Fiori di seta nell'uso liturgico
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<strong>Fiori</strong> <strong>di</strong> <strong>seta</strong><br />
nell’uso <strong>liturgico</strong><br />
<strong>di</strong> Pietro Rossi<br />
“II Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giar<strong>di</strong>no<br />
dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custo<strong>di</strong>sse”.<br />
Ritornare all’origine, riguadagnare il “para<strong>di</strong>so perduto”<br />
è da sempre l’ansia dell’uomo. Infiniti i tentativi<br />
espressi con tanti linguaggi, con tanti simboli.<br />
La Liturgia, celebrando e contemplando i misteri della Salvezza, non poteva sottrarsi<br />
al tentativo <strong>di</strong> riprodurre nei segni ciò che era “in principio”. Sta qui la<br />
ragione profonda <strong>di</strong> quello che solitamente è interpretato come un elemento decorativo<br />
della Liturgia stessa: l’uso dei fiori nel parato degli altari.<br />
Il giar<strong>di</strong>no dell’Eden “è il giar<strong>di</strong>no delle prime nozze e della prima alleanza reciproca<br />
dell’uomo e della donna in obbe<strong>di</strong>enza al Signore” 1 .<br />
E’ così che già nei primi secoli invalse l’uso <strong>di</strong> decorare con fiori i sepolcri dei martiri<br />
per onorarli. S. Agostino, nel De Civitate Dei (XXII, 8), ricorda l’atto <strong>di</strong> un cristiano<br />
che dopo aver pregato all’altare <strong>di</strong> S. Stefano abscedens aliquid de altari florum, quod<br />
occurrit, tulit (nell’allontanarsi prese dall’altare una parte dei fiori che era a portata). Il<br />
sorgere poi degli altari possibilmente sopra i sepolcri dei martiri ha favorito certamente<br />
il desiderio <strong>di</strong> decorare le prossimità degli stessi con fiori, tanto più che l’altare rappresenta<br />
il Cristo “pietra angolare”. Il Caeremoniale Episcoporum, prima della riforma<br />
liturgica raccomanda l’uso dei fiori, soprattutto nelle solennità per ornare l’atrio e la<br />
porta della chiesa, l’altare della confessione e l’altare maggiore o quello in cui si compie<br />
la funzione, col rispettivo ciborio, principio che lo si può estendere anche alle immagini<br />
ed altre parti della chiesa.<br />
I fiori <strong>di</strong>vengono così simboli delicati e preziosi 2 . Sempre il Caeremoniale Episcoporum<br />
parla <strong>di</strong> fiori veri e <strong>di</strong> fronde vive 3 , <strong>di</strong>ce però che possono anche essere <strong>di</strong> <strong>seta</strong> 4 .Devono<br />
comunque avere delle caratteristiche <strong>di</strong> preziosità e <strong>di</strong> arte 5 .<br />
Questa in<strong>di</strong>cazione dei “fiori <strong>di</strong> <strong>seta</strong>” del Cerimoniale dei Vescovi è davvero interessante.<br />
Infatti, proprio i fiori artificiali costituirono una produzione manifatturiera che sorse<br />
tra il XVIII e il XIX sec. Il maggior centro europeo era naturalmente Parigi, dove esistevano<br />
nel 1875 ben 3.000 fabbriche <strong>di</strong> fiori con un indotto <strong>di</strong> 50.000 operaie 6 .A Genova<br />
il centro più importante era il Conservatorio delle Fieschine, ma non era l’unico:<br />
tra commercianti e riven<strong>di</strong>tori esistevano ben 14 esercizi. Le <strong>di</strong>tte più famose erano quelle<br />
dei Razzeri e dei Savignone.<br />
Questa industria fu particolarmente esaltata dal Semeria nella sua opera “Secoli Cristiani della<br />
Liguria - Secolo XVIII - Conservatorio Fieschine”, dove l’Autore ricorda che tali manufatti<br />
avevano ottenuto <strong>di</strong>versi riconoscimenti e premi alle varie esposizioni internazionali.<br />
La produzione del fiore artificiale non era limitata all’uso <strong>liturgico</strong>: consisteva infatti<br />
A fronte<br />
Foto d’epoca che<br />
testimonia l’uso dei<br />
fiori artificiali negli<br />
altari durante la liturgia<br />
dei “sepolcri”.<br />
TRADIZIONI<br />
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TRADIZIONI<br />
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non solo in mazzi, ma anche in ghirlande,<br />
ramoscelli per adornare le cuffie e i<br />
cappelli, panierini ecc ... dove, accanto<br />
ai fiori, erano accostati finti insetti, uccelli<br />
e uccellini.<br />
I fiori artificiali destinati agli altari avevano<br />
la caratteristica <strong>di</strong> essere montati<br />
