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Giuditta, eroina biblica - Sebastiano Inturri

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<strong>Sebastiano</strong> <strong>Inturri</strong><br />

<strong>Giuditta</strong>, <strong>eroina</strong> <strong>biblica</strong>


Da qualche mese a questa parte io, che non sono né un teologo né un esperto di religioni, ho iniziato a<br />

leggere la Bibbia. Lo spunto mi è stato offerto dalla lettura della Divina Commedia, di cui la Bibbia,<br />

soprattutto per la terza cantica (il Paradiso), rappresenta la principale fonte utilizzata dal Sommo<br />

Poeta della letteratura italiana.<br />

La presente monografia costituisce una parafrasi del libro del Vecchio Testamento intitolato “<strong>Giuditta</strong>”.<br />

Tale libro, il cui autore è sconosciuto, trae il proprio nome da quello della donna che ne è la protagonista,<br />

e fu pubblicato per la prima volta nel II secolo a.C.<br />

I fatti, veri o immaginari che siano, narrati in questo libro sono ambientati intorno al VI secolo a.C.<br />

Il popolo israelitico, di cui fa parte <strong>Giuditta</strong>, è il cosiddetto “popolo eletto” da Dio. Secondo quanto<br />

raccontano i primi cinque libri della Bibbia, che insieme formano il cosiddetto “Pentateuco”, dopo il<br />

peccato originale Dio cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Giunti sulla terra, essi prolificarono e<br />

diedero vita a una società, la quale, anch’essa come i suoi capostipiti, commise peccato. Allo scopo di far<br />

sorgere una nuova umanità più giusta, Dio incaricò Noè di costruire un’arca su cui far salire lui con i<br />

suoi parenti, e alcuni esemplari di ciascuna specie animale; dopo di che Dio scatenò il diluvio universale,<br />

in cui perirono tutti gli esseri viventi ad eccezione di quelli che si trovavano a bordo dell’arca. Ma anche<br />

questa nuova umanità, che nel frattempo si era moltiplicata, continuò a non osservare i comandi divini.<br />

A questo punto Dio fece un patto con l’israelitico Abramo, cui promise una innumerevole discendenza,<br />

potenza e ricchezza, alla condizione che il popolo da lui originato, che era appunto il popolo “eletto”,<br />

avesse sempre rispettato la legge che Dio aveva loro imposto. Gli Israeliti (ossia il popolo ebraico),<br />

appoggiati da Dio, riuscirono a vincere tutte le guerre contro i popoli nemici e ad espandere i confini del<br />

loro territorio; ma quando si discostavano dalle sue disposizioni, essi venivano facilmente sconfitti perché<br />

Dio non li aiutava.<br />

Il concetto di “popolo eletto” mi lascia alquanto perplesso. Non sono d’accordo sul fatto che Dio abbia<br />

bisogno di un popolo eletto per dare vita a un’umanità migliore. Mi viene da pensare che questa trovata<br />

del popolo eletto non sia stata una scelta divina, come sta scritto sulla Bibbia, ma piuttosto<br />

un’invenzione di uomini, i quali forse volevano in tal modo arrogarsi il diritto di invocare la loro<br />

presunta superiorità sugli altri popoli. Secondo me alla base del progresso dell’umanità sta la fratellanza<br />

e l’accordo tra i popoli; non accetto che un popolo possa affermare di sentirsi superiore a un altro. Ma,<br />

ripeto, queste sono considerazioni mie personali, e perciò lascio a ognuno la piena libertà di pensarla<br />

come meglio crede.<br />

Alla fine della trattazione è esposta una mia riflessione sulla morale che è contenuta in questo libro, che<br />

trovo molto interessante.<br />

Roma, 28 marzo 2008<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Inturri</strong>


