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Il Paradosso di Braess - CAT

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P ferrovieri<br />

Premessa<br />

PIU’ STRADE… PIU’ TRAFFICO!<br />

<strong>Il</strong> paradosso <strong>di</strong> <strong>Braess</strong><br />

In questo spazio proponiamo una riflessione relativa al trasporto su strada e alla vocazione specificatamente<br />

espansionistica dello stesso. La particolare performance del trasporto stradale consiste infatti nel dare continua<br />

risposta ad una crescente domanda derivante dal mercato. Questa vocazione soffre tremendamente dei vincoli<br />

<strong>di</strong> pianificazione territoriale e da qui, spesso, il tentativo <strong>di</strong> forzare le procedure or<strong>di</strong>narie per portare a termine i<br />

progetti sul tavolo delle <strong>di</strong>verse amministrazioni.<br />

Quello che è certo è che la modalità stradale è in assoluto quella che necessita <strong>di</strong> sempre più ampie e sempre<br />

nuove infrastrutture: nuove strade e autostrade, nuovi passanti, bretelle, adeguamenti ed allargamenti, ecc. Ad<br />

una crescente domanda <strong>di</strong> trasporto corrisponde quin<strong>di</strong> una continua domanda <strong>di</strong> territorio.<br />

Ma le conseguenze <strong>di</strong> questa naturale espansione portano ad una considerazione scientifica che i più non<br />

conoscono e che sveleremo più avanti.<br />

Inseriamo intanto qualche elemento <strong>di</strong> riflessione prendendo a riferimento le previsioni dell’ONU riguardanti gli<br />

effetti sul clima: “se, nel giro <strong>di</strong> pochi anni, non si arresta il riscaldamento dovuto alle emissioni <strong>di</strong> gas ad effetto<br />

serra, vi saranno conseguenze catastrofiche per il nostro pianeta…”.<br />

Larga parte della scienza sostiene, ormai da <strong>di</strong>versi anni, che il riscaldamento atmosferico provoca lo<br />

scioglimento dei ghiacciai ed è quin<strong>di</strong> responsabile dello sconvolgimento <strong>di</strong> delicati equilibri ambientali<br />

comprendenti il <strong>di</strong>verso genere <strong>di</strong> correnti, la flora e la fauna. Quello che anche noi, più <strong>di</strong>rettamente, possiamo<br />

osservare è un clima instabile, un aumento delle precipitazioni <strong>di</strong> forte intensità, perio<strong>di</strong> prolungati <strong>di</strong> siccità<br />

alternati a fenomeni <strong>di</strong> vere e proprie innondazioni.<br />

Altri fenomeni facilmente osservabili anche nel nostro paese sono la congestione stradale, con ritar<strong>di</strong> nel<br />

movimento <strong>di</strong> persone e merci, maggiori consumi <strong>di</strong> carburante e conseguente maggiore inquinamento in una<br />

spirale perversa dalla quale sembra impossibile sottrarsi.<br />

Malattie gravi sono causate da polveri sottili la cui produzione e <strong>di</strong>ffusione è quin<strong>di</strong> collegata anche al sistema<br />

trasporti. Le emissioni <strong>di</strong> CO2 imputabili ai trasporti sono in<strong>di</strong>cate in Fig. 1.<br />

L’agenzia europea per l’ambiente (Eea) fa sapere che le emissioni del settore trasporti piuttosto che a <strong>di</strong>minuire<br />

(in linea col pacchetto clima del 2008 e agli obiettivi <strong>di</strong> riduzione del 20% delle emissioni <strong>di</strong> gas a effetto serra,<br />

accrescimento dell'efficienza energetica del 20% e aumento delle rinnovabili del 20% entro il 2020), volgono<br />

inesorabilmente all’aumento. Dal G20 <strong>di</strong> Londra (aprile 2009) e dalla stessa conferenza sul clima <strong>di</strong><br />

Fig.1


Copenaghen, che avrebbe dovuto stabilire obiettivi ancora più stringenti a livello mon<strong>di</strong>ale, non sono giunti<br />

segnali confortanti e la problematica ambientale sembra ormai risultare relegata agli ultimi posti dell’agenda<br />

politica.<br />

Intanto, i <strong>di</strong>sastri provocati dai cambiamenti climatici e dall’invadenza degli uomini rispetto ai meccanismi naturali<br />

sono entrati nelle cronache a tutte le latitu<strong>di</strong>ni del nostro pianeta. Le espressioni <strong>di</strong> cordoglio si sciolgono, nel<br />

breve, nella <strong>di</strong>menticanza generale finché nuovi avvenimenti tragici non fanno appello alla nostra pietà. Quin<strong>di</strong>,<br />

tutto continua come prima.<br />

Con attenzione alla circolazione stradale, quand’anche venisse ridotta l’emissione dei gas serra da essa<br />

derivanti, questa non finirebbe <strong>di</strong> presentarci la continua dolorosa conta dei morti. Ogni giorno in Italia si<br />

verificano, in me<strong>di</strong>a, 652 incidenti stradali, che provocano la morte <strong>di</strong> 16 persone e il ferimento <strong>di</strong> altre 912. In<br />

