendente ad illuminare l'altare ed il coro senza offendere la<br />

vista dei fedeli.<br />

L'architettura è spoglia, i motivi architettonici affidati esclusivamente<br />

al movimento ed all'incrosciarsi delle masse; la stessa cella campanaria<br />

fà un tutt'uno con la Chiesa costituendone parte integrante della<br />

facciata tipicizzando la destinazione dell' edificio, proteggendo la sottostante<br />

parete luminosa.<br />

I contrafforti laterali in muratura stanno ad indicare la forza spirituale<br />

della Chiesa che sostiene la bianca cella campanaria che diffonde<br />

la voce delle campane.<br />

Lateralmente il Tempio è tipicizzato dal porticato abbracciato dai<br />

contrafforti e dal susseguirsi delle alte pilastrate preannunzianti lo svolgersi<br />

interno dei portali.<br />

Elevato rispetto al piano generale della Chiesa, protendendosi verso<br />

i fedeli, vi è l'altare circondato dal coro, al centro del quale vi è il<br />

trono sormontato da tutta una parete curva decorata con mosaico a<br />

grandi figure.<br />

Oronzo e Luigi Sticchi - Ingegneri


B. CERTOSA DI FIRENZE<br />

100 -<br />

Dal 25 novembre 1978 al 28 febbraio 1979 sono state allestite due<br />

mostre in occasione del ventesimo anno di presenza dei monaci cistercensi<br />

alla Certosa di Firenze.<br />

La prima mostra curata direttamente dagli amici della Certosa e<br />

dai monaci riguardava l'architettura Cistercense: origine e sviluppo.<br />

La seconda curata direttamente dalla soprintendenza ai monumenti<br />

di Firenze ha inteso documentare tutti gli interventi di restauro della<br />

Certosa operati in questi ultimi venti anni.<br />

Durante le mostre sono state organizzate alcuni incontri culturali.<br />

Il 27 gennaio '79, alle 16,30 il Prof. M aurilio Adriani ha parlato su<br />

" Il moto cistercense in Italia e in Toscana".<br />

Il 24 febbraio '79 dedicato interamente all'architettura cistercense,<br />

hanno parlato i professori Antonio Cadei, Marina Righetti Tosti Croce,<br />

Paola Puglisi e Alessandro Guidotti. Le relazioni saranno pubblicate entro<br />

l'anno nella nostra rivista. In questo numero è stata pubblicata solo<br />

la comunicazione del Cuuiotti, Il Ciclo iconografico di un gruppo di<br />

codici del trecento provenienti da Badia a Settimo.<br />

Abbiamo creduto opportuno raccogliere e pubblicare gli articoli dei<br />

giornali che si sono interessati delle due mostre.<br />

1. Paese Sera, giovedì 23 novembre 1978:<br />

A CERTOSA LIBRI<br />

ARK DEI MONACI SABATO IN MOSTRA<br />

L'argomento della terza edizione di Certosa Libri era quasi obbligato.<br />

Nell'abbazia sopra il Galluzzo i monaci cistercensi erano tornati venti<br />

anni fa, 175 anni dopo essere stati costretti ad abbandonare Firenze<br />

ad opera del Granduca Leopoldo II. Si stabilirono alla Certosa rimasta<br />

libera "per estinzione" dei certosini e segnarono subito una svolta, in<br />

chiave col loro precetto - "uomini di Dio aperti al mondo" - intensificarono<br />

i rapporti con la città, creando con un gruppo di laici un centro<br />

di incontri e dandosi da fare per restaurare la Certosa e adeguarla a<br />

un ruolo che non sarebbe più stato quello di ospizio contemplativo e<br />

chiuso all' esterno.<br />

Sabato alle 17, dunque, verrà inaugurata la terza edizione di Certosa<br />

libri dedicata all' architettura Cistercense. In una mostra che si snoda


- 101-<br />

attraverso un percorso di pannelli con fotografie, grafici e didascalie vie-<br />

ne illustrata la storia di questo stile architettonico, un esempio di quanto<br />

le forme possano essere influenzate dai contenuti, in altri termini di<br />

quanto l'ideologia dell' ordine contò per diffondere attraverso rEuropa e<br />

oltre una struttura molto razionale, attrezzata per favorire i rapporti col<br />

mondo esterno e con le comunità di conversi che vivevano accanto ai<br />

monaci. "Siamo nati come sinistra dei benedettini - ha osservato con una<br />

punta d'ironia, illustrando gentilmente la mostra il vicepriore della Certosa<br />

- Siamo un ordine che dava molta importanza al lavoro e un po' meno<br />

dei certosini alla contemplazione, la spinta principale fu quella alla bonifica<br />

delle zone malsane e difatti la dislocazione dei monasteri, anche in Toscana,<br />