Nabucodonosor, re degli Assiri, mosse guerra contro Arfacsad, re dei Medi. A favore di<br />

quest'ultimo si schierarono diversi popoli. Allora il re assiro chiese alleanza agli abitanti<br />

della Persia e delle regioni occidentali, ma tutti gliela negarono; perciò egli si accese di<br />

sdegno terribile contro di loro e giurò vendetta. Poi l'esercito assiro attaccò e travolse<br />

quello dei Medi; tra l'altro fu ucciso il re Arfacsad.<br />

Quindi Nabucodonosor, insieme con i suoi ministri e dignitari, discusse il piano di<br />

vendetta contro tutti i popoli che si erano rifiutati di allearsi con lui. Il re assiro pose al<br />

comando della spedizione punitiva Oloferne, generale supremo del suo esercito. A capo<br />

di 120.000 fanti e 12.000 cavalieri Oloferne cominciò a sterminare i predetti popoli, a<br />

demolire le loro città e i loro templi; molti di essi si arresero spontaneamente.<br />

Appresa la notizia dell'avanzata degli Assiri, gli Israeliti che abitavano in Giudea<br />

iniziarono a temere per Gerusalemme e per il tempio dedicato al Signore che vi avevano<br />

costruito; perciò organizzarono un piano di difesa e supplicarono il Signore loro Dio di<br />

aiutarli. Oloferne si infuriò per il fatto che, a differenza di altri popoli, gli Israeliti non si<br />

erano arresi spontaneamente e si stavano preparando alla guerra contro il suo esercito.<br />

Egli convocò i capi dei Moabiti e degli Ammoniti (due popoli che erano stati sottomessi<br />

dagli Assiri) per avere informazioni sugli Israeliti. Gli rispose Achior, condottiero degli<br />

Ammoniti: "Gli Israeliti sono un popolo originario del paese dei Caldei. A un certo<br />

punto non vollero più seguire gli dèi dei loro padri perché conobbero e cominciarono ad<br />

adorare il Signore quale loro unico Dio; perciò si trasferirono in Mesopotamia. Poi il<br />

Signore comandò loro di andare a vivere nel paese di Canaan. Da qui, dopo un periodo<br />

di prosperità, furono costretti, a causa della carestia, a emigrare in Egitto. Là<br />

prolificarono e si moltiplicarono; ma il faraone li trattò da schiavi. Essi pregarono il loro<br />

Dio, e questi castigò gli Egiziani. Così gli Israeliti furono lasciati liberi di andarsene.<br />

Usciti dall'Egitto, grazie all'aiuto del Signore loro Dio sterminavano tutti i popoli che<br />

incontravano; ma quando non ubbidivano ai comandi del loro Dio essi venivano<br />

sconfitti e fatti prigionieri dai loro nemici. Da poco tempo, essendosi riconciliati con il<br />

loro Dio, hanno potuto fare ritorno nei luoghi da cui erano stati dispersi e hanno ripreso<br />

possesso di Gerusalemme, dove si trova il loro santuario. Ora, mio sovrano e signore, se<br />

ci accorgiamo che in questo periodo gli Israeliti si sono allontanati dal loro Dio,<br />

avanziamo pure e attacchiamoli; se, invece, essi stanno obbedendo alla legge del loro<br />

Dio, non conviene che noi li attacchiamo, perché saremmo certamente sconfitti".<br />

Dopo che Achior ebbe terminato di dire queste parole, tutti i presenti in coro proposero<br />

di ucciderlo perché aveva osato dire che l'esercito assiro poteva essere sconfitto da<br />

quello israelitico. Oloferne gli disse: "Chi sei tu, Achior, per profetare e suggerire di non<br />

combattere il popolo d'Israele perché è protetto dal loro Dio? Quale altro dio c'è<br />

all'infuori di Nabucodonosor? Il nostro re annienterà gli Israeliti, e nulla potrà fare il loro<br />