Europa oltre 40 mila morti all’anno. Gli incidenti stradali uccidono, nel mondo, quanto Aids, tubercolosi e malaria.<br />

Secondo una previsione formulata dall'Organizzazione mon<strong>di</strong>ale della Sanità (Oms), tra il 2000 e il 2015 la<br />

strada potrebbe presentarci a livello globale il conto <strong>di</strong> 20 milioni <strong>di</strong> morti e 200 milioni <strong>di</strong> feriti gravi (ve<strong>di</strong> Tab.1).<br />

I dati appena enunciati non sono che sintesi <strong>di</strong> notizie, ormai assai <strong>di</strong>ffuse, che dovrebbero far riflettere<br />

seriamente gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> problemi ecologici, gli operatori del trasporto, gli attori della politica, a livello nazionale<br />

ed internazionale. Questi, in realtà, non lambiscono che superficialmente i programmi <strong>di</strong> costruzione delle<br />

infrastrutture dei trasporti. I richiami, solenni, si fermano alle sole <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> principio.<br />

L’idea dominante è che occorre, a qualsiasi costo, sod<strong>di</strong>sfare la tendenza del mercato, vale a <strong>di</strong>re la tendenza<br />

della domanda. Se questa è nel senso <strong>di</strong> volere più mezzi <strong>di</strong> trasporto in<strong>di</strong>viduali e quin<strong>di</strong> più mezzi <strong>di</strong> trasporto<br />

stradale, occorre che la politica si adegui.<br />

Quin<strong>di</strong>, non or<strong>di</strong>ne e misura; non armonia e scienza <strong>di</strong> governo, ma una politica degradata a mera funzione<br />

esecutiva rispetto ad aspirazioni che in <strong>di</strong>verso modo possiamo definire egoistiche.<br />

La soluzione ai problemi del traffico<br />

Che sia urgente cambiare questo modo <strong>di</strong> pensare non sfiora minimamente l’ideologia dominante. Possiamo<br />

pensare che non siano ben chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere nel me<strong>di</strong>o-lungo periodo e che sia<br />

necessario riprendere il <strong>di</strong>scorso da altro punto <strong>di</strong> vista. Che occorra riaffermare, per esempio, un principio come<br />

quello <strong>di</strong> coesione europea, che passa innanzitutto attraverso il recupero o la dotazione <strong>di</strong> risorse infrastrutturali<br />

nelle regioni e nelle aree fin’ora più sfavorite, ad esempio, attraverso il corretto impiego dei cosiddetti fon<strong>di</strong><br />

strutturali.<br />

Abbiamo infatti il sospetto che ai decisori della cosa pubblica sfugga un’osservazione <strong>di</strong> palmare evidenza: le<br />

<strong>di</strong>suguaglianze economiche fra regioni sono anche il frutto dello squilibrio <strong>di</strong> densità infrastrutturale sul territorio<br />

e che, quin<strong>di</strong>, le scelte <strong>di</strong> politica dei trasporti hanno più che mai il bisogno <strong>di</strong> essere in<strong>di</strong>rizzate verso una<br />

<strong>di</strong>stribuzione anche geograficamente più equilibrata.<br />

In questo campo occorre naturalmente sottolineare che oggi non abbiamo più bisogno <strong>di</strong> una crescita quale che<br />

sia, ma <strong>di</strong> una crescita durevole, accompagnata da una mobilità sostenibile.<br />

Al contrario, la costruzione delle infrastrutture <strong>di</strong> trasporto, soprattutto quelle legate alla circolazione stradale,<br />

sembra assumere una posizione prevalente in alcune aree del paese.