S. Galgano, Badia a Settimo per esempio, lo dimostra". Accanto alla<br />

mostra sull' architettura cistercense, ricca e documentata rappresenta un' iniziativa<br />

senza precedenti almeno in Italia, la Certosa ospita in questo periodo<br />

una mostra parallela dei lavori - il restauro dei chiostri, il ripristino di<br />

diversi locali danneggiati dalla guerra - condotti dalla Soprintendenza<br />

per restituire a completa agibilità il gigantesco complesso a due passi dal<br />

Galluzzo. Nell' ambito della mostra, infine, verrà presentato al pubblico<br />

il volume " l'architettura cistercense e l'abbazia di Casamari " realizzato<br />

da Federico Farina e Benedetto Fornari.<br />

2. l'Unità, giovedì 23 novembre 1978:<br />

UNA RASSEGNA SULL' ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />

MOSTRA IN CERTOSA PER FESTEGGIARE UN «COMPLEANNO»<br />

Venti anni fa i monaci ritornavano al «Galluzzo» dopo due secoli.<br />

I caratteri dell'iniziativa<br />

I cistercensi si festeggiano: venti anni fa ritornarono a Firenze dopo<br />

un' assenza di quasi due secoli; l'avvenimento non poteva passare sotto<br />

silenzio, il " compleanno" andava solennizzato in qualche modo. I monaci<br />

lo fanno nel solco del loro tradizionale rigore organizzando una<br />

mostra sull' architettura dell' ordine che poi in fondo è un pretesto per<br />

ripensare alla loro storia, per meditare su se stessi, e per invogliare anche<br />

gli altri, i " laic i ", a farlo.


-102 -<br />

La rassegna apre i battenti sabato pomeriggio (alla cerimonia ufficiale<br />

interverrà anche il cardinale Giovanni Benelli) e rimane vista bile<br />

fino alla fine di gennaio dell' anno prossimo. In concomitanza con essa<br />

i monaci organizzano la terza edizione del "Certosa Libri"; quest'anno<br />

una parte di questa iniziativa verrà dedicata appunto all'architettura cistercense<br />

e finirà per essere un valido complemento della mostra più<br />

grande.<br />

L'ingresso è da uno dei grandi chiostri della Certosa del Galluzzo,<br />

si segue un percorso " pedonal-culturale " obbligato, tra piante di chiese<br />

cistercensi, didascalie brevi e efficaci, fotografie di quel poco che resta<br />

in Italia e soprattutto in Toscana dell' impronta architettonica dell' ordine<br />

dei "frati dissodatori ",<br />

L'obbiettivo dichiarato è di far vedere come funzionava e in parte<br />

- dove rimangono - funziona un~abbazia di cistercensi. " Le scelte stilistiche<br />

- dice l'architetto Gianna Bambi che ha curato la rassegna -<br />

erano in funzione di precise scelte religiose e dell' organizzazione interna<br />

della vita e del lavoro".<br />

Il richiamo non è tanto e solo ai medievalisti o agli studiosi di storia<br />

ecclesiastica o degli ordini monastici, si punta al coinvolgimento del<br />

grosso pubblico attraoerso una comunicazione oisica lineare e di facile<br />

lettura. " Vngliamo far capire il senso della comunità monastica di allora<br />

e soprattutto di oggi in una città come Firenze", dice il oicepriore, Don<br />

Goffredo.<br />

La parte finale della rassegna, nel grande ambiente della Pinacoteca<br />

è dedicata ai restauri della certosa negli ultimi cent' anni, dall' arrico cioè<br />

dei cistercensi. Questa zona della rassegna è curata direttamente dalla<br />

soprintendenza. I risultati dell' intervento di recupero sono testimoniati<br />

da numeroso materiale fotografico: per alcune parti del grande monumento<br />

è stato necessario un intervento radicale fino al rifacimento<br />

completo.<br />

Nell' ambito della mostra l'iene presentato al pubblico il volume<br />

" L'architettura cistercense e Tabbazia di Casamari" di Federico Farina<br />

e Benedetto Fornari.<br />

L'architettura cistercense in Toscana ha un unico esemplare di grande<br />

calore, l'abbazia di San Galgano, di cui purtroppo rimane ben poco.<br />

Nella mostra ci si prolunga appunto nella presentazione del grande<br />

complesso toscano. In tutti gli altri insediamenti di cistercensi si trovano<br />

solo a tratti i caratteri tipici dell' architettura dell' ordine.