Dio per difenderli. Quanto a te, Achior, per aver detto queste cose non vedrai più la mia<br />

faccia da oggi fino a quando distruggerò il popolo d'Israele; allora i miei soldati ti<br />

uccideranno e ti troverò cadavere, quando tornerò a vederti. Ora i miei servi ti<br />

consegneranno agli Israeliti e morirai con loro".<br />

Quindi i servi del generale presero Achior, lo legarono e lo abbandonarono in aperta<br />

campagna nei pressi della città di Betulia, che all’epoca era abitata da Israeliti; alcuni di<br />

questi, avendolo visto, lo slegarono e lo portarono dai loro capi a Betulia. Questi lo


interrogarono, e lui riferì loro le parole minacciose che Oloferne aveva pronunciato sul<br />

conto degli Israeliti. Allora il popolo d'Israele invocò l'aiuto di Dio.<br />

Il giorno dopo Oloferne diede ordine al suo esercito di attaccare la città di Betulia. Ma<br />

poiché gli Israeliti si erano rifugiati sulle cime delle montagne, che erano difficili da<br />

raggiungere, fu consigliato al generale assiro di non attaccarli e di far presidiare dai suoi<br />

soldati l'unica sorgente da cui potevano attingere l'acqua gli abitanti di Betulia, i quali<br />

prima o poi, spinti dalla sete, sarebbero stati costretti ad arrendersi. Oloferne fu<br />

d'accordo con questa proposta. Dopo un po' di tempo gli abitanti di Betulia<br />

cominciarono a morire di sete perché le riserve d'acqua erano terminate. Allora il popolo<br />

si rivolse ai capi della città perché decidessero di arrendersi a Oloferne, sostenendo che<br />

per loro era meglio diventare schiavi degli Assiri piuttosto che morire di sete. Uno dei tre<br />

capi di Betulia, di nome Ozia, rispose al popolo: "Coraggio, fratelli, resistiamo altri<br />

cinque giorni, e nel frattempo il Signore Dio nostro ci verrà in soccorso. Se neanche in<br />

questi cinque giorni ci aiuterà, allora ci arrenderemo agli Assiri".<br />

Un'avvenente donna di Betulia, di nome <strong>Giuditta</strong>, la quale da poco più di tre anni era<br />

rimasta vedova dopo che suo marito Manasse era morto, rivolgendosi ai capi della città<br />

disse loro: "II discorso che oggi avete fatto al popolo non è corretto. Chi siete voi per<br />

mettere alla prova il Signore e dire che se entro cinque giorni non vi aiuterà vi<br />

arrenderete agli Assiri? Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di<br />

cogliere i pensieri della sua mente, come pretendete di riuscire a scrutare i pensieri e i<br />

disegni del Signore? Se in questi cinque giorni il Signore nostro Dio non vorrà<br />

soccorrerci, noi non abbiamo il diritto di saperne i motivi. Il Signore ha il pieno potere di<br />

difenderci o di farci distruggere se e quando vuole. Perciò attendiamo fiduciosi la<br />

salvezza che proviene da lui, imploriamolo che venga in nostro aiuto, e se a lui piacerà<br />

ascolterà il nostro grido. Quando il Signore ci castiga o ci fa mancare il suo aiuto lo fa<br />

per metterci alla prova e per correggerci".<br />

Le rispose Ozia: "Quanto hai appena detto, l'hai proferito con cuore retto, e nessuno<br />

può contraddire alle tue parole. Sei da tutti conosciuta come una donna saggia, prudente<br />

e dal cuore di ottima indole. Ma il popolo soffriva terribilmente la sete e ha costretto noi<br />

capi di Betulia a comportarci come abbiamo fatto. Ma ora prega per noi, tu che sei una<br />

donna pia, e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne".<br />

<strong>Giuditta</strong> disse: "Ho in mente un piano che vi terrò segreto finché non sarà compiuto.<br />

