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Chi non la pensa come noi - Moroni in Scena

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Testi di<br />

ALBERTO PATRUCCO<br />

e ANTONIO VOCERI<br />

Musiche di<br />

GEORGES BRASSENS<br />

ComiCità<br />

&<br />

Canzoni<br />

con<br />

SOTTO SPIRITO BAND<br />

Arrangiamenti e Direzione Musicale di Daniele Caldar<strong>in</strong>i<br />

<strong>Chi</strong> <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>pensa</strong> <strong>come</strong> <strong>noi</strong> è prima di ogni altra cosa un <strong>in</strong>contro. Quello tra <strong>la</strong> verve satirica di Alberto<br />

Patrucco e il caustico dis<strong>in</strong>canto poetico di Georges Brassens. È il frutto dell’<strong>in</strong>tenso percorso compiuto<br />

tra le parole e <strong>la</strong> musica di un artista unico, dotato di genialità e ironia senza eguali; di certo il più raff<strong>in</strong>ato<br />

e pungente cantautore francese del secolo scorso. Un <strong>in</strong>contro tra satira par<strong>la</strong>ta e satira cantata, senza che<br />

una dimensione prevarichi l’altra, sul filo di emozioni da anni dimenticate e f<strong>in</strong>ite sotto spirito.<br />

I monologhi si <strong>in</strong>trecciano a una selezione di canzoni mai tradotte <strong>in</strong> italiano prima d’ora e preservate nei<br />

loro significati da una traduzione accurata, che ha ottenuto il consenso degli eredi di Brassens. Enrico de<br />

Angelis, responsabile artistico del “Club Tenco”, <strong>in</strong> proposito commenta: «Sappiamo tutti quali complessità<br />

armoniche e difficoltà musicali di canto presenta Brassens. Le versioni di Alberto sono ritmicamente e<br />

metricamente <strong>in</strong>eccepibili, fedeli qu<strong>in</strong>di formalmente, ma nello stesso tempo fedeli nei contenuti».<br />

La proposta di Patrucco, tuttavia, si allontana <strong>in</strong> parte dal solco orig<strong>in</strong>ario. Da quel<strong>la</strong> m<strong>in</strong>imale e propria<br />

dell’autore – voce, chitarra e contrabbasso – si passa, senza travisamenti, a una lettura musicale più<br />

artico<strong>la</strong>ta e ampia, sconosciuta <strong>in</strong> Italia f<strong>in</strong>o ad ora. Merito degli <strong>in</strong>editi arrangiamenti di Daniele Caldar<strong>in</strong>i,<br />

che mettono <strong>in</strong> primo piano <strong>la</strong> profondità del<strong>la</strong> musica di Brassens, forse mai adeguatamente riconosciuta.<br />

<strong>Chi</strong> <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>pensa</strong> <strong>come</strong> <strong>noi</strong> è un viaggio al<strong>la</strong> ricerca dei tanti tesori presenti nell’opera di questo<br />

straord<strong>in</strong>ario autore. Un percorso che mette <strong>in</strong> risalto, <strong>non</strong>ostante <strong>in</strong> taluni casi le canzoni orig<strong>in</strong>ali siano<br />

state scritte oltre mezzo secolo fa, una sorprendente s<strong>in</strong>tonia col presente e che ci restituisce, grazie ai<br />

molteplici piani d’ascolto sedimentati nel tempo, tematiche, se possibile, ancor più affi<strong>la</strong>te dal confronto<br />

con <strong>la</strong> quotidianità dell’oggi.<br />

Niente celebrazioni brassensiane, dunque, bensì l’idea di unire, seppure <strong>in</strong> epoche storiche diverse,<br />

sensibilità tanto aff<strong>in</strong>i; punti di vista che coesistono <strong>in</strong> perfetta armonia, proprio grazie al tessuto connettivo<br />

del<strong>la</strong> musica.


Georges Brassens è le sue canzoni. Parole e musica.<br />

Parole che emozionano, s<strong>in</strong>go<strong>la</strong>re impasto tra l<strong>in</strong>gua e gergo, quasi sempre<br />

venate da una sottile ironia. Musica che cattura. Canzoni che il tempo <strong>non</strong><br />

ha scalfito. Parole che suonano e musica che par<strong>la</strong>.<br />

Brassens, uomo e autore libero di grande umanità. Il poeta, il musicista<br />

che ha impresso una svolta profonda al grande mondo del<strong>la</strong> canzone.<br />

E, senza volerlo, al mio piccolo mondo. (Alberto Patrucco)<br />

LE CANZONI DELLO SPETTACOLO<br />

<strong>Chi</strong> <strong>non</strong> lA PensA Come <strong>noi</strong><br />