in mazzi ad una sola facciata, in quanto<br />
la parte posteriore non era visibile e venivano<br />
denominati “palme”. Questi mazzi<br />
<strong>di</strong> fiori presentavano in alcuni casi notevole<br />
<strong>di</strong>mensione e dovevano avere una<br />
certa soli<strong>di</strong>tà, data in parte dal sostegno<br />
<strong>di</strong> filo <strong>di</strong> ferro alquanto consistente.<br />
I fiori artificiali furono poi usati per l’arredo<br />
e nel mondo della moda. In particolare,<br />
nel secolo XVIII invalse l’uso <strong>di</strong><br />
adornare i cappelli femminili con fiori<br />
preferibilmente freschi e piume <strong>di</strong> struzzo.<br />
Vista la grandezza delle coiffures per<br />
signora all’epoca <strong>di</strong> Luigi XVI, i fiori freschi<br />
presenti sulle teste delle signore erano<br />
conservati tali, portando nascoste fra<br />
i cappelli delle ampolline <strong>di</strong> vetro ricurve,<br />
contenenti acqua nella quale erano<br />
immersi i gambi dei bouquets. Il successivo<br />
ri<strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> tali acconciature<br />
e gli evidenti motivi pratici,<br />
fecero mutare nel tempo l’uso dal fiore<br />
vero a quello artificiale. Il fiore artificiale<br />
d’altronde ha sempre voluto imitare in<br />
tutto quello naturale, tanto che in alcuni<br />
casi ne era curata anche la profumazione<br />
con essenze e profumi.<br />
L’industria ora non esiste più, ormai soppiantata<br />
da produzioni <strong>di</strong> importazione,<br />
<strong>di</strong> qualità in molti casi scarsa. Pochi<br />
sono gli artigiani che curino con sapienza<br />
e passione la cultura e la realizzazione <strong>di</strong><br />
tali manufatti, in gran parte presente a<br />
livello amatoriale e <strong>di</strong> interesse personale<br />
più che per esigenze e realizzazioni<br />
<strong>di</strong> mercato.<br />
La realizzazione dei fiori artificiali oltre<br />
a richiedere grande manualità necessita<br />
<strong>di</strong> speciali attrezzi, che se in parte possono<br />
essere rime<strong>di</strong>ati con facilità - come<br />
forbici pinze -, altri - speciali stampi come<br />
boule, matrici e trancetti per la realizzazione<br />
della sagoma degli stessi - <strong>di</strong>vengono<br />
oggetti che sono propri dell’artigiano<br />
realizzatore <strong>di</strong> tale opera 7 .
Una testimonianza particolarmente ricca<br />
della produzione e dell’utilizzo <strong>liturgico</strong><br />
dei fiori in <strong>seta</strong> si ritrova nella Parrocchia<br />
<strong>di</strong> San Siro <strong>di</strong> Nervi.<br />
Il rior<strong>di</strong>no della Sala dove si conservano<br />
i paramenti antichi ha reso possibile<br />
enuclearne un piccolo campionario<br />
(la parte restante è collocata nei depositi<br />
della chiesa).<br />
Questi fiori artificiali erano utilizzati in<br />
particolari apparati scenografici che venivano<br />
allestiti nella chiesa in occasione<br />
<strong>di</strong> festività particolari.<br />
La realizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> macchine sceniche<br />
per varie ricorrenze si riscontra<br />
dal primo Rinascimento alla fine del Settecento<br />
per eventi politici e ricorrenze<br />
legate a visite <strong>di</strong> persone illustri. La moda<br />
<strong>di</strong> tali apparati influenzò anche l’ambiente<br />
ecclesiastico, soprattutto a partire<br />
dal secolo XVII, a seguito della superata<br />
crisi della riforma protestante.<br />
La Chiesa, sensibile al modo <strong>di</strong> esprimersi<br />
del proprio tempo, non escluse <strong>di</strong><br />
fare suo questo stile <strong>di</strong> manifestare e rendere<br />
grande un particolare evento religioso.<br />
Questi apparati solenni fiorirono e si svilupparono<br />
in occasione <strong>di</strong> solennità particolari,<br />
quali feste <strong>di</strong> santi locali, patroni<br />
della città ed altro: erano per lo più<br />
realizzati come strutture scenografiche<br />
imponenti, ma utilizzando materiali poveri,<br />
che tentavano <strong>di</strong> riprodurre maestose<br />
colonne <strong>di</strong> marmo, gran<strong>di</strong> archi e<br />
sculture, il tutto accompagnato da immensi<br />
drappi e copri colonna in tessuto<br />
prezioso. All’interno <strong>di</strong> quest’immensa<br />