L'unica cosa che vi dico è che questa notte uscirò dalla città con la mia ancella, ed entro<br />

lo scadere dei giorni dopo il quale avete deciso di arrendervi ai nemici, il Signore per<br />

mezzo di me verrà in soccorso del popolo d'Israele".<br />

La donna si prostrò con la faccia a terra, e a gran voce pregò il Signore: "Signore, abbatti<br />

la forza degli Assiri con la tua potenza, sconfiggi la loro superbia per mezzo di una<br />

donna. Perché la forza del tuo regno non dipende dal numero dei tuoi soldati. Tu sei<br />

invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli, il protettore<br />

degli sfiduciati, il salvatore dei disperati".<br />

Poi <strong>Giuditta</strong> uscì dalla città insieme con la sua ancella. La videro le sentinelle assire, le<br />

quali la presero e la interrogarono: "A quale popolo appartieni, da dove vieni e dove sei<br />

diretta?" Ella rispose: "Sono figlia di Ebrei e fuggo da loro perché stanno per essere<br />

sottomessi da voi. Vengo da Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti, per<br />

indicargli la maniera migliore per sconfiggere gli Israeliti senza che perisca neanche un


soldato assiro". Allora le sentinelle la condussero nella tenda di Oloferne. Il generale la<br />

invitò a parlare, ed ella disse: "Come ha già detto Achior, il popolo di Israele è<br />

imbattibile se è protetto da Dio. Ma gli Israeliti saranno puniti da Dio perché, essendo<br />

rimasti senza viveri e senz'acqua, hanno deciso di mangiare animali e piante che Dio ha<br />

loro vietato di mangiare. Per questo io, tua serva, sono fuggita da loro, e Dio ha<br />

incaricato me, che lo adoro giorno e notte, a compiere con te un'impresa per punire gli<br />

Israeliti, che non hanno rispettato i suoi divieti. Questa notte uscirò per pregare il mio<br />

Dio, ed egli mi rivelerà quando gli Israeliti avranno commesso i loro peccati. Allora verrò<br />

a riferirtelo, tu li attaccherai col tuo esercito, e nessuno di loro potrà opporti resistenza.<br />

Io ti guiderò attraverso la Giudea, finché giungeremo a Gerusalemme, dove porrò il tuo<br />

trono. Tu potrai portare via gli Israeliti come pecore senza pastore. Queste cose mi sono<br />

state dette dal mio Dio con l'incarico di annunziarle a te".<br />

Oloferne le disse: ″Tu sei bella d'aspetto e saggia nelle parole; se farai come hai detto, il<br />

tuo Dio sarà anche mio Dio e tu siederai nel palazzo del re Nabucodonosor e sarai<br />

famosa in tutto il mondo.″<br />

Per tre giorni <strong>Giuditta</strong> rimase al campo assiro. Di notte usciva con la sua ancella per<br />

andare a pregare il Signore.<br />

Il quarto giorno Oloferne fece preparare un rinfresco per i suoi servi; poi disse al suo<br />

funzionario: "Va' e invita quella donna ebrea che è presso di noi, poiché è cosa<br />

disonorevole per la nostra reputazione se lasceremo andare una così bella donna senza<br />

godere della sua compagnia. Se non sapremo conquistarla, si farà beffe di noi".<br />

Il funzionario andò da <strong>Giuditta</strong> e le disse: "Non abbia difficoltà questa bella ragazza a<br />

venire presso il mio signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in<br />

giocondità e divenire oggi come una delle donne assire che stanno nel palazzo di<br />

Nabucodonosor".<br />

La donna rispose: "Come potrei osare contraddire il mio signore? Quanto sarà gradito ai<br />

suoi occhi mi affretterò a compierlo, e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della<br />

mia morte".<br />

Appena <strong>Giuditta</strong> raggiunse Oloferne, il cuore di costui ne rimase estasiato perché dal<br />

primo momento che l'aveva vista si era acceso di passione per lei e stava cercando<br />

l'occasione propizia per sedurla. Oloferne si deliziò della presenza di lei, e bevve tanto<br />

vino quanto non ne aveva mai bevuto. Quando si fece buio i servi si ritirarono, e<br />

<strong>Giuditta</strong> rimase da sola nella tenda con Oloferne, il quale, ubriaco fradicio, giaceva sul<br />

divano. La donna afferrò la testa di lui per i capelli e disse: "Dammi forza, Signore Dio<br />

d'Israele, in questo momento". E con tutta la sua forza lo colpì due volte al collo con la<br />

scimitarra di lui, staccandogli la testa. Poco dopo uscì dalla tenda e consegnò la testa di<br />