- 103-<br />

3. AVVENIRE, venerdì 24 novembre 1978:<br />

Da sabato a gennaio allestita una mostra alla certosa<br />

ARCHITETTURA CISTERCENSE NEL MONDO<br />

Comprendere anche un settore bibliografico.<br />

Collaborazione della Sovrintendenza<br />

La forma architettonica è sempre stata collegata, attraverso i secoli,<br />

allo sviluppo e al mutamento del pensiero umano. Soprattutto il suo incontro<br />

con il pensiero reli&loso è stato particolarmente fecondo, trasjormando<br />

Tarchitetiura in veicolo di comunicazione della spiritualità.<br />

Lo possiamo constatare in questi giorni alla Certoso, dove<br />

l'architetto Gianna Bambi ha allestito una mostra per la ricorrenza<br />

di venti anni di permanenza dei <strong>Cistercensi</strong> a Firenze. Qui infatti l'Ordine<br />

è tornato dopo 175 anni di assenza, quando cioè gli ultimi monaci<br />

furono costretti ad abbandonare la città a causa della soppressione degli<br />

ordini religiosi, operata da Leopoldo I I.<br />

Il 1958 segna una tappa significativa, e non solo per loro che tornano<br />

all'antica dimora, ma anche per la nostra città: è l'inizio di una<br />

fruttuosa e intensa collaborazione, che vede le due realtà unite nella<br />

promozione di iniziative a scopo culturale, sociale e spirituale. Per questo<br />

negli anni 1969-70 i cistercensi aprirono il monastero ad alcuni laici «Gli<br />

amici della Certosa" appunto, con cui hanno allestito anche questa<br />

" Certosa Libri '78 - Architettura Cistercense".<br />

" L'architettura è per noi monaci - ha ricordato. il, Priore con la<br />

stampa - strettamente collegato alla nostra spiritualità, di cui rispecchia<br />

la semplicità e la robustezza interiore". Lo stile. cistercense - come sapranno<br />

gli amanti dell' arte - si colloca proprio in un momento di passaggio<br />

tra il romanico e il gotico. E questo rapporto appare ancora più<br />

comprensibile se esaminiamo la parte fotografica della mostra: circa settanta<br />

pannelli corredati di didascalie introduttive illustrano le varie sezioni<br />

che compongono la' pianta tipica di una Abbazia cistercense, fornendo<br />

anche gli esempi più rappresentativi che poesiamo trovare in Italia<br />

e in Europa. Grandi costruttori, questi monaci, capaci di trasferire<br />

sulla dura pietra lo spirito del loro ordine, imprimendo all' architettura' religiosa<br />

quel carattere di forza, di grandezza e di semplicità così straordinario.


- 104-<br />

Insieme con la sezione fotografica è presente alla mostra anche una<br />

parte strettamente bibliografica, che illustra gli studi più significativi sull'argomento,<br />

dalla fine del secolo scorso ad oggi. In questo ambito è stato<br />

presentato il libro: " L'architettura cistercense e l'abbazia di Casamari"<br />

di Federico Farina e Benedetto Fornari.<br />

La mostra - che comprende anche I'esposizione di studi preparativi<br />

ai restauri fatti in questi anni dalla Sovrintendenza ai Monumenti -<br />

verrà inaugurata sabato alle ore 17 dal Cardinale Arcivescovo e resterà<br />

aperta fino a gennaio.<br />

4. PAESE SERA, venerdì 5 gennaio 1979:<br />

Mostre d'arte - LE PIETRE DEI CISTERCENSI<br />

Riccardo Ga]]i<br />

Codificata abitualmente tra Romanico e Gotivo, come un episodio<br />

di transizione e di malferma fisionomia, l'architettura cistercense non go-<br />

de da noi di molta popolarità. Ci sono, è vero, episO'di ammirati. come<br />

qui in Toscana l'abbazia di San Caleano (per non dire di quell'altro<br />

visibile alle porte di Milano, l'abbazia di Chiaravalle, dove il rosso fondo<br />

del mattone leea stupendamente col verde dei prati): ma sono eoisod! in<br />

cui il fatto architettonico tende a sciosliers! nella dimensione paesistica<br />

o addirittura, come nel caso di San Galeano, a naiinarsi di tutta la SUf!.-<br />

gestione che viene dalle rovine e dallo stesso silenzio romito dei luouhi.<br />

Opportuna ci sembra vertanto questa mostra [otoeraiica che è stata<br />

allestita dai monaci e dall'Associazione" Amici della Certosa" apvunto<br />

alla Certa sa del Galluzza, con l'intenta di documentare l'architettura<br />

cistercense in un orizzonte europeo, alle eando anche una nutrita rassezna<br />

dei libri dedicati all' aruomento. Anche se non ha carattere sistematico<br />

(ben altra ci sarebbe voluta che non auesti 70 irannelli). anzi si pro-<br />

pone di essere una concisa antologia che procede per episadi esemolari.<br />

la mostra tuttavia il senso della vastità del [enomeno riesce a darla; e<br />

con esso anche il senso della sua comvlessità, della een';alità dei fermenti<br />