Ceux qui ne pensent pas comme nous<br />

di Georges Brassens<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco e Sergio S. Sacchi<br />

È una canzone postuma, recuperata e <strong>in</strong>cisa da<br />

Jean Berto<strong>la</strong> nel 1982. Una sorta di manifesto<br />

contro l’<strong>in</strong>tolleranza, contro l’omologazione<br />

culturale, contro <strong>la</strong> produzione del consenso<br />

collettivo. Eloquente, <strong>in</strong> proposito, il ritornello:<br />

“Signori miei, onestamente è giusto ammetterlo /<br />

Per dir che <strong>non</strong> si è <strong>in</strong>telligenti, occorre esserlo”.<br />

lA querCiA<br />

Le grand chêne<br />

di Georges Brassens (1966)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco<br />

La struttura narrativa de «La grande quercia» è<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> favo<strong>la</strong>, dove i versi, a cavallo fra reale<br />

e irreale, suscitano forti emozioni.<br />

Brassens, talvolta att<strong>in</strong>ge dalle favole, dagli<br />

aneddoti o dalle situazioni surreali. Non soltanto<br />

per un’esigenza poetica, ma anche perché sono i<br />

mezzi più adatti a comunicare le sue idee. Non ha<br />

un programma ed uno “status” politico def<strong>in</strong>iti.<br />

Sugli aspetti più disparati del<strong>la</strong> vita, assume posizioni<br />

morali, se possiamo def<strong>in</strong>irle così, sul<strong>la</strong> base di<br />

considerazioni esclusivamente umanitarie. [*]<br />

queGli imBeCilli nAti <strong>in</strong> un Posto<br />

La bal<strong>la</strong>de des gens qui sont nés quelque part<br />

di Georges Brassens (1972)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco e Sergio S. Sacchi<br />

Uno dei brani più attuali è senza dubbio «Quegli<br />

imbecilli nati <strong>in</strong> un posto», poiché viviamo <strong>in</strong> un<br />

momento storico sospeso tra mondializzazione<br />

e misero attaccamento al proprio giard<strong>in</strong>o, alle<br />

proprie confuse e sconosciute radici culturali.<br />

L’<strong>in</strong>izio sereno e ridente – È vero son graziosi<br />

i tipici paesi / I borghi, le frazioni, i cari vecchi<br />

ambienti / Con chiese, panorami e vicoli<br />

scoscesi… – <strong>non</strong> <strong>la</strong>scia m<strong>in</strong>imamente immag<strong>in</strong>are<br />

il contenuto delle strofe successive. Quando,<br />

con tono ben diverso, si com<strong>in</strong>cia a par<strong>la</strong>re degli<br />

abitanti: Al diavolo quei figli e <strong>la</strong> loro patriamadre<br />

/ F<strong>in</strong>issero impa<strong>la</strong>ti sul loro campanile…<br />

Più che il campanilismo, Brassens vuole colpire<br />

il sentimento che è al<strong>la</strong> base di esso: il credersi<br />

migliori degli altri o, <strong>in</strong> qualche modo, <strong>pensa</strong>re<br />

di «avere Dio dal<strong>la</strong> propria parte», che fa sì che<br />

i campanilisti <strong>non</strong> siano soltanto delle persone<br />

pittoresche, ma anche sommamente pericolose. [*]<br />

lA fAlsAriA<br />

Histoire de faussaire<br />

di Georges Brassens (1976)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco e Sergio S. Sacchi<br />

«La falsaria», armonioso e seducente slow, è una bril<strong>la</strong>nte e attualissima denuncia del<strong>la</strong><br />

falsità del mondo e di tutto ciò che ci circonda. A f<strong>in</strong>ire all’<strong>in</strong>dice è, pertanto, questo nostro<br />

universo mistificato e contraffatto; dove, comunque, un’ora d’amore vale pur sempre<br />

qualcosa.<br />

È un surreale <strong>in</strong>contro d’amore tra il protagonista e una grande falsaria, <strong>in</strong> cui tutto ciò che<br />

fa da sfondo al<strong>la</strong> vicenda è “autenticamente” falso. Davvero grandioso lo spiazzante f<strong>in</strong>ale,<br />

tipicamente brassensiano: Nell’occasione il buon Cupido / Si comportò <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>fido /<br />

Da vero falso testimone / E anche Venere, maledizione! / Ma passerei da f<strong>in</strong>to tonto /<br />

Se omettessi nel racconto / Che se <strong>non</strong> altro, devo a loro / Un’ora di autentico ristoro.<br />