Oloferne alla sua ancella, la quale la mise nella bisaccia dei viveri; quindi uscirono tutt'e<br />

due, come era loro uso, per andare a pregare. Questa volta, però, si recarono davanti alle<br />

porte della città di Betulia, dove <strong>Giuditta</strong> gridò: "Aprite, aprite subito la porta: Dio è con<br />

noi". Dopo che fu fatta entrare, la donna disse al popolo: "Lodate Dio, lodatelo, perché<br />

questa notte ha colpito i nostri nemici per mano mia". Estrasse quindi la testa dalla<br />

bisaccia e disse: "Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell'esercito assiro; Dio<br />

l'ha colpito per mano di una donna". Tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in<br />

coro: "Benedetto sei tu, nostro Dio, che in questo giorno hai annientato i nemici del tuo<br />

popolo". Ozia a sua volta disse: "Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di


tutte le donne che vivono sulla terra, e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la<br />

terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici. Il coraggio che ti ha<br />

sostenuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno per sempre la potenza di<br />

Dio. Il Signore dia esito felice a questa tua impresa a tua perenne esaltazione,<br />

ricolmandoti di beni in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la tua vita per<br />

evitare l'umiliazione della nostra stirpe". E tutto il popolo esclamò: "Amen! Amen!"<br />

<strong>Giuditta</strong> disse loro: "Ascoltatemi, fratelli: domani mattina quelli di voi che sono idonei<br />

alla guerra prendano l'armatura e vadano verso l'accampamento assiro come se volessero<br />

attaccarlo; ma a un certo punto vi fermerete. Vedendovi avanzare verso di loro, gli Assiri<br />

prenderanno le loro armature e correranno a chiamare Oloferne, lo troveranno morto, e<br />

quindi si lasceranno prendere dal panico e fuggiranno davanti a voi. Allora li inseguirete<br />

e li ucciderete. Ma prima di questo chiamatemi Achior l'ammonita, affinché venga a<br />

vedere colui che ha disprezzato la causa d'Israele e che ha inviato lui qui perché noi lo<br />

uccidessimo". Fecero venire Achior, il quale, appena vide la testa di Oloferne, cadde a<br />

terra senza fiato. Quando l'ebbero risollevato, si gettò ai piedi di <strong>Giuditta</strong> e disse:<br />

"Benedetta sei tu in mezzo a tutti i popoli. Quanti udranno il tuo nome si<br />

commuoveranno. Ma ora raccontami cosa hai fatto in questi giorni". <strong>Giuditta</strong> gli<br />

raccontò come erano andate le cose. Achior, vedendo quanto aveva fatto Dio per<br />

Israele, si convertì alla religione ebrea e si fece circoncidere.<br />

L'indomani mattina gli Israeliti fecero come aveva detto <strong>Giuditta</strong> e avanzarono armati<br />

verso il nemico. Vedendoli avvicinarsi minacciosamente, il funzionario di Oloferne corse<br />

alla sua tenda e, trovandolo morto, lanciò alte grida di dolore e si stracciò le vesti per<br />

l'afflizione; poi andò nella tenda di <strong>Giuditta</strong>, e non trovandovela urlò: "Una sola donna<br />

ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodonosor! Oloferne è steso a terra<br />

privo della sua testa!" Tutti gli Assiri, assaliti dal panico, fuggirono; ma furono inseguiti<br />

e sterminati dagli Israeliti, che saccheggiarono anche il loro accampamento. Il sommo<br />

sacerdote e il consiglio degli anziani di Israele benedissero <strong>Giuditta</strong>, alla quale furono<br />

anche donati la tenda, le argenterie, i vasi e gli arredi di Oloferne. Tutto il popolo la<br />

osannò.<br />

Gli Israeliti continuarono a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre mesi.<br />

Poi <strong>Giuditta</strong> tornò a Betulia, dove visse per il resto della sua vita.


