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Gli scandalosi antipodi di Marziano Capella<br />
Geometria, l’arte uiatrix e peragratrix dai sandali consunti e impolverati, sorella di<br />
Astronomia (581) e di Aritmetica (706), espone nel sesto libro del De nuptiis la descrizione<br />
delle terre e dei mari conosciuti con le relative distanze; a tutto questo fa poi seguire gli artis<br />
praecepta, i fondamenti teorici della disciplina, come aveva programmato 1 : a una geometria<br />
euclidea teorica ed astratta fa dunque precedere una geometria/geografia concreta e reale di<br />
tradizione pliniana/soliniana. Nella sezione geografica, prima di procedere alla descrizione<br />
analitica di coste e città, insenature e territori, presenta numerose prove per dimostrare la sfericità<br />
della terra, precisa le sue dimensioni e la collocazione al centro dell’universo, espone<br />
quindi la divisione parmenidea 2 della superficie terrestre in cinque fasce climatiche, che permettono<br />
di individuare le terre abitabili, per giungere infine alla rassegna corografica del<br />
mondo conosciuto, dalle Colonne d’Ercole all’India.<br />
Nella trattazione delle terre abitabili Marziano riferisce la teoria, che si fa risalire a Cratete<br />
di Mallo 3 , secondo cui in ognuna delle due zone temperate, quella boreale nel nostro<br />
emisfero e quella australe nell’emisfero sud, vi sono due territori abitati, opposti e separati<br />
tra loro dall’Oceano: sono individuati da Marziano col lessico diffuso e abituale che designa<br />
i loro abitanti rispetto al nostro mondo eurasiatico: oltre a noi, anteci, antictoni, antipodi. Ma<br />
1 Exposita est terrae, quam ipsa (scil. Geometria) peragraui, aequorumque mensura; nunc ad artis<br />
praecepta, ut iussum est, ueniemus (VI 703). Viene data la precedenza alla descrizione geografica perché<br />
alcune divinità, sconosciute, non hanno mai posto piede sulla terra (quoniam fuerant in deorum<br />
senatu quamplures qui neque noti terris essent neque ipsi umquam dicerent se calcasse VI 589) e anche<br />
per le esigenze amatorie di Giove (quoniam... ipse etiam Iuppiter curiosius totius terrae latebras uellet<br />
exquirere - credo necubi decentes puellas isto quoque saeculo is uersiformis etiam cupitor audiret<br />
- hoc igitur promere primum iubetur ac demum cetera astruendae praecepta artis aperire VI 589) e<br />
qui affiora, sottilmente giocato sul piano allegorico, quello σπουδογέλοιον che percorre l’intera opera<br />
e che offre all’autore la possibilità di ricordare allo stesso Giove che anche nel V secolo solo le ancelle<br />
di Filologia sono le belle giovani degne di essere ascoltate; dunque solo in un secondo momento<br />
saranno presentati gli elementi costitutivi dell’arte, i principi della geometria euclidea (astruendae<br />
praecepta artis). Ma all’inizio del libro successivo, al momento del congedo, Geometria sarà definita<br />
ancora prudens permensio terrae (VII 725, v. 1). La medesima distinzione sarà prospettata da Astronomia:<br />
ego praecepta potius edisseram disciplinae (VIII 817).<br />
2 La divisione del globo terrestre in cinque fasce è fatta risalire a Parmenide (Vors. 28A 44a;<br />
Ps.Plut. Plac. III 11, 895 E; Achill. Isag. 31, p. 67, 27ss. Maass).<br />
3 Per Cratete di Mallo, grammatico stoico, II sec. a. C., la superficie terrestre presenta quattro regioni<br />
abitate, simmetriche, separate tra loro da tratti invalicabili di Oceano. Vd. Mette 1936, 58-96.<br />
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