* Liberamente tratto da “GEORGES BRASSENS ATTRAVERSO LE SUE CANZONI” di Antonello Lotronto


zio mArio<br />

Oncle Archibald<br />

di Georges Brassens (1957)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco<br />

La poetica di Brassens utilizza spesso immag<strong>in</strong>i<br />

surrealiste. In «Oncle Archibald», si propone<br />

di cogliere una giustificazione al sonno eterno.<br />

Per farlo, materializza <strong>la</strong> morte, <strong>la</strong> rende riconoscibile<br />

e perciò meno feroce. È un artificio letterario, grazie<br />

al quale zio Arcibaldo <strong>in</strong>treccia un dialogo con essa,<br />

consentendogli di ascoltare le sue spiegazioni.<br />

La tradizione che vuole <strong>la</strong> morte dignitosa<br />

e onnipotente, è ampiamente stravolta e ci appare<br />

<strong>in</strong> tutta <strong>la</strong> sua fisicità, niente affatto enigmatica e<br />

maestosa. Cerca di essere attraente, di destare<br />

<strong>in</strong>teresse negli uom<strong>in</strong>i porgendo il suo <strong>la</strong>to piacevole,<br />

ma <strong>non</strong> ci riesce. L’apparente pochezza del<strong>la</strong> morte<br />

<strong>in</strong>duce lo Zio, una persona semplice, a una maggiore<br />

confidenza e a “par<strong>la</strong>r chiaro”.<br />

In un attimo, l’esile figura un po’ emaciata del<strong>la</strong><br />

puttana svanisce e <strong>la</strong> morte riprende tutta <strong>la</strong> sua<br />

dignità: da pr<strong>in</strong>cipio giustifica con un magnifico<br />

eufemismo <strong>la</strong> sua <strong>in</strong>eluttabilità, poi elenca i suoi<br />

aspetti positivi.<br />

La cosa che il nostro riesce a fare è accettar<strong>la</strong><br />

esclusivamente nel<strong>la</strong> sua negatività, nel<strong>la</strong> sua opera<br />

di oblio e di annichilimento che si traduce <strong>in</strong> una<br />

liberazione dai problemi che assil<strong>la</strong>no l’umanità.<br />

Nell’aldilà brassensiano <strong>non</strong> c’è “resurrezione”, nessuna<br />

vita dopo <strong>la</strong> morte, ma serve comunque, e <strong>non</strong> è poco, a<br />

scrol<strong>la</strong>rsi di dosso tutte le miserie del nostro mondo. [*]<br />

Don GioVAnni<br />

Don Juan<br />

di Georges Brassens (1976)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco e Sergio S. Sacchi<br />

lA CriCCA DellA zuCCA<br />

Les qua’t’z arts<br />

di Georges Brassens (1965)<br />

Testo italiano di Alberto Patrucco<br />

Qui, nei confronti del<strong>la</strong> morte, si passa<br />

ad una ironia più pacata, <strong>la</strong> si accetta.<br />

I tentativi di beffarsi ancora di essa<br />

naufragano miseramente, sconfitti<br />

dal<strong>la</strong> realtà che si impone. L’ottimismo<br />

di Brassens, <strong>la</strong> sua ironia, lottano per<br />

tutta questa canzone dalle rem<strong>in</strong>iscenze<br />

goliardiche contro una morte che <strong>non</strong> ha<br />

nessuno dei <strong>la</strong>ti positivi che era riuscito a<br />

trovarle <strong>in</strong> «Zio Mario» e, quando ne ridi,<br />

ti fa ge<strong>la</strong>re il sorriso sulle <strong>la</strong>bbra.<br />

L’autore immag<strong>in</strong>a di essere stato <strong>in</strong>vitato<br />

a un ballo <strong>in</strong> maschera organizzato da<br />

una cricca di buontemponi e conoscendo<br />

l’atmosfera burlesca che anima simili<br />

serate, crede che il funerale al quale sta<br />

assistendo sia anch’esso uno scherzo.<br />

Ma <strong>non</strong> si tratta di uno scherzo. [*]<br />

Tutto l’amore di Brassens verso gli umili è riversato <strong>in</strong> «Don Juan», un’opera <strong>in</strong>trisa<br />

di compassione benché sia una delle più provocatorie da lui composte. Lo spunto è<br />

costituito dall’<strong>in</strong>terca<strong>la</strong>re: Gloria a… Infastidito dal<strong>la</strong> retorica che trasuda da queste<br />

commemorazioni, costruisce, provocatoriamente, una canzone nel<strong>la</strong> quale glorifica le<br />