e delle proposte che ha mulinata nella sua lunga vicenda.<br />

Si parla comunemente, a proposito dell' architettura cistercense. di<br />

nuda sobrietà, di essenzialità logica, di un funzianalismo portato alle ultime<br />

conseguenze. E giustamente si ricorda la singolare fisianomia dell'Ordine,<br />

le sue norme di severa disciplina e duro lavora, la sua cocazio-


- 105-<br />

ne alla messa a coltura di terreni incolti, alla bonifica di luoghi paludosi.<br />

E se ne ricordano le capactà organizzative: nella gestione delle aziende<br />

agricole come nella condotta dei cantieri. Spirituali certo, e anche dotti,<br />

ma insieme lucidamente pratici, con capacità imprenditoriali del tutto<br />

eccezionali in quei lontani secoli. Capacità che si riflettono anche sul<br />

piano specifico dell' architettura, in cui hanno potuto realizzare tutto quello<br />

che hanno realizzato grazie alla presenza nel seno stesso dell' ordine<br />

di un corpus di architetti e quindi di una lOTO origine culturale, sia<br />

formale che tecnica; e grazie alla capacità che hanno avuto di crearsi<br />

nei vari luoghi maestranze, monastiche e laiche, di particolare competenza.<br />

Un miracolo quindi che è certo nato dal fervore e dall' abnegazione, ma<br />

anche dalla geniale utilizzazione delle risorse, da una grande tenacia<br />

nutrita di concreta intelligenza.<br />

Un' altra caratteristica felice della mostra è quella di non avere troppo<br />

insistito sulle chiese e più invece sui monasteri, come strutture pratiche<br />

e funzionali: il monastero come vero e proprio mondo in sé concluso,<br />

se si vuole "civitas Dei". Abbiamo così gli episodi più suggestivi della<br />

rassegna: le immense articolazioni di volumi delle abbazie viste nel loro<br />

insieme: Fontenay, Pontigny, Flaran trova e possente, Casamari, immen-<br />

sa cristallografia di pietra bianca. E poi gli ambienti particolari, quelli<br />

dove si svolge la vita quotidiana dei monaci, nei quali la rusticità assoluta<br />

dell' esistenza conventuale va insieme a un fiato architettonico grandioso.<br />

Si vedano i dormitori dei monaci di Santa Creus o di Senaque,<br />

fitti d'archi e colonne, fino ad arrivare a quella sorta di delirio di volte<br />

che è il dormitorio di Eberbach. E' proprio in questi episodi minori (si<br />

fa per dire) che questa architettura trova un singolare sapore di modernità,<br />

fuori dei canoni, in un dialogo straordinariamente diretto con gli<br />

elementi del linguaggio. Si veda il "dispensarium" (in pratica il luogo<br />

di lavoro dei frati) di Fontains, dove l'immane intreccio dei costoloni<br />

viene ad assicurare incredibile solennità al lavoro. Oppure si vedano le<br />

" grange" (i rustici in cui si conservavano i raccolti dei campi): spoglie<br />

e grandiose, si impongono con potente immediatezza: da quella di Poblet,<br />

tutta chiusa, densissima di volume e materia; a quella di Froidmond<br />

con un immenso tetto da neve, fino alle incredibili carpenterie che reggono<br />

il tetto di quella di Terdoest, tutta la logica, la funzionalità, magari<br />

la modularità, che si vuole; ma usate con un piglio tale da lasciare senza<br />

fiato.<br />

Renzo Federici


-106 -<br />

5. Osservatore Toscano, lO gennaio 1979:<br />

ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />

Una mostra alla Certosa del Galluzzo<br />

E' in corso, alla Certosa del Galluzzo, una mostra dedicata all'Architettura<br />