All’interno <strong>di</strong> queste aree il sentire comune, “purtroppo”, è che tali scelte siano per <strong>di</strong>versi aspetti prioritarie.<br />

Oltretutto vale il convincimento che costruire nuove strade, oltre a garantire sviluppo economico, porti a<br />

decongestionare il traffico stradale.<br />

<strong>Il</strong> paradosso <strong>di</strong> <strong>Braess</strong><br />

Purtroppo non è così. Costruire nuove strade e autostrade significa più inquinamento, più morti e feriti per<br />

incidenti, più consumo <strong>di</strong> territorio ed in prospettiva, maggiore congestione e maggiore inquinamento.<br />

E’ questa la considerazione che c’eravamo in premessa riservati <strong>di</strong> fornire. Una sorpresa per quanti (e sono<br />

purtroppo la maggioranza) non sono esperti in materia <strong>di</strong> trasporti.<br />

Una nozione corrente per gli specialisti del settore e per quanti sono preposti alla programmazione della mobilità<br />

territoriale considera che l’aumento <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> un sistema, riduce immancabilmente la sua efficienza.<br />

Un principio fondamentale che anche i tecnici sembrano aver <strong>di</strong>menticato, oppure, in quanto assorbiti da<br />

incombenze più urgenti, hanno finito per non considerarlo: è’ il paradosso <strong>di</strong> <strong>Braess</strong>, matematico che definì il<br />

rapporto tra crescita ed efficienza (<strong>Braess</strong> D. (1968). "Über ein Paradox der Verkehrsplanung".<br />

Unternehmensforschung, 12, 258-268..).<br />

<strong>Il</strong> paradosso si può spiegare anche così: tutte le volte che c’è pressione su una risorsa, un aumento dell’offerta<br />

<strong>di</strong> quella risorsa porterà a un nuovo punto <strong>di</strong> saturazione. Approfondendo il concetto con riferimento ai trasporti,<br />

gli stu<strong>di</strong>osi spiegano che un’azione atta ad accrescere l’offerta <strong>di</strong> mobilità, nel lungo periodo, peggiora la<br />

congestione anziché migliorarla. Secondo questo principio il traffico tende a crescere su una qualsiasi nuova<br />

arteria fino a compensare la nuova capacità raggiunta dal sistema delle arterie <strong>di</strong> quella zona. Costruire nuove<br />

strade, nuove autostrade, allargare o migliorare le strade esistenti, fare ponti e cavalcavia, bretelle e rotonde non<br />

rappresenta la soluzione al problema del traffico stradale. Anzi, nel tempo e sempre rispetto a quella zona, i<br />

volumi del traffico aumentano peggiorando la situazione da cui si è partiti.<br />

Nuove strade generano quin<strong>di</strong> nuovo traffico, assorbendo quella che inizialmente poteva definirsi domanda<br />

“latente”. <strong>Il</strong> solo numero <strong>di</strong> viaggi latenti è valutato intorno al 30%.<br />

Indagini fatte dall’Università <strong>di</strong> Berkeley (California), <strong>di</strong>cono che per ogni 10% <strong>di</strong> aumento della capacità della<br />

rete stradale, il traffico aumenta del 9%. Infatti, applicando un principio noto anche agli economisti, si deve<br />

considerare l’ingresso nel sistema <strong>di</strong> tutti gli attori con utilità marginale; soggetti che non entravano prima in<br />

gioco per vari motivi. Vale a <strong>di</strong>re che sulla nuova infrastruttura affluiscono tutti quelli che prima non la<br />

utilizzavano o non accedevano al quel sistema stradale perché espulsi o non attratti dall’eccessiva congestione.<br />

Non solo, l’effetto si estende anche all’economia del lavoro e ai costi del trasporto. Da uno stu<strong>di</strong>o britannico<br />

risulterebbe, ad esempio, che chiudere strade e quin<strong>di</strong> espellere traffico dal centro delle città induce una crescita<br />

dell’economia in quei centri, mentre la costruzione <strong>di</strong> nuove strade o l’intensificarsi in <strong>di</strong>verso modo del reticolo<br />

urbano porta ad una più alta <strong>di</strong>soccupazione e quin<strong>di</strong> alla fuoriuscita <strong>di</strong> addetti dalle città.<br />

Altri stu<strong>di</strong> sulla domanda <strong>di</strong> trasporto e sulla congestione da traffico, hanno <strong>di</strong>mostrato che in taluni situazioni ad<br />

un aumento <strong>di</strong> capacità della rete stradale corrisponde un aumento dei costi <strong>di</strong> trasporto (la complessa<br />

<strong>di</strong>mostrazione si basa sull’applicazione <strong>di</strong> principi matematici che chiamano in causa l’equilibrio <strong>di</strong> Wardrop,<br />

l’equilibrio <strong>di</strong> Nash e l’optimum <strong>di</strong> Pareto (la citazione ha il solo scopo <strong>di</strong> segnalare il livello degli stu<strong>di</strong>).<br />

