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GLI SCANDALOSI ANTIPODI DI MARzIANO CAPELLA<br />
dieci regioni 16 , cinque per ogni emisfero: ogni fascia climatica si estende dunque in entrambi<br />
gli emisferi.<br />
Così prosegue Marziano: nell’emisfero superiore 17 , il nostro, ci sono due regioni abitabili:<br />
una è la nostra, nella zona temperata boreale, protesa quindi verso il polo nord; l’altra<br />
invece, nella zona temperata australe, simmetrica alla nostra, sullo stesso nostro meridiano e<br />
quindi verso sud, è abitata dagli anteci; analogamente due sono le regioni abitabili dell’emisfero<br />
inferiore: quelli che sono nobis obuersi sono detti antipodi, quelli che si trovano contra<br />
illos quos ἀντόικους diximus si chiamano antictoni. Preciseremo più avanti il senso di<br />
queste definizioni e delle asserzioni connesse.<br />
Fino a questo punto (605) l’esposizione di Marziano è corretta, ma quando proseguendo<br />
afferma, almeno così pare, che noi abbiamo stagioni opposte rispetto agli antictoni e che questi<br />
non possono vedere l’Orsa Maggiore, mentre abbiamo invece le medesime stagioni degli<br />
antipodi (605), è chiaro che tutto questo è incompatibile con una tradizione che pone gli antipodi<br />
in posizione diametralmente opposta rispetto a noi, nell’emisfero australe e sul meridia-<br />
fusione risale almeno a Mori 1911, 602, che così parafrasa il testo di Marziano: «Marciano Capella...<br />
distingue anche un emisfero superiore... e uno inferiore separati dall’oceano e dal circolo dell’orizzonte<br />
com’egli lo chiama» e annota: «Questa specie di orizzonte si trova anche in Macrobio...»; così poi<br />
prosegue: «... ma tanto l’equatore quanto i tropici sono divisi per metà dal meridiano che separa l’emisfero<br />
superiore da quello inferiore, sicché ogni zona viene così ad esser divisa in due regioni (regiones)<br />
come le chiama il Capella e tutta la Terra resulta così divisa in dieci regioni...». Anche per Gemino 15,1<br />
sarà da pensare all’orizzonte teorico piuttosto che al meridiano (Aujac 1975, 149 n.5).<br />
16 Nam utique terra duas sibi partes hemicycliorum quadam diuersitate dispescit, id est unam<br />
habet supernatem, quam nos habitamus et ambit Oceanus, et aliam infernatem. sed haec superior initium<br />
habet a solari ortu, illa inchoat a lucis occasu, quem circulum Graeci ὁρίζοντα perhibent. uerum<br />
quia illae zonae uolubilitatem utriusque partis includunt, decem utrimque circulo suo faciunt regiones,<br />
e quibus haec quae a nobis habitatur, est una atque ad aquilonem uersus et septemtriones ascendit,<br />
altera, quae contrario ad meridiem atque austrum fertur, quam habitare illi aestimantur qui uocantur<br />
ἄντοικοι (603-4). L’orizzonte teorico per la latitudine di Rodi (36°, Gemin. 5,23-25), nell’antichità<br />
latitudine di riferimento per l’intera Grecia, comporta una estensione dei circoli polari oltre i 36°, affinché<br />
l’orizzonte stesso possa tagliare in due le zone polari. Infatti a VIII 836 Marziano colloca i circoli<br />
polari, i tropici e l’equatore, a distanze successive, in rapporto rispettivamente a 8, 6, 4 settantaduesimi<br />
di circonferenza a partire dai poli; 1/18 di 90° = 5°; ne consegue che i circoli polari sono tracciati<br />
a 40° dai poli e dunque intersecati dal tradizionale orizzonte di Rodi (36°), e a maggior ragione da uno<br />
più meridionale; curioso e problematico questo sistema di misura ‘settantaduesimale’, alternativo al<br />
tradizionale sessagesimale. A influssi egizio-ermetici pensa Le Boeuffle 1998, 114.<br />
17 Nel corso del presente lavoro, al fine di evitare per quanto possibile ogni ambiguità, useremo<br />
per i due emisferi terrestri rispettivamente gli aggettivi ‘superiore’ e ‘inferiore’ quando sono individuati<br />
dall’orizzonte teorico (come nell’esposizione di Marziano), data la variabilità del circolo in diretto<br />
esclusivo rapporto col punto di osservazione, e ‘boreale’ o ‘settentrionale’ e ‘australe’ o ‘meridionale’<br />
quando sono individuati dall’equatore terrestre.<br />
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