Cistercense, sistemata nella sala della Pinacoteca, che rimane<br />

aperta fino al 31 gennaio 1979.<br />

Essa è stata allestita dal Gruppo "Amici della Certosa" in collaborazione<br />

con il "Centro incontri" della Certosa stessa e vuole essere<br />

un omaggio per festeggiare i vent'anni di permanenza dei padri e dei<br />

frati cistercensi nel monastero fiorentino.<br />

Com' è noto, dal ramo riformato dell'Ordine benedettino, verso la<br />

seconda metà del secolo Xl, trasse le sue origini, ad opera dell' Abate<br />

Roberto da Molesme, l'Ordine cistercense che predicava il ritorno al<br />

primitivo rigore della regola, con l'osservanza dei suoi precetti di solitudine,<br />

di obbligo del lavoro manuale, di severa povertà e semplicità di<br />

rinuncia ad ogni attività svolta fuori dal Chiostro.<br />

In questo rinnovato spirito evangelico, in cui occupa posizioni di privilegiata<br />

testimonianza della spiritualità cistercense Bernardo di Chiaravalle,<br />

facile fu l'innesto, nella costruzione di Abbazie, di una [orma di<br />

architettura che, nata nell' Ile de France, rappresentò un momento di<br />

frattura fra le antiche forme romaniche, in cui il volume, il peso di<br />

altre componenti avevano una vasta consistenza materiale, e le nuove<br />

forme in cui il vuoto prevaleva sul piano, il carattere religioso prevaleva<br />

sul " laico" in cui prevalevano carattere e [orza specifici di grandezza e<br />

solidità spirituali, in cui le fanne riescono ad alleggerirsi ed a snellirsi,<br />

fino ad eliminare ogni riempitivo murario, per creare esili colonne lanciate<br />

verso l'alto, quasi a volersi congiungere con Dio in unità di spirito<br />

e creare altissime quanto ampie finestre, bifore o trifore, che vengono<br />

chiuse e ornate da vetrate policrome.<br />

La mostra si snoda attraverso una galleria di pannelli che espongono<br />

delle fotografie di Monasteri, nelle generali e nei particolari, che<br />

sono di un nitore, senza ombra di millantenaria, eccezionale.<br />

Il colore bianco e nero delle fotografie posto su un campo verde<br />

oscuro del pannello, conferisce al soggetto un aspetto tridimensionale<br />

che in certi momenti di ammirazione ti cala e ti confonde in quell' atmosfera<br />

di spiritualità che emana dalla figura e dal luogo, stesso dov' essa<br />

(~posta, e l'animo dello spettatore si sublima nella ricerca di una dimensione<br />

principalmente spirituole.


-107 -<br />

Non a caso, il Sovrintendente alle Belle Arti di Parigi, un giorno in<br />

visita alla Mostra, ebbe a rammaricarsi dicendo che, pur essendo la<br />

Francia Z'incunabolo dell' arte gotica, a nessuno dei suoi connazionali era<br />

venuta in mente Tidea di una Mostra simile.<br />

l Monasteri che più spiccano per la loro bellezza e semplicità sono<br />

quelli di Alcobaca (Portogallo) del XII-XIII secolo, e l'Abbazia di Casamari<br />

(Frosinone) 1203-1217 che, con le sue navate, i suoi fasci di colonne"<br />

i suoi magnifici archi a sesto acuto, costituiscono un' irripetibile unità<br />

di forza e di spirito.<br />

Non meno interessante e suggestiva è l'Abbazia di S. Galgano (Siena)<br />

del Xl1I secolo, che con le sue vedute generali ed i particolari dell'abside,<br />

della navata centrale ed il suo transetto, costituisce un motivo<br />

di attrazione e di sollevazione spirituale, forse, unica nel suo genere.<br />

Infine, pur dovendoci limitare per ragioni di spazio, non possiamo<br />

lasciare nell' ombra le Abbazie di Fountains (Inghilterra), Clairvaux<br />

(Francia), di San Martino al Cimino (Viterbo), insieme con delle esposizioni<br />

di testi pregiati in lingua francese, tedesca, spagnuola, polacca,<br />

su cui fa veramente spicco un elegante quanto interessante testo storico<br />

e illustrativo " L'architettura Cistercense e l'Abbazia di Casamari " edito<br />

dalla Casamari Edizioni.<br />

Tutto sommato, è una mostra che merita essere visitata, per le sue<br />

proposte di alta e intima spiritualità.<br />

6. La Nazione, Venerdì 2 febbraio 1979, p. 4:<br />

LE ABBAZIE CISTERCENSI IN MOSTRA A FIRENZE<br />

Giuseppe Di Marco<br />

E' aperta alla Certosa di Firenze, da qualche settimana, una interessante<br />

mostra sull'architettura cistercense. Questa mostra, allestita nell'ambito<br />

di Certosa Libri 1978 in occasione della ricorrenza dei primi<br />

venti anni di vita cistercense alla Certosa, avrebbe dovuto chiudere i battenti<br />

il 31 gennaio 1979, ma dato l'interesse suscitato gli organizzatori,<br />

gli Amici della Certosa e gli stessi monaci cistercensi hanno creduto opportuno,<br />