sole persone per lui veramente meritorie: coloro che mostrano compassione e rispetto<br />

verso gli umili e i più sfortunati.<br />

Brassens <strong>non</strong> ridicolizza mai “flics”, curati e militari <strong>in</strong> quanto tali, ma solo <strong>in</strong> quanto<br />

rappresentanti delle rispettive istituzioni. In «Don Giovanni» c’è un’ulteriore conferma di<br />

questo aspetto del suo pensiero. In questa canzone, <strong>in</strong>fatti, <strong>non</strong> esita un solo istante a<br />

glorificare monache, soldati e poliziotti meritevoli di essersi dimenticati delle loro divise e<br />

di aver compiuto un gesto di coraggiosa comprensione umana. [*]<br />

Le mie canzoni… Sono loro che bisogna <strong>in</strong>terrogare ascoltandole meglio…<br />

Sono <strong>in</strong>teramente dentro di loro, palese e nascosto…<br />

<strong>Chi</strong> ama le mie canzoni scopre tutto, chi <strong>non</strong> le ama… pazienza…<br />

La festa <strong>non</strong> si fa, il fuoco d’artificio fallisce. (Georges Brassens)


Danie<strong>la</strong> Basilico Comunicazione (Mi<strong>la</strong>no) - Foto: Emiliano Boga<br />

GEORGES BRASSENS – Nato a Sète, città di mare nel profondo<br />

sud del<strong>la</strong> Francia, il 22 ottobre 1921 – <strong>la</strong> madre Elvira Dagrosa<br />

è figlia di immigrati napoletani – ci <strong>la</strong>scia a soli 60 anni, il 29<br />

ottobre 1981. Viene così a mancare uno dei rari esempi di<br />

coerenza fra espressione artistica e vita privata. Brassens ci ha<br />

<strong>in</strong>segnato l’impegno civile <strong>non</strong> disgiunto da poesia, gusto dello<br />

humour e satira. Il tutto con grande orig<strong>in</strong>alità di scrittura, ma<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente con un grande respiro di umanità: <strong>la</strong> tolleranza<br />

pur nel<strong>la</strong> conv<strong>in</strong>zione delle proprie idee. [**]<br />

** Da “BRASSENS” di Nanni Svampa e Mario Mascioli<br />

CD musicale<br />

<strong>Chi</strong> <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>pensa</strong> <strong>come</strong> <strong>noi</strong><br />

ALBERTO PATRUCCO <strong>in</strong>terpreta Georges Brassens<br />

<strong>Chi</strong> <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>pensa</strong> <strong>come</strong> <strong>noi</strong> (Ceux qui ne pensent pas comme nous)<br />

Don Giovanni (Don Juan) - I rampanti (Les croquants)<br />

La falsaria (Histoire de faussaire)<br />

Quegli imbecilli nati <strong>in</strong> un posto (La bal<strong>la</strong>de des gens qui sont nes quelque part)<br />

Stanze per uno svaligiatore (Stances à un cambrioleur)<br />

Babbo Natale e <strong>la</strong> fanciul<strong>la</strong> (Le Père Noël et <strong>la</strong> petite fille) – Cupido (Cupidon s’en fout)<br />

Vent<strong>in</strong>ove volte su trenta (Quatre-v<strong>in</strong>gt-qu<strong>in</strong>ze pour cent) – Il vecchio (L’ancêtre)<br />

All’ombra dei mariti (A l’ombre des maris)<br />

Supplica per essere sepolto <strong>in</strong> spiaggia (Supplique pour être enterré à <strong>la</strong> p<strong>la</strong>ge de Sète)<br />

ALBERTO PATRUCCO<br />

NECROlogica<br />

Libro con illustrazioni di Sergio Sta<strong>in</strong>o<br />

e CD musicale allegato<br />

Una moderna “Antologia di Spoon River”,<br />

una divertente passeggiata fra le “<strong>la</strong>pidi<br />

ipotetiche” di personaggi noti, graffiati dallo<br />

spirito satirico dell’autore.<br />

Arricchiscono <strong>la</strong> pubblicazione le preziose<br />

illustrazioni di SERGiO STA<strong>in</strong>O e un raff<strong>in</strong>ato<br />

CD musicale <strong>in</strong> cui Alberto Patrucco<br />

<strong>in</strong>terpreta c<strong>in</strong>que canzoni di GEORGES<br />

BRASSENS, legate al tema del libro, mai<br />

tradotte <strong>in</strong> italiano f<strong>in</strong>o ad ora.<br />

www.albertopatrucco.it

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