scenografìa ecco trovare posto anche il<br />
fiore artificiale. Voleva essere assicurato<br />
il coinvolgimento dei sensi a colui che<br />
fruiva <strong>di</strong> queste manifestazioni <strong>di</strong> fede.<br />
A titolo <strong>di</strong> esempio va ricordato il parato<br />
della Chiesa <strong>di</strong> San Michele e San Gaetano<br />
degli Antinori in Firenze, costituito<br />
da innumerevoli parti ricamate che<br />
oltre ad essere giunte a noi nella loro interezza,<br />
presentano un’interessante cronaca<br />
che accompagna i suoi anni <strong>di</strong> lavorazione<br />
8 .<br />
Anche i Genovesi parteciparono alle<br />
creazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> macchine scenogra-<br />
TRADIZIONI<br />
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TRADIZIONI<br />
14<br />
fiche: nel 1599 per il passaggio <strong>di</strong> Margherita<br />
d’Austria, sposa <strong>di</strong> Filippo III<br />
<strong>di</strong> Spagna, la cattedrale <strong>di</strong> San Lorenzo<br />
venne ornata “con quel maggiore splendore<br />
e bellezza che fùsse possibile” 9 ;così<br />
in occasione del passaggio dell’infanta<br />
<strong>di</strong> Spagna, Regina d’Ungheria, fu or<strong>di</strong>nato<br />
alla fabbriceria <strong>di</strong> San Lorenzo <strong>di</strong><br />
apparare la Cattedrale 10 . In epoca più recente,<br />
da ricordare l’apparato per la solennità<br />
della morte <strong>di</strong> Santa Caterina Fieschi<br />
Adorno, sempre in San Lorenzo.<br />
Gran<strong>di</strong>osi apparati accompagnarono anche<br />
altri momenti della vita liturgica,<br />
quali “sepolcri” (altari della riposizione<br />
del Ss.mo Sacramento) o gli altari allestiti<br />
in occasione delle quarant’ore <strong>di</strong><br />
adorazione dell’Eucaristia, oppure gran<strong>di</strong>osi<br />
complessi in occasione <strong>di</strong> esequie<br />
solenni o ricorrenze funebri 11 .<br />
In questo clima non solo le gran<strong>di</strong> cattedrali<br />
e le gran<strong>di</strong> chiese mostrarono l’intento<br />
<strong>di</strong> manifestare con apparati fastosi<br />
l’evento <strong>di</strong> una festa religiosa, ma anche<br />
le piccole chiese e le piccole parrocchie.<br />
La chiesa <strong>di</strong> San Siro, come attestano <strong>di</strong>verse<br />
fotografìe d’epoca, ben s’inserisce<br />
in questo costume <strong>di</strong> parato <strong>liturgico</strong> in<br />
occasione <strong>di</strong> feste patronali, <strong>di</strong> esequie<br />
solenni o commemorazioni funebri o<br />
nell’allestimento dei “sepolcri”.<br />
In merito a quest’ultimo, non si può non<br />
sottolinearne l’importanza nella devozione<br />
popolare. Il vecchio giornalino parrocchiale<br />
dei primi decenni del ’900 ne<br />
fa menzione ogni anno.<br />
Le foto d’epoca costituiscono una bella<br />
testimonianza sull’uso dei fiori artificiali<br />
negli altari della reposizione: sia l’altare<br />
maggiore sia alcuni dei laterali erano<br />
ornati con questi fiori, inseriti in maniera<br />
abbondante in mezzo all’innumerevole<br />
selva dei candelieri, tanto che tale<br />
decorazione assume il nome <strong>di</strong> “altare<br />
a bosco”. Uno stile che certamente per<br />
i gusti d’oggi è particolarmente pesante,<br />
ma che per l’epoca - i primi del ’900<br />
-, cui la fotografìa fa riferimento, con la<br />
sua pomposità e abbondanza voleva<br />
esprimere anelito al Divino.<br />
Basti pensare che l’intera collezione dei<br />
candelieri immortalati dalla foto è tut-
tora completa e presenta ben n° 42 pezzi, una quantità enorme: fra mezzo ai candelieri<br />
ve<strong>di</strong>amo spiccare la collezione dei fiori artificiali che per quantità non sembra certo<br />
da meno al numero delle candele.<br />
La chiesa <strong>di</strong> S. Siro conserva fiori <strong>di</strong> varie fogge e misure, utilizzati a seconda della loro<br />
collocazione: allo stato attuale l’intera collezione ammonta a ben 100 pezzi circa.<br />
In merito a questi allestimenti e alla origine <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi fiori in dotazione alla<br />
chiesa plebana è interessante un articolo apparso nel bollettino parrocchiale del 1928<br />
anno VI n° 1:<br />
Nelle solennità <strong>di</strong> S. Siro e <strong>di</strong> N. S. della Salute fecero bella figura agli altari minori i nuovi<br />