prolungarne l'apertura fino a tutto febbraio. Il 24 febbraio è<br />

prevista poi una giornata di studi sui cistercensi: architettura in Italia ed<br />

in Toscana; I cantieri e le scuole artistiche; Le arti minori; La Grangia.<br />

L'architettura è senza dubbio alcuno il manifesto più eloquente della<br />

ricca storia del monachesimo cistercense. Pannelli, fotografie, grafici e soprattutto<br />

intelligenti didascalie esplicative illustrano la nascita, lo svilup-


- 108-<br />

po e il diffondersi di questo peculiare stile architettonico che si colloca<br />

in quel particolare momento di passaggio dall'architettura romanica a<br />

quella gotica. Architettura nata in Francia ma trapiantata un po' in tutta<br />

l'Europa attraverso il filtro delle tradizioni locali che caratterizzano<br />

così l'architettura cistercense in un mosaico dalla comune matrice borgognona.<br />

La mostra nella parte fotografica comprende tre settori caratterizzanti:<br />

il primo, partendo dal monachesimo benedettino, attraverso le varie<br />

differenziazioni di urbanistica e di sito, ricostruisce in tutte le sue<br />

componenti logistiche un' abbazia cistercense secondo una pianta tipica<br />

che vien riproposta ogni volta che si inizia didascalicamente un discorso<br />

specifico su un ambiente tipico. Per la ricostruzione dell'intero complesso<br />

ci si è serviti di riproduzioni di abbazie sparse in tutta Europa. Il<br />

secondo settore, con una didascalia introduttiva, raccoglie un abbondante<br />

numero di abbazie cistercense disseminate in tutta Italia. Il terzo<br />

settore, si sofferma ad esporre gli insediamenti cistercensi in Toscana,<br />

dando maggior spazio all'Abbazia di S. Galgano nei pressi di Siena, perché<br />

è senza dubbio la più bella espressione dell' architettura cistercense<br />

in Toscana.<br />

Alla rassegna fotografica si aggiunge l'esposizione della produzione<br />

libraria che riguarda l'architettura cistercense in Europa. Anche i libri<br />

sono presentati con schede illustrative per rendere più leggibile il percorso<br />

dei testi esposti.<br />

In un altro salone è stata allestita una seconda mostra, realizzata<br />

dalla Soprintendenza ai beni ambientali di Firenze, per illustrare e documentare<br />

i lavori di restauro che sono stati realizzati durante questi<br />

venti anni di presenza dei cistercensi alla Certosa. Questa seconda mostra,<br />

di più difficile lettura, per la mancanza di didascalie esplicative ed<br />

indicative, rappresenta un primo tentativo documentario di ciò che la<br />

Soprintendenza ha operato in Certosa.<br />

7. Osservatore Romano, lO marzo 1979, p. 3:<br />

ARCHITETTURA CISTERCENSE ALLA CERTOSA FIORENTINA<br />

Dal novembre dello scorso anno, è rimasta aperta alla Certosa di<br />

Firenze una interessantissima mostra sull'architettura cistercense, allestita<br />

dal Centro di Incontro della Certosa di Firenze in occasione della ricorrenza<br />

dei primi venti anni di vita cistercense alla Certosa.<br />

Il Centro di Incontro è costituito da un gruppo di laici denominati<br />

" Amici della Certosa di Firenze" e dalla Comunità monastica cistercen-


109 -<br />

se, che da nove anni collaborano in attività spirituali, culturali e caritative<br />

nell' ambito fiorentino. Esperienza nuova nell' ambito del monachesimo<br />

cistercense, ma che fino ad ora ha portato frutti notevoli nel sensibilizzare<br />

gli uomini di oggi ai lavori spirituali di cui una comunità monastica e<br />

un gruppo di laici sono portatori.<br />

La mostra avrebbe dovuto chiudere i battenti il 31 gennaio scorso,<br />

ma dato l'interesse che la mostra stessa ha suscitato in moltissimi visitatori<br />

gli organizzatori (Amici e Monaci) hanno creduto opportuno prolungare<br />

l'apertura fino a tutto febbraio. Per venire incontro all' interesse riscosso<br />

è stata programmata una giornata di studi cistercensi, fissata il<br />

24 febbraio; questa giornata è stata articolata sui seguenti temi; Architettura<br />

cistercense in Italia ed in Toscana; Le arti minori tra i <strong>Cistercensi</strong>;<br />