Attualità<br />

E’ <strong>di</strong> capitale importanza che si descrivano e che si applichino da subito, a tutti livelli, gli scenari <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong><br />

trasporti moderno, caratterizzato dalla complementarietà fra mo<strong>di</strong> e dall’interoperabilità fra le reti <strong>di</strong> trasporto.<br />

Un sistema che privilegi la protezione delle bellezze naturali e dell’integrità dei paesaggi, riduca al minimo il<br />

consumo dei prodotti energetici, non consumi il territorio, sia rispettoso dell’ambiente, della salute e della qualità<br />

<strong>di</strong> vita dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Purtroppo dagli anni ’90 ad oggi si è assistito, specie in Italia, ad una inesorabile ascesa del consumo <strong>di</strong> territorio<br />

per usi infrastrutturali/inse<strong>di</strong>ativi a danno, ovviamente, delle superfici destinate all’agricoltura. Stu<strong>di</strong> a livello<br />

europeo <strong>di</strong>mostrano che ai 100 ha agricoli del 1990 ne corrispondono oggi 86 ha. Un trend impressionante (ve<strong>di</strong><br />

Fig.3).


Conclusioni<br />

Nel corso dei lavori del “Forum internazionale dei trasporti”, svoltosi a Lipsia (Germania) dal 26 al 29 maggio<br />

2009, è stato affermato da stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> valore mon<strong>di</strong>ale che la crisi economica e finanziaria che stiamo ora<br />

fronteggiando impone scelte non più rinviabili in materia <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> beni e <strong>di</strong> persone. Impone <strong>di</strong><br />

abbandonare i progetti finora seguiti perché essi aggraveranno ulteriormente i fenomeni negativi connessi<br />

all’attuale sistema <strong>di</strong> trasporto. La speranza è nell’appello rivolto alle migliori sensibilità sociali perché trovino la<br />

forza e le risorse necessarie per opporsi a tutte quelle iniziative che porteranno i trasporti, intesi ovviamente in<br />

senso generale, ad essere ad<strong>di</strong>tati come causa <strong>di</strong>struttiva delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita attuale e delle future<br />

generazioni.<br />

Occorre in realtà ripensare l’intero sistema in con<strong>di</strong>zioni ambientali e tecnologiche nuove, facendo tesoro degli<br />

insegnamenti <strong>di</strong> quanti alla materia hanno de<strong>di</strong>cato lunghe ed approfon<strong>di</strong>te ricerche, analisi e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilmente<br />

confutabili. Uno dei quali appare, appunto, il paradosso a cui si è fatto cenno nel precedente paragrafo.<br />

Detto questo, corre l’obbligo <strong>di</strong> fugare subito un sospetto. Non auspichiamo la chiusura dei cantieri attrezzati per<br />

la costruzione delle infrastrutture dei trasporti (alcune delle quali sicuramente utili) o il blocco della produzione<br />

dei mezzi stessi <strong>di</strong> trasporto. Al contrario. Riteniamo che all’uno e all’altro comparto sia necessario ed urgente<br />

offrire nuove opportunità. E questo è un obiettivo possibile, oltre che desiderato. Perché una nuova<br />

organizzazione del territorio, con relative infrastrutture <strong>di</strong> trasporti, può essere attivata. Perché un nuovo modo<br />

<strong>di</strong> fare trasporto è realizzabile.<br />

A partire proprio dal 2010 la Commissione europea darà corso a in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> politica dei trasporti me<strong>di</strong>ante un<br />

nuovo Libro bianco dei trasporti, aggiornato rispetto a quello del 2001. La Commissione sta acquisendo stu<strong>di</strong> ed<br />

orientamenti da tutti gli attori del settore. Sulla base delle informazioni e dei dati acquisiti proporrà una visione<br />

nuova e più avanzata del futuro dei trasporti e della mobilità fino al 2020.<br />

Per la politica e per gli amministratori della cosa pubblica a livello più alto si presenta, pertanto, un’occasione<br />

irripetibile, almeno nel breve, per contribuire alla definizione <strong>di</strong> nuovi in<strong>di</strong>rizzi a livello <strong>di</strong> paesi membri.<br />

Diversamente risulta <strong>di</strong>fficile pensare che, dal basso e quin<strong>di</strong> a livello locale, figure stanziali <strong>di</strong> amministratori che<br />

hanno fino ad oggi provocato certo genere <strong>di</strong> problemi, riescano ad immaginare soluzioni innovative per<br />

rimuoverli.

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