I messaggi che a mio parere l’autore di questo libro ha inteso rivolgere ai lettori sono essenzialmente tre:<br />

• il fatto che, per consentire al suo popolo eletto (gli Israeliti) di sconfiggere il potente esercito assiro,<br />

a Dio sia stato sufficiente servirsi di una sola fragile donna, vuole evidenziare che la potenza di<br />

Dio, che ha guidato <strong>Giuditta</strong>, è grandissima (o, meglio, è infinita), e perciò può attuare le<br />

proprie opere anche servendosi solamente di mezzi molto modesti;<br />

• la prepotenza, simboleggiata dal re Nabucodonosor e dal capo del suo esercito Oloferne, viene<br />

abbattuta dall’umiltà, che è qui rappresentata da <strong>Giuditta</strong>;<br />

• i disegni divini sono imperscrutabili. L’uomo, con le sue limitate facoltà, non è in grado di<br />

conoscere se e quando Dio vorrà compiere una certa opera, né di saperne i motivi che lo spingono<br />

verso una direzione piuttosto che verso un’altra. Non si può perdere la fede in Dio solo perché gli<br />

eventi della vita non vanno come noi vorremmo; e questo è il motivo per il quale <strong>Giuditta</strong> ha<br />

rimproverato i suoi connazionali quando costoro hanno posto il termine di cinque giorni quale<br />

limite di attesa dell’aiuto divino che avevano invocato. Non si possono porre condizioni a Dio; si<br />

può, anzi, si deve, pregarlo di aiutarci a risolvere i nostri problemi o quelli degli altri, ma non<br />

bisogna perdere la fede in Lui se poi non tutto va come gli avevamo chiesto. Quando si<br />

apprendono notizie di avvenimenti luttuosi o di altri fatti tristi, spesso la gente è portata a<br />

domandarsi: “Perché, se Dio esiste, permette questo?” Ebbene, la verità è che le disgrazie della<br />

vita non accadono per colpa di Dio: tante cose, anche quelle più spiacevoli, succedono per colpa<br />

degli uomini o, spesso, per tragica fatalità. Ma Dio, con la sua infinita potenza, può migliorare<br />

le coscienze degli uomini ogni volta che ci rivolgiamo a Lui. Anziché farci giustizia da soli,<br />

dovremmo sempre chiedere a Dio di fare in modo che viviamo in armonia con gli altri. Nessuno<br />

di noi può essere completamente sicuro che ciò che fa, dice o pensa lui è più giusto di quello che<br />

fanno, dicono o pensano gli altri; solo Dio sa ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e solo Lui sa<br />

chi ha ragione e chi ha torto. Dovremmo pregare tutti con fede, sicuri che grazie alle nostre<br />

preghiere Dio eviterà che si verifichino tanti mali e favorirà il verificarsi di tanti beni per noi e<br />

per gli altri. E se dopo le preghiere saremo delusi, dobbiamo convincerci che non possiamo<br />

penetrare nei misteri divini, e che quindi non sappiamo esattamente ciò che è meglio e ciò che è<br />

peggio per ciascuno di noi: una determinata caratteristica o un fatto, apparentemente negativo, che<br />

riguarda la vita di una determinata persona, in realtà nella mente di Dio può essere un motivo<br />

di merito. Perciò, in definitiva, preghiamo Dio assiduamente e con fede, e non ci lamentiamo se<br />

qualcosa non va come vorremmo, perché proprio quella cosa per la quale ci lamentiamo potrebbe<br />

essere, senza saperlo, la nostra fortuna.<br />

Il personaggio <strong>Giuditta</strong> è stato rappresentato spesso nella letteratura e nelle arti figurative. Dante,<br />

per esempio, la pone tra i beati in Paradiso. Molti dipinti raffigurano lei, in particolare nella scena<br />

in cui mozza la testa di Oloferne; il più famoso è quello eseguito da Caravaggio, che ho inserito in<br />

copertina.

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