I cantieri e le scuole artistiche, dei cistercensi; La grangia tra architettura<br />

ed economia.<br />

L'Architettura è certamente il manifesto più eloquente ed appariscente<br />

della plurisecolare storia del monachesimo cistercense. La mostra<br />

ha inteso, attraverso pannelli fotografici, grafici e didascalici intelligentemente<br />

articolati, illustrare la nascita, lo sviluppo e il diffondersi di questo<br />

peculiare stile architettonico che si colloca prepotentemente in quel<br />

particolare momento di passaggio dall' architettura romanica a quella gotica.<br />

Architettura nata in Francia, ma trapiantata in tutta Europa attraverso<br />

il filtro delle tradizioni locali che caratterizzano così l'architettura<br />

cistercense in un ricco mosaico dalla comune matrice borgognona. L'architettura<br />

cistercense non è solo espressione artistica, ma anche espressione<br />

di una vitalità, razionalità e povertà di cui i monaci bianchi [ul'Ono,<br />

lungo i secoli, severi portatori.<br />

La Mostra nella parte fotografica si è sviluppata in tre settori chiaramente<br />

distinti: il primo, partendo dalla comune matrice benedettina,<br />

attraverso le necessarie ed ovvie differenziazioni di urbanistica e di tipologia<br />

di sito, ha inteso ricostruire in tutte le sue componenti logistiche<br />

e distributive una abbazia cistercense secondo una pianta tipica che<br />

vien riproposta ogni volta che si inizia didascalicamente un discorso specifico<br />

su un locale monastico diverso. Per la ricostruzione dell'intero<br />

complesso ci si è serviti di riproduzioni fotografiche di abbazie sparse<br />

prevalentemente fuori dell' Italia. Il secondo settore, dedicato all' espansione<br />

dei cistercensi in Italia, ha presentato una serie notevole di insediamenti<br />

cistercensi in territorio italiano che abbraccia tutto il suolo italiano<br />

da Staffarda a Fiastra, da Chiaravalle Milanese a Chiaravalle della Colomba,<br />

dalle Tre Fontane a Casamari, da Fossanova a Capuabbas, da<br />

Valvisciolo a Santo Spirito di Agrigento. Il terzo settore ha esposto foto


- 110-<br />

degli insediamenti cistercensi in Toscana, dando maggiore spazio alla<br />

Abbazia di San Galgano nei pressi di Siena. E' sicuramente la più bella<br />

espressione dell' architettura cistercense in Toscana.<br />

Alla rassegna fotografica si è aggiunta l'esposizione della produzione<br />

libraria che riguarda l'architettura e la spiritualità cistercense in Europa.<br />

Anche i libri sono stati presentati con schede illustrative per rendere più<br />

leggibile il percorso dei numerosi testi esposti.<br />

In un altro salone adiacente è stata allestita una seconda mostra, realizzata<br />

dalla Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, per illustrare e<br />

documentare i lavori di restauro che sono stati realizzati alla Certosa di<br />

Firenze durante questi venti anni di presenza dei <strong>Cistercensi</strong>.<br />

Questa mostra sul restauro avrebbe potuto rivestire una notevole importanza<br />

se gli organizzatori avessero saputo mettere in più evidente e<br />

logico raffronto le fotografie che presentano lo stato di degradazione del<br />

monumento e quelle dopo gli interventi per testimoniare più direttamente<br />

e più efficacemente la necessità degli interventi per restituire alla<br />

sua originaria bellezza gli ambienti fortemente deturpati e pericolanti<br />

dell'intero complesso architettonico della Certosa fiorentina. Questa seconda<br />

mostra è stata ancora meno leggibile per la mancanza quasi totale<br />

di didascalie esplicative ed indicative. Rappresentava tuttavia un primo<br />

e ugualmente lodevole tentativo di ciò che la Soprintendenza e lo Stato<br />

hanno operato in Certosa.<br />

Alle due mostre hanno fatto riscontro due interessanti pubblicazioni:<br />

alla prima sull'architettura il volume riccamente illustrato di F. Farina<br />

e B. Fornari, " L,' Architettura cistercense e Tabbazia di Casamari ", Alla<br />

seconda mostra, il libro di grande interesse storico e archivistico: "La<br />

Certosa di Firenze e i primi venti anni di vita cistercense 1958-1978 ",<br />

di diversi autori. E' in pratica un numero unico della Rivista edita dai<br />

Padri <strong>Cistercensi</strong> della Certosa di Firenze: " Notizie <strong>Cistercensi</strong>".<br />