fiori lavorati con arte e gusto dall’Istituto Ravaschio in Genova. Persone <strong>di</strong> buona volontà<br />
ebbero il pensiero dell’arredamento degli altari minori in uniformità all’altar maggiore<br />
che nelle gran<strong>di</strong> solennità presenta una massa compatta <strong>di</strong> fiori artificiali che vogliono<br />
imitare e nelle tinte e nelle forme i bei fiori dei giar<strong>di</strong>ni.<br />
Il cronista parrocchiale del Bollettino veramente vorrebbe vedere gli altari adorni <strong>di</strong> fiori<br />
naturali, ma crescendo negli anni, non <strong>di</strong>sprezza le persone che offrono dei fiori artificiali,<br />
quando questi son lavorati con gusto e rappresentano un’arte che vuole associarsi<br />
a glorificare Dio.<br />
Erano or<strong>di</strong>nate quattro gran<strong>di</strong> spalliere – nota l’autore – per l’altar maggiore, ma fu sospesa<br />
l’or<strong>di</strong>nazione, perché ancora rimane un debito <strong>di</strong> L. 309 per i fiori già collocati agli<br />
altari minori.<br />
Quali furono i motivi che determinarono la scomparsa dell’utilizzo del fiore artificiale<br />
nell’ornato della chiesa non si conoscono, senz’altro furono molteplici. Primo fra tutti<br />
il mutare dello stile e della moda, accompagnata poi da una particolare lettura delle attuali<br />
in<strong>di</strong>cazioni liturgiche, dove si desidera sottolineare la veri<strong>di</strong>cità dei segni, utilizzati<br />
in liturgia. Attualmente il fiore fìnto, anche se interessante produzione artistica, non<br />
s’inserisce nella cultura corrente, mentre ad esempio le candele finte non fanno nessun<br />
problema.<br />
L’antica collezione <strong>di</strong> fiori artificiali <strong>di</strong> San Siro <strong>di</strong> Nervi costituisce comunque un motivo<br />
<strong>di</strong> grande interesse e <strong>di</strong>viene una autentica testimonianza del desiderio <strong>di</strong> rendere<br />
attiva la partecipazione dei fedeli alla celebrazione liturgica.<br />
Quello che oggi alcune liturgie tentano <strong>di</strong> fare, eccedendo in un proliferare <strong>di</strong> segni esterni<br />
a volte arbitrari ed eccessivi, forse in maniera <strong>di</strong>screta e silenziosa hanno realizzato<br />
queste composizioni <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong> <strong>seta</strong>.<br />
Note<br />
1 Elvio Battaglia, Fulvio Ramazzo, Il colore “sacramento” della bellezza, Padova 2003.<br />
2 Tum ad cultum et ornatum, tum ad mysticum sensum.<br />
3 Vascula cum flosculis fron<strong>di</strong>busque odoriferis.<br />
4 Seu serico contextis.<br />
5 Per approfon<strong>di</strong>re meglio tale argomento si consultino i vecchi manuali liturgici ad esempio Eusebio<br />
Vismara, Le funzioni della Chiesa, Torino, 1936; oppure Pietro Veneroni, Manuale per lo stu<strong>di</strong>o<br />
e la pratica della Sacra Liturgia, Belgioioso, 1914.<br />
6 Per maggiore approfon<strong>di</strong>mento si consulti Viacava Luigi, Roberto Giuseppino, Floricoltura in<br />
Liguria, dagli inizi ad Euroflora, Genova 1982.<br />
7 Per approfon<strong>di</strong>re la tecnica <strong>di</strong> realizzazione dei fiori artificiali si veda Ottorino Ballerini, <strong>Fiori</strong><br />
artificiali, Milano, 1915.<br />
8 A riguardo <strong>di</strong> tale parato segnaliamo la sua descrizione fornita da Linda Sol<strong>di</strong>ni e Manola Rosa<strong>di</strong>ni;<br />
Il Parato della Chiesa <strong>di</strong> San Michele e San Gaetano agli Antinori, in Jacquard n° 34/1998.<br />
9 Archivio <strong>di</strong> Stato Genova, Archivio Segreto, 474, Cerimoniarum, libro I, 1588/1614, c.212 v.<br />
10 Archivio <strong>di</strong> Stato Genova, Archivio Segreto, 474, Cerimoniarum, libro II, 1615/1638, c.211 r.<br />
11 A riguardo <strong>di</strong> tutto ciò, riman<strong>di</strong>amo all’intervento <strong>di</strong> Giulio Sommariva; Ne mai si vidde la più<br />
bella ne artificiosa invezione, in Arte e Lusso della Seta, a cura <strong>di</strong> Marzia Catal<strong>di</strong> Gallo, Genova-<br />
Torino 2000.<br />
A fronte<br />
e alle pagine precedenti<br />
Composizioni floreali<br />
in <strong>seta</strong> denominate<br />
“palme”.<br />
TRADIZIONI<br />
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