8. SETTIMANA DEL CLERO, n. 11, 18 marzo 1979, p. 6:<br />

Attività culturale e spirituale dei cistercensi a Firenze<br />

I MONACI COSTRUTTORI<br />

Goffredo Viti<br />

Una mostra sull' architettura cistercense che da Firenze passa alla<br />

Certosa di Pavia, a Chiaravalle Milanese e a Piana.<br />

Da vari anni ormai i monaci cistercensi della Certosa di Firenze<br />

collaborano con un gruppo di laici (gli Amici della Certosa) nell'intento


- 111-<br />

di offrire alla città un'attività congiunta a livello culturale, spirituale e<br />

sociale.<br />

M omento tra i principali di questa collaborazione è la mostra annuale<br />

"Certosa libri", dedicata quest' anno all' origine, sviluppo e spiritualità<br />

dell' architettura cistercense. Inaugurata nello scorso novembre, è rimasta<br />

aperta fino alla fine di febbraio, concludendosi con una giornata di<br />

studi sull' argomento. Viene ora trasferita alla Certosa di Pavia, a Chiaravalle<br />

Milanese e infine all'Abbazia di Piona, presso Como.<br />

L'importanza rivestita dalle architetture cistercensi nel diffondersi<br />

in Europa del " nuovo" linguaggio gotico è nota da tempo: il crescere e<br />

il diffondersi in una vasta organizzazione internazionale del movimento<br />

religioso appena fondato conduce al contemporaneo diffondersi in molti<br />

paesi di metodi costruttivi in certo modo uniformi. Meno note, però, se<br />

non agli specialisti, sono le peculiarità costruttive e distributive dei complessi<br />

abbaziali, la loro organizzazione, i rapporti tra le parti e l'uso dei<br />

vari locali, il significato spesso simbolico delle particolari soluzioni adottate.<br />

Come infatti la comunità monastica si proponeva quale modello di<br />

perfezione nei confronti della società esterna, così il complesso che la<br />

ospitava doveva quasi, nella rigida gerarchia delle costruzioni, chiuso nella<br />

sua autosufficienza rappresentare un modello della città divina in contrapposizione<br />

alla città terrena. Ecco quindi nel chiostro rappresentati i<br />

vari gradi della perfezione religiosa, la posizione marginale riservata ai<br />

fratelli conversi, ecc.<br />

Proprio questi aspetti cerca di illustrare la mostra, senza trascurare<br />

il diffondersi delle abbazie in Europa, la loro influenza sull' assetto storico<br />

territoriale nel tardo medioevo, l'evolversi delle stesse forme architettoniche;<br />

e lo fa, in modo didatticamente esemplare, attraverso una sezione<br />

iconografica ed una bibliografica.<br />

Nella prima sezione, con grandi pannelli corredati da precise e ben<br />

comprensibili didascalie, si presentano, attraverso gli esempi più significativi,<br />

i vari corpi di fabbrica che compongono un' abbazia cistercense;<br />

nella seconda sono raccolti e illustrati con schede rigorose gli studi più<br />

significativi editi sull' argomento dalla fine del secolo scorso ad oggi.<br />

Per il visitatore è disponibile inoltre una guida alla mostra: un opuscoletto<br />

sintetico, ma ben curato e utile a chi volesse documentarsi in<br />

modo più approfondito. Per questa occasione è stato pubblicato un numero<br />

speciale della rivista Notizie <strong>Cistercensi</strong> interamente dedicato alla<br />

Certosa di Firenze e alla storia dei <strong>Cistercensi</strong> in Toscana.


-112 -<br />

Al di là dell' indubbio valore culturale di una simile iniziativa e della<br />

correttezza con cui è stata realizzata, grazie particolarmente all' entusiasmo<br />

di padre Goffredo Viti, ci preme sottolineare il valore, testimoniato<br />

anche dalla cura preziosa nei confronti della certosa che attualmente li<br />

ospita, dall' atteggiamento dei cistercensi fiorentini verso una tradizione<br />

loro propria non tanto in senso strettamente religioso, quanto in senso artistico,<br />

vera e propria "apertura al mondo" della ricerca estetica e architettonica,<br />

in vista di un vicendevole arricchimento spirituale.<br />

A. Z.


SOMMARIO<br />

GUIDOTTI ALEssANDRO, Il ciclo iconografico di<br />

un gruppo di codici del Trecento provenienti<br />

da Badia a Settimo . pago 1<br />

FLORILEGIO CISTERCE..NSE . » 19<br />

P. PENNINGTON BASIL, Il padre - la madre spirituale<br />

» 29<br />

CHIARELLI CATERINA, Gli affreschi del Trecento<br />

alla Certosa . » 37<br />

P. CALIANDRO TOMMASO, Notizie <strong>Cistercensi</strong>. In-<br />

dice generale delle materie dal 1968 al 1978 » 53<br />

JEAN DE LA CROIX BOUTON t Storia dell' ordine<br />

Cistercense (XXIX) puntata) » 77<br />

CRONACA . » 